DISCLAIMER: lo sapete no? i personaggi appartengono a quel furbone di Inoue che fa l'ingenuo, ma in fondo ci istiga a scrivere queste cose! Vabbè Rukawa è mio, me l'ha mandato Inoue in cambio di un kg di orecchiette alle cime di rape!^^
Non spaventatevi: non è tutta volgare la prima parte!^^
Forse è un po' lunga, ma non volevo spezzettarla ulteriormente! 
ps: la dedico ad Alessia, per dimostrarle che Rukawa è un uomo con tutti gli attributi al posto giusto. (attributi che gli ho riattaccato io col superattak dopo quello che è successo nella sua fic T_T)

 


Quando scende la notte...

parte II

di Junda


Il GIORNO DOPO E QUELLI A SEGUIRE....

Rukawa aprì gli occhi quando fu sicuro che fosse andato via. Aveva previsto quella reazione, soprattutto da parte di un tipo come Hanamichi! Doveva essere stata una vera tragedia per lui scoprire di poter provare piacere nel fare sesso con un altro ragazzo, nell'essere penetrato. Lo capiva.

Inizialmente anche per lui non era stato semplice accettarlo. Ricordava ancora quando, l'estate precedente, aveva scoperto di provare attrazione per qualcuno del suo stesso sesso. Era stato Mark, un americano di 19 anni, in vacanza in Giappone, ad aprirgli gli occhi: con il suo sorriso disarmante e gli occhi azzurri di un'infinita dolcezza era riuscito ad abbattere il muro di freddezza che lo contraddistingueva, senza tuttavia tentare di cambiare il suo carattere schivo e solitario. Ed era stato Mark a fargli scoprire il piacere di due corpi uniti in un atto d'amore.

Ripensò ad Hanamichi: lo aveva capito che stava a stento trattenendo le lacrime e forse sarebbe stato giusto parlargli. Ma cosa dire? Lui non era bravo con le parole e poi era meglio che ci pensasse da solo e che decidesse se quello che avevano fatto era solo una parentesi o qualcosa di importante.

Lui non avrebbe forzato nessuno.

Si infilò sotto la doccia e non pensò più a nulla.

Non si aspettava di trovarlo in palestra quel giorno: era convinto che Hanamichi se ne sarebbe rimasto a casa a rimuginare su quanto successo la sera prima, e invece era già in campo ad allenarsi. Palleggiava nervosamente e il suo sguardo era duro e corrucciato.

Rukawa si sistemò il polsino sul braccio e fece il suo ingresso in campo.

Era convinto che Hanamichi gli avrebbe rivolto occhiate minacciose e cariche d'odio e invece non gli rivolse la minima attenzione.

Sembrava completamente concentrato sulla palla e neppure la voce sottile di Haruko riusciva a distrarlo.

Rukawa finse di non notare il suo strano comportamento e si allenò con la sua solita grazia e imperturbabilità.

Dopo una ventina di minuti, l'allenatore propose una partitella d'allenamento:

- Non faremo però come al solito, matricole contro primo e secondo anno. Questa volta vi dividerete in un'altra maniera.

Formò le squadre e infine concluse:

- Sakuragi, visto che ci tieni tanto a battere Rukawa, vedi di marcarlo stretto!

E terminò con la sua caratteristica risata bonaria.

Rukawa aveva percepito la tensione di Hanamichi nel sentire quelle parole.

Sicuramente dentro di sè stava imprecando contro il mondo intero, ma non proferì parola.

La partita iniziò: il clima era rilassato e allegro, ma a nessuno sfuggì la strana calma di Hanamichi:

- Ehi mezza sega che ti prende oggi? Hai dormito male stanotte?

Mitsui non voleva insinuare nulla, ma Hanamichi gli si avvicinò a grandi passi con aria minacciosa:

- Stai zitto deficiente! Se non vuoi che ti faccia volare la dentiera..

Un silenzio imbarazzante calò all'interno della palestra: di insulti ne volavano anche di peggiori ogni giorno, eppure era tangibile la rabbia che  Hanamichi aveva messo nelle sue parole. Per smorzare la tensione Akagi intimò di continuare la partita, ma l'atmosfera ormai non era più quella spensierata di poco prima.

Miyagi passò il pallone ad Hanamichi, ma non appena questi lo ebbe preso  in mano, si ritrovò davanti il volto serio di Rukawa che lo contrastava.

Un rivolo di sudore gli scivolò lungo la tempia. Si impose di stare calmo, ma l'odore sottilmente penetrante del corpo di Rukawa, gli solleticava le narici e gli portava alla mente tutto quello che era accaduto la sera precedente: il bacio nel treno, e poi le carezze, la voluttà dei suoi gesti, il piacere nel sentirlo dentro di sé. Fissava le sue mani bianche e le ricordava sul suo petto.

Gli guardò le braccia, dai bicipiti pronunciati, e il collo lungo, candido come quello di un cigno.

- Sakuragi che fai? Datti una mossa...

