Disclaimers: i personaggi non sono miei ma appartengono alla sensei Kaori Yuki; io non ci guadagno nulla dal loro utilizzo se non una camicia bianca rinforzata ed una stanza imbottita….

 

Dediche: alle Stufy per la pazienza di avermi sopportato durante la stesura della fic, alla mia gemellina per averla letta (era la sua prima fic) e averla corretta senza darle fuoco…. A Dario e a Bianchi che non leggeranno mai più niente di simile… 

 

A Ria che lavora per tutte noi pubblicandoci…thanks!




Punizione

di Annola

 

 

Mani pallide, un viso incorniciato da capelli di seta neri come l’ebano. Un profumo dolce ed intenso come quello delle rose.

Freddo.

Da te non ho altro che freddezza, indifferenza. Mille pensieri di questo tipo si affollano nella mia testa mentre ti osservo camminare davanti a me per il corridoio che conduce nella sala d’addestramento. 

Ti odio e ti amo.

Ti odio perché sorridi in maniera cinica, mi fai sentire inferiore; mentre tutti ti lodano e ti adorano come il “Principe della Luce”, tu passi loro oltre con distacco e con disprezzo, facendomi sentire il “Principe delle Tenebre” che nessuno vuole, un essere inutile.

Ti amo perché nonostante tutto questo, ci sono in te molte sfumature che io adoro, perché tu, l’unico fra tanti, ti prendi cura di me.

Come adesso. Non riesco a compiere un esercizio con la spada e tu… tu me lo vuoi insegnare, quando nemmeno il mio stesso maestro di lama non se n’occupa perché “se sarà un incapace quando decadrà tradendo sarà meglio”. E tu invece fratello, cammini tre passi davanti con la schiena ben diritta e non ti volti per vedere se ti seguo, lo sai che ti seguirò sempre. Tutti adorano la fredda luce che emani, ne restano abbagliati e non vedono in me nessuna luce, forse non c’è o più semplicemente è nascosta dalla tua.

“Mikael…” 

Mi chiami e mi accorgo che ti ho superato insieme alla porta della sala d’addestramento. Entriamo in silenzio e scegli due spade d’esercitazione che trattengono l’energia astrale. Poi cambi idea e ne prendi una sola. Mi mostri il movimento che devo imparare… 

Sei bellissimo.

I tuoi movimenti sono fluidi e naturali; fatto da te l’esercizio sembra così dannatamente facile. Mi passi la spada e ho un brivido, come se invece di condividere la sola spada stessi condividendo con me la tua abilità, la tua forza, ma è una sciocchezza creata dalla mia fantasia perché mentre a te questa figura viene senza sforzo a me non riesce per niente. I miei movimenti sono distanti dalla tua perfezione. 

Tu rimani zitto a guardarmi, e io temendo il tuo silenzio e il tuo giudizio inizio a sbagliare ancora di più per la tensione. Inaspettatamente mi blocchi le braccia e metti le mani sopra alle mie sull’impugnatura; la mia schiena a contatto con il tuo petto, mentre mi suggerisci a bassa voce cosa devo fare, quali sono i miei errori. Non riesco a concentrarmi troppo sulle parole in se stesse, perché sono distratto dal tono della tua voce, dal calore che il tuo corpo emana nonostante il tuo animo di ghiaccio. Inizi ad eseguire la successione di movimenti e io con te. Sento i tuoi muscoli tendersi e rilassarsi insieme ai miei e senza che me ne accorga abbiamo terminato e tu lasci la presa dal mio corpo.

Sento una sorta di vuoto indicibile e di nuovo il tuo sguardo freddo su di me. Mi dici di provare da solo. No, non voglio. Non da solo, fratello, voglio stare con te, muovermi con te e restare accanto a te. La mia voce però, dice di sì ed io non so per quale strana alchimia riesco a ripetere tutti i movimenti in modo corretto. Felice.

