Commenti: Ecco una piccola premessa… volevo dire che questa storia non è una RuHana, ma una HanaRu!! Questa storia, come molte altre mie, si rivelerà molto triste… la voglio incentrare sui sentimenti, ma anche sull'azione (difatti comincia giusto con l'azione questo capitolo)… Ho una vaga idea di come la storia dovrà essere, ma devo sempre definirla per bene, quindi se avete dei suggerimenti che volete darmi, mandatemi un'e-mail all'indirizzo forbidden_angelus@yahoo.com !! Per favore visitate anche il mio sito http://beam.to/forheaven e firmate il mio guest book!!! Come al solito i personaggi di questa storia non sono miei, ma appartengono a Inoue Takehito… La fan fic invece è mia!!! Grazie per l'attenzione, Forbidden Angelus.
Quando cadono le foglie di Forbidden Angelus parte I
L'allenamento in palestra era appena finito, Rukawa dormiva su una panca con la testa contro il muro (che novità, eh? ^_^), Ayako e Akagi discutevano su eventuali miglioramenti da fare durante l'allenamento, le strategie di partita, i giocatori stavano tranquillamente parlando tra di loro, a parte Ryota che stava guardando nella direzione di Ayako con aria adorante. Quando… "Sakuragi Hanamichi!!" un grido provenne dall'entrata e tutti si volsero in quella direzione. Un ragazzo, alto circa un metro e ottanta, con i cappelli lunghi, neri, stava sulla soglia, indossava una maschera e un vestito nero, come quello dei ninja, in mano stringeva un katana. "Sono qui per ucciderti!!" Appena detta la frase si scagliò verso il rossino come un fulmine, con la spada protesa in avanti. Ma Sakuragi fu più veloce, si scansò di lato e colpì il ragazzo con un calcio circolare degno dei migliori karateki. "Maledetto!!" Il ninja si rialzò velocemente e provò un altro attacco, questa volta dall'alto. Hanamichi deviò il braccio con la gambe destra e con la sinistra lo colpì, mandandolo addosso a… "Sto dormendo!!" POW Il poderoso pugno di Rukawa stese definitivamente il ragazzo vestito di nero. "Una volta tanto questa tua abitudine si è rivelata utile, kitsune." Sakuragi esclamò. "Uh? Chi ho colpito?" "Solo un tizio che voleva uccidermi…" Durante il combattimento tutti gli astanti (meno che Rukawa, ovviamente…) erano rimasti a guardare con la bocca aperta, fu Ryota il primo a proferir parola: "Cavoli!! Meglio di Dragon Ball!!" esclamò "Sei forte Hanamichi!!" "Modestamente…
Sono o non sono il Tensai??" "Chi era?" "Lo conosci?" "Come hai fatto a
stenderlo in così poco tempo?" "'Era'? Mica l'ho ucciso!!" "No." "Sono il Tensai posso fare tutto!" "Non lo so." E così via… "Levati di dosso!!" una voce esclamò. "Ite!" "Rukawa!" Il volpino volò per un paio di metri, colpito dal calcio del ninja e atterrò, battendo la testa sul pavimento. (Niente di serio, ha la testa dura… ^_^). "Non sono ancora fuori dal combattimento, Sakuragi Hanamichi!!" Il ninja esclamò, mettendosi in posizione di guardia. "Okay, facciamola finita!!" Hanamichi si lanciò verso il ninja. Il rossino colpì il muro con il pugno che era indirizzato all'avversario, scansatosi in tempo, lasciando un buco profondo una decina di centimetri. Questa volta fu il
ninja ad attaccare, ma mancò il bersaglio e Hanamichi contrattaccò con
un calcio poderoso, che il ninja evitò, ma che distrusse il pavimento
