I personaggi -ormai lo sanno anche i muri- appartengono di diritto al loro creatore Inoue. Note: Hanamichi è VOLUTAMENTE ooc Diversa dai miei soliti standard, ma ogni tanto anche alle fatine piace lasciarsi andare ad un po’ di puro e sano……………………divertimento ^^ Buona lettura Ichigo
Pulizie di primavera
di Ichigo
“Wow, che casa enorme!” dopo una buona mezz’ora di metro Hanamichi era finalmente arrivato a destinazione. Le vacanze di primavera tanto agognate erano finalmente giunte, ma il nostro rossino preferito doveva lavorare. L’aveva promesso a sua madre. Si era reso disponibile per aiutarla con la sua impresa di pulizie durante il periodo di assenza da scuola, cosicché la donna potesse prendersi a sua volta qualche giorno di riposo. La casa di cui Hanamichi doveva occuparsi era una grande villa con tanto di curatissimo giardino tutto intorno. Entrò con le chiavi che le aveva dato la mamma ed osservò l’interno della casa. Da dentro sembrava ancora più grande, il soffitto pareva altissimo. Grandi pomposi lampadari facevano bella mostra di sé all’ingresso ed una grande scalinata in marmo bianco portava al piano di sopra. “Bene, non c’è tempo da perdere” si mise la bandana in testa, per tenere a bada i ciuffi ribelli della sua chioma rossa ed armato di spazzole e stracci, si mise all’opera. Certo che la casa era davvero grande, bella, spaziosa, e di lavoro ne avrebbe avuto, abbastanza. Previdentemente si era portato dietro il suo mp3 con tutte le sue canzoni preferite così il lavoro non gli sarebbe pesato più di tanto ed il tempo sarebbe volato, ne era arci sicuro. I padroni di casa, erano assenti per via del loro lavoro che li teneva occupati per gran parte dell’anno, ma ci tenevano che il loro nido fosse sempre curato, tanto da assumere qualcuno che, ogni quindici giorni, tenesse in ordine per il loro ritorno. Essendo anche il Tensai delle imprese domestiche, Sakuragi a fine mattinata aveva quasi terminato di pulire il piano superiore, gli mancavano solo le vetrate da far risplendere ed i mobili antichi da lucidare con la cera. Quindi, dato che il sole splendeva, decise di cominciare con le grandi vetrate che davano sulla facciata esterna e che richiedevano più impegno. Si affacciò al balconcino che si affacciava sul giardino e cominciò il suo lavoro, essendo di alta statura non aveva neanche bisogno di una scala per arrivare nei punti più alti. Tutto preso nella sua opera di pulizia e lasciandosi trasportare dalla musica che forte gli risuonava nelle orecchie aveva cominciato a muovere le gambe a tempo, muovendosi di poco a destra, a sinistra, due passi avanti, e muoveva la mano sul vetro, passando il panno con movimenti circolari sempre però a tempo di musica. Fece un altro passo indietro e si mosse un po’ troppo andando ad urtare con il piede il secchio pieno d’acqua che usava per togliere il sapone per il risciacquo, facendolo precipitare dal balconcino sul quale stava. Si era accorto in tempo, ma nonostante si fosse sporto per cercare di afferrare l’oggetto non era riuscito nel suo intento e questo era caduto nel vuoto andando a fare la doccia ad un ignaro passante che si trovava per caso a percorrere quel viale. “Oh porca…” il rosso si precipitò al piano di sotto cominciando a scusarsi a gran voce, per poi fiondarsi all’esterno per aiutare il povero malcapitato che aveva ancora il secchio sulla testa. Continuava a scusarsi, in mille modi mentre lo aiutava a levarsi quel coso dalla testa: “oh santo cielo, mi…mi spiace, io…i…io non so come..sono mortificato, mi scusi, oh…sono proprio un do’hao, mi scusi…mi…” “Sì, lo sei” una voce bassa e nota interruppe le sue scuse mentre si sfilava il ‘cappello’ di plastica dalla testa rivelando un bellissimo viso dalla pelle bianca e due occhi blu scurissimi. Capelli neri lucenti, che ora ricadevano piatti e…bè, non proprio pulitissimi dopo l’accaduto, su quel bel viso. “Ki…kits…Rukawa!!” dire che aveva urlato sarebbe come usare un eufemismo. Gli aveva perforato i timpani e Rukawa stanco di quel vociare gli aveva messo una mano sulla bocca guardandolo gelidamente. Gli occhi socchiusi a due fessure come a fargli intendere il suo disappunto. Hanamichi capita l’antifona, cercò invano di parlare con la mano candida di Rukawa ancora sulle labbra. Il moretto di limitò con un occhiata eloquente ad intimargli di non ricominciare a strepitare, ed Hanamichi annuì con la testa. Allora Rukawa tolse la mano posandola sui propri fianchi in attesa. “Volpe cosa ci fai qui?” chiese. ‘Che domanda stupida è questa?’ l’idiozia di Sakuragi lo lasciava sempre sorpreso una volta di più. “E tu?” chiese di rimando. “Io sto pulendo” disse senza pensarci abbassando poi la testa, sapeva di essere arrossito. Ecco, sapeva che sarebbe andata a finire così, da quando si era reso conto di essere innamorato del suo compagno di squadra, ogni volta che se lo trovava davanti non poteva fare a meno di arrossire, se poi capitava che si trovassero da soli allora andava in tilt. Arrossiva, si ammutoliva e balbettava. “Etchu!” lo starnuto di Kaede distolse il rosso dai suoi pensieri. Si era quasi dimenticato di lui. “Oh accidenti! Kitsune vieni dentro o ti prenderai un accidenti” e presolo per un gomito se lo tirò in casa. Rukawa si guardò attorno nel grande atrio: “però, poi chi è il ragazzo ricco?” domandò retorico. “Nh?” Sakuragi si voltò verso il moretto guardandolo interrogativo. Kaede diede una veloce occhiata intorno ed Hanamichi capì a cosa si stava riferendo. “Ah…no, no, non è casa mia…io, io…aiuto mia madre ha un’impresa di pulizie” spiegò incespicando nelle parole, poi accorgendosi di stare ancora tenendolo per il braccio lo lasciò andare di scatto. “Scu...sa” terminò in un sussurro Rukawa fece qualche passo verso di lui e scrutandolo con quei penetranti occhi di ghiaccio disse con un lieve sorriso: “hn…ecco perché…” riferendosi al suo abbigliamento. Il compagno indossava una vecchia canotta bianca, resa quasi trasparente dal troppo utilizzo e dei pantaloncini rossi corti poco sopra il ginocchio. Ai piedi delle infradito ed in testa una bandana bianca. Poi Rukawa notò come al braccio destro portasse una fascetta di spugna nera come quella che usava lui agli allenamenti e nella stessa posizione in cui la portava lui. Sorrise internamente compiaciuto e piacevolmente colpito da quel dettaglio, ma non lo diede a vedere. Hanamichi si portò le braccia dietro la schiena imbarazzato e dandogli le spalle disse: “seguimi forse è il caso di darti una lavata, non puoi tornare a casa in quelle condizioni” e si diresse veloce al bagno. Rukawa rimase sorpreso, neanche lui aveva un bagno del genere, era enorme, dotato di tutti i classici sanitari più vasca all’occidentale, doccia e bagno idromassaggio. Su un lato della parete faceva mostra di sé un enorme specchio che rifletteva l’immagine di tanti Hanamichi intenti a controllare che tutto fosse in ordine, mentre uno stranamente sorpreso Rukawa si guardava intorno. Sakuragi dal canto suo osservando quello strano bagno arrossì istantaneamente dandosi mentalmente dell’idiota, sperava solo che il moretto non si fosse accorto di nulla e nel tentativo di dissimulare uscì a cercare degli asciugamani mentre il compagno rimasto solo si spogliava optando per l’uso della doccia. Poco dopo, proprio mentre Rukawa cominciava a mettere un piede nel box fece il suo ingresso nel mega bagno Hanamichi, senza bussare né annunciare la sua presenza. Kaede si bloccò sul posto, come in un fermo immagine guardando il rosso con espressione rassegnata, per la sua congenita impulsività e scotendo la testa lo riprese con il solito insulto. Hanamichi era diventato un tutt’uno con i propri capelli, l’immagine di Rukawa nudo, in un contesto diverso dallo spogliatoio di una palestra l’aveva imbarazzato oltre ogni dire e seppur con la mascella a terra continuava a tenere gli occhi incollati sulla sua figura, le gambe lunghe e snelle, l’addome piatto e il petto liscio e il suo sedere sodo, e… “Do’hao” la voce di Rukawa che lo riprendeva lo riscosse costringendolo a riportare lo sguardo all’altezza del suo viso ad incontrare quei profondi occhi blu e, dopo avergli lanciato in faccia l’asciugamano era uscito urlandogli un “Kitsune hentai” apparentemente senza motivo.
