Disclaimers: ma ci si devono mettere per forza ogni volta? ^_^;;;

Hana e Ru non mi appartengono, non ci guadagno, bla bla bla…

 

 


Punizione

di ZZZ


-HANAMICHI! RUKAWA! QUI, SUBITO!

La leggiadra voce del gorilla costrinse i due nominati ragazzi ad alzare le teste all’unisono, al di sopra del polverone che avevano sollevato rotolandosi come selvaggi per terra; si fermarono, Rukawa aveva il polso di Hanamichi in una mano e il ginocchio era stato fermato un istante prima di andare a fare una visita di cortesia allo stomaco del rosso; quest’ultimo invece afferrava Rukawa per i capelli, e un occhio nero di questi era testimone dell’appena avvenuta collisione tra le sue nocche e quei bellissimi, profondi occhi blu. Hanamichi perdeva copiosamente sangue dal naso, mentre un rivolo rosso contornava il mento pallido di Kaede. Tutti e due pieni di lividi e tagli ed escoriazioni varie, rimasero paralizzati in quella posizione una frazione di secondo. Si guardarono intorno.

Rukawa mollò la presa, Hanamichi fece lo stesso ma approfittò di un istante che gli diede l’opportunità di strattonare un’ultima volta la serafica chioma nera del rivale.

Guardandosi in cagnesco, si avvicinarono ad Akagi.

-IO DI VOI NON NE POSSO PIU’! CHECCCACCHIODEVOFAREPERFARVICAPIRECHENOINONSIAMOQUIPERVEDERELEVOSTREBRAVATEMAPERGIOCARE A BASKET!! A BASKEEEEEEEEEET! SETUSEIUNGENIOETUSEIILNUMEROUNODELGIAPPONEIOME-NE-IN-FI-SCHIO! LA DOVETE PIANTARE DI FARE I RAGAZZINI!

-Ma lui ha detto…-iniziò Hanamichi.

-Idiota- bisbigliò Rukawa di rimando.

-LA DOVETE PIANTAREEEEEEEEEEEEEEEEE!

Akagi urlava come un pazzo. Hanamichi osservava il pulsare delle sue arterie sulla fronte, cominciando seriamente a temere per le coronarie del gorilla. Cominciò a borbottare guardando per terra, mentre Rukawa, impassibile, respirando pesante per la fatica della scazzottatona, guardava da un’altra parte, come se la cosa non lo riguardasse.

-Rukawa! Pure tu! Non fare tanto il superiore, voi due siete diversi solo in superficie, ma in realtà siete IDENTICI!

Tutti e due a queste parole sollevarono di scatto gli occhi, si guardarono, poi fissarono gli occhi di Akagi con uno sguardo che,se il gorilla non fosse stato così MOSTRUOSAMENTE incavolato, avrebbe potuto anche fargli paura.

Il capitano era sul punto di infliggere la meritata punizione corporale ai due monellacci, quando alle sue spalle si sentì un terrorizzante, sebbene proferito con la massima calma:-Che succede qui?-

Akagi si voltò, tenendo ancora le due teste calde per il bavero, e vide il signor Anzai che si avvicinava.

Il gorilla mollò i due ragazzi, che si voltarono verso l’allenatore. Perfino Rukawa deglutì a vuoto: Anzai era stato chiaro: niente scazzotate “serie”, pena il posto in squadra.Naturalmente alla fine anche lo stesso allenatore sapeva che non poteva permettersi il lusso di sbatterli fuori. Ma in quel momento la sua faccia non sembrava assolutamente voler esprimere una qualsiasi indulgenza in nome del riconoscimento delle loro capacità. Disse soltanto una frase:-La punizione si adatti alla colpa.

Rukawa spalancò gli occhi, e capì subito. Riconobbe quella frase, l’aveva sentita in un film, e ricordò a quale punizione si riferisse. Hanamichi non aveva capito nulla, ma vedendo come il compagno aveva reagito a quella frase cominciò a figurarsi giorni e giorni di lavori forzati, a lavare tutte le magliette e i calzini e chissà che altro dei compagni per tutta la durata del ritiro.

Se avesse saputo a quale punizione Anzai pensava, sicuramente avrebbe pensato che i gironi infernali che si era figurato sarebbero stati un piacevole passatempo al confronto.

Anzai disse: -Seguitemi. – E si avviò verso la camera dove Sakuragi dormiva con Ryota, Mitsui e Yasuda. Arrivati lì, gli intimò di fare i bagagli.

