Purgatorio

di N


È una mattina come tante. Ho iniziato da poco il 2^ anno e le giornate si stanno allungando. Attraverso la città presto, pedalando con calma verso scuola. Ho gli occhi chiusi, un po’ perché ho ancora sonno, un po’ perché voglio mantenere viva la sensazione di stare ancora sognando. E’ una sensazione dolce e rassicurante che contrasta con la realtà che mi circonda. Fredda e indifferente. La fresca brezza che mi colpisce non è il vento delle macchine che passano, ma quella del mare che pigro si stende avanti a me…

Poi il desiderio di vederlo veramente viene schiacciato, dopo un attimo di incertezza, da un altro bisogno. Molto più bello e impellente. Devo sbrigarmi ad arrivare a scuola.

Arrivato parcheggio la bici e mi avvio verso la palestra. So che è presto, ma so anche che ci sarà già qualcuno ad allenarsi. Qualcuno che fino a qualche tempo fa mi sarei meravigliato di trovare qui a quest’ora, ma che adesso mi accoglie tutte le mattine con il suo modo unico di fare. Ho un mezzo sorriso che mi aleggia nella mente. Mi godo in anticipo istante per istante ciò che avverrà, che già è avvenuto che avviene ogni mattina. Ma all’avvicinarmi noto le luci accese e mi stranisco. Entro e cerco con lo sguardo. Lo trovo sdraiato vicino alla lunetta dei tiri liberi. Addormentato.

Il mio sorriso si allarga.

Nel senso che ora sorrido anche con la faccia, gli occhi, il cuore…

Pazzesco.

 

Fino a qualche mese fa lo detestavo. Era il mio inferno personale. Sempre addosso, sempre contro, sempre troppo. Lui era Troppo. Kami sama, a volte lo è ancora, ma è un troppo diverso. O forse semplicemente mi sono abituato ad esso.

Lo osservo piano cullandomi nell’istante e perdendomi nei particolari.

E’ un po’ raggomitolato su se stesso… sembra un bambino tranquillo che sogna con la bocca un po’ aperta,  invece è il ragazzo vitale e pazzesco che popola i miei pensieri da un po’.

Da quando, ritornato dalla riabilitazione, ha esordito sbraitando che l’unico motivo per cui aveva sopportato un mese di torture era vincere il prossimo campionato nazionale. Da quando ha deciso che era ora di smettere con le stronzate più grosse e di allenarsi… e, perché no, da quando non fila più quella!!!!

Ora ci parliamo. … ora lui mi parla.

E non si arrabbia se lo ignoro, anche perché ha capito che spesso faccio solo finta…

Dopo l’inferno un po’ di paradiso. Anzi forse è meglio dire purgatorio…

Vedo la palla vicino a lui e per un attimo mi distraggo. 

Automaticamente penso a quello che voglio dal mondo.

A come lei sia il mio passaporto per ottenerlo. 

Voglio essere il migliore, voglio dimostrare a tutti quanto valgo. 

Voglio far vedere quanto ce la posso fare e quanto poco contino i giudizi negativi, le prese in giro, la solitudine, il vuoto…

Poi a queste si riflessioni si unisce la sua vista  che le riempie come altra faccia di una stessa moneta. 

Voglio conquistare tutto insieme a lui.

La prima volta che me ne sono reso conto ho passato ore a fissare il soffitto cercando di capire da dove nascesse questa semplice frase, non ancora capacitandomi di ciò che mi era successo. Di ciò che mi aveva cambiato.

Ora è il mio motto, la mia forza.

 

Mi avvicino piano… vorrei svegliarlo con un bacio dolce. Accarezzargli la testa piano e sfiorargli le guance. Mormorargli sottovoce ciò che provo e vedere i suoi occhi dapprima sonnacchiosi riempirsi di vita. Sentirlo chiedere altri cinque minuti dimentico di essersi nuovamente addormentato sul pavimento della palestra alla fine di un allenamento extra. Sorridere del suo tono un po’ impastato e molto dolce. Abbracciarlo e coccolarlo un po’. 

 

Sono vicino oramai e mi fermo.

A 10 cm da me la parte più importante del mio paradiso. 

Se allungassi un braccio la potrei toccare.

E essere vicini alla vittoria.     

La felicità.?.

Poi ricordo che non posso permettermelo. Ancora la strada è lunga. 

Non so se lui saprebbe accettare quello che vorrei offrirgli. 

Anche se sarebbe un vero idiota a non farlo!

In fondo ho un po’ paura.

 

E’ un’altra sensazione nuova per me. Anche questa me l’ha regalata lui… a volte mi sento un vaso che la sua vitalità va riempiendo… e la cosa non mi dispiace affatto. Mi completa… mi regala quel senso di completezza che sfocia nella totale beatitudine del nirvana… contrasto degno di lui questo…

 

Ma ancora sono condannato al purgatorio.

Pazienza, in fondo c’è tempo.

 

Quindi lo calcio….

 

Owari

 

Note: Non so se nella cultura giapponese esista il concetto di purgatorio, anche se ho forti dubbi in proposito… Consideratela una licenza letteraria!!! (che esagerata che sono …) 

Grazie a tutti e anche al Dott. T. che ci ha regalato questi matti adorabili!





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