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Ecco una piccola premessa… volevo dire che questa storia non è una
RuHana, ma una HanaRu!! Questa storia, come molte altre mie, si rivelerà
molto triste… la voglio incentrare sui sentimenti, ma anche sull'azione
(difatti comincia giusto con l'azione questo capitolo)… Ho una vaga idea
di come la storia dovrà essere, ma devo sempre definirla per bene, quindi
se avete dei suggerimenti che volete darmi, mandatemi un'e-mail
all'indirizzo forbidden_angelus@yahoo.com
!! Per favore visitate anche il mio sito http://beam.to/forheaven
e firmate il mio guest book!!! Come al solito i personaggi di
questa storia non sono miei, ma appartengono a Inoue Takehito… La fan
fic invece è mia!!! Grazie per l'attenzione, Forbidden Angelus.
WARNING: Questo capitolo è particolarmente dark, quindi se siete di stomaco debole, non leggetelo!! Quando cadono le foglie di Forbidden Angelus parte VIII
Le due oche non c'erano e nella casa aleggiava uno strano silenzio. Un silenzio sinistro e pauroso di quelli da film dell'orrore. Kaede si premette le cuffie sulle orecchie e si appiattì ancora di più al muro. Non voleva sentire quel silenzio assordante. Oggi non era uscito con l'Armata Sakuragi: erano tutti impegnati e adesso lui era solo e stava morendo di paura. Si domandò cosa ne fosse stato della promessa fatta ad Harumi… probabilmente era solo un vigliacco. Anzi, senza il probabilmente, era un vigliacco. Non riusciva a connettere bene quando era nelle vicinanze di Rei. Più o meno gli succedeva la stessa cosa che con Hanamichi: la sua mente si azzerava completamente e le parole non gli uscivano dalla bocca… Già, proprio come con il do'aho, solo per motivi diversi. Diversissimi. E adesso lui aveva una paura tremenda, se la faceva quasi sotto, e continuava ad appiattirsi contro il muro come a voler diventare un tutt'uno con quest'ultimo. Di cosa aveva paura? Rei era nella stanza accanto e non aveva ancora fatto o detto niente. Niente. Era questo di cui aveva paura. No, terrore. Evidentemente l'altro ragazzo sentì i suoi pensieri perché entrò nella sua camera e gli sorrise. Un ghigno quasi animalesco, ferale che non prometteva niente di buono. "Ehi, fratellino… Tieni la musica troppo alta. La posso sentire anch'io…" camminò verso il letto, lentamente. Rukawa lo seguiva con gli occhi, studiava ogni suo movimento, ogni sua mossa, come un animale in gabbia guarda colui che lo tiene prigioniero. Ed in effetti era proprio così. Un animale in gabbia. Il suo dito indice scese dalla fronte al mento, sfiorando la sua pelle alabastrina. "Sei diventato davvero bello, sai?" allungò una mano e spense lo stereo, con l'altro mano gli fece segno di consegnargli le cuffie. Kaede lo fece. Era alla sua mercé, ormai. "Spogliati." "Cosa?!" non poté evitare di esclamare. "Spogliati ho detto." disse Rei, duro "Nudo." Orrore passò negli occhi di Rukawa e terrore. E, contro la sua volontà, mentre la mente stava disperatamente gridando di non farlo, le sue mani raggiunsero il collo della camicia e, un bottone dopo l'altro, l'aprirono. Se la sfilò. In pochi, interminabili, minuti tutti i suoi vestiti erano ai suoi piedi e Kaede stava in piedi, con la testa abbassata, vergognandosi della propria incapacità di reagire. "Adesso voltati e appoggia le mani al muro." Rukawa eseguì l'ordine. "Bene, bravo… Adesso divarica un po' le gambe…" Era lì, nudo, esposto e vulnerabile, con le mani premute sul muro, la testa abbassata e gli occhi chiusi, la sua mente stava già anticipando ciò che sarebbe successo. Rei non ci andò troppo leggero: con un solo, veloce movimento entrò dentro di lui, facendolo gridare dal dolore. Cominciò a muoversi. Rukawa era sopraffatto dal dolore. Non riusciva nemmeno a piangere. Non poteva crederci!! Rei lo stava violando lì, contro il muro della sua camera, gli stava rubando ciò che si era promesso di dare soltanto ad Hanamichi e lui cosa stava facendo? Glielo stava permettendo. Il suo mondo si tinse di nero.
