Semplicemente, dedico questo sesto capitolo a Laura M.
Quando il
Ghiaccio si scioglie
Parte VI - Tutto quello che ho detto
di Ermione
Everything I Said _ The Cranberries
It makes me lonely, it makes me very lonely when I see you here, waitin' on.
It makes me tired, it makes me very tired and inside of me, lingers on.
But you have your heart, don't believe it, and you will find it, waiting on.
Everything I said, well I meant it and inside my head, holdin' on.
'Cause if I died tonight would you hold my head, no, would you understand?
And if I lied in spite would you still be here, no, would you disappear?
Surely must be you, but I don't make you lonely.
I'll get over you, but I don't make you lonely.
(Tutto quello
che ho detto
Mi sento solo, mi sento molto solo quando ti vedo qui, ad aspettare.
Mi stanca, mi stanca molto e si perpetua dentro me.
Ma tu hai il tuo cuore, non crederci e lo troverai, se saprai aspettare.
Tutto quello che ho detto lo volevo dire nella mia testa continuo a dirlo.
Perché se stanotte morissi mi terresti la mano, no, puoi capirlo?
E se vivessi nel rancore saresti ancora qui, no,spariresti?
Sicuramente devi essere tu ma non ti farò rimanere solo.
Ti supererò ma non ti farò rimanere da solo.
Ailil
scese agilmente dalla moto e si sfilò il casco solo dopo aver lasciato Tyler
alle sue spalle, nonostante fosse ancora buio la luce lunare era abbastanza
forte da illuminare il gonfiore dei suoi insoliti occhi blu ed era proprio
questo che voleva evitare.
Tyler sapeva… Tyler capì e gli restò dietro.
Si sedettero sugli scogli a breve distanza l’uno dall’altro, il silenzio era
infranto solo dal rumore delle onde.
Contrariamente ad Ailil, Ty detestava il silenzio:
“Certo che il colore dei tuoi occhi è alquanto insolito”
“Già, Joy dice che sono blu metilene”
Risero entrambi.
“Comunque credo si adattino perfettamente a te”
“Perché?”
“Sono profondi, infinitamente profondi e sembrano celare molti misteri e io…
beh, ti vedo così”
Ailil tremò, quel biondino sconosciuto aveva capito molto più di lui che i
tutti psicologi e affini che gli erano stati attorno solo guardandolo negli
occhi. Urgeva cambiare discorso.
“Comunque, non è solo il colore ad essere insolito”
“Cioè”
“Ho un problema con la luce, se è troppo forte non la tollero, così sono
costretto a portare delle lenti oscurate o a vivere in penombra. In compenso
vedo benissimo al buio”
“Come i felini”
“Già, non ci avevo mai pensato… Ti piace questo posto Tyler?”
“Chiamami Ty, per favore. Sì, questo è il primo posto da quando sono qua in
cui non ho paura”
“Paura?”
“Beh, l’IRA, gli attentati… magari voi ci siete abituati…”
“Credo non ci si abitui mai ma… bisogna pur vivere e anche morire… in qualche
modo… Ty, la gente di Belfast ama questa città, la ama davvero. Noi non siamo
un nugolo di terroristi, vogliamo la pace e comunque… se una persona arriva ad
arruolarsi nell'Irish Republican Army sicuramente non lo fa in nome di qualche
dio…”
“Scusa??? Difendi quei bastardi??? Con che coraggio??? Non pensi a tutti gli
innocenti che sono morti a causa loro??? Sono solo dei luridi pazzi assassini”
_ gridò Tyler.
Awen mantenne la sua solita calma. “No, non li difendo ma nemmeno mi sento di
etichettarli. Prima di emettere sentenze… Hai voglia di sentire una storia Ty?”
Si stupì lui stesso di quelle parole, mai aveva sentito l’impulso di
condividere una cosa tanto intima con qualcuno che non fosse Frankie, il suo
unico amico.
“D’accordo” la rassegnata calma di quella creaturina lo sconvolgeva alquanto.
“C’era una volta un ragazzino, viveva a Belfast coi suoi genitori e sua
sorella. Suo padre era un medico, un vero medico. A lui non importava se il
malato che avesse davanti fosse cattolico o anglicano, ricco o povero, un
militare o un combattente dell’IRA… lui faceva il suo lavoro con passione e
dedizione, era amato e stimato da tutti… quasi tutti… Una sera tutta la
famiglia era seduta attorno al tavolo per la cena, improvvisamente 4 uomini
armati a volto coperto fecero irruzione nella casa e uccisero a sangue freddo
quell’uomo davanti alla sua famiglia.”
