Una HanaRu tira l'altra, e così… nuova storia!
Per Ria, che è costretta a leggere tutte le stupidaggini che scrivo, ma che soprattutto permette a tutti noi di sbizzarrirci con le avventure che Inoue non scriverà mai… (e ci credo!)
Buona Lettura!!!!!
Quindici
giorni di
Greta
Che palle, quella stupida sveglia riusciva sempre a suonare quando aveva appena cominciato a prendere gusto al sonno...
A volte si stupiva: possibile che la vicinanza di quella volpaccia dormiente lo stesse contagiando?
Sbadigliò rumorosamente e si voltò su un lato. Kaede ovviamente era ancora immerso nel mondo dei sogni: si perse ad ammirare quel viso angelico, quei capelli scompigliati allargati sul cuscino…
Sorrise tra sé e sé: ormai era tardi, dieci minuti in più… dieci minuti in meno…
Abbassò il volto su quello del compagno e cominciò a depositargli dei piccoli baci prima sulle guance, poi sugli occhi, poi sulla bocca…
Si stava svegliando, finalmente!
"… do'aho…"
Ebbene sì, 'idiota' era il buongiorno che il suo ragazzo gli riservava ogni mattina.
"Buongiorno Ede…" mormorò ricominciando a baciarlo.
Non ci volle molto per coinvolgere il volpino in quell'attacco passionale. Dopo pochi istanti Hanamichi si trovò sepolto sotto il corpo del compagno, mentre due braccia esili e candide cominciavano a sollevargli la maglietta…
"Dovremmo alzarci…" mormorò perfidamente, sapendo benissimo di volere quanto e più dell'altro che quel gioco continuasse.
"… zitto, do'aho, non sei ancora riuscito a capire il valore del silenzio…" fu il sussurro di risposta, mentre ormai la situazione era andata completamente fuori controllo…
Quella mattina i due giocatori dello Shohoku entrarono a scuola alla seconda ora, trafelati e con i vestiti in disordine…
La giornata era trascorsa abbastanza tranquilla. Il mitico Tensai aveva teso, come sempre, assalti super-passionali alla sua volpaccia, prima monopolizzando la terrazza della scuola e poi obbligando tutti gli allievi dello Shohoku a trattenere qualsiasi necessità 'fisiologica', visto che aveva avuto l'idea geniale di chiudersi a chiave nei bagni con la Kitsune.
Il colpo ferale arrivò però con la fine degli allenamenti pomeridiani.
Un'avvisaglia c'era già stata quando Akagi e Kogure avevano comunicato che ormai era una necessità organizzare dei gruppi di studio in vista degli esami di fine trimestre, fissando in modo piuttosto
insistente lo sguardo sul volto del rossino.
Questo significava addio alle serate intime con la sua Kitsune. Figurarsi, si sarebbero ritrovati tutti a casa loro, e sarebbe stato impossibile eclissarsi per qualche ora in camera da letto, visto che i loro voti erano i peggiori… Ok, la Kitsune ultimamente aveva avuto uno scatto d'orgoglio ed era riuscito a recuperare parecchie insufficienze, però continuava comunque ad avere qualcosa da riassestare, e poi erano una coppia, no? Quindi avrebbero sofferto insieme….
Insomma, la prospettiva di stare tutti insieme a studiare non lo affascinava molto… Ma comunque questo era niente in confronto a quello che era successo dopo…
Il signor Anzai era arrivato in palestra tutto contento… e già questo era preoccupante, poi, nonostante una esibizione schifida di tutto il gruppo, aveva continuato a guardarli con il sorriso stampato sulla faccia… situazione sempre più preoccupante! Infine… discorso a tutta la squadra riunita.
Stanchi per l'allenamento massacrante, si erano tutti buttati per terra.
Lui, approfittando del fatto che Kaede si era seduto addossando la schiena alla parete, con le gambe flesse leggermente allargate, gli si era seduto tra le ginocchia, abbandonandogli la schiena contro il torace.
Mitsui invece aveva appoggiato la testa sullo stomaco di Kogure, e teneva gli occhi chiusi, mentre Ryota si era appiccicato
ad Ayako, che cercava di allontanarlo a colpi di ventaglio.
Akagi era l'unico che aveva assunto un atteggiamento consono all'austerità richiesta dal momento.
"Ragazzi, prima di lasciarvi andare a casa" cominciò l'allenatore "vorrei comunicarvi una novità che modificherà i nostri allenamenti nelle prossime settimane…"
Nessuno diede segno di dare eccessivamente peso a quelle parole… chissà, magari voleva rendere obbligatori un certo numero di tiri liberi prima di cominciare l'allenamento…
"… ho avuto un incontro con l'allenatore del Ryonan…"
Bastò il nome dell'orrida squadra a riempire di rabbia Sakuragi: solo le braccia della Kitsune che lo cinsero da dietro, catturandogli le mani che si erano strette a pugno, riuscirono a farlo rimanere seduto.
"…abbiamo pensato che potesse essere utile alla crescita dei nostri due team fare un esperimento di due settimane…"
Tutti i giocatori erano adesso attentissimi, ansiosi di non perdere più neanche una parola.
"… mescoleremo le squadre, in modo da provare a vedere come ve la cavate a giocare insieme a persone a cui non siete abituati, e poi sarà anche un modo per confrontare i diversi metodi di insegnamento… chi andrà con un allenatore diverso dal proprio potrà imparare delle tecniche nuove, che magari potranno essere utili, dopo, a tutta la squadra".
"Ho… ho… capito bene?! Mischiarci con quei deficienti del Ryonan!!!!" ovviamente la voce che si era levata per prima era quella del rossino.
"Sì, Sakuragi. Ho detto esattamente questo" il tono di Anzai era severo ma rassegnato, come se si aspettasse quella reazione.
"E… avete già deciso come ricomporre le squadre?" chiese Mitsui stringendo forte la mano del suo Megane-kun.
"Sì, lo abbiamo già fatto…"
"NON E' GIUSTO… e se noi non fossimo d'accordo?" urlò Sakuragi, presagendo una separazione che non aveva alcuna voglia di accettare.
"Non gliene frega niente a nessuno. E adesso sta' un po' zitto!" lo gelò Akagi, guardandolo furibondo.
"Non ci tenga sulle spine, Mister, come siamo divisi?" chiese Kogure con il solito tono dolce.
Anzai sfilò un foglio dalla cartellina, poi inforcò gli occhiali:
"Allora, nella palestra dello Shohoku…- qui, per capirci, disse alzando lo sguardo corrucciato sui propri giocatori - …con me come allenatore, ci saranno: Koshino, Fukuda, Testuka, Mitsui, Sakuragi e….."
Mitsui e il rossino si guardarono in cagnesco, ognuno desiderando che l'ultimo nome fosse quello del proprio compagno
"… e Akagi."
"COSA!!!!????" esclamarono i due all'unisono.
"Zitti un momento, per favore… Nella palestra del Ryonan ci saranno: Kogure, Ryota e Rukawa, oltre a Uozumi, Sendoh…."
"NOOOOOOOOOO!!!!!!" un urlo inumano si levò a queste parole, all'ultima diciamo.
Sakuragi aveva compreso solo in quel momento, solo dopo aver sentito il nome dell'orrido porcospino, l'effettiva gravità della situazione…
"Signor Anzai" disse, cercando di trattenere la furia "Non è possibile. TUTTI sanno che questo non è possibile…"
"E perché?" chiese l'anziano allenatore candidamente.
Sakuragi arrossì:
"… insomma, adesso che con Rukawa stavamo cominciando a capirci… a collaborare per la squadra…" si beccò un'occhiata di disgusto da Mitsui, che gli sibilò:
"… collaborare per la squadra! Sei proprio un idiota…"
Per Sakuragi questo fu troppo. Se non ci fosse stato Kaede a trattenerlo, quello stupido mezzo teppista avrebbe fatto una brutta fine!
"Signor Anzai…" ora era Mitsui a provare un appello disperato "Io non posso giocare senza Kogure… insomma, senza di lui non sarei di nuovo in squadra…"
L'allenatore guardò i due questuanti per qualche istante, poi sbottò:
"Ma la volete piantare!!! Ho già deciso, e non tornerò su quanto vi ho detto… Adesso ci manca solo una squadra di gemelli siamesi…" esclamò allontanandosi con le mani tra i capelli.
I ragazzi rimasero nella palestra, incapaci di fare altro se non guardarsi l'un l'altro in preda al più grande scoraggiamento.
Akagi era l'unico per il quale le cose non cambiavano molto e che, anzi, riteneva l'esperimento stimolante.
Ryota ovviamente non aveva la minima voglia di andare due settimane nella palestra del Ryonan, precludendosi la possibilità di vedere Ayako.
"Aya-chan, come farò senza di te?" piagnucolò all'indirizzo della manager. Lei scosse la testa ed alzò gli occhi al cielo:
"Potresti incontrare qualche altra ragazza. Forse anche il Ryonan ha una manager…" replicò poi, perfidamente.
"Sei senza cuore!" era mai possibile che il romanticismo fosse completamente estraneo a quella donna?
Kogure cercava di calmare Mitsui, che sembrava non aver preso molto bene la decisione dell'allenatore:
"Hisa-chan, ci vedremo a scuola, poi la sera c'è il gruppo di studio…"
Mitsui non poté trattenere un sorriso di scherno:
"Adesso sì che sto meglio… magari di notte potremmo prepararci per gli esami di ammissione all'università…" era incredibile come a volte il quattr'occhi non comprendesse la drammaticità di certe situazioni…
"Ma dai, sai bene che ci saranno tante occasioni per stare insieme…" provò a continuare l'altro.
"Io voglio stare con te da SOLO, che mi importa di vederci a scuola?" sbottò Mitsui, alzandosi in piedi.
Intanto Sakuragi ancora non si era ripreso da quanto era stato comunicato. Era rimasto seduto a terra, tra le braccia di Kaede, incapace di aggiungere una parola.
Ad un certo punto sentì il volpino sussurrargli:
"Sono solo due settimane, passeranno senza che neanche ce ne accorgiamo…" frase insolitamente lunga, che denotava come il ragazzo avesse compreso il dramma del compagno.
Il rossino saltò in piedi, raccolse la propria sacca e se ne andò, senza passare per le docce e senza salutare nessuno.
Kaede non aveva fatto in tempo a fermarlo, ma sapeva che Hanamichi aveva bisogno di un po' di tempo per abituarsi all'idea di vedersi meno, sebbene sapesse anche lui che l'ostacolo principale era rappresentato più che altro dalla presenza di Sendoh.
Scosse la testa rassegnato: sarebbe stato un periodo difficile! Sperava solo che alla fine vincesse la ragionevolezza…
Si lavò in fretta ed andò a casa. Era quasi sicuro di trovare Hanamichi sdraiato sul divano con la musica a tutto volume nelle cuffie, intento a stracciare qualche rivista… e invece la casa era vuota.