-Ehi, nonno, non mi puoi mica cacciare dal ritiro così..è stata anche colpa sua..-

-Non temere, Sakuragi, non ti caccio. Resterai fra noi, anche se non ne sarai felice quando saprai tutto.

Rukawa era silenzioso se possibile ancora più del normale. Seguì la processione formata da Anzai, Sakuragi con il borsone in spalla e i suoi compagni di squadra verso il suo alloggio. Fece il borsone anche lui, e ripresero a camminare.

Arrivarono ad una stanzetta isolata, per due persone, in una dependance dell’albergo separata dal resto del blocco. Una specie di bungalow, indipendente, con cucina bagno e tutto.

-Voi due per tutto il tempo che io riterrò opportuno abiterete insieme qui. Soli. Vi sveglierete insieme, mangerete insieme, farete il bagno insieme. E per la prima settimana di ritiro vi allenerete anche insieme, solo voi due. O imparate ad andare d’accordo, e risolviamo il problema alla radice, oppure sarà un tempo talmente orribile per voi che rimpiangerete profondamente di esservi fatti beccare a picchiarvi, e ci penserete su due volte prima di farlo ancora. E non vi conviene scazzottarvi anche durante questo periodo di punizione: ogni livido in più, ogni ferita in più significherà un altro giorno da trascorrere segregati qui dentro insieme. Andiamocene, ragazzi. –

Detto questo, uscì. Seguito da un Mitsui che tratteneva a stento le risate, un Akagi che pregava gli dei di non farli uccidersi vicendevolmente durante il sonno, Ayako preoccupatissima, e gli altri compagni che si tenevano a rispettosa distanza dall’uragano silenzioso della rabbia di Anzai.

Sakuragi era ancora sulla porta, a bocca spalancata, cercando di rendersi conto di quello che lo aspettava. Lui che parlava anche durante il sonno, solo con il freezer? Rischiava l’assideramento. No, non poteva essere vero. Sicuramente era solo per fargli prendere paura: tra due giorni il signor Anzai sarebbe venuto a chiamarli e sarebbero tornati con gli altri. Deciso a non cedere entrò nel bungalow e poggiò le sue cose per terra. Poi si tolse la maglietta, faceva un caldo terribile, e si avvicinò alla zona in cui c’erano i letti.

Rukawa fece lo stesso, sbuffando, e si stese su uno dei due letti. Hanamichi urlò –Ehi, volpe, chi ti ha dato il permesso di scegliere? Quel letto lo voglio io!-Ma Rukawa non gli diede retta e si girò dall’altra parte. Hanamichi prese la rincorsa e saltò sul letto, piantando un gomito tra le costole di Rukawa, poi scivolandogli accanto e cominciando a spingerlo a colpi di sedere per farlo cadere.

Rukawa reagì puntando il sedere a sua volta, ma siccome la posizione era svantaggiosa, si puntellò sui gomiti e rotolò fino a finire sopra Hanamichi, si sedette su di lui, fissandolo dritto negli occhi. Si scoprì a pensare che in fondo quella posizione gli piaceva. Lo dominava, lo sentiva fremere per liberarsi dalla stretta dei suoi fianchi, vedeva guizzare i muscoli del suo addome, si sentiva sollevare a tratti dai movimenti del suo bacino. “Vuoi vedere che hanno ragione?” pensò, dubbioso. Si chinò su Hanamichi, e mormorò:

– Questo letto è mio. Sloggia, cretino. Prima che io perda la pazienza.-

Hanamichi si sollevò un poco su un gomito. Rukawa lo guardava, chino su di lui, vicinissimo, con negli occhi uno sguardo che non ricordava avesse mai visto. Certo, quella posizione..era un po’…beh lo imbarazzava, ecco. Si sentiva intrappolato dalla forza sottovoce, dalla bellezza discreta e incontenibile della pelle bianca, delle cosce possenti della volpe.  Allungò una mano, la fece scivolare lungo la nuca del suo acerrimo nemico, sorprendendosi della morbidezza dei suoi capelli. Avvicinò lentamente il suo viso, e….

*SBONK!*

Gli scoccò una poderosa testata sulla fronte, lasciandolo fumante sul letto, riverso sulla schiena, con ancora il bacino di Hanamichi fra le cosce.