Sono davvero felice. Mi giro a cercare il tuo sguardo, voglio la tua approvazione. Vedo i tuoi occhi impassibili come sempre. Sto per dirti grazie, quando un tizio viene a chiamarti a proposito di una faccenda urgente da sistemare. 

Grazie Lucifero.

Anche se non sentirai mai queste parole perché la mia gola è muta di parole d’affetto davanti a te ad al tuo distacco. 

Continuo ad allenarmi sia per sfogare la rabbia, sia per illudermi d’essere ancora un po’ qui con lui in questa sala, immaginandomi la sua silenziosa presenza. Avrò passato un’ora a provare fendenti e parate con la spada da solo, quando sulla soglia appaiono dei brutti musi, ma non me ne curo. C’è tanto spazio e non mi dovrebbero dare fastidio. Purtroppo mi concentro più del dovuto e mi accorgo che mi hanno circondato solo quando, quello che deve essere il capo, ferma fra le mani la mia lama. Breve analisi mentale della situazione, si avvicinano a circa un metro da me, sono tutti armati della mia stessa spada.

“Cosa volete?”

“… Tu sei una nullità! È solo per pietà che Lucifero spreca il suo tempo con uno come te.” Mi dice sprezzante. Io so che le sue parole sono menzognere, ma nonostante tutto mi trafiggono il cuore, perché esprimono una delle mie grandi paure. Riesco lo stesso a rispondere per le rime e loro per tutta risposta iniziano il loro attacco. 

Sono in sei, non ce la posso fare da solo a sconfiggerli, ma voglio rendergli tutti i colpi che mi infliggono finche ne ho la forza. Ne metto fuori combattimento due. Poi gli altri quattro, anche loro un po’ ammaccati e ansimanti finiscono il lavoro… perdo i sensi sotto i loro colpi.

 

Mi riprendo dopo un tempo imprecisato. Annoto mentalmente che quei bastardi se ne sono già andati portandosi via anche i due deficienti che ho steso. A me non rimane che andare da Baal a farmi medicare. Lei non chiederà niente, non mi accuserà di nulla e mi metterà a posto sorridendo sorniona. Lui non verrà a sapere niente. Non deve. Perché almeno davanti a lui non voglio mostrarmi ancora più debole e miserabile di quello che appaio normalmente ai suoi occhi scuri come la notte.

Devo trovare una strada più sicura, meno frequentata per tornare da Baal, perché rischio che qualcun altro si diverta ad approfittarsi del mio stato. Ma sono troppo debole e crollo poco più in là della sala d’addestramento finendo a terra accasciato appoggiato al muro.

 

…due braccia mi sollevano e mi portano via.

Ho una sensazione di calore e protezione. Come una piccola fiamma di una candela che emana calore e tenerezza nell’oscurità. Ho gli occhi chiusi, mi occorre troppa forza per aprirli e al momento non ne ho, la mia mente è annegata nel dolore fisico delle percosse e nella forza di queste braccia. Sono esausto e non desidero altro che rimane così nella mia incoscienza.

 

Acqua… ? Qualcuno mi ha tirato dell’acqua?

“Ma che caz…” La visione che ho davanti fa morire tutte le parole in gola… Lucifero, freddo e composto come al solito sta appoggiando un bicchiere vuoto su un ripiano e viene a sedersi sul letto. Il suo letto nel quale sono sdraiato io. Il pensiero di trovarmi nella sua alcova mi mette in imbarazzo, perché è dall’infanzia che non vi entro più, da quando mi sdraiavo sotto le sue coperte per via degli incubi. Poi la sua stanza è diventato un posto sacro inaccessibile per me, come per chiunque.

“Mikael spero ti renderai conto della situazione che si è venuta a creare a causa tua…”

“Non capisco…” A causa mia? Io mi sono difeso… Loro! È colpa loro! Cosa dirai di tuo fratello che non è riuscito a difendersi?