Era seduto sul letto. Era nudo, con le ginocchia premute contro il petto, la sua schiena appoggiata alla parete fredda, il suo riflesso nello specchio sulla parete opposta. Non si riconosceva più. La sua pelle, una volta pallida, era quasi trasparente e i suoi occhi, che brillavano di un blu intenso, si erano spalancati in un'espressione di perpetuo terrore. Il suo corpo magro sobbalzava ogni volta che sentiva un rumore improvviso e sentiva male. Sentiva male dappertutto. A che numero era arrivato? Non lo sapeva neanche lui. Da quattro giorni ormai, Rei conduceva degli estranei, persone che non conosceva, nella sua stanza e loro gli facevano delle cose… L'ultimo se n'era andato mezz'ora fa e lui era nudo e solo nell'oscurità opprimente della sua stanza. I bei momenti passati insieme ad Hanamichi, ai ragazzi, ad Harumi erano solo un ricordo lontano nella sua mente, erano solo echi distorti nella solitudine della sua stanza. Tutto quello che sentiva o vedeva erano solo voci ansimanti, mani che lo toccavano ovunque e corpi che lo possedevano. Ma il primo era stato Rei. Rei era il suo padrone. Lo era sempre stato. Che stupido… Perché non se n'era accorto? Tutto quel tempo passato a cercare di sfuggirgli, quando invece avrebbe potuto arrendersi subito e soffrire meno. E adesso cos'era quella sensazione di nausea? Il vecchio se stesso si ribellava alla sua situazione? Era nudo ed aveva freddo. Scese dal letto o, per meglio dire, si lasciò cadere giù dal letto e atterrò sul pavimento; freddo anch'esso. Rabbrividì. Si trascinava sulle mani, strisciava a terra, come un verme, il suo corpo dolorante. Alzò il braccio e, aggrappandosi alla scrivania, si tirò in piedi. Ma le sue ginocchia tremavano paurosamente e il ragazzo cadde di nuovo a terra. Gli occorsero vari tentativi prima di riuscire a muovere qualche passo insicuro e avvicinarsi all'armadio, gettandosi contro di esso. Scivolò lungo la superficie verniciata di bianco; anch'essa fredda. Adesso era di nuovo sul pavimento e, allungando il braccio davanti a sé, arrivò a grattare con le dita la maniglia del cassetto basso. Lo aprì e si vestì di ciò che vi trovò dentro, il suo corpo ancora scosso dai brividi. Calore. No, non funzionava. I suoi denti battevano ancora. Basta!! Non riusciva a farli smettere… quel rumore continuo era insopportabile. Si premette i palmi delle mani sulle orecchie per fermare quel suono. Non funzionava. I suoi denti battevano. E aveva freddo e si sentiva nudo. Urlò con tutto il fiato che aveva in gola, così forse quel maledetto rumore sarebbe cessato. Si alzò e corse, corse via dalla stanza, giù per le scale, corse fuori dalla porta e fuori, in strada; i suoi piedi nudi che schiaffeggiavano l'asfalto. Ma quel rumore insistente non cessava e aveva freddo. Aveva così tanto freddo.
