Quando il Ghiaccio si scioglie

 

Parte X - Nessun bisogno di discutere

 

di Ermione

 

    

 

No need to argue  _ The Cranberries

There's no need to argue anymore. I gave all I could, but it left me so sore

 and the thing that makes me mad Is the one thing that I had

I knew I'd lose you.  You'll always be special to me.
And I remember all the things we once shared, watching T.V. movies on the living room armchair.
But they say it will work out fine, was it all a waste of time?
'Cause I knew I'd lose you. You'll always be special to me
Will I forget in time?
You said I was on your mind.
There's no need to argue anymore

Special…

 

(Nessun bisogno di discutere
Non c’è più bisogno di discutere. Ho dato tutto quello che potevo, ma sono rimasto ferito
e ciò che mi fa uscire di testa è l’unica cosa che avevo
Lo sapevo che ti avrei perso. Sarai sempre speciale per me.
E ricordo tutte le cose che una volta condividevamo, guardare film sulla poltrona del salotto.
Ma dicono che finirà bene, è stata tutta una perdita di tempo?
Perché lo sapevo che ti avrei perso. Sarai sempre speciale per me
Lo dimenticherò in tempo?

Dicevi di pensare a me.
Non c’è più bisogno di discutere
Speciale…
)


Da quella notte erano passate due settimane. Apparentemente tutto andava bene, non era perfetto ma funzionava.

Ailil non era ancora stato capace di dire a Tyler che lo amava. Forse non lo amava o forse era ancora troppo legato al ricordo di un ragazzo morto. Ad ogni modo questa confusione sentimentale lo stava mandando in tilt. Probabilmente fosse stato capace di aprirsi col suo compagno le cose si sarebbero risolte, ma come poteva? Erano troppe le ferite ancora aperte e poi non riusciva a fidarsi del tutto:c’erano troppe cose che non capiva, tutti quei misteri sul suo lavoro, quelle telefonate sfuggenti quando era costretto a star via per più giorni. D'altronde anche lui non era proprio sincero, come poteva pretendere sincerità?

“Mi sento un cane che si morde la coda” _ pensava mentre, a cavallo della sua bicicletta, si dirigeva velocemente al lavoro.

Tyler era appena rientrato da un tour promozionale che l’aveva tenuto lontano per 3 giorni e che a lui parvero infiniti. Gli era mancato tanto il suo elfo e si sentiva davvero in colpa per non avergli ancora detto la verità sul suo lavoro. Aveva molta paura di perderlo, ma farlo vivere in una realtà ovattata di certo non era la soluzione giusta. Inoltre c’erano alcune cose del compagno che proprio non capiva: quelle visite domenicali ad un amico misterioso, il suo odio per la luce, l’essere sempre vago sulla sua età… Ma tutti quei pensieri furono scacciati via dalla gioia del poterlo rivedere nel giro di poche ore.

Entrò in casa, disfò i bagagli e si mise ad armeggiare col camino.

Quella sera sembrava che tutta Belfast si fosse riversata al Crown. Ailil aveva lavorato ininterrottamente fino all’orario di chiusura. Normalmente non gli dispiacevano quelle serate, tutto quel caos gli impediva di pensare e il tempo volava via rapido, ma quella sera era diverso, il suo pensiero era rivolto al ragazzo che lo attendeva a casa. Doveva ammetterlo, gli era mancato da morire. Si accinse a tirare giù la saracinesca e sospirò, c’era da pulire, ne avrebbe avuto ancora per mezz’ora come minimo. Ma Joy lo mandò a casa dicendogli che per quella sera si era decisamente guadagnato la pagnotta.

Salì le scale come un razzo, aprì la porta, abbassò le luci e cercò gli occhi di Tyler nella semi oscurità.