 –Togliti da lì, volpe, o ne vuoi ancora?-

Rukawa approfittò della sua posizione per stendere una mano fino agli asciugamani poggiati sulla sedia accanto al letto, ne prese uno, e con uno scatto di reni si fiondò sui polsi di Hanamichi, e con un movimento rapidissimo li legò tra loro, e poi alla testata del letto, sopra la testa rossa di questi.

–KITSUNE! Non fare stronzate, liberami ALL’ISTANTE!-

Rukawa si alzò, contemplando la sua opera. Vide che il nodo che legava Sakuragi era malfermo, pensò che serviva qualcosa di più solido, e cominciò a slacciarsi la cintura dei jeans. “Che sta facendo?” si chiese Sakuragi, fermandosi un attimo dal dibattersi per cercare di sciogliere il nodo dell’asciugamano. Lo guardava con gli occhi sgranati.

-Adesso ti insegno io l’educazione, Do’aho-.

Kaede si era sfilato la cintura, aveva arrotolato la parte della fibbia attorno alla mano, che aveva poi alzato sopra la testa. Hanamichi sgranò gli occhi.

–EHI ! SEI PAZZO? AZZARDATI A FRUSTARMI CON LA CINGHIA, BRUTTO IDIOTA, e  ti giuro che tutte le tue ammiratrici dovranno girare per tutto il Giappone alla ricerca dei frammenti delle tue preziose ossa!-

Rukawa abbassò con violenza la mano. Hanamichi chiuse gli occhi, la cinghia schioccò, ma non toccò il suo corpo. Kaede l’aveva bloccata con la mano, e lo guardava, godendosi la sua paura. Hanamichi si stava iniziando a infuriare sul serio, e si era quasi liberato dell’asciugamano, ma Kaede era stato più veloce, e aveva sostituito la stoffa con il cuoio della cintura, immobilizzando i suoi polsi contro la testata del letto.

-Mentre tu ti fai passare i bollenti spiriti io vado a farmi una doccia.- Disse Rukawa, allontanandosi.

Si spogliò, si infilò sotto il getto d’acqua. Pensava a come aveva fatto a non accorgersi subito che tutto quello era vero, come aveva fatto a considerarlo follia pura. Era così evidente..Tutta la loro storia, anche semplicemente quello che stava succedendo in quel momento, per esempio, il motivo per cui erano finiti rinchiusi lì, e come sarebbe andata a finire, tutto era così ovvio…

La furia centuplicava la già poderosa forza di Hanamichi, che lottando come un toro riuscì a forzare il nodo che lo incatenava, ad allargarlo quel tanto che bastava per farci passare un polso, e riuscì a liberarsi. Si fiondò nella doccia urlando –BASTARDOOOOOOOOO!-

Spalancò la porta.

E.

Kaede era di profilo. Aveva la faccia rivolta verso l’alto, contro il getto d’acqua, e si passava lentamente le mani sulle spalle e sul collo. Il suo corpo bagnato si muoveva pianissimo,come seguendo una musica. Teneva gli occhi chiusi e la bocca socchiusa, assaporando le gocce che ci cadevano dentro, raccogliendo con la punta della lingua quelle che gli si posavano sulle labbra.. Sembrava non essersi nemmeno accorto della presenza di Hanamichi. O meglio sembrava disinteressarsene del tutto. Continuava ad esplorarsi il corpo con le mani, facendole scivolare, lente,lungo i lati del torace, lungo l’addome, lungo i fianchi e la radice delle cosce, lungo le braccia, studiando coi polpastrelli ogni piega del suo corpo. All’improvviso chiuse l’acqua e si voltò verso Hanamichi, fissandolo. Immobile, di fronte a lui, con le braccia lungo i fianchi, completamente nudo, la luce della fine del pomeriggio che proveniva dalla finestrella sul tetto e si rifletteva sul legno delle pareti del bagno, tingendosi di un colore caldo, che sembrava volere sciogliere le immagini, gli occhi di chi le guardava. Kaede sembrava non avere consistenza, la sua pelle bianca sembrava fatta di pura luce.

Passò un tempo, così, che nessuno dei due avrebbe saputo dire quanto era lungo.

Poi Rukawa disse:

-Sono bello?

Continuando a fissarlo, come se non avesse detto niente.

Hanamichi, altrettanto naturalmente, come se fosse assolutamente normale, quella situazione, disse:-Sì.

-Ti piace guardarmi?- Continuò Kaede, con il suo solito sguardo affilato e assente.

-Sì.

-Vorresi toccarmi?

