Al mio migliore amico, buon compleanno!!!

 
 

 


 

 

Quando il Ghiaccio si scioglie

 

Parte IV - Saving Grace

 

di Ermione

 

 

Saving grace  _ The Cranberries
It could happen here today and I can't wait to see your face, no I can't wait to see your face
Can you hold on while I take hold of myself?
You're the little thing, my saving grace, you're just a little thing, my saving grace
Will you be strong while I take hold of myself?
You're the little thing, my saving grace, you're just a little thing, my saving grace

(Grazia che salva
Potrebbe accadere qui, oggi, e  non vedo l'ora di vedere il tuo viso, non riesco ad aspettare il momento in cui vedrò il tuo viso
Puoi aspettarmi mentre riprendo il controllo di me stesso?
Sei una  piccola cosa, la grazia che mi salva, sei proprio una piccola cosa, la mia grazia salvatrice
Sarai forte mentre riprendo il controllo di me stesso?
Sei una  piccola cosa, la grazia che mi salva, sei proprio una piccola cosa, la mia grazia salvatrice.


 

 

Da quanto tempo stava camminando? Tyler aveva perso la nozione del tempo. Dall’imbrunire del cielo e dal brontolio del suo stomaco ne dedusse che dovevano essere all’incirca le 20. Se quello che voleva era un po’ di pace, un po’ di anonimato, c’era un solo posto dove poteva andare: il Crown, il pub di suo zio Joy. Era il fratello minore di sua madre, l’unico che si era sempre rifiutato di lasciare il terrore di Belfast per rifugiarsi a Dublino (città dove era nato Tyler), diceva che sarebbe morto comunque lontano da lì, quindi tanto valeva morire sotto il cielo di Belfast. Zio e nipote si erano sempre amati profondamente, era un amore silenzioso, fatto di sguardi più che di parole, non c’era nulla che il ragazzo non potesse dire all’unico parente che gli restava e, infatti, gli aveva sempre detto tutto, anche le cose più squallide senza mai sentirsi giudicato. Ricordava ancora l’ultimo loro colloquio che si era concluso con una frase semplicissima: “Tyler, ragazzo mio, ogni uomo va per la sua strada” e in quelle parole il ragazzo ci trovava ancora tutto l’amore e la comprensione del mondo.
Si era sempre rifiutato di andare a Belfast, provava una certa repulsione per una città dove la gente si ammazzava nel nome di un dio a quale, per altro, lui nemmeno credeva, si sentiva inquieto a camminare lungo quelle vie sconosciute e oscure,  e tutto ciò che desiderava era trovare velocemente suo zio.
Gli bastò armarsi di coraggio e chiedere informazioni ad un gruppo di studenti, il locale era molto conosciuto e non faticò a trovarlo.
Inutile dire che l’accoglienza dello zio fu degna di un principe, lo strinse a sé ridendo forte e gli offrì un enorme boccale di rossa doppio malto, la  sua birra preferita.
“Ty, ragazzo mio, non sai che gioia averti qui! Ma quando sei arrivato? Quanto resterai? Hai bisogno di qualcosa?”
Sorrise Tyler e sorrise il suo cuore; lo zio era l’unica persona autentica che gli fosse rimasta; in teoria avrebbero dovuto esserlo anche i suoi amici ma non riusciva più a fidarsi di nessuno da tempo immemore.
“Sono qua da un paio di giorni e ci resterò circa 4-6 mesi, dobbiamo registrare e promuovere il nuovo disco, lanciare i 2 singoli e girare i videoclip, idea geniale di Marie, alloggiamo all’Hilton e tutto ciò di cui ho bisogno è poter venire a rifugiarmi qui ogni volta che potrò…”
“Questa è casa tua piccolo mio.”
“Piccolo… insomma, ho quasi 21 anni”
Risero entrambi.
Persi nel raccontarsi gli ultimi 3 anni della loro vita non si resero conto del passare del tempo se non quando Andy, l’altro barman, chiese a Joy di poter andare in pausa. Fu allora che l’uomo si rese conto che erano già passate le 23 e non aveva ancora avuto notizie di Ailil; si chiese se fosse il caso di chiamare Frankie ma prima che potesse agire la porta si aprì e il ragazzo biondo fece la sua apparizione.
“Allora?” _ gli chiese Joy senza preamboli.
“Tutto a posto, l’elfetto ce l’ha fatta; è in macchina con Martin, stanno prendendo le sue cose; non c’è stato modo di convincerlo ad aspettare fino a domani”
“Benissimo, così oggi ho ben 2 ragioni per festeggiare… a proposito, questo e Tyler, il figlio di mia sorella; lui è di Dublino ma resterà qua per qualche mese”
“Molto piacere degno nipote” _ disse Frankie stringendogli la mano.
Tyler ricambiò la stretta sorridendo e, come era sua abitudine, cominciò a passarlo ai raggi X. Era bello, davvero bello: alto, possente, biondissimo e con 2 occhi più glaciali dei suoi e, stranamente, riusciva a metterlo a disagio; non che avesse fatto nulla di intenzionale, semplicemente sembrava l’incarnazione del dio Lúg (1). Ma tutti questi suoi pensieri vennero letteralmente spazzati via quando si ritrovò davanti un paio di occhi blu che di umano avevano davvero ben poco.
“Lui è Ailil, lavora per me e da stasera si trasferisce nella vecchia mansarda” disse Joy.
A Tyler mancò il respiro; altro che elfo, quell’essere era un angelo decaduto. Apparentemente poteva avere massimo 18 anni, era alto e troppo magro, nonostante fosse ben nascosto da Jeans e maglioncino decisamente abbondanti, ma quegli occhi… sembravano senza età, senza tempo.