In realtà la prima cosa che trovò furono le sue mani che cominciarono a giocare con quelle del moretto, si stuzzicarono vicendevolmente per un po’ finché Ailil si liberò dalla presa di Ty e si avventò su di lui. Le sue labbra cominciarono a scivolare lungo il petto del biondino. “Ailil”_ un gemito roco_ “Voglio sentire le tue labbra sulle mie”. Detto questo Tyler gli prese la testa tra le mani e lui si abbandonò lasciandosi guidare dal biondino in un bacio inizialmente timido, poi sempre più passionale; entrò nella sua bocca con prepotenza, spingendo a fondo per assaporare tutto di lui, gli strinse forte la testa quasi a non volerlo far scappare, ma  Ailil non ne aveva la benché minima intenzione, stava lì, completamente in balia del suo amante. Ansimando di piacere prese a sbottonarsi la camicia offrendo il suo corpo alle labbra ed alle mani di Tyler che cominciarono a sfiorarlo ovunque col solo intento di farlo impazzire di piacere. Un gridolino uscì dalle sue labbra quando il compagno, preso dalla foga, gli morse un capezzolo fino a farlo sanguinare ma, ben presto, il ragazzino si rilassò di nuovo sotto le ipnotiche carezze e i baci rilassanti del biondo. Intenzionato a continuare a sottoporlo a quella dolce, estenuante tortura, Ty iniziò a giocare con l’elastico dei pantaloni di Ailil, toccandolo distrattamente e scatenando nell’altro tutta l’esasperazione dell’attesa. A quel punto lo liberò dagli abiti ed egli si avvinghiò con le gambe e si strusciò contro il  membro eccitato del musicista che perse il controllo. Afferrò con decisione i suoi glutei, sentendolo gemere forte, ed entrò dentro di lui lentamente, in modo tale che potesse percepire ogni centimetro di pelle. Cominciò poi ad aumentare il ritmo delle spinte, il moro si aggrappò alle sue spalle e lo incitò a continuare con selvaggi movimenti del bacino. Vennero assieme. Ty si stese su di lui stringendolo forte; il silenzio della notte e rotto solo dai loro respiri affannosi. Si addormentarono così: abbracciati e privi di forza.

La luce del sole illuminò la stanza mettendo in risalto le cicatrici sul corpo di Ailil. Con uno scatto felino il ragazzo corse a chiudere le tende. Si girò istintivamente verso Tyler, fortunatamente stava ancora dormendo. Era una bella domenica di sole, Angel lo stava aspettando. Si infilò sotto la doccia curandosi di chiudere a chiave la porta.

Lo scroscio dell’acqua svegliò Tyler. Dopo quella notte gli sarebbe piaciuto risvegliarsi col suo piccolo accanto. Lo vide uscire dal bagno, pronto per uscire: “E no, bello mio, questa volta non finisce così!”_ pensò il ragazzo. Si fiondò in bagno dando distrattamente il buongiorno ad Ailil e gli chiese di mettere su il caffè. Si lavò e si vestì rapidamente e presero il caffè assieme in silenzio. Poco dopo il ragazzino uscì con un macigno sul cuore, dopo quella notte infuocata avrebbe gradito un contatto mattutino più dolce ma, infondo, era stato lui a scappare per primo. Respirò a fondo l’aria fresca del mattino, inforcò la bicicletta e partì.

Tyler accese la moto e lo seguì con discrezione, mantenendosi a debita distanza. Si odiava per ciò che stava facendo ma aveva bisogno di sapere, di capire. Vide la bici di Ailil ferma davanti al cimitero e si stupì non poco. Parcheggiò la moto abbastanza distante in modo tale che l’altro non la potesse vedere ed entrò. La vista del sunken wall (1) lo fece tremare. “è come se si volessero intrappolare le anime in uno spazio oscuro di terra e sassi, segregarle, condannarle a restare dalla loro parte. È terribile!”_ pensò rabbrividendo. Si guardò attorno, essendo domenica c’era molta gente, trovarlo non sarebbe stato facile. Non sapeva nemmeno se fosse cattolico o protestante…

Fu il destino a venirgli incontro. Più precisamente lo fece sottoforma di vecchietta bisognosa di aiuto per portare l’acqua ai fiori su una tomba. Tyler pensò che gli anziani, in genere, sanno tutto di tutti e decise di interrogarla.
“Scusi Signora, sto cercando un ragazzo moro, riccio con gli occhi di un blu molto particolare. Lo conosce?”
“Credo che tu stia cercando il piccolo Ailil, è così educato. Viene qua tutte le domeniche a trovare un suo amico”

“Bingo”_ pensò il biondino_ “Sa mica dove lo posso trovare? Questo cimitero è enorme”
“Certo, vai sempre dritto, la tomba che cerchi è l’ultima prima del muro”

