Capitolo di epilogo di Rainy day!

 

Pensavate che avrei lasciato in sospeso la storia tra Akira e Hiroaki? Beh, sbagliavate! In realtà quando ho iniziato questa storia l’epilogo è stata l’unica parte che avevo già in mente…

Devo spiegare una cosetta. Ci saranno dei flashback, degli spezzoni di ricordi, contrassegnati da degli asterischi.

Solito indirizzo per i ben accetti commenti: Michiru_nekoi@yahoo.it

 

RAINY DAY – EPILOGO

Michiru Nekoi

 

How you remind me?

 

********* Settembre, 4 anni prima ****************

 

“Ei, tu delle medie Y… ti va di fare due tiri?”

 

Hiroaki Koshino alzò la testa e guardò dall’alto in basso il ragazzo che l’aveva chiamato. Era il numero 13 delle medie W, contro cui aveva giocato la settimana prima.

“posso sapere chi sei?” domandò avvicinandosi al campetto da basket.

“Akira Sendo, terzo anno alle medie W… abbiamo..”

“giocato la settimana scorsa.. si, mi ricordo di te, eri così fastidioso che ti avrei volentieri picchiato. Volevo solo sapere il tuo nome.”

“e tu? ^__^ ”

“Hiroaki Koshino. Accetto i due tiri”

 

La sfida durò 20 minuti circa. Poi, sfiancati, i due ragazzi si sedettero a terra.

“sei… ancora più forte dell’altro giorno..:” commentò Hiro.

“è solo che in quella squadra non riesco ad esprimermi al meglio..”.

“.. mi ha fatto piacere giocare con te. Ora però credo di dover andare.” Disse guardando l’orologio.

“ Addio..”

Hiroaki si allontanò lentamente, lo sguardo di Akira era fisso sulla sua schiena.

 

“Koshino!” urlò ad un tratto. Questo si girò. “io sono qui tutti i giovedì alle cinque..” continuò.

Hiroaki sorrise. Si voltò e continuando per la sua strada alzò un braccio mostrando il pollice alzato...

Aveva promesso che sarebbe tornato.

 

************** Aprile, 3 anni prima. Scuola Superiore Ryonan.************

 

Un ragazzino sorridente camminava distratto per i corridoi del suo padiglione sbadigliando di tanto in tanto.

< che palle.. dovrò passare tre anni qua dentro… speriamo che almeno il club di basket accetti presto la mia domanda, così posso iniziare ad allenarmi con loro…>

“Hey Akira!” un ragazzino poco più basso di lui richiamò la sua attenzione.

“Hiro! Ciao! Sei guarito? Allora.. in che classe sei?”

“uhm… la terza sezione credo..”

“ah-ha… io sono nella seconda!”

“beh, anche per quest’anno dobbiamo accontentarci di vederci a spezzoni!”

“uffa, mi sarebbe piaciuto stare con te… in classe intendo!” si affrettò a concludere.

< merda Akira.. non dire cose che possano avere doppi sensi… sigh… forse è un bene che non siamo nella stessa classe…>.

“anche a me.. va beh! Finite le lezioni dobbiamo passare in palestra… ci vediamo li più tardi?”

“ok, a più tardi…”

<Sigh…  Hiro.. se solo potessi dirti quello che sento… ma non riesco, perché ho paura di perdere questa splendida amicizia che non hai ostentato a donarmi… mi sembrerebbe di tradirti… per questo credo che sia meglio tenere tutto dentro….>

 

******************  un mese dopo ********************

 

“Hiroaki, vai a portare fuori Hachi che sta abbaiando da mezz’ora!”. La Signora Koshino sbucò nella stanza di suo figlio trovandolo seduto alla scrivania di fronte ad un libro.

“Che palle, non può andare Sumire?” rispose lui facendo strisciare la sedia indietro.

“tua sorella non c’è ora, è andata a dormire da Misaki..”

“già. Quella se la svigna sempre… va bene, va bene, vado!”

 

Hiro legò il cane al guinzaglio e uscì. Raggiunto un parchetto si sedette su una panchina e liberò la piccola Hachi .

Si rilassò e piegò la testa indietro posando lo sguardo sul cielo scuro, e sulle nuvole leggere che si muovevano spinte dal vento.

