Hello
everybody, my darling, beautiful, marvellous -and so on…- fanfic readers!!!
(…che
subdola lecchina…).
Questa
è la mia prima fanfic e, conseguentemente, è la prima volta che scrivo
yahoi.
A
rischio di essere pedante, sottolineo che, deducendo con un duro lavoro di
meningi da quanto scritto sopra, è pure la mia prima HanaRu (…oppure
RuHana?? Arghhhh, che casino!!).
Ora,
premesso tutto ‘sto popo di roba, spero che, leggendola, vi dimostrerete
clementi, e non infierirete *cum enormis maledizionis* (trattasi
di una penosa imitazione di latino maccheronico)
sulla povera psiche di una già mentalmente vacillante scrittrice (scrittrice…parola
grossa, ragazzi…).
I’ll
really hope you’ll truly enjoy it!
PS(1):
tutta quella roba dei disclaimers la sapete già a memoria, vero?
PS(2):
Hana è leggermente “out of Character”, but this isn’t a real
problem, isn’t it???
PS(3):
quella tra parentesi (vedi sopra)
era la voce della mia coscienza
Rainy Night
di Antares
E’ silenziosa
oscurità quella che preme attorno; onde su onde di spaventoso buio, nera
marea infinita, sopra di me.
Odiavo
la notte e la sua dolorosa solitudine… così, indifeso, rimanevo
immobile tra le fredde lenzuola ad affrontare un’altra amara battaglia.
Ma
ora…
Sento
la pioggia, che con le sue lunghe, fragili dita bussa piano alla mia
finestra, come se volesse chiedermi il permesso di entrare.
No,
non credo che la inviterò a farmi compagnia, non ora, non adesso.
“Limitati
a cullare i miei sogni” sussurro, sbalordendo anche me stesso dalla
strana intensità di questo pensiero… non è da me.
Sospiro
leggermente, sperando che questo quieto oblio duri il più a lungo
possibile.
Il
vento cambia, il timido tambureggiare della pioggia diventa un sordo
scroscio, un torrente che scorre proprio sopra la mia testa.
Non
posso non sorridere.
E’
tutto così perfetto.
L’oscurità
fitta, il vento, la pioggia… il silenzio.
Non
avrei mai creduto di poter arrivare ad amare tutto questo.
Un
lampo.
Un
tuono.
Un
forte tuono.
Rabbrividisco,
ma è solo un riflesso incondizionato.
So
di essere al sicuro qui, sento di essere protetto…
Mi
sposto un pochino, giusto qualche cm…e subito avverto un braccio
scivolare possessivo attorno alla vita, mi sento attirare, con decisione,
alla posizione originaria.
Sbuffo
un po’, tentando di dare a bere a me stesso che sono irritato da tutto questo, che sto scomodo e che preferisco
rigirarmi nel letto a mio piacimento… ma non è vero, e lo so benissimo.
Adoro
questo bruciante calore che sembra invadermi ogni volta che gli sono
vicino, adoro il soffio leggero del suo respiro sul collo, adoro questa
sua prepotente gelosia che si manifesta solo quando dorme.
Durante
il giorno, sembra quasi che non gli importi di me, solo qualche bacio
rubato, qualche carezza frettolosa.
E’
così frustrante osservarlo mentre indossa la sua solita maschera di
totale apatia, e affronta il mondo con lo stesso entusiasmo di un
condannato a morte.
In
fondo posso dire di conoscerlo bene, di avere in testa una precisa mappa
di tutte quelle maledette cicatrici che gli costellano il cuore; ha
sofferto molto, la mia volpe.
Il
padre, la madre, il suo mondo… da quello che sono riuscito a ricostruire
si è trattato di un eterno rifiuto.
Kuso.
Fa
male vedere come riesce a distaccarsi, a non permettere a niente e nessuno
di avvicinarsi… se solo fosse un po’ più fiducioso!!!
Dopotutto,
ora ci sono io, e ho tutte le intenzioni di fare in modo che quel suo
incredibile sorriso diventi quasi una costante sul suo volto, di
sciogliere quella maledetta corazza di ghiaccio che ancora gli congela
l’anima.
A
volte mi chiedo se ne valga davvero la pena, se tutto questo abbia davvero
un senso.
Ma
poi, appena siamo soli… allora, ad un tratto, è quello che dovrebbe
essere e i miei dubbi prendono fuoco sotto la passione dei suoi baci, e si
inceneriscono e si disperdono.
Lo
amo.
Lo
amo per quello che è e per quello che finge di essere.
Lui
non me lo dice mai, ma so che mi ama.
Lo
sento da come mi tocca, dalla sua urgenza, dallo sguardo che mi lancia
quando pensa che io non lo stia guardando, dai mezzi sorrisi che gli
strappa una mia spacconata.