La voce del gorilla lo strappò dai suoi pensieri. Si accorse che Rukawa aveva allungato la mano per soffiargli la palla, ma, quasi impaurito, lasciò cadere il pallone indietreggiando di scatto.

Rukawa si bloccò stupito.

E così tutti gli altri che si erano resi conto del gesto di Hanamichi.

“Cosa mi prende? Perché ho paura anche solo di essere sfiorato da questa stupida volpe?” cercando di riprendersi, raccolse il pallone e si passò una mano far i capelli. Doveva calmarsi.

- Idiota, non mordo!

La voce bassa di Rukawa gli sfiorò l'orecchio come una delle sue carezze languide.

Non ci riusciva, non poteva rimanere indifferente... non ce la faceva. Gli rivolse uno sguardo implorante:

- T prego vattene via, allontanati...

Nessuno riuscì ad ascoltare le sue parole, tranne Rukawa. Le sue pupille si dilatarono sorprese dal suo tono supplichevole. Non riusciva a riconoscere in quel flebile sussurro la voce squillante di Hanamichi.. Per un attimo si sentì quasi in colpa per essere la causa di quel viso così sconvolto.

- Dobbiamo parlare comunque.

Rispose, cercando di apparire freddo; ma senza accorgersene la sua voce aveva vibrato di qualcosa di molto simile alla tenerezza. Comunque cercò di mantenersi a debita distanza da lui per evitare altri spiacevoli incidenti.

Gli altri ancora un po' interdetti, avevano ripreso il gioco, senza indagare e troppo sul motivo della reazione di Hanamichi.

Nello spogliatoio, il suo pesante silenzio risultò ancora più strano: i ragazzi si lanciavano sguardi interrogativi, ma nessuno ebbe il coraggio di chiedergli spiegazioni. Arrivarono alla conclusione che Hanamichi avesse qualche problema che lo rendesse così nervoso, ma che se non ne aveva parlato fino ad allora, non sarebbe stato giusto insistere.

Le luci della palestra si spensero e i ragazzi sciamarono via, ognuno nella propria direzione.

Hanamichi svoltò l'angolo, assorto nei suoi pensieri e per un attimo non si accorse di Rukawa, che lo aspettava poggiato al muro:

- Finalmente! Ci hai messo un bel po' a farti la doccia!

Alzò la testa di scatto e si ritrovò i suoi occhi blu piantati addosso!

Per un attimo rimase in silenzio, timoroso. Poi con stizza, gli disse tra i denti:

- Forse perché volevo togliermi di dosso ogni residuo del tuo schifosissimo odore...

Continuò a camminare senza fermarsi.

Rukawa, rimanendo fermo dov'era, si limitò a dirgli:

- Credevo che dovessimo parlare, ma evidentemente non sei dell'umore adatto.. ci vediamo!

Si voltò e svoltò l'angolo, prima che Hanamichi potesse ribattere qualcosa.

Sentì i suoi passi pesanti sull'asfalto, che si allontanavano sempre di più e quando non udì più alcun suono, si rilassò, incurvando le spalle e lasciando cadere a terra la sacca. Poi scivolò anche lui fino a sedersi sul gradino e si prese la testa tra le mani: “Maledizione! Perché mi sento così?

Io... io mi faccio schifo...” I capelli rossi brillarono sotto la luce  di un lampione, e una lacrima amara scivolò sul suo viso, perdendosi tra le sue lunghe dita.

Non voleva tornare a casa. Doveva pensare, doveva capire perché aveva permesso a Rukawa di fargli ciò che gli aveva fatto. Camminò senza meta, tra le strade silenziose dei quartieri periferici, con lo sguardo basso, ignaro dello splendido cielo stellato sopra la sua testa, dell'odore pungente delle magnolie, delle leggere folate di vento che gli scompigliavano i ciuffi ramati. La sua mente era affollata da immagini frantumate: occhi blu come la notte, un divano rosso, un ciuffo di capelli neri. Poi il viso dolce di Haruko, subito sopraffatto dall'espressione gelida di Rukawa. Un pallone che entrava a canestro, una mano che lo accarezzava tra le cosce... basta!

Basta, dannazione!

Si sentiva in trappola: voleva liberarsi da tutti quei pensieri angoscianti.

Forse Rukawa per una volta aveva ragione: dovevano parlare.

Riuscì a infilarsi appena in tempo nel treno e senza neppure sedersi, aspettò con impazienza la stazione vicina a casa di Rukawa. Guardò il pavimento del treno ed ebbe un fremito, ripensando alla sera prima...

Quando fu davanti al cancello bianco, alzò gli occhi verso il piano superiore e notò che tutte le luci erano spente. stava già dormendo? Non gli importava di svegliarlo.

Inspirò profondamente e suonò.

Nessuna risposta.

Riprovò, questa volta tenendo premuto il piccolo pulsante, molto più a lungo.

Ancora niente.

Cominciava a innervosirsi: era impossibile che il volpino non fosse in casa... dove diavolo sarebbe potuto andare a quell'ora di sera? Forse lo aveva visto dalla finestra e non voleva aprirgli? O il suo sonno era così pesante da non fargli sentire il trillo del citofono?

