Shu entrò nel soggiorno annunciato da una forte scia di profumo.
Seiji alzò il viso dal libro che stava leggendo e lo guardò stupito.
Poi, lasciò che un lieve sorriso gli increspasse le labbra.
Shu indossava un paio di jeans nuovi di zecca, stivaletti neri perfettamente lucidati e addirittura una camicia bianca al posto della solita T-shirt sdrucita.
- Insomma, si può sapere che cosa devi fare di tanto importante questa sera? - gli chiese.
Shu si grattò la testa, sorridendo imbarazzato.
- Che cosa ti fa pensare che debbo fare qualcosa d'importante?- chiese.
- Diciamo che lo spero, perché, in caso contrario, il tuo boicottaggio sarebbe un vero e proprio tradimento.
I Samurai avevano tentato di fissare un'altra uscita tutti insieme, ma come se un destino maligno congiurasse per buttare all'aria i loro piani, poche ore prima Shu aveva dichiarato di avere un appuntamento e che li avrebbe raggiunti solo dopo cena.
La cosa aveva suscitato una certa curiosa ilarità tra i ragazzi, e ora che Seiji se l'era visto spuntare nel soggiorno tutto azzimato, non era riuscito a resistere alla tentazione di stuzzicarlo un po'.
- E va bene, - si arrese Shu con una smorfia di finto disappunto, mentre era evidente che non vedeva l'ora di sputare il rospo con qualcuno- In effetti è una serata speciale. Ho deciso di chiedere a Yuki se vuole diventare la mia ragazza fissa.
Seiji lo guardò stupito.
- Ehi, questa sì che è una bella notizia!
- Sì, ma promettimi di non raccontarlo a nessuno per ora, se mi dice di no vorrei risparmiarmi le frecciatine di Touma.
Seiji annuì e continuò a guardare l'amico, che aveva cominciato a ravviarsi i capelli con le dita davanti allo specchio del soggiorno.
L'espressione del ragazzo biondo improvvisamente divenne seria.
- Posso farti una domanda indiscreta, Shu?- chiese dopo qualche secondo di silenzio.
- Indiscreta? Come no! Spara pure, vecchio mio.
- Da quanto tempo uscite insieme tu e Yuki?-
Shu lo guardò sconcertato, Seiji doveva avere un senso decisamente esagerato dell'etichetta per trovare indiscreta una domanda del genere.
- Da circa tre mesi, ma non è un segreto, lo sanno tutti.
Seiji si alzò dal divano e si avvicinò a Shu.
- E' solo una coincidenza se ti sei deciso proprio ora a fare sul serio con lei?
Shu osservò l'amico attraverso lo specchio. - Che vuoi dire con 'proprio ora'?- chiese.
- Dopo quello che successo tra Ryo e Shin.- concluse Seiji cercando di spiegarsi con un eufemismo.
Shu sbatté le palpebre per qualche secondo, poi arrossì.
- Sbaglio o non l'hai presa molto bene?- continuò Seiji, deciso a non dargli tregua.
Shu sbuffò esasperato.
- E' solo che non me lo aspettavo da Ryo, tutto qui.- Ringhiò e arrossì ancora di più sotto lo sguardo implacabile di Seiji.
- Oh, ma insomma,- sbottò - Uno crede di essersi fatto una certa idea di una persona, e invece...E poi lui è il nostro leader, forse mi aspettavo un maggior... controllo. Non lo so, Seiji, non darmi il tormento, prima o poi mi ci abituerò, spero. Comunque non capisco cosa c'entra Yuki in questa storia.
Seiji si strinse nelle spalle.
- Niente, mi chiedevo solo se questa improvvisa 'voglia di tenerezza' non fosse una sorta di reazione destata dal desiderio di... ehm... normalità.-
Shu si voltò a guardarlo torvo. - Guarda, che questo potrebbe essere tipico di Touma. Io non sono così contorto, caro mio.
Seiji decise di non insistere oltre e i due rimasero nuovamente in silenzio.
Shu si voltò di nuovo verso il grande specchio, guardandosi con aria critica.
- Sai che cosa mi chiedo da un po' di giorni?- riprese Seiji, dopo qualche altro secondo di silenzio. - Se questa cosa ti dava tanto fastidio perché hai voluto che aprissi gli occhi a Ryo su quello che provava per Shin?
Shu sbuffò di nuovo, evidentemente il discorso gli dava molto fastidio.
- Non è stata mia l'idea ma di Touma. Diceva che se Ryo continuava in quel modo sarebbe stato il caso di cercarci un altro leader. Per me, ti confesso di aver sperato fino alla fine lui ti spaccasse la faccia per le tue insinuazioni.
- Oh! In parole povere mi hai mandato allo sbaraglio, augurandomi il peggio. Davvero molto gentile!
Shu sghignazzò. Smise finalmente di specchiarsi e dirigendosi verso il mobiletto del lettore cd, cominciò ad passare in rassegna gli LP, ammucchiati alla rinfusa.
Dopo un altro po' di silenzio, Seiji ricominciò.
- Perché poco fa hai detto che non te lo aspettavi da Ryo e non hai nominato Shin? Vuoi, forse dire che da lui, invece, te lo aspettavi?-.
-Be',- disse l'altro con indifferenza, - Non si può certo dire che Shin sia mai stato un campione di virilità.
Seiji a quelle parole sentì un'improvvisa fitta alla bocca dello stomaco. Dal divano, dove si era nuovamente seduto, guardò l'amico intensamente, chiedendosi, forse per la prima volta da quando lo conosceva, come apparisse ai suoi occhi. Si sorprese a domandarsi se il ragazzo non lo accomunasse a Shin in quel giudizio impietoso. In fin dei conti, nemmeno lui rispondeva agli stereotipi tipici del macho.
L'altro intanto sembrava aver trovato quello che cercava e si era voltato verso di lui.
-Allora,- chiese con un sorriso buffo stampato sulla faccia, mentre nello stesso tempo tentava di nascondere un cd nella tasca posteriore dei jeans - Come sto?-
Seiji non riuscì a controllare l'irrazionale impulso di prendersi una piccola vendetta.
- Bene, ma spero che la tua ragazza non soffra di febbre da fieno.
- Perché?- chiese Shu, stupito.
- Ho paura che tu abbia un po' esagerato col profumo, grand'uomo.- rise malignamente.
Shu si odorò la manica della camicia.
- Dici?- chiese, con aria confusa.
Seiji si pentì. Sorrise rassicurante e gli si avvicinò dandogli una bella pacca sulla schiena.
- Non preoccuparti, casanova, vedrai che evapora nel tragitto da qui in città.-
- Chi sarebbe il casanova? - chiese Touma facendo capolino nella stanza, poi diede una veloce occhiata al ragazzo bruno, -Oh!- disse, e bastò quel semplice commento a far arrossire Shu fino alla radice dei capelli.
- Siete pronti? E' un'ora che vi aspetto- intervenne Seiji, facendo cenno a Touma di piantarla.
- Uh uh- disse l'altro - Siamo tutti riuniti nell'entrata. Vedessi che facce, sembriamo un banda di spacciatori. Speriamo di non incontrare una pattuglia stradale o ci porteranno dentro senza nemmeno controllarci i documenti.
Seiji e Shu si guardarono senza parlare. Decisamente lo humor di Touma a volte assumeva dei toni assolutamente surreali.
E anche quello era un eufemismo.
Appena entrati nel sushi bar, che Ryo aveva scelto per la loro cena, Seiji si chiese se non fosse per caso finito nell'antro dell'inferno.
La sala era ampia, ma non abbastanza per la folla di persone che vi sostava, calpestandosi i piedi a vicenda. Inoltre, il soffitto era basso e questo impediva al fumo di circolare e disperdersi. Ciò aveva prodotto una deliziosa cappa di nebbia puzzolente che fece immediatamente lacrimare gli occhi di Seiji e gli tolse il respiro. Il regno del caos era completato dalla terribile cacofonia, proveniente dai televisori, posizionati ai quattro punti cardinali, che trasmettevano una musica assordante e dal brusio spaventoso, di centinaia di bocche mostruose, in movimento perpetuo.
