DISCLAIMER:
I Pg sono tutti miei
I racconti
dell'Underdark
parte III
di Nuel
I Primi raggi del sole filtrarono attraverso le assi sconnesse del tetto.
Con uno scatto cercò di colpire un insetto che banchettava sul suo
braccio.
-Maledetta pulce!- Bofonchiò tra sè, mentre si alzava, grattandosi la
testa ancora dolorante per l’enorme sbronza della notte prima.
Si guardò intorno, sbuffando contrariato: odiava dormire nei pagliai ed
odiava dormire solo e non era questo l’ordine di priorità.
Dette un’occhiata ai suoi compagni di ventura e sentì il mal di testa
aumentare: decisamente non erano il tipo di compagnia che faceva per lui.
Si mise in piedi più per il bisogno di pisciare che per il reale desiderio
di svegliarsi. Uscì barcollante e si diresse al primo albero.
I cavalli brucavano pigramente, doveva averli legati Estella, mentre lui e
gli altri due non si reggevano più in piedi, figurarsi in sella!
Eliminati i liquidi in eccesso si sentì decisamente meglio e si stiracchiò
assaporando la brezza mattutina. Si guardò in torno e scorse, non troppo
lontano una stazione di servizio, di quelle dove i portalettere cambiavano
cavallo ed i viandanti potevano sostare per mangiare e dormire.
-Ma guarda te!- Sbottò pensando che, se non fossero stati completamente
ubriachi, avrebbero potuto raggiungerla la notte prima e dormire in veri
letti.
Tornò nella baracca a recuperare le sue armi. Per un paio di momenti fu
tentato di svegliare i suoi compagni con due bei calcioni nei fianchi, ma
desistette con una scrollata di spalle: appena svegli si sarebbero accorti
della stazione e l’avrebbero raggiunta a loro volta.
Slegò il suo cavallo e si diresse al passo verso la costruzione.
Qualche avventore stava già lasciando la stazione, quando vi giunse. Più
di qualcuno lo guardò torvo, qualcun altro distolse rapidamente lo
sguardo.
Cratistratos amava pensare che i più rimanessero colpiti dal suo aspetto
decisamente piacente, ma la verità era che egli costituiva una visione
alquanto inquietante: la maggior parte della gente non ha una buona
opinione dei Drow ed, indubbiamente, era un Elfo Scuro, inoltre,
Cratistratos, con il sole che sorgeva alle sue spalle, sembrava una sorta
di demone guerriero uscito dall’Abisso. Portava due spade incrociate sulla
schiena, una terza gli pendeva dal fianco, non molto distante dalla frusta
e da un paio di pugnali. Fissata alla sella, dondolava una balestra.
Scese da cavallo ed entrò nell’ampia sala. Con un rapido sguardo focalizzò
i pochi avventori, un paio di porte, una scala ed il ragazzo al banco.
Un giovane Uomo stava lucidando il legno vecchio e scuro del bancone. Orme
tonde di boccali lo segnavano qua e là, le capocchie dei chiodi erano
ormai annerite ed una serie di piccoli fori su un angolo testimoniavano la
presenza di almeno un tarlo.
Il Drow lo squadrò e gli si avvicinò, sorridente e felpato come un gatto.
Preferiva gli uomini ai ragazzi, ma da quando aveva cominciato a viaggiare
con i suoi attuali compagni, non aveva avuto molte occasioni di
trascorrere le notti nel modo che preferiva.
Il ragazzo lo fissò per un attimo con sospetto, poi fece prevalere il
senso degli affari.
-Desidera mangiare, signore?-
-Si.... e una.....- Un rumore lo interruppe.
Un bambino ruzzolò giù dalla scala che si trovava sul lato opposto
all’entrata. Dall’aspetto sembrava uno sguattero. Aveva rovesciato un
secchio d’acqua, bagnando scale e pavimento. Il secchio dondolava su un
gradino più in alto rispetto alla testa del ragazzino. Quando cercò di
rialzarsi inciampò sull’asta dello scopettone con cui stava lavando il
pavimento, cadendo di nuovo, urtando una botte e facendo schizzare via il
tappo. Un fiotto di birra colpì uno degli avventori che aveva riso alla
scena e si alzò schiamazzando e minacciando il bambino.
Dalla porta dietro il bancone uscì un uomo non più giovane, che ordinò al
ragazzo che stava parlando con Cratistratos di richiudere la botte, si
scusò col cliente ed ordinò al ragazzino di sparire.
Il Drow rise dell’intera scena, mentre le assi del pavimento assorbivano
la birra.
-Quel piccolo bastardo incapace! trovassi da venderlo!- Si lamentò l’uomo,
buttando un paio di stracci al ragazzo perché pulisse il pavimento dalla
birra.
-Quanto vuole?- Gli chiese senza mezzi termini Cratistratos.