Ripremette con violenza il bottoncino dorato..

Finalmente un click:

- Chi è?

La voce di Rukawa, attraverso l'apparecchio, appariva quasi minacciosa. Per un istante Hanamichi tacque.

- Allora?

Incalzò l'altro.

- Rukawa apri questo cancello....devo parlarti..

Silenzio dall'altra parte. Hanamichi temette che Rukawa avesse chiuso la conversazione. Ma dopo un istante sentì il rumore del cancello che si apriva. Percorse il vialetto che conduceva all'edificio a passo svelto e si fermò davanti alla porta di ingresso, in attesa che Rukawa lo facesse entrare.

Quando se lo ritrovò davanti rimase un attimo senza parole: non si era aspettato di vederlo avvolto in un accappatoio grigio e con i capelli bagnati e ancora gocciolanti..

- Ma che fai?

Gli chiese, quasi investendolo col suo tono rabbioso... Non sapeva bene perché, ma vederlo così, non lo faceva sentire affatto tranquillo!

- Una doccia, mi sembra ovvio!

Rukawa era calmo come sempre. Mai che si riuscisse a leggere una qualche emozione su quel viso!

- Lo vedo.. Ma se te la sei fatta meno di un paio d'ore fa in palestra.

Ma perché poi gli interessava quante docce avesse fatto?

Rukawa sbuffò spazientito:

- Allora che vuoi? Sei venuto per parlare delle docce che mi faccio?

Hanamichi deglutì. Stava facendo la figura dello stupido.

Incrociò le braccia al petto e si poggiò di schiena contro la credenza.

 Poi, quasi folgorato dal ricordo della sera precedente, di lui schiacciato contro quello stesso mobile, tra le braccia di Rukawa, se ne allontanò schizzando come una scheggia. Vide gli occhi di Rukawa brillare divertiti.

Non c'era nulla di divertente in quell'orribile situazione.

- Senti un po', volpe spelacchiata che non sei altro... Sono venuto perché vorrei dirti che quello che è successo ieri...bè... quella cosa lì, è stata una stronzata! Evidentemente ieri non ci stavo con la testa...

- Ok!

Hanamichi lo guardò spalancando gli occhi. “Ok” era tutto quello che aveva da dire? Ma possibile che quel ragazzo non avesse mai una reazione?

Possibile che tutto lo lasciasse indifferente?

- Ehi Rukawa, hai capito che cosa ho detto?

Rukawa annuì distrattamente. Poi si voltò e si mise a trafficare nella dispensa:

- Vuoi un tè? Io me ne preparo un po'!

E senza aspettare la risposta di Hanamichi, prese due tazze di porcellana bianca e le sistemò sul tavolo.

- Ma sei proprio un idiota.... io ti sto parlando di una cosa importante e tu pensi al tè!

Hanamichi era furioso. Rukawa gli lanciò uno sguardo bieco e poi tornò a concentrarsi sulla miscela che stava filtrando:

- Non credevo che quello che è successo fosse importante. E' una stronzata, no?

Ma come poteva dire così? Perché era talmente insensibile?

- A no? E’ una cosa che fai con tanta naturalezza come bere quello stupido tè che hai davanti?

Rukawa si voltò e questa volta la sua espressione non era quella fredda di sempre... il suo sguardo lampeggiava. Lasciò cadere la tazza che aveva in mano, che, cadendo sul pavimento andò in frantumi e si avvicinò ad Hanamichi, tenendo gli occhi fissi nei suoi. Quando gli fu a qualche centimetro di distanza si bloccò e lo afferrò per il collo della giacca  a vento:

- Cominci a stancarmi, stupido che non sei altro... Se fare sesso con me ti ha tanto sconvolto, sono fatti tuoi! Se ti è così difficile ammettere che ti è piaciuto e che vorresti rifarlo ancora, sono ancora fatti tuoi. Se vuoi continuare a credere di essere innamorato della sorella del Gorilla, sono per l'ennesima volta fatti tuoi! Possiamo fingere che non sia accaduto nulla, non ho nessun problema. Non sono io quello che ha paura di essere gay!

Hanamichi stava tremando.

Aveva paura di essere gay?

Fingeva di amare Haruko?

Come faceva a sapere tutte quelle cose Rukawa?

No. non era vero niente...

Non era vero che lo voleva rifare...

Non era vero che gli era piaciuto...

O merda, invece era tutto vero!

Lo guardò. Era così maledettamente confuso. Era andato lì con l'intenzione di mettere fine a quella storia assurda e invece si ritrovava con le gambe tremanti.

E con lo sguardo sulla sua spalla, lasciata scoperta dall'accappatoio che gli era scivolato su un lato.

No...no... non poteva farsi di nuovo incantare dalla sua bellezza.

Dannata volpe...

La sua mano tremante si sollevò e raggiunse la spalla scoperta di Rukawa...

- Ti...ti stava.. scivolando....

E gli sollevò la morbida spugna dell'accappatoio, coprendogli la pelle nuda.

- Hn... fu la risposta di Rukawa.