< sono due giorni che Akira non viene a scuola. Chissà se gli è capitato qualcosa… a casa non risponde neanche… magari è da sua nonna…

BOH! Non lo so. Però avrebbe potuto avvertirmi…>

Hiroaki si riscosse dai suoi pensieri sentendo abbaiare il suo cane.

“che c’è Hachi, vuoi giocare?” chiese avvicinandosi per accarezzarle la testa.

Poi si accorse di una figura poco lontano da lui.

“AKIRA!” si alzò di botto. “AKIRA!” ripeté correndo verso l’amico.

Questo si voltò. Solo ora Hiroaki si accorse che stava piangendo.

Terminò la sua corsa gettandosi direttamente tra le braccia dell’altro affondando con la testa sul suo petto… in pochi mesi l’aveva superato di un bel po’ in altezza.

Akira, perché piangi?” chiese stringendosi più forte a lui.

“Hiro….” Singhiozzò Akira cadendo in ginocchio e stringendosi all’amico.

“Ai… ai shiteru Hiro….”

 

********************************************************************************

POW AKIRA

 

Non so neanche più da quanto tempo sono qui… ormai è quasi buio.

Ho saltato di nuovo gli allenamenti.. che capitano del cavolo che sono!

Ma questo pomeriggio, quando ho visto che Hiro era tornato a casa, ho raccolto le mie cose e sono corso da lui….

… per parlargli….

… ma non mi ha accolto decisamente a braccia aperte…

 

Ma io non mi perdo d’animo facilmente! Anche se piove a dirotto e fa un freddo cane io me ne sto qui davanti a casa sua.

Prima o poi si deciderà ad aprirmi….

 

 

“Akira? Cosa ci fai qui al freddo?”

Alzo lo sguardo e trovo una figura piegata verso di me.

Si scosta il cappuccio dell’impermeabile giallo e riconosco il suo volto.

È Sumire, la sorella maggiore di Hiroaki.

“Ciao Sumire!” rispondo sorridendo. “ho provato a suonare ma tuo fratello non vuole saperne di parlarmi quindi ho pensato di aspettare per vedere se cambiava idea” continuo rimanendo seduto sul gradino freddo.

Lei sospira e mi si siede di fianco. Io continuo a guardare la pioggia che cade a terra bagnando ogni filo d’erba del giardino.

“Hiro è un gran testardo. Ma tu… cosa mi dici della vostra ultima discussione?”

Ha iniziato a parlare lentamente, con il suo solito tono di voce dolce, sicura che la mia attenzione fosse su di lei.

Sorrido amaramente. “crede che lo tradisca con il mio migliore amico. Non è così.”

“c’è qualche motivo per il quale si è messo a pensarlo?”

“beh… siamo spesso insieme, e spesso dormiamo sotto lo stesso tetto.. ma tra di noi non c’è proprio niente! Lui sta con un altro ragazzo..” rispondo mantenendo lo sguardo fisso sulla strada.

“ecco… capisco. Anche il tuo amico è gay?”.

“si, perché?” rispondo voltandomi verso di lei.

Sorride. “Hiroaki è sempre stato geloso e possessivo… non ti dico che scenate che mi faceva da piccolo se cercavo di toccare il suo pallone da basket! Lo stesso succede con te. È come se ti considerasse di sua proprietà e il pensiero che qualcun altro possa toccarti lo ha fatto come impazzire. Lui tiene molto a te. Lo capisco guardando nei suoi occhi. Per questo è comprensibile che sia geloso del tuo amico… ha paura che un giorno o l’altro possa portarti via”.

“ma io gliel’ ho detto e stradetto che lo amo più di qualsiasi altra cosa o persona a questo mondo!” ribatto scotendo la testa.

“è difficile far ragionare chi soffre di gelosia… lui vorrebbe poterti tenere sempre con se.. non perché non si fida, ma perché prova per te un sentimento enorme…”.

Sospiro “in questi giorni, invece, mi ha sempre dato l’impressione di non fidarsi di me. E dei miei sentimenti sinceri…

Sai, è triste quando la persona che ami, e che vorresti vedere sempre felice, ti accusa piangendo di una colpa che non ti appartiene…” dico più a me stesso che a lei, piegando la testa in avanti.

“Hiro è stato un stupido, certo, ma lui è fatto così. Prima o poi capirà di essersi comportato da idiota!” continua cercando di dare un tono allegro alla sua   voce. Poi mi spinge leggermente con una mano “dai ,alzati e vieni dentro che sei fradicio! Poi ti ammali e Taoka si suicida!”