-Per quel buono a nulla?- L’uomo si girò a fissarlo e rimase interdetto
per qualche secondo. -Era ora che veniste a riprendervelo!- Sbraitò al suo
indirizzò. -Dieci monete d’oro!-
-Cinque. Non ne vale di più-
-Scherzate?! L’ho mantenuto tutto questo tempo!-
-Otto e non se ne parla più-
L’uomo sorrise di traverso. -E’ tutto vostro!- Liquidò l’argomento appena
strinse le monete che il Drow gli aveva buttato sul bancone.
Cratistratos uscì a cercare il bambino. Lo trovò nella stalla, che tirava
su col naso.
-Per la Grande Loth! Non ho mai visto un marmocchio più cencioso di te!-
Lo apostrofò quando l’ebbe scovato.
Il ragazzino saltò in piedi. -Il signore ha bisogno di qualcosa?- Gli
chiese con voce lacrimevole.
Era più basso di lui di almeno venti centimetri e, se Cratistratos si
riconosceva un difetto, era di non essere molto alto. Indossava degli
abiti talmente sporchi e sformati che era impossibile determinare se
fossero stati di qualche colore, un paio di zoccoli troppo grandi e bucati
ed i capelli erano una massa lanosa talmente sudicia che non avrebbe
saputo indovinare se fossero stati rossi o castani. Gli cadevano lunghi e
appiccicosi fino a metà schiena, nascondendogli gli occhi.
Guardandolo così, Cratistratos si chiese cosa gli fosse saltato in mente
di comprare quel marmocchio, ma l’istinto continuava a dirgli che quello
era un ottimo affare.
-Per prima cosa: lavati...- Si guardò in torno. -L’abbeveratoio dei
cavalli andrà più che bene, per quanto sei lurido, poi cercheremo altra
acqua per un secondo bagno. E strigliati, mi raccomando: non si capisce se
hai la pelle scura o sei solo sporco-
Il ragazzino rimase immobile, come non avesse capito.
-Sei sordo? Muoviti!-
-Signore, io non capisco...-
-Ti ho appena comprato, capito? Sei mio, quindi ora ubbidisci!-
La mandibola del ragazzino tremò, probabilmente si sarebbe messo a
piangere, invece corse ad eseguire l’ordine, buttandosi nell’abbeveratoio
con i suoi stracci addosso.
Cratistratos levò gli occhi al cielo. -Hai degli abiti migliori?-
-Si signore-
-Allora butta quegli stracci!-
-Si signore-
-Dove sono?-
-Là in fondo signore: dietro quella staccionata. E’ là che dormo, signore-
Cratistratos si diresse a grandi passi verso la staccionata. Trovò una
nicchia scavata nel fieno ed una cassetta con una camicia ampia e lisa e
dei calzoni scoloriti e con gli orli consumati, ma almeno erano puliti.
Tornò dal ragazzino che si stava sfregando nell’acqua.
-Togliti quei panni e lavati come si deve!-
Il ragazzino sembrò indeciso e il Drow allungò la mano per strapparglieli
di dosso. Il ragazzino si ritrasse, arrossendo.
-Non hai motivo di vergognarti. Togliti quella roba e lavati come si deve-
Anche se controvoglia, il ragazzino ubbidì.
L’Elfo Scuro lo osservò attentamente: l’ossatura era buona, anche se era
troppo magro. Il bambino si era rannicchiato nell’abbeveratoio per
sfuggire al suo sguardo, ma l’acqua gli arrivava appena sopra le
ginocchia.
Cratistratos prese uno dei suoi pugnali. Il ragazzino fece uno scatto in
dietro, spaventato.
-Non ti faccio del male, sta calmo!- Gli ordinò prendendo una ciocca
cespugliosa di capelli e recidendola. Con una smorfia di disgusto la
lasciò cadere a terra. i capelli erano già stati tagliati con un coltello
e di sicuro non avrebbe potuto fare peggio di così.
Con un paio di tagli comparvero gli occhi del ragazzino e Cratistratos si
fermo.
Rossi. Aggrottò le sopracciglia. Quel marmocchio non poteva essere albino:
la pelle che traspariva sotto la sporcizia era quasi dorata. Allora perché
aveva gli occhi rossi?
Con un colpo deciso accorciò i capelli sul lato del viso.
A punta. Un orecchio a punta comparve sotto la massa pesante dei capelli.
Un perfetto orecchio d’elfo.
Cratistratos ultimò l’operazione e gli ordinò di lavarsi anche i capelli.
Uscì dalla stalla ed andò a cercare della cenere per ultimare la pulizia
del ragazzino. Quando l’ebbe trovata, lo strofinò con cura, e poi gli
butto addosso un secchio d’acqua pulita.
Terminato il lavaggio, il ragazzino, senza asciugarsi, iniziò a vestirsi.
L’Elfo Scuro gli afferrò il mento sottile e lo esaminò attentamente. Gli
passò una mano tra i capelli, scrutandoli come in cerca di qualcosa.