Hanamichi si portò due dita alle tempie, scuotendo la testa. Ma perché era tutto così difficile?

Le parole di Rukawa lo avevano colpito dritto al cuore.

Era convinto di essere perdutamente innamorato di Haruko, ma perché non l'aveva mai guardata come invece aveva fissato le labbra invitanti di Rukawa?

Cominciava a non capire più nulla...

Si sentiva un vortice nella mente che scombussolava tutti i suoi pensieri.

Lo guardò..

Era di spalle, chino per raccogliere i cocci della tazza e quando si rialzò, gli osservò la schiena larga e possente. Perché non riusciva a frenare l’impulso di abbracciarlo?

Mosse qualche passo e quando gli fu dietro, le sue braccia, timidamente, gli cinsero la vita.

Rukawa non ebbe alcuna reazione.. Poi, quando sentì le labbra di Hanamichi posarsi delicatamente sulla sua nuca, lo ammonì:

- Smettila. Non ti voglio domani sera qui a fare un'altra scenata! Non sei ancora pronto per certe cose..

E così dicendo, si divincolò dal suo abbraccio, lasciandolo esterrefatto.

Hanamichi sentì una rabbia sorda crescere dentro di lui:

- Smettila di trattarmi come un bamboccio, Rukawa!

- Ma non eri venuto qui dicendo che era tutta una stronzata? E poi mi abbracci e mi baci il collo. Posso sapere che cosa vuoi?

Rukawa sembrava quasi esasperato.

“Ti voglio”. Quel pensiero attraversò la mente di Hanamichi come un lampo improvviso in un cielo buio.

Lo voleva.. aveva tentato di negarlo e di reprimere le sue pulsioni, ma era stato inutile. Ora che ce l'aveva davanti, coperto solo da un accappatoio, sapeva di volerlo. Ma non avrebbe mai avuto il coraggio di dirglielo. già esserglisi avvicinato pochi istanti prima era stato un gesto troppo audace!

Se ne rimase silenzioso e fermo, accanto al tavolo e gli rivolse uno sguardo confuso. Rukawa si passò una mano tra i capelli umidi e sospirò:

- Vai a casa Hanamichi..

Non era quello che voleva. Avrebbe voluto accarezzarlo ancora e sfiorare i suoi capelli rossi, ma si rendeva conto che Hanamichi non era la persona giusta! Era ingenuo. E fragile, anche se non lo dimostrava.. E la prova ne era quell'angoscia che lo aveva atterrito per tutto il giorno!

- No. Voglio rimanere.

Rukawa lo guardò stupito. Aveva sentito bene? Quella voce decisa era proprio la stessa che fino a poco prima gli era sembrata addirittura disperata?

Hanamichi gli si avvicinò di nuovo e questa volta, senza esitazioni, lo baciò.

Quando si staccò da lui era rosso in volto e il suo sguardo rimaneva basso per la vergogna. Rukawa gli sollevò il mento con due dita, costringendolo  a guardarlo negli occhi:

- Cosa significa?

Hanamichi alzò le spalle, poi sussurrò:

- Significa che... che.. non riuscì a terminare. Era troppo imbarazzato.

Sentì che Rukawa lo prendeva per mano: credeva che lo avrebbe riportato sul divano, e invece si diressero al piano superiore. Percorsero in silenzio le scale, continuando a tenersi per mano e poi entrarono in quella che doveva essere la stanza di Rukawa.

Al centro della camera troneggiava un ampio letto all'occidentale, ricoperto da un piumone blu.

Hanamichi si sedette sopra e rimase a guardare Rukawa, fermo davanti a lui. 

Si slacciò la cinta che chiudeva l'accappatoio, permettendogli di intravedere il suo corpo virile e Hanamichi si ritrovò a fissarlo con eccitazione. Sentì una mano fresca posarsi sulla sua guancia. Piegò la testa affinché quella mano rimanesse intrappolata tra il suo viso e la sua spalla e chiuse gli occhi...

Ancora con gli occhi chiusi, sentì la bocca di Rukawa posarsi con dolcezza sulla sua testa...

Quel gesto, seppur così casto, lo eccitò maggiormente e, scosso da lunghi brividi che gli solleticavano la schiena, cominciò a baciargli la mano, risalendo verso il braccio e infine strattonandolo a sé: finirono entrambi distesi sul letto, occhi negli occhi, labbra contro labbra, petto contro petto.

Hanamichi si liberò dei suoi abiti.

Si rotolarono sul soffice piumone, e fecero di nuovo l'amore. Intensamente.

Languidamente.

Un raggio di sole obliquo filtrava dalla persiana, donando un riflesso scarlatto al ciuffo di capelli pigramente scomposto sulla fronte di Hanamichi.

Rukawa accanto a lui, lo guardava: davvero quello stupido rossino era in grado di farlo godere così tanto? Non era affatto bello, e il suo fare egocentrico era davvero insopportabile, inoltre odiava i capelli rossi. E allora perché se ne stava sdraiato a contemplarlo? E perché il ricordo di quella notte gli riempiva l'anima di qualcosa di simile alla felicità?

