Quando il
Ghiaccio si scioglie
Parte XV - Vuoto
di Ermione
Empty _ The Cranberries
Something has left my life and I don't know where it went to.
Somebody caused me strife and it's not what I was seeking.
Didn't you see me, didn't you hear me? Didn't you see me standing there?
Why did you turn out the lights? Did you know that I was sleeping?
Say a prayer for me, help me to feel the strength, I did,
My identity, has it been taken? Is my heart breakin' on me?
All my plans fell thought my hands.
All my dreams suddenly seems empty.
(Vuoto
Qualcosa ha lasciato la mia vita e non so dove sia andata a finire.
Qualcuno mi ha mandato in crisi e non era quello che cercavo.
Non mi hai visto? Non mi hai sentito? Non mi hai visto aspettare lì?
Perché hai spento le luci? Sapevi che stavo dormendo?
Di’ una preghiera per me, aiutami a sentire la forza che avevo,
La mia dignità è stata presa? Il mio cuore è stato spezzato
Tutti i miei progetti mi si sono rovesciati addosso.
Tutti i miei sogni all’improvviso sembrano vuoti)
Lo spettacolo che gli si presentò davanti agli occhi gli face accapponare la
pelle. Tyler, il suo Tyler giaceva lì, in quel letto, con gli occhi gonfi e
chiusi e il corpo pieno di lividi. Gli si sedette vicino e attese che si
svegliasse. Carrie restò a fargli compagnia ma quando l’altro si ridestò da
quel sonno indotto dalle medicine si allontanò discretamente sussurrando nelle
orecchie di Ailil: “Coraggio…”
Aprì gli occhi e lo vide. Allungò un braccio per toccarlo, temeva fosse
l’ennesima allucinazione. L’altro gli prese delicatamente la mano.
“Perdonami…”
“E di cosa? Sono stato uno stronzo”
“Forse, ma io non sono stato di certo migliore di te. Non dovevo scappare
così”
“Avevi tutte le ragioni per farlo. Avrei dovuto dirti la verità”
“Anche io non ti ho detto molte cose… siamo entrambi colpevoli”
“Perché sei venuto?”
“Perché
ero preoccupato per te”
“Te ne andrai?”
“Solo se tu lo vorrai”
“Non voglio che mi resti accanto per pietà”
“Io resto perché ti amo”
“Ti amo
anch’io” _ Cominciò a piangere
“Ora riposati, quando starai meglio ce ne andremo da qui. Ho una casa, ci
verresti con me?”
“Sì, lo vorrei tanto” _ chiuse gli occhi e si addormentò sereno.
I
giorni volarono. Ailil riprese la vita di sempre districandosi tra il lavoro,
la scuola e Tyler. Stavano ancora all’Hilton ma ormai, fisicamente, stava
bene, dunque era giunto il momento di andare.
Entrarono in casa. Ty si guardò attorno. Gli metteva quiete, si sentiva al
sicuro. Così cominciarono i giorni della rinascita.
Parlava poco ma Ailil sapeva, troppe volte aveva vissuto quel dolore oscuro e
questo gli permetteva di capirlo anche restando in silenzio.
Lentamente ricominciò a parlare, poi a sorridere ed infine ad uscire di casa.
La paura avrebbe albergato nel suo cuore per molto tempo ma ora erano entrambi
sicuri che assieme ce l’avrebbero fatta.
Una mattina Ailil si svegliò molto tardi e trovò Tyler che fissava la foto sua
e di Angel.
“Questo è il mio primo segreto, se vuoi te lo posso raccontare”
“Davvero te la senti?”
“Riaprire una ferita non è mai piacevole ma tu meriti di saperlo e io sono
pronto per condividerla con te”
“Se sanguinerà io ti curerò. Ti ascolto”
“Ho conosciuto Angel in una casa d’accoglienza dove ho vissuto per un po’. Ero
molto piccolo e molto spaventato. Lui fu il solo ad avvicinarsi a me.