“Dannata volpaccia, ma come si permette di comparirmi davanti così, come se niente fosse, tutto bagnato”. Tralasciando il fatto che era stato lui a fargli quella doccia fuori programma continuava ad inveire contro il povero giocatore di basket: “po…p…poi comparire così, n…n…nudo e…oh nooo…!!!” Al ricordo arrossì osservando la propria immagine riflessa nel grande specchio posto sopra il comò di legno che stava lucidando. Si era infatti messo nuovamente a lavoro per evitare di pensare troppo al fatto di avere il volpino a pochi passi da lui nudo e assolutamente sexy sotto la doccia. Si era perciò fiondato nella prima camera libera ed aveva cominciato a passare lo straccio su tutte le superfici e così era finito in ginocchio sopra l’enorme cassettone a lucidare una altrettanto enorme specchiera. Continuava ad osservare, senza vederlo in realtà, il proprio riflesso mentre ripensava al moretto, a sé stesso ed al suo comportamento. I suoi sentimenti. Questi erano così forti, provava amore incondizionato per quella volpe, tanto che, spesso quando pensava a lui gli faceva male il cuore. Vederlo tutti i giorni e non poterlo avere, non poter condividere con lui le sue giornate, ma quello che più non poteva sopportare era che Rukawa non fosse a conoscenza di quei suoi pensieri. E lui non sapeva come fare per dirglielo o come avrebbe reagito alla scoperta di essi, e se avesse cominciato ad odiarlo sul serio? Certo da parte sua, aveva smesso di fare il giullare con Haruko con la quale erano ora dei buonissimi amici, ma questo non poteva bastare a far sì che cambiasse totalmente anche nei confronti del compagno di squadra. Smise di lustrare e posò la fronte sul vetro freddo socchiudendo gli occhi mormorando un flebile “scemo” rivolto a sé stesso, perché doveva sempre andare ad innamorarsi delle persone sbagliate. Era perso nei suoi tristi pensieri quando sentì una voce, dolce e maliziosa non molto lontano da lui. “Do’hao…” Hanamichi alzò lo sguardo davanti a sé e lo vide, riflesso nello specchio. Kaede sulla porta appoggiato allo stipite con indosso solo un paio di boxer…da infarto. In tessuto elasticizzato, neri, aderentissimi, ed un asciugamano bianco sulle spalle, intorno al collo. Hanamichi avvampò e si voltò di scatto sedendosi sul mobile, con le gambe penzoloni, sapeva benissimo che non avrebbero retto il suo peso, le forze sembravano averlo abbandonato. Continuava a fissare il ragazzo davanti a sé e ciò non era un bene, il suo corpo cominciava a ragionare per conto proprio, ed Hanamichi portandosi come se nulla fosse le braccia sulle gambe, tentò di apparire il solito: “kitsune, non chiamarmi do’hao, e poi…perché te ne vai in giro così? Copriti no!” disse guardando ovunque tranne che lui, o meglio i suoi occhi. Rukawa adorava vederlo imbarazzato e capito l’andazzo, con un sorriso divertito, del quale Hanamichi non si accorse, cominciò lento ad avanzare verso di lui. “Do’hao, secondo te con cosa dovrei coprirmi se mi hai bagnato tutti i vestiti?” aveva parlato con voce morbida, bassa e sensuale mentre lo raggiungeva, fino a fermarsi ad un passo da lui, concludendo la sua retorica domanda poggiando le braccia sul mobile ai lati delle gambe di Hanamichi sporgendosi appena con il busto in avanti. Ora il rosso era costretto a guardarlo in volto, che tra l’altro era a pochi centimetri dal suo, non potendo perdersi il meraviglioso spettacolo dello sguardo d Rukawa che gli sorrideva innocentemente. Sakuragi sentiva un calore spropositato invadergli il corpo e il sangue scorrere veloce. Per levarsi da quell’imbarazzante situazione decise di andare a recuperare qualcosa per la volpe e d’impulso, scese dalla sua postazione finendo così letteralmente tra le braccia del moretto. I