Uscì di nuovo e si recò al parco. Nel piccolo campo da Basket qualcuno stava giocando, e quel qualcuno aveva i capelli rossi…
Sakuragi lo vide arrivare ma non cessò di palleggiare. Kaede gli si avvicinò, fermandosi a pochi centimetri da lui: gli sfiorò la guancia con le dita e gli sorrise:
"Non hai assolutamente niente da temere da questo esperimento… pensi che basti così poco per allontanarmi da te?" gli sussurrò dolcemente.
Il rossino distolse lo sguardo. Non voleva che l'altro notasse i suoi occhi lucidi. Riuscì a sorridere, e poi a mormorare:
"One on one, Kitsune?"
"Ok, scimmia. A venti, palla a te."
Tornarono a casa stanchi ma contenti. Si erano divertiti. Ormai era un po' di tempo che giocare tra loro, confrontarsi, non metteva più in gioco il prestigio dell'uno o dell'altro. Erano consapevoli della propria bravura e di quella del compagno, e qualsiasi progresso nell'altro era uno stimolo per sé stessi a fare meglio.
Stesi sul divano si stavano abbandonando a baci e carezze quando… il campanello!
Kogure, Mitsui, Akagi, Ryota, Ayako e Haruko invasero la casa in un secondo. Certo ci fu un minimo di imbarazzo quando videro che Rukawa era andato ad aprire senza scarpe e con la camicia con troppi bottoni slacciati, ma quando entrarono nel soggiorno e trovarono Sakuragi steso sul divano con soltanto i jeans indosso, capirono che forse il loro tempismo non era stato eccezionale.
"Ciao 'Tensai'…" esclamò Mitsui con la chiara intenzione di approfittare della situazione per prenderlo in giro "Contento che siamo venuti a trovarvi?" e poi, con tono fintamente preoccupato "Non vi abbiamo disturbati, vero?!"
"Vaffanculo Mitchi" borbottò il rossino, guadagnando le scale che portavano al piano di sopra.
"Lascialo stare Hisashi, per lui non è un momento facile…" sussurrò Kogure.
Mitsui si risentì:
"Perché, per noi altri lo è?!"
"Tu non hai l'incubo di Sendoh… pensa se ci fosse nel Ryonan qualcuno sempre in agguato per mettersi fra noi… ti farebbe piacere?" cercò di spiegargli l'altro.
"Sarebbe un uomo morto" il tono era duro e categorico.
"Appunto, quindi cerca di comprenderlo…" poi Kogure si alzò, e raggiunse l'infelice Tensai al piano superiore.
"Sakuragi… Sakuragi?" Kogure non sapeva bene dove cercarlo. Quella casa era davvero enorme… si riusciva a perdercisi dentro.
"Kogure… come mai sei venuto quassù?" la testa di Hanamichi era sbucata da una delle porte. Stava finendo di sistemarsi il maglione.
"E' di Rukawa vero?" gli chiese il quattr'occhi sorridendo e accennando alla bella maglia a coste inglesi.
"Mph"
"Oddio… ormai vi state tramutando uno nell'altro… stai bene?" tentò di scherzare.
Sakuragi scoppiò a ridere.
"Sì, è suo. Ci scambiamo spesso i vestiti…"
Terminò di sistemarsi. Dopo qualche istante di silenzio, Kogure riprese:
"Rukawa ti vuole molto bene. Sembra incredibile, sa essere così gelido, ma poi, quando sta con te, si vedono trasparire certi sguardi roventi…"
Sakuragi arrossì, poi però si fece sospettoso:
"Cosa stai cercando di dirmi?"
"Che non hai niente da temere da questa convivenza forzata con Sendoh. Rukawa ti ama, e non è tipo da cedere alle avance, per quanto insistite, di un Sendoh, quando ha un rapporto così perfetto con te…"
L'altro sospirò:
"Lo so, so che questa mia gelosia è esagerata… ma non riesco a trattenermi. L'orrido porcospino fa sempre di tutto per mettermi in cattiva luce…"
Kogure fece un altro dei suoi sorrisi:
"Rukawa non è stupido. Non devi preoccuparti"
Sakuragi era imbarazzato. Voleva chiedere un favore a Kogure ma si vergognava un po' a farlo. Poi prese il coraggio e due mani:
"Kimi-chan, senti, potresti… potresti controllarlo un po'…"
"Veramente non credo che serva…" lo interruppe il quattr'occhi.
"Lo so, però starei più tranquillo se ci fosse qualcuno a controllare le mosse di quell'hentai con i capelli a punta…"
"Va bene, se serve per farti stare più tranquillo…"
E i due ragazzi scesero insieme al piano inferiore.
Ayako ed Haruko avevano scelto il grande tavolo da pranzo del soggiorno per poter studiare comodamente. Inoltre avevano chiesto a Rukawa il permesso di cercare qualcosa in cucina per uno spuntino per tutti quanti.
Akagi aveva spento stereo e televisione e aveva nascosto i telecomandi, in modo che nessuno potesse avere distrazioni, mentre Ryota faceva finta di cercare di capire di quanti capitoli fosse rimasto indietro nel programma di letteratura.
Quando furono tutti sistemati, Akagi, che si era riservato il ruolo di tutore dei suoi compagni di squadra, cominciò a pontificare:
"Allora, dobbiamo organizzare il gruppo in maniera razionale…"
"Cosa significa razionale?" chiese Sakuragi.
"Non ti preoccupare, non riuscirai mai a capirlo…" non poté fare a meno di infierire Mitsui.
"Sakuragi, STA' ZITTO!!!!!!!" tuonò il capitano.
"Va bene, va bene. Però non cominciamo con i paroloni…" si tranquillizzò solo quando sentì il braccio di Rukawa avvolgergli le spalle.
Finalmente Takenori poté riprendere:
"Prima che quel primate di Sakuragi mi interrompesse, stavo dicendo che dobbiamo organizzare le cose in modo razionale. Lavorare in gruppo significa mettere a disposizione uno dell'altro le proprie specifiche conoscenze, in modo da raggiungere il risultato più rapidamente…
Quindi facciamo uno schema delle materie in cui ognuno di noi è più ferrato e può aiutare gli altri.
Io vado bene in storia e in disegno.
Kogure storia e letteratura, vero?"
Il quattr'occhi annuì.
"Ma può essere di aiuto in quasi tutto" continuò il gori… Akagi "Rukawa in inglese e in chimica, anche se si è ripreso su quasi tutto, Ryota in matematica e fisica, così come Sakuragi, e Mitsui…"
"Lui neanche in religione…" non poté fare a meno di intervenire il rossino.
Stavolta Akagi lasciò correre:
"Mitsui… tu in biologia, lo so."
L'ex teppista annuì arrossendo.
"Bene, praticamente copriamo tutte le materie. E poi non dimentichiamo che abbiamo l'aiuto di Ayako, brillante su tutto, e di Haruko, per una supervisione generale. Quindi, al lavoro, e ognuno di voi ricorra alle persone che gli servono per la materia che sta studiando…..
Ah, dimenticavo… Sakuragi, vedi di non cominciare subito con i compiti di inglese… durante le serate dedicate al gruppo di studio sono vietati strusciamenti e sbaciucchiamenti…" il suo sguardo inceneritore raggiunse comunque anche Mitsui e Ryota.
Tutti borbottarono un qualcosa di indefinito in segno di assenso, e cominciarono a studiare.
La serata proseguì tutto sommato bene. Ryota fu preso sotto l'ala protettiva di Akagi, che cercò di inculcargli la differenza tra la guerra di Indipendenza americana e la guerra di Secessione, Kogure aiutò Sakuragi in letteratura, Ayako si prese cura di Mitsui, lasciando Haruko con Rukawa. Presto però queste due coppie si scomposero, e Mitsui e Rukawa decisero di collaborare tra loro per i compiti di Biologia e di Inglese, con somma soddisfazione del rossino, che guardava sempre la Akagi con un certo sospetto.
Per la prima volta da quando si era iscritto in prima elementare, Sakuragi terminò i compiti per il giorno successivo, fra l'altro con l'impressione di non aver scritto proprio delle corbellerie, visto che Kogure sembrava molto soddisfatto
di lui…
Anche Mitsui e Rukawa erano soddisfatti del risultato della propria collaborazione. L'unico che sembrava non proprio entusiasta era Ryota, che cercava di ripetere i principi alla base della dichiarazione di Indipendenza con l'enorme mano di Akagi pronta a stamparglisi sul collo al minimo errore.
Purtroppo la mozione contro il perpetuarsi della tortura presentata da Miyagi fu bocciata da tutti gli altri, e l'appuntamento fu rinnovato al giorno successivo, il primo giorno dell'esperimento Anzai-Taoka…
"Anzai è proprio rimbambito… come gli è venuta una pensata simile?! Io non voglio giocare con Koshino… non me ne frega niente. Io voglio giocare con te. Al campionato studentesco mica starò in squadra con quelle schiappe del Ryonan…" si stava lamentando Sakuragi con Rukawa, mentre salivano per andare a dormire, dopo che tutti gli altri erano andati via.
"Bah, non lo so. Forse…" aveva cominciato il volpino, ma l'urlo di Sakuragi gli impedì di proseguire…
"TRADITORE!!!!! Pensi anche tu che sia una buona idea???!!! Allora sei contento di giocare con Sendoh… sei uno stronzo!" e il rossino si infilò nella stanza da letto chiudendosi la porta a chiave dietro le spalle.
"Hana, apri. Non fare l'idiota…"
Evidentemente l'espressione non era stata delle più felici, perché da dentro arrivò un:
"Io SONO un idiota, no? Un do'aho… Beh, se hai bisogno di qualcuno, c'è l'orrido porcospino che non aspetta altro!"
"Smettila…" ma presto Rukawa capì che era inutile continuare:
"Mph… è mai possibile che sia così irrazionale?!" si chiese.
Uscì nel giardino, continuando a scuotere la testa. Sotto la finestra della loro stanza c'era un tiglio enorme. Quando era piccolo ci si era arrampicato tantissime volte… non avrebbe avuto problemi…
"Che diavolo mi tocca fare… che diavolo!" continuava a ripetersi mentre si issava sul ramo più basso. Ci mise poco a raggiungere il balcone della stanza… gli bastava scavalcare la balaustra, la portafinestra era sicuramente socchiusa… Sorrise… no, aveva un'altra idea: non aveva dei sassolini, ma forse qualche monetina sarebbe andata bene lo stesso.
Le prese dalla tasca e le gettò contro il vetro.
Vide Hanamichi avvicinarsi alla finestra e affacciarsi per capire cosa fosse stato.
"Giulietta… il tuo Romeo è qui, sull'albero… Non nutrire la tua irrazionale gelosia, non permettere che questa serpe si impadronisca nel tuo cuore!" esclamò, cercando di avere un tono da eroe romantico e portandosi melodrammaticamente una mano sul cuore…
Hanamichi era arrabbiato, ma la scena di Kaede tra le fronde dell'albero che declamava come un eroe cinquecentesco era troppo buffa:
"Vieni dentro, dolce Romeo, dovessi avere sulla coscienza la tua schiena per un improvviso cedimento di quel ramo…" sussurrò tentando una Giuliettesca voce in falsetto.
Con un balzo Kaede fu sul balcone. Si chinò sul ginocchio e lo pregò:
"Davvero posso pensare di rivolgervi la parola, mia dolce donzella?"
