Anche sotto l'effetto del sedativo, piccoli brividi scuotevano il sonno di Shin, mentre i delicati lineamenti del volto si contorcevano per la sofferenza.
Ryo, seduto su una sedia accanto al letto, il gomito sulle ginocchia e la mano che sosteneva il mento, lo osservava accigliato.
C'erano andati vicini stavolta, avevano davvero rischiato di perdere uno di loro.
Rabbrividì, nonostante la finestra chiusa e l'aria soffocante della stanza. Il solo pensiero della morte di Shin gli provocava una fitta dolorosa alla bocca dello stomaco.
Era così giovane, quasi un bambino, non era giusto quello che aveva dovuto passare.
Ma cosa mai era giusto nella loro vita, nella vita di tutti loro?
Ryo alzò lo sguardo, la sagoma di Shu si stagliava contro la finestra, la luce fioca della lampada da notte non gli permetteva di vedere l'espressione del viso dell'amico, ma Ryo sapeva che non poteva essere diversa dalla propria.
Rabbia, disperazione, paura...
Chiuse gli occhi e respirò profondamente, non doveva... non doveva lasciarsi sopraffare da certe emozioni.
Seiji e Touma entrarono nella stanza, discutendo a bassa voce. Ryo aprì gli occhi e si voltò verso di loro. Shu rimase immobile davanti alla finestra.
"Cosa ha detto il dottore?" chiese Ryo.
"Non ha niente di grave dal punto di vista fisico, ha solo bisogno di riposo e di tranquillità. Tornerà domani a visitarlo anche se non crede che ci possano essere complicazioni. Comunque, per qualche notte ci ha consigliato di non lasciarlo solo."
Il tono di Seiji era freddo ed efficiente come al solito, ma Ryo non si lasciò ingannare. Sapeva bene quale abisso di apprensione potesse nascondersi dietro quell'apparente calma. Però, era un conforto sapere che comunque fossero andate le cose, qualcuno di loro non avrebbe mai perso del tutto la testa.
"Va bene," disse "Mi pare inutile restare tutti qui, a fare le belle statuine. Per stanotte lo veglierò io, poi si vedrà."
Shu si avvicinò al letto, le mani affondate nelle tasche e il viso cupo.
"Non mi pare una gran buona idea" ribatté "piuttosto, sarebbe il caso di fare due turni per notte, in modo che nessuno di noi si stanchi troppo. Non credo che possiamo permetterci il lusso di perdere troppo sonno."
"Stronzate!" disse Ryo rabbiosamente.
"Per niente" intervenne Seiji "Shu ha ragione, con Shin fuori combattimento siamo già fin troppo deboli, se poi..."
"Va bene, va bene... smettiamola di discutere. Comincio io e qualcuno di voi mi darà il cambio tra quattro ore, d'accordo?"
Lasciarono la stanza e Ryo si ritrovò solo e avvolto in una gradevole penombra. Pian piano sentì la casa piombare in un silenzio addormentato. Un silenzio talmente profondo che si poteva udire persino il leggero ticchettio della sveglia sulla scrivania di Shin.
Lo guardò. Il suo volto era del tutto calmo ora. Fin troppo calmo, in realtà.
Per uno strano gioco di luci, le occhiaie sotto le palpebre chiuse apparivano più profonde, e il viso pallido e affilato, sembrava una maschera di morte.
Ryo si spaventò. Istintivamente appoggiò una mano sulla fronte del ragazzo.
La pelle era calda, forse leggermente febbricitante. E così liscia sotto le sue dita, mio Dio così liscia!
La mano di Ryo scivolò leggera lungo le gote morbide, e le dita indugiarono sulle labbra leggermente aperte. Sentì il respiro dell'altro solleticargli le punte.
Shin si agitò, mormorando qualcosa di incomprensibile e Ryo ritrasse velocemente la mano.
Dopo un momento, in cui si accertò che l'altro non si fosse svegliato, si sistemò meglio sulla sedia, si tolse le scarpe e appoggiò i piedi sulla sponda del letto. Con le braccia incrociate sul petto si preparò ad affrontare le prossime ore di veglia.
Fuori aveva cominciato a piovere. Ascoltò per un po' il ritmo ipnotico delle gocce battere sui vetri della finestra. Poi, pian piano anche quel rumore si attutì e gli oggetti intorno a lui cominciarono a perdere consistenza.
*Se Shin fosse morto non ci sarebbe stato alcun senso a continuare questa guerra, che senso ci sarebbe a lottare in un mondo senza bellezza?*
Non poteva essere stato lui a pensare strana cosa. Piuttosto era come se qualcuno gliela avesse sussurrata in un orecchio, prima di lasciarlo piombare nel buio.
"Svegliati Ryo".
La voce di Seiji rimbombò nelle sue orecchie, nonostante l'altro avesse usato un tono di voce molto basso.
Aprì gli occhi di scatto e per poco non cadde dalla sedia.
Che diavolo di posizione!
Poi gli oggetti tornarono a fuoco ed egli ricordò. Arrossì sotto lo sguardo lievemente ironico dell'amico.
"Ero venuto per darti il cambio e mandarti a dormire, ma vedo che hai già provveduto da solo" disse Seiji.
"Oh al diavolo" sbottò Ryo, "Se Shin si fosse svegliato me ne sarei accorto, ho un sonno leggerissimo, io."
"Sì, sì..." disse l'altro "E' per questo che ho dovuto chiamarti due volte e scuoterti, per giunta".
Ryo si accigliò, ma Seiji sorrise.
"Abbiamo avuto una giornata pesante," disse "e poi hai ragione, Shin dorme tranquillamente."
Ryo seguì lo sguardo di Seiji posato sulla figura addormentata. Per un po' rimasero lì a guardarlo in silenzio.
"Non posso neanche pensare a cosa sarebbe stato di noi tutti se lo avessimo perso" mormorò improvvisamente Seiji. Ryo lo guardò stupito. Poi abbassò la testa e si guardò le mani, non trovando niente da obiettare. Tacquero ancora per qualche momento, Ryo seduto sulla sedia, lo sguardo basso, Seiji appoggiato con la schiena alla parete, un ginocchio piegato e le mani affondate nelle tasche.
"Seiji" disse infine Ryo "E' una cosa assurda lo so, ma è tutto il giorno che non posso fare a meno di pensare che per me la morte di Shin sarebbe stata peggio di ogni cosa che potesse capitarmi al mondo."
Alzò uno sguardo verso l'altro quasi a spiarne le reazioni.
"Non mi fraintendere" aggiunse "Tengo tantissimo a tutti voi, ma perdere lui sarebbe stato... come dire... peggio."
Seiji alzò appena un sopracciglio.
"Non ti fraintendo, ma mi pare lo stesso poco gentile".
L'ironia della sua voce non riusciva del tutto a mitigare una certa amarezza.
"No, ascolta," Ryo si accalorò "E' che noi siamo diversi da lui. Siamo più... adulti, più capaci di badare a noi stessi, più indipendenti. Lui... oh, ma guardalo! È un bambino, accidenti!"
Seiji guardò il volto delicato di Shin.
"No, che non lo è, Ryo" disse pacatamente " A parte il fatto che è più grande di noi, lui è un guerriero, come te e me, e a volte anche più bravo. Non fargli il torto di sottovalutarlo, non sarebbe giusto nei confronti del suo coraggio."
"Ma non volevo mica dire questo" Ryo era arrossito profondamente "Volevo solo...volevo solo...", ormai completamente confuso, guardò con aria supplichevole il volto del compagno.
Seiji lo osservò attentamente con una strana, lunga occhiata indagatrice. Ryo si sentì scrutato in fondo all'anima e la cosa lo riempì d'imbarazzo. Ma poi Seiji sorrise lievemente.
"Sarà meglio che tu vada a dormire, mi pare che stia cominciando a dare segni di squilibrio, e poi sono stanco di stare qui a vegliare in piedi. Alzati da quella sedia, Ryo!"
E per sottolineare le sue parole, se ce ne fosse stato bisogno, aprì deciso la porta ed indicò con gesto teatrale il vano buio.