“Il Consiglio dell’Accademia Militare, ti ha accusato delle ferite inferte a sei dei tuoi compagni. Sei stato giudicato colpevole in base alle prove presentate e la tua punizione è gia stata fissata.”

“E gli altri?”

“Sono stati curati.”

“Ma…” Mi fermo prima di dirgli la verità. Mi odierebbe per la mia debolezza…la mia incapacità.

“Ma cosa, Mikael? So bene che sono stati loro ad attaccarti e non tu a pestarli di tua iniziativa…”

Non odiarmi perché sono debole, io non sono come te…

“Solo uno scemo attaccherebbe un gruppo più numeroso di lui a parità o quasi di potere…. E tu Mikael lo non sei.”  

Nella stanza c’è silenzio, nella mia testa ruotano varie parole che a mano a mano acquistano un senso. Lui non mi considera uno scemo e non mi odia. Non mi odia…. Forse… sospira, uno di quei sospiri come di un adulto che sta cercando di spiegare qualcosa di complicato a un bambino.

“Ho chiesto tempo… verranno a prenderti per portarti in una cella di rigore appena comunicherò la notizia del tuo risveglio.”

“…” Prima che possa dirgli qualcosa lo vedo uscire. Non mi tratta con gentilezza , non si preoccupa per me. Eppure lui ha fatto rimandare, anche se di poco, la punizione… per poi abbandonarmi.

Mi tiro le coperte fin sopra al naso, nascondendo il viso, e vengo avvolto dal profumo di mio fratello. La mia mente materializza Lucifero accanto a me sul letto. Poi lo vedo riapparire dalla porta e si siede come nello stesso punto di prima, con un fascicolo in mano. Si mette a leggere un fascicolo, probabilmente del Comitato del Cielo Supremo. Io per lui non esisto, anzi esisto per dargli seccature. Invece per me lui è tutto ciò che è importante. Continuo a guardalo da quando è entrato. “Allora la vuoi smettere?” mi guarda torvamente “ devo rimanere qui a controllarti fino a che non verranno a prelevarti.”

“io non ho colpa!”

“Devi imparare ad essere più forte, non solo fisicamente, ma anche più stabile mentalmente… tu sei molto più forte di loro eppure sono loro ad aver avuto il meglio su di te. Hai mostrato incertezze, e dunque eri instabile… per questo sei stato pestato e sarai punito.”

“tu non hai fatto nulla per difendermi…”

“Qualsiasi parola era vana. Era la tua parola contro la loro.”

Lapidario. Conciso e ineluttabile.

Il Principe della Luce, Lucifero, il portatore di luce, non ha bisogno di un fratello come me, non ha bisogno di me. E tutto l’odio che avevo nel cuore per lui diventa dolore, tutto l’amore diventa disperazione… tutto ciò però non riesco a tacerlo, il mio cuore piange e urla e io con lui. Non ho vergogna a mostrarmi sconfitto dalle lacrime a Lucifero, perché lui è il primo a battermi, ogni volta è lui la mia più grande sconfitta.

Mi lascia nel mio dolore, lascia la sua stanza. Forse sto solo dimostrandogli quanto io sia debole per l’ennesima volta. Mi asciugo le lacrime salate. So che non serve a molto piangere. Ma il mio cuore è come se fosse eroso da un cancro maligno che è mio fratello, ma so bene che l’unico farmaco che potrebbe guarirmi è la stessa causa del mio male. Malattia e medicina del mio cuore, Lucifero.

Vedo la porta riaprirsi… voglio che sia lui, che mi consoli come quando ero bambino e avevo gli incubi… 

Vorrei tutto questo, ma la realtà è che sono arrivati i miei carcerieri. Due soldati semplici e un ufficiale. Lucifero è in disparte. Lui è il mio responsabile insieme a Baal, e a lui si rivolge l’ufficiale: “Rimarrà in cella di rigore per due giorni.”

Lucifero annuisce e senza una parola, un gesto gli permette di portarmi via.

 

 

Sono in cella di rigore.