visi che quasi si toccavano, le labbra ad un soffio, i nasi si sfioravano. “Ah!” Hanamichi non potè fare altro commento, anche se quella che voleva essere un esclamazione di sorpresa uscì dalle sue labbra come un flebile gemito roco, ormai la sua condizione era evidente, sentiva la testa scoppiare e si sentiva le guance in fiamme. Rukawa lo osservava, impossibile non leggere tutti quei sentimenti contraddittori su quel bellissimo viso così espressivo, gli sorrise allora dolcemente e dopo avergli posato le mani sui fianchi, lo rimise seduto annullando la distanza che vi era fra loro posizionandosi tra le gambe semiaperte del rosso, troppo sconvolto per fare qualsiasi cosa. Era totalmente in suo potere, le mani di Rukawa su di lui, gli avevano provocato delle scosse piacevolissime, era stato così delicato, ma non ci voleva vedere chissà che, magari lo voleva solo mettere in imbarazzo ancora di più o gli faceva pena, si stava divertendo alle sue spalle…forse, forse… “Do’hao a cosa stai pensando?” Non fece in tempo a finire la sua lista mentale che Kaede pareva leggergli nella mente. “I…io…niente!” abbassò lo sguardo; perfetto adesso balbettava anche. Il moretto sorrise ed arcuò un sopracciglio divertito: “a-ah!” commentò prima di azzerare completamente la distanza tra il loro visi posando le labbra fresche su quelle bollenti del rosso. Per la sorpresa Sakuragi aveva dischiuso le labbra e così Rukawa introdusse la sua lingua nella bocca dell’altro cominciando a tracciare con essa il contorno di quelle labbra di pesca (mi piace molto questa metafora pertanto la troverete spesso nelle mie storie ndIchi ^^) per poi passare a succhiarne il labbro inferiore prendendolo appena tra i denti facendo sospirare e gemere Hanamichi. Così appena ebbe più facile accesso sospinse ulteriormente quella lingua birichina cercando la gemella di Sakuragi iniziando così ad assaporare il gusto del compagno. Hanamichi dapprima preda di quelle sensazioni come si trattasse di uno dei suoi sogni dai quali solitamente si svegliava sul più bello era rimasto fermo immobile, fino a che nel sentire la lingua di Kaede cercare la sua aveva cominciato timidamente a ricambiare il bacio, per poi lasciarsi trasportare dalle sensazioni e rispondere con sempre maggiore passione. Le braccia, che aveva tenuto fino a quel momento sulle gambe, ora, si posavano sulle braccia muscolose di Rukawa. Infine, dopo un tempo che ad Hanamichi era sembrato infinito si dovettero separare per respirare, riaprì gli occhi lentamente allontanandosi come a rallentatore, per assaporare così ogni istante, mentre Rukawa ancora gli riempiva le labbra socchiuse di teneri, casti bacini. Quando finalmente li aprì totalmente si specchiò in due oceani profondi che lo guardavano. Sembravano volergli sondargli l’anima. Sakuragi era senza parole, pensava che se avesse detto qualcosa l’incanto sarebbe svanito. E lui non voleva, non dopo quello, non dopo…il bacio. Non sopportando più l’esame a cui si sentiva sottoposto, abbassò il volto, gli occhi lucidi, ci mancava solo che si mettesse a piangere e sarebbe stato a cavallo. Sentì una mano posarsi sotto mento e costringerlo a sollevare la testa per poi spostarsi in una carezza sulla morbida guancia. “Ehi…guardami!” gli chiese dolcemente incrociando i loro sguardi. “Che c’è?” domandò quando ebbe la sua attenzione. “N…niente…io” “Do’hao!” lo rimproverò “Che c’è!?” rispose l’atro esasperato a sua volta Si fissarono qualche altro secondo, poi Hanamichi stanco dello sguardo indagatore di Kaede ruppe il silenzio: “non mi aiuti di certo se fai così” sbottò rosso, aveva perso qual colorito acceso che aveva assunto prima del bacio, come se parte della tensione e dell’imbarazzo se lo fosse portato via quel gesto, ma le sue guance erano comunque ‘colorate’. “Così come?” lo provocò cominciando a muovere le mani sui suoi fianchi –dai quali non le aveva ancora spostate- scostando la canotta per cercare tratti di pelle da toccare ed avvicinò di nuovo