Ryo ridacchiò nervosamente, si alzò e stiracchiandosi come un gatto.
"Buona notte, Seiji", mormorò.
***
Ryo si svegliò che il sole era già alto. La pioggia della notte prima aveva dissolto ogni nuvola e la giornata si preannunciava magnifica.
"Shin!", il pensiero lo fece scattare dal letto e così, in boxer, come si trovava, volò nella stanza dell'amico. Bussò ripetutamente alla porta, ma dalla stanza chiusa non venne alcun rumore. Allora girò con circospezione la maniglia e infilò la testa nel vano. La stanza era deserta, le tende tirate e il letto accuratamente rifatto. Di Shin nessuna traccia.
"Ohdiohodiohodio!!!" cominciò a mormore come una cantilena, precipitandosi giù per le scale. Anche il resto della casa sembrava immersa nel silenzio.
La cucina, il soggiorno, tutto in perfetto ordine e solitudine. Stava nuovamente per correre al piano di sopra, nelle stanze degli altri samurai, quando improvvisamente udì uno scoppio di risate provenire dall'esterno. Si diresse di corsa in quella direzione e si bloccò di schianto davanti alla scena che si presentava ai suoi occhi.
Qualcuno aveva apparecchiato nel portico e intorno alla tavola Shu e Touma stavano tranquillamente facendo colazione (focalizzò l'enorme bocca di Shu intorno ad una fetta di pane pesantemente imburrato). Shin era seduto sul dondolo di legno e, con l'espressione più pacifica di questo mondo, mangiucchiava un toast ridendo di gusto per qualcosa che aveva appena detto Touma.
Fu il primo ad accorgersi della presenza di Ryo. "Oh, ciao" disse "Hai visto che bella giornata. Shu ha avuto la magnifica idea di apparecchiare qui fuori, per la colazione. Tu cosa prendi?"
Ryo sbatté le palpebre incredulo e rimase lì ancora per qualche attimo a guardarli a bocca aperta.
"Hey, che c'è? che hai?" chiese Touma con sollecitudine, mentre il volto del suo leader passava dal pallore del cadavere al rosso porpora.
"Lo chiedi a me? Ma siete diventati tutti scemi? Il dottore ha detto che Shin ha bisogno di riposo e tranquillità, e voi invece di mantenerlo a letto, apparecchiate all'aperto con tutta questa umidità. Ma che idea magnifica! Non mi meraviglio che l'abbia avuta Shu è risaputo che è un imbecille, ma che tu Touma lo abbia appoggiato.... e poi dove diavolo è Seiji, dove s'è l'è battuta quel lazzarone? Ma che diavolo vi prende a tutti quanti?"
I tre Samurai si guardarono l'un l'altro esterrefatti. Il primo a scuotersi fu Shu, che balzò in piedi come spinto dalla molla. "A chi è che hai dato dell'imbecille? prova a ripeterlo se ne hai il coraggio" disse avanzando minaccioso.
"Se credi di farmi paura, scimmione lardoso..." ribatté Ryo a pugni stretti.
"Ehi, Ehi" disse Touma mettendosi in mezzo "calmati Shu. E tu Ryo se ti sei alzato con la luna storta fatti una doccia fredda. Non c'è nessuna umidità e se anche ce ne fosse Shin è ben coperto, come puoi vedere da solo. In quanto a Seiji sei proprio ingiusto, quel poverino è andato a letto solo mezz'ora fa, dopo aver vegliato Shin per più di cinque ore. Pensa per te, piuttosto. Seiji mi ha detto che ti ha trovato a dormire pacificamente quando è venuto a darti il cambio stanotte."
Il colore sul volto di Ryo assunse una bizzarra sfumatura violetta.
"E voi sareste dei guerrieri? Un branco di comari pettegole, ecco che siete... mi fate venire voglia di..."
"BASTA!!!!"
I tre si voltarono stupiti verso Shin. Il ragazzo si era alzato in piedi e se ne stava lì con i pugni serrati e gli occhi pieni di lacrime.
"Si può sapere che vi prende a voi tre? che razza di modo è... di fare... fare questo..."
Le parole terminarono in un singhiozzo. Poi Shin si coprì il volto con le mani e scappò dentro casa, urtando Seiji che proprio in quel momento stava uscendo dalla porta.
"Hey" disse lo spadaccino "Che sta succedendo? Vi sentivo urlare dalla mia stanza, che cos'ha Shin? Che gli avete fatto?"
"Domandalo a Ryo," disse Shu.
"Già domandalo a lui" rincarò Touma, "E' tutta la mattinata che io e Shu cerchiamo di farlo sorridere, e quando finalmente c'eravamo riusciti arriva questo pazzo a rovinare tutto."
Ryo guardava ancora a bocca aperta la porta da cui era sparito Shin, si volse verso gli altri tre con aria stordita e poi si slanciò all'inseguimento dell'amico, chiamandolo ad alta voce.
I tre Samurai rimasti si guardarono in silenzio per qualche secondo, poi Shu si sedette e ricominciò a mangiare il suo pane e burro. Gli altri senza dire una parola lo imitarono.
Ryo sostò esitando davanti alla porta chiusa di Shin, poi bussò. Dall'interno non venne alcuna risposta.
"Shin" chiamò "Sono Ryo, per piacere fammi entrare, debbo parlarti."
"Vai via, Ryo, non ho voglia di vedere nessuno".
"Solo per un attimo, ti prego... lascia che mi scusi... Shin, non farmi sentire così in colpa... per piacere!" supplicò il ragazzo.
"E' aperto" disse la voce all'interno, dopo un momento di pausa.
Ryo girò la maniglia ed aprì la porta. Shin guardava ostentatamente fuori dalla finestra. Ryo capì che stava ancora piangendo e senti lo stomaco stringersi.
"Shin" disse "Non lo so che cosa mi è preso, è solo che mi sono spaventato. Sono venuto in camera tua a vedere come stavi e quando non ti ho trovato... non sai che razza di pensieri mi sono passati per la mente. E poi invece vi ho visti seduti lì a mangiare tranquillamente, non lo so... ci ho visto rosso..., scusa."
Shin si voltò lentamente, asciugandosi con la manica della camicia il volto rigato di lacrime.
"Cosa volevi che mi fosse successo, Ryo, mi credi tanto incapace da lasciarmi catturare per la seconda volta e per giunta dentro la mia stanza, così, senza fare resistenza, senza nemmeno tentare di dare l'allarme?"
Ryo abbassò la testa. "E' vero, ma non ho avuto il tempo di ragionare, ho agito spinto dalla paura, e basta."
Shin sospirò e si avvicinò lentamente, fermandosi proprio davanti a lui.
"La verità, Ryo, è che tu sei troppo protettivo nei miei confronti. Certe volte penso che mi tratti proprio come se fossi un bambino. Ti sono grato per il tuo affetto, ma vorrei che facessi un po' più affidamento sulla mia capacità di badare a me stesso. Anche di fronte a questa cosa che mi è successa... è stato terribile è vero, ma la supererò, sono abbastanza forte per farlo. Cerca d'avere un po' di fiducia!"
Ryo arrossì fino alla punta di capelli e lo guardò stupito. Possibile che avesse sentito ciò che aveva detto a Seiji la notte scorsa, pensò. No, non sotto l'effetto di quel potente sedativo. Quelle parole non erano che un'ulteriore prova della straordinaria intuizione di Shin.
Abbassò nuovamente la testa, cos'altro poteva dire se non ammettere che aveva ragione.
"Scusa" ripeté "mi piacerebbe che non fosse come dici tu, ma cosa posso farci, è più forte di me preoccuparmi di tutti e... e... specialmente per te, lo ammetto."
Finì quasi in un sussurro, la testa bassa e i pugni stretti.
"Ma ti sbagli se pensi che è per mancanza di fiducia, anzi io ti ammiro molto come guerriero. È solo perché... è solo... perché..."
Già perché?