Hanamichi non seppe cosa rispondere. Ma non voleva pensare. Sapeva che quella era una situazione in cui non doveva pensare.

-Non lo so.

Kaede rimase qualche altro istante immobile a guardarlo. Sollevò un dito fino allo spazio tra i propri occhi. E cominciò ad abbassarlo, scivolando prima sulle sue labbra. Vide che funzionava, lo sguardo di Hanamichi lo seguiva. Lo fece scendere sul mento, poi sulla gola, sull’incavo sopra la spalla, seguendo il contorno della clavicola, poi giù lungo il torace, e gli occhi nocciola del rosso ancora ci stavano incatenati sopra. Seguì il contorno dei pettorali, la linea degli addominali, l’ombelico…

E a quel punto Hanamichi, arrossendo violentemente, sollevò di scatto gli occhi piantandoglieli di nuovo in faccia, aprì la bocca, la richiuse, si voltò e uscì di corsa dalla doccia. Rukawa rimase a guardare la porta.

Si asciugò, guardandosi allo specchio. Legò la tovaglietta intorno ai suoi fianchi, e uscì. Hanamichi non era nel bungalow. Sentì il rumore di un pallone, guardò fuori, lo vide palleggiare in  cortile. Sospirò, chiedendosi quanto avrebbe dovuto faticare per rendere l’ovvio manifesto anche al do’aho. E si sdraiò sul letto.

Hanamichi rientrò sudato e affaticato dal mini-allenamento. Non c’era neanche il canestro, ma ormai sapeva anche far finta che ci fosse. Aveva corso in lungo e in largo per tutto il cortiletto davanti al bungalow, per scacciare con l’adrenalina i pensieri dal suo cervello. Ma non c’era riuscito. La figura quasi irreale di Rukawa che portava i suoi occhi in giro per il suo corpo era ancora lì, nella sua memoria. E sicuramente entrare e trovarlo steso sul letto, addormentato, con addosso solo una tovaglia, non lo aiutò a calmarsi.

Si avvicinò. Lo guardò dormire, arruffato e rannicchiato, il torace e le spalle che si sollevavano ritmicamente con il suo respiro regolare. Posò il pallone, e si accovacciò senza fare rumore vicino al letto, fissandolo.

Per minuti.

 

Rukawa venne svegliato dal canticchiare a 120 decibel di Hanamichi sottola doccia. Infilò la testa sotto il cuscino, ma non c’era niente da fare. Si alzò e battè alla porta della doccia. Ma Hanamichi se ne infischiava altamente, e anzi iniziò a cantare più forte.

Rukawa andò a vestirsi. Non aveva intenzione di perdere altro tempo, lui sapeva tutto, sapeva perché erano chiusi lì dentro, tutto era così ovvio, e in fondo l’aveva sempre saputo, vi si era ribellato per una frazione di secondo, ma poi accettarlo era stato semplice e quasi naturale. Aveva anche cercato di fare il suo dovere e comportarsi come era giusto, ma con la testa dura del rosso servivano metodi drastici, si rischiava di mandare tutto in fumo. Era un po’ sleale, ma chi se ne frega. Si sedette su una sedia, aspettando.

Quando Hanamichi uscì dalla doccia, se lo trovò di fronte, che lo guardava. Sentì tutta la sua precedente determinazione abbandonarlo, si accorse che guardandolo il rossore faticosamente ricacciato in gola ricompariva. Il pensiero che avrebbe dovuto essere il volpino ad arrossire non lo consolava. Rukawa lo osservava, mentre lui si asciugava, apriva il borsone e ne tirava fuori i vestiti.

Appena fu vestito, Rukawa si alzò dicendo :-Seguimi.

-Non è ancora ora di cena.

-Non andiamo a cena. Vieni con me.

-E se non volessi?

Era estenuante. –Vieni. – Ripetè Rukawa, indurendo la voce. Anche se sapeva che quello era il modo giusto per farsi rispondere,  come infatti successe:

-No.

Rukawa si avvicinò. Hanamichi deglutì, e si sforzò di guardarlo. Ma impercettibilmente le sue mani tremavano, senza che potesse farci niente, e si vergognò da matti quando Rukawa gli prese un polso per tirarselo dietro, mentre si voltava e camminava verso la porta, dicendo: - Capirai tutto.