Diventammo amici e ben presto scoprimmo di amarci. Non avevo mai conosciuto
l’amore ma lui seppe donarmi tutto ciò che fino ad allora mi era mancato.
Spesso la notte fuggiva dalla comunità e fuori da scuola parlava in sordina
con persone strane. Non mi disse mai nulla ma io capii… si stava arruolando
nell’I.R.A. Non feci nulla per fermalo. Probabilmente al posto suo avrei fatto
lo stesso e poi… ogni uomo va per la sua strada. Decisi che avrei vissuto con
lui ogni attimo fino alla fine, ma non si è mai pronti. Il 12 aprile ci fu un
attentato seguito da uno scontro a fuoco a pochi metri dalla scuola. Capii
subito. Corsi fuori giusto in tempo per stringerlo un’ultima volta. Mi morì
tra le braccia. Ricordo che supplicai l’agente che lo aveva ucciso di
spararmi. Non lo fece, ma io ero morto comunque. Poi ho incontrato te e ho
sentito di nuovo il mio cuore pompare il sangue nelle mie vene. Ero vivo.”
Tyler lo ascoltò in silenzio e alla fine lo strinse forte.
“Lo ami ancora?”
“Una parte di me lo amerà sempre, perché il nostro amore è stato spezzato dal
destino e non da uno di noi. Ciò che sono e che tu ami è solo merito suo, ha
saputo far riaffiorare la parte più bella di me. Amerò sempre il suo ricordo
ma io ti amo Tyler e amerò ogni istante della mia vita la tua presenza”
“Grazie per aver condiviso con me il tuo dolore. Ti amerò ogni giorno della
mia vita e oltre…”
Sereno, era così che si
sentiva Ailil quella sera. Il Crown era semideserto ma lui sorrideva come se
si fosse trovato di fronte ad una platea. Era il piacere della condivisione ad
appagare il suo cuore malandato, nuova, esaltante sensazione e anche se era
solo il primo passo, si sentiva dannatamente bene.
Rientrò a casa relativamente presto.
Trovò l’altro steso ma sveglio… lo stava aspettando. Si chinò sul letto e gli
abbracciò i fianchi dolcemente. Le loro labbra si sfiorarono… un battito
d’ali.
Si guardarono a lungo, in silenzio… Il moro attendeva un gesto rassicurante
che arrivò. Si mossero all’unisono, l’uno verso l’altro, quasi senza pensarci.
Si spogliarono vicendevolmente, con estrema lentezza e delicatezza, quasi a
non voler spezzare un rito sacro ed infine si strinsero forte l’un l’altro,
adesi e perfetti.
Ailil lo tirò delicatamente a sé e cominciò a baciarlo piano, dolcemente;
voleva spazzare via dall’anima dell’uomo che amava il ricordo delle atrocità
subite.
“Ti amo” _ Sussurrò piano.
“Anche io, più di ogni altra cosa al mondo” _ rispose il biondino sorridendo
prima di scivolare sotto le coperte. La sua lingua cominciò ad accarezzare
piano il membro del ragazzino che cominciò a gemere. Ma di colpo Ty si blocco…
Un’immagine fissa nella sua mente… quell’uomo sconosciuto… lo stava
violentando di nuovo, questa volta nell’anima.
Si staccò dal piccolo elfo e riemerse dalle coperte, voltandogli la schiena.
Stava piangendo.
Ailil conosceva bene il suo dolore. Lo abbracciò restando in silenzio….
Voleva aiutarlo, fargli capire che lui sapeva… che anche lui… c’era un solo
modo… Inspirò lentamente prima di iniziare a parlare:
“Ti ho mentito Tyler, non è vero che i miei occhi non tollerano la luce, o
meglio, è vero ma non è così grave come ti ho fatto credere…” espirò… “Accendi
la luce… ti prego…”
Il biondo non riusciva a capire il perché di quel discorso, in quel momento,
ma fece ciò che il suo compagno gli chiedeva. Si alzò ed accese la luce.