Improvvisamente si rese conto come nei giorni scorsi non avesse fatto altro che girare attorno come una trottola impazzita a dare ordini contraddittori e ad essere d'impaccio a tutti. Fortunatamente Seiji fin dall'inizio aveva preso in pugno la situazione e se Shin era di nuovo con loro lo dovevano interamente al sangue freddo dell'amico spadaccino.
Che razza di Leader era!
In un'occasione così grave aveva davvero dimostrato una completa inettitudine al comando. Eppure non era la prima emergenza che affrontava ed ad ogni circostanza, anche volendo essere modesti, si era mostrato all'altezza della aspettative di tutti. Allora che cosa era andato storto quella volta? E cosa avrebbe dovuto fare se fosse successo di nuovo?
Un mano calda sulla spalla lo distrasse da quelle tetre meditazioni. Sollevò la testa ed incontrò gli occhi limpidi ed ancora un po' umidi di Shin.
"Ryo," disse il ragazzo "Smettila di angosciarti. È tutto finito e io sono sano e salvo a casa. Se ci lasciamo sommergere così dalle emozioni negative loro avranno già vinto, lo sai."
Ryo ebbe solo la forza di annuire, perché, improvvisamente, sotto lo sguardo di quegli occhi incredibili, sentì il respiro mozzarglisi in gola.
Shin sorrise e fu come se il mondo intero si illuminasse. Ryo inghiottì forte appena il ragazzo si strinse a lui appoggiandogli la testa sulla sua spalla nuda. Rimase così con le braccia penzoloni nel vuoto, non sapendo cosa farsene. Poi, con un movimento lentissimo, le alzò e le strinse intorno alla vita sottile dell'amico.
Il tempo si fermò, i contorni degli oggetti nella stanza, il paesaggio fuori dalla finestra, divennero remoti, come in un sogno. L'unica cosa reale, tangibile, era il calore di quella testa sul suo petto e il respiro caldo di Shin sul suo collo.
Il cuore cominciò a battergli così forte contro il costato che quella sensazione lo riportò alla realtà. Si sciolse dall'abbraccio e guardò l'amico in faccia.
Shin sorrideva ancora, l'espressione del suo volto calma e dolce, come al solito.
Ryo si accigliò.
"Scusa Shin" disse in bruscamente "Debbo ancora farmi la doccia e vestirmi. Tra poco è ora di pranzo"
Shin smise di sorridere.
"Uh, Uh" disse solo.
Ryo si diresse verso la porta, stupito dall'improvvisa debolezze che sentiva alle gambe.
"Ryo?" lo richiamò Shin.
Ryo si girò, la mano già sulla maniglia della porta.
"Faresti meglio a scusarti anche con gli altri, non credo che tu sia stato molto giusto con loro. Hai persino chiamato imbecille e scimmione lardoso Shu!, Secondo me sei fritto." Shin rise, mentre l'altro arrossiva.
"Um, sì... già... vado allora, ci vediamo a... pranzo Shin, ciao"
Ryo lasciò la stanza il più velocemente possibile, mentre ogni fibra del suo corpo urlava: *SCAPPA, SCAPPA*
***
Quella stessa notte Ryo fece un sogno. Cominciò in maniera piuttosto tranquilla. Si trovava all'aperto, vicino al lago, e si allenava con la sua doppia katana.
Ma nonostante si sforzasse di fare un buon esercizio sentiva le sue braccia diventare sempre più pesanti. Oltre tutto, il sole picchiava sulla sua testa e aveva la bocca completamente riarsa.
"Non riuscirò mai a concludere niente, fa troppo caldo e ho una sete dell'inferno"
Aveva appena finito di pronunciare tra sé quelle parole, che la scena cambiò all'improvviso. Era in un interno, davanti ad una massiccia porta di pietra.
Voleva aprirla, ma non vi era traccia di maniglia sulla superficie perfettamente liscia.
Ryo si grattò la testa, poi ricordò "Apriti sesamo!" disse stendendo in avanti le mani, e gli venne da ridere persino nel sogno.
La porta si aprì pesantemente e non su chissà quale mitica caverna piena di tesori, ma sulla comoda e luminosa cucina della grande casa di Nasuti.
Una figuretta snella era davanti ai fornelli e gli voltava le spalle. Ryo, non riusciva a vedere chi fosse, perché un raggio di sole gli impediva quasi di tenere gli occhi aperti. Fece, perciò, qualche passo avanti, facendosi scudo con la mano davanti al viso, e la figura udendo i suoi passi si voltò sorridendo.
"Ciao Ryo, ti stavo aspettando, entra svelto è quasi pronto" disse Shin.
"SHIN?!!!" urlò Ryo, "Come diavolo ti sei conciato"
L'amico indossava un vestitino nero esageratamente corto, simile a quello delle cameriere dei film porno, con tanto di grembiulino e crestina sui capelli.
"Cosa c'è" disse tranquillamente "Non ti piace?" e si aggiustò civettuolo il fiocchetto del grembiule.
"Non mi piace?!! ma sei scemo, sei vestito da donna!" ribatté lui senza sapere dove guardare per l'imbarazzo.
"Ma Ryo" disse Shin, sgranando gli occhi "Cosa dici? io SONO una donna, lo hai dimenticato."
*L'ho dimenticato?* pensò Ryo, "No, no... non facciamo scherzi, caro mio. Tu non sei affatto una ragazza. Tu sei il mio compagno d'armi. Sei un uomo. Vuoi che mi sia sbagliato per tutto questo tempo?"
Shin scoppiò in una risata argentina, proprio da ragazza.
"Ma tesoro, che stai dicendo? Non mi dire che davvero sei sempre stato convinto che io fossi un ragazzo? Shu hai sentito che cosa buffa?"
Ryo sobbalzò e si voltò verso il tavolo, dove Shu seduto trangugiava una quantità incredibile di panini ad una velocità disumana.
"Shu" lo chiamò, sentendosi davvero spaventato "Lui non è una ragazza, vero? mi state solo facendo uno stupido scherzo? Dai ragazzi, non è mica divertente"
Shu si fermò un attimo, un enorme sandwich nelle mani e la bocca già spalancata.
"A me pare una ragazza." disse, e ricominciò a mangiare alla stessa velocità.
Da dietro di lui venne di nuovo quel risolino, solo che adesso era talmente vicino che Ryo lo sentì risuonare dentro il suo orecchio. Sobbalzò, voltandosi di scatto e si ritrovò ad un centimetro dal volto di Shin.
"Ora ho capito perché," disse il suo amico, con un tono così basso che sembrò un sussurro "ho capito perché non mi hai mai baciato, credevi che fossi un ragazzo. Che stupido, Ryo, bastava solo che guardassi meglio."
"BACIATO!!! io baciare te, ma che dici?"
"Vorresti dirmi che non lo hai mai desiderato, Ryo?" disse Shin, avvicinandosi fino ad appoggiarsi contro il suo corpo "Avanti, adesso puoi farlo, adesso che sai la verità puoi baciarmi, Ryo." E gli offrì le labbra con un gesto così invitante che Ryo sentì le ginocchia piegarglisi.
"Ha ragione" pensò "Se è una ragazza posso farlo, che cosa me lo impedisce se Shin davvero è una ragazza?"
Prendendo un profondo respiro si chinò su quelle labbra bellissime, e stava già per raggiungerle quando Shin scoppiò a ridere.
Ryo sollevò di scatto la testa disorientato, mentre Shin si staccava da lui, continuando a ridere come un pazzo. Era una risata di scherno, sonora e sgradevole, che gli contorceva i lineamenti delicati e lo faceva piegare in due, le mani sulla pancia.
Ad essa cominciarono a fare eco altre risa, ugualmente sonore, ugualmente sguaiate. Ryo si voltò verso il tavolo, dove poco prima Shu divorava il suo cibo, e vide lì seduti attorno, i volti contorti simili a maschere grottesche, tutti e tre i restanti Samurai, a sghignazzare, dandosi di gomito ed ammiccando verso di lui.
"SMETTETELA!!!" Urlò, "BASTA".