Seiji sbatté le palpebre, tentando di non farsi sommergere dal senso di straniamento che sempre lo coglieva in occasioni simili.
*Ma perché lo chiamano suhi-bar se poi in realtà è in tutto e per tutto un locale all'occidentale?* si chiese.
In quel momento si accorse che Touma cercava di attirare la sua attenzione.
- Seiji, Seiji - urlava l'amico, protendendo il busto verso di lui - Addio, ce lo siamo giocato!!!
- Che c'è?- chiese, cercando di nascondere l'irritazione.
- Guarda quelle ragazze, non ti pare di averle già viste?
Seiji si voltò verso il tavolo indicato da Touma. Era occupato da tre ragazze che accortesi di aver attirato l'attenzione avevano cominciato a ridacchiare e a parlottare tra loro.
- Mai viste in vita mia - affermò Seiji con convinzione.
Touma aveva gli occhi ridotti ad una fessura per lo sforzo di ricordare.
- Ehi, ci sono! - esclamò, e si diresse verso il gruppo con aria decisa.
Seiji guardò Ryo e Shin, i quali restituirono il suo sguardo con espressione esterrefatta.
Poi si voltò di nuovo verso il tavolo, dove l'avvicinarsi di Touma aveva creato un movimento di panico tra le ragazze, che sembrava non si aspettassero un approccio così diretto. Ma dopo un paio di secondi che Touma parlava loro, i volti delle tre si erano illuminati e le bocche si muovevano all'unisono.
Touma accennò verso i samurai rimasti sull'entrata e le ragazze annuirono ripetutamente. A questo punto il ragazzo ritornò indietro.
- Pensate che coincidenza - disse - Sono colleghe del corso di computer che ho frequentato l'anno scorso. Ci avrei scommesso che quelle facce non mi erano nuove. Su andiamo.
I tre si scambiarono di nuovo uno sguardo stupito.
- Andare dove? - chiese Ryo.
- Ma al loro tavolo, no? Ci hanno invitati. Via, non fate gli orsi. Abbiamo avuto una fortuna del cavolo. Facevamo notte nell'attesa che si liberasse un posto.
- Andiamo, dai - disse Ryo ridendo - Touma ha ragione.
Le ragazze si erano presentate con tre assurdi nomi occidentali, qualcosa come Minny, Cindy e Lilly, o roba del genere. Seiji non era sicuro di aver sentito bene, ma sperava ardentemente che fossero solo dei nomignoli.
A parte questo non erano male. Un po' troppo vivaci forse...
Touma, comunque, era entrato subito in sintonia e anche Ryo e Shin, dopo un momento d'iniziale imbarazzo avevano cominciato a chiacchierare allegramente e a ridere.
Seiji aveva tentato di socializzare, ma dopo i primi cinque minuti, stanco di non comprendere quasi niente di quello che dicevano tutti quanti, si era arreso.
Aveva cominciato a mangiare in silenzio, assentendo col capo quando pensava che qualcuno gli stesse facendo una domanda, e limitandosi a sorridere enigmaticamente, se proprio non aveva idea di cosa gli stessero chiedendo.
Dopo un po' una delle tre ragazze cominciò a guardarlo con uno strano sguardo sognante, che purtroppo non gli era per niente nuovo.
*Oh no!* pensò, *Eccone un'altra a cui piacciono i bei tenebrosi*
Ebbe la tentazione di mettersi a ballare sul tavolo, solo per smentire l'idea che si era fatta di lui e invidiò Touma, il quale, ne era sicuro, una simile tentazione l'avrebbe subito assecondata.
Poi accadde qualcosa...
Vide chiaramente Shin allungare una mano e posarla sulla spalla di Ryo, che subito si scostò, quasi con un moto di allarme.
Avvenne tutto nel volgere di pochi secondi, ma Seiji non poté fare a meno di sorprendere l'espressione ferita sul volto dell'amico respinto.
Lo spadaccino fissò Touma e Ryo che continuavono allegramente a chiacchierare, con l'aria di non aver notato nulla.
Poi la sua attenzione si spostò di nuovo su Shin. Il ragazzo aveva smesso di sorridere e si era appoggiato all'indietro, quasi accasciato, anzi, allo schienale della sedia.
Dopo qualche secondo, vide le sue labbra formare la parola "scusatemi", dopodiché si alzò e si diresse verso il fondo della sala.
Nemmeno stavolta Ryo sembrò notare niente di particolare, occupato com'era a rispondere ad uno scherzo della più carina delle ragazze, che pareva averlo preso di mira.
*Seiji, non sono affari tuoi* disse a se stesso, ma un momento dopo era già in piedi a fendere la folla che gli si parava davanti, cercando di percorrere la stessa direzione che aveva visto prendere a Shin.
Per almeno cinque minuti tentò di rintracciare l'amico nella massa di facce sudaticce e in mezzo alla cappa di fumo, fino a che si ritrovò di fronte alla toilette. Entrò, e nella sala di disimpegno, davanti ad uno dei lavabi, trovò Shin.
Il ragazzo si stava asciugando le mani, con un'espressione seria, leggermente torva, stampata sul viso.
Appena si era aperta la porta si era voltato a guardare il nuovo entrato e scorto Seiji, non gli aveva nemmeno sorriso.
Seiji gli si avvicinò cercando di apparire disinvolto.
- Tutto bene?- chiese.
- No. - rispose Shin, senza nemmeno tentare di nascondere la sua amarezza.
Seiji distolse lo sguardo dal volto dell'altro e cercò disperatamente qualcosa da dire. Ma non ne ebbe il tempo, perché Shin, aggrottando ancora di più le sopracciglia disse: - Il mio era solo un gesto amichevole. Non avevo alcuna intenzione di metterlo in imbarazzo.
Seiji annuì lentamente.
- E' stata una mossa istintiva- disse a bassa voce - Non lo ha fatto intenzionalmente.
- E' proprio questo che...
Fu interrotto dall'entrata di un giovane coi capelli ritti sulla testa, di un giallo squillante. Il nuovo arrivato li avvolse in un'occhiata indifferente e si diresse verso una delle porte che si aprivano sui bagni veri e propri.
- Torniamo dentro- disse Shin - Ne riparliamo un'altra volta.
Seiji annuì di nuovo.
Mentre si avvicinavano al tavolo si accorsero che una sagoma familiare, insieme a quella completamente sconosciuta di una ragazza molto esile, si era aggiunta alla compagnia.
- Ehi, c'è Shu- urlò Shin, per farsi sentire, e si precipitò in avanti per salutare l'amico.
Shu aveva sulla faccia un'espressione addirittura beata, per cui Seiji pensò che non fosse nemmeno il caso di chiedergli come fossero andate le cose in quella sua "serata speciale".
Presentò loro Yuki, che si rivelò essere una ragazza minuta, con un viso ancora da bambina, ma con un'espressione energica negli occhi che piacque immediatamente a Seiji.
- Che razza di posto per cenare! - disse ridendo guadagnandosi subito mille punti nella stima dello spadaccino.
- Ma è il locale più trendy della città! - ribatté la tizia più carina - Io trovo che sia un'idea fantastica abbinare il cibo giapponese e lo stile occidentale, non siete d'accordo?
- Be', l'ho scelto io- disse Ryo, - Come faccio a non essere d'accordo?
La ragazza gli tributò un sorriso ammaliante e uno sbattere di ciglia veramente significativo.
- Anch'io sono d'accordo- disse Seiji, imitando il tono leggero degli altri - Ma non vorrete passare tutta quanta la serata qui? Non mi pare affatto trendy rimanere tutto il tempo inchiodati nello stesso posto.
I quattro samurai lo guardarono a bocca aperta, ma le ragazze non potevano accorgersi del suo sarcasmo.