Si stava innamorando per caso?

Scacciò via quel pensiero: non aveva amato neppure Mark, che era meraviglioso. Come poteva amare un simile concentrato di stupidità e goffaggine?

Sospirò, pensando che comunque era inutile farsi simili domande: non appena Hanamichi si fosse svegliato, avrebbe fatto una delle sue scenate isteriche, accusandolo di averlo plagiato o addirittura violentato! Si preparò ad affrontare le sue frasi sconclusionate e i suoi sguardi adirati, con quella maschera di impassibilità che indossava ogni mattina per riuscire a stare in mezzo al mondo.

Un movimento accanto a lui gli fece capire che Hanamichi si era svegliato.

Gli occhi scuri del rossino, ancora assonnati, scrutarono l'ambiente, come per mettere a fuoco la situazione. Quando riuscì a rendersi conto di dove si trovava e del perché, scattò a sedere come una molla.

Le sue pupille dilatate si posarono su Rukawa, che era rimasto comodamente sdraiato, a petto scoperto e con una gamba che dondolava pendendo dal letto.

Ghiaccio. Sul suo viso non c'era altro.

- Devo andare..

Furono le uniche parole che riuscì a pronunciare. Si alzò in fretta dal letto, poi, rendendosi conto di essere completamente nudo, arrossì fino alla punta dei capelli e tirò il lenzuolo per coprirsi. Ma così facendo non ottenne altro che lasciare scoperto l'altrettanto nudo Rukawa. Sbatté le palpebre, fissando per qualche secondo il suo membro che si andava risvegliando

- Copriti..

Gli intimò, dandogli subito la schiena.

Rukawa si tirò su il piumone: dentro di sé sentiva una leggera eccitazione dovuta al comportamento di Hanamichi. Vederlo così pudico e timido, gli faceva venire voglia di fare nuovamente l'amore con lui. ma sapeva che non era affatto il momento adatto.

“Aspetterò stasera”, pensò rassegnato, ma sicuro che anche quella sera Hanamichi sarebbe finito nel suo letto.

Non arrivarono a scuola insieme: Hanamichi andò via una mezz'ora prima di lui, senza neppure fare colazione. Sembrava volersi allontanare il più in fretta possibile.

Per tutta la durata delle lezioni Hanamichi non fece altro che agitarsi sulla sedia, mangiucchiare le matite, e fissare il vuoto.

- Hanamichi ma che diavolo ti prende?

Mito sembrava sinceramente preoccupato. Non aveva mai visto il suo amico in quello stato.

Hanamichi tentò di sorridere, ma fu più che altro un ghigno distorto.

I flash-back di quella notte lo stavano torturando e il pensiero dell'allenamento che si sarebbe svolto tra meno di un'ora, non era certo più confortante.

Questa volta non poteva dare la colpa a Rukawa per quello che era successo: era stato lui anzi a provocarlo, abbracciandolo e baciandolo. Era stato lui a volerlo.. E non poteva negare il piacere che aveva provato. Non poteva fingere che il solo pensare a lui gli mettesse in subbuglio lo stomaco! Ma era proprio per questo che aveva così tanta paura.

Non aveva mai pensato prima di allora di poter sentire simili emozioni di provare un'attrazione così intensa per qualcuno, e per di più per un ragazzo.. Per Rukawa.

Aveva paura ed era confuso, ed era arrabbiato. E poi era terribilmente stanco: si erano addormentati alle 4 del mattino.. Ancora una volta il suo viso assunse la stessa tonalità dei suoi capelli a quel ricordo. Mito lo guardò incuriosito, ma lui fu veloce a girare la faccia dall'altra parte per nascondere il rossore.

Che cosa avrebbe pensato il suo amico sapendo come aveva passato la notte precedente?

E tutti gli altri che non facevano altro che prenderlo in giro, come avrebbero reagito a una simile rivelazione?

E i compagni di squadra? Sarebbero rimasti a bocca aperta sapendo che  lui e Rukawa, eterni rivali, erano finiti a letto insieme!

Scosse la testa per scacciare tutti quei pensieri. Aveva solo bisogno di un attimo di riposo.

Decise di saltare l'ultima lezione e si avviò allo spogliatoio. Quando fu sicuro che non ci fosse nessun altro, si sdraiò su una panca, incrociando le mani dietro la nuca e chiuse gli occhi, lasciando che la luce dorata del primo pomeriggio lo scaldasse e gli illuminasse il viso contratto. Pian piano la tensione si allentò.

Forse non era una tragedia..

Si addormentò.

A svegliarlo fu un vociare sommesso e una mano calda sulla sua fronte. Aprì gli occhi e guardò sopra di lui le facce preoccupate dei suoi compagni di squadra:

- Hanamichi ma che diavolo ci fai qui?