pericolosamente i loro visi spostandosi appena di lato. “Così…ah…smettila di…” non riuscì a proseguire con le labbra di Rukawa che gli baciavano il collo e la spalla, mentre le mani curiose andavano a toccare gli addominali ed il petto. “mmh?” lo spronò a continuare. Con uno sforzo enorme, Hanamichi portò le mani sulle sue spalle scostandolo da sé per guardarlo negli occhi: “mi confondi kitsune, e…e…io non riesco a spiegarmi, perciò…” “Non tergiversare do’hao e di quello che devi” disse allungando nuovamente le braccia per abbracciarlo, stavolta però senza toccarlo. “Io non tergiverso e…sei tu che sei troppo…” Rukawa alzò un sopracciglio “…sexy… ecco!” disse quasi in un sussurro. Rukawa sorrise appena: “Hana, anche tu sei sexy…anche conciato in questo modo” poi stava per riprendere da dove era stato interrotto quando Hanamichi lo interruppe serio: “non giocare con me…io…tu…mi, mi piaci e…insomma io credo…no, no, lo so, io sono innamorato di te” era troppo imbarazzato per guardarlo in viso, non sapeva se questa volta avrebbe letto o meno qualcosa in quello sguardo e tenendo la testa china l’aveva sbirciato da sotto in su. Rukawa per la seconda volta dovette costringerlo a riportare lo sguardo nel suo e disse: “anche tu mi piaci, e dovresti conoscermi abbastanza per sapere che non sono tipo che prende in giro qualcuno, non pensarlo mai più” Hanamichi spalancò gli occhi, aveva detto, gli aveva detto che gli piaceva, non poteva crederci. Certo non aveva detto di ricambiarlo, ma era già qualcosa e poi aveva ragione, Rukawa non era tipo da prendersi gioco dei sentimenti altrui, e se ripensava alla dolcezza con la quale l’aveva baciato e abbracciato. Poteva, magari più avanti, avrebbe imparato anche lui a volergli bene… Sakuragi gli mise le braccia al collo avvicinando i loro volti, sfregando il suo contro quello di Rukawa per poi congiungere nuovamente le loro labbra in un bacio dolce e passionale. Kaede si spinse di più verso quel corpo così perfetto per il suo, spostando le mani dalla sua schiena a sfiorare le gambe lunghe e sode in una lenta carezza che dal ginocchio saliva lenta fino ad intrufolarsi nei pantaloncini cercando il sesso del rosso. Venne appagato da un lungo sospiro del ragazzo che lo strinse più a sé. Così Rukawa decise che era tempo di agire e tornando lento verso le ginocchia se le portò ai fianchi aiutandolo ad allacciarsele in vita. Lo sollevò di peso mentre continuavano a baciarsi. Si portò in un’altra stanza cha aveva scorto al suo arrivo e nella quale aveva notato esserci un enorme letto a baldacchino. Aprì la porta con il piede e si diresse direttamente verso il letto dove si sedette lasciandosi cadere sul materasso portando con se il rossino, che si fermò un attimo a guardarlo non smettendo di passargli le mani nei capelli. Rukawa fece scivolare le mani leggere dalla schiena fino ai glutei sodi intrufolando le mani oltre l’elastico dei pantaloni e dei boxer. Hanamichi sospirò di piacere inarcandosi verso quelle mani spingendo in fuori il sedere e Kaede sorrise. Incatenò i loro sguardi e disse malizioso: “che ragazzo impaziente mi sono trovato”. Vide Hanamichi arrossire, gli piaceva da morire imbarazzarlo. Non gli permise però di abbassare lo sguardo che, tolte le mani dal suo fondoschiena, gli fermò il viso tenendolo in linea con il proprio, si sporse e gli catturò il labbro inferiore tirandolo delicatamente facendo gemere il rosso. Come lo lasciò andare non prima di avergli rubato un bacio, lo strinse a sé e gli disse: “però, c’è qualcosa che non va!” Hanamichi alzò il volto dal suo petto che aveva cominciato a riempire di piccoli baci, guardandolo preoccupato, vuoi vedere che aveva sbagliato qualcosa? Rukawa allora sorrise maliziosamente alzandosi appena sui gomiti, mentre il rossino seduto sulle sue gambe attendeva. Kaede allungò una mano facendola scorrere sulle cosce ambrate afferrando con due dita l’orlo del calzoncini poi parlò: “tu hai ancora troppa roba addosso” così dicendo aveva sollevato le