-Non ho i pidocchi, signore-
Lo fissò ancora incredulo. Aveva avuto un colpo di fortuna come pochi.
Rimase quasi interdetto dal notare che quel marmocchio era decisamente
bello “Forse più di me” Ammise con se stesso.
Ora che era ripulito sembrava un altro: grandi occhi rossi espressivi,
capelli d’uno scuro argento, splendido viso.....
Cratistratos sapeva giudicare un corpo quando lo vedeva: il suo corpo gli
aveva sempre dato da mangiare, sia come mercenario che come prostituto,
quando non riusciva a trovare un ingaggio.
Se avesse fatto prostituire quel ragazzino i soldi gli sarebbero piovuti
addosso come mai prima di allora!
-Quanti anni hai, moccioso?-
-Quasi sedici, signore-
-Allora bastava dire “quindici”!- Lo rimproverò. -E un nome ce l’hai?-
-Mi chiamo Rida, signore-
-Bene, Rida, hai fame?-
Il ragazzino annuì. Cratistratos rifletté che non era “esattamente” un
ragazzino: a quindici anni, un Uomo era quasi adulto ed altrettanto si
poteva dire per un Drow. Un po’ diverso era il discorso per gli Alti, ma
non aveva mai avuto molto interesse per gli Elfi Chiari e non sapeva, con
precisione, quando ritenessero adulti i loro pargoli.
Ordinò a Rida di seguirlo nell’edicola e si fece portare un pasto
abbondante.
Quasi rise quando notò l’espressione del ragazzo al banco: sembrava
chiedersi dove avesse già visto quel moccioso.
-Avanti, mangia!- Gli spinse il piatto sotto il naso, quando gli fu
portato al tavolo.
Rida lo fissò incantato, quasi non sapesse cosa fosse il cibo che aveva
davanti.
-Non avevi fame?-
-Si, signore.... ma... per me?- Chiese incredulo.
-Ma cosa ti hanno dato da mangiare fino ad ora?!-
-Gli avanzi della cucina, signore: la pelle dei polli, qualche osso, il
pane duro, le bucce delle patate...-
Cratistratos fece una smorfia. -Mangia prima che si freddi!- Gli ordinò.
Il ragazzino si avventò, allora, sul piatto, mangiando con entusiasmo,
come se quello fosse il suo primo pasto... ed in effetti, in un certo
senso, lo era.
-Sai fare qualcos’altro, oltre ad inondare le scale?-
Rida arrossì e, per un attimo, Cratistratos temette che si mettesse a
piagnucolare.
-Sai accudire un cavallo?-
-Si, signore!- Si illuminò.
-E sai lucidare le armi? Cucinare? Accendere un fuoco da bivacco?-
Rida parve pensarci.
Cratistratos sospirò, ma anziché sentirsi arrabbiato, gli venne da
sorridere.
-Non importa, imparerai-
In quel momento la porta si aprì e una voce gioviale si mise a strillare.
-Ecco dov’eri finito, pervertito di un Drow!-
Cratistratos sollevò una mano in segno di saluto e subito i tre si
avvicinarono.
Estella, squadrò Rida con preoccupazione quasi materna, mentre Feril ed
Aldel, i due Elfi più “particolari” che il Fato gli avesse mai fatto
incontrare si sedevano al loro tavolo.
Feril era sicuramente atipico, come elfo. Quando voleva farlo arrabbiare,
Cratistratos insinuava che sua nonna fosse una Gigantessa. proveniva
dall’estremo nord, terra di Troll e di Giganti, da quella che era forse
l’unica comunità elfica nomade della storia ed era al quanto... “rozzo”.
Pure Aldel era piuttosto particolare: se non altro per le sue ampie vedute
in ambito sessuale. Cratistratos aveva avuto più di un’occasione per
“confrontare” le loro preferenze.
Cosa che aveva reso l’elfo piuttosto geloso.
Cosa che aveva spinto Cratistratos ad interrompere i loro incontri
notturni.
Cosa che aveva reso l’elfo piuttosto scostante.
-Ragazzi, lui è Rida. Da oggi viene con noi-
-E chi l’ha deciso?- Picchio un pugno sul tavolo di legno Feril.
-L’ho comprato, quindi viene con me!-
Aldel gli scoccò un’occhiata tagliente, ma rimase in silenzio.
-E’ ancora un ragazzino! Dove sono i suoi genitori?- Volle sapere Estella.
Rida abbassò lo sguardo.
I tre uomini la guardarono duramente, ma, essendo Umana, non era colpa sua
se non conosceva le loro tradizioni.
-Vieni un momento, Estella- La chiamò in disparte Cratistratos.
Mentre camminava verso la porta si chiese perché tanto riguardo, ma in fin
dei conti, si disse, forse il ragazzino non sapeva come andavano certe
cose.