come aveva fatto pochi secondi prima con il muro. Con una spazzata mandò il ninja a gambe all'aria e, prima che avesse raggiunto terra, lo colpì con un altro calcio, più potente degli altri, che mandò il ragazzo dai capelli neri a sbattere contro il muro. Quando il ninja si rialzò si reggeva a malapena in piedi. "Vattene e non farti più vedere!!" Hanamichi intimò. Il ninja seguì il consiglio di Hanamichi e scomparve così com'era arrivato. "Sei stato grande Hanamichi!!" Youhei esclamò, raggiungendo il suo fianco. "Ovviamente che lo sono stato!! Sono il grande Tensai!!" esclamò Hanamichi, cominciando a cantare la sua stupida canzone 'Ore wa Tensai'. "Do'aho." Rukawa fece spallucce. "Comunque sei vivo solo perché io possa così sconfiggerti!! Il tuo scopo è questo!!" "Do'aho." "…" Sakuragi si scagliò contro Rukawa con il pugno pronto a colpire. Infatti lo colpì, ma la forza del colpo non sembrava la stessa di quando aveva combattuto contro il ninja. Rukawa contrattaccò. In pochi secondi scoppiò una rissa tra i due che fu prontamente interrotta dal capitano Akagi. "Itee!! Gori!!" Youhei scosse la testa quando il suo amico si prese un altro pugno poderoso da Akagi, mentre Rukawa stava guardando Hanamichi con la coda dell'occhio, con quella che sembrava… Tristezza? Rukawa che prova emozioni? Mi devo essere sbagliato!! Controllò di nuovo, ma Rukawa stava già guardando da un'altra parte. "Okay, lo
spettacolo è finito!! Tutti a casa!!" Akagi disse a voce alta e
tutti si diressero verso gli spogliatoi. "Ciao Rukawa!! Ci vediamo domani…" Ryota lo salutò. "Hn." Quando fu sicuro che tutti se ne fossero andati si diresse verso lo spogliatoio. Tutte le luci erano accese e c'era una calma irreale in quella stanza che in genere era piena di voci, risate e persone. A Rukawa andava bene. Era sempre stato solo. Fin da quando aveva memoria. Ormai si era abituato, anche se gli dava noia stare solo, gli faceva male, così male da far venire la nausea. Ma non si era mai ritrovato da solo negli spogliatoi a piangere e singhiozzare come un bambino, oppure rannicchiato sul pavimento in un angolo della sua camera a spargere lacrime finché non ne aveva più. No. Questo solo da quando lo aveva conosciuto. Pieno di vita, di talento e di buoni propositi. Tutto il suo contrario, insomma. Lo amava. Sebbene non avesse mai sperimentato l'amore lo sapeva. Era una cosa istintiva. Sentiva un tepore diffondersi nel suo petto, dove in genere c'era una morsa gelata, ogni volta che lo vedeva. Il tepore diventava un vero e proprio calore quando lo vedeva sorridere, o scorgeva i suoi occhi illuminarsi di gioia. Ma tutto questo durava meno di un secondo, tutto aveva fine quando si ricordava che quel sorriso e quello sguardo non erano rivolti a lui. A lui spettavano soltanto gli insulti e le botte. E così nuove ferite si aprivano nel suo cuore, nella sua anima. Sanguinavano e facevano male, un male del diavolo. Era la storia della sua vita. Nessuno lo voleva, nessuno lo cercava. Anche da piccolo, figlio di un padre che non era mai a casa e che si era risposato, dopo la morta della moglie, con un'oca presuntuosa e vanitosi, con un figlio e una figlia più grandi di lui, che non perdevano occasione per umiliarlo o fargli del male. Così si isolava nella solitudine della sua stanza e pian piano i suoi tratti cominciavano a perdere i segni di ogni emozione. Molte volte da quando lo aveva conosciuto la maschera di indifferenza che portava sempre aveva rischiato di infrangersi in pubblico, ma non era ancora successo. Il muro che aveva eretto intorno a sé come difesa si stava rivelando un'arma a doppio taglio. Non poteva rivelare i propri sentimenti senza scoprirsi. Da scuso stava diventando qualcosa di autodistruttivo. Perfettamente calmo all'esterno e tremendamente solo, spaventato, vulnerabile e ferito all'interno. Da molto tempo ormai stava aspettando qualcuno che si avvicinasse a lui, che gli offrisse una mano per rialzarsi e una spalla per piangere. Da molto tempo. Ma nessuno aveva ancora buttato giù il muro.
|