“Erano terroristi?”
“No, cecchini dell’esercito…”
“Ma… perché?”
“L’uomo era sospettato di essere filo repubblicano”
“Santo cielo…”
“Lasciami finire, per favore…”
“Sc…Scusami” _ tanta decisione gelò Tyler
“Quel bambino si chiamava William Abbott, ribattezzato Angelus dall’IRA “ _
(Angel per me, pensò) _ “Ora quello che mi chiedo è: avrei fatto la stessa
scelta se avessi visto mio padre morire a quel modo a 13 anni? E tu Ty, quale
sarebbe stata la tua scelta?”
“Io… davvero… non lo so…”
“Risposta esatta! Non lo sappiamo. Ma una cosa è certa, giusto o sbagliato che
sia… ogni uomo va per la sua strada e non sempre si è davvero liberi di
scegliere, a volte non ce l’hai proprio la possibilità di scegliere.”
Tyler era sconvolto dalla profondità di quelle parole. Avrebbe desiderato
stringere a se quel ragazzino e non lasciarlo andar via mai più. Nonostante
quel discorso così difficile la sua anima era in pace, non vi era traccia né
di Tod, né del perenne vuoto allo stomaco è tutto grazie a quel… ragazzino???
Ma quanti anni aveva???
“Ailil, mi dici quanti anni hai?”
“Ho quelli che dimostro… secondo te?”
“Se ti guardo vedo un sedicenne appena ma… quando ti ascolto… sembri molto più
grande di me”
“Ma tu quanti ne hai?”
“21 il 12 settembre”
Il 12 settembre… 5 mesi giusti dalla morte di Angel… mancava meno di una
settimana
“Tra pochi giorni! Dovrò farti un regalo, magari potrei portarti in giro per
Belfast, oltretutto cadrà di domenica e di lunedì non lavoro… sempre che tu
sia libero” _ da dove proveniva tutto quel coraggio? E perché tutto
quell’interesse per un tipo di cui non sapeva nulla? Di certo non per farci
sesso, il solo pensiero lo disgustava e l’amore l’aveva fatto solo con Angel…
sentiva il caos crescergli dentro.
“Mi piacerebbe davvero molto. Sono qua per lavoro ma ho preteso il 12 e il 13
liberi, non che avessi programmi particolari, pensavo di stare un po’ con lo
zio ma la tua proposta è molto allettante e la accetto ad una condizione.”
“Cioè?”
“Voglio sapere quanti anni hai!”
“Temi di venire arrestato per corruzione di minorenne? Se è questo il problema
vai sereno, non corri rischi.”
“Ma no, scemotto!”
“Diciamo che siamo coetanei, ok?”
“OK”
Il sole stava sorgendo. Istintivamente Ailil scattò in piedi e prese Tyler per
la mano, trascinandolo sul bordo del promontorio. Lo spettacolo che si
mostrava ai loro occhi era stupefacente, cielo e mare sembravano un unico
manto color porpora. Restarono immobili a fissare l’orizzonte finché il sole,
che pareva emergere dall’oceano, non si alzò completamente.
Improvvisamente il ragazzino vacillò, era digiuno da quasi 2 giorni con alle
spalle pochissime ore di sonno, ma questo Tyler non poteva ancora nemmeno
immaginarlo. Istintivamente lo strinse a sé, lo sorresse portandolo fino alla
rupe più vicina e lo aiutò a sedersi.
“Tutto bene?” gli chiese carezzandogli delicatamente una guancia.
“Sì, è solo un po’ di stanchezza” _ mentì. Fece per alzarsi ma fu colto da un
nuovo capogiro e crollò addosso al biondino.
“Non lasciarmi” _ disse senza rendersene conto.
“Non lo farò” _ rispose l’altro con aria rassicurante.
“Il mio hotel è più vicino di casa tua; ti porto lì e non obiettare, non
saresti nemmeno in condizioni di salire sulla moto”
Lo sistemò sulla moto, pregando che avesse la forza di reggersi fino a
destinazione e partì.
|