 

 

Nel momento in cui Sumire ha aperto la porta sono stato investito da un’ondata di caldo proveniente da quella casa ormai a me così familiare. La luce tenute diffusa dalle lampade mi accoglie concedendo una tregua ai miei ultimi pensieri.

“Hiro sei vivo?” urla Sumire, intenta a sfilarsi le scarpe.

Dalla cucina giunge ovattata una risposta.

“tieni queste ciabatte.. ora ti porto qualcosa di asciutto e vai a farti una doccia. Aspettami qui”

Annuisco e la ringrazio sorridendo. La seguo con gli occhi mentre sale le scale e aspetto il suo ritorno guardandomi in giro e posando il mio sguardo da un angolo all’altro della stanza… mpf.. come se non la conoscessi ormai a memoria! Qui ogni cosa, dalle foto alle sveglie antiche collezionate dal sig. Koshino, hanno un posto particolare nei miei ricordi.

Sento un rumore alle mie spalle e mi volto pensando di trovare Sumire…

… “A… Akira?”

Hiroaki…pffff.. che buffo con quel grembiule verde!!

No Akira Sendo… non ridere o ti spacca la faccia… hahahah… non ce la faccio…..

Ok.. respiro… autocontrollo.. autocontrollo… respira… conta fino a dieci… 1..2..3..4..5..6……7….8…..9….10… ok, sto bene!

“Hiro..” mormoro sorridendogli dolcemente.

“CHE CI FAI QUI? VAI VIA!” urla deciso indicando la porta con un mestolo.

“Aspetta.. io…”

“HIROAKI KOSHINO!”                  

Sumire!           

“COME TI è POTUTO ANCHE SOLO PASSARE PER LA MENTE DI LASCIARE IL POVERO AKIRA SOTTO LA PIOGGIA? SEI UN ANIMALE!”

                        Grande, vai così sorellina!!

“ NESSUNO GLI HA CHIESTO DI STARE LI! DOVEVA TORNARSENE A CASA!”  continuo a guardarlo malinconico.. come siamo potuti arrivare a questo, Hiro?

“ma stai zitto elefante! Vieni Akira…. Zuppo come sei ti prenderai una polmonite!” continua Sumire tirandomi per un braccio.

La seguo cercando di ignorare il commento di Hiroaki “tanto c’è Kaeduccio suo che lo cura” e la ringrazio per le sue premure.

 

Nonostante non fossi d’accordo, Sumire mi ha obbligato a rimanere per cena. Fortuna che i signori Koshino oggi fossero in vena di chiacchiere, così non ho rischiato di cadere nel silenzio-gelido-e-imbarazzante!

Ora quel diavolo di ragazza ha trascinato in salotto i suoi.. lasciandomi qui con Hiroaki. È da un paio di minuti che stiamo lavando le stoviglie e nessuno ha ancora aperto bocca.

Sposto lo sguardo su di lui.

È imbronciato.

Come sempre.

Ma sentendo la tensione che si è creata capisco che anche lui sta soffrendo.

..e allora perché sta facendo così?

 

Le nostre mani si sfiorano mentre gli passo una tazza da sciacquare. I nostri sguardi finalmente si incrociano. Lui si morde un labbro. “perché sei tornato?” chiede con voce rotta “perché… perché… non ti accontenti di avermi già ferito a morte?”

“ferito?… ma che dici Hiro! È tutto uno sbaglio.. una piccola incomprensione! Ascoltami.. io..”

“BASTA! Non voglio più ascoltare le tue bugie Akira! Basta…”

sta piangendo ora… è fermo diritto di fronte a me con le braccia lungo il corpo… vorrei tanto abbracciarlo…

“non ti sto mentendo!!! Tu sei l’unico…”

“NON DIRLO! Non dopo tutto quello che è successo! Non dopo Rukawa! Ci siamo allontanati un attimo e tu già ti rifugiavi da lui.. e vuoi farmi credere di essere l’unico? ”

“MA COSA DICI? Kaede è mio amico e..”

“e allora perché l’altro giorno non mi hai risposto?”

“cosa?” non capisco a cosa si rife…. Ah. Forse…

“quando ti ho chiesto di giurarmi che tra di voi non c’era stato niente.”

“perché… perché non potevo giurartelo” rispondo abbassando gli occhi.

Lo sento sospirare. Lo guardo. Ha gli occhi chiusi e trema leggermente.