Hanamichi lo tirò su per un braccio e stampò un bel bacio su quelle labbra piegate in un sorriso scherzoso:
"Non ti lascerei andare via per nulla al mondo…"
Poi aggiunse: "Comunque ti ribadisco che l'idea di Anzai è una stronzata…"
Il giorno successivo cominciò come tutti gli altri: la sveglia suonò alle sette, si prepararono sempre in corsa con il tempo, poi saltarono sulle biciclette e raggiunsero la scuola.
Sakuragi era preoccupato. Nonostante la notte fosse stata 'intensissima', non riusciva a non pensare che quel pomeriggio Kaede si sarebbe allenato con Sendoh. Conosceva troppo bene l'orrido porcospino per poter stare tranquillo, e aveva una voglia matta di disertare i propri allenamenti per seguire quelli del Ryonan…
"Sakuragi… più concentrato! Questi errori in genere non li fai…" Akagi era un po' preoccupato dalla mancanza di determinazione del rossino.
"E' distrutto dalla vedovanza…" sibilò perfidamente Mitsui, apprestandosi a insaccare un tiro da tre.
"Ferro, Mitsui. Che anche tu sia affetto dallo stesso morbo?" lo derise il rossino tentando un terzo tempo e frantumandosi contro il muro avversario.
"Scimmia…"
Koshino e Fukuda si guardarono stupiti: era così che si allenavano quelli dello Shohoku? Ma poi Akagi si impose, e cominciò a costringere tutti quanti ad impegnarsi. I ragazzi del Ryonan si stupirono della velocità e dell'elevazione dei giocatori dello Shohoku, mentre questi rimasero colpiti dagli schemi dei ragazzi di Taoka.
Fu divertente confrontarsi, avevano modi diversi di giocare, e quindi all'inizio era difficile anche trovarsi con i passaggi. C'era chi partiva troppo da dietro, chi non si muoveva dalla metà campo avversaria… insomma, combinarono un po' di pasticci, ma erano stimolati dal confronto.
Quando entrarono nello spogliatoio, Koshino cominciò ad armeggiare intorno ad un armadietto. Quando se ne accorse, Sakuragi lo riprese bruscamente:
"Che stai facendo?! Quello è l'armadietto di Kaede…"
"Beh, scusate tanto…Il signor Anzai mi ha detto che potevo prenderne uno…"
"Non quello… a destra ce ne è un altro libero… Sì, quello…" lo guidò Mitsui.
Koshino e Fukuda si lanciarono un'altra occhiata. Che diavolo avevano questi deficienti dello Shohoku?
Mentre entrava nella doccia, Sakuragi fu percorso da un brivido paralizzante: anche Kaede avrebbe dovuto farsi la doccia nello spogliatoio del Ryonan… si sarebbe dovuto spogliare davanti a Sendoh… magari in quel momento l'hentai stava con gli occhi incollati al corpo della Kitsune…
Il dolore allo stomaco lo portò ad accasciarsi nella doccia…
NOOOOOOOOO!
Intanto al Ryonan Ryota e Kogure stavano affrontando una situazione simile a quella vissuta allo Shohoku. Riuscivano ad imporsi in velocità, ma gli schemi chiamati da Sendoh erano fatali. Solo Rukawa riusciva ad imporsi sia in velocità sia intuendo al volo le manovre del Ryonan.
Fecero due sfide tre contro tre. Nella prima Sendoh e Rukawa giocarono da avversari. Il volpino giocava al meglio, deciso a non lasciare ad Akira neanche un rimbalzo. A volte il giocatore del Ryonan era costretto al fallo, e due volte i due giocatori caddero insieme sul parquet. Rukawa non permise mai il minimo indugio, anzi si liberava quasi con fastidio dal peso dell'avversario quando questi esitava a rialzarsi. Kogure cercava di osservarli senza farsi scorgere, e ovviamente notava il desiderio di Sendoh di stare il più possibile vicino a Rukawa. Sinceramente, però, non pensava che Sakuragi corresse il minimo rischio.
La seconda partita vide le due stelle di Kanawaga giocare insieme.
Rukawa fu piacevolmente stupito. Quella sincronia nei movimenti, quella comprensione delle intenzioni del compagno, quella precisione nei passaggi l'aveva provata solo qualche volta con Hanamichi. Con Sendoh invece era continua. Era incredibile giocare con un compagno così… e poi non c'era invidia, non c'era desiderio di apparire più bravo: Akira gli aveva permesso di finalizzare azioni di cui avrebbe avuto più diritto di sancire il successo, e così anche lui si era scoperto più altruista. Insieme avevano servito a Kogure due slam dunk sicuri, e anche il quattr'occhi si era lasciato catturare dalla carica che spingeva i compagni.
Quando Taoka stabilì la fine dell'incontro, avevano stracciato gli avversari senza neanche accorgersene. Non avevano mai guardato il punteggio, erano troppo presi dal gioco, troppo impegnati a divertirsi con schemi sempre nuovi.
Sendoh era al settimo cielo. Anche lui non aveva mai avuto un compagno come Rukawa… era fantastico giocare con lui… e poi stare insieme due settimane intere: chissà se…. Sorrise tra sé e sé al solo pensiero…
Andarono tutti negli spogliatoi.
Adesso dovevano farsi la doccia. Al contrario di quello che pensava Sakuragi, Sendoh non era un maniaco pronto a saltare addosso a Rukawa appena questi avesse cominciato a spogliarsi, erano amici da troppo tempo perché potesse costituire un obiettivo una semplice relazione fisica, però doveva ammettere che la tentazione di dare una sbirciatina c'era. Insomma, alla fine era un essere umano anche lui!
Rukawa, però, scelse la doccia più lontana, occupando la panca corrispondente. Inoltre, come per un tacito accordo, Ryota e Kogure si misero ad armeggiare intorno a lui con i propri accappatoi, cosicché l'ostacolo fu brillantemente superato…
Anche quella sera era stato ordinato il gruppo di studio.
Non appena arrivò a casa, Kaede fu accolto da un abbraccio mozzafiato del rossino.
"Che ti prende…" mormorò rispondendo al bacio del compagno.
"Mi sei mancato" stava arrossendo. Era normale che non riuscisse a resistere poche ore senza la sua Kitsune?
Ma la risposta di Kaede lo spiazzò:
"Anche tu…"
Si fissarono negli occhi, poi Sakuragi lo prese per mano, avviandosi al piano superiore.
"Come è andata con l'orr… con il Ryonan?" provò a chiedergli tra un bacio e l'altro.
"Dopo…"
Era evidente che a volte il tempismo del Tensai non era all'altezza delle situazioni…
Purtroppo c'era qualcun altro che aveva gli stessi problemi, perché proprio quando le cose avevano cominciato a prendere una piega interessante, si sentì suonare il campanello…
"No! Non è possibile… io li uccido!" urlò il rossino, correndo sulle scale. Quando aprì, si ritrovò sei paia di occhi che lo guardarono prima sorridenti, poi imbarazzati…
"E' l'ultima moda quella di aprire la porta di casa senza indossare altro oltre ai boxer?" lo prese in giro Mitsui.
Contemporaneamente il gorilla schiaffò una mano sugli occhi di Haruko e l'altra su quelli di Ayako…, tuonando:
"Stupida scimmia, vatti a vestire… SUBITO!!!"
In quel momento arrivò Rukawa, che aveva fatto in tempo a infilarsi i pantaloni e stava finendo di allacciarsi la camicia:
"Hana, forse è il caso che tu torni su… "
Sakuragi era rimasto in silenzio anche troppo a lungo, a questo punto sbottò:
"Che diavolo! E' mai possibile che dobbiate arrivare sempre al momento sbagliato…"
"Mi domando con voi quale sia quello giusto… state sempre a rotolarvi come due orsetti bianchi…" osservò Ryota.
"Cazzo! Non ci vediamo da quando sono finite le lezioni…" cercò di giustificarsi il rossino.
"Quasi un'era geologica fa…" lo derise Mitsui.
"Tu sta' zitto, pechinese di peluche!" fu l'immediato rimbrotto "Comunque, sistematevi nel soggiorno, noi non abbiamo ancora finito…" e afferrò il volpino per una mano, trascinandoselo in camera.
Quaranta minuti dopo erano di nuovo tutti insieme.
Rukawa era sceso per primo, portando i libri su cui doveva studiare.
Ryota aveva cercato di approfittare della situazione per provocare il sempre gelido volpino:
"Sakuragi? Ancora non si è ripreso?"
"Sta finendo di fare la doccia" fu la risposta lapidaria.
"Non la fate insieme?" insistette l'altro maliziosamente.
Rukawa fissò lo sguardo gelido in quello del playmaker:
"A volte sì" si fermò un momento poi continuò "Tu invece sempre da solo, vero?"
Ryota arrossì distogliendo subito lo sguardo. Che stronzo a colpirlo proprio sul punto debole! Certo, tutti sapevano che lui non aveva nessuno, però non era un buon motivo per metterlo così in imbarazzo, no?
In quel momento li raggiunse Sakuragi, che andò a sistemarsi accanto al volpino. Purtroppo l'urlo del gorilla intervenne a rovinare tutto:
"Mi sembra che tu sia stato abbastanza insieme a Rukawa… trovati un altro posto!"
Cominciarono a studiare. Ad un certo punto, però, decisero di fare una pausa per mangiare qualcosa. Finalmente un momento di relax… Ovviamente i discorsi andarono a finire sul primo giorno dell'esperimento Shohoku-Ryonan.
"Come è stato allenarsi senza di me?" chiese Mitsui al suo Megane-kun, scompigliandogli i capelli. Il quattr'occhi non fece neanche in tempo a cominciare a rispondere che intervenne Miyagi:
"Più che bene! Ha giocato anche meglio del solito… Due, dico d-u-e slam dunk!"
Mitsui guardò un po' orgoglioso un po' preoccupato il suo Kimi-kun:
"Ah, al Ryonan giochi meglio… "
Il ragazzo arrossì, ma fu si nuovo Ryota a prevenirlo:
"Beh, diciamo che Sendoh e Rukawa oggi erano indemoniati… Glieli hanno serviti loro gli SD, e tutta la partita l'hanno giocata in modo fantastico… davvero, come se giocassero insieme da sempre: si trovavano sui passaggi più azzardati, proprio come se ognuno dei due sapesse sempre cosa pensasse l'altro…" il playmaker non si era accorto dello sguardo di Kogure che gli implorava di smetterla, né dell'espressione prima allibita e poi furente di Sakuragi.
"Dacci un taglio" intervenne secca Ayako, che invece aveva pienamente interpretato la situazione.
Però era troppo tardi: Sakuragi si era portato di fronte a Rukawa con uno sguardo inceneritore:
"… ti sei trovato bene a giocare con Sendoh, eh?! Certo, quel verme schifoso gioca meglio di me… e per te conta solo il basket… Poi cosa avete fatto? Avete terminato il confronto sotto la doccia?!"
Rukawa aveva mantenuto un'espressione impassibile durante tutta la conversazione, e la mantenne anche mentre la propria mano raggiungeva il volto del compagno con un schiaffo tanto forte da fargli girare la testa…
Fatto questo, il moretto afferrò la giacca e uscì.