Ailil sbucò lentamente dalle coperte.
Tyler rimase attonito. Di fronte a lui si apriva lo scenario di un corpo
martoriato, pieno di vecchi segni e cicatrici. D’impulso gli corse incontro e
lo strinse forte.
Si sedettero sul letto, l’uno accanto all’atro. Prese a carezzare quei
riccioli neri per tranquillizzarlo affinché continuasse… doveva sapere.
“Mia madre era… è una tossicodipendente. Non ho mai conosciuto mio padre. Lei
si prostituiva per ottenere la droga. Probabilmente sono figlio di uno dei
tanti spacciatori che frequentava, sicuramente sono stato un figlio
indesiderato. Quando era in astinenza lei… diciamo che… perdeva la ragione,
diventava violenta e… si sfogava su di me. Un giorno, aveva quasi 14 anni, mi
spinse con violenza contro un muro ma c’era un chiodo scoperto e ci andai
contro con la nuca. Quando mi risvegliai ero in ospedale, da Martin,
circondato da psicologi e assistenti sociali. Non tornai mai più in quella
casa, mi portarono in comunità. Mi ammalai dentro… nemmeno Angel riuscì a
guarirmi dall’anoressia… era come se avessi un demone in me da combattere, da
uccidere ma l’unico modo per farlo sembrava essere quello di uccidere me
stesso. C’era un medico che mi seguiva. Mi promise che se fossi stato
accondiscendente con lui mi avrebbe permesso di ottenere l’emancipazione per
la maggiore età… Ty… io… non ho ancora 17 anni… Cedetti. Lo feci perché ero
morto dentro. Mi scopò ferocemente per quasi un anno poi, fortunatamente,
trovò un nuovo giocattolo ed io conobbi Angel…”
Il biondino aveva gli occhi pieni di lacrime, non poteva credere che quella
fragile creatura fosse riuscita a superare tante traversie e a riuscire ad
amare… di nuovo… “Piccolo mio…” sussurrò tra i singhiozzi
“Ti prego, fammi finire. Ti ho detto che nemmeno Angel era riuscito a farmi
guarire ma tu… tu ci sei riuscito e ora io ti giuro che, se ancora mi vorrai,
estirperò il dolore dal tuo cuore”
“Ma certo che lo voglio… che ti voglio… angelo mio… ti amo ancora di più…”
“Ty…Baciami… Baciami e basta… non voglio che riaffiori in te l’inferno che hai
vissuto”
Si baciarono a lungo, tenendo gli occhi chiusi, poi Tyler li aprì e vide il
suo amore… fu un lampo, una rivelazione: l’essere che stringeva tra le braccia
era il suo amore… nessun altro.
Cominciò a baciarlo più intensamente, stringendolo a sé per sentirlo più
vicino, poi, prese ad accarezzarlo piano.
Lo trascinò dolcemente sul letto, senza pensare più a niente.
“Voglio fare l’amore con te” _ gli sussurrò dolcemente.
Ailil aprì gli occhi e annuì.
Riprese a baciarlo insinuando una mano tra le sue cosce dischiuse, cercando
quel punto così nascosto e sensibile. Lo accarezzò dolcemente, senza fretta,
poi fece scivolare il suo corpo sotto le coperte e alle dita sostituì la
lingua. Sentì la mano di Ailil affondare tra i suoi capelli. Continuò per un
po’, poi scivolò dentro di lui lentamente, imponendosi un ritmo lento e
pacato. Aumentò solo quando i gemiti del ragazzino si fecero più intensi.
Il membro del piccolo elfo si ergeva dritto tra i loro corpi. Ty gli avvolse
attorno la sua mano calda e cominciò a stimolalo allo stesso ritmo delle
penetrazioni.
Vennero assieme, poi il sonno li colse abbandonati l’uno sull’altro.
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