“Hiro ascoltami…”

“NO. Non ti ascolterò più Sendo. Ora… puoi anche andartene.”

……..

…..

Cosa è stato a rompersi?

……..

…… Ah, è il mio cuore.

 

Ringrazio la famiglia per la loro ospitalità regalando un falso sorriso ad ogni parola. E con l’ombrello giallo di Sumire tra le mani mi allontano silenzioso lasciando parte di me in quel cucinino.

 

Addio Hiro… forse tu non mi crederai, ma io ti amo davvero.

------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

 

-aprile-

 

“Hey porcospino universitario!”

 

Akira distolse la sua attenzione dal libro della Yoshimoto e spostò il suo sguardo sul ragazzo chiassoso che stava correndo attraverso il viale del parco verso di lui.

“Ciao Hanamichi.. ciao Rukawa” rispose sorridendo.

Mise il segnalibro e chiuse la pagina, posando poi il libro nel piccolo zaino grigio che aveva con se.

“andiamo a prenderci un gelato?” propose il rosso con aria affamata.

“pensi sempre solo a mangiare tu?” ribatté il moretto al suo fianco

“Ohi Kitsune, stai zitto o mangio te alla brace!” ringhiò il primo

“capirai.. pelle e ossa!” si intromise il più grande “comunque io sono d’accordo per il gelato!!”

 

Appena seduti al tavolino del loro solito bar ordinarono tre copponi di gelato banana e cioccolato. Poi Akira chiese l’attenzione dei due amici. “è una cosa importante…”

“spara” lo incitò il rosso.

“Farò un viaggio studio di nove mesi” buttò tutto d’un fiato.

“eh? E dove?” rispose pronto Hanamichi

“in Italia”

“Perché in Italia? Da quando parli l’italianese?”

“Do’ aho.. si dice Italiano… sei proprio un cretino…” lo rimbeccò Kaede

“Studio Italiano dalla seconda media” spiegò Akira sorridendo “ e poi vorrei ricordarti che studio letteratura occidentale all’università! Sono riuscito ad aggregarmi nel gruppo di studio all’estero… a volte è bello avere delle conoscenze!! ^__^”

“e così starai via per nove mesi… sono un’eternità..” commentò Hanamichi

“già… torno per il nuovo anno…”

“beh.. che dire…. Buona fortuna!”

“ e tu Kaede non dici niente?” chiese Akira voltando lo sguardo verso la Kitsune –come al solito- zitto.

“ma tu non avevi paura dell’aereo?”

“…. E QUESTO COSA CENTRA ORA???”

“sei veramente motivato ad andare o… stai scappando?”

“ CERTO CHE SONO MOTIVATO! Voglio andare li per imparare perfettamente l’italiano e per poter diventare un interprete.. o magari insegnare Giapponese li! Tks.. io… scappando? E da cosa? Ti stai sbagliando…” rispose Akira nervosamente.

“come dici tu..” rispose rassegnato il moretto

“comunque sia, io tra due giorni parto… ci rivedremo poi il prossimo anno..” concluse Akira posando sul tavolo gli Yen del suo gelato e incamminandosi verso casa.

 

“tu cosa pensi?” chiese il rosso

“ Non è da lui prendere una decisione così importante in poco tempo… forse crede che così facendo si scorderà di Koshino…”

“e noi sappiamo che è impossibile…”

Hana sorrise e da sotto il tavolino cercò la mano del compagno, stringendola dolcemente.

“mpf… do’aho” borbottò Kaede in risposta a quel gesto, sorridendogli e stringendogli però poi a sua volta la mano.

 

Le parole di Kaede avevano fatto centro. Per tutto il tragitto tra il  bar e il suo appartamento Akira ripensò a quella frase.

Stava davvero scappando… la sua passione per l’italiano era solo una scusa per allontanare i suoi occhi e il suo cuore da tutte le cose che gli ricordavano Hiroaki?

In fondo, poi, si trattava di nove mesi, non di una sistemazione definitiva!

E poi.. lo sapeva che era impossibile cercare di dimenticare i tre anni passati insieme a lui.

 

“Tadaima!” disse appena chiusa la porta alle sue spalle.

Ma tanto, sapeva che non avrebbe risposto nessuno. Sua madre sicuramente era al lavoro e suo padre.. beh, suo padre non si vedeva da molto tempo ormai, visto che giusto tre anni prima aveva lasciato quella casa… un’altra donna, un’altra vita….