- Giusto - disse Lilly (o Cindy, o Minny, una delle tre, insomma) - Hanno aperto una nuova discoteca, dicono che è uno sballo ed io conosco uno dei buttafuori, che ne dite di farci un salto, dopo cena?
Tutti accolsero con entusiasmo la proposta, tranne Shin che non disse nemmeno una parola e Seiji che urlò un 'no' così forte, che sovrastò per un attimo la musica e il chiasso del locale.
- Avanti, Seiji - disse Touma - Non fare il guastafeste, una volta tanto che abbiamo la possibilità di divertirci un po'...
Seiji lo guardò con freddezza
- Non è ancora nata la persona che riuscirà a trascinarmi in una discoteca,- disse deciso.
Seiji se ne stava seduto su un divanetto blu elettrico a fissare con aria cupa il bicchiere, colmo di uno strano liquido azzurrognolo, che Touma gli aveva messo in mano.
-Provalo,- aveva detto con aria fatua - E' il cocktail più trendy del momento.
E aveva ammiccato sghignazzando.
Se il sushi-bar poteva essere paragonato all'antro dell'inferno, il "Blue Moon", discoteca di grido, ne era l'abisso più profondo. Almeno a giudicare dal modo in cui un mucchio di diavoli scatenati si contorceva al ritmo di un rumore straziante, illuminati da luci vorticose, e avvolti in una cappa di fumo asfissiante.
Solo il suo senso di dignità e una sensazione crescente di rabbia gli impediva di mettersi a piangere come un bambino.
Si guardò intorno. Seduti un po' discosti da lui, Shu e Yuki, parlottavano uno nell'orecchio dell'altro, tenendosi teneramente per mano.
Anche Shin era seduto e sorseggiava una pepsi, mentre con volto scuro teneva lo sguardo inchiodato sulla pista, dove Ryo e la ragazza carina, smettevano di contorcersi solo per mormorarsi qualcosa all'orecchio e scoppiare a ridere all'unisono.
Touma era sparito e delle altre ragazze, una si era unita ad un gruppo di conoscenti e l'altra, dopo aver tentato invano di coinvolgere Seiji in una qualche conversazione, era volata in pista a ballare come una forsennata.
Seiji trascorse le ore seguenti a maledire dal profondo dell'anima quella serata, Ryo che aveva scelto quel dannato locale in cui cenare e Touma che aveva attaccato bottone con quelle pesti di ragazzine.
Solo per un breve momento, verso le prime ore dell'alba, sul suo volto si formò un sorriso diabolico.
Almeno uno dei due responsabili tra non molto l'avrebbe pagata cara, e il suo sguardo si posò soddisfatto su Touma, che sbucato finalmente da chissà dove, sedeva di fronte a lui con gli occhi resi opachi dal sonno, su quell'orrendo divanetto blu.
*********
-TOUMA, SVEGLIATI- urlò Seiji, verso un ammasso scomposto di lenzuola.
Dal cumulo venne una sorta di brontolio e una testa azzurra sbucò fuori. Un paio di occhi assonnati fissarono per un attimo lo spadaccino, poi la testa sparì di nuovo.
Seiji non si diede per vinto. Si avvicinò al letto e con un movimento secco tolse via le lenzuola.
- Avanti alzati, sono già le nove. - Disse con voce severa.
Touma borbottò qualcosa e nascose la testa sotto il cuscino. Seiji gli tolse via anche quello. Il ragazzo allora si coprì il viso con il braccio e cominciò a gemere.
-Seiji, cosa vuoi? Accidenti, sono a pezzi... va' via, ti prego.
-Mi dispiace - disse Seiji - ma temo di doverti ricordare che è il nostro turno di andare in città a far compere. Non mi dire che te n'eri scordato, Touma?
Il gemito divenne un ululato.
- Ma sei matto?!?! Che ti salta in mente, siamo andati a letto alle cinque!!! Lasciami dormire... accidenti a te.
-Tse, tse. Non puoi esimerti, manca un sacco di roba... se non facciamo la spesa non avremo niente da mangiare per cena e sarai tu a doverlo spiegare a Shu.
Touma aprì un occhio e lo fissò sul ragazzo in piedi accanto al letto.
- ESIMERTI? Ma come diavolo parli? Sembri uno dell'ufficio imposte.
Seiji nascose il suo divertimento dietro uno sguardo serio. Si chinò verso il ragazzo, che aveva richiuso entrambi gli occhi e lo afferrò per un braccio, tirandolo con forza giù dal letto.
- Avanti, smettila con questi capricci. D'altronde hai dormito per ben quattro ore, mi sembrano più che abbastanza per un samurai del tuo livello.
In qualche modo riuscì a metterlo in piedi e lo trascinò per un braccio fuori dalla stanza. Touma lo seguì ad occhi chiusi brontolando. Arrivati in bagno, Seiji lo appoggiò contro una delle pareti, aprì la manopola dell'acqua fredda e lo spinse, con tutto il pigiama addosso, dentro la doccia. Dopodiché chiuse la porta del box e si appoggiò ad essa contando mentalmente.
*Uno, due, tre...*
-Aaaaarrrgggh,- l'urlo di Touma fece tremare le pareti della stanza da bagno - Seiji ti ammazzo °##@ò #.
Un sorriso di trionfo si disegnò sul volto del ragazzo biondo.
Il cielo, completamente privo di nubi, era di un azzurro accecante.
Fortunatamente una leggera brezza, che spirava di tanto in tanto, puliva l'aria e le impediva di ristagnare nell'afa.
I due ragazzi camminavano sui marciapiedi di Shinjuko fianco a fianco, Seiji con passo elastico e Touma a testa bassa e con le mani affondate nelle tasche e l'aria torva.
Ma alla fine, anche lui cominciò a gustarsi la passeggiata.
Così, mentre si fermavano ad ammirare le vetrine e a respirare l'aria animata del centro commerciale, l'arciere riacquistò lentamente tutta la sua vivacità, e cominciò a chiacchierare e a lanciare commenti spiritosi sulla gente di tutti i tipi e tutte le fogge che passava davanti al loro naso.
Dopo aver acquistato ciò di cui avevano bisogno, Touma propose di entrare in un giardino pubblico lì vicino, a riposare un po', prima di tornare a casa
Malgrado fosse un giorno feriale, il parco era affollato zeppo, soprattutto di bambini che giocavano a rincorrersi e ragazzi con i rollerball ai piedi.
Vi erano anche molti adulti sopra la sessantina, intenti a dar da mangiare ai piccioni e ad attaccare bottone con le mamme, mentre cinquantenni con la pancetta e in tuta da jogging scorrazzavano con la faccia lucida di sudore.
In mezzo ai prati qualcuno si era addirittura accampato con il cestino da picnic.
Uno scenario di tranquilla normalità, pieno di vita, di suoni e di risate.
Non si poteva nemmeno immaginare che poco tempo prima quello stesso luogo era stato teatro di morte e distruzione.
Eppure, ad un occhio acuto apparivano facilmente alcune tracce dell'attacco di Arago.
C'erano punti in cui il marciapiede divelto era transennato, per impedire alle gente d'inciampare nelle depressioni del terreno e anche fuori dal parco, intorno ad alcuni edifici, si potevano notare molte squadre di operai al lavoro.
Il fervore con cui avveniva la ricostruzione pareva un invito alla gente perché dimenticasse al più presto tutto l'orrore...
- Posso farti una domanda?-
Le parole di Touma interruppero bruscamente i pensieri di Seiji.
- Non sono le domande a farmi paura ma le risposte.- Disse lui serio.
Touma lo guardò per pochi secondi con le sopracciglia aggrottate per lo sforzo, poi il suo volto si illuminò.
- "Victor, Victoria" di Blake Edwards, giusto?-
Seiji fissò il suo compagno, stupito che riconoscesse la citazione.