La voce del gorilla si alzò su tutte le altre. Il suo tono era un miscuglio di sorpresa, ansia e rabbia. Hanamichi si mise a sedere e li guardò uno ad uno. Notò che solo Rukawa era rimasto in disparte: si stava cambiando e quando lo vide sfilarsi la maglia per indossare la canottiera, per un attimo gli mancò il respiro. Si portò due dita sugli occhi per calmarsi e poi riuscì a sfoderare un largo sorriso:

- Ehi ragazzi che sono quelle facce? Lo sapete che niente può abbattermi.. stavo solo raccogliendo le energie per un allenamento coi fiocchi! Vedrete di cosa è capace il genio Sakuragi!

Akagi gli rifilò un pugno sulla testa:

- Stupido, stavi dormendo della grossa! Scommetto che hai saltato qualche lezione!

Massaggiandosi il punto in cui era stato colpito, Hanamichi si alzò e gli lanciò un'occhiataccia:

- Gorilla fatti i fattacci tuoi una buona volta!

Sembrava tornato il solito pagliaccio, ma a Rukawa non era sfuggito un leggero tremito nella sua voce, che denotava quanto ancora scombussolato fosse per quello che stava accadendo tra loro.

Dopo che tutti si furono cambiati, raggiunsero il campo e cominciarono l'allenamento.

E questa volta non successero incidenti: Rukawa cercò di tenersi il più lontano possibile da lui, anche se spesso l'aveva scorto a guardarlo di sottecchi; nessuno fece caso al fatto che non si stessero punzecchiando come al solito e tutti si convinsero che qualunque cosa avesse preoccupato Hanamichi il giorno precedente fosse ormai passata.

Ma quell'apparente tranquillità si interruppe poco dopo nello spogliatoio.

Nessuno aveva notato che Rukawa si era attardato in palestra, continuando gli allenamenti in solitudine. Solo Hanamichi gli aveva rivolto un fugace sguardo, chiedendosi perché se ne fosse rimasto in mezzo al campo col pallone tra le mani. Ma poi si era voltato seguendo il resto della squadra.

Mentre i ragazzi si spogliavano, infilandosi sotto le docce, la voce squillante di Ayako al di là della porta li aveva fatti ammutolire:

- Ragazzi presto venite..sono tornati.. fate presto...

Nessuno riuscì a capire a cosa alludesse. Poi, come una folgorazione, Mitsui lanciò un urlo disperato:

- Nooooooo! Maledetti... sono quelli con cui venni qui la prima volta per picchiare Miyagi... tutti ricordavano la rissa avvenuta in palestra qualche mese prima. Quando Mitsui, ancora con l'aria da teppista, si era presentato in palestra accompagnato da un gruppo di delinquenti. E tutti ricordavano i pugni e i calci violenti che erano volati. Per un attimo nessuno parlò, ma nel silenzio, risuonò acuta la voce di Hanamichi:

- Rukawa...

Nessuno comprese. Lo videro schizzare fuori dallo spogliatoio, con addosso solo i pantaloncini. La sua faccia era una smorfia di rabbia.

Non fece neppure caso ad Ayako che se ne stava contro il muro, impaurita.

Sembrava davvero impazzito: la palestra era vuota, ma dei rumori proveniente dal cortile gli fecero capire che quei bastardi erano lì.

Non appena uscì rimase immobile a guardare la scena: Rukawa era accasciato  a terra, con una mano allo stomaco e un'altra poggiata sul terreno. Piccole gocce di liquido scuro stillavano per terra... intorno a lui se ne stavano fermi quattro ragazzi dall'aria minacciosa e uno di loro teneva in mano una mazza da baseball.

- Maledetti!

Il suo urlo fu simile al ruggito di un leone: con tutta la forza di cui era capace si avventò contro quello che teneva la mazza in mano, scaraventandolo per terra, e mentre lo riempiva di pugni, sotto lo sguardo allibito degli altri tre, gridò a Rukawa:

- Vai dentro razza idiota... Vattene dentro ti ho detto!

Ma Rukawa, per tutta risposta si alzò, respirando faticosamente e pulendo si il sangue che gli scolava dalla fronte, col polsino che aveva sull'avambraccio:

- Non ci penso neanche!

E subito dopo aver scandito quelle parole con la sua calma serafica, colpì uno degli altri ragazzi con un pugno in pieno volto. Quello barcollò, e inciampando contro una pietra, finì lungo per terra...

Rukawa sentì qualcun altro che gli si avvicinò alle spalle: senza voltarsi, si limitò a dare una gomitata all'indietro e si compiacque, quando sentì un gemito di dolore. Girandosi, vide il viso cianotico di colui che aveva ricevuto il colpo nello stomaco.

Hanamichi intanto, lasciando semisvenuto il ragazzo con la mazza da baseball, colpì con un calcio nello stinco il quarto rimasto, finendolo poi con una craniata. Non appena vide che tutti erano a terra inermi, si avvicinò a Rukawa e con decisione gli prese il volto con una mano, spingendolo in direzione del lampione per vedere la sua ferita:

- Sei solo uno stupido. Cosa credevi di fare da solo? Guarda qui. quel bastardo ti ha lasciato un bel ricordino.

Rukawa chiuse per un attimo gli occhi. Gli piaceva quella premura nei suoi confronti.

- Stavano dando fastidio ad Ayako, che dovevo fare?

