Note: Bla  bla  bla  i personaggi non sono miei

Anche questa fic è un po’ diversa dalle altre, anche questa volta niente basket!

Un grazie alla mia fidanzata, Akira14, che mi ha suggerito il titolo.


Rag Dolls - bambole di pezza

parte V

di Koibito8

 

Alle abitudini ed ai vizi  ci si adegua in fretta… e dopo essercisi abituati è difficile farne a meno.

Dopo la notte passata insieme nel bosco, Kaede aveva chiamato Hanamichi tutti i giorni, a casa o in biblioteca, ma adesso ne erano passati tre senza avere sue notizie, e questo rendeva Hanamichi  consapevole dei tormenti e delle difficoltà che una relazione con  un uomo come Kaede Rukawa gli avrebbe causato. Non era un estraneo per lui, e mai lo sarebbe più stato, ma non sapeva se quel non sentirsi più significasse che Kaede era troppo occupato o che si fosse semplicemente stancato di lui.

Il giorno seguente Hanamichi ricevette una lettera della madre che diceva:

 

Pensavo di aver partorito la creatura migliore del mondo 25 anni fa, ma dopo quello che mi hai scritto penso di dovermi ricredere. Figlio mio, se ti sei rifiutato di baciare l’uomo che ho visto sul calendario dello Shohoku Club (una delle mie colleghe lo ha comprato una sera dopo aver assistito allo spettacolo) sei davvero un idiota! È proprio vero il detto – se il giovane sapesse ed il vecchio potesse – la prossima volta che ci vediamo ricordami di insegnarti come ci si deve comportare quando ti capitano simili occasioni.

A parte questo tesoro, e non fraintendermi, non volevo insultare il tensai dandogli dell’idiota, conto di venire a trovarti nelle prossime settimane. Sono curiosa di vedere come hai sistemato il tuo appartamento, e magari potremmo andare insieme a vedere lo spogliarello; così se non lo baci tu quel bel ragazzo, posso farlo io…’

 

Quello stesso pomeriggio a lavoro, Hanamichi entrò nella sala del personale e vi trovò i suoi colleghi che prendevano il tè.

Hisashi lo fissò con sguardo ammiccante e come se niente fosse gli disse: “Ho saputo che Kaede Rukawa è venuto a prenderti a lavoro, qualche giorno fa…”

Nobunaga lanciò un urlo e lo fissò allibito. “È venuto a prenderti per andare dove? Lo hai portato a casa tua? Sei andato tu da lui? Cosa avete fatto?”

“Nobunaga se continui a tempestarlo di domande non avremo mai delle risposte, allora non hai niente da raccontarci?” chiese di nuovo Hisashi.

Hanamichi si sentì in imbarazzo di fronte a tanta popolarità improvvisa,  non amava i pettegolezzi, specie se riguardavano se stesso, e poi in fondo non c’era nulla da raccontare. Il guaio fu che il suo silenzio venne male interpretato.

Nobunaga continuava a fissarlo con sguardo di rimprovero e pieno di invidia, mentre Hisashi faceva di tutto per mascherare un sorriso sornione.

Alla fine si decise a dirgli: “Se non vuoi raccontarci nulla non importa, ma lascia che ti dica io una cosa: quando arriverà il mese di agosto non chiedere passaggi al Signor Anzai, il tuo bello è l’uomo di quel mese e quando il dolce nonnino lo vedrà come minimo gli verrà un colpo!”

“Come sarebbe a dire non importa!” lo interruppe Nobunaga “Io voglio sapere invece, tutto quanto: dove, come, quando e soprattutto perché!” afferrò senza pensarci il calendario che Hisashi aveva comprato la sera in cui avevano visto lo spettacolo, lo sfogliò e, arrivato al mese di agosto, guardò la foto esclamando: “Questo esemplare di uomo è quanto di più fantastico si possa desiderare. Sono andato a vedere il suo spettacolo almeno dieci volte nell’ultimo mese, mi sono sempre messo in prima fila, e mai una volta che mi abbia notato! TU…” proseguì puntando il dito all’indirizzo di Hanamichi “Tu sei appena arrivato e…”

“E tu stai crepando di invidia” lo interruppe Hisashi.

“Proprio così! Ma che cos’ha questa sottospecie di scimmia che io non ho?”