Ailil sorrise stringendogli la mano ed un brivido gli percorse la schiena. Cercò di non dar peso a quella strana inquietudine che gli cresceva dentro.
“Ragazzi, portiamo su la roba del moccioso e poi: birra gratis per tutti, bisogna assolutamente festeggiare!!!”
“Joy, posso fare da solo, non ho molta roba”
Ed era vero, tutta la sua vita era racchiusa in una sacca militare, una tascapane per il libri ed una cassapanca di ebano. A Tyler si strinse il cuore.
“Dai che ti aiuto io” disse Frankie”, poi, rivolgendosi a Joy, aggiunse: “Aspetta Martin, ha detto che doveva parlarti assolutamente” e i 2 sparirono su per la scala esterna.
E martin non tardò.
“Ragazzo, ti presento il dottor Martin Durden, il medico più scrupoloso di Belfast, nonché compagno di vita dell’armadio a 4 ante che è salito con Ailil; non te l’ho detto prima ma Frankie è un rugbista professionista”.
“Piacere doc, allora se dovessi essere pestato dal tuo ragazzo saprò a chi rivolgermi” disse Tyler riacquistando la sua solita baldanza.
“Piacere mio, degno nipote di cotanto zio”
“Jo, ti devo parlare in privato, si tratta di Ailil”
“Nessun problema, basta che ci allontaniamo un po’, c’è talmente baccano in questo locale che nessuno farà caso a noi”
E in linea di principio era vero ma qualcuno quella sera era particolarmente interessato a saperne di più su quell’angelo infelice… Tyler, mostrando indifferenza, si avvicinò finché poté e tese le orecchie.
“Jo, la questione è  seria, sai meglio di me quanto sia poco attendibile il medico di Ailil. Prima di venire qua l’ho visitato”
“E come hai fatto? L’hai legato al letto?”
“Confesso di averlo leggermente narcotizzato ma dovevo avere un quadro preciso, Frakie lo ama come un fratello e anche io tengo molto a lui. Non mi pento di averlo fatto.
“Martin, dimmi tutto, ti prego, quel ragazzo è come un figlio per me. Voglio la verità nuda e cruda!”
“L’avrai: a parte ciò che già sai… sul suo corpo ci sono tracce di passate violenze sessuali, sicuramente ricordini di quel porco sudicio di Cofach, ed è abbondantemente sotto peso, se non lo si tiene sotto regime ricadrà nell’anoressia… se non ci è già ricaduto. Joy, devi assolutamente controllare che segua questa dieta” _ disse il medico sporgendogli un foglio _ “Speriamo che Frankie, col tempo, lo convinca a farsi seguire da una psicologa decente… per adesso questo è tutto ciò che possiamo fare, oltre a farlo sentire amato e al sicuro, che poi è la cosa fondamentale”.
“È tutto chiaro, non temere, baderò io a lui”.
Tyler scattò verso il bagno, si chiuse dentro e diede sfogo, dopo tanto, troppo tempo alle lacrime; non sapeva nemmeno lui il perché ma quello che aveva sentito, anche se solo a tratti, era stata una pugnalata al cuore. Si dette razionalmente del coglione mille volte per quella assurda reazione, ma non c’era nulla da fare, il cuore continuava a sanguinargli.
Quando rientrò nel locale vide il suo angelo in divisa dietro al bancone intento a servire i clienti mentre i 3 uomini chiacchieravano in disparte.
Sebbene fosse stanco sentiva di non potersene andare, voleva attendere la chiusura per aver modo anche solo di salutarlo ma il locale brulicava di gente e decise di andar fuori a prendere aria.
Stava osservando di sbieco una coppietta nell’ombra che, incurante del luogo, si stava lasciando andare ad effusioni decisamente spinte ed un pensiero gli sfuggì a bassa voce: “Non capisco tutta questa smania per il sesso, spero almeno si siano “aiutati” con qualcosa, perché se non sei “su di giri” una sana scopata può diventare facilmente noiosa…a tratti nauseante….”
“Hai mai fatto l’amore nella tua vita? E, attento, non sto parlando di sesso, ti sto chiedendo se sei mia stato con una persona perché l’amavi”
Quella voce alle sue spalle lo fece sobbalzare. Era lui, il ragazzo dagli occhi immortali, l’angelo caduto. Respirò profondamente per ricomporsi.
“Perché, c’è differenza?”
“Una differenza abissale e ti invidio molto se non la conosci. L’amore è una grazia che può salvarti l’anima ma anche un castigo che può dannartela per sempre” e così dicendo fece per andarsene ma Tyler lo trattenne per un braccio: “Aspetta, a che ora stacchi?”
“Il locale chiude alle 2, per le 2 e 30 di solito ho finito”.
“Ti piace andare in moto Ailil?”
“Credo di sì… insomma… sì”
Mentì spudoratamente. Adorava andare in moto. Quanti pomeriggi aveva passato sulla moto di Angel? Tanti da non saperli quantificare.
“Allora, se per te va bene, vado a recuperare la mia moto e vengo a prenderti alla chiusura”
“Perché?”
“Perché mi piacciono i tuoi occhi e tu mi incuriosisci”
“Tu sei matto!”
“Ovviamente sì, ma non sono pericoloso”
“Il fatto che tu sia il nipote di Joy è una garanzia sufficiente per rischiare… d’accordo, ci vediamo alla chiusura” _ e detto questo ritornò al suo lavoro.
“L’amore è una grazia che salva o un castigo eterno… qualunque sia delle due, ti invidio, piccolo elfo, per aver saputo amare” _ e così dicendo Tyler si allontanò verso il posteggio dei taxi.

 

 

1 Divinità celtica. Era indicato anche come Lugh  "figlio del Sole" o "il luminoso".