Ma fu come una specie di segnale . I quattro subito lo circondarono, ridendo sempre più forte e cominciarono a spintonarlo. Ryo sentiva le loro mani sul proprio corpo, dure come artigli. Ad ogni spinta finiva addosso a qualcuno, che subito lo respingeva indietro, e si ritrovò a girare dall'uno all'altro come una trottola impazzita, fino a che non cadde a terra e il buio lo sommerse.
Si svegliò in un bagno di sudore il cuore che batteva così forte che sembrava sul punto di scoppiare.
"Pertuttiidiavolidellinferno!!!!" imprecò mettendosi seduto sulla sponda del letto. Il freddo del pavimento sotto i piedi lo riportò alla realtà. Pian piano cominciò a calmarsi, la testa stretta tra le mani e i gomiti appoggiati alle ginocchia. Respirò profondamente, uno, due, tre... la stanza cessò di girare.
Una luna enorme si specchiava sui vetri della finestra ed illuminava a giorno la stanza. Ryo rimase a guardarla per un po', la mente ancora lievemente annebbiata. Si alzò e aprì la finestra, l'aria tiepida già annunciava l'estate. Tutto era pace e silenzio, e Ryo si perse nel rimpianto di qualcosa che non riusciva a definire.
Poi, lentamente le immagini del sogno cominciarono a tornargli alla mente.
"Che razza di assurdità" mormorò tra sé. Tornò verso il letto, si distese con le braccia incrociate dietro la testa a fissare il soffitto. Si ripassò il sogno nella mente, fotogramma per fotogramma, finché si rese conto che la parte che maggiormente lo sconcertava da sveglio, non era quella che lo aveva terrorizzato mentre dormiva.
Ripensò a Shin vestito da donna, le lunghe gambe snelle, nude sotto il vestitino sconcio, e poi il calore del suo corpo, la testa reclinata all'indietro e le labbra socchiuse e....
Fu come se il suo intero corpo venisse attraversato da una scossa elettrica, che terminò, proprio all'altezza dell'inguine, in un'erezione immediata, quasi dolorosa.
"Accidenti" disse Ryo e gli parve che la sua voce rimbombasse nel silenzio della notte. Si alzò di scatto e volò nel bagno. Spogliarsi e mettersi sotto la doccia fu questione di un momento. L'acqua ghiacciata fortunatamente sortì il suo effetto velocemente, ma per prudenza Ryo rimase lì sotto per qualche minuto. Ne uscì mezzo congelato, ma con la coscienza non del tutto a pezzi.
Poi mentre si asciugava i capelli davanti allo specchio, "Ryo, vecchio mio," disse al suo riflesso "credo sia ora che tu esca con qualche ragazza".
L'altro se stesso dentro grande specchio ovale sembrò ghignare beffardo.
***
Quando Ryo la mattina dopo, si decise a scendere dalla sua stanza, trovò tutti i Samurai riuniti nel soggiorno.
Ognuno di loro sembrava impegnato in una particolare occupazione. Touma al suo computer, digitava qualcosa con le lunghe agili dita, Shu e Shin seduti sul pavimento accanto allo stereo si scambiavano opinioni su un CD, dividendosi a turno la stessa cuffia e Seiji stava leggendo, tranquillamente sdraiato sul divano.
La sua entrata non suscitò una gran reazione, solo Shin si tolse la cuffia per avvertirlo che gli avevano lasciato la colazione sul tavolo in cucina.
Ryo mangiò in fretta e poi chiamò il numero di telefono che aveva impiegato tutta la mattina a cercare. Era il numero di una ragazza che aveva conosciuto qualche settimana prima al centro commerciale. Anzi, a dire la verità, era stata proprio lei ad abbordarlo, mentre nel reparto dischi di un grande magazzino cercava un regalo per il compleanno di Seiji.
Era una ragazza piuttosto carina, dai modi disinvolti che lo aveva molto colpito per una sorta di franchezza spontanea che, se anche rasentava un po' la sfacciataggine, aveva qualcosa di indubbiamente affascinante.
Ryo si era ripromesso di chiamarla al più presto.
Ed invece, due giorni dopo la dinastia aveva catturato Shin, e lui si era ritrovato con ben altro nella testa che centri commerciali e ragazze.
Nonostante i suoi timori Mei lo riconobbe immediatamente (doveva proprio aver fatto colpo), così il tempo di trovare una scusa per non averla chiamata prima e l'appuntamento fu fissato per quella sera stessa.
Quando rientrò nel soggiorno i suoi amici stavano discutendo animatamente.
"Oh, ecco Ryo" disse Shu "Chiediamo a lui che cosa ne pensa."
"Ne penso di cosa?" chiese Ryo, sedendosi sul divano con le gambe incrociate.
"Avevamo pensato, visto che oramai Shin sta meglio, di uscire tutti insieme stasera. Una rimpatriata in nome dei bei vecchi tempi." spiego Shu.
"Già" intervenne Seiji "E come ai bei vecchi tempi stiamo litigando su dove andare a cena. Le possibilità sono: pizza, cucina cinese, un ristorante francese come dio comanda, oppure Hamburger e patatine fritte. A te l'ardua decisione."
Ryo si accigliò. "Uh!, non si potrebbe rimandare?"
"Perché, credi che ti ci vorrà più di un giorno per decidere?" disse Touma ironicamente.
"E' che per stasera avrei già un impegno..." spiegò Ryo, lanciandogli un'occhiataccia.
"Un... impegno?" chiese Shin
"Sì, ho invitato una mia amica ad uscire insieme stasera, non sapevo che stavate progettando una serata. Mi dispiace"
Quattro teste si rizzarono contemporaneamente e otto occhi lo fissarono sbalorditi.
"Con una ragazza?!" chiesero all'unisono i samurai.
"Hey, che è un coro greco?" si arrabbiò Ryo "Con una ragazza, certo, che c'è di strano?"
"No, niente." disse Shin.
"Figurati, proprio niente." incalzò Touma e si voltò verso il computer.
"Niente di niente." aggiunse Shu fissando il soffitto.
"Direi decisamente niente." concluse Seiji, immergendo il naso nel suo libro.
Per qualche minuto il silenzio piombò nella stanza, poi...
"Ehm, Ryo" disse Touma, senza nemmeno voltarsi a guardarlo "Questa ragazza ha due gambe, due braccia ed una sola testa, vero?"
Tutti scoppiarono a ridere senza ritegno. Ryo arrossì e saltò su dal divano.
"Siete proprio stronzi, lo sapete?" disse e lasciò il più dignitosamente possibile la stanza.
***
Era notte fonda quando tornò a casa. Entrò nella cucina silenziosa tentando di fare il meno rumore possibile.
Si bloccò stupito sulla soglia. Dentro, seduto al tavolo, Shin mangiava un panino alla pallida luce del frigorifero aperto. Rimase fermo a guardare la scena, finché il ragazzo non si accorse della sua presenza.
"Oh, sei tornato." disse a bassa voce.
Ryo entrò, prese un bicchiere e lo riempì d'acqua fredda. Bevve tutto d'un fiato, felice di trovare ristoro all'arsura che gli chiudeva la gola.
"Hai fatto tardi. Com'è andata, ti sei divertito?"
"Uh, uh" rispose "E voi?"
"Non me ne parlare. Seiji è riuscito a trascinarci in quel suo ristorante francese e fra potage, rane ed escargot, ho a stento toccato cibo. Come vedi ora mi è venuta fame." e sollevò significativamente il panino.
"Ne posso avere un po'?" chiese Ryo.
"Sicuro" rispose Shin e glielo porse con gesto aggraziato. Ryo gli diede un grosso morso.
"Buono" disse "Quasi, quasi me ne faccio uno anch'io".
Ma invece di darsi da fare si sedette davanti al tavolo, e sembrò perdersi dietro tetri pensieri.
"Ryo?"
Il ragazzo si riscosse e guardò l'altro con aria interrogativa.
"Non ti sei offeso se abbiamo deciso di uscire lo stesso, vero? "
Ryo scosse la testa. "Avete fatto benissimo. Non siamo mica legati da un cordone ombelicale."
Ci fu un attimo di silenzio durante il quale Shin sembrò riflettere su qualcosa, poi lo guardò, come per trovare nel viso dell'amico il coraggio di parlare.