Tutti erano rimasti di sasso.
"Sakuragi… come hai potuto dire quelle parole…" Kogure era allibito.
Ma il rossino era ancora tramortito dal colpo ricevuto… delle lacrime di dolore e rabbia cominciarono a bruciargli gli occhi…
"Io… io non volevo dire niente di tutto questo…" pigolava intanto Ryota "Davvero, scimmia, chiedilo anche a Kogure… Lo sai, quando c'è Rukawa, Sendoh ci prova sempre un po', ma non si può certo dire che abbia successo… davvero…"
"Ha ragione Miyagi, Hana. Non dovevi fargli quella sparata: Rukawa è sempre correttissimo, e, a parte te, tutti vediamo bene chi è la persona di cui è innamoratissimo…" intervenne con voce ferma Kogure.
"Io… io non sopporto di pensare che quel Sendoh…" mormorò il rossino.
Stavolta fu Ayako a parlare:
"E non ci devi pensare… Rukawa potrebbe avere migliaia di ragazze o ragazzi, ma ha scelto te… E' così difficile da capire? Vai a cercarlo…" e lo sospinse verso la porta "Cerca di farti perdonare, e sii umile… umile fino a strisciare…" gli raccomandò poi, inseguendolo con la voce.
Sakuragi si avviò rapidamente verso la spiaggia. Sapeva bene che era quello il luogo in cui la Kitsune andava a sfogarsi quando era arrabbiato… e infatti lo vide, seduto sulle rocce che impedivano al mare di mangiarsi tutta la duna.
Gli si avvicinò lentamente. Quando fu a pochi passi da lui, mormorò:
"Ede, mi dispiace… io non so… non so cosa mi prenda a volte…"
La voce con cui l'altro gli rispose era infinitamente triste:
"Hanamichi, ti rendi conto che passano le settimane, parliamo, viviamo insieme, ci confrontiamo, e poi stiamo sempre allo stesso punto?"
"Cosa… cosa vuoi dire?"
L'altro scosse la testa:
"Non puoi essere sempre così geloso! Non posso essere obbligato a salire ogni sera su un albero per tentare di rassicurarti… non posso far l'amore con te - hai capito cosa ho detto? Amore, non sesso- e dieci minuti dopo essere accusato di ripassarmi l'intero Ryonan…"
"No… solo Sendoh…" provò a scherzare il rossino.
Rukawa sbuffò:
"Sto cercando di parlarti seriamente"
"Lo so, Kaede… ma io non riesco a controllarmi, è che ho ancora così tanta paura…"
"Ma paura di cosa? Ho mai fatto qualcosa per giustificarla? Pensi che se fossi innamorato di Sendoh starei con te? Non lo sono. Siamo amici, mi piace confrontarmi con lui su un campo da basket. Questo lega me e Sendoh, il basket… mi illudevo che tra noi invece ci fossero molte più cose…"
Aveva parlato molto, per i suoi standard. Lo aveva fatto perché sperava che fosse la volta buona per far capire ad Hanamichi come stavano le cose. Adesso doveva vedere se c'era riuscito.
"Scusami, Kaede, ti prego… scusami!
Io ho fiducia in te, è in me che non ne ho: vedi… io ho sempre paura di non essere all'altezza delle tue aspettative… forse perché…" si interruppe, ma lo sguardo interrogativo che l'altro di rivolgeva lo obbligò a concludere:
"Forse perché io non ho ancora capito cosa vedi in me, perché mi hai scelto. Ho sempre paura che tu possa accorgerti di aver fatto un errore…"
Il moretto gli si avvicinò e gli appoggiò le mani sulle spalle:
"In te ho visto tantissime qualità… molte cose che io non ho, molte cose che hanno contribuito a farmi vedere la realtà in maniera differente… Sono felice da quando sto con te…" si interruppe pensieroso "Oddio, in realtà…."
"In realtà?"
"In realtà avevo visto anche la gelosia… ma forse in questo avevo sottovalutato il grande Tensai…" terminò prendendolo in giro.
"Mai sottovalutare la forza dei sentimenti del Tensai!!!!" esclamò il rossino battendosi il petto con un pugno... Poi riprese, cantilenando come un bambino:
"Mi perdoni? Ti prego, ti prego, ti prego…."
Rukawa lo lasciò un po' sulla corda:
"Ho promesso a Sendoh che uno di questi giorni andremo a cena insieme… io e lui soli" cominciò con tono serio, ma in realtà mentendo spudoratamente.
A Sakuragi mancò l'aria per qualche secondo. Era un rospo grosso da mandare giù… ma lui era il Tensai…
"Ehm… eeeehmmmm, bella idea… Spero che vi divertirete…" e soprattutto che l'orrido porcospino rimanga avvelenato! Aggiunse tra sé e sé.
Rukawa rimase a guardare il mare qualche altro istante, poi gli afferrò la mano:
"Vieni, do'aho, a casa ci aspettano…"
La prima settimana era andata.
Fortunatamente la minaccia della cena a due non si era ancora concretizzata. Sinceramente il rossino evitava di far domande: sapeva che Kaede glielo avrebbe annunciato, quando fosse giunto il momento, e poi stava ben attento a mascherare qualsiasi segno della propria gelosia.
La Kitsune gli aveva dato un'altra possibilità: non lo avrebbe deluso.
Gli allenamenti procedevano bene. Tutto sommato, escludendo gli aspetti negativi della lontananza dal volpino, della vicinanza tra questi e l'orrido porcospino, e il fatto che, in fondo in fondo in fondo, un po' gli mancavano anche Kogure e Ryota, le cose non stavano andando male.
La presenza dei tre giocatori del Ryonan aveva riaperto vecchie contese e sviluppato la competizione. E poi c'erano sempre gli scontri verbali con Mitsui… a volte anche questi potevano servire per non pensare ad una certa parrucca a punta…
E poi c'erano i momenti di dolcezza a casa, i momenti rubati al gruppo di studio o al sonno, per coccolarsi un po', per parlare…
Kaede ultimamente era un po' più loquace. Gli raccontava come andavano le cose al Ryonan… un pomeriggio gli aveva anche spiegato, al campetto nel parco, uno schema che avevano inventato con Sendoh, Ryota e Kogure. Era stato bello, era stato come un tentativo di coinvolgerlo ancora di più nella sua vita.
Quella sera avevano deciso di prendersi un turno di riposo. Non avrebbero studiato, ma sarebbero usciti tutti insieme.
Sakuragi aveva impiegato un po' di tempo per convincere il volpino. Il moretto infatti non amava molto le uscite mondane, si sentiva a disagio in mezzo alla folla. Spesso poi il suo aspetto attirava l'attenzione della gente, e questo lo infastidiva.
Quella sera però sarebbe andato. Mitsui aveva detto che li avrebbe portati in un posto in cui sicuramente si sarebbero divertiti, poi aveva aggiunto:
"Non mi fate sfigurare, è un posto elegante…"
Tutti si erano guardati un po' perplessi, poi, però, Ayako aveva rotto la tensione esclamando:
"Finalmente un'occasione per sfoderare il mio vestito dalla scollatura vertiginosa e le scarpe con i tacchi a spillo!"
Al che Ryota aveva mormorato:
"Quindi a me toccherà portare una pistola nei pantaloni…"
A queste parole, i compagni non riuscirono a nascondere uno scoppio simultaneo di risa… Inaspettatamente, fu Akagi a rivelare il perché dell'ilarità generale:
"Finalmente hai svelato l'arcano: non 'la' porti sempre, solo nelle occasioni importanti…."
Di nuovo erano tutti piegati in due dalle risate, ovviamente a parte i soliti noti: Haruko e Kogure, imbarazzati, Rukawa che non rideva neanche forzandolo con il crick, e lo stesso Ryota che però non lo aveva fatto perché profondamente offeso…
E poi Sakuragi non si era risparmiato dal piazzarci il carico:
"Bastasse una pistola a illudere Ayako sulle tue possibili prestazioni…"
Quando Hanamichi uscì dal bagno, trovò il compagno, che si era lavato prima di lui, seduto sul letto con lo sguardo perso sui vestiti visibili nell'armadio aperto.
"Ancora non ti sei vestito, Ede?"
"Non so cosa mettermi."
"Allora lascia scegliere me!" propose il rossino entusiasta.
"Purché non mi trasformi in un pagliaccio…"
Un'ora dopo uscirono per raggiungere gli altri.
Lungo la strada incontrarono un sacco di gente, spesso coppie teneramente abbracciate, la cui parte femminile (a volte però anche quella maschile) si voltava con sguardo rapace e acquolina alla bocca a rimirare Rukawa.
Il rossino era molto soddisfatto della propria opera: Kaede era fantastico con il completo scuro e la camicia azzurro pallido. La giacca era perfetta, e quella bella cravatta completava l'opera.
Anche Hanamichi era elegante, forse non quanto il proprio compagno, ma stava decisamente bene… era orgoglioso di cogliere gli sguardi di ammirazione della gente, sembrava quasi che invidiassero la loro serata anche senza sapere dove fossero diretti…
Si incontrarono con gli altri di fronte alla porta del locale.
Effettivamente si erano tutti tirati a lucido: era difficile riconoscere gli spaventapasseri dello Shohoku in quel gruppo di ragazzi in giacca e cravatta… Ok, ok, con l'eccezione di Mitsui che aveva optato per pantaloni neri di pelle, maglietta nera aderente e l'inseparabile giacca di cuoio. A completare il gruppo, c'erano poi le due ragazze, che sfoderavano vestiti e tacchi da sogno, e Yohei, in qualità di accompagnatore di Haruko.
"Miyagi… adesso rischi di essere anche più basso delle ragazze!" lo sfotteva Sakuragi.
"Piantala, stangone: un metro e novanta di idiozia" replicò prontamente il tappetto.
"La pistola l'hai portata? Non che ti serva…" lo contrattaccò il rossino.
"BASTA!!!" il gorilla sapeva come farsi valere. Prese i due per il collo e li obbligò a tacere.
"Visto che siamo tutti… entriamo!" comandò Mitsui.
Il locale era una discoteca a cui si poteva accedere solo su invito. Miracolosamente sembrava che l'ex teppista… ehm, Mitsui… ne avesse per tutti.
C'era parecchia gente all'interno: molti erano intorno al bancone, alcuni sui divani o ai tavoli che circondavano la pista e tantissimi già si stavano scatenando sotto le luci psichedeliche. Non c'era la solita musica da discoteca, ma generi diversi: dal revival di disco-music anni '70, al rock duro, alla latino-americana per poi finire con gli ultimi successi dance… insomma, musica per tutti i gusti.
Ayako e Haruko cominciarono subito a muoversi ritmicamente. Dopo essersi scambiate uno sguardo di intesa, si avvicinarono alla pista, seguite a ruota da Ryota e Yohei, con Akagi che sorvegliava da lontano.
Rukawa e Mitsui andarono a prendere da bere, mentre Kogure e Sakuragi si sistemavano sui divanetti.
"Il posto non è male" disse il rossino, cominciando a dondolarsi sul sedile.