-L’hai guardato bene? Secondo te cos’è?-
Estella aggrottò le sopracciglia. -Un elfo?-
-Di che tribù?-
-Non ne ho idea!-
-Già: è un puro mezzo sangue. Quelli come lui, di solito, fanno una brutta
fine. Probabilmente è stato abbandonato. Non c’è nessuno che lo vuole,
tranne me-
Estella parve rifletterci un momento. -E “tu” perché lo vuoi?-
Cratistratos sorrise seducente e la giovane maga arrossì e si arrabbiò al
contempo. -Non ti permetterò di farci i tuoi porci comodi!-
-Intendi infilarti nel mio letto ogni notte a venire per controllare che
non ci sia lui?- Le chiese allusivo, abbassandosi a soffiare ogni parola
nel suo orecchio.
Estella quasi gridò e lo spinse in dietro, correndo a raggiungere gli
altri.
Cratistratos sorrise. Lei non sapeva che non l’avrebbe sfiorata neppure
con un dito, a meno che non fosse lei a volerlo.
Quando rientrò, Estella era occupata a fare mille raccomandazioni a Rida,
che la guardava con occhi sgranati, mentre Feril sbranava un cosciotto
d’agnello ed Aldel guardava con mal celata antipatia Rida, piluccando del
pane.
Cratistratos sorrise al ragazzo, che parve subito rasserenarsi. Gli andò
vicino e gli scompigliò i capelli corti con affetto.
-Estella ti sta dicendo che sono una specie di lupo cattivo?- Gli chiese
con affetto, fissandolo intensamente.
Rida annuì ed arrossì.
Cratistratos sapeva che gli sarebbe bastato poco, con la sua esperienza,
per sedurre un ragazzino ingenuo. Ancor meno con un ragazzino affamato a
cui aveva riempito la pancia, ma non se la sentiva di ingannare così quel
moccioso con gli occhi tanto grandi.
-Finito di mangiare dovremo partire. Dobbiamo arrivare al Passo Strelhdor
e compiere una esplorazione. Ci vorranno ancora cinque giorni, a cavallo.
Tu verrai con noi. Poi dovremo tornare a Bakdel a riferire. A quel punto
questi signori non ci importuneranno più e tu verrai con me. Se possiedi
qualcosa che vuoi portare con te, devi prenderla ora-
-Non ho nulla signore-
Cratistratos annuì e fece un buffetto sulla guancia del ragazzo, che lo
fissò sbalordito. Non doveva essere abituato a gesti d’affetto.
Finito il pasto, Cratistratos offrì la mano al ragazzo, aiutandolo ad
issarsi in sella al suo poderoso cavallo nero, facendolo sedere davanti a
sè.
Aldel si avvicinò sul suo cavallo bianco. -Credevo che l’avresti fatto
correre dietro al tuo cavallo!- Sibilò.
Il Drow non gli rispose, sapeva che non ne valeva la pena.
Cavalcarono per quasi tutto il giorno. All’imbrunire trovarono un
avvallamento in cui fermarsi e stendere le loro coperte.
Rida ruzzolò giù dal cavallo, lamentandosi per i dolori alle gambe ed al
sedere. Gli altri risero.
Il Drow gli ordinò di rimettersi subito in piedi e di raccogliere rami
secchi tra la boscaglia, ma senza addentrarsi nel folto.
-Temo che stanotte il tuo nuovo animaletto sarà inutilizzabile!- Lo
schernì Aldel.
-Faresti meglio a preoccuparti di te stesso: tra pochi giorni saremo alla
tomba e non intendo rischiare più del necessario per te!-
-L’unico che sarà d’impaccio sarà quel marmocchio!-
-non che la maga sia molto meno incapace!-
-Ma almeno lei ha la magia!-
Il piccolo alterco venne interrotto da Estella. -Hm Hm! Mi spiace di
essere un peso, Cratistratos, ma sono l’unica che può individuare
l’obbiettivo, cerca di ricordartelo, massa di muscoli senza cervello!-
Feril scoppiò a ridere e la discussione fu chiusa.
Rida tornò con un fascio di legni e legnetti secchi.
-Bravo, ora ti spiego come si prepara un fuoco da campo-
Estella li guardò mentre il Drow spiegava come circondare il fuoco con
delle pietre, quando era possibile e come accendere una piccola fiamma,
proteggerla dal vento ed attizzare il fuoco.
Rida era già caduto nella trappola fino al petto, pensò. Cratistratos
sapeva essere affascinante, era indubbio. Conosceva fin troppo bene le sue
potenzialità e sapeva che leve toccare per ottenere i suoi scopi, ma non
gli avrebbe permesso di far del male a quel ragazzino che aveva già
sofferto troppo.
-Aldel?- Si avvicinò all’elfo. -Cos’è un mezzo sangue puro?-
Aldel la fissò incredulo e poi fissò la scenetta. Cratistratos rideva dei
tentativi del moccioso di accendere il fuoco. Era strano vederlo ridere.
-Una cosa che non dovrebbe esistere!- Sputò con rabbia. -E’ un abominio
della natura: l’incrocio tra un Alto e un Drow!-
-Ma tu non ti facevi scopare dal negro?- Rise Feril, intromettendosi.