"Mi chiedevo," disse alla fine "non è che ti senti un po' troppo soffocato ultimamente? Da noi altri quattro, intendo"
Ryo lo guardò stupito. "Come ti è venuta in mente quest'idea?" chiese.
Shin abbassò il volto e arrossì. "E' solo che certe volte deve essere molto difficile per te. Voglio dire, dover prendere tutte quelle decisioni, e la responsabilità che tutto questo comporta. Non mi stupisce se senti il bisogno di staccare la spina."
"Dai!" disse Ryo chinandosi leggermente verso di lui "Sono solo uscito per una sera con una ragazza, questo non significa che sono stanco di avervi attorno. Mi sarebbe piaciuto passare la serata insieme a voi, ma non si può invitare una persona e dieci minuti dopo mandare tutto a monte, non credi?"
Shin sorrise, ma era uno strano, pallido sorriso. Ryo sentiva che qualcosa non andava, il suo amico sembrava stranamente triste, e anche lui, ad essere sinceri, avvertiva un insolito imbarazzo.
"Shin" chiese, cercando di superare quella bizzarra sensazione "Ti senti bene? Qualcosa non va?"
"Credo che siano le escargot, mi sa che stanno facendo a pugni col panino al tonno" rispose lui ridacchiando. "Sarà meglio che vada a letto, domani dovrò cominciare almeno a sistemarmi gli appunti di matematica, credo di aver trascurato lo studio in maniera vergognosa".
Si stiracchiò come un gatto e si alzò. "Allora buona notte" disse.
"Shin?"
"Sì?" il ragazzo aveva appena raggiunto la porta della cucina e richiamato si voltò di scatto.
Ryo non poteva vedere l'espressione del suo volto, ma la sua voce aveva uno strano tono di allerta.
Scoprì di non avere niente di particolare da dirgli. Solo lo aveva colto una maligna sensazione di abbandono.
Sospirò piano.
"Niente" disse "niente d'importante, volevo augurati la buona notte."
"Ah... sì, bene... grazie".
Perché sembrava così deluso? Si chiese Ryo. E perché lui stesso si sentiva così deluso?
Perché non riusciva a fare un gesto, un semplice gesto?. Un gesto che alleviasse la tristezza, quella tremenda tristezza che gli era caduta addosso, e che lo aveva perseguitato per ore.
Che razza di serata! E dire che era uscito con tutta l'intenzione di divertirsi. Proprio non riusciva a capacitarsi del perché non ci fosse riuscito.
Certo non per colpa di Mei. Lei si era rivelata una ragazza davvero piacevole, così carina e spiritosa. Per essere una appuntamento quasi al buio poteva considerarsi davvero fortunato.
Eppure non si era sentito a suo agio, e la sua mente spesso era volata dietro a pensieri che niente avevano a che vedere con la compagnia di lei.
La guerra, la dinastia, il rapimento di Shin, e poi Shin... e ancora Shin e ancora...
...continuamente.
Durante il cinema e la cena, persino quando si erano appartati a pomiciare un po' e quando infine l'aveva accompagnata a casa.
Lei naturalmente se ne era accorta, non era mica stupida, così quando le aveva dato il bacio della buona notte, gli aveva sorriso e: "Richiamami" gli aveva detto, "Magari, quando sarai un po' più su di morale" ed era sparita dentro la porta, senza nemmeno dargli il tempo di ribattere.
"Dio mio" pensò Ryo "Dio mio, che cosa mi succede?. Che cosa mi sta succedendo? Cosa c'è che non va in me?"
Si volse di nuovo verso la porta, spaventato che il suo compagno potesse avergli letto nella mente quel mucchio di domande ansiose. Ma l'altro era svanito. Sicuramente in quel momento era già a letto e presto si sarebbe addormentato, senza alcun pensiero a turbarlo, perfettamente rassicurato riguardo alla loro amicizia, alla loro bella amicizia di gruppo.
Shin era troppo attaccato alle persone intorno a lui e troppo spesso sembrava timoroso che qualcosa potesse mutare nei sentimenti che li legavano.
D'altronde era merito suo e di questa sua continua preoccupazione, se tanti attriti fra loro, tanti piccoli rancori o inimicizie venivano risolti senza troppe ferite.
Ciascuno aveva il suo ruolo in quella piccola comunità, e ciascun ruolo era come una recita che ognuno interpretava a beneplacito degli altri, affinché gli equilibri non fossero mai troppo seriamente turbati.
Tutti si aspettavano che Seiji risolvesse i problemi senza perdere la calma, che Shu si buttasse a capofitto in ogni folle situazione, che Touma si nascondesse dietro la cortina della sua ironia mordace, che Shin riportasse la calma con un sorriso e tutti quanti lasciavano che lui avesse l'ultima parola, certe volte persino nelle piccole questioni.
Certo questo evitava un mucchio di discussioni. Ma in cosa avevano fiducia in realtà? Nella sua mancanza d'equilibrio, nella sua incapacità di mantenere il distacco, o di tenere a freno le emozioni, anche quelle che potevano distruggere il gruppo---?
Ryo sospirò e si prese la testa tra le mani, sorpreso lui stesso dalla sua torbida angoscia.
Cosa sarebbe accaduto a quel fragile equilibrio se solo qualcuno di loro si fosse deciso a turbarlo?. Cosa sarebbe successo se qualcuno si fosse deciso a dire la verità?
Si alzò e si affacciò alla porta - finestra. La notte risplendeva chiara sotto la luna ormai completamente piena.
Sì la verità! Che razza di pensiero! Di quale verità andava farneticando?.
C'erano i fatti, i fatti nudi e crudi, come per esempio che adesso era notte e che presto sarebbe stato giorno e che presto la dinastia avrebbe colpito ancora e che quella guerra sarebbe continuata per chissà quanto tempo...
FATTI!.
Che c'entrava la verità con tutta ciò, che c'entrava con tutta la sua intera vita?
*Basta!* pensò con rabbia. *Basta così, è stupido e inutile*
Bevve ancora un sorso d'acqua, chiuse il frigo, che Shin aveva lasciato aperto, e si decise a raggiungere la sua stanza.
Sentendo che non sarebbe riuscito a chiudere occhio passò dal bagno e nell'armadietto dei medicinali trovò la scatola dei sonniferi che il dottore aveva prescritto per Shin.
Mentre ingoiava la pillola, si guardò allo specchio. In qualche modo quello che vide lo tranquillizzò. Non c'era niente di strano o fuori del comune in quel forte viso abbronzato da una vita passata all'aperto. Era in tutto e per tutto l'aspetto di un sano ragazzo qualunque, non tanto attraente da fare girare la gente per strada, ma abbastanza da ispirare simpatia e fiducia.
Alla fin fine non era accaduto niente di grave, a parte una serata un po' storta. Il sole del mattino avrebbe spazzato ogni malumore e lui di certo si sarebbe sentito molto sciocco al ricordo di quegli assurdi pensieri.
Sì, sarebbe passata.... (sbadigliò) La notte non dura mica in eterno.
***
Ed invece, contro ogni previsione, quell'inquietudine lo perseguitò l'indomani e i giorni seguenti.
Presto prese la forma di un'angoscia senza ragione, una sorta di tedio che continuava a roderlo, ad impedirgli di concentrarsi e persino di stare fermo troppo a lungo in qualsiasi posto. Così, Ryo si ritrovò a vagare per la casa come una specie di fantasma in pena.
Allora, per evitare di pensarci su troppo, si buttò con una sorta di cieco fanatismo negli allenamenti. Era un trucco che aveva sperimentato fin da bambino, quando si era accorto come la stanchezza fisica lo aiutasse a tenere lontano i pensieri indesiderati.
Si alzava all'alba, quando ancora la casa era immersa nel silenzio. Faceva colazione da solo, e praticamente cominciava ad allenarsi che il sole era appena sorto. E continuava, così, con un ritmo infernale per tutto il giorno, tanto che la sera era talmente distrutto che aveva appena il tempo di mangiare un panino, in piedi davanti al frigo, raggiungere il suo letto, e piombava in un sonno senza sogni.