Anche
quando non siamo vicini me lo sento attorno, il suo profumo impresso sulla
mia pelle, le mie mani ancora allacciate alle sue, in un’invisibile
prolungamento di noi…
E
sento il suo sguardo su di me, quando ci incrociamo per caso, lungo i
corridoi della scuola… un abisso di emozioni, come se volesse
assicurarmi di essere ancora lì, a proteggermi, ovunque, sempre.
Sempre.
E’
quello che voglio.
Lui.
Sempre.
Credo,
a volte, di essere io il più fragile, a dispetto di tutta la mia
spavalderia… la prima volta che mi ha baciato mi ha promesso di
proteggermi da tutto… lui, che è stato ferito e rifiutato ha promesso
di prendersi cura di uno come me!! E’ stato così strano, ma anche così
dolce…
La
pioggia ora tace, sento solo la soffocata melodia del vento.
Forse
le nuvole si sposteranno ed apparirà la luna.
Il
suo braccio è ancora attorno alla mia vita, la mia schiena schiacciata al
suo torace.
Non
intende lasciarmi andare.
Bene.
È
quello che voglio.
Lentamente
mi giro, cercando di districarmi dall’abbraccio, e finalmente mi ritrovo
a fissarlo in viso; è così sereno quando dorme.
Sollevo
una mano, ed è un’impresa accarezzarlo lievemente lungo la linea della
mascella, per poi scostargli i capelli dalla fronte.
È
bello stare così, abbracciati, io immerso nel protettivo calore che mi sa
dare, respirando il profumo muschiato della sua pelle… così
inconfondibilmente suo.
Sospiro,
e non posso impedirmi di baciarlo leggermente sulle labbra.
Una
scarica elettrica lungo la spina dorsale.
Logico.
Mi
scosto, e avverto che la sua stretta si fa più sicura, costringendomi a
rannicchiarmi di più contro di lui, il viso sepolto nell’incavo del suo
collo.
Ma
tutto ciò non mi dispiace.
Neanche
un po’.
“Non
hai proprio intenzione di lasciarmi andare, eh?!”bisbiglio, leggermente
divertito, più a me stesso che al mio amante addormentato.
“Mai.”
E’
solo un sussurro, ma è quello che basta.
Addormentato,
vero?!?!
E’
lì, che mi fissa con quei suoi meravigliosi occhi d’onice, il volto
serio, credo… ma non c’è abbastanza luce per esserne sicuri.
Vorrei
dire qualcosa, una sparata delle mie, qualsiasi cosa per spezzare questa
strana tensione che avverto attorno a noi.
Ma
tutto quello che sono in grado di fare è rimanere così, inchiodato, a
ricambiare il suo sguardo.
“Mai.”
Ripete.
Come
se non lo avessi sentito.
Come
se non avessi capito quello che questa semplice parola significa per lui.
Per
me.
Per
noi.
Un
altro bacio; leggero, appena soffiato sulle labbra.
Non
mi importa di parlare. Non ora.
Credo
di sapere tutto quello che ho bisogno di sapere.
“Ai
shiteru”.
La
sua voce, bassa, mi graffia direttamente l’anima.
E’
come se mi congelassi, a dispetto del torrido calore che d’improvviso
divampa in ogni mia singola cellula… freddo fuoco di stupore.
Sei
veramente tu kitsune
“Ho
sognato di perderti”.
Nani??
“E
non voglio che accada”
Ma
che razza di discorsi fa?
Mi
viene quasi da ridere, ma lui si avvicina ancora di più a me, solo un
respiro di distanza tra i nostri volti.
Il
mio cuore balla come un pazzo, è una danza sfrenata attorno al mio petto.
Strano.
Siamo
già stati così vicini, e anche di più, ma ora è diverso… lui è
diverso.
“Tu
sei mio. Sempre.”
Mi
è difficile ammetterlo, ma per la prima volta in vita mia non so cosa
fare, non so se ridere, piangere, baciarlo…
Così
mi limito a guardarlo, quasi affogando nell’intensa profondità dei suoi
occhi, una calda coperta d’affetto che mi avvolge il cuore.
Sorrido.
“Sempre”.
E
lui sorride.
E
annuisce.
E
mi abbraccia stretto.
E
mi bacia.
No, non ho più paura
della notte.
THE
END
Ok
folks, that’s all… for now, naturally (…Is
that a promise or a curse???).
Spero vi sia piaciuta
e, prima di salutarvi, desidero ringraziare Ria-chan per aver accettato di
“pubblicare” la mia fic.
Doumo
arigatou Ria!!!
See
you soon,people!!
Antares.
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