Rating: PG angst
Disclaimers: i personaggi non sono miei ma di chi voi ben sapete...
Rabbia
capitolo 3
di
Kuso Baba
Questa volta fu Goku ad alzare gli occhi. Si sentiva stranamante osservato.
Stranamente osservato da Sanzo, oltretutto. Che gli era sucesso? Ah, no, lui
stavolta non aveva combinato proprio niente, che non si azzardasse a farsi
passare strane idee per la mente...
-Sanzo, che hai? Perchè mi stai fissando a quel modo? C'è qualcosa che non
va?-
Beccato. E adesso chi se lo levava più di dosso? Il bonzo sbuffò mentalmente
maledicendosi per la sua stupidità.
-Niente, scimmia. Stavo solo pensando che avevo voglia di fare una doccia.
Vedi di non combinare guai.-
La scimmia era allibita più che mai.
Si vuole fare una doccia e fissa me? Si
sente bene?
No che non stava bene! Gli aveva appena accarezzato la testa!
-Sanzo, aspetta! Ma che ti prende! Sanzo! Uffa! Più va avanti e più diventa
strano... chi lo capisce è bravo!-
Con un rapido gesto il bonzo era riuscito a chiudersi la porta alle spalle,
impedendo a Goku qualsiasi tipo di reazione al suo gesto. Un nuovo ghigno
beffardo gli incurvò le labbra. Non gli piaceva fare regali, ma godeva nel
vedere le persone disorientate da qualche suo gesto inconsueto, positivo o
negativo che fosse. Era così anche ai tempi del Kinzan-Ji. In questo caso,
però, trovò più divertente stuzzicare la scimmia con un inaspettato gesto
d'affetto... dopotutto, se lo meritava. In cuor suo, non avrebbe augurato
neanche al suo peggior nemico, che diceva, neanche agli assassini del suo
Maestro e padre di dover passare l'intera esistenza in sua compagnia! Era
fin troppo consapevole di essere una persona odiosa. Ma, d'altronde, non era
soltanto colpa sua.
L'acqua prese a scivolare piano sulla sua pelle, piano come le mani viscide
di certi monaci della sua infanzia... sempre alla ricerca di qualcosa. Un
semplice tocco, una carezza rubata, solo raramente qualcosa di più. E non si
trattava soltanto di umiliare chi occupava una posizione di prstigio, no,
c'era dell'altro. Era bramosia, pura e semplice lussuria. Bassi istinti che
un bonzo dovrebbe ignorare. Kouryu era disgustato: come poteva quella gente
essere così attaccata al proprio corpo e alle sue esigenze? L'anima, quella
contava. La serenità dello spirito. Non era meglio, a quel punto,
sorseggiare un buon sakè sotto le stelle come faceva il suo Maestro? Il
corpo non si sporcava e lo spirito ne usciva rinfrancato, tonificato dal
riposo di un'intima meditazione. Il sesso, invece... rabbrividiva al solo
pensiero. Sudore, sperma, sangue, dolore, grida... come si poteva desiderare
tutto quello? E con una persona dello stesso sesso, per giunta?
Inconcepibile. Come potevano gli dei permettere che la vita fosse generata
in un modo così dannatamente schifoso? Più ancora: come si poteva cercare in
quei gesti animaleschi il piacere? Non capiva. Non gliene importava. Per lui
il piacere era una cosa molto più semplice: un odore di tabacco, sakè e
incenso, un sorriso dolcissimo come la luce della luna, una schiena con una
lunga treccia da seguire sempre, dovunque, comunque. Niente di più
dell'affetto incondizionato di un uomo che considerava suo padre. E
l'amicizia franca e aperta di Shuei. La vita era tutta lì, sul palmo di una
mano. Immutabile e serena come i viali del Kinzan-Ji. Poi, però, il palmo si
era stretto di scatto serrando nella sua morsa quanto aveva di più
prezioso... e così il suo Maestro era morto, Shuei aveva perso la propria
anima, i viali del suo amato tempio, della sua
casa, erano stati distrutti e la sua
infanzia era bruscamente finita. La sua vita stessa era finita. Perchè ciò
che aveva conosciuto in seguito erano solo rabbia, dolore e morte. E
violenza. Cruda ed efferata.
fine cap 3. continua...
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