“è stato proprio quando papà se n’è andato che io e Hiro ci siamo messi insieme…” sussurrò dando voce ai suoi pensieri.

“forse… se lui non se ne fosse andato non sarei riuscito a dichiararmi quel giorno…”

 

********flash back…. 3 anni prima***********

 

“Ai shiteru ” ripeté Akira, ancora inginocchiato e con le braccia strette attorno ad Hiroaki.

“A…. Akira…” balbettò Hiro scostandosi leggermente per poter guardare l’amico negli occhi.

“s..scusa” disse Akira abbassando lo sguardo.

“e di che cosa?” Chiese Hiroaki.

“io… non dovrei… noi… siamo amici ma nonostante tutto non sono riuscito a non innamorarmi di te. Scusa… forse… ora ti farò schifo… mi odierai…” Disse Akira parlando con difficoltà… un magone gli stava stringendo la gola.

“Non scherzare!! Perché dovresti farmi schifo? Anche io ti amo… sei la persona più importante per me… nessuno mai è riuscito ad avvicinarsi così tanto al mio animo come hai fatto tu… come potrei mai odiarti, scemo?”

 

*****************************************

 

< Mhh.. forse è meglio che non mi faccia travolgere dai ricordi… dopodomani me ne vado, e Hiro volente o no dovrà uscire dalla mia testa per permettermi di studiare senza distrazioni….

 

 

Già….

 

------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

 

Le valigie sono ormai sistemate davanti alla porta da due ore.

Ho chiuso tutte le finestre e balle varie. Ho scritto anche il biglietto per mamma.

 Tra poco dovrei andare… eppure sono tranquillamente seduto sul divano, la tv spenta, le persiane chiuse… nessun rumore a disturbarmi…

Forse è meglio che vada visto che alla stazione degli autobus devo arrivarci a piedi…

 

“Ciao casa… mi raccomando, non farti derubare! E saluta la mamma!”

Certo che sono senza speranza… pure con la casa parlo…

….

“certo che sei senza speranza! Pure con casa tua parli!!”

Spalanco gli occhi.

Questa voce…..

“Hi… Hiroaki?” cosa… cosa ci fa davanti al cancello?

“per te io sono Koshino, ricordalo. Beh.. tutto lì il tuo bagaglio?”

“s…si.. mia madre dice che gli aeroporti italiani ti perdono di tutto… “

Oh Kami….

“Bene, così non abbiamo problemi” dice voltandosi e uscendo dal cortiletto.

“cosa?” chiedo raggiungendolo con un balzo. Poi mi accorgo di una moto nera parcheggiata lì vicino. Hiro mi passa un casco bianco con la sua solita espressione.

“ti porto al bus” dice soltanto, voltandosi per montare in sella.

E intanto sento una strana sensazione all’altezza del cuore.

Con un rombo accende il motore. Poi mi guarda: “beh? Sei imbambolato? Sali!!

“s…si”

Butto il borsone su una spalla e lo raggiungo in sella.

“guarda che puoi appoggiarti a me.. non credo di avere ancora la lebbra …… e non mi da fastidio”

Eseguo il suo ordine e circondo la sua vita con le braccia… Kami quanto mi mancava il contatto con il suo corpo.. pensavo che non avrei mai più potuto sfiorarlo…

 

Chiudo gli occhi per assaporare al meglio questo momento.. la moto parte e io mi adagio sulla sua schiena seguendo perfettamente i suoi movimenti nelle curve.

Quando lo sento rallentare ritorno in me stesso e riapro gli occhi.

“ma qui…”

“dai, scendi tanto sei in anticipo”

“.. mi hai portato al mare…”

“pensavi di partire senza un ultimo saluto?”

“… Tanto dove vado c’è il mare..” commento sottovoce “… ti ringrazio…” sussurro poi sorridendo come un bambino e incamminandomi verso quell’immenso mare blu.

Oggi è una giornata un po’ ventosa.. ci sono delle onde enormi che si infrangono sul litorale.. è una visione stupenda.

Raggiungo il mio posto preferito per pescare e mi siedo sul bordo del piccolo molo. Poi mi accorgo che Hiro mi ha seguito e si è seduto di fianco a me.

Mi perdo totalmente nel contemplare il suo profilo. Senza dire nulla. In silenzio, come mi è sempre piaciuto stare in sua compagnia.