Una stanza piccola, spoglia e buia… c’è un po’ di luce che penetra da sotto la porta e da un finestrella minuscola in alto vicino al suffisso. È anche un po’ umida, e soprattutto fredda.

E nonostante sia qui da un bel po’ non capisco perché la chiamino così; a me fa venire voglia di urlare, di agitarmi, per portare un po’ di suono in questo silenzio, ma dopo un po’ le energie mi mancano e sfinito mi metto a dormire. Non che io abbia molto da fare qui dentro…

 

Una mano fra i miei capelli. Dolcemente scivola lungo la mia guancia, poi fino al mento, due labbra catturano le mie e il loro tocco è inebriante. Le sue braccia ristringono forte e io provo una meravigliosa sensazione di appartenenza mischiata a una sorta di nostalgia. Le mie labbra vengono abbandonate da quelle tanto buone su cui erano appoggiate e mi accorgo di volerle ancora e di volere di più da loro.

Le mie dita s’intrecciano dietro la sua nuca e mi tiro contro di lui, le sue mani sui miei fianchi… il contatto con il suo corpo è rassicurante. Mi chiede con la lingua il permesso di entrare nella mia bocca, e io non lo faccio attendere nemmeno un po’.

Razionalmente comprendo bene che sto baciando uno sconosciuto, una persona di cui conosco vagamente i contorni che riesco a percepire nell’ombra della cella di rigore. Eppure il sapore della sua pelle che assaggio passando la mia lingua sulla sua guancia, sul suo mento e poi lentamente sulle sue labbra e di nuovo in bocca è buono e mi ricorda quello di Lucifero… e nel mio cuore si accende il dubbio, oltre al desiderio, che sia lui.

Sento le sue mani aprirmi la camicia e la sua bocca succhiarmi il mio capezzolo destro, ogni mio tormento svanisce perché solo lui saprebbe darmi tutto questo piacere, e solo i suoi capelli sono così morbidi e profumano d’incenso a questo modo. 

D’istinto con movimenti un po’ impacciati, gli tolgo la camicia e lui continua a farmi gemere con il gioco della sua lingua sulla mia pelle, che viene interrotto ogni tanto da piccoli morsi, subito subliminali da una veloce lappata. Porta le sue mani sulla mia cintura dei pantaloni e io sapendo cosa comporta non ho timore perché tutto in lui mi comunica tenerezza e non solo desiderio.

Inizia a farmi scendere i pantaloni con lentezza criminale e io alzo il bacino per aiutarlo nell’operazione, mi ritrovo nudo seduto a cavalcioni sulle sue gambe, mentre gli passo la lingua sull’orecchio gli mormoro il mio desiderio che si spogli anche lui. Mi lascia e si alza, io l’aiuto a spogliarsi mettendomi in ginocchio e senti sotto i miei polpastrelli la sua pelle calda. Si abbassa, facendomi stendere per terra sotto di lui. Continua a strapparmi gemiti con baci su tutto il corpo. Con la sua lingua nel mio ombelico mentre le mani esplorano senza pudore il mio corpo. Ma voglio donargli anch’io piacere e allora inverto le nostre posizioni e comincio a leccare e mordere un suo capezzolo. Sento le sue mani grandi salire dalla schiena alla testa e spingerla delicatamente verso il basso, indicandomi la meta. La mia lingua scende disegnando arabeschi lungo il suo petto, fino alla sua virilità tesa, accompagnata dai gemiti del mio amante.

Gli lecco piano la punta mentre con le mani gioco con i suoi testicoli…dai gemiti capisco che il mio “lavoro” è apprezzato, ma non mi accontento, voglio portarlo sul baratro dell’estasi e poi ritrarmi per sentirlo pregare… lui sempre superiore e controllato dovrà chiedere di essere appagato. Lecco, poi lo prendo in bocca e succhio, ritorno a leccare e all’improvviso smetto… abbiamo entrambi il respiro concitato e io mi aspetto che mi chieda di continuare, ma al contrario delle mie previsioni, ribalta di nuovo le nostre posizioni e massaggia con una mano una mia natica, sembra impastarla come del pane, mentre con la lingua scende ad esplorare la mia piccola apertura. L’altra mano mi tiene fermo il bacino.