"Che ne dici di fare una pausa? Non mi sembri molto concentrato." "Mmmh…" ""Ehi!! Allegro, Sakuragi-kun!! Non ti sarà mica morto il gatto!!" una risata. "Sendoh…" sospirò "Sei un idiota!!" (Ma perché mi insultano tutti?? T_T NdSendoh) "Adesso sembri proprio Rukawa-kun!!" La testa di Hanamichi scattò verso il giocatore del Ryonan, che aveva sfidato ad uno one-on-one, quel pomeriggio. "È proprio questo, il problema!!" esclamò Sakuragi, gettandosi a sedere per terra e guardando Sendoh dal basso. "Kaede non si fa vivo da quattro giorni, ormai!!" "Kaede?" Sendoh gli rivolse uno sguardo interrogativo, poi gli offrì un sorrisetto malizioso "Non era solo 'baka kitsune' o 'maledetto Rukawa' qualche tempo fa?" "Già, ma adesso siamo amici… e sono preoccupato per lui…" "E non hai proprio idea del perché sia sparito dalla circolazione?" Sendoh si inginocchiò davanti a lui "Eh?" "Be', a dire la verità un'idea ce l'avrei…" confessò il rossino, sospirando. "Uh? E sarebbe?" Sendoh lo fissava con i suoi grandi occhi curiosi e Hanamichi quasi scoppiò a ridere. Poteva rivelare quella cosa a Sendoh? Sarebbe stato giusto nei confronti di Rukawa? A qualcuno doveva parlare o sarebbe scoppiato. Quindi… perché non Sendoh? Non era forse proprio lui che usciva con Koshino? Un suo compagno di squadra? Sì! Gli avrebbe detto tutto!! Tralasciando certi particolari sulla sua famiglia, comunque… "Cinque giorni fa
mi ha chiamato, dicendomi che mi doveva parlare… Così mi chiese di
incontrarlo…" "…Al campo di basket vicino a casa mia?" "Sì." "Hai paura, do'aho?" "Certo che no, baka kitsune!! Il Tensai non ha paura di niente!!" Hanamichi sorrise. "E allora muoviti, si gela qui fuori…" poi aggiunse, in tono sarcastico "…Tensai!!" Hanamichi stava per replicare quando sentì il CLICK dall'altra parte della linea. Si strinse nelle spalle e prese il giubbotto per uscire. "Harumi, io esco!!" "Esci??!! Baka!! È freddo là fuori!! E poi è tardi, chissà quanti brutti ceffi ci saranno là fuori!!" "Harumi, io sono uno di quei brutti ceffi!! E poi dimentichi che, essendo un maestro dell'Arte Marziale Sakuragi, non ho niente da temere??" "Quasi niente!!" lo corresse sua sorella. "Quasi niente, d'accordo!! Comunque sono il Tensai!! Non ho paura di niente!! AHAHAHAH!!" "Già, è vero!!! AHAHAH!!" "Bene, allora io vado…" "Fermo lì,
Sakuragi Hanamichi!!" Cavoli!! Quando il kitsune ha chiamato stavo andando a fare la doccia!! Imprecando a denti stretti corse in camera sua e indossò (al buio) il primo paio di pantaloni che gli capitò a tiro. Scese di nuovo le scale e fece per uscire, quando… "EEEEKKK!!!" venne lo strillo di sua sorella "Hanamichi!! Chi ti ha vestito??!! Un cieco daltonico??! Ma che razza di pantaloni ti sei messo??!!" sua sorella indicò quella cosa che difficilmente poteva essere definita un paio di pantaloni. "Ops!! Devo aver preso quelli del pigiama!!" "Ah… EEEEHHH??!! E tu dormi con QUELLO??!!" "Sì, perché??!!" "Gah… penso che avrò gli incubi per un mese…" disse la ragazza, appoggiandosi allo stipite della porta e mettendosi una mano sullo stomaco, presa da una nausea improvvisa. "Oh, al diavolo!!! Kaede mi sta aspettando!! Sarà meglio che vada!!" "Kaede?! Stai andando da Kaede?" "Sì, mi deve dire una cosa importante…" "Oh." gli occhi di Harumi si illuminarono. "Oh?" domandò Hanamichi perplesso "'Oh' cosa?" "Non puoi andare vestito così!! Sembri un quadro di Picasso!! Vieni con me che ti darò quello che ti serve!!" "Eh? Ma aspetta, cosa--??" ma sua sorella gli aveva già afferrato la mano e lo stava trascinando al piano di sopra.