Aldel gli lanciò contro la ciotola che aveva estratto dal suo sacco e si
diresse verso gli alberi.
-E’ così grave?- Chiese allora Estella al gigantesco elfo.
Feril scrollò le spalle. -Se uno ci tiene a queste cose, allora si: Alti e
Drow si odiano dall’inizio dei tempi. Quando possono, i Drow stuprano le
donne degli Alti, così nascono quelli come quel ragazzo, ma di solito non
vivono gran ché, o finiscono peggio: nell’Undur Dark. Ma per me sono tutte
stronzate!-
Estella tornò a fissare i due accanto al fuoco. I rami avevano preso fuoco
ed un sottile filo di fumo si alzava verso il cielo. Rida pareva contento,
si era buttato tra le braccia di Cratistratos e lui lo aveva abbracciato.
Era una scena parecchio insolita.
Mangiarono le loro provviste, Cratistratos divise la sua razione con Rida,
che parve entusiasta di mangiare pane e carne secca.
-Tu dormirai accanto a me, Rida. Cratistratos è meglio che dorma solo!-
Annunciò la maga dopo aver tracciato un ampio cerchio intorno al loro
campo ed aver pronunciato un incantesimo di protezione che li esimeva dai
turni di guardia.
Rida non parve entusiasta, ma ubbidì, dato che il suo padrone non diceva
nulla.
Quando tutti parevano addormentati ed il fuoco si era ormai spento, però,
strisciò fino alla coperta del suo padrone e finalmente si addormentò.
Cratistratos sollevò a metà le palpebre ed abbozzò un sorriso. Svolse un
lato della coperta ed abbracciò il ragazzino, tenendolo al caldo.
Nel sonno, Rida si avvicinò con un sospiro soddisfatto e si aggrappò a
lui.
Alle prime luci dell’alba si risvegliarono. Estella parve contrariata nel
vedere Rida avvolto nella coperta di Cratistratos, mentre il Drow già
approntava la loro frugale colazione.
Rida divorò il formaggio e, con mala voglia, rimontò a cavallo.
Due notti dopo, Rida si svegliò solo nel bozzolo caldo della coperta. Il
fuoco ardeva ancora ed Estella e Feril dormivano profondamente, ma non
c’era traccia né di Cratistratos né di Aldel. Fu preso dal panico. In quei
tre giorni aveva capito di non piacere ad Aldel e si era accorto che il
suo padrone era molto paziente con lui, ma non sapeva che legame ci fosse
tra loro.
Sentì un rumore provenire dalla notte intorno a lui. Ormai si erano
addentrati sulla montagna e non c’era molta vegetazione. Il terreno era
roccioso ed un cavallo aveva rischiato di azzopparsi sul sentiero franoso
proprio quel giorno.
Deglutendo sonoramente, si tolse di dosso la coperta e decise di andare a
vedere.
Aveva sempre visto bene nel buio.
Cercò di non fare rumore, si diresse nella direzione da cui sentiva
provenire dei suoni.
Dopo una decina di passi, delle rocce e qualche cespuglio secco creavano
una barriera. Rida le girò intorno e si bloccò, con gli occhi sgranati.
Il suo padrone e l’elfo che lo odiava erano lì. Erano nudi e, anche se non
capiva bene cosa stessero facendo, si sentì immensamente a disagio.
Gli venne in mente che aveva visto i conigli che il padrone della stazione
dove era cresciuto fare qualcosa del genere, ma l’uomo che l’aveva
allevato gli aveva detto che era una brutta cosa e che lui non doveva
neppure pensarci.
Si stavano accoppiando e a lui venne quasi da piangere.
I due uomini gemevano e da Aldel uscivano dei “si” e degli “ancora” e “ti
prego” e non ne capiva la ragione. Stava per andarsene via, quando Aldel
cominciò a parlare.
-Dimmi la verità su quel Rida. Cosa vuoi farne?-
Rida si girò nuovamente, a fissarli. Ora Aldel gli accarezzava i lunghi
capelli bianchi e Cratistratos restava adagiato su di lui, abbracciandolo.
-All’inizio avevo pensato di farlo prostituire-
-Uh! Avrei dovuto capirlo! E io che ero così geloso: non volevi più fare
l’amore con me e poi te ne esci fuori con quell’orribile marmocchio!-
Cratistratos lo lasciò e si alzò. Alla luce della luna, Rida intravide il
suo corpo scuro luccicare di sudore.