Che idiota! Lui non avrebbe mai supplicato, avrei dovuto saperlo. Lui si è sempre preso ciò che volve e ora Lucifero vuole me. Ma anche io voglio sentirlo dentro di me e gli mando un tacito e inequivocabile invito mettendogli le gambe sulle spalle, mentre lui continua a prepararmi. La sua lingua lascia il mio fondo schiena e il suo posto viene preso da un dito, poi due e infine tre… all’inizio è doloroso, ma dopo provo solo piacere. 

Continua a muovere le dita dentro di me mentre con la lingua segue la mia giugulare. Infine le sue dita vengono rimpiazzate da qualcosa di più grande e pulsante… Una sola spinta, forte ed energica mi penetra completamente e io mi sento come una corda di violino talmente tesa da spezzarsi. Il dolore è lacerante ma lui inizia a pompare il mio membro per darmi piacere e cercare di distrarmi dal dolore. All’inizio rimane fermo poi assesta delle piccole spinte e lentamente come un’onda che si distende sulla riva il piacere mi riempie e io non posso far altro che assecondare i suoi movimenti e chiedergli di più. Lui non smette di muovere la sua mano sul mio pene. Veniamo insieme, mentre io mi artiglio con le mani alla sua schiena e lui per coprire il gemito o l’urlo, mi morde la spalla mentre l’orgasmo lo coglie.

E l’estasi ha spazzato tutto… lasciando solo il piacere e il sonno, mi raggomitolo contro di lui e cullato dalle sua carezze sulla schiena nuda, cado in un sogno soffice e delicato pieno dei colori dell’infanzia e di mio fratello…

 

Al mio risveglio lui non c’era. Una guardia mi comunica poco dopo che mancano poche ore alla fine della mia punizione. È logico pensare che Lucifero non potesse trovarsi lì ancora… però o sto male lo stesso per questo. Sono risoluto a chiarirmi con Lucifero appena ne avrò l’occasione.

Sono tornato a casa… Baal è lì ad accogliermi come una buona madre premurosa. Le chiedo dove sia mio fratello perché non sia qui ad aspettarmi… Baal mi spiega che Lucifero è andato in missione lungo il confine per contrastare i demoni il giorno stesso in cui mi hanno prelevato.

E in effetti mi ricordo che Lucifero mentre sedeva con me stava quello che poteva essere un rapporto riservato…

Ma quell’uomo non poteva essere che lui…lui che per me è tornato indietro alla sala di addestramento e in braccio mi ha portato a casa, lui che mi ha curato e vegliato… lui… lui…

Perché io lo amo. Lo amo troppo per pensare che il mio corpo e il mio cuore anche solo per un attimo siano appartenuti a qualcun altro.

Ora non mi importa delle parole di Baal, che siano menzognere o meno, perché l’unica verità che accetterò sarà quella che leggerò negli occhi di Lucifero.

 

OWARI

 

Annola:…il finale è uno stucchevole siparietto, va schifo…

Raphy: tutta la fic fa schifo!

A: dici così solo perché non è una RaphyxMika, cattivo è_é!

R:… 

A: avevo ragione! 

R: ma in fondo visto che la lemon fa schifo, forse è meglio non esserci…

A: prendere nota: se mai scriverò qualcosa su Raphy non inserire una lemon!!!

R: ma io stavo scherzando…

A: bhe io no! ^_^ comunque lo so che non sono brava a scrivere lemon…abbiate pazienza era la mia prima, ci vuole esercizio…

Mika&Luci: ci offriamo volontari!!!!

A: strano pensavo apparissero dal nulla Ru e Hana!

 

 

 



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