“Hei babbuino come ti permetti! Io sono un genio non una scimmia”

“Ragazzi cercate di calmarvi. Fa troppo freddo per aprire le finestre, quindi non sparate troppe stupidaggini, o l’aria qui dentro diventerà irrespirabile!” intervenne Hisashi ridendo.  “Posso anche capire che tu non condivida il parere dell’oggetto del tuo desiderio Nobunaga, ma prova a guardare Hanamichi con obiettività, se ci riesci. Se vogliamo limitarci all’aspetto fisico: è alto e con un fisico muscoloso. Ha gambe scolpite che devono essere uno spettacolo quando ti circondano i fianchi, mani grandi e forti, prova ad immaginartele addosso… e poi ci sono gli occhi, caldi e dolci, avvolgenti direi anche”

Hanamichi nel sentirsi descrivere così dettagliatamente, segno di un lungo ed approfondito esame, arrossì e non ebbe il coraggio di ribattere.

Nobunaga spostava lo sguardo da un collega all’altro, come a voler trovare in Hanamichi i particolari descritti ma di cui non vedeva traccia.

“Si direbbe che te lo sia rimirato per bene, devo ricordarmi di dirlo a Kiminobu la prossima volta che lo vedo, c’è altro su cui devo fare la spia?”

“Niente che Kimi-kun non sappia già, sei davvero un fesso se lo hai pensato.”

“E cos’altro ti piace di… di questo qui?” chiese ancora Nobunaga.

“La dolcezza e quel suo arrossire per un nonnulla, trovo che lo rendano semplicemente delizioso, proprio come il mio Kimi-kun.”

“Io devo andare, ci vediamo dopo” proruppe Hanamichi fiondandosi fuori dalla stanza, ma in tempo per sentire Hisashi esclamare “Hai capito di cosa parlavo?”

 

Qualche ora più tardi la biblioteca era piena di bambini intenti a seguire la lezione di Hanamichi sugli animali; aveva preparato molte fotografie ed anche un filmino da mostrare ai piccoli, inoltre contava di mostrare ai bambini delle imitazioni sulle abitudini degli animali.

Era tutto preso dall’imitazione di una scimmia intenta a sbucciare una banana immaginaria, quando alzando gli occhi vide Kaede Rukawa, in piedi a pochi metri da lui, che lo fissava. Si irrigidì per un attimo, ma la presenza di spirito del tensai gli permise di proseguire con il suo gioco.

Quando la rappresentazione ebbe termine, distribuì degli album e dei pastelli perché i bambini potessero disegnare gli animali e si allontanò.

Nobunaga gli venne incontro con sguardo truce e gli disse: “Lui è qui!”

“L’ho visto. Forse vuole consultare un libro”

“Come no! Quello che vuole consultare non ha niente a che fare con il libri. Mi rode dirlo ma credo sia qui per te, quindi perché non vai a parlarci? Prendo io il tuo posto con i bambini.”

“Non ti facevo così generoso Nobuscimmia!”

“Maledetto ingrato! Spero che ti puzzi l’alito in modo che non ti si avvicini troppo…”

Hanamichi si allontanò dal collega sorridendo ed una volta vicino a Kaede gli chiese se cercava un libro.

“Alle medie ricordo di avere letto ‘Il piccolo Principe’ di Saint Exupery, ne avete una copia?”

“Certo. È uno dei miei preferiti.”

“Quello che preferirei adesso è qualcosa di un po’ diverso, possiamo andare a parlare da qualche parte mia bella scimmietta?”

Hanamichi lo portò nella sala del personale

Una volta entrati un dito gentile gli sfiorò il collo e scese lentamente.

Non c’era possibilità di errore nella risposta del suo corpo a quel tocco.

“Lo sai che hai proprio un bel collo?” gli sussurrò all’orecchio.

Kaede prese una sedia e si sedette davanti al Hanamichi; le loro ginocchia si sfiorarono.

Hanamichi trattenne il respiro, il suo sguardo si posò involontariamente sulle gambe di Kaede. C’era un fascino particolare nel modo in cui i muscoli tendevano la stoffa dei pantaloni. Arrossì distogliendo lo sguardo.

Kaede lo fissò intensamente: le guance in fiamme, gli occhi bassi, il respiro leggermente affannato e le labbra appena dischiuse gli suscitavano uno stimolo sessuale molto forte.