Entrarono nel blocco principale dell’albergo. Rukawa si avvicinò al banco e chiese se c’era la possibilità di usare internet. Un impiegato li portò in una stanzetta con un computer. Rukawa ringraziò e si sedette al pc, avvicinando una sedia e invitando Hanamichi a fare lo stesso. Aprì il browser e scrisse nella barra dell’indirizzo: www.ysal.it/fanfic/slamdunk.html. Una serie di titoli scorsero davanti agli occhi stupefatti di Hanamichi, che non ci stava capendo niente.

-Che roba è?- Chiese.

-Una cosa che ti farà capire perché siamo finiti chiusi nello stesso bungalow. E perché ho fatto quello che ho fatto sotto la doccia.

Hanamichi diventò rosso fuoco, tornò a fissare lo schermo.

-Ma che vuoi dire? Cosa sono queste cose?

-Scegline una tra quelle in cui leggi a fianco “hanaru” o “ruhana”

-Hana..ru?- chiese Hanamichi guardando il suo compagno con una faccia che era la faccia di chi ha davanti un’equazione di trigonometria.

-Hana come Hana io e Ru come Ru tu?!?

-Scegli e leggi, do’aho.

Hanamichi fece scorrere l’elenco, si fermò su un titolo accanto a cui roteava un cuoricino. Accanto al titolo stava un nome, poi “ruhana nc-17”. –Ok, facciamo questa.

Rukawa disse :- Io per adesso le nc-17 le eviterei, non ti reggerebbe lo stomaco, credo.

-IO SONO IL TENSAI! A me lo stomaco regge per qualunque cosa! Io non sono uno smidollato come te.

Rukawa disse semplicemente : - Come vuoi.

Hanamichi aprì la pagina, e cominciò a leggere. :- Ehi, il protagonista si chiama come te!

Rukawa si passò una mano sugli occhi. “Sarà più dura di quel che pensavo”.

Hanamichi continuava a leggere. Man mano che leggeva la parte riguardante i pensieri di Rukawa la sua faccia diventava sempre più rossa, i suoi occhi sempre più larghi.

Poi venne la parte che riguardava lui, i suoi pensieri, i suoi sentimenti. E lì cominciò a sbraitare:

- Ma chi sono questa manica di pazze scriteriate? Ma se noi due ci detestiamo! Se siamo sempre a picchiarci!

E, coincidenza, quella era una delle innumerevoli fic che seguono il filone del “lo-picchio-perché-è-l’unico-modo-che-ho-di-toccarlo”. Spalancò gli occhi, incredulo. –Ma daaaaaaaaaai…..

Rukawa stava in silenzio, pregustandosi il momento in cui avrebbe letto la parte..”clou”.

Hanamichi sussultò.

“Ecco, arriva..”pensò Kaede.

-MA SIAMO IMPAZZITI?!

Continuava a leggere con una espressione indescrivibile.

-TU faresti..QUESTO a me?!? Ma dove? Ma quando?

Rukawa girò la sedia di Hana verso di sé, lo afferrò per la nuca, e disse:-Qui e ora, per esempio?

E gli si incollò alla bocca.

Hanamichi stava paralizzato sulla sedia davanti al PC, sentendosi la bocca perlustrata in lungo e in largo dalla lingua della volpe, ed era più il fatto di considerarlo…”normale”, a meravigliarlo, che la cosa in sé. “Cavolo. Mi piace” pensava. “Mi piace proprio”. E senza capire bene perché cominciò a rispondere al bacio, e intanto faceva scivolare le mani sulle cosce di Rukawa fino ai suoi fianchi, tirandoli verso di sé, fino a sdraiarlo per terra, salendo sopra di lui, senza staccare la sua bocca da quella dell’altro ragazzo nemmeno per prendere fiato.

Hanamichi aveva abbandonato le labbra di Rukawa per iniziare ad assaggiargli il collo, mentre le sue mani giocherellavano con i bottoni della sua camicia. – Kitsune.- gli sussurrò vicino all’orecchio.

-Do’aho, almeno adesso, ce la fai a stare un po’ zitto?

-Ho una cosa da chiederti.

-Cosa?

-Davvero tu provi quello per me?

-Quello?

-Quello che sta scritto in quella storia, quel racconto, come si chiama

-Fic.

-Eh?

-Si chiama fanfiction, abbreviato in “fic”.

-Sbaglierò ma ho la sensazione che tu stia cambiando discorso.

Rukawa gli sfiorò di nuovo la bocca con un bacio veloce, e subito dopo disse-Alzati un momento.