Solo allora un mormorio alle loro spalle, fece loro capire che anche gli altri ragazzi della squadra erano arrivati a dar man forte anche se con un certo ritardo.

- Ma cos'è successo?

Chiese Akagi osservando i quattro teppistelli che si erano rialzati e se la davano a gambe. Ayako, stretta a Miyagi, sembrava ancora sconvolta, mentre gli altri avevano un'aria confusa e soprattutto sorpresa nel vedere Hanamichi che si prendeva cura di Rukawa. Kogure si avvicinò ai due con aria preoccupata:

- Tutto bene ragazzi? Rukawa ma stai sanguinando! E tu Hanamichi ti prenderai una polmonite se te ne stai mezzo nudo a questo freddo. Dai rientriamo.

Tutti seguirono il vice capitano e tornarono nello spogliatoio, dove fecero sdraiare Rukawa su una panca e gli applicarono del ghiaccio sulla fronte. I capelli erano intrisi di sangue e le mani sporche di terra. Anche se non voleva ammetterlo, era davvero ridotto male. Mentre gli altri si occupavano di lui, Hanamichi si fece una doccia veloce e s'infilò la tuta. Mentre infilava in modo disordinato la divisa da allenamento nel borsone, Ryota gli si avvicinò, guardandolo con aria strana:

- Hanamichi. ecco io mi chiedevo... bè, come mai sei scappato come un fulmine prima? Noi non abbiamo capito niente, ma ti abbiamo sentito urlare il nome di Rukawa.. Insomma non è da te preoccuparti per lui!

Hanamichi distolse volutamente lo sguardo! E ora? Che cosa gli avrebbe risposto? Non voleva che qualcuno avesse anche il benché minimo sospetto di quello che c'era fra loro.. Ma cosa inventare?

Fortunatamente l'arrivo di Ayako riuscì a distrarre Miyagi:

- Ryota, mi chiedevo se ti andava di accompagnarmi fino a casa. Non mi va di fare altri spiacevoli incontri per stasera!

Il viso di Miyagi s'illuminò, mentre le sue guance si tingevano di rosa!

Hanamichi sorrise: fino a pochi giorni prima anche lui avrebbe reagito in quel modo se Haruko gli avesse chiesto una cosa simile.. Ma adesso? L'idea di stare con Haruko non gli faceva più sentire le farfalle allo stomaco come prima. Gettò un occhio verso la panca e vide Rukawa, ancora sdraiato che si teneva la borsa del ghiaccio stretta sulla testa. E sospirò: ecco chi gli provocava i brividi e la tremarella... quell'idiota di un volpino!

- Ragazzi che si fa? Non possiamo mica lasciarlo andare da solo, no?

Kogure era seriamente preoccupato: non voleva che Rukawa se ne tornasse da solo a casa in quelle condizioni. Era davvero impensabile. Avevano pensato di telefonare a casa sua per avvertire i genitori, ma Rukawa aveva spiegato che non avrebbero trovato nessuno. Lui poi aveva tentato di rassicurare tutti, affermando di essere in perfetta forma, ma nessuno si era lasciato convincere dalla sua messinscena.

Improvvisamente una felpa volò in faccia a Rukawa: tutti si voltarono e videro Hanamichi con le braccia incrociate sul petto e un sopracciglio alzato:

- Vestiti e datti una mossa volpino. Ti ci accompagno io a casa.

Il silenzio incredulo che seguì, fu rotto dalla risata divertita di Mitsui:

- Ah ah! Ti ho capito sai? Vuoi approfittare della sua debolezza per farlo fuori e togliertelo per sempre davanti alle palle, eh Hanamichi?

Hanamichi lo fulminò con lo sguardo:

- Non sono così vigliacco! E poi questo idiota lo posso battere quando voglio: sia sul campo che fuori! E ora andatevene. non c'è più bisogno che facciate le infermierine a questo qua! Ho detto che ce lo trascino io a casa!

- Tu puoi battere me? Ma se sei una schiappa?

Tutti si voltarono verso Rukawa che si era messo a sedere e guardava Hanamichi in cagnesco.

- Io sarei la schiappa? Ma se sei il più scarso della squadra...

- Ha parlato l'idiota..

- Stai zitto volpino spelacchiato..

Kogure si mise in mezzo a loro prima che cominciassero ad azzuffarsi:

- Hanamichi, e tu vuoi che vi lasciamo da soli? Chissà cosa combinereste! 

Hanamichi si morse un labbro a quelle parole.

Le uniche volte che si erano ritrovati soli, si che avevano combinato qualcosa. Solo che non erano finiti a pugni come tutti si aspettavano, bensì a baci e carezze!

- Bè? Adesso che ti prende?

Hanamichi si accorse che Akagi lo stava fissando. Sentì su di sé anche lo sguardo di Rukawa e quello indagatore di Miyagi. Si stava cacciando davvero in una brutta situazione! Che poteva fare?

Rukawa si alzò e si infilò i pantaloni della tuta e poi la felpa. Raccolse le sue cose e si gettò la sacca sulle spalle:

- Io vado eh?