-Non è orribile. Anzi è decisamente splendido! Mi farà guadagnare un sacco
di soldi!-
Il Drow raccolse i suoi indumenti e si rivestì rapidamente. -Comunque,
questa è l’ultima volta che faccio sesso con te, mettitelo in testa-
-Come?-
-Ne avevi bisogno: qualunque dilettante saprebbe trattenere meglio il su
cavallo. Se quella bestia si fosse azzoppata, oggi, ora saresti tu a
correre dietro i nostri cavalli-
-Vuoi dire che sei stato con me solo perché oggi ho quasi perso il
controllo del cavallo?!-
-Sei troppo nervoso. Non intendo ritardare la missione per colpa tua-
-Sei... sei un bastardo!-
Cratistratos sorrise apertamente. -I tuoi genitori non te l’hanno mai
detto che i bravi elfi stanno alla larga dai Drow?-
Vedendolo tornare all’accampamento, Rida corse al suo posto, avvolgendosi
con la coperta fin sopra gli occhi. Non aveva capito bene il senso delle
loro parole, ma aveva voglia di piangere. Non credeva di essere molto
intelligente e sapeva poco, se non nulla del mondo, ma era intuitivo e
l’intuito gli diceva che le parole che aveva sentito non erano affatto
buone, per lui.
Poco dopo Cratistratos si sdraiò al suo posto. Non tolse la coperta al
ragazzo, si limitò ad abbracciarlo ed accarezzargli i capelli. Lo baciò
sulla fronte e si mise a dormire.
Finalmente giunsero alla loro meta. Passo Strelhdor si apriva tra due
montagne. Non era molto frequentato: più in basso c’erano altri passi, più
larghi e battutti da molti carri. Gli uomini scesero dai cavalli e li
legarono agli alberi.
Cratistratos aiutò Rida a smontare e lo strinse forte, premendogli una
mano sulla fronte.
-Non hai la febbre... sei sicuro di stare bene?-
Il ragazzo annuì, ma non parlò. Negli ultimi giorni era stato strano,
oltremodo taciturno, ma ora Cratistratos non aveva tempo per occuparsi di
lui.
Lasciarono il sentiero per un impervio viottolo. Lo seguirono per quasi
un’ora prima di raggiungere la tomba.
Il loro committente aveva chiesto di trovare un gioiello magico custodito
al suo interno, ma, ora che ce l’avevano davanti, l’impresa sembrava più
ardua del previsto: una porta scavata nella roccia si apriva,
apparentemente senza difese, davanti a loro, ma nei metri che la
precedevano, almeno una ventina di corpi giacevano a terra, spolpati dai
corvi o forse dai lupi, con le armature coperte di polvere. Le armi erano
per lo più riposte nei foderi, ma non era l’unica stranezza: tutti
parevano cercare di allontanarsi dall’entrata della tomba.
Un corvo volò sul ramo di un albero scheletrico che pareva bruciato e
gracchio.
Rida, spaventato, si strinse a Cratistratos. Il drow fece un cenno alla
maga e le sue braccia cominciarono a solcare l’aria, mentre le labbra si
muovevano appena, senza emettere suono.
-Tutto a posto, possiamo entrare- Disse la donna, dopo un po’.
-E tutti questi corpi?- Chiese sospettoso Feril.
-Qualunque cosa sia stata, ora non è qui-
-Forza, allora. Sbrighiamoci!- Ordinò Cratistratos, estraendo la spada
corta che portava al fianco.
Raccolse da terra uno scudo, strappandolo alle dita scheletriche di un
cadavere e lo passò a Rida. ll ragazzo non parve entusiasta, ma poi lo
accettò.
-Tu rimani dietro di me. Se vedessi qualcosa venirti contro, proteggiti
con questo- E si addentrò nella tomba.
Per diversi metri fu come camminare in una galleria che scendeva nelle
viscere della montagna. Il Drow pareva trovarsi a suo agio, ma era
l’unico. Poi il suolo roccioso lasciò spazio ad un pavimento, l’uscita era
ormai distante e la luce scarseggiava.
La maga produsse una fiamma dalla cima del suo bastone. -Vado avanti io-
Annunciò, mettendosi a capo della fila.
Dopo pochi passi un rumore sordo aumentò rapidamente d’intensità e, se non
fosse stato per i riflessi di Cratistratos, la maga si sarebbe ritrovata
tagliata in due da un’ascia piovuta dal soffitto.
La donna urlò, ma non si era fatta nulla. Il drow l’aiutò ad alzarsi.
-Tutto bene? Credo ci siano delle trappole a pressione, attenti a dove
mettete i piedi-
Gli altri annuirono. Aldel raccolse da terra il bastone di Estella e
glielo porse. Lei tremava ancora.
Il drow accarezzò il viso di Rida, come a tranquillizzarlo, e si rimise in
testa al gruppo.
Forse compirono altri cento passi prima che Estella fosse trafitta ad un
piede da una lancia sbucata dal pavimento.
La donna gridò e svenne.
Feril tagliò la punta della lancia e la estrasse dal piede della donna,
Aldel si affrettò a fasciarla stretta con un benda improvvisata strappata
dal suo mantello.
Rida piangeva terrorizzato.
-Non possiamo lasciarla qui, lei ci serve- Sentenziò Cratistratos.
-La porto in braccio io- Annunciò Feril.