- Come fai a conoscere questo film?.-
- Per puro caso. Una volta l'ho affittato pensando facesse parte della serie della "Pantera rosa". Non ricordo più quante volte l'ho rivisto da allora.
Seiji nascose il suo stupore sollevando appena il sopracciglio. Non avrebbe mai creduto che fosse un genere che potesse piacere al suo amico.
Riflettendoci, però, dovette ammettere di non avere la minima idea di quale fosse il genere di film che Touma preferiva, o di libri o di qualsiasi altra cosa. Abitavano nella stessa casa, avevano rischiato la vita insieme, eppure si poteva dire che si conoscessero appena. I loro rapporti erano sempre stati più quelli di due compagni d'armi che di due amici veri e propri. Certo non c'era mai stato tra loro alcuna traccia di quel legame che univa Shin e Shu, ma d'altronde non c'era nessuno con cui Seiji potesse dire di avere quel genere di rapporto.
- Cosa volevi chiedermi? - chiese, scacciando il senso di fastidio che gli veniva da quel tipo di riflessioni.
Touma scosse la testa. - Ti avverto, non credo che ti piacerà.
- Coraggio, ormai sono troppo curioso - lo spronò Seiji.
Un lampo di decisone attraversò gli occhi di Touma.
- E'' già da un pezzo che volevo chiederti perché hai accettato di fare da galeotto tra Shin e Ryo.
Seiji sbatté le palpebre, incerto di aver veramente compreso il senso della domanda di Touma.
- Mhm, pensavo fossimo tutti d'accordo che era la cosa migliore da fare, - disse esitando.
- Scusa, riformulo la domanda,- ribatté l'altro, con un sorriso furbo. - Quello che volevo sapere, in realtà, è PERCHE' hai accettato di farlo.
Seiji trasecolò, se con quella seconda domanda Touma pensava di aver chiarito il suo pensiero, era completamente fuori strada.
- Perché non avrei dovuto? Ne abbiamo parlato e la cosa sembrava ragionevole, non ricordi?-
Il sorriso sul volto di Touma si accentuò e il ragazzo fissò l'altro con uno sguardo intenso.
Seiji improvvisamente capì.
Un altra persona al suo posto sarebbe arrossita fino alla punta dei capelli, lui si limitò a guardare l'orizzonte, lievemente aggrottato.
- E' così evidente?- chiese con voce piatta.
Touma scosse la testa. - No, figurati, anzi non credo che nessun altro se ne sia accorto.
- E tu, invece, come hai fatto?
- Be', ho osservato che il tuo atteggiamento nei confronti di Ryo è ancora più controllato di quello che tieni solitamente con tutti. Da principio avevo addirittura pensato che ti rodessi di gelosia.
Seiji riportò lo sguardo sul suo compagno, ma il suo volto non mutò espressione.
- Perché è lui il leader? - chiese, semplicemente.
Touma annuì. - Ho pensato che doveva essere difficile per uno con le tue qualità e la tua educazione accettare di essere secondo a qualcuno.
- E perché, hai cambiato idea?-
- Oh... ti ho conosciuto meglio,- disse Touma, con aria leggera.
Ci fu un lungo silenzio, durante il quale Seiji si immerse in una profonda meditazione.
Negli ultimi due giorni era la seconda volta che gli toccava rileggere "l'affare Ryo e Shin" con gli occhi dei suoi amici ed in entrambe le occasioni ciò che aveva scoperto lo sconcertava profondamente.
Shu lo aveva mandato avanti con la speranza che la loro teoria si rivelasse sbagliata, senza provare il minimo scrupolo su come quella cosa avrebbe potuto influire sulla sua amicizia con Ryo. E adesso le parole di Touma gli avevano fatto comprendere che, con la stessa mancanza di scrupoli, il samurai lo aveva spedito nella fossa dei leoni, senza la minima preoccupazione dei suoi sentimenti.
- Non hai risposto alla mia domanda, Seiji.
Il ragazzo biondo si scosse.
- Ryo era troppo fuori di sé, con lui in quelle condizioni eravamo tutti in pericolo. Tutto il mondo era in pericolo...
- Eh, già. Il dovere prima di tutto, giusto? Davvero una bella cosa l'etica del sacrificio.
Seiji, davanti all'ironia dell'altro, sentì un moto di rabbia salirgli dentro. Respirò profondamente prima di rispondere.
- Guardati intorno,- disse accennando con il mento alla scena davanti ai loro occhi. - Tutto questo è stato salvato con molto sacrificio. C'è davvero bisogno che sia io a ricordartelo, Touma?-
L'altro lo guardò per parecchi secondi con una strana, intensa espressione, poi rise allegramente e scosse di nuovo la testa.
- Lo sai cosa penso davvero, caro mio, che è un gran peccato che una persona con sentimenti nobili come i tuoi si sforzi tanto di nasconderli sotto una tonnellata di ghiaccio. Magari tu sarai convinto del contrario, ma non giova molto alla tua immagine, sai?
Un sorriso forzato stirò le labbra di Seiji. - Forse no,- disse - Ma sicuramente giova molto ai tuoi denti.
- Che c'entrano i miei denti, adesso?-
- C'entrano, perché se non io fossi tanto bravo a controllarmi, tu porteresti la dentiera già da un pezzo, Touma.- spiegò, e senza dare il tempo all'altro di ribattere si alzò, prese alcuni dei pacchi depositati a terra accanto alla panchina e cominciò ad avviarsi verso l'uscita.
Touma rise divertito e con uno scatto atletico lo raggiunse.
A casa trovarono Shin da solo. Il ragazzo era in cucina, seduto al tavolo con un giornaletto aperto davanti agli occhi. Alzò appena la testa quando gli altri due entrarono e li salutò con aria chiusa. Touma lanciò uno sguardo interrogativo verso Seiji, che si strinse nelle spalle.
- Dove sono gli altri?- chiese al ragazzo, che si era di nuovo immerso nella lettura.
- Shu ha ricevuto una telefonata da Yuki ed è uscito subito dopo. Ryo, non lo so.-
I due Samurai si scambiarono un altro sguardo. In silenzio cominciarono a sistemare i prodotti dentro gli scaffali.
- Cosa c'è oggi per cena, Shin?- provò Touma allegramente.
-Panini,- disse Shin, alzandosi di scatto e lasciando la stanza.
Touma lo guardò uscire a bocca aperta. Poi sghignazzò.
- Oops, guai in Paradiso, a quanto pare,- e strizzò l'occhio a Seiji.
Era già metà pomeriggio, quando Seiji smise di studiare. Sbadigliò, stiracchiandosi come un gatto. Poi si alzò per sgranchirsi le gambe e si affacciò alla finestra. Sul prato vide Ryo e Seiji. I ragazzi erano troppo lontani perché potesse sentire cosa dicevano, ma il linguaggio dei loro corpi non dava adito a dubbi. I due stavano litigando furiosamente.
Seiji si ritirò discretamente dalla finestra. Tirò fuori il suo tappeto per la meditazione e lo stese sul pavimento. Si sedette sopra assumendo la posizione del loto. Svuotò la mente, concentrandosi sul respiro e ripeté il proprio mantra, fino a che la sua coscienza non divenne un tutt'uno con quelle sillabe.
Quando scese in cucina era già buio. La stanza era deserta, come il resto della grande casa. Attaccato al frigo, trovò un biglietto. Era di Touma e avvertiva che né lui né Shu avrebbero cenato in casa.
Non vi era alcun accenno su che fine avessero fatto Shin e Ryo, ma Seiji non se ne preoccupò.
*Saranno da qualche parte a fare pace* si disse, ignorando la lieve sensazione di fastidio che il pensiero gli procurava.
Invece, ascoltò con soddisfazione il silenzio della casa avvertendo un senso di pace salirgli dal profondo.
La villa aveva assunto, all'improvviso, quelle caratteristiche che l'avvicinavano all'ideale che aveva Seiji del paradiso: un luogo di silenzio e di quiete.