braccia e con un fluido movimento aveva sfilato la canotta ad Hanamichi che arrossì nel constatare come il moretto se lo mangiasse con gli occhi. Rukawa si mise a sedere spalle alla testiera del letto sistemandosi meglio Sakuragi sulle gambe, facendo in modo che i loro bacini fossero vicinissimi. Così prese a baciargli le labbra, il collo, le spalle e il petto, baci veloci e fugaci senza mai dargli un reale appagamento. Hanamichi aveva gettato indietro la testa e gli aveva messo le mani sulle spalle bianche facendole vagare sul collo e di nuovo sulle spalle, dietro la nuca, scendendo lungo le braccia, saggiandone i muscoli duri…beandosi al contempo della morbidezza della sua pelle. Le abili mani di Rukawa lo solleticavano nei punti giusti dandogli piacevoli brividi di piacere che ‘costringevano’ Hanamichi a cercare un contatto più profondo con il corpo del suo amante. Rukawa fece scivolare le mani sui pantaloni cominciando a farli scendere insieme ai boxer. Hanamichi inconsciamente lo aiutò sollevandosi sulle ginocchia facendosi spogliare dolcemente. Si spostò dal corpo di Rukawa così da permettergli di lanciare via i pantaloni e biancheria lontano, andando a sdraiarsi poi tra i cuscini. Da quella angolazione osservò il ragazzo moro che con movimenti esasperatamente lenti si toglieva gli slip neri. Aveva un sorriso malizioso e soddisfatto. Gli piaceva l’effetto che aveva sul ragazzo dai capelli color del fuoco. Quando finalmente si liberò totalmente della biancheria si lasciò osservare dal ragazzo steso sul letto, stendendosi poi accanto a lui che ancora tratteneva il respiro, senza neanche essersene accorto. Il numero undici gli sfiorò le labbra con l’indice e parlò vicinissimo al suo orecchio: “respira do’hao…” c’era dolcezza e divertimento nel suo tono. Hanamichi si riscosse e nascose il capo contro il petto diafano abbracciandolo e girandosi sul fianco intrecciando le gambe con quelle nivee del compagno. Kaede gemette, il rosso aveva sfiorato con la propria, la sua intimità già eccitata. Gli accarezzò allora la schiena scendendo nuovamente sul suo sedere. Stavolta con le dita sfiorò la fessura tra le natiche e fu il turno di Hanamichi di sospirare pesantemente. Kaede si portò sopra di lui baciandolo con passione, infilando con prepotenza la lingua nella bocca di Hanamichi che rispose con urgenza. Ormai quel gioco si era protratto troppo oltre per aspettare ancora. Rukawa aprì gli occhi specchiandosi in due pozze di cioccolato fuso e sempre tenendo gli occhi fissi su di lui scese a baciargli il mento, il collo leccando il petto dedicando torturanti attenzioni ai capezzoli inturgiditi scendendo sempre più giù fino ad incontrare l’ombelico dove vi infilò la lingua più volte dentro e fuori. Dentro e fuori. Hanamichi ormai senza controllo era rosso in viso, il cuore gli batteva furioso e il sangue sembrava essersi concentrato solo su una parte del suo corpo. Quella che Rukawa ora stava lentamente accarezzando con le dita cominciando a baciarne la punta rossa, rubando le gocce perlate che facevano capolino. Come sentì quella meravigliosa lingua su di sé Hanamichi spalancò gli occhi: “no!” ansimò allontanando Rukawa, spingendogli appena la fronte lontano da sé e portandosi a sedere a fatica, era una tortura, era così eccitato da provare quasi dolore, però… “Che c’è?” chiese Kaede andandogli vicino, gattonando tra le sue gambe aperte “Io…ecco, no…” “Non ti piaceva quello che ti stavo facendo?” chiese un po’ ansimante “No, cioè, si…io ecco…” divenne rosso come un peperone. Rukawa si sorprese, era davvero così ingenuo, ma si rendeva conto di come si comportava? “Tu…?” chiese suadente scendendo nuovamente tra le gambe del rosso posando le mani sulle sue cosce per tenerle aperte per lui senza però far forza, soffiando sulla sua punta bagnata “aaaah” Hanamichi gli mise le mani tra i capelli combattuto se aiutarlo a continuare o spingerlo via. “Allora?” continuò Kaede con lo stesso tono morbido, scendendo lentamente su di