Neanche a dirlo, di fronte a quell'assurda iperattività, ognuno dei suoi amici cominciò a reagire a modo proprio. Touma gli lanciava frecciatine odiose ogni volta che lo aveva a tiro, Shu lo aveva ripetutamente mandato a farsi fottere e gli aveva dato del pazzo fanatico, Seiji si limitava ad inchiodarlo con qualcuna di quelle strane occhiate che sembravano volergli denudare l'anima e Shin... ecco, Shin era il vero problema.
Verso l'alba del sesto giorno si disse che cominciava ad essere stufo marcio dei suoi sguardi preoccupati e dei suoi continui, patetici tentativi di metterlo di buon umore. Gli cucinava i suoi piatti preferiti, entrava con ogni scusa nella sua stanza, gli domandava ossessivamente se non si stesse stancando troppo con tutto quell'esercizio fisico, gli aveva persino larvatamente suggerito di vedere un dottore.
Si rigirò a disagio tra le lenzuola. E che diavolo! Uno non può nemmeno averle girate per i fatti propri, senza che certe persone ti squadrino come se fossi pronto per il manicomio.
Per fortuna quel giorno si era preparato un tale programma che, se tutto andava bene, Shin... cioè tutti loro, lo avrebbero visto a stento solo verso sera.
Avrebbe cominciato con una bella corsa (intendeva battere il suo record personale sui cinquemila metri), poi, dopo aver digerito la colazione, almeno tre ore di allenamento con la katana, poi avrebbe fatto un po' di pugilato, che continuava ad essere il suo punto debole, poi, qualche tiro a canestro e poi... be', e poi sarebbe stata ora di cena, e, se Dio voleva, non avrebbe fatto in tempo a finire di masticare l'ultimo boccone che sarebbe caduto sul letto come morto.
Con quella allegra prospettiva trovò più facile alzarsi, farsi velocemente la doccia ed indossare la tenuta per la corsa.
Sapere che a quell'ora tutti stavano ancora dormendo e che non avrebbe incontrato nessuno al piano di sotto, lo metteva stranamente di buon umore, tanto che si ritrovò a canticchiare scioccamente mentre scendeva le scale.
Ma la canzoncina gli morì in gola non appena, varcata la soglia della cucina, se li ritrovò lì, riuniti tutti e quattro intorno al tavolo, a fare tranquillamente colazione.
Lo stupore fu talmente forte che quasi non riuscì a rispondere al loro saluto.
Gli occhi gli andarono immediatamente al grande orologio sulla parete. Le lancette, come già sapeva benissimo, segnavano le sei in punto. Che diavolo ci facevano in piedi a quell'ora!
"Quanto siete mattinieri!" disse, senza riuscire a nascondere il suo disappunto "E' successo qualcosa?".
"Niente di speciale" disse Shin "E' solo che, visto che tu hai da un po' di tempo cambiato le tue abitudini, abbiamo pensato di adattarci anche noi, almeno per fare colazione tutti insieme."
Il tono della sua voce era esageratamente allegro e vi risuonava una nota talmente stonata che Ryo non potè fare a meno di fissarlo stupito.
Il ragazzo, in piedi davanti alla cucina, stava imburrando un panino, e persino quel gesto semplicissimo trasudava di una tale ansia che sembrava sul punto di affettarsi una mano.
"Dov'è che sta scritta questa legge della colazione tutti assieme? Sembra il regolamento di una prigione." disse Ryo versandosi la spremuta d'arancia.
"A noi fa piacere, e sembrava che facesse piacere anche a te fino qualche tempo fa, prima che cominciassi a comportati in una maniera così assurda. Ci piacerebbe sapere..."
"Non sono tenuto a dare spiegazioni a nessuno su come mi comporto." Lo interruppe Ryo fuori di sé "Voi non siete miei parenti, ed anche se lo foste non avreste lo stesso il diritto di impicciarvi così negli affari miei. Soprattutto tu, Shin, la devi smettere di rompermi i coglioni. Sei dappertutto, ovunque mi giri ci sei tu a spiarmi. Se mangio, perché mangio, e se non mangio perché non mangio, e a che ora mi alzo, a che ora vado a letto, con chi esco e perché esco, e se esco a che ora torno. Dappertutto, sei dappertutto. E basta, cazzo!. Sei peggio di una zecca. Sono arrivato persino a sognarti di notte!!!"
Accortosi d'aver confessato troppo si fermò ansimando. Poi si guardò in giro con i pugni stretti, pronto a fronteggiare qualsiasi reazione.
Ma non successe nulla. Nella stanza era calata una cappa di silenzio. Tutti gli sguardi dei samurai erano fissi su di lui, e le loro espressioni erano talmente fredde che Ryo cominciò a sentirsi ridicolo in quella posizione da combattimento.
"Bene" disse Shin voltandosi verso la cucina "Shu, le tue uova le vuoi strapazzate, vero?".
Ryo si guardò intorno ancora una volta, ma nessuno sembrò degnarlo della minima attenzione. Persino Shu sembrava gelido come il ghiaccio e come unica manifestazione di turbamento si limitava a cincischiare col cibo, anziché divorarlo in un boccone. Sembrava che nell'intervallo di pochi secondi tutti si fossero messi d'accordo nell'ignorarlo.
Ryo, strinse le labbra. Decise di lasciare la stanza prima di rendersi ancora più ridicolo.
Probabilmente percorse i cinquemila metri polverizzando ogni record mondiale.
Ma non lo seppe mai con sicurezza, perché dimenticò di prendere i tempi e per tutto il percorso non fece altro che pensare a ciò che era successo, con il cervello che gli turbinava, come in preda ad una febbre cerebrale.
Per giunta non riusciva a scacciare dalla mente l'espressione ferita che era apparsa sulla faccia Shin, un attimo prima che ricomponesse il viso in una maschera d'indifferenza. In effetti, fu un puro miracolo se non finì in qualche scarpata.
Rabbia, dolore vergogna e poi di nuovo rabbia, dolore e vergogna, alternati in questo e anche in diverso ordine, per cinque interi chilometri. E l'analisi ossessiva delle proprie ragioni a cozzare continuamente col senso di colpa, e il terrore spaventoso di aver detto qualcosa d'irrimediabile, sommata all'irritazione contro se stesso, perché non riusciva a controllare la paura.
*Non ho bisogno di lui, non ho alcun bisogno di lui. Perché non lo capisce, perché non mi lascia in pace?*
Era il pensiero più ricorrente, pronunciato a bassa voce come una formula magica per esorcizzare quell'altro pensiero che saliva dal più profondo di se stesso.
*Mio dio, come faccio se non vorrà mai più rivolgermi la parola?*
Giunto ad una certa distanza dalla linea d'arrivo, Ryo si accorse che i suoi guai non erano per nulla terminati. Appoggiato ad un albero c'era Seiji, con tutta l'aria di stare aspettando qualcuno e Ryo non era coì ottenebrato da non capire che quel qualcuno era lui.
*Maledizione!" pensò *Ci mancava solo quel ghiacciolo ambulante*
Il suo orgoglio gli impedì di seguire l'impulso di svincolare per un viottolo di sbieco. Figuriamoci se poteva mai dare a quel bellimbusto la soddisfazione di vederlo scappare. Si avvicinò perciò, senza diminuire il ritmo e si fermò oltre la linea di d'arrivo, piegato in due, con le mani sulle ginocchia. Con la coda dell'occhio vide Seiji avvicinarglisi con un asciugamano e una bottiglia d'acqua. Era troppo esausto per rifiutare quel soccorso. Prima si attaccò alla bottiglia, poi si asciugò lentamente il sudore.
"Grazie" disse con il fiato ancora grosso, sedendosi per terra "ma se ti aspetti per questo... di potermi... fare una predica... ti sbagli di grosso."
"Nessuna predica" Seiji si sedette accanto a lui incurante della polvere che sporcava i suoi perfetti pantaloni chiari.
"Nessuna predica" ripeté "Lo hai detto tu stesso che non siamo parenti."