Solo quando lui si volta e i nostri sguardi si incrociano mi decido a smettere di fissarlo.

“tra un po’ andiamo” dice ad un tratto.

“ok” annuisco. E nel frattempo mille domande si formano nella mia testa…

perché è tornato..

se gli manco…

se davvero ora sta con quel Tachibana..

… ma nessuna di queste riesce ad uscire.

 

“Akira..”

Mi volto a guardarlo… riuscirà a vedere la malinconia nei miei occhi?

“forse ti starai chiedendo perché sono qui ora…” dice tranquillamente.

Annuisco.

“Non credere che questo mio gesto voglia significare che voglio ritornare con te.. come prima. Ormai.. io.. io ho dato una svolta alla mia vita e non voglio ritornare indietro…

solo che… insomma, prima di essere amanti noi eravamo amici…. MIGLIORI AMICI. E non volevo che partissi senza poterti salutare”

Sorrido. “Thank you Hiro… davvero… le tue parole mi hanno fatto bene. Ora però ti prego… portami al pullman”

credo che se non partissi ora non lo farei mai più.

Hiro è tornato da me – come amico, certo- ma non riesco a capire se queste sue parola mi abbiano fatto bene o male.

Come posso dirgli che non mi basta essere suo amico? Che non voglio nient’altro che lui a questo mondo.. che mi è necessario più dell’aria… e magari senza farmi odiare ancora di più?

 

Quando siamo davanti al pullman che mi porterà all’aeroporto di Narita non resisto dall’impulso di abbracciarlo.

Mentre i nostri corpi sono ancora uniti gli sussurro all’orecchio “Non saresti dovuto tornare… ora come  farò a fingere di non amarti più…”

Hiro si scosta un poco guardandomi fisso negli occhi.

“smettila Akira.. io…” gli poso un dito sulle labbra e si zittisce.

“Giuro che poi non ti romperò più… però… ora… solo ora, ti prego… non dire e non fare nulla…”

 

****

 

Un bacio.

Leggero.

Seguito da due grosse lacrime che bagnarono le guance rosate di Hiroaki.

Hiro si scostò bruscamente accasciandosi su se stesso e iniziando a singhiozzare.

“perché… sigh… perché non riesco a dimenticarti… io…”

Alzò lo sguardo e il volto rigato dalle lacrime verso Akira.

“perché nonostante tutto non riesco a smettere di amarti..”

            =I passeggeri della Kanagawa-Narita…=

“….. e tu non smettere di farlo…”

= Sono pregati di imbarcarsi…=

“…… non smettere di amarmi… io non lo farò..”

 

Un nuovo bacio. Poi, la separazione.

 

“sono solo nove mesi” disse Akira affacciandosi dal finestrino del Pullman.

“Mi mancherai” rispose Hiro stringendogli una mano

“Tu pensa a lasciare Tachibana”

“Non siamo insieme…”

 “cosa? Davvero? Io…”

“lui ci ha provato ma gli ho chiesto tempo… ora…” ^__^

“ora gli dirai di no, vero?”

“mah, in fondo starai via così taaaanto….”

“’stardo!”  >_<

“scherzo!!”

“ti amo” ^__^

“anche io…” ^__^

 

…..owari….

 

 

Michiru: Beh.. cosa ne pensate? T__T io in realtà non avrei voluto concludere con un lieto fine… ma mi hanno praticamente obbligata!! E non mi hanno neanche ascoltata quando dicevo che nella realtà non succede così…

Mitchi: dai Senpai, a me è piaciuta la fine!

Tsugumi: Secondo me doveva finire male…

Mitchi: si, si.. lo sappiamo che sei tragica!

Tsugumi: tragica? Ripetilo che ti uccidooooo!

Michiru: SMETTETELA IDIOTE! QUESTO è IL MIO ULTIMO SIPARIETTOOOO! ANDATEVENE!!!!

            Bene… giunti alla fine della fic volevo ringraziare le due moccolone qui sopra citate, Mitchi-Martina e Tsugumi-Senia! Thanks ragazze… siete le migliori!

            Il ringraziamento più grande va sicuramente al Sensei Inoue per aver inventato quei popò di ragazzi…. Arigatou Sensei!!!!!!!

            E per ultima, ma non per merito, un mega baciozzo a Ria che mi ha permesso di pubblicare la mia storia!

            Ora vi saluto sul serio! Grazie.

                                                                                                          Michiru Lydia Elizabeth