Hana obbedì, anche se non potè trattenere un sospiro di frustrazione quando le sue mani persero il contatto con quella pelle, quando il profumo di Rukawa, che alzandosi da terra passò vicinissimo alla sua faccia, gli allagò il cervello.

Rukawa chiuse la pagina aperta da Hanamichi, spulciò un po’, cercava qualcosa in particolare. Selezionò un altro titolo, accanto a cui stavolta stava scritto “ruhana PG/S”.

-Leggi.-

Hanamichi si accorse che, seppure impercettibilmente, le mani di Rukawa tremavano sul mouse, e la sua voce aveva barcollato nell’uscire dalla sua gola. Che era teso, ed evitava di guardarlo direttamente. Iniziò a leggere.

La fic non era romantica né sdolcinata. Raccontava semplicemente di un ragazzo intrappolato da se stesso, e innamorato da morire di un suo compagno di squadra casinista e tenerone.

Hanamichi sorrideva.

-Lo sai, Rukawa.

-Hn?

Hanamichi si voltò a guardare il ragazzo che, con la camicia ancora sbottonata, stava in piedi accanto alla sua sedia, con una mano appoggiata alla scrivania del computer e l’altra sulla spalla del rosso.

-In fondo credo che non abbiano tutti i torti.

-Dalla tua reazione poco fa l’avevo sospettato….

-Quello era solo assaggiarsi e cercarsi la pelle, qui mi pare si parli d’altro.

Rukawa non riuscì a voltarsi a guardarlo. Avrebbe voluto, dio solo sa quanto, guardarlo negli occhi, in quel momento. Ma non ce la fece.

Hanamichi continuò:-Noi due, dico. Tutta la nostra storia, se ci fai caso, in fondo sembra quella di due amanti legati dal destino.

-Sei veramente un ragazzino. Non ci vuole niente a influenzarti.-Disse Rukawa, con la voce che era la solita, anche se di sicuro quello che lui sentiva in quel momento era qualcosa che non avrebbe mai immaginato così potente.

Hanamichi non si accorse di niente di quello che passava nell’anima di Kaede, e cominciò a gridare

-COSA? BRUTTO IDIOTA PROVA A RIPETERL…..mphmm…..

La bocca di Rukawa era arrivata provvidenzialmente a interrompere la valanga di improperi di Hana. “In fondo non ci speravo”, pensava Rukawa, “che fosse così facile”.

-Torniamo in camera?-Chiese tra un bacio e un altro.

La voce con cui glielo chiese ad Hana non diceva niente di buono. Alzò su di lui un paio di occhi spalancati e in fondo anche un po’ spaventati. –Eh?-disse, giusto per prendere tempo.

Rukawa si era già riabbottonato in parte la camicia e ravviato i capelli, aveva chiuso connessioni e tutto e si era avviato verso la porta.

-Non vuoi?-Chiese.

Ora. Hana non era entusiasta dell’idea, in fondo tutto era nuovo per lui. Ma vedersi Kaede Rukawa, e dico KAEDE RUKAWA ancora ansimante e arrossato dall’eccitazione, con la camicia stropicciata e di sbieco sulle spalle, che lasciava intravedere pericolosi pezzi di pelle, ricordarne il profumo, ricordarselo nudo e incredibile sotto la doccia…non era cosa da poter far rifiutare un invito come quello.

Hana si alzò, lento, e si avvicinò. Lo afferrò per i fianchi, deglutendo. Avvicinò la sua bocca socchiusa. Rukawa stava lì, fermo, a lasciarsi baciare.

-Do’aho…-disse a un certo punto.

-Che c’è?

-Non vorrei perderlo qui, il controllo. Andiamocene in camera.

Rukawa aveva una voce strana. Sembrava che i suoi nervi stridessero. Sembrava respirasse a fatica, teneva gli occhi bassi, contraeva le mandibole.

Hanamichi gli sollevò il viso, chiedendogli - Sei arrabbiato? Perchè mai?

Non era una faccia arrabbiata, quella che Hana si vide tra le dita. Non era la rabbia che faceva socchiudere gli occhi alla volpe, e mordersi le labbra.

Un sussurro rauco uscì dalle labbra di Kaede:-Andiamo.

Quasi corsero fino al bungalow, aprirono la porta, Kaede entrò, ma Hanamichi, rimasto sulla porta, cincischiava con l’orlo della maglietta. Aveva una voglia incredibile di avercelo addosso, ma non sapeva bene cosa sarebbe successo, aveva paura di non saper fare o di fare troppo. Rukawa intanto aveva finito il giro delle finestre per tirare le tende, e si era voltato verso di lui.