Con gesti netti e precisi si apparecchiò la tavola e mangiò lentamente l'insalata di carne che trovò in frigo, assaporandone con una specie di meticolosa voluttà ogni boccone.
*La felicità è veramente fatta di piccole cose* scherzò con sé stesso.
Dopo cena per scrupolo accese il televisore, cercando a lungo, su tutti i canali, una qualche notizia sospetta, ma fortunatamente, quel tanto di male che vi trovò (e non era poco) aveva un volto assolutamente ed esclusivamente umano.
Prima delle undici si ritirò nella sua stanza. Indossò il pigiama, godendo della sensazione della seta sulla pelle e in quel momento sorprese la propria immagine allo specchio.
Fu colpito dall'eleganza delle propria figura e dall'agile grazia dei suoi stessi movimenti e questo gli riportò automaticamente alla mente Shu e quello che aveva detto di Shin il giorno prima.
*Chissà cos'è intendeva esattamente con l'espressione 'campione di virilità'?,* si chiese, * Ma scommetto che secondo lui Ryo ne è un valido rappresentante. Deve sentirsi molto deluso da quello che è successo, molto più di quanto non dimostri.*
C'era stato però qualcos'altro nell'atteggiamento del suo amico, che non riusciva proprio a togliersi dalla mente. Ed era il tono di leggero disprezzo con cui Shu aveva pronunciato il suo giudizio sulla sessualità di Shin.
*Non è giusto,* si sorprese a pensare, * Si è sempre comportato in maniera tanto amichevole con lui, non posso credere che abbia sempre recitato.*
Scacciò quel pensiero scuotendo la testa. No, era impossibile, lo Shu che conosceva lui era incapace di qualsiasi ipocrisia. Aveva ragione l'altro ad accusarlo di prestargli pensieri troppo contorti. La verità doveva essere molto diversa. Probabilmente Shu aveva sempre classificato Shin in un certo modo. Ma questo non gli aveva mai impedito di provare sinceri sentimenti d'affetto verso il ragazzo, né di essergli veramente amico.
Almeno fino a quando non aveva dovuto fare i conti con la realtà di una relazione, che secondo una certa visuale, non legava molto con l'etica guerriera.
Forse era solo un fantasma della sua paranoia, ma gli pareva d'aver notato un po' freddezza nel comportamento di Shu verso Shin, nelle ultime settimane e aveva cominciato ad avvertire una certa apprensione nel pensare a quanto tempo ci avrebbero messo Shin e Ryo ad accorgersene a loro volta.
Scosse la testa dicendosi che era proprio da pazzi arrovellarsi con simili pensieri, nel cuore della notte.
Si mise a letto e afferrato un grosso volume sul comodino si immerse nella lettura. Il libro era interessante, ma lui era davvero esausto, tanto che dopo qualche minuto si era addormentato, con la lampada da notte accesa e il volume abbandonato sul petto.
Lo svegliò un lieve bussare alla porta. Spalancò gli occhi, i sensi immediatamente allerta, ma si rilassò immediatamente, avvertendo nel fondo della mente il contatto di una presenza familiare.
- Avanti.- disse.
La porta si aprì e Ryo fece capolino nel vano.
- Scusa se ti disturbo, Seiji, ma ho visto la luce accesa e ho pensato che fossi sveglio. Posso entrare, ho bisogno di parlare un po'.-
Seiji annuì. - Certo, vieni dentro.
Il ragazzo entrò nella stanza e si accomodò sulla sponda del letto. Seiji lo osservò, e notò subito la strana espressione dipinta sul suo viso.
*Ahi* pensò *Guai in vista*
- Cosa leggi?- Chiese prendendo in mano il libro di Seiji. - "Il Tramonto dell'Occidente" - scandì ad alta voce. - Bel titolo, però credevo che fosse Touma ad interessarsi di astronomia.
- Non è astronomia, ma filosofia- disse Seiji in tono scherzosamente didascalico e poi tacque aspettando che l'altro cominciasse. Ma Ryo sembrava improvvisamente molto interessato al volume. Esaminò con cura la copertina, poi lo aprì e cominciò a sfogliarlo nervosamente.
- Scusami- disse Seiji, togliendoglielo dalle mani - Pensavo che fossi venuto per dirmi qualcosa.
Ryo lo fissò con aria stranita poi abbasso lo sguardo sulle mani vuote, cercando, evidentemente, un modo d'iniziare il discorso.
- Oggi pomeriggio Shin mi ha detto che vuole rompere con me.
- Oh! - esclamò Seiji, tentando di controllare la sua meraviglia.
- Già.
Tacquero per qualche istante, Seiji incapace di dire una cosa qualunque e Ryo ad osservarsi ancora le mani, con l'aria di vederle per la prima volta.
All'improvviso si alzò dal letto e si allontanò verso la finestra, fermandosi fuori dal cono di luce della lampada.
Quando parlò di nuovo la sua voce, nell'ombra, aveva un tono tagliente.
- Non so cosa gli sia preso, mi ha detto un sacco di cose idiote su di me che non so cosa voglio davvero e sul nostro rapporto che secondo lui non ha futuro.
- C'entra qualcosa quella ragazza di ieri sera?
Ryo riemerse dall'oscurità.
- Ecco, cosa ci può essere di più imbecille. Piantarmi solo perché ho scherzato un po' con una ragazzina idiota... ma ti pare possibile?
Seiji non disse niente, ma il suo sguardo era fin troppo eloquente. Ryo arrossì profondamente.
- Oh, ma insomma, cosa ho fatto di male? D'accordo lo ammetto avrò flirtato un po', ma stavo solo scherzando, te lo giuro!
Seiji scosse la testa. - Guarda Ryo, che non è a me che...
Ryo si avvicinò ancora di più e lo guardò intensamente.
- Ti prego, Seiji, parlagli tu. A me non dà ascolto, non mi sembra più neppure lui, è completamente fuori di sé.
Seiji dimenticò di respirare per qualche secondo. Guardò l'amico a bocca aperta, in una perfetta imitazione del pesciolino di Shin.
- Ma perché io? - Chiese quando riuscì ad articolare di nuovo le parole. - Non mi sembra il caso. Sono affari vostri, non avrei alcuna giustificazione ad impicciarmi.
- Tu sei l'unico che può farlo ragionare - insisté Ryo, con aria implorante. - Shin ti stima moltissimo, soprattutto da quando gli ho raccontato come hai fatto a farmi capire... be' lo sai. Avanti Seiji, non puoi abbandonarmi.
Seiji scosse di nuovo la testa, cercando di assumere un'aria più decisa possibile.
Ryo si sedette di nuovo sul letto e lo guardò fisso negli occhi, Seiji non gli aveva mai visto uno sguardo simile.
- Seiji, io non ce la faccio senza Shin. Digli almeno questo, e te ne sarò grato per tutta la vita.
Seiji chiuse gli occhi e si appoggiò alla spalliera del letto.
- Cercherò di parlargli domattina.- disse sconfitto.
******
Il giorno dopo, di buon'ora, Seiji bussò alla porta della camera di Shin, maledicendo dentro di sé il momento stesso in cui si era ritrovato coinvolto in quella assurda faccenda.
Attese che il ragazzo all'interno gli desse il permesso e aprì la porta della stanza.
Shin era sdraiato sul letto, vestito di tutto punto, con le mani dietro la testa a contemplare il soffitto.
- Ti disturbo, se entro un attimo, Shin?
Il ragazzo volse verso di lui un viso serio e scosse la testa.
Seiji entrò cercando di nascondere il suo imbarazzo.
- Volevo sapere se stavi bene, sono due giorni che non cucini... comincio a temere le reazioni di Shu.
Shin si mise lentamente a sedere sul bordo del letto.
- Ti manda Ryo? - chiese con tono depresso.
Seiji si morse le labbra e annuì, non c'era niente che si potesse nascondere a Shin.
- Non avresti dovuto permettergli di coinvolgerti, Ryo è davvero un grande egoista.