Rukawa fece un perfetto canestro da tre punti. Controllò l'orologio. Il do'aho era in ritardo di quaranta minuti, ormai. Non sarebbe sicuramente venuto… Tanto valeva tornarsene a casa. Sospirò e si diresse verso la palla da basket. La stava per riporre nella sacca dell'Adidas quando dei passi si fecero sentire dietro di lui. "Kitsune!! Scusa per il ritardo!!" una voce ben conosciuta si fece sentire. Era venuto!!! Il suo cuore cominciò a battere veloce per la felicità. Si voltò. "Hanami.." la bocca gli si spalancò, gli occhi gli uscirono dalle orbite e la palla da basket gli cadde dalle mani. Una visione. Ecco come poteva descrivere ciò che vedeva davanti a sé. Hanamichi indossava una giacca nera con una t-shirt a collo alto, bianca e aderente sopra un paio di jeans neri. La giacca metteva in risalto le sue spalle larghe, facendolo sembrare molto più adulto dei suoi sedici anni e i suoi jeans aderenti mostravano le sue gambe lunghe e muscolose. I suoi capelli corti, che cominciavano ad allungare erano ancora bagnati - evidentemente aveva fatto la doccia - ed erano tutti arruffati. Molto elegante. Molto sexy. "Non mi guardare così, kitsune… Mi ha vestito mia sorella così, anche se non so per quale oscuro motivo…" Hanamichi arrossì. "Stai bene." "Eh?" "Ho detto che stai bene, vestito così." "Be', grazie…" il rossino si grattò la nuca. "Cosa mi volevi dire, Kaede?" "È una cosa un po' difficile… Ma…" il volpino cominciò a fissarsi le scarpe, evidentemente trovandole molto interessanti. Inspirò a fondo. Aveva fatto una decisione. Doveva dirglielo. Lentamente le sue mani si mossero e presero quella di Hanamichi. Il rossino lo osservò stupito, senza sapere cosa dire. Lentamente portò la mano di Hanamichi all'altezza del suo petto e ve l'appoggiò sopra. "Senti come mi batte il cuore?" sussurrò, fissando per terra "Non è per lo sforzo, non è per il basket… Il mio cuore non batte neanche per te… il mio cuore batte solo grazie a te… Anche se so che tu non sarai mai mio, ricordati che io sarò tuo per sempre…" sollevò lo sguardo e fissò Hanamichi negli occhi "Aishiteru, Sakuragi Hanamichi…" sorrise "…Do'aho." "Io… Io…" il rossino non riusciva a connettere, la sua mente era completamente vuota. Il volpino lo amava!!! Aveva capito bene??!! E adesso? Non aveva mai considerato l'idea che un ragazzo si innamorasse di lui - o di innamorarsi di un ragazzo lui stesso, comunque. Certo doveva dire che Kaede era bello, molto bello… Con quel suo volto effemminato, quella pelle chiara e quegli occhi di un blu così intenso da fare male agli occhi, ma era tutto qui, no? Be', era anche suo amico… Ma non poteva stare insieme a Rukawa non amandolo - o almeno non provando quel tipo di amore - sarebbe stato ingiusto per lui!! E allora cosa doveva rispondere?? "Sì o no?" sussurrò il volpino, tornando a fissare il terreno. "Non lo so." rispose Hanamichi, sospirando "Davvero non so. Mi daresti qualche giorno per riflettere?" "Tutto quello che vuoi Hanamichi. Tutto quello che vuoi…" Rukawa fece per voltarsi e andarsene ma ci ripensò e si voltò verso Sakuragi. Si avvicinò e gli sfiorò le labbra con le sue, in una gentile carezza che si poteva difficilmente definire un bacio. Poi si voltò e fuggì via nella notte.