"Sì… peccato che io non sappia ballare…" rispose il quattr'occhi.
"Beh, neanche io, però non dovrebbe essere tanto difficile… basta che ti dondoli un po'…"
"Già, come hai fatto con Rukawa quella sera…" e scoppiarono a ridere, ripensando a quella volta che, ubriaco, il rossino aveva costretto la Kitsune a ballare sulle note di 'Careless Whisper'.
Quando i loro due compagni tornarono, Kogure e Sakuragi stavano ancora ridendo. Mitsui e Rukawa si guardarono perplessi, ma decisero di sorvolare.
Tra una birra e l'altra, cominciarono a parlare degli allenamenti, della scuola, ma presto la conversazione si trasformò in uno scambio di sfottò tra il rossino e Mitsui, con Kogure che cercava di placarli e Rukawa che faceva finta di non conoscerli. Fortunatamente ogni tanto Akagi, Ryota e Yohei si riunivano al gruppo, interrompendo le dispute e cercando, inutilmente, visti i gusti degli altri quattro, di coinvolgerli negli apprezzamenti sulle ragazze che riempivano la sala.
Dopo numerosi giri di birra, quasi tutti i ragazzi erano ubriachi: Ryota, al partire del primo lento della serata, si era avventato su Ayako, stringendola in una morsa micidiale e dondolandosi languidamente sulle scarpe della malcapitata.
Yohei e Haruko, sempre in fuga dal gorillone, cercavano invece di vincere il premio melassa… ma lo choc si ebbe quando Mitsui decise di trascinare sulla pista il reticente Megane-kun…
"No, Hisa-chan… che fai?! Non voglio…"
Ma l'ex teppista non si fermava:
"Smettila di essere così timido, Kimi-kun… Non vedi quante altre coppie ci sono?! Non essere dispettoso…"
Presto il povero quattr'occhi si rese conto che non c'era speranza di sottrarsi a quell'incubo, e, rosso come un peperone, si ritrovò a ballare tra le braccia del tiratore scelto dello Shohoku.
Era già da qualche minuto che Sakuragi aveva fissato lo sguardo su Rukawa. Questi aveva continuato a far finta di nulla, ma ad un certo punto era sbottato:
"Che ti prende, do'aho?" gli chiese, temendo di conoscere già la risposta.
"Il Tensai vuole ballare!" esclamò il rossino allargando la bocca da un orecchio all'altro.
"Buon divertimento!" replicò il volpino, riportando l'attenzione sulla propria birra.
"Il Tensai volere ballare con te!" sembrava Cita in conversazione con Tarzan…
"Scordatelo, do'aho…"
"Tu volere… hic… io ballare con sconosciuto?"
"Fai quello che ti pare."
"Tu presto pentire di tua scelta… hic!" e si alzò barcollando, raggiungendo il piccolo palco che dominava la pista. Con un po' di difficoltà riuscì ad issarcisi sopra. La canzone era una versione riarrangiata di 'Hotel California'…
Sakuragi cominciò a muoversi al ritmo avvolgente della musica: non era un bravo ballerino e nemmeno andava proprio a tempo, però i suoi movimenti erano coinvolgenti…
Rukawa lo osservava piuttosto a disagio: a sue spese sapeva che quando il do'aho era ubriaco si comportava in maniera istintiva, trasformando gli impulsi in azioni evitando ogni percorso che potesse lambire il cervello…
Il rossino si era sfilato la cravatta, già abbondantemente allentata, e aveva cominciato a rotearla sopra la propria testa.
"Che diavolo sta facendo quel demente?!" Rukawa si sentì nell'orecchio la voce preoccupata e improvvisamente sobria di Mitsui, che gli era tornato accanto insieme a tutti gli altri.
Si strinse nelle spalle… cosa poteva rispondergli?
"Ma non cerchi di fermarlo?"
"Non sono sua madre…" in realtà sperava che Hanamichi si fermasse da solo: insomma, non credeva che fosse così ubriaco…
Ma la giacca del rossino presto colpì Mitsui in testa.
"Che mira, eh?! Io… Tensai!" nonostante la musica, lo avevano sentito… e Mitsui non era stato per niente contento.
"Io quello lo riduco in poltiglia… quella scimmia ha il cervello di un'alga…"
"Mitsui, le alghe non hanno cervello…" fu il pronto intervento di Haruko.
Il ragazzo neanche la guardò mentre rispondeva:
"E' per questo che ho paragonato il loro a quello dell'idiota… e ora anche al tuo!"
Adesso pochissime persone continuavano a ballare. Tutta l'attenzione era sullo spogliarello improvvisato di Sakuragi… anche la musica era cambiata, andando sul più adatto Joe Cocker…
Il rossino stava slacciandosi la camicia, sempre senza distogliere gli occhi da quelli luminosi come zaffiri di Kaede.
Questi intanto si stava chiedendo come intervenire… Gli seccava dover salire sul palco e portarselo via… però così non poteva continuare.
Mentre la camicia di Hanamichi planava sulla testa di Ryota, il moretto si alzò con un sospiro.
Si avvicinò al palco. Sakuragi gli tese una mano per salire, tutto contento della piega che stavano prendendo le cose.
Dal pubblico si levò un boato di ammirazione. Evidentemente pensavano che lo scopo del suo arrivo fosse di raddoppiare lo spettacolo.
Un coro di:
"Nu-do, nu-do, nu-do…" capeggiato da quei disgraziati di Mitsui e Ryota, accompagnò la sua comparsa nell'arena.
Hanamichi non aiutava minimamente la situazione. Rukawa gli si avvicinò cercando di afferrarlo per un braccio e tirarlo via da lì, ma il rossino aveva tutt'altre intenzioni:
"Sei venuto, eh? Tensai aspettare te…" e gli si era buttato addosso, cominciando a sfilargli la giacca. La cosa si faceva sempre più imbarazzante…
"Do'aho! Piantala di fare l'idiota, andiamo a casa…" provò ad urlargli nell'orecchio.
"Lui volere portare Tensai a casa… io avere paura…" urlò alla folla indicandolo e scoppiando in irrefrenabili sghignazzi. Appena si fu ripreso, proclamò:
"Noi ballare, poi andare a casa…" e gli sfilò la cravatta.
In quel momento la nota sagoma del giocatore del Ryonan dai capelli a punta si sporse sul palco:
"Kaede… serve aiuto?!" chiese con voce allegra.
L'altro scosse la testa. Ecco, ora erano a posto… solo Sendoh ci mancava!
Intanto Sakuragi continuava a strusciarsi contro il compagno, cercando di coinvolgerlo in quel ballo forzato. A mali estremi, estremi rimedi!
"Ahio, Volpe fatto male a Tensai…" piagnucolò Sakuragi dopo aver ricevuto un pugno in piena faccia.
La folla si divise fra fischi e applausi, con una piccola ma rumorosa rappresentanza di insulti…
"Volpe farà molto peggio, se non scendi immediatamente da qui!" non ce la faceva più, accidenti a quella testaccia vuota di scimmia…
"No!" e il rossino cominciò a slacciarsi la chiusura dei pantaloni, ormai l'unico indumento che gli fosse rimasto indosso.
Stavolta il pugno del moretto non andò a bersaglio, poiché l'altro, non si sa come, era riuscito a schivarlo. Fortunatamente un istante dopo stramazzò ugualmente a terra.
Rukawa non fece neanche lo sforzo di voltarsi, sapeva chi era stato:
"Grazie, Akira…"
"Dai, portiamolo via prima che si riprenda…"
In due lo trascinarono giù dal palco, sotto una bordata di fischi da parte del pubblico.
"Ho la macchina parcheggiata poco lontano…"
Rukawa si risparmiò l'ovvia domanda di come facesse a guidare la macchina senza averne l'età: in certe circostanze era meglio evitare di conoscere i particolari.
Salutati al volo i compagni, i tre uscirono dal locale.
Caricarono il rossino sul sedile posteriore e si avviarono verso casa.
Dopo quelle ore di musica a tutto volume, finalmente c'era un po' di tranquillità. Sendoh accese la radio su un programma di musica classica, tenendo basso il volume.
"Era ubriaco?" chiese dopo un po'.
"Mph"
"Gara di resistenza?"
Il moretto annuì. Presagendo la domanda successiva, anticipò la risposta:
"Mitsui…"
Akira scoppiò in una risata:
"E pensava di vincere contro Mitsui?!"
Il moretto si strinse nelle spalle:
"Si crede un genio…"
A queste parole scoppiarono a ridere tutti e due… Sendoh, sentendo la risata del compagno, si voltò a guardarlo in viso, poi, all'occhiata interrogativa di Rukawa, spiegò sorridendo:
"Non ti si vede ridere spesso…"
Rukawa non rispose e riportò lo sguardo fuori dal finestrino.
Il resto del viaggio lo passarono in silenzio. Quando arrivarono a casa fu un'impresa trasportare il rossino al piano di sopra. Sendoh era un po' a disagio all'idea di entrare nella loro stanza… insomma, con se stesso aveva sempre negato l'esistenza di una relazione seria tra i due, così, invece, sarebbe stato più duro persistere nella propria illusione.
La stanza era quella di Kaede. Il letto era all'occidentale, matrimoniale. Si capiva immediatamente quale fosse la parte dell'uno e quale quella dell'altro… fumetti contro riviste di basket… E poi c'erano le due sacche per gli allenamenti, e l'armadio aperto traboccante di vestiti… un vita di coppia, niente da dire.
Dopo averlo sistemato sul letto ed averlo coperto con il piumone, i due ridiscesero al piano inferiore.
"Qualcosa da bere?" chiese il moretto avviandosi in cucina.
"Un te freddo, se ce l'hai…"
Si sedette sul divano, ritrovandosi vicino una pallocca addormentata di pelo beige.
"Non sapevo che avessi un gatto" disse sporgendosi verso la porta della cucina.
Rukawa tornò con un vassoio su cui aveva posato due bicchieri alti ed una caraffa piena della bibita ghiacciata. Appena si sedette il gatto gli saltò in braccio.
"E' stato un regalo di Hanamichi" e cominciò ad accarezzare l'animale sotto la gola.
"Ti assomiglia…"
"Me lo ha detto anche lui."
Rimasero qualche istante in silenzio, ad ascoltare le fusa del gattino.
"Forse è meglio che vada" mormorò Sendoh quando ebbe finito di bere "Stasera sei troppo bello, la scimmia è fuori dai piedi… insomma, potrei non rispondere di me…" lo fissò negli occhi, serio.
Kaede lo accompagnò alla porta. Mentre l'altro usciva, gli sussurrò:
"Grazie, senza di te stasera non so come avrei fatto…"
Sendoh si girò lentamente. Lo guardò sorridendo, poi cedette a quell'impulso che lo assaliva ogni volta che lo vedeva: gli fu addosso e lo prese tra le braccia, affondandogli il viso tra i capelli e poggiando le labbra ardenti su quel collo pallido:
"Farei ben di più, se tu me lo permettessi…" gli sussurrò nell'orecchio.
"Akira… no! Mi dispiace..."