-Ci hai ripensato e non sai come dirmelo?- chiese. “Ti prego dimmi di no ti prego dimmi di no ti prego dimmi di no”

-N…no, non è proprio questo..è solo che..per te sembra tutto così naturale, magari tu hai anche esperienza, ma io..poi con un maschio..non è che sappia bene..

-Quello che hai letto nella fic non è stato sufficiente? – disse Kaede, ridacchiando tra sé e sé, resistendo all’impulso di andare ad abbracciare quel ragazzino col corpo alto due metri e la forza di un toro, quel delizioso paradosso che stava ritto in piedi in controluce sulla porta aperta con la paura di essere violato. Disse: -Stai tranquillo. – E si avvicinò.

Hanamichi alzò gli occhi su di lui. Non credeva fosse così vicino. E soprattutto non credeva che la luce della luna che entrava dalla porta potesse renderlo ancora più bello di quanto già non fosse.

Aveva gli occhi dentro i suoi, ma non lo sfiorava nemmeno. Aspettava, voleva essere sicuro che entrambi volessero la stessa cosa. Per niente al mondo avrebbe voluto che Hanamichi si pentisse di aver fatto l’amore con lui.

Quelle parole gli fecero venire un brivido, e un morso allo stomaco. “Fare l’amore con lui”.

- Vuoi fare l’amore con me, Sakuragi?

Hanamichi lo guardava, stupito. –Che strano- disse.

-Strano?-Rukawa sospirò impercettibilmente. - Cosa pensavi che volessi fare,quando ti ho chiesto di venire in camera?

-No, non quello. Tu non hai mai pronunciato il mio nome. Non chiami mai per nome nessuno. Così mi è suonato strano il mio stesso nome, pronunciato dalla tua voce. E non succede, di solito, che ti suoni strano il tuo nome.

-Beh, comunque, credi che dovremo perderci in chiacchiere ancora per molto…..

Hanamichi arrossì di nuovo, se lo sarebbe dovuto aspettare che Rukawa fosse uno che non perdeva tempo, ma era comunque ancora a disagio, e sicuramente il fatto che Rukawa non era stato nemmeno a sentire quello che gli aveva detto, che secondo lui aveva anche una certa importanza, non lo aiutava. Si chiedeva se non fosse pericoloso, regalare un pezzetto del suo cuore al sorbetto di volpe. Sapeva che non avrebbe potuto essere solo sesso, non per lui, ormai lo aveva capito. Era già quasi nel vortice della paranoia, quando sentì la voce di Rukawa, che si era avvicinato alla sua faccia, sussurrare nel suo orecchio

-…Sakuragi Hanamichi?

Hanamichi cedette. Lo afferrò per la vita, fece sprofondare la sua testa nell’incavo del suo collo. Anche se avesse voluto resistere, comunque non avrebbe più potuto. Era caduto nella trappola dell’odore di Rukawa, e ora che i suoi denti gli tormentavano il collo, poteva solo arrendersi, e giocarsi tutta l’anima sul tavolo d’azzardo del cuore ghiacciato della kitsune.

Infilò le mani sotto la sua camicia. I muscoli della sua schiena si muovevano, e sentirne il guizzare sotto i polpastrelli era ubriacante. O forse a dargli quella sensazione erano i morsi di Kaede, o i giochi della sua lingua contro la sua pelle, o le sue mani che giocavano con la cintola dei suoi pantaloni.

Hanamichi sentiva che stava per perdere il controllo. Entrò, spingendo Rukawa dentro il bungalow, chiuse a chiave la porta alle sue spalle e continuò a far camminare Kaede all’indietro fino a farlo sedere sul letto, senza abbandonare i suoi fianchi e la sua bocca.  Gli sfilò la camicia di colpo, senza sbottonarla, Kaede si fermò a guardarlo, si allontanò, si stese sul letto con le braccia aperte, aspettando.

Hanamichi si sentiva perduto di fronte a quella bellezza da angelo caduto. Rimase a guardarlo per qualche secondo, il torace nudo, la testa all’indietro che lasciava la gola scoperta e invitante. Avrebbe voluto canini da vampiro, affondarli in quella carne bianca e morbida, nutrirsi del suo sangue. Si tolse la maglietta e i pantaloni, e si inginocchiò tra le gambe di Kaede. Sbottonò lentamente i pantaloni del compagno. Li abbassò, poi scivolando con le mani lungo le sue cosce glieli tolse completamente. Lo agguantò per i fianchi, sollevandolo, mettendoselo a cavalcioni sul bacino. Continuando a baciargli il collo e il torace, disse:

-Kaede?