Ryo arrossì a sentirsi ricordare le proprie parole e lanciò all'altro uno sguardo bieco, che significava chiaramente "Hai visto che cominci?"
Ma Seiji non raccolse, continuò a fissare davanti a sé il sole splendente sul lago.
"No, niente prediche, solo una considerazione spassionata. Volevo dirti che non c'è poi niente di così terribile nel fatto che ti sei innamorato di Shin."
Ryo sbattè le palpebre e lo guardò. Doveva certo aver sentito male, nessuno poteva dire una cosa simile con un tale tranquillità. Seiji, infatti, aveva parlato con lo stesso tono di voce con il quale era solito osservare a colazione che le uova non erano cotte a puntino. Poi il ragazzo si voltò verso di lui e con la stessa freddezza, aggiunse "Fossi in te, glielo direi, invece di rompere l'anima a tutti, soprattutto a te stesso."
"Dirgli cosa...?" chiese Ryo con un'espressione completamente scioccata sul volto.
Seiji rise piano, (si può ridere al rallentatore, be' Seiji ci riusciva).
"Ma che ti sei innamorato di lui, te l'ho appena detto. Che succede sei diventato sordo?"
Ryo rimase seduto per qualche secondo con gli occhi sbarrati, annuendo meccanicamente. Poi, scattò in piedi come un pupazzo a molla.
"Che sono cosa?" urlò "Ripetilo, ripetilo se ne hai il coraggio"
"Non ce n'è bisogno, hai capito benissimo. In quanto al coraggio tu non hai lezioni da darmi, caro mio. Io al tuo posto glielo avrei già detto da un pezzo e ne avrei scontato tutte le conseguenze, invece di ficcare la testa sotto una tonnellata di sabbia, come stai facendo tu."
"Ma..., ma..., io... IO TI AMMAZZO, BASTARDO!!!"
"Sì.., sì..., un'altra volta, però, adesso ho un impegno più importante."
Si alzò, si spolverò con calma i calzoni impolverati, (per la prima volta in tutto quello scambio il suo volto assunse un'espressione lievemente angosciata) e si diresse lentamente verso casa.
"Sei fortunato, sei" gli urlò dietro Ryo "Sei fortunato che ho appena fatto cinque chilometri di corsa, se no ti spaccavo la faccio, brutto stronzo!"
Seiji si bloccò e si voltò indietro "Ehm, Ryo..., fammi sapere come va a finire,d'accordo?" E se ne andò senza guardarsi indietro.
Ryo si lasciò cadere a terra, con gli occhi sbarrati e il respiro corto. Poi con un gemito rannicchiò la testa tra le ginocchia.
***
Quando tornò a casa il sole era ormai tramontato dietro le montagne e ad est brillavano le prime stelle.
Non avrebbe saputo dire con esattezza che cosa aveva fatto durante tutte quelle ore. Per lo più aveva vagato là attorno, ogni tanto si era riposato sotto un albero, e soprattutto aveva pensato e pensato, senza in realtà giungere a nessuna conclusione.
Nel portico, seduto sul dondolo di legno la testa leggermente reclinata e i capelli che gli scivolavano lungo le guance, trovò Shin, che leggeva tranquillamente quello che aveva tutta l'aria di essere un manga.
Ryo si avvicinò senza fare rumore, ma Shin doveva già aver avvertito la sua presenza perché senza alzare la testa disse: "Temo che dovrai farti un panino se hai fame"
Ryo non rispose, si appoggiò ad una colonna del portico e rimase lì con gli occhi chiusi, in una posa davvero melodrammatica.
Resistettero in silenzio per parecchi minuti, soprattutto perché Shin lo ignorò totalmente. Infine, Ryo si scosse, si avvicinò al dondolo e si sedette, con la testa tra le mani.
"Dove sono i ragazzi?" chiese.
"Sono usciti. Non chiedermi dove sono andati, non mi impiccio degli affari degli altri, io" rispose Shin senza alzare la testa dal gionaletto.
Ryo sospirò all'evidente stoccata. "Shin, scusami" disse in un sussurro.
Shin chiuse di scatto il suo albo. "E di cosa?" disse "Non ricordo che sia successo niente." Si alzò e fece per andarsene.
Ryo lo afferrò per un braccio e lo trattenne. Si concentrò più profondamente che poté e aprì il contatto mentale.
*Shin* pensò *Ti prego non te ne andare, se proprio non vuoi che ti stia vicino me ne andrò io. Ma dammi una possibilità di spiegare*
Vide la schiena del ragazzo irrigidirsi, poi Shin si voltò, e lo guardò torvo.
"Non c'è niente da spiegare. Hai già detto tutto stamattina ed io non sono così scemo da non capire."
"Ascolta..."
Shin lo bloccò con un gesto.
"Quello che mi fa più rabbia è che non è passata nemmeno una settimana da quando ti ho chiesto se per caso non ti sentivi soffocato da noi e tu hai avuto il coraggio di rispondere di no, mentre invece era proprio il contrario."
"Non mi sento soffocato da nessuno. Non è questo il problema. E' che..."
Shin strinse i pugni "Non voglio saperlo" urlò "Non me ne importa, ho deciso che non me ne importerà più dei problemi di nessuno, soprattutto dei tuoi, Ryo".
"No, aspetta. Hai tutto il diritto di essere arrabbiato. Però, non puoi permettere che questa cosa cambi ... quello che sei... La persona meravigliosa che sei sempre stata. Sei troppo in gamba per lasciarti influenzare dalle parole di un imbecille"
"Ma fammi il piacere, risparmiami le tue sviolinate ipocrite." disse con aria disgustata.
"Erano parole, sole parole dette in un momento d'irritazione, non è possibile che tu ci dia tutta questa importanza, Shin."
Shin chiuse gli occhi, lacrime cominciarono a scorrergli lungo il viso.
*Non erano solo parole, dette da te non erano solo parole. Possibile che tu non lo capisca? Mi hanno fatto più male delle torture che ho dovuto subire da quei mostri. Lo sai che sono arrivato a pensare che sarebbe stato meglio che mi avessero ucciso, invece di tornare qui e sentirmi dire proprio da te che mi consideri una zecca?*
Il contatto tra loro non era mai stato così potente e i pensieri di Shin raggiungevano la sua mente come un urlo che gli esplodeva dentro il cervello.
Non riusciva più a sopportarlo, doveva fare qualcosa perché tutto quello strazio cessasse.
Si alzò di scatto, fece i due passi che lo separavano dal ragazzo e senza dargli nemmeno il tempo di accorgersi di ciò che stava succedendo, lo afferrò per un braccio e per la nuca, se lo strinse contro con forza, e lo baciò sulla bocca.
Il corpo di Shin rimase rigido contro il suo petto e le sue labbra ostinatamente chiuse...
...ma non lo respinse.
Ryo, allora, gli artigliò i capelli e lo costrinse a piegare indietro la testa, e quando l'altro finalmente socchiuse le labbra, con un gemito di dolore, ne approfittò per far scivolare dentro la lingua, continuando a divorargli la bocca.
Lentamente, dopo un momento che sembrò interminabile, Shin si abbandonò contro il corpo di Ryo e le sue braccia gli avvolsero la vita, mentre le sue labbra si aprivano del tutto e la sua lingua rispondeva al bacio. Ryo allora allentò la stretta e prese ad accarezzargli dolcemente la nuca. Il loro bacio diventò meno passionale ma nello stesso tempo più profondo ed intenso.
Si staccarono senza fiato. Shin si appoggiò contro il corpo di Ryo e seppellì il viso sulla sua spalla.
"Perché?" mormorò, contro il suo collo.
"Perché sono un'idiota, te l'ho già detto. Un idiota ed un vigliacco. Avevo paura e me la sono presa con tutti, specialmente con te."
Shin si sciolse dal suo abbracciò e lo scrutò in viso.
"Intendevo dire, perché mi hai baciato? Se lo hai fatto solo perché ti faccio pena, io ti ammazzo."
Ryo indietreggiò e inciampando crollò sul dondolo di legno.