Il ragazzo più grande lasciò la presa, ma andandosene gli disse:
"Io non demordo, non lo farò mai."
La mattina successiva Saluragi si svegliò con un mal di testa terribile. Spense la sveglia, che aveva un insolito rumore martellante, e si girò cercando Kaede.
Il lato del compagno era vuoto, quella parte del letto non era neanche disfatta…
Il rossino si tirò immediatamente su a sedere, sebbene il dolore lancinante alla testa lo obbligasse a ributtarsi immediatamente giù: dove diavolo era Kaede? Perché non era lì con lui?
Oddio… non riusciva a ricordare assolutamente nulla della sera precedente… che diavolo era successo? Chiuse gli occhi, si sarebbe riposato ancora un minuto… un minuto solo…
Basta, adesso doveva proprio alzarsi. Passando davanti a una delle stanze degli ospiti, vide, attraverso la porta aperta, il letto disfatto e il pigiama di Kaede gettato sulle coperte. Perché mai aveva dormito lì, invece che nella loro stanza? Il dolore alla testa gli impedì di pensare ad una eventuale risposta.
Entrato in cucina fece un salto che per poco non gli fece sfondare il soffitto: armeggiante intorno alla lavastoviglie c'era la donna delle pulizie dei Rukawa… ma che diavolo di ore erano?
"Pensavo che non ti saresti più alzato…" mormorò la donna.
Era strano, a Kaede dava sempre del lei, invece a lui del tu…
"Che… che ore sono?" riuscì a bisbigliare, pregando fra sé e sé che la donna la smettesse di gridare…
"Le undici e mezzo"
"Ma… io dovrei essere a scuola… Dov'è Kaede?"
"Il signorino Rukawa è già andato. Ha lasciato un biglietto.."
Sakuragi glielo strappò dalle mani:
-Penso che oggi ti convenga riposarti. Ci vediamo stasera-
Oddio… mal di testa, mal di testa, mal di testa…
Il pomeriggio, rinfrancato da qualche altra ora di sonno, raggiunse i compagni in palestra.
Quando entrò fu accolto dal sorrisetto ironico di Mitsui:
"Allora, ripreso dalla bella serata?"
Cercò di montare uno sguardo inceneritore, ma ormai era totalmente incapace di comandare i propri muscoli facciali. Ma furono le parole successive a spaventarlo:
"Almeno oggi sei venuto vestito!"
No, non avrebbe mai dato a quel mezzo teppista travestito da pechinese di peluche la soddisfazione di chiedergli spiegazioni!
Quando ebbero finito gli allenamenti e si furono cambiati, si fermò ad interrogare Ayako, che come sempre era rimasta per chiudere la palestra.
La manager fu piuttosto esaustiva, senza risparmiare alcun particolare dell'infame serata del rossino.
"… mi… mi hanno portato via Kaede e… SENDOH????"
"Esattamente. Se non ci fosse stato 'l'orrido porcospino', come lo chiami tu, avresti fatto un 'servizio completo'…"
Sakuragi si coprì gli occhi con la mano.
"Ma sei proprio certa che IO abbia fatto queste cose?"
"Sì. Comunque, a riprova delle mie parole, osserva il livido che hai sullo zigomo…"
"E Kaede era arrabbiato?"
"Non ci vuole un 'Genio' per capirlo!"
"Ha ragione quando dice che sono un do'aho… ora capisco anche perché ha dormito nella camera degli ospiti…"
Riportò lo sguardo sulla ragazza:
"Aya-chan…"
"Che vuoi? Mi sembri Miyagi quando prepara una supplica…"
"Mi accompagneresti al Ryonan?"
E che si sarebbe persa la resa dei conti?
"Beh… se proprio insisti…"
"La scimmia rossa si è ripresa?"
"Non lo so. Stamattina quando sono uscito dormiva" Rukawa stava provando i tiri da tre insieme a Sendoh.
"Si parla del diavolo…" sorrise il porcospino, quando vide chi stava entrando nella palestra in quel momento.
"…Ede, sono passato a prenderti. C'è il gruppo di studio stasera…" Hanamichi aveva deciso che era meglio prendere le cose alla larga.
"Che piacere rivederti, Saku-scimmia: oggi sobrio?" lo prese in giro Sendoh.
Non riuscirà a farmi arrabbiare, non riuscirà a farmi arrabbiare, non riuscirà a farmi arrabbiare… si ripeteva il rossino.
"Kaede, ti prego… Non ricordo niente di quello che è successo ieri sera, mi ha raccontato tutto Ayako… non so cosa mi sia successo…"
Rukawa continuava a tirare a canestro, come se non lo sentisse nemmeno.
"Stai intralciando gli allenamenti…" gli disse Sendoh, con il solito sorriso stampato sul volto.
Senza reagire, con la coda tra le gambe, il rossino uscì dal campo limitandosi a guardare l'one on one tra i due giocatori dalla panchina dell'allenatore, insieme ad Ayako.
Ayako gli strinse la mano tra le proprie. Era andata con l'intenzione di divertirsi un po' alle spalle dell'amico, ma adesso le dispiaceva vederlo soffrire tanto.
Dopo una mezz'ora, i due andarono a cambiarsi. Sakuragi si impose di non seguirli. Niente scene di gelosia, niente ulteriori intemperanze…
"Sembra un po' giù…" mormorò Sendoh, cercando di interpretare i pensieri del compagno.
"Mph" un muro invalicabile, come sempre.
"Mi sembra di capire che tu voglia tenerlo un po' sulla corda…"
L'altro non rispose. Dopo un po' disse, come se non avessero parlato di altro fino a quel momento:
"Kogure sta migliorando molto."
Sendoh sorrise:
"Sì, sta diventando molto bravo…"
Kaede non gli aveva rivolto la parola per tutta la sera. Erano usciti dalla palestra del Ryonan insieme all'orrido porcospino, e questi, tutto gasato, non aveva fatto altro che chiacchierare. A un certo punto, poi, aveva pure rispolverato la sua mossa segreta: atteggiamento noncurante e braccio sulla spalla della Kitsune… Quell'umanoide ridens aveva i giorni contati, e per più di un motivo… il Tensai aveva sopportato anche troppo in quei giorni!
Poi, a casa, si erano ritrovati con tutti gli altri, e non c'era stato modo di scambiarsi una parola.
Sakuragi sapeva che era necessario un millesimo della propria genialità per capire che la volpe era davvero arrabbiata… e adesso temeva il momento della verità, temeva che neanche strisciando come il verme più strisciante sarebbe riuscito a passare indenne attraverso l'ira del compagno.
Se ne erano andati tutti: erano soli, finalmente.
Kaede salì al piano superiore, sempre senza rivolgergli una parola, e si infilò nella stanza degli ospiti.
"…Ede, perché? Insomma, non possiamo parlarne…" ma ormai il suo unico interlocutore era la porta che gli era stata sbattuta sulla faccia.
In effetti, più passavano i giorni, più Rukawa si arrabbiava: stavolta il do'aho aveva davvero passato il segno. Era vero che era ubriaco, che non era completamente consapevole delle proprie azioni, però… non riusciva a ripensare a quella scena senza sentirsi coperto di ridicolo!
A volte cercava di fermarsi a comprendere il motivo di tanta rabbia, era solo il fatto di essersi sentito, proprio malgrado, sgradevolmente al centro dell'attenzione? Purtroppo non era solo quello, sebbene la cosa l'avesse comunque messo a disagio… no, era qualcosa di più grave, qualcosa di cui purtroppo non sarebbe riuscito a parlare neanche con il do'aho: gli sembrava quasi che questi avesse umiliato il loro rapporto, con quella pantomima, sì, era questo che gli dava fastidio, il pensare che quello che c'era tra loro fosse stato scempiato, messo in mostra davanti a tutti come una baracconata… e a questa rabbia si aggiungeva quella dovuta al fatto che mai e poi mai avrebbe ammesso che questo lo aveva ferito nell'orgoglio.
Furono giorni di inferno: non per la prima volta, ma in modo più doloroso rispetto alle altre, Sakuragi si rese conto di come la propria vita non fosse niente, non valesse niente senza la sua kitsune.
Continuavano a vivere insieme, ad abitare nella stessa casa, ma ogni suo approccio si infrangeva contro il muro del silenzio del compagno.
La sera prima della fine dell'esperimento Anzai-Taoka, Saluragi decise di chiedere aiuto a Kogure. Il quattr'occhi era quello che l'aveva aiutato e ascoltato dall'inizio della sua storia con Kaede, e poi era il ragazzo più sensibile che conoscesse: forse insieme avrebbero trovato una soluzione.
"Beh, effettivamente non è stato uno spettacolo esaltante vederti mentre ti spogliavi davanti a tutti…" mormorò Kogure.
Sakuragi divenne così rosso che un pomodoro sarebbe sembrato albino al suo confronto.
"Poi tutti quegli sciocchi che urlavano quando Rukawa è salito per portarti giù… non deve essere stato piacevole…"
"Ma ero ubriaco!" tentò di giustificarsi il rossino.
"Lo so, ma questo non attenua il fatto che lui è stato coinvolto, senza volerlo, in uno spettacolo pubblico. Rukawa è salito, e tu… insomma, hai continuato…"
"Ma cosa ho fatto? Da quello che mi ha detto Ayako…" ma il senpai lo interruppe:
"Ti sei comportato su un palco di fronte a tutti, amici, compagni di squadra, gente poco conosciuta e totalmente sconosciuta, come se foste in camera da letto" era stato duro, ma era necessario. Sakuragi si fermava alle azioni, alle giustificazioni, rifiutandosi di analizzare il punto cruciale.
Rimasero in silenzio per qualche istante, poi fu il rossino a parlare:
"Ho capito, ho svilito quello che c'è fra noi dandolo in pasto a tutti, come se fosse più importante far ridere che proteggere quel bene così prezioso…"
"Sì, ora hai capito, Hana-chan…" il quattr'occhi gli sorrise pieno di dolcezza "Adesso devi cercare di recuperare… di fargli capire che la tua mancanza di sensibilità, di riserbo, è stata il frutto dell'alcool, ma che quello che c'è fra voi è ancora sacro anche per te."
La mattina dopo Sakuragi si alzò prestissimo. Doveva preparare un sacco di cose, e aveva il terrore di non fare in tempo.
Con il libro di cucina della madre aperto sul tavolo, cominciò a preparare una colazione degna di un re. Sull'enorme vassoio di legno riuscì a sistemare l'inverosimile: toast, crêpes, succo d'arancia, cereali, yogurt, tea, macedonia… e poi uno stretto vaso di cristallo con una rosa bianca e, accanto, una busta da lettere.
Salì al piano superiore dopo aver controllato l'orologio. La sveglia di Kaede avrebbe suonato dopo cinque minuti. Il rossino sorrise tra sé: sicuramente stava ancora dormendo…
Bussò piano, sperando che l'altro non si svegliasse, quindi entrò nella stanza avvolta dalla penombra. Appoggiò il vassoio sul letto e abbassò la levetta della sveglia. Poi si chinò per appoggiare un bacio sulla tempia del moretto ancora addormentato.
"… do'aho…" mormorò la voce ancora impastata dal sonno.