- Lo so, ma in qualche modo ho finito per simpatizzare con lui, - disse Seiji sostenendo lo sguardo cupo di Shin. - Gli dispiace veramente, sai. Non l'ho mai visto in questo stato. Forse dovresti dargli un'altra possibilità.
Shin sospirò e scosse lentamente la testa. Poi si alzò e si diresse verso la scrivania. Cominciò distrattamente a giocherellare con alcuni oggetti su di essa.
- Forse stai esagerando, - continuò Seiji - Cos'è successo, dopotutto, una ragazza gli ha fatto gli occhi dolci e lui non è riuscito a trattenersi dal mettersi in mostra. Capita a tutti i ragazzi di fare un po' la ruota, in certe circostanze.
Shin scosse di nuovo la testa. - Non è esatto, Seiji. La frase completa dovrebbe essere: "Capita a tutti i ragazzi eterosessuali, di fare un po' la ruota, se una ragazza fa loro gli occhi dolci."
Rimasero in silenzio a guardarsi per parecchi secondi. Poi Shin si voltò verso la finestra. Seiji capì che non voleva che lo vedesse piangere. Chinò la testa senza sapere cosa fare.
- Mi dispiace - disse.
- No, è tutta colpa mia, avrei dovuto saperlo. Un ragazzo dell'età di Ryo può anche prendersi una sbandata per un amico. Ma dopotutto non è nient'altro che questo, una pura e semplice sbandata.
Lentamente tornò a sedersi sul letto.
- Quindi è davvero finita? - chiese Seiji.
Shin annuì. - E' la cosa più onesta che possa fare, soprattutto nei suoi confronti, non voglio che mi si accusi di averlo... traviato.- Un pallido sorriso apparve sulle sue labbra a questa parola.
- Nessuno potrebbe accusati di una cosa simile- mormorò Seiji.
- Oh, se per questo, Shu lo fa già- disse Shin, con il medesimo sorriso lievemente amaro.
Seiji lo guardò stupito, ma non se la sentì di smentirlo.
Dopo un po' Shin alzò la testa e lo guardò diritto negli occhi.
- Seiji, scusa.- mormorò - Ti stiamo rompendo le scatole con questa storia idiota e tu hai dovuto sorbirti tutto questo...-
- Non preoccuparti, non è stato un disturbo. Davvero.
- Forse è stato qualcosa di peggio.- disse Shin - Forse è stato... crudele.
Seiji trasecolò.
-Crudele?
Shin lo guardò come se fosse incerto se continuare. Poi sospirò.
- Seiji... io l'ho capito che ti piace Ryo...- sussurrò.
Seiji sollevò un sopracciglio, ma non disse niente.
- Scusa, forse non dovevo dirtelo, davvero, mi dispiace.- disse il ragazzo con un tono ansioso nella voce.
Seiji scosse la testa. - Non preoccuparti, non è un problema per me.
- Sei sicuro?
Seiji annuì lentamente.
Un'ombra di sollievo apparve sui lineamenti delicati del ragazzo.
- Non sai quanto ti sono grato di quello che hai fatto per noi. Io non so se al tuo posto sarei riuscito ad essere altrettanto altruista.
- Non è stato niente di speciale. Lui voleva te, sarebbe stato idiota da parte mia non accettarlo.
Non c'era più molto da dire e se qualcosa tra loro restò sottinteso se lo comunicarono con un lieve vicendevole sorriso.
Ryo lo scovò qualche ora dopo, mentre si allenava nel dojo.
- Allora, gli hai parlato?- gli chiese, senza troppi complimenti.
Seiji mise giù la spada e lo guardò fisso in faccia.
- Sì, gli ho parlato.- disse con tono fermo - Ma non sono riuscito a convincerlo, mi dispiace.
Ryo si sedette sul materassino, con aria depressa.
- Be', non è che ci sperassi più di tanto.- Poi alzò la testa verso di lui. - Sono davvero un cretino. Buttare via tutto quanto solo per il gusto di fare un po' lo scemo. Seiji, cosa posso fare?
- Shin è molto deciso... non credo che ci sia molto da discutere, almeno per ora. Forse dovresti solo cercare di aver pazienza e controllarti.
Ryo scosse la testa.
- Sì, lo so da me che dovrei. Ma proprio non ce la faccio, accidenti! Mi dispiace ma sono cose che uno come te non può capire.
- Uno come me? - chiese Seiji, irrigidendosi impercettibilmente.
Ryo, si passò una mano tra i capelli.
- Lo so che non puoi che disprezzarmi. Tu non ti metteresti mai in una situazione come questa. Lasciare che una persona abbia un simile ascendente sulla tua vita...
Scommetto che preferiresti morire piuttosto che innamorarti in questo modo di qualcuno.
Si abbracciò le ginocchia affondando la testa tra le braccia e così non poté accorgersi che Seiji era impallidito, fino al punto che persino le labbra gli si erano fatte livide.
E nemmeno si accorse che lo spadaccino aveva silenziosamente lasciato il dojo.
Si scosse solo quando udì la voce di Touma, rintronargli nelle orecchie.
- Si può sapere che gli hai fatto? - chiese il ragazzo con tono aggressivo.
- Per piacere Touma non sono affari tuoi. - rispose Ryo. Ci mancava solo che l'arciere tentasse di prendere le difese di Shin.
- Forse no, ma se fossi in te eviterei di far star male Seiji, è il migliore amico che tu possa avere, te lo assicuro.
Ryo alzò lo fissò stupito.
- Che c'entra Seiji?
- Come che c'entra, è a lui che mi riferivo. L'ho incrociato mentre usciva da qui. Aveva una faccia! Che cosa gli hai detto?
Ryo sbuffò impaziente.
- Non ho detto proprio niente a Seiji, Touma, e guarda che non è il momento giusto per i tuoi scherzi.
- Proprio niente? Sei sicuro? - Chiese Touma fissando la porta con aria pensierosa.
Ma Ryo aveva nuovamente nascosto la testa tra le braccia e immerso profondamente nei suoi cupi pensieri, non lo degnò della minima attenzione.
Qualche ora dopo Seiji scendeva le scale con il suo tappeto per la meditazione sotto il braccio. Entrò nel soggiorno e trovò Touma seduto davanti al computer.
- Vado al lago a meditare.- avvertì.
L'altro lo guardò e gli sorrise annuendo.
Seiji raggiunse il suo luogo preferito vicino al lago, sotto un enorme, antico albero di ciliegio. Stese il tappeto e assunse la posizione del loto. Cominciò a pronunciare il suo mantra, ma per quanto si sforzasse non gli riuscì di concentrarsi.
Dopo parecchi tentativi si arrese. Raccolse le gambe, piegando le ginocchia e vi avvolse intorno le braccia, imitando inconsapevolmente la posa di Ryo nel dojo.
Rimase così a fissare la superficie dell'acqua, che luccicava sotto i raggi del sole del pomeriggio.
Poteva sentire la tristezza strisciare attraverso la sua pelle, come una specie di viscido animale.
Conosceva quella sensazione e sapeva che non era ancora il peggio. Anzi, già, avvertiva un forte torpore alle membra e un senso di scoramento, come se ogni cosa lentamente si allontanasse da lui, e gli divenisse sottilmente estranea.
Presto sarebbe stato come guardare il mondo attraverso la bocca di un pozzo scuro.
Chiuse gli occhi, per non lasciarsi sopraffare da quel forte senso di vertigine.
Era successo ancora. Ancora quella cosa che si ripeteva con ciclicità fatale nella sua vita.
Possibile che fosse così difficile per tutti riuscire a capire quale fosse il limite della sua forza? O fino a che punto potevano spingersi, prima di fare a pezzi i suoi sentimenti?
Era tutta colpa sua, senza alcun dubbio, e di quella sua ferrea volontà di tenere sotto controllo ogni emozione.