lui, non smettendo di guardarlo negli occhi. Lo stesso Hanamichi lo guardava affascinato, si sentiva troppo esposto, nudo, a gambe aperte che teneva la testa della kitsune ferma a pochi centimetri dal suo pene teso e duro. “Io…mi…ve…vergo…aahgno” riuscì infine a confessare. Kaede allora si sollevò sporgendosi verso il viso bellissimo del suo timido compagno: “ma ti piace? Posso continuare?” e sottolineò il concetto facendo scorrere l’indice su tutta la lunghezza del suo membro teso ormai al limite. Ed Hanamichi non ragionò più, lo attirò a sé tremante e con gli occhi socchiusi, lucidi per la tensione: “si…ti pre…go…sihhh!!” E Rukawa fu subito su di lui senza indugiare oltre. Lo prese in bocca e cominciò a pompare. Il rosso assecondava i suoi movimenti veloci affondando le mani in quei capelli serici. Non ci volle molto perché venisse nella bocca di Kaede invocando con un grido roco il nome del ragazzo che amava. Il moretto lo ripulì bene passandosi sensualmente la lingua sulle labbra. Peccato che Hanamichi non potè godere di quella visione, stremato si era lasciato andare sui cuscini. Rukawa lo strinse a sé risalendo sul suo corpo baciandogli gli zigomi e le guance accaldate. Hanamichi socchiuse gli occhi, si strinse a lui e sorrise sulla sua pelle. “Come stai?” chiese il moro premuroso scostandogli la frangia dagli occhi e il rosso annuì con il capo. Rukawa gli accarezzò una guancia baciandolo dolcemente senza fretta sulle labbra. Hanamichi gli prese la mano portandosela alla bocca cominciando a leccare ed inumidire due dita. Rukawa non desiderava altro però constatato come aveva reagito in precedenza come poteva pensare di ‘sopportare’ quello, non voleva fargli male. Cercò di esporre i suoi dubbi, ma Hanamichi seppur balbettante lo tranquillizzò: “io…mi fido di te e…e…poi, io…so…sono innamorato di te e anche se…tu, tu…cioè no…n, va bene lo stesso…io sono felice così” Kaede lo aveva guardato minaccioso, cosa andava blaterando, credeva davvero che fosse così senza cuore da prenderlo e fare, bè, fargli quello che gli aveva fatto, così solo per mero istinto di piacere? Allora era proprio un do’hao. “Se la pensi così allora io non farò proprio niente” disse con voce seria e ferma. Sakuragi lo guardò preoccupato, non avrebbe fatto sesso con lui? “Per chi mi hai preso? Sappi che io non farò sesso con te do’hao, se non sbaglio ho detto che mi piaci giusto?” Hanamichi non capiva gli piaceva eppure… “Non…non vuoi fare sesso con me anche se ti piaccio?” “No! Io non farò sesso con te!” Hanamichi abbassò lo sguardo e voltò il viso, no, non doveva piangere, quello poteva essere il giorno il più bello di tutta la sua vita e invece… “Io non voglio fare sesso, io voglio fare l’amore con te Hanamichi” Sakuragi volse il viso a quelle parole, incredulo. Nei suoi occhi si leggeva stupore, uno stupore felice come di chi ha appena fatto una chissà quale grande scoperta. “Sì, ti sto dicendo che sono innamorato di te testone, in che modo devo fartelo capire” Hanamichi sorrise radioso, lo attirò a sé in un moto di contentezza incontenibile stringendolo forte a sé e lo baciò sulle labbra: “davvero?” chiese guardandolo negli occhi blu. Rukawa fece cenno di sì con la testa, sorridendogli. “Davvero, davvero??” ohi “Do’hao!” Ma Hanamichi continuava a sorridere: “fai…fai l’amore con me allora” inutile dire che era poi irrimediabilmente arrossito nel pronunciare quella richiesta. Rukawa non rispose gli baciò le labbra dolcemente facendo scendere la mano tra i loro corpi, portandola sotto la schiena del rosso dove scese accarezzando la spina dorsale cominciando a massaggiare il solco tra le natiche per farlo rilassare. Quando sentì i muscoli del suo corpo sciogliersi, con un primo dito accarezzò il suo ano e piano lo penetrò. “Anf…” Hanamichi ad occhi chiusi prendeva dei lunghi respiri e gemeva nel sentire il dito lungo di Kaede entrare in lui con dolcezza. Con un attenzione meticolosa lo preparava stando attento ad ogni suo più piccolo cambiamento