A Mara…


 

 


 

 

Quando il Ghiaccio si scioglie

 

Parte VII - Lo faccio ancora

 

di Ermione

 

I still do  _ The Cranberries
I'm not ready for this, though I thought I would be.
I can't see the future, though I thought I could see.
I don't want to leave you, even though I have to.
I don't want to love you, I still do.
Need some time to find myself. I wanna live within.
Can I go my own way? Can I pray my own way?
I don't want to leave you.  I need you.
Am I ready for this? Did I think I would be?
Can I see the future? No, I can't see.

(Lo faccio ancora
Non sono pronto per questo, anche se pensavo che lo sarei stato.
Non posso vedere il futuro, anche se pensavo che avrei potuto vederlo.
Non voglio lasciarti, anche se devo.
Non voglio amarti, lo faccio ancora.
Ho bisogno di tempo per ritrovare me stesso. Voglio vivere dentro.
Posso andare per la mia strada? Posso pregare a modo mio?
Non voglio lasciarti. Ho bisogno di te
Sono pronto per questo? Pensavo che lo sarei stato?
Posso vedere il futuro? No, non posso)




Sollevò quel corpicino senza peso. Quell’innaturale leggerezza lo spaventò. Entrò inosservato nella hall semi deserta e si diresse in camera, sperando fortemente che i suoi amici fossero già fra le braccia di Morfeo. “desiderio esaudito” _ pensò entrando nella camera, nessun suono proveniva dalle stanze adiacenti. Lo adagiò sul letto e si mise a riflettere. Chiamare Joy gli sembrò l’unica cosa sensata da fare.
“Tyler, sono le 7 del mattino, dove diavolo siete?”
“In albergo da me, Ailil è svenuto più volte, non sapevo bene cosa fare e l’ho portato nel posto più vicino.”
“Maledizione!!!”
“Volevo chiamare un medico…”
“Chiama Martin, ti do il numero, ma fallo subito e segui esattamente le sue istruzioni, poi fammi sapere.”
“Ok, zio, a dopo”
Il telefono del dottor Durden squillò a lungo.
“Martin, dannazione, rispondi a quel cazzo di telefono!” _ Gridò seccato Frankie
Il medico allungò un braccio verso il comodino con gli occhi ancora chiusi.
“Pronto?”
“Matin?”
“Sì?”
“Sono Tyler, il nipote di Joy, ci siamo conosciuti ieri sera… scusa per l’ora ma si tratta di Ailil”
“Cos’è successo?” _ Martin sobbalzò nel letto ridestando anche Frankie
“è svenuto più volte, dice che è solo stanchezza ma… non mi sembra normale. Adesso è steso sul mio letto, sembra che dorma ma sembra un sonno innaturale. Non so cosa fare…”  L’angoscia cresceva dentro di lui assieme ad un dolore cieco che aveva provato solo per i suoi genitori.
“Non perdere la calma, togligli le scarpe e il giubbotto, fai in modo che tenga le gambe alzate e mettigli la testa di lato. Dove stai?”
“All’Hilton”
“Massimo un quarto d’ora e sono lì”
Furono i 15 minuti più lunghi della sua vita e nemmeno capiva il perché. Com’era possibile provare tanta apprensione per uno sconosciuto? Non aveva mai creduto ai colpi di fulmine e tuttora non ci credeva ma, di sicuro, quel ragazzino l’aveva scosso dentro.

Martin non tardò ad arrivare.

Con movenze rapide e decise esaminò lo stato di Ailil. Aprì una boccetta e la avvicinò al suo naso. Si ridestò dal torpore.

“Ragazzino, ci hai fatto morire di paura!”
“Dove sono?”
“All’Hilton, se non fosse stato per il tuo amico saresti finito al cimitero.”
Ailil cominciò a ricordare… “Ti prego, fallo uscire” _ sussurrò _ “Non voglio che veda… i segni…”
“Tranquillo”
“Tyler, per favore, potresti uscire? Il “cliente” è decisamente pudico e, di sicuro, Frankie starà arrivando… ti spiace andargli incontro e dirgli che è tutto sotto controllo?”
Tyler obbedì e lasciò la stanza.
Martin lo fece sedere. Era troppo debole e gli cadde addosso a peso morto. Gli sfilò delicatamente la maglia per poter constatare il suo stato di salute. Rabbrividì! Non si era ancora abituato a quelle che più che cicatrici sembravano solchi. Sicuramente un intervento di chirurgia plastica le avrebbe fatte sparire almeno in parte ma Ailil non poteva permettersi di pagarlo e poi, la priorità sarebbe piuttosto stata quella di far sparire le cicatrici che aveva dentro.