Aldel e Cratistratos si guardarono “Sperando di non dover combattere” si
dissero a vicenda, con quello sguardo, ma non si espressero a parole.
Proseguirono ancora per un po’, finché una pietra non si sottrasse sotto
il piede di Rida, che strillò terrorizzato. Lo scudo cadde in una
voragine, ma lui si aggrappò alle braccia di Cratistratos, che riuscì
miracolosamente a trattenerlo ed issarlo in salvo.
-Basta! Voglio uscire da qui!- Piangeva disperato, raggomitolato a terra.
-Ti sei fatto male? Riesci a camminare?- Si preoccupò subito il drow.
-No!- Strillò il ragazzo e non capì a quale domanda si riferisse. Lo
abbracciò e lo cullò un momento, ma lui continuava a piangere.
-Va bene, rimani qui. Noi andremo avanti- L’uomo già si stava alzando
quando Rida lo abbracciò.
-Non lasciarmi solo!- Lo supplicò.
Cratistratos fece scivolare a terra un piccolo involto con del cibo e la
borraccia. -Non so quanto tempo ci vorrà, forse impiegheremo qualche
giorno, ma ti prometto, “ti prometto” che tornerò a prenderti!-
Rida singhiozzò, ma non lo trattenne più. Li guardò allontanarsi con la
morte nel cuore. Riuscire a vedere distintamente nel buio non gli era di
conforto. Aveva paura. Pianse ancora, fino ad addormentarsi. Gli doleva la
caviglia che era caduta nella trappola, aveva freddo, si sentiva solo come
non lo era mai stato e voleva il suo padrone.
Non aveva modo di scandire il tempo, in quel luogo. Prima di mangiare
attese di avere veramente fame. Razionò il poco cibo che aveva perché non
sapeva quanto avrebbe dovuto aspettare. Intanto la caviglia gli si era
gonfiata e pulsava dolorosamente.
Mangiò di nuovo quando aveva ormai i crampi per la fame.
Ricordava che, una volta, per colpa sua un cliente si era arrabbiato molto
e lui era stato punito saltando i pasti per due giorni. Cercò di ricordare
se aveva la stessa fame di allora. O di più. O di meno.
Cercava di dormire il più possibile, contro il muro, per far passare il
tempo, ma si svegliava continuamente di soprassalto, spaventato da rumori
immaginari, o dal passaggio di un topo.
Lo prendeva di nuovo lo sconforto e piangeva un altro po’, rimpiangendo la
sua tranquilla vita di sguattero.
Quando la fame fu di nuovo tanta, dopo che le provviste erano finite, gli
parve di scorgere, in lontananza, una luce, ma si disse che era solo
un’illusione. Tuttavia, poco dopo, la luce era ancora lì, anzi, più
grande, più vicina e il suo cuore prese a battere all’impazzata.
Tenne gli occhi ben piantati sulla luce e presto vide comparire le sagome
del suo gruppo. Si sentì impazzire dalla gioia.
Quando furono vicini cercò di alzarsi, ma il dolore alla caviglia era
davvero tanto.
Cratistratos, lo abbracciò, non sembrava ferito, ma era evidentemente
stanco. Lo sollevò tra le braccia ed insieme si diressero all’uscita.
-Meno male che abbiamo legato i cavalli tra gli alberi e con le cavezze
lunghe, se no sarebbero morti di fame!- Commentò Estella, sbucando alla
luce del sole.
Rida si rese conto, allora, che Cratistratos aveva dato a lui le sue
provviste. Lo fissò preoccupato, ma il drow gli sorrise.
Raggiunsero i cavalli.
Cratistratos, con un pugnale, strappò la scarpa e la braga di Rida,
sollevò il piede e lo fissò. Appoggiò il palmo sulla pianta e lo fece
muovere un po’. Rida si lamentò. L’uomo gli baciò il piede, facendolo
arrossire fino alla punta delle orecchie, poi bagnò la caviglia con un po’
d’acqua e la fasciò, dopo aver riempito la benda di erbe secche custodite
in una tasca del suo cavallo.
Cratistratos lo fece salire a cavallo e non si staccò più da lui, giorno e
notte, finché non giunsero alla città.
Bakdel era una città grande. Rida guardava con occhi sgranati ogni cosa.
Il suo padrone prese una stanza in una locanda e gli ordinò di chiudercisi
dentro fino al suo ritorno.
Tornò a notte fonda, in compagnia di un altro drow. Parlavano la loro
lingua che Rida non capiva. Lo sconosciuto lo guardò a lungo e dovette
fare dei commenti che non piacerono a Cratistratos, perché si innervosì
molto. Tuttavia, dopo cena, il suo padrone gli ordinò di rimanere fuori
dalla porta della camera e di non disturbarli.
Rida non seppe resistere alla tentazione di sbirciare e, ancora una volta,
si ritrovò ad assistere all’accoppiamento del suo padrone. La cosa lo
turbò molto, ma, stavolta, capito cosa stesse accadendo nella stanza,
distolse subito lo sguardo.