"E' ora di alzarti… Kitsune…"
Rukawa, finalmente sveglio, si voltò verso di lui:
"Che diavolo ci fai qui!?" Il tono era di nuovo gelido, ben diverso da quello con cui poco prima lo aveva invocato.
"Beh... sto uscendo per andare a fare quattro tiri prima della scuola… volevo avvertirti… A dopo!" faticò a concludere la frase, era difficile rimanere impassibili davanti all'astio dell'unica persona dalla quale dipendeva la sua felicità.
Si allontanò in silenzio e chiuse dolcemente la porta dietro di sé. Sperava di aver fatto la cosa giusta, sperava di aver scelto le parole giuste…
Forse stavolta aveva esagerato, ma non bastava un bacetto per fargli sbollire la rabbia. Il do'aho lo aveva ferito, adesso doveva scontarne le conseguenze.
Si rigirò sotto le coperte. Il tintinnio delle tazze lo avvertì della presenza del vassoio con la colazione… Si tirò su un gomito sorpreso: Sakuragi doveva aver impiegato un sacco di tempo per preparare tutto…
Perché quel demente cercava di fare di tutto per farlo sentire in colpa? Lui era stato l'unica vittima di quella situazione e adesso l'altro gli girava intorno come un cane bastonato… No, non si sarebbe intenerito, pensò assaggiando una crêpe… Accidenti, il do'aho sapeva pure cucinare! E poi si accorse della splendida rosa bianca. Si fermò ad ammirarla, mentre il gatto saltava sul letto per completare l'opera e ricordargli tutte le premure e le affettuosità della scimmia rossa…
"Tutti coalizzati, eh?!" mormorò accarezzandogli il pelo folto.
Nello spostare il vaso con la rosa sul comodino, si accorse della lettera che era nascosta dietro… la rigirò tra le mani, incerto se aprirla subito. Scosse la testa rassegnato: chissà cosa gli aveva scritto quell'illetterato di Hanamichi… e con il coltello aprì la busta.
Era notte fonda quando il rossino aveva cominciato a riempire quel foglio. Voleva scusarsi, ma desiderava anche che Kaede capisse che quello che c'era fra loro era la sola cosa preziosa della sua stupida vita…
"Carissimo Kaede,
è davvero strano ritrovarsi a scriverti una lettera, ma non è la prima volta, da quando ci conosciamo, che mi trovo a comportarmi come mai avrei pensato di fare.
So bene di fare spesso errori con te, di deludere quelle che sono le tue aspettative grazie al mio caratteraccio irruento, però non voglio e non posso permettere che tu mi giudichi peggiore di quanto non sia.
Riguardo ai miei accessi di gelosia, hai ragione su tutta la linea: tu non me ne hai mai dato alcun motivo, ma la mia insicurezza mi fa vedere mostri a dieci teste al posto delle ombre… sto cercando di cambiare, per te… sto cercando, almeno, di trattenere la mia impetuosità.
Da questo punto di vista non voglio sprecare la possibilità che mi hai dato
And waste a chance that I've been given
proprio come recita la nostra canzone, non è vero?
E adesso passiamo all'altra nota dolente… la mia squallida esibizione della scorsa settimana. Hai ragione a chiamarmi do'aho, non che tu ne dovessi avere una conferma, ma a volte mi rendo conto anche io di esserlo.
So che non basta dirti che ero ubriaco, non basta perché non giustifica tutto, non cancella quello che ho fatto: non solo lo spettacolo, ma la spettacolarizzazione. Il fatto, però, è che, da quel palco, come in qualsiasi momento della mia vita, io vedevo solo te, quello che facevo lo facevo per te, come se fossimo soli
tonight the music seems so loud, I wish that we could lose this crowd
Già, è proprio così… Ho impiegato dei giorni per ricordare, ricostruire quei momenti, e quello che ho visto… che ho sentito… è stata la musica che accompagnava noi due, soli, dimentichi della folla.
Non pensare che non sappia quanto debba esserti sembrato umiliante il mio comportamento, ma non pensare neanche che ci fosse l'intenzione di esibire e quindi svilire il nostro rapporto:
io vedevo solo i tuoi occhi, e volevo che tu venissi da me, e insieme, inconsciamente, volevo che anche nella mia massima idiozia tu non mi lasciassi solo… E tu non l'hai fatto, anche se non ti è piaciuto.
Ti amo, Kaede. Ti amo così tanto che credo non potrai mai davvero capire quanto. Sapere di averti fatto arrabbiare mi distrugge, ma non voglio che tu pensi che io abbia agito per leggerezza voluta, per esibizionismo… Sono un do'aho, ma solo questo. Quello che c'è tra noi è troppo importante perché tu possa credere che io abbia voluto rischiare di perderlo in maniera tanto infantile.
We could have been so good together
We could have lived this dance forever
But now, who's gonna dance with me?
Perdonami
PS E' proprio bella la nostra canzone… "
"Do'aho… sei proprio un maledetto do'aho…" sussurrò Rukawa quando ebbe finito di leggere.
Era l'ultimo giorno degli allenamenti misti. Dal pomeriggio seguente sarebbe tornato tutto alla normalità, se c'era ancora una normalità dopo quello che era successo in quelle due settimane.
A scuola Rukawa aveva fatto tutto per evitare il rossino, del resto non gli ci era voluto molto: aveva dormito per l'intera durata delle lezioni, e durante la pausa per il pranzo si era eclissato dietro alla palestra.
Sakuragi, invece, aveva cercato in ogni modo di capire come il compagno avesse accolto la propria lettera, ma l'analisi poteva solo avere un risultato sconfortante… il volpino sembrava del tutto indifferente.
Appena terminata la scuola, i ragazzi si divisero. Arrivati in palestra, però, il signor Anzai comunicò che quel pomeriggio si sarebbe disputata una amichevole tra le squadre costruite durante quelle due settimane. In pratica, i giocatori del Ryonan stavano arrivando allo Shohoku per il confronto finale.
Sakuragi si sentì tremare le gambe: adesso avrebbe subito l'ultima umiliazione. Dover accettare la faccia giuliva di Sendoh di fronte alla freddezza e all'indifferenza di Kaede sarebbe davvero stata l'ultima prova… Non si sentiva di affrontarla, ma doveva, doveva per orgoglio, perché altrimenti avrebbe dimostrato, a Kaede e a se stesso, di non avere carattere.
Il gruppo del Ryonan arrivò abbastanza presto. Gli ultimi a fare il proprio ingresso nella palestra furono proprio i due assi di Kanawaga, presi da una conversazione che sembrava estraniarli dal resto del gruppo.
Sakuragi ricacciò indietro rabbia e lacrime: non era quello il momento per lasciarsi andare… doveva essere forte.
Ripensò agli schemi dell'allenatore: Anzai gli aveva detto che avrebbe dovuto controllare Rukawa sotto canestro, e Sendoh nelle ripartenze. Che bello… meglio di così non poteva andare!
Per fortuna una faccia amica: Kogure gli si stava avvicinando sorridendo:
"Dimostra di essere il Tensai… devi farlo per Kaede!"
Anche Mitsui gli venne accanto:
"Togliti immediatamente quell'espressione da cane bastonato dalla faccia, scimmia… dobbiamo farci onore, e poi…. se continui a fissarli così tra un po' troveremo i tuoi occhi appiccicati alle loro magliette…"
Fortunatamente Kogure, con una smorfia di disgusto per l'immagine suggerita da quelle parole, se lo trascinò via.
Taoka diede il via all'incontro.
Era incredibile, in cinque minuti erano già sotto di dieci punti! Finte, controfinte, schiacciate, tiri da tre… Sendoh e Rukawa facevano scintille… Anche Anzai e Ayako erano sorpresi: mai avevano visto una simile sintonia tra due giocatori. E poi il loro non era un gioco egoistico: riuscivano a coinvolgere e a stimolare anche gli altri compagni. Kogure e Ryota sembravano diversi, tutto sembrava semplice, banale…
Anzai chiamò il tempo… doveva scuotere la propria squadra… non poteva fare quella figura di m***a con l'acerrimo nemico Taoka…
"Si può sapere che cazzo vi sta succedendo?!" in genere il simpatico vecchietto non si lasciava andare a questo linguaggio scurrile, ma quando il gioco si fa duro… "Sakuragi, razza di demente! E' quello il modo di marcare un avversario? Rukawa ti ha passato sempre, non sei neanche riuscito a sfiorarlo! Vabbè che lui è un campione e tu una schiappa, ma anche il mio nipotino di due mesi avrebbe potuto fare di più… e su Sendoh! Fare un blocco non significa attentare al ginocchio dell'avversario!
Mitsui! Quando provi un tiro da tre devi mirare al buco sopra alla reticella, hai capito? Non ti danno un premio se arrivi a cento ferri…
Akagi… continua così, ma evita di far diventare gli scontri con Uozumi dei combattimenti si sumo… Koshino! Sendoh non è di vetro, capito!!!!" e avrebbe continuato per un'altra mezz'ora, se il tempo a disposizione per parlare con i giocatori non fosse scaduto.
I ragazzi dell'altra squadra erano invece piuttosto rilassati: mentre Taoka parlava da solo, Sendoh e Rukawa si erano allontanati, cominciando un one on one… dimostrando la patologicità delle loro menti malate, Miyagi lanciava sguardi languidi ad Ayako, e Kogure sorrisi di incoraggiamento a Mitsui….
Tornati in campo, le cose cambiarono poco. Mitsui cercò di stare più concentrato, e riuscì a piazzare qualche buon tiro, mentre Koshino utilizzò tutta la propria tecnica per fermare l'ex capitano, ma l'apporto, o meglio, i disastri di Sakuragi, resero quasi vani i tentativi di rimonta. In un tentativo di marcatura su Rukawa, finirono tutti e due a terra. Rialzatosi per primo, il rossino tese la mano all'amico, ma questi si rialzò da solo. Aveva uno sguardo furente, rabbioso quando gli si avvicinò e lo sbatté con le spalle contro il muro:
"Ti odio quando giochi così! Cazzo, do'aho, vuoi concentrarti? Fai sempre gli stessi errori, quando l'ala grande è in quella posizione è ovvio che l'ala piccola farà la finta per servirla… quante cazzo di volte te l'ho detto!?" si fermò: gli occhi di Hanamichi si stavano riempendo di lacrime. Gli lasciò andare le braccia "…ma non sono affari miei… fai quello che diavolo ti pare…" e gli voltò le spalle.
Hanamichi non resse. Non chiese neanche il cambio ad Anzai, ma corse come un fulmine verso gli spogliatoi.
"Rukawa, stavolta hai esagerato…" era Mitsui, l'unico che potesse permettersi di dargli un consiglio "parlaci: è un do'aho, ma sta soffrendo come un cane…"
Sakuragi diede un pugno contro l'armadietto… Perché, perché tutto stava andando a rotoli… era giusto? No, non pensava di meritarlo…
Mentre le lacrime gli rigavano le guance, ripensò a quegli ultimi mesi… possibile che quella felicità totale fosse stata così effimera? Non poteva essere così… si strinse le braccia intorno al corpo: improvvisamente aveva freddo, e si sentiva solo…
Qualcuno gli aveva appoggiato una felpa intorno alle spalle.