Quella visita al ragazzo sembrò infinita.
“Martin, sono stanco…”
“Ho quasi finito” disse mentre gli iniettava un liquido nel braccio.
“Cos’è?”
“Un ricostituente ragazzino”
Lo costrinse ad alzare la testa e a guardarlo negli occhi: “Ascoltami bene perché non te lo ripeterò più, se tu vuoi suicidare sono fatti tuoi ma abbi almeno il buon gusto di farlo da solo. Oltre a me, ci sono 2 persone là fuori e una non troppo lontano da qui che stanno soffrendo a causa del tuo egoismo. È chiaro? Sono stanco di supplicarti di mangiare, di dormire, di non stancarti e di seguire una terapia psicologica, non sopporto più di vedere l’angoscia negli occhi di Frankie ogni volta che si tratta di te e credo che Joy abbia di meglio da fare che da farti da balia. Qualche stronzo ti ha dichiarato maggiorenne emancipato, benissimo, non mi sono opposto e non mi opporrò, ma da oggi le tue cazzate le paghi da solo”. Si stava facendo una violenza assurda, non avrebbe mai voluto essere così crudele ma le aveva provate tutte per aiutarlo senza risultati e prenderlo di petto gli sembrò davvero l’ultima spiaggia, il grido di un condannato a morte.

Ailil non reagì, la medicina cominciava a fargli tornare le forze. Si rivestì in silenzio e si mise in piedi traballante.
“Mi dispiace, non vi darò più problemi…” sussurrò prima di uscire dalla stanza.
Né Tyler né Frankie avevano mai fumato, ma durante quell’attesa si trovarono a desiderare una sigaretta come un assetato vuole l’acqua.

“Siete amici da molto?”
“Praticamente l’ho visto nascere… è come un fratello per me, gli voglio molto bene”
“Sì, questo è evidente”
Sorrisero.
“Non sapevo fosse malato, se no non l’avrei fatto stancare tanto”
“Lui è il primo a non accettare la sua condizione, potrebbe guarire benissimo ma finora nessuno di noi è riuscito a convincerlo fino in fondo”
“Ma che problemi ha?”
“Non posso dirtelo, lo ferirei a morte. Magari un giorno te lo racconterà lui stesso, anzi, spero proprio che lo faccia, sarebbe un mezzo miracolo… Awen non è solito accettare appuntamenti con semi sconosciuti… evidentemente in te ha visto qualcosa…”
“Awen?”
“Sì, Ailil è il suo secondo nome. Lui ha deciso di usare quello”
“Comunque anche io ho visto qualcosa di magico in lui… giù nel profondo dei suoi occhi”
“E hai visto bene ma non devi giocare con lui, è troppo… fragile”
Ty si ricordò che suo zio gli aveva detto la stessa cosa.

“Non intendo farlo, è una vita che gioco con una serie di imbecilli, indipendentemente dal loro sesso, ma con lui… con lui non voglio farlo, vorrei solo provare a conoscerlo, magari diventare amici, poi… chissà…”
“Chissà… nessuno è in grado di leggere il futuro”

“Sono stato così presuntuoso da pensare di poterlo fare” ma questo Tyler non lo disse, si limitò a pensarlo.

La porta si aprì rivelando la figura scarna e traballante di Ailil.
Frankie lo sorresse: “Ti portiamo a casa nostra”
“No, questa volta me la posso cavare da solo”
“Ma… Martin, digli qualcosa tu…”
“Io sono d’accordo con lui” disse il dottore gelido.
Tyler non poté fare a meno di intervenire: “Non esiste, a costo di legarti al letto tu resti qua!”
“Per favore” lo implorò il ragazzino, “Voglio solo andare a casa mia”
I 3 ragazzi si guardarono negli occhi, a tutti era stato chiaro da subito che la strana reazione di Martin doveva avere un qualche sconosciuto nesso logico ma tutto fu interrotto quando Ailil si accasciò di nuovo. Tyler lo prese tra le braccia
“Merda!” esclamò Martin
“Non possiamo mollarlo così” disse Frankie
“No, non possiamo, ma deve tornare a casa e decidere se e come vivere”
“Allora andrò con lui” intervenne deciso Tyler
“Potrebbe essere una buona idea” disse il medico sciogliendosi
Frankie sorrise in segno d’approvazione.
“Portalo al Crown, Joy ti spiegherà ciò che può”.


 



 

1 La moto del Dr. House (perdonate la libertà)