Al mattino si risvegliò nel letto. il suo padrone doveva avervelo portato
quando il suo ospite se ne era andato.
Cratistratos arrivò poco dopo il suo risveglio con del pane ancora caldo e
del latte.
-Mangia- gli ordinò accarezzandogli i capelli. -Come va la tua caviglia?-
-Meglio, signore- Lo guardò con gli occhi grandi. -Grazie-
Cratistratos gli sorrise. -Ora siamo soli. Gli altri se ne sono andati.
Hanno ricevuto un altro incarico. Io ho rifiutato-
-Perché?-
-Perché tu hai bisogno di riposo per guarire- Gli accarezzò la gola e lo
sentì rabbrividire.
Rida abbassò lo sguardo arrossendo.
-So che hai spiato ieri notte-
Rida arrossì del tutto e fissò il pavimento.
-E so che mi hai visto anche con Aldel. Cosa pensi?-
-Non penso niente signore! Io sono troppo stupido ed ignorante per capire
queste cose!- Si affrettò a rispondere.
-Non è vero- Lo baciò sulla gola e Rida, boccheggiando, scattò in dietro,
sul letto.
Cratistratos sorrise. -E’ questo che pensi-
-Io... io...- Gli occhi gli si riempirono di lacrime, ma il drow si alzò e
si avviò alla porta.
-Non intendo obbligarti a fare nulla che tu non voglia, tranquillizzati-
-Non mi venderete ad un bordello?-
-All’inizio pensavo a qualcosa del genere, ma.... non credo che lo farò.
Non mi piace stare solo, quindi ti terrò con me-
-Grazie... siete buono con me- Mormorò un po’ insicuro.
-Non dirlo neppure per scherzo, ragazzo mio! L’unico Drow buono è quello
morto! Ricordalo!-
Rida rimase di nuovo solo fino all’ora di pranzo. l suo padrone gli portò
un abbondante pasto e gli tenne compagnia finché non lo ebbe terminato.
-Non vi mancheranno i soldi con tutto il cibo che mi date?- Gli chiese con
ingenua preoccupazione.
Cratistratos rise divertito. -No: ho preso molti soldi per l’esplorazione
della tomba e per aver riportato una cosa che ho trovato lì e poi, se
anche mancassero, so come guadagnarmi da vivere!- Gli strizzò l’occhio.
Rida gattonò fino al lui, seduto ai piedi del letto e lo baciò
delicatamente sulla guancia. -Grazie per tutto quello che fate per me-
Una strana luce esplose per un momento negli occhi del Drow. -Non sei un
po’ troppo grande per queste cose?- La sua voce era diventata roca e
profonda.
Rida lo fissò senza capire, temendo di avere fatto qualcosa di sbagliato,
quando si ritrovò disteso sul letto, col corpo del suo padrone premuto sul
suo.
Cratistratos si sollevò lentamente, memore di avergli promesso di non
fargli fare nulla contro la sua volontà, ma Rida lo trattenne.
Era rosso come non lo aveva mai visto, con gli occhi lucidi di paura e
determinazione.
-Ci ho pensato tanto, da quella notte sulla montagna. Avevo visto i
conigli accoppiarsi e mi avevano spiegato che così nascono i coniglietti.
Avevo intuito che fosse la stessa cosa per tutti gli animali, ma il
padrone della stazione mi aveva detto che io non dovevo neppure pensare a
quelle cose. Il fatto che da lì non passassero molte donne, non significa
che non sappia che esistono. Per procreare servono un maschio ed una
femmina, ma allora perché voi vi accoppiate con altri maschi?-
Cratistratos lo osservo attentamente, rasserenandosi.
-Non è vero che sei stupido. Sei un marmocchio intelligente! Hai ragione,
ma non devi ascoltare quell’idiota che ti ha detto che tu non ci devi
pensare. Il sesso fa parte della vita di tutti. Tra la mia gente
preferiamo accoppiarci tra individui dello stesso sesso, finché non si
vuole avere dei figli. Credo che Aldel avesse frainteso le mie attenzioni
per lui: i drow si accoppiano per molti motivi: socializzare, pagare
debiti, dimostrare potere... Credo che lui si stesse un po’ innamorando di
me-
-E l’uomo di ieri?-
-Lui voleva te.... ma non ti avrei mai dato via-
Rida parve molto colpito. Era un ragazzo intuitivo e il suo cuore,
battendo all’impazzata, lo spingeva ad unire le sue labbra a quelle piene
del suo padrone.
Cratistratos si impadronì lentamente della sua bocca.
-Adesso stai giocando col fuoco-
-Ma voi non mi farete scottare, vero?-
Cratistratos rispose a quella domanda con un altro bacio carico di
promesse che avrebbe giurato di non fare mai, solo un momento prima.
In fondo, si disse, non era male per uno che non sopportava di passare
solo la notte.
Fine
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