Voltò la testa, stupito. La sua Kitsune era lì, dietro di lui, che lo guardava con lo stesso sguardo corrucciato di prima.
"Non ho bisogno della tua pietà…" gli disse, aspirando però il profumo ben noto di quella maglia.
"Adesso basta, Hana" la voce del moretto era dura.
"Non ti preoccupare, stasera riprenderò le mie cose e ti libererò dal disturbo di avermi sempre attorno" replicò, asciugandosi furtivamente le lacrime con il dorso della mano.
"Fai quello che ti pare" e Rukawa uscì dalla stanza, per raggiungere la sua vera passione.
"Non è solo il basket che vi unisce, Kaede… tu lo ami…" sussurrò il rossino, mentre gli occhi ricominciavano a bruciare.
"Mi dispiace, ragazzi, non sono stato proprio di minimo aiuto…"
"Non ti preoccupare, scimmia, tanto oggi non c'era niente da fare… questi erano scatenati" fu l'inaspettata replica di Mitsui, mentre scompigliava i capelli del quattr'occhi.
"Beh, non è andata proprio male… quel Koshino è abbastanza bravo… e poi gli ultimi cinque minuti, quando sei rientrato, Sakuragi, hai giocato bene…" lo incoraggiò Kogure.
"Già, ma gli altri si erano rilassati, avevano già vinto…"
"Solo perché Taoka aveva tolto Ruk…" Ryota si interruppe "Scusa, Hanamichi…"
Il rossino scosse la testa, come a dire di non preoccuparsi.
"Che ti ha detto Kaede negli spogliatoi?" chiese Mitsui.
"Mph… niente. Stasera torno a casa mia… è finita…"
Tutti i compagni si bloccarono come pietrificati…
"Ma che stai dicendo?!" era stato un coro.
"E' così. Quel verme schifoso di Sendoh ha vinto…"
Mitsui gli sparò un pugno in pieno viso.
"…ma… è diventata una moda? Ma che cazzo ti prende?" ansimò il rossino cercando di riprendersi.
L'ex teppista era furente: "Sai scimmia? Non ho mai capito che cazzo ci trovasse un ragazzo come Kaede in te, è sempre stato un mistero. Sei il più stupido e infantile delle persone che conosco… sembra che tu parli di quello che vi sta succedendo come di una gara di pesca…"
Tutti pensarono che paragone più azzeccato non potesse trovarlo…
"… di cui Rukawa è il primo premio… Ma pensi che lui non ragioni, non provi dei sentimenti? Sei stato uno stronzo l'altra sera, e adesso fai la vittima… Se fossi in Kaede, ti prenderei a calci in culo fino a Pechino… Non te lo meriti!"
"Ma che ti prende? La vuoi piantare? Non ti basta che mi abbia mollato?" replicò il rossino esasperato.
"E' che, purtroppo, non credo che l'abbia ancora fatto…" rispose Mitsui, lasciando tutti di stucco.
Quando Sakuragi arrivò a casa, trovò tutte le stanze del pian terreno illuminate. Dalla cucina arrivava un buon profumo di arrosto, e sul ripiano di marmo era appoggiata una scatola di pasticceria.
Nel soggiorno la tavola era stata apparecchiata con maestria: il servizio più bello, bicchieri di cristallo, le candele nei candelabri, e al centro un vaso con fiori di campo…
Il rossino salì lentamente al piano superiore. Passando davanti alla stanza dove si era spostato Rukawa, vide la luce filtrare da sotto la porta… bussò.
"Mph.." fu quello che riuscì a percepire. Per un momento fu colto dal panico: e se il moretto non fosse stato solo?
Entrò, Sendoh non doveva essere ancora arrivato. Kaede era bellissimo: non indossava né la tuta né i jeans: aveva un paio di pantaloni neri, di velluto liscio, e un maglione grigio a collo alto, morbido, peloso…
"Che vuoi? Sto aspettando ospiti…" il tono era infastidito, seccato.
"…non volevo disturbarti. Ci metterò tre secondi a prendere tutto e ad andarmene… non rovinerò la tua serata. Ho solo bisogno di dirti che… in qualunque momento… in qualunque momento tu ci dovessi ripensare, io sarò ad aspettarti…" mormorò.
L'altro lo guardò senza rispondere, e Sakuragi non riuscì a reggere la durezza di quegli occhi. Si voltò e uscì dalla stanza, cercando di non cadere a terra nel breve tragitto che lo portava nella stanza che aveva occupato per tanti mesi.
Aprendo gli armadi e raccogliendo vestiti e riviste, gli sembrò di ripercorrere una vita: tutte quelle cose non erano più sue, erano di entrambi, non avevano mai fatto distinzioni… Ad ognuna di esse era legata una storia, un'emozione… e adesso sarebbero diventate solo ricordi.
Si sedette sul letto e si nascose la testa tra le mani…
Sentì la porta aprirsi:
"Pensavo che avessi finito…" il tono era distaccato, ma c'era stato un qualcosa… una nota che ricordava altri tempi.
"Manca poco, il resto delle mie cose puoi anche buttarlo…" Sakuragi cercò di ricomporsi. Doveva riuscire ad uscire da quella casa con dignità… nessuno lo avrebbe visto trascinarsi per terra.
"Fai con comodo. La cena sarà pronta tra una ventina di minuti"
"Non ti preoccupare, sarò fuori di qui prima…" mormorò, ormai allo stremo.
"Perché, non hai fame?" il tono del volpino era artificiosamente stupito.
"Non giocare, Kaede. Sto abbastanza male…" ci mancava anche che l'altro si mettesse ad infierire.
"Sì, lo vedo. Ma forse venti minuti sono sufficienti per farti una doccia e cambiarti" adesso il tono era più dolce, e un lampo malizioso gli aveva attraversato lo sguardo.
Sakuragi alzò la testa allibito: che diavolo stava dicendo quel baka Kitsune?
"Non scherzare con il Tensai, baka! Che diavolo stai dicendo?"
"Che ho impiegato una giornata per organizzare tutto, e mi dispiacerebbe mangiare da solo…" gli sussurrò, sedendosi accanto a lui e passandogli un braccio sulle spalle "…anche se, forse, per come hai giocato oggi, non ti meriteresti la mia clemenza…".
"Io… io non capisco…" mormorò il rossino, sperando con tutto se stesso che quello non fosse un sogno.
"Ho letto la tua lettera, do'aho… non che servisse, so bene che mi ami…" schivò di poco una cuscinata "ma sono contento che tu abbia capito perché mi sono arrabbiato e che mi abbia chiarito il tuo comportamento… No, stai fermo!" con le braccia trattenne il rossino che già gli si era buttato addosso "… e poi dovevo rispondere alla domanda che mi hai fatto, ricordi?"
Il rossino annuì, aveva citato la loro canzone, alla fine della lettera
But now, who's gonna dance with me?
"Stasera balleremo insieme, io e te da soli… Mi sembrava che volessi questo l'altro giorno, no? quindi… sbrigati a prepararti" e si alzò, sottraendosi ad un altro tentativo di assalto.
"Ede…" lo richiamò il rossino, mentre il ragazzo aveva già raggiunto la porta "… quello che c'è tra noi è la sola cosa importante della mia vita… l'unica cosa importante…" gli sussurrò.
L'altro gli sorrise:
"Dai, sbrigati… abbiamo perso un bel po' di tempo in questi ultimi giorni…"
Sakuragi rise… avrebbero recuperato!
Cenarono a lume di candela, con una dolce musica di sottofondo e tanti sguardi e carezze… Poi ballarono, abbracciati, davanti al fuoco che crepitava nel caminetto, si baciarono, combattendo, come sempre, per il predominio…
Stesi sul divano, ascoltavano le ultime note della loro canzone:
"Un giorno ti rimetterò la colonna sonora adatta e dovrai riesibirti in uno spogliarello… non eri poi così male!" provocò il volpino.
"Ah! Allora avevi apprezzato il fascino del Tensai… Del resto la folla mi acclamava: ero diventato un idolo!"
Il volpino sollevò il sopracciglio:
"No, non era male…Anche se poi, quando siamo saliti sul palco io e Sendoh le urla erano molto più accese… quasi un tifo da stadio. Insieme funzioniamo bene, io e Akira…" sussurrò pensieroso.
Il rossino si rabbuiò:
"Che cazzo c'entra adesso l'orrido porcospino?" esclamò, ribaltando le posizioni e bloccando la Kitsune sotto di sé.
"Mph… niente, la mia era solo una innocente constatazione…" era così facile mandare quella testa calda su tutte le furie…
"Stasera stai parlando troppo per i miei gusti… e non pensavo che avrei mai avuto la necessità di dire una cosa simile proprio a te…" gli mormorò il rossino sulla bocca, imprigionandola poi con la propria.
Appena Kaede riuscì a liberarsi, provò a proporre:
"Che ne dici di raggiungere il letto? E' tanto che non dormo nella mia stanza…"
"E' solo quella che ti manca, eh?! Andiamo… fra l'altro devo punirti per avermi tenuto sulla corda fino alla fine… Sei un po' sadico, lo sai?" e lo sollevò tra le proprie braccia riprendendo a baciarlo.
No, non era possibile… il telefono sul comodino cominciò a strillare, e, poiché loro cercavano di ignorarlo, sembrava urlare sempre più forte, cominciando a vibrare come se soffrisse del morbo di Parkinson…
"Rispondi, Hana… chissà che diavolo vogliono a quest'ora…" mormorò il volpino, senza smettere di baciargli il collo.
"… pronto…" ansimò Sakuragi nel telefono.
"…Oddio! Che abbia chiamato una linea erotica?!" non c'era da sbagliare, era proprio la vociaccia di quel cretino di Mitsui.
"Che diavolo vuoi a quest'ora?" il rossino cercava di trattenere i gemiti che gli provocavano le dolci torture del moretto.
"Megane-kun voleva essere sicuro che tu non stessi errando per i bassifondi di Kanawaga… non mi credeva quando gli dicevo che in questo momento ti stavi sicuramente facendo sbattere dalla tua Kitsune…"
Sakuragi era sconvolto: possibile che quell'ex teppista passasse con tanta disinvoltura dall'atteggiamento simil-pechinese alle battute più spinte? Recuperando un tono 'quasi' normale, gli urlò:
"… razza di hentai pervertito! Non capisco come faccia Kogure a stare con un maniaco come te!"
"E non lo saprai mai… forse, però, una dimostrazione potrei farla con Kaede…"
Attraverso la cornetta si sentirono le proteste del quattr'occhi, poi la risata allegra di Hisashi e il 'click' della comunicazione che veniva interrotta.
"Mitsui?" chiese Kaede, continuando a fargli scivolare le mani sulla pelle nuda.
"Sì, e adesso ci si mette pure lui a fare apprezzamenti su di te… Non bastava l'orrido porcospino?! Ma io quello lo uccido…"
Rukawa si ributtò indietro sul letto, sospirando:
"Do'aho… possibile che, dopo tutto quello che è successo, tu non abbia capito niente?"
THE END
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