Il desiderio di prenderlo tra le braccia divenne insostenibile, lo afferrò per il maglione e lo fece sedere sulle sue ginocchia.

“Eri una scimmietta incantevole.” Una mano scivolò sul collo di Hanamichi facendogli avvicinare lentamente le labbra.

Hanamichi gli posò una mano sulla bocca ed allontanò il viso. Kaede si rese conto della tensione provata da Hanamichi. Lo fissò negli occhi.

“Non vuoi baciarmi?” gli chiese.

“No.” Mormorò cercando di alzarsi.

“Perché no Hana?”

“Perché… potrebbe entrare qualcuno, e sarebbe sconveniente.”

“Prometto di comportarmi bene Hana. Starò tranquillo come un angioletto.”

Hanamichi lo fisso dubbioso e Kaede sorridendo aggiunse: “Sono venuto per invitarti a cena domani, a casa mia.”

“Non credo sia il caso Kaede.”

“Vuoi dirmi perché?”

“Sarebbe troppo complicato da spiegare”

Kaede chinò leggermente il capo ma non smise di fissarlo. “È qualcosa di concreto oppure stai parlando tanto per fare?”

“Se mi consideri così ridicolo mi meraviglio che la cosa ti interessi.”

Kaede gli sorrise. “Quando sei ridicolo sei meraviglioso. I problemi cominciano quando cerchi di essere coerente.” Affondò le mani nelle tasche dei jeans, e quel movimento attirò inconsciamente l’attenzione di Hanamichi sulle sue gambe. Maledicendosi mentalmente, lo osservò alzarsi in piedi e guardarsi intorno nella stanza, finché il suo sguardo non si posò sul calendario dello Shohoku Club. Sfogliò le pagine e lo aprì ad agosto, osservando freddamente la sua fotografia nuda.

“Non vuoi uscire con me perché sono uno spogliarellista, vero?”

Kaede alzò gli occhi su Hanamichi e gli sorrise, si avvicinò e lo prese per le spalle attirandolo a sé.

“Hana… perché devi fartene un problema?” sussurrò. Dovette sentire la sua resistenza, perché sollevò il capo fissandolo negli occhi e ritrasse immediatamente le mani.

“D’accordo, parliamone. Se posassi nudo come modello di un artista, ti disturberebbe?”

“Non so. Probabilmente non molto.”

“E se fossi un pittore che dipinge nudi?”

“Sarebbe diverso”

“E se fossi un medico e passassi il giorno a visitare corpi nudi?”

esasperato, ma ciononostante affascinato da Kaede, Hanamichi replicò: “I medici non baciano i loro pazienti.”

“Vero. Ma forse dovrebbero. Baciare qualcuno e molto più salutare e probabilmente più terapeutico. A me piace baciarti, Hana. Lasciamelo fare e non pensare a quello che faccio per guadagnarmi da vivere, è solo un lavoro. Non ha niente a che vedere con te. Quando sono su quel palco non sono davvero io, sono solo una bambola di pezza, una marionetta di cui non governo i fili. Dimmi una cosa, amore.” Le parole seguenti furono un sussurro. “Come adatta questo alla tua logica?”

la logica di Hanamichi si dissolse come vapore mentre le labbra di Kaede si muovevano delicatamente sulle sue costringendole a dischiudersi. Un ginocchio sfiorò l’esterno della sua coscia, e una mano scivolò lungo la schiena, poi più in basso.

Hanamichi lo lasciò fare, abbandonandosi al bacio; ogni cellula del suo corpo bruciava dal desiderio. Kaede gli prese il viso tra le mani e lo guidò in baci più profondi.

“Padre mi perdoni perché ho peccato” gli disse Hanamichi sorridendo. “Mi sono comportato male e la mia coscienza mi rimorde…”

“Davvero Hana? Quindi vuoi che ti dica qualcosa che rafforzi la tua volontà di non peccare?”

“No. Dimmi piuttosto qualcosa che indebolisca la mia coscienza…”

Kaede sarebbe volentieri scoppiato a ridere per quella sua confessione, ma si limitò a baciarlo ancora prima di sussurrargli: “Ti aspetto a casa mia domani sera. Non prima delle otto.”

 

Fine quinto capitolo.

 



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