Nobili sentimenti seppelliti sotto una tonnellata di ghiaccio, aveva detto Touma il giorno prima.
Ma se le emozioni finivano per sopraffare la sua lucidità cosa ne sarebbe stato di tutti loro?
C'erano persone che proprio non potevano permettersi il lusso di essere irrazionali.
Guardò l'orizzonte, la morbida luce del sole che cominciava lentamente a tramontare, sentì le foglie del ciliegio sopra di lui che stormivano, e l'aria cangiante piena di odori.
Suo nonno gli aveva insegnato che tutto è vivo nell'universo, non solo gli esseri animati, ma anche le pietre e i minerali e tutto ciò che a prima vista può appare insensibile.
Non c'è niente di morto nel cosmo, diceva, e la saggezza consiste nel sentirsi in comunione con il flusso sotterraneo della vita che scorre in ogni cosa.
Ma lui l'aveva sfiorata la vera morte.
Il gelo, profondo, più orribile del nulla stesso, che è la fine definitiva di tutto.
L'intero pianeta l'aveva sfiorata e lui sapeva che era anche grazie a quella sua ferrea volontà di mantenersi lucido e freddo se quell'ombra scura non aveva vinto per sempre.
Assunse di nuovo la posizione del loto e ricominciò a pronunciare il suo mantra, rabbiosamente all'inizio, poi in maniera sempre più corretta, finché si sentì divenire un tutt'uno con quella formula, che, come aveva imparato da tempo, era il simbolo dell'universo stesso.
*******
Seiji tornò a casa che oramai era buio pesto. Il peggio era passato ed aveva lasciato il posto ad una sorta di stanca tristezza.
La casa sembrava abbandonata. Solo dal soggiorno veniva una leggera luminescenza. Seiji entrò e trovò Touma seduto davanti al televisore.
Il ragazzo si voltò sentendolo entrare.
- Finalmente,- disse - Cominciavo a preoccuparmi.
Seiji si sedette sul divano accanto a lui, cogli occhi incollati sul video, ma senza prestare la minima attenzione alle immagini che gli scorrevano davanti.
- Gli altri sono andati già a letto?- chiese.
- Shu ha telefonato che non tornava per cena neanche stasera e Shin e Ryo si sono chiusi ognuno nella propria stanza. Ho preparato delle patatine fritte, non sono male, te ne ho lasciate un po' in cucina.-
-Grazie- disse Seiji, - Non ho fame.
- E' la stessa cosa che mi hanno detto Ryo e Shin, che cos'è un'epidemia?
Seiji, appoggiò la testa allo spalliera del divano e chiuse gli occhi. Lì riaprì non appena cessò di sentire i suoni provenienti dal televisore. Touma aveva spento l'apparecchio e lo guardava ansioso.
- Seiji, che sta succedendo ?- chiese in un sussurrò.
- Non è niente, non preoccuparti,- rispose l'altro.
- Neanche Shin e Ryo hanno niente? Allora io devo avere davvero un'immaginazione sfrenata.
- Shin e Ryo hanno rotto,- disse Seiji con voce piatta.
- Oh! Capisco. - Esclamò Touma, - Però, è durata meno di quanto mi aspettassi.-
Seiji lo guardò, ma non disse niente.
-Be',- aggiunse Touma - Non mi dire che sei depresso per questo?-
- Non sono depresso, sono solo un poco stanco.
Touma ci pensò un po' su, poi un sorriso malizioso apparve sulle sue labbra.
- Adesso che hai intenzione di fare con Ryo?
Seiji lo avvolse con un lungo sguardo glaciale.
- Ok, ok, calma, non si può neanche scherzare.
Seiji si alzò in piedi. - Vado a letto.- disse e cominciò ad avviarsi verso la porta.
- Seiji, aspetta.
Il ragazzo biondo si voltò indietro e rimase fermo in attesa che l'amico parlasse.
Touma si avvicinò, il volto improvvisamente serio. Si fermò ad appena un passo dall'altro.
- Non stavo scherzando,- sussurrò nervosamente, - in realtà, stavo tastando il terreno per conoscere le tue intenzioni. Sai, non credo che mi farebbe piacere se ci provassi con Ryo.
Seiji lo guardò perplesso.
Allora Touma allungò una mano e accarezzò lentamente il suo volto. Poi gli si fece più vicino e gli sfiorò le labbra con le sue.
Il ragazzo biondo non mosse un muscolo, il volto mutato in una maschera indecifrabile.
Touma si staccò da lui e lo guardò intensamente.
- Di' qualcosa, Seiji,- Mormorò - Accidenti, qualunque cosa. Mandami all'inferno, se vuoi, ma dimmi qualcosa!
Seiji si passò la lingua sulle labbra aride.
- Non so che dire, Touma, io non immaginavo...
- E' abbastanza...- lo interruppe l'altro. Fece un passo in avanti e gli prese il volto tra le mani, poi posò di nuovo le labbra su quelle dell'altro, premendo con forza stavolta.
Seiji sentì una bocca impaziente mordergli la sua e mani artigliargli il viso fino quasi a fargli male.
Il suo corpo reagì immediatamente. Tutta la tristezza e la solitudine accumulate, forse da anni, sembrarono esplodere in quel momento. Afferrò la nuca di Touma e lo attirò con forza più vicino, la sua bocca si aprì a ricevere la lingua del ragazzo e la accolse, succhiandola con voracità.
Lo sentì ansimare in cerca d'aria, quindi gli permise di allontanarsi per un breve secondo.
Subito lo afferrò di nuovo e gli morse le labbra con forza, costringendolo a prendere nel profondo della bocca la sua lingua.
Le mani dell'altro, intanto, si erano spostate intorno alla sua vita e avevano cominciato a spingerlo all'indietro, verso il divano. Vi crollarono sopra con violenza.
Touma si staccò da lui, solo per cominciare, con movimenti frenetici, ad aprigli la camicia sul petto, e slacciati i primi bottoni, v'infilò dentro una mano, ad accarezzargli i muscoli del torace.
Seiji da parte sua iniziò a strattonare la T-shirt sulla schiena di Touma, e liberandola dai jeans, riuscì a sollevargliela sopra la testa. Touma alzò le braccia e lo aiutò a sfilarla via.
Poi si spostò di nuovo e si stese sopra lui, mentre Seiji apriva le gambe, per permettere all'arciere di accoccolarsi contro il suo corpo.
La bocca e la lingua di Touma si fecero strada lungo la mascella e il collo di Seiji, per fermarsi sul suo petto. La labbra si chiusero sul suo capezzolo, la lingua e i denti presero a tormentarlo.
Seiji si lasciò sfuggire un gemito e afferrata la testa di Touma la bloccò con forza contro il suo torace.
Esattamente in quel momento la luce si accese, illuminando a giorno la stanza.
Seiji sbatté le palpebre e istintivamente spinse via da sé Touma, il quale volò dal divano e con una lunga piroetta finì col sedere per terra.
-Porc...- imprecò il ragazzo, -Ma che diavol... SHU?!?!-
Seiji vide la faccia di Shu guardare a bocca aperta dall'entrata del soggiorno. Accanto a lui c'era Yuki, con in volto la medesima espressione. Per un momento i quattro si fissarono l'un l'altro, pietrificati dallo stupore.
Poi Touma cominciò a ridere forte.
Shu chiuse la bocca, fissò il ragazzo seduto sul pavimento e un'espressione di assoluto disprezzo si disegnò sulla sua faccia. Afferrò la ragazza per un braccio e la trascinò via.
-Andiamo!- fu l'unica parola che pronunciò.
Seiji guardò Touma che continuava a sbellicarsi dalle risate. Poi si alzò e scattò dietro alla coppia.
Intanto, i due avevano già raggiunto l'ingresso e lì quasi si scontrarono con Shin, che scendeva le scale.
Il ragazzo era in pigiama e aveva sul viso un'espressione afflitta.
Shu si fermò a guardarlo, stupito per quell'apparizione inaspettata, e in quel momento Seiji li raggiunse.