"E questo è tutto…" concluse Hanamichi, sospirando. "Cavoli!!"
esclamò Sendoh "Ha Ha!! Lo sapevo!! Lo sapevo!!" "Si vedeva lontano un miglio che Rukawa-kun era cotto di te!! Ho vinto la scommessa!!" "Che scommessa?" "Io e Hirko-kun avevamo scommesso su… be' secondo me Rukawa era cotto di te e secondo Kosh era tutto il contrario!! Ho vinto io!! AHAH!!" "E ti sembra il momento di tirarlo fuori? È una cosa seria…" "Hai ragione, scusa… Allora?" "Allora cosa?" "Cosa hai intenzione di fare? Per me dovresti portarlo fuori… Forse al cinema o a cena in un ristorante romantico e poi a casa… hehehe…" negli occhi del ragazzo dai capelli a punta brillò qualcosa di malefico. "HENTAI!!!" "Eddài!! Dicevo così per dire!!" "Non credo proprio, conoscendoti…" Hanamichi sbuffò "Merda, sono proprio in bel casino…" Ho affrontato centinaia di persone che volevano farmi la pelle o farla ai miei amici, eppure in nessuna di quelle situazioni non ho mai avuto paura… E allora perché ho paura adesso? Cos'è questa morsa che mi stringe il petto e non mi fa respirare? Forse panico? E perché non riesco a scordare i tuoi occhi imploranti, Kaede? Perché ho l'impressione che se io ti risponda con un 'no' la tua anima si infrangerà come fosse di cristallo? Perché ho l'impressione che tu abbia un disperato bisogno di essere amato, costi quel che costi? La voce seria (!!!) di Sendoh (!!!!!!) lo riportò alla realtà. "Dimenticati di tutto il resto, di quello che eravate… Cosa provi per lui?" "Senz'altro amore… ma non so se è il tipo di affetto che si prova per un amico o si addice di più ad un amante…" "Lasciami riformulare la domanda… Cosa proveresti se Rukawa sparisse?" "Ma lui è già scomparso… non lo vedo da quattro giorni…" "No, quello che intendo dire io non è quello… Tu non lo vedi da quattro giorni, ma prima poi a scuola dovrà tornarci… Ciò che intendevo è: cosa proveresti se Rukawa sparisse davanti ai tuoi occhi e saresti cosciente di non rivederlo mai più?" "Io--" "Ehi!!" Sendoh esclamò all'improvviso, rivolgendo l'attenzione a qualcosa alle spalle di Hanamichi "Non è Rukawa quello??!" "Dove?" Hanamichi si voltò. In effetti era Rukawa quello che correva nel parco, al di là della ringhiera. Correva come se scappasse da qualcosa che lo atterriva profondamente, con le mani premute sulle orecchie, la camicia aperta e i piedi nudi. "Ma cosa ci fa vestito in quel modo, a quest'ora, con questo freddo?" Sendoh si chiese C'era qualcosa che non andava bene. C'era qualcosa di profondamente sbagliato. Hanamichi si alzò e corse nella direzione del volpino, mentre Sendoh rimase a sedere per terra. "Prenditela con comodo! Poi mi fai sapere!!" gli gridò dietro. Sakuragi alzò un braccio per far segno di aver sentito, poi si concentrò al massimo per raggiungere Rukawa. Era là, sempre più vicino. Il rossino allungò una mano e lo vece voltare su se stesso. Quello che vide gli mozzò il fiato.