-Hn?

-C’è una cosa che non ho mai capito..

-Hn…

-Come si decide chi fa cosa a chi?

Rukawa si staccò e lo guardò. Aveva la faccia più divertita che Hanamichi gli avesse mai visto.

-Paura, eh?-disse con una specie di mezzo sorriso.

Hana arrossì e guardandolo storto disse:- NON RIDERE DI ME baka kitsune!  Io di queste cose non…ma cosa…

Non finì la frase perché Kaede aveva preso la sua mano e se l’era portata in bocca, cominciando a succhiarne le dita.

Hanamichi lo osservava senza capire. Rukawa disse :-Finisci di spogliarmi.

Hanamichi lo spinse a sdraiarsi di nuovo, rimanendo tra le sue gambe, e obbediente gli sfilò la biancheria con la mano libera. Rukawa, mentre continuava a baciare, mordicchiare e umettare ben bene le dita del rosso, fece lo stesso con lui, lasciandolo completamente nudo. Osservava lo sguardo curioso di Hanamichi, sentiva di essere in suo potere, e sentiva come Hana fosse contemporaneamente del tutto alla sua mercè. Stava per impazzire.

-Hai ancora bisogno di istruzioni o da qui sai andare avanti da solo? –Chiese.

Hanamichi si sentiva svenire. Aveva quell’essere perfetto sotto di sé, che impaziente aspettava che lui lo prendesse. Scivolò con le dita lungo il torace e l’addome di Rukawa. Questi stringeva i denti, sentiva che non avrebbe potuto resistere un altro istante. –Hana - disse.-Adesso, Hana. Adesso.

Hanamichi lo penetrò con le dita. Le muoveva piano, cercando quello che sicuramente doveva esserci. Lo trovò, Rukawa iniziò a sospirare, forte quanto la sua natura gli permetteva. Cioè quasi senza la voce, ma ad Hanamichi non importava, le sue orecchie erano accanto alla bocca di Kaede, e quei sussurri riuscivano a entrargli dritti dritti nel cervello. Non ce la faceva più, tirò fuori le dita, e penetrò Rukawa con il suo sesso.Fu brusco, involontariamente causando un dolore acuto a Kaede, che lo fece irrigidire e gemere un :- Piano, do’aho…

Hanamichi si fermò. –Scusa…io non…

-No, non ti scuso, dovrai farti perdonare..

Hanamichi sorrise, e iniziò a muoversi, prima pianissimo, poi più veloce, poi più in fondo, poi con tutta la sua poderosa forza, e sentì il mistero della voce di Kaede alzarsi, suoni inarticolati in cui erano riconoscibili tutti i suoi nomi, tutti quelli che conosceva, quelli che non aveva mai usato prima e quello che ormai era il suo nome, il nome privato che soltanto la volpe, la sua volpe usava:

-Ancora, do’aho, an…co…ra…

Hanamichi non capiva niente già da un pezzo. Rukawa aveva paura di impazzire. Non riusciva, nessuno dei due, a capire com’era possibile che fosse così bello, anche se era  la prima volta che si erano sfiorati. Hanamichi colpiva, Rukawa gemeva e si contorceva, tutti e due non avevano mai provato prima niente di simile, tutti e due con lo stupore e il piacere in gola arrivarono contemporaneamente al culmine, Rukawa morse forte la spalla di Hana, che non riuscì a trattenere un grido.

Con il respiro affannato, Hanamichi rimase qualche istante sopra Rukawa che gli accarezzava la nuca, sudato, con gli occhi chiusi.

Scivolò via da dentro di lui e gli ripiombò addosso, accarezzandogli i fianchi, mormorando

-Kitsune..

-Ssssst- disse Rukawa. -Non parlare.

 

 

 

 

Note:

1- il film a cui si riferisce Rukawa all’inizio è un vecchissimo film che vedevo da bambina, c’erano due gemelle che non sapevano di essere sorelle e al campeggio litigavano e per punizione venivano messe in isolamento, esattamente come Hana e Ru qui^_^

2-Lo so che non sono brava a scrivere scene hard..perdonatemi…-_-;;

 



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