- Cosa? Rukawa! Aspetta... sei ancora debole! La botta in testa non è una cosa da prendere alla leggera, potresti sentirti male per strada!

Come al solito Kogure aveva sfoderato la sua aria paterna, ma Rukawa, con un gesto della mano, aveva fatto capire che non c'erano problemi. Si avviò verso l'uscita dello spogliatoio, ma Hanamichi gli bloccò il passaggio:

- Senti imbecille che non sei altro, smettila di fare l'eroe! Quando presto ti umilierò in campo facendo più punti di te, non voglio che tu possa trovare la scusa che non eri al massimo della forma! Perciò adesso ti porto a casa e controllo che non mi muori per strada! Chiaro?

La foga con cui aveva parlato, lasciò tutti senza fiato.

Rukawa però lo superò senza dare troppa importanza alle sue parole, e passandogli accanto gli sussurrò:

- Se hai tanta voglia di venire a casa mia, basta dirlo chiaramente!

 

Il sangue si era fermato, finalmente.

Rukawa si sfiorò la ferita, sentendola ancora pulsare.

- Non toccartela, idiota. Potrebbe fare infezione.

Hanamichi sedeva sul suo letto a gambe incrociate e lo guardava, in piedi accanto alla finestra che si tormentava i capelli.

Rukawa invece lo sbirciava tramite il riflesso nel vetro: era lì da più di mezz'ora e non accennava ad andarsene. Sembrava davvero intenzionato ad assisterlo!

- Mi vado a fare una doccia!

Gli annunciò. Si sentiva ancora addosso l'odore acre del sudore dell'allenamento.

- No! Meglio di no. Quattrocchi aveva ragione, con le botte in testa non si scherza. magari mi svieni sotto l'acqua!

Rukawa non aveva voglia di litigare e in effetti la testa gli faceva ancora un po' male! Si lasciò cadere sul letto e chiuse gli occhi.

Qualcosa di umido si poggiò su una sua tempia: aprì gli occhi e vide quelli scuri di Hanamichi quasi incollati ai suoi. Un bacio leggero.. Una sensazione bellissima.

Avrebbe voluto chiedergli il perchè di quel gesto tenero, ma non voleva rovinare quel momento con inutili parole. Si limitò a prendergli la mano e a stringerla forte nella sua. Dopo qualche minuto di silenzio, trovò il coraggio di parlare:

- Ti va di restare qui stanotte?

Hanamichi si sorprese nel sentire una punta di dolcezza nella sua voce.

Annuì.

Si, voleva rimanere con lui. Voleva accudirlo, e guardarlo dormire. Voleva sentire il suono del suo respiro regolare, e continuare a tenere la sua mano nella propria.

Si stava decisamente innamorando.

 

La sera dopo Hanamichi era di nuovo lì. E così tutte le altre.

Durante il giorno fingeva un'indifferenza che non provava affatto. Si dichiarava innamorato perso di Haruko, e continuava a blaterare sulla sua superiorità sportiva nei confronti di Rukawa.

Quando terminavano gli allenamenti, sotto la doccia, canticchiava allegramente, dicendo di essere stanco morto e di non vedere l'ora di essere a casa, nel suo caldo lettuccio a dormire. E invece puntualmente Rukawa se lo ritrovava dietro, che camminava a testa bassa, silenziosamente. E dietro di lui varcava il cancello, entrava in casa e si perdeva tra le sue braccia.

C'erano sere in cui Hanamichi sembrava deciso a mettere fine a quella storia. E prendeva tutta un'altra direzione rispetto a quella di Rukawa. Ma non passava neppure un'ora che Rukawa lo intravedeva dalla finestra, appollaiato vicino al cancello, indeciso se suonare o no... Poi Hanamichi alzava lo sguardo e lo scorgeva dietro i vetri a fissarlo con la sua aria neutra, allora si infervorava e cominciando a gesticolare, gli urlava:

- Apri questo dannato coso che fa freddo! Rukawa non startene lì imbambolato.. Stupida volpe che non sei altro.

Poi, non appena entrava in casa, gli si buttava tra le braccia e lo baciava con passione.

Ma mai avrebbe ammesso quello che provava.

Lo si poteva solo intuire dagli sguardi luccicanti d'amore che gli rivolgeva mentre Rukawa era assorto nei suoi pensieri. O da quelle timide carezze che gli faceva, mentre Rukawa ancora dormiva. O anche dal modo in cui passava le dite tra quei morbidi capelli neri, solleticandogli con i polpastrelli la nuca elegante.

Ma mai lo avrebbe ammesso.

Mai avrebbe ammesso di esserne perdutamente innamorato.

 

 

Ripensare a tutta la loro storia gli ha fatto aumentare l'eccitazione.

Maledetto gorilla che l'ha trattenuto in palestra..

Lo vuole con tutto se stesso: il suo corpo lo sta chiamando.

Ha voglia del suo buco.. Vuole godere, e sentire le sue urla di piacere... 

Vuole scopare...

No.

E' ancora più semplice.

Vuole fare l'amore col ragazzo che ama.

 

 

FINE



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