"PENA?" chiese sbalordito.
"Sì, perché ti sei accorto di quello che provo per te. Lo hai detto tu stesso che hai avuto paura. È per questo che mi hai evitato per tutta la settimana, finché stamattina sei esploso. Ma ora che sai quanto mi hai ferito tu... tu... hai pensato di rimediare, giusto?. Ma non voglio, non voglio che tu sia gentile con me."
Si sedette accanto a Ryo e sospirò.
"Mi passerà, vedrai... Che ti prende?"
Ryo si era piegato in due sulla pancia ed aveva cominciato ad emettere una serie di strani rumori soffocati.
"RYO? Cos'hai? Stai male? Dimmi qualcosa, ti prego!"
"Ma... stai ridendo!!?" Shin arrossì profondamente "Ryo, smettila. Guarda che stai esagerando. Questa è la volta buona che non ti rivolgo più la parola, ti avverto!"
"Oddiooddiooddio!"
"RYO!!!"
Shin si alzò e scattò verso la porta d'ingresso. Ryo si riscosse e con la velocità di un lampo balzò in avanti. Lo afferrò per le caviglie e rotolarono insieme per terra. Poi, senza dargli il tempo di riprendersi, annaspando, gli fu addosso e lo schiacciò sul pavimento con tutto il suo peso.
"Lasciami andare, idiota!!!"
"Andare dove, Shin?" disse Ryo teneramente, strofinando il suo viso contro le guance bollenti dell'altro "Non ti sei accorto che sei già arrivato a casa."
Gli morse un orecchio e poi gli appoggiò sopra le labbra.
"E non ti passerà proprio niente, capito?" sussurrò "Non permetto che ti passi proprio un bel niente. Non te lo permetterò mai di liberarti di me."
"Ryo..."
"Oh! sta' zitto, ora. Zitto...!"
Alzò la testa per guardarlo meglio. Shin era un disastro. Il volto sporco di lacrime asciugate, gli occhi gonfi e rossi e i capelli sconvolti. Ryo pensò che non lo aveva mai visto così bello. Possibile che quell'essere splendido fosse davvero suo?
Prese ad accarezzargli le labbra con le dita. Shin sotto quel tocco chiuse gli occhi.
Ryo, si accigliò.
"Apri gli occhi, Shin. Ti prego, guardami!"
Il ragazzo ubbidì e gli sorrise.
Oh no!, se sorrideva così era segno che lo voleva davvero morto. Ryo gemette, sentendo l'erezione tendergli i pantaloni della tuta.
Calò come un falco sulla sua bocca e premette nuovamente le labbra contro quelle aperte di Shin. La sua lingua calda, finalmente, lo accolse.
***
"...io dico che non se ne può più" concluse Shu, tiranneggiandosi i capelli.
"Sì, e quello che è più ridicolo è che Ryo è convinto di essere discreto.
Scommetto che secondo lui non ci siamo accorti di niente" attaccò Touma.
"Fossimo diventati ciechi! Ma lo avete visto stamattina mentre guardava Shin che preparava la colazione? Aveva un'espressione sulla faccia che sembrava volesse divorarselo.". Rincarò Shu.
"Forse qualcuno dovrebbe dire a Shin di smettere di fargli il piedino sotto il tavolo, mi sono già preso due pedate. Ed è tutta colpa tua Seiji, se proprio lo vuoi sapere."
Seiji alzò un sopracciglio.
"Vi ricordo che ne abbiamo discusso e siete stati proprio voi a chiedermi di fare qualcosa."
"Sì è vero, ma tu hai fatto troppo."
"Già, mi chiedo che cavolo gli avrai detto mai per togliergli così, tutto di un colpo, ogni inibizione."
"Bah, niente di difficile, gli ho semplicemente dato del vigliacco. Comunque un aspetto positivo c'è, ha smesso di girare per casa con quella faccia da funerale, o no?"
"Il problema è che adesso gira per casa con una faccia da idiota. Brr... direi che è quasi peggio." disse Touma.
"Niente quasi, è proprio peggio."
"Secondo me il vero errore è stato quello di lasciarli soli quella sera del litigio. Forse se fossimo rimasti in casa lo avrebbero capito che bisogna essere un po' prudenti."
"Secondo me, invece, avrebbero perso la bussola lo stesso... ma li avete visti ieri? Ryo lo inseguiva per tutta la casa, e quell'altro scemo..."
"Shhh... silenzio, stanno arrivando."
Ryo e Shin entrarono nella cucina discutendo animatamente Erano entrambi in tenuta da corsa, esausti, sudati ed impolverati fino ai capelli.
"... se ti allenassi un po' di più riusciresti a correre senza poi cadere a terra stecchito" stava dicendo Ryo.
"Ma che razza di sfacciataggine! Io non sarei caduto a terra stecchito se tu non mi avessi fatto lo sgambetto proprio sulla linea d'arrivo. Lo hai fatto per saltarmi addosso come al solito, confessa."
"Non cercare scuse, sei caduto da solo ed io ho solo approfittato della situazione."
"Ma guarda tu... Ryo, quando fai così mi viene voglia di prenderti a schiaffi..."
"Sì...Sì... fallo ti prego, ti prego..."
"Idiota! Ma la vuoi finire!"
"Ehm, ciao ragazzi, bella corsa?" disse Touma esasperato.
Ryo e Shin distolsero lo sguardo l'uno dall'altro e solo in quel momento parvero accorgersi della presenza degli altri.
Shin arrossì. "Sì, bella grazie. È solo che sono caduto..."
"E ti sei fatto male?" chiese Shu, premurosamente.
"No, no, niente" Mi sono solo sbucciato un po' il gomito."
"Sì, povero piccolo" disse Ryo, afferrandogli il braccio e chinandosi, nell'atto di baciargli il gomito ferito.
"Ryo smettila" sussurrò il ragazzo, spingendolo indietro, mentre gli altri samurai distoglievano lo sguardo.
Per un po', fortunatamente, smisero di fare gli scemi. Ma poi, Ryo si avvicinò al frigo, lo aprì e afferrata una bottiglia d'acqua cominciò a bere.
"Ryo, ci sono i bicchieri" disse Seiji, con freddezza, senza nemmeno sollevare gli occhi dal libro che stava leggendo.
"Uh, non preoccuparti, tanto la bevo tutta" disse asciugandosi la bocca col dorso della mano, e subito ricominciò, con la resta rovesciata all'indietro e la gola abbronzata in evidenza.
Shin lo guardava ipnotizzato.
"Qualcosa non va, Shin?" chiese Touma con tono esageratamente preoccupato.
Il ragazzo lo fissò come se non lo riconoscesse. Poi si riscosse.
"No, no, tutto bene... tutto bene. Io... vado a fare la doccia"
Lanciò un'occhiata significativa a Ryo e corse via.
Ryo fece finta di niente, si sedette su una sedia, canticchiando nervosamente e cincischiando con un coltello sul tavolo della cucina.
"Bella giornata, vero?" disse, con aria distratta
"Sì, ma al telegiornale hanno detto che ci sarà una burrasca di neve" scherzò Touma "Un evento straordinario di questa stagione. E poi arriverà un tornado seguito da un caldo sahariano."
"Ah, sì davvero..., che strano." Commentò distratto l'altro, mentre avanzava all'indietro verso la porta.
"Dove vai Ryo?" chiese Seiji con il viso immerso nel suo libro
"A fare la doccia. Faccio schifo, non vedi?"
"Niente da obiettare su questo, ma non credo che Shin abbia avuto il tempo di finire la sua."
"Oh, sì, certo... metterò un po' in ordine la mia stanza, nel frattempo. Credo di aver dimenticato di rifarmi il letto stamattina." E scappò via.
Un silenzio perfetto piombò nella cucina, per parecchi secondi. Poi Touma si grattò il mento e: "Almeno risparmieremo in acqua calda" disse.
Persino Seiji non potè fare a meno di ridere, ma Shu addirittura cadde dalla sedia, e rimase lì a terra per ben cinque minuti, con le mani sui fianchi a singhiozzare per le troppe risate.