Aveva freddo. Stava fissando l'essere che lo stava toccando con quel suo viscido tentacolo, o almeno così gli era sembrato al contatto con la sua pelle. Era nudo, davanti a quella figura che lo stava fissando con degli occhi rossi come tizzoni ardenti e la bocca spalancata in un ruggito silenzioso. O forse non sentiva niente perché aveva le mani premute sulle orecchie? Eppure quel battere fastidioso non andava via… La creatura mostruosa pronunciò qualche suono inarticolato e allungò uno dei suoi tentacoli verso di lui. Non voleva che lo
toccasse!! Non voleva che gli facesse male come gli altri!! Ma perché non sentiva uscire nessun suono dalla sua bocca? Era solo una sua impressione? Si sentiva soffocare e le cose che vedeva cominciavano a confondersi. Non riusciva a respirare. Gridò di nuovo. Aveva ancora freddo, era ancora nudo, il battere non era cessato. Si alzò in piedi e corse, corse ancora. Lontano da quel mostro orripilante, dai suoi ricordi, dal suo dolore, dalle sue paure. Solo quando fu sicuro che l'essere non lo seguiva più lasciò che le tenebre lo prendessero e si accasciò a terra.
Kaede era davanti a lui, a sedere per terra, gli occhi spalancati, tremante come una foglia, con le mani premute sopra le orecchie e i denti che gli battevano violentemente. E non era tutto. In quattro giorni il suo compagno di squadra e amico sembrava essere invecchiato di quarant'anni: aveva il viso smunto e le guance scavate, come se non avesse mangiato da tempo; aveva visibilmente perso peso; i suoi capelli avevano perso la loro lucentezza e adesso erano opachi e sporchi; c'erano delle profonde occhiaie sotto i suoi occhi spalancati e colmi di terrore; la sua carnagione, inoltre, aveva assunto un colorito pallido che non prometteva niente di buono… "Kaede?" sussurrò, avvicinandosi lentamente e allungando una mano verso l'altro ragazzo, che stava balbettando suoni inarticolati, mentre indietreggiava, fissandolo con occhi colmi di paura. All'improvviso gridò e dopo qualche secondo gridò di nuovo, prima di fuggire via, inciampando nelle proprie gambe, con le mani sempre premute sulle orecchie. Quello non era Kaede. Per parecchi minuti Sakuragi rimase a fissare il vuoto con occhi e bocca spalancati e con il braccio destro sollevato a mezz'aria. 'Cosa proveresti se Rukawa sparisse davanti ai tuoi occhi e saresti cosciente di non rivederlo mai più?' All'improvviso capì. In quel preciso istante comprese che Kaede era scomparso, proprio lì, davanti a lui, e non sarebbe mai più tornato. E come si sentiva lui? Già, come si sentiva? Niente. Non sentiva assolutamente niente. Era come essere stati svuotati di tutto ciò che poteva essere definito 'emozione' o 'sentimento'. Quindi doveva dedurre che la risposta alla domanda di Kaede era 'sì'. Ma cosa importava adesso? Ci si accorge del valore di una cosa solo quando si è persa. Dove l'aveva sentita quella frase? Non riusciva a ricordarselo, ma certo era vera.
.fine ottavo capitolo.
Angie-chan: Devo dire che sono abbastanza soddisfatta di questo capitolo, anche se è molto dark… Penso sia il migliore che io abbia mai scritto, per questo è il mio preferito… ^^ Mi piace molto anche l'ultimo (che voi non avete ancora letto, ma che io ho già scritto), ma devo dire che questo è quello che preferisco!! Akira-chan: Allora io posso andare, Angie-chan?? Angie-chan: Ma certo Akira-chan, e grazie per il tuo aiuto!! Kaede-chan: come Caska, in Berserk, quando impazzisce Auhhh… Aaahh… Hana-chan: Kaede-chan!!
Kaede-chan!! Ti amo!! Ti amo!! Perché non torni in te?? Angie-chan!! Mi
avevi detto che aveva un lieto-fine!!
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