Tyler si congedò dall’anziana donna ringraziandola. Non fu difficile trovare Ailil, molto più difficile fu affrontare la scena che si svelò ai suoi occhi.
Il moretto era in piedi davanti ad una misera lapide e singhiozzava disperato.
D’improvviso cominciò a piovere.
Tyler si sporse per vedere di chi si trattasse. Vide la foto di un ragazzo biondo e lesse il suo nome: William “Angelus” Abbott, Died for his faith (2).
Si ricordò immediatamente del loro primo discorso, della storia di quel ragazzo a cui avevano ammazzato il padre e si sentì terribilmente stupido.

Nel frattempo Ailil sembrava essersi calmato. Sistemò dei narcisi sulla tomba del suo amore, vi si sedette accanto e cominciò a parlare piano, proprio come se stesse parlando ad una persona viva.

“Ciao Angel, so che non sei qui ma ho bisogno di un luogo reale in cui vederti. Cosa mi resta da dirti? Non molto, forse nulla. Ci siamo dati tanto e lo rifarei ogni istante, ma la ferita brucia ancora. Eri l’unica cosa che avevo, l’unica persona che io abbia amato e che mi abbia mai amato e forse è per questo che mi sono ammalato, che ho rischiato di impazzire. Mi odio perché, anche se non te l’ho mai detto, sapevo tutto. Sapevo che eri un’attivista dell’I.R.A., non mi sono mai illuso che il mio amore ti potesse bastare e sapevo quale sarebbe stato l’epilogo, sapevo che ti avrei perso. È stata una perdita di tempo? No, l’amore non è mai una perdita di tempo, tu sarai sempre speciale per me e il nostro amore non avrà mai fine perché la parola fine l’ha messa il fato e non noi.

Sai, ho conosciuto un ragazzo… stiamo assieme… almeno credo. È molto simile a te, è misterioso, a tratti dolce, a tratti passionale. Vorrei tanto essere capace di condividere con lui i momenti semplici della vita, proprio come facevo con te. Quanti films ci siamo visti sulla tua scassatissima poltrona? Centinaia. Mentre morivi fra le mie braccia mi hai pregato di pensare a me stesso ed io ci sto provando Angel… Credevo che col tempo avrei dimenticato ma non ci riesco. Sono un vigliacco e se continuo così perderò Tyler a causa della mia paura. Ci sono troppe cose che non riesco a dirgli; con te è stato più semplice, forse perché avevamo un vissuto molto più simile, due anime dannate che si sono incontrate. Santo cielo, Angel, oggi sono scappato via dal nostro letto come una puttana ed ora vorrei solo che lui fosse qui… Non troverò mai il coraggio di portarlo con me.”
Tyler si avvicinò delicatamente a quel pulcino bagnato che, non appena lo vide, gli si strinse addosso e ricominciò a piangere. Lo condusse al coperto e gli baciò delicatamente ogni lacrima. Restarono così, in silenzio, per un po’. Quando fecero per alzarsi le gambe di Ailil non ressero, aveva la febbre alta. Ty lo prese in braccio, chiamò un taxi e lo porto a casa ripromettendosi che appena si fosse ristabilito gli avrebbe raccontato tutta la verità. Ma in quel momento l’unica sua priorità era il prendersi cura di lui, tutto il resto poteva aspettare.




 

1 Il cimitero di Belfast  è un caso unico in Europa e non ha precedenti. Un muro lungo centinaia di metri è stato eretto, ma si dovrebbe dire scavato, nel sottosuolo  per isolare il perimetro di una gigantesca campana disegnata nel terreno. è alto, ma si dovrebbe dire basso, undici piedi (circa quattro metri) ed è chiamato il sunken wall, il "muro verso il basso", il muro "sprofondato". In una città che è stata per anni al centro di scontri sanguinosi, la sua funzione non è separare gli spazi riservati ai cattolici e ai protestanti in visita alle tombe. Tutti infatti si muovono liberamente lungo i viali e i sentieri alberati del cimitero. Nel sottosuolo invece il muro isola i corpi, non separa i vivi ma i morti.
2 Morto per la sua fede. È una scritta che si trova su centinaia di lapidi da entrambi i lati del muro