- Shu... aspetta!- ordinò con un sibilo.
Shin alzò su di loro gli occhi gonfi di pianto.
- Che succede?- chiese meravigliato.
- E me lo chiedi?- lo aggredì Shu, - Perché non lo sai, che succede? Sarai contento, ora. Tu, insieme ai tuoi amichetti. Quand'è che comincerete con le orge...-
- SHU!
Shu si voltò verso Seiji e lo avvolse con uno sguardo colmo, nel medesimo tempo, di un dolore e di un odio tale, che inchiodò il ragazzo al suo posto.
Poi si volse verso Yuki e mettendole il braccio intorno alle spalle, la condusse via, fuori dalla casa.
Shin li guardò uscire, confuso.
- Ma ce l'aveva con me? - chiese a Seiji - Che cosa ho fatto?
L'altro sospirò e scosse la testa. -No,- lo rassicurò. - Non ce l'aveva con te, non preoccuparti.-
- Ma ch'è successo? Che c'entrano le orge?
- E' una storia lunga,- disse Seiji con tono piatto. - Domani ti racconto tutto, va' a dormire.
- Ero sceso per andare a prendere un bicchiere di latte.- disse Shin, con l'aria di un bambino sperduto.
Seiji annuì e si voltò per tornare nel soggiorno.
Lì trovò Touma, che si era alzato da terra e si era seduto sul divano. Seiji lo raggiunse e si sedette, chiudendo gli occhi.
- L'ha proprio presa male, eh?- disse con aria divertita.
Seiji lo guardò di sbieco.
- Avresti almeno potuto evitare di scoppiare a ridere in quel modo.- lo accusò.
- Cosa vuoi farci, a vedere la faccia di quei due non ce l'ho proprio fatta a trattenermi. Mamma mia che espressione!!! Shu aveva una bocca talmente spalancata che pareva ci potesse entrare dentro un camion. E lei... hai vista com'è arrossita? Dev'essere stato un bello shock!
Seiji lo guardò senza espressione.
- Certe volte ti comporti come un bambino di tre anni,- disse con durezza.
Touma sorrise maliziosamente.
- Uhm, l'importante è che in effetti ne abbia un po' di più.- ribatté, mettendogli un braccio intorno al collo.
Seiji si irrigidì.
-No!- disse con voce gelida.
Il volto di Touma divenne un blocco di pietra.
Seiji si voltò verso di lui.
-Ascolta,- disse - Forse l'arrivo di Shu è stato provvidenziale.-
- Cosa intendi esattamente per provvidenziale?- chiese Touma.
- Quello che stava per succedere... tu lo sai... non è il caso. Avremmo finito per rimpiangerlo entrambi.-
- Entrambi?- Touma pronunciò quella parola a denti stretti, le labbra tirate in un sorriso cattivo.
- Andiamo, Touma, sarebbe stato un errore... sei un mio amico, non voglio avere un'avventura con te.
Touma si alzò dal divano, raccolse da terra la sua T-shirt e la indossò. Poi cominciò ad andare verso la porta.
- Touma, dove stai andando?- chiese Seiji.
-In città, chissà che non trovi qualcuno che voglia averla un'avventura con me,- rispose, voltandosi inviperito.
Seiji si sentì invaso da una sorda rabbia.
- Se è questo che vai cercando... allora fa pure e buon divertimento,- disse freddamente, sedendosi sul divano e ignorandolo ostentatamente.
La faccia Touma divenne una maschera di dolore, ma Seiji, che gli voltava le spalle non poté accorgersene.
L'arciere rimase in piedi, fermo per un momento, incerto sul da farsi. Poi lasciò la stanza.
Qualche secondo più tardi Seiji udì la porta dell'ingresso che si chiudeva di schianto.
*******
Il mattino dopo, quando Ryo entrò in cucina per la colazione trovò Seiji, Touma e Shin seduti intorno al tavolo.
Il ragazzo si sentiva distrutto per una notte passata quasi completamente insonne, così non fece subito caso al silenzio cupo che gravava sulla stanza.
Si diresse verso il frigo e tirò fuori una confezione di spremuta d'arancia.
Si sedette a tavola e solo in quel momento mise a fuoco la situazione.
Tutti e tre i samurai mangiavano a testa china, palesemente immersi ciascuno nei propri intimi pensieri.
Shin aveva la faccia distrutta di chi aveva pianto per molte ore, ma nemmeno l'espressione sul viso di Touma e Seiji scherzava.
Il primo trinciava le focaccine all'americana nel suo piatto come se stesse facendo a pezzi un nemico e Seiji appariva ancora più freddo e distante del solito, rinchiuso in un mondo sulla cui porta pareva fosse scritto 'vietato entrare'.
Solo allora si accorse del posto vuoto accanto a Shin.
- Dov'è Shu?- chiese e le sue parole sembrarono riecheggiare nel silenzio
Shin parve non averlo neppure sentito,invece Seiji si limitò ad alzare verso di lui una faccia priva d'espressione.
- Non è rientrato stanotte, e non è stato l'unico, - disse, senza la minima intonazione nella voce.
A quelle parole Touma si alzò con uno scatto rabbioso e lasciò la stanza.
Solo allora Shin sembrò scuotersi dal suo torpore, guardò con aria interrogativa l'amico che se ne andava, ma non disse nemmeno una parola.
Seiji riprese lentamente a mangiare, distante e indifferente come un Budda.
- Come sarebbe a dire che non è rientrato? - Chiese Ryo esterrefatto, poi scattò in piedi - Accidenti, potrebbe essergli successa qualunque cosa!!!
- Ha appena telefonato sua madre - lo tranquillizzò Seiji, senza guardarlo in faccia. - Ha detto di non preoccuparci, Shu ha dormito a casa sua stanotte.
Ryo si sedette di nuovo annuendo. Poi fece scorrere lo sguardo sui due samurai e rimase a fissarli sbalordito.
Non gli erano chiari tutti i motivi di quel cattivo umore generale, ma avvertiva, con tutta la sensibilità del suo yoroi, i segni di uno sconforto e di un tale profondo rancore, che ne rabbrividì, dentro di sè.
* Mio Dio *, pensò *Che diavolo sta succedendo, qui?*
Conosceva il perché della depressione di Shin, ma non riusciva assolutamente a spiegarsi né il risentimento di Seiji, né l'ira di Touma.
- Seiji, che cos'ha Touma? - provò con cautela.
Il ragazzo lo congelò con l'azzurro dei suoi occhi, appena visibili sotto il ciuffo biondo.
- Perché lo chiedi a me? - disse, senza scomporsi e anche lui lasciò, con passo misurato, la stanza,
Ryo, allora, guardò Shin con aria interrogativa.
- Non lo so con sicurezza - disse il ragazzo - ma credo che Seiji, Touma e Shu abbiano litigato ieri sera. Io, però, ho solo visto Shu che usciva di casa sbattendo la porta.
Ryo aggrottò la fronte. Poi realizzò che erano rimasti soli nella stanza.
- Senti Shin, - disse con aria implorante - Non potremmo parlare un po'...
Il ragazzo scosse la testa e si alzò in piedi.
- Ci siamo già detti tutto quello che c'era da dire Ryo- disse con un'aria profondamente stanca.
Dopodiché se ne andò, lasciandolo completamente solo a fissare sbalordito le quattro sedie vuote davanti a lui.
***
Arrrgggh, che disastro!!! E' terribile, non posso mica lasciare questi poveri infelici in simili condizioni. Già immagino tutti i fan dei cinque samurai che mi guardano col cipiglio e si sussurrano all'orecchio: "Questa è la tizia che ha fatto litigare i nostri magnifici eroi.".
Acc! Bisogna assolutamente che mi metta a scrivere la terza parte.
E speriamo che lo spirito della pace trionfi.
(Inchino)
Torna all'indice diviso per Autore
|
Torna all'indice diviso per Serie
|