di espressione. Quando inserì un terzo dito sentì il corpo di Hanamichi irrigidirsi, un riflesso che lo stesso non era riuscito a controllare. Lo sentì stringere impercettibilmente le gambe e socchiudere gli occhi per guardarlo. Rukawa smise di muovere le dita in lui e gli accarezzò una guancia per rassicurarlo: “Hana…” L’altro sorrise: “no…non è niente, continua” Rukawa sfilò piano le dita da lui posizionandosi tra le sue gambe ed avvicinando la punta del suo sesso all’apertura del rosso. Spinse appena dentro di lui continuando ad incatenare i loro sguardi passandogli ipnoticamente una mano nei capelli con una mano, mentre l’altra era scesa a massaggiare nuovamente il suo pene per distrarlo mentre sempre più in fondo entrava in lui. Per Kaede era una tortura sentire la pelle calda della carne stretta di Hanamichi attorno al suo membro e non poter godere di quel calore affondando in lui, ma doveva mantenere il suo famigerato autocontrollo, ora più che mai. Con una spinta più profonda poi entrò completamente lasciandosi avvolgere e sentì la guancia di Hanamichi premere sul suo palmo trattenendo un gemito di dolore. Fermo in lui Kaede si sporse a sfiorargli il viso con le labbra come per portargli sollievo. Hanamichi aprì gli occhi lasciando scivolare due piccole lacrime che si infransero sui cuscini. “Scusami…” la voce di Rukawa arrivò dolce direttamente nel suo orecchio. Hanamichi si mosse per guardarlo in viso ed incontrò quei due pozzi blu nei quali vi poteva leggere una marea di emozioni diverse. Nei suoi occhi profondi, di un blu intenso come non l’aveva mai visto vi erano infiniti sentimenti, un grande amore per lui, preoccupazione, dolcezza, paura anche, per lui, perché potesse fare qualcosa di sbagliato…se ne stupì, per uno come Rukawa dalla cui espressione del viso non trapelava mai nulla. E volle tranquillizzarlo, non voleva stesse male per lui che stava ricevendo dall’altro molto più di quanto avesse mai osato sperare. Sapeva a cosa sarebbe andato incontro concedendosi, sapeva che avrebbe provato dolore, ma che dopo questo avrebbe tratto anche piacere. E già se ne stava accorgendo, avere Kaede dentro di sé, leggere quanto amore provava per lui, lo rendeva immensamente felice. Si sporse per baciargli le labbra e mormorò: “ti amo!” Kaede spalancò gli occhi e lo guardò intensamente, stava per dire qualcosa ma Hanamichi parlò di nuovo: “Kaede…spingi…” il moretto per la prima volta veramente senza parole, rimase in silenzio. Il sorriso di Hanamichi e la sua espressione fiduciosa lo portarono ad obbedire, con un leggero movimento del bacino si mosse in lui. Il rosso si inarcò per un attimo e chiuse gli occhi trattenendo un gemito. Li riaprì subito dopo e sistemandosi meglio sul materasso strinse le gambe attorno ai fianchi di Kaede facendogli capire che poteva continuare. Ed il moretto lo accontentò, chinandosi per baciarlo si mosse in lui prima con attenzione e preoccupazione poi trasportato dal calore che il corpo di Hanamichi gli infondeva, il piacere che sempre di più aumentava, prese ad imporre un proprio ritmo alle spinte sempre più profonde e forti. Ed intanto dava piacere ad Hanamichi con la mano che veloce come i loro corpi che si andavano incontro, si muoveva sul suo sesso duro. E così i due ragazzi danzavano con la musica creata dai loro sospiri ed ansimavano e godevano del contatto dei loro corpi uniti in un unico essere, perché stavano condividendo per la prima volta i loro corpi, ma anche le loro anime. Finalmente si erano trovate. “Ah, Kae…ah, aah si…spi…spingi non ti…fer…io ah!!” Hanamichi parlava senza coerenza come volesse dare un senso anche con le parole al suo piacere, muoveva veloce il bacino andando incontro a Rukawa, e combattendo contro la propria timidezza si concesse di guardarlo e lo vide bellissimo. Il volto una maschera di piacere gli occhi velati dalla passione, la bocca schiusa alla ricerca di più aria. Emetteva dei piccoli gemiti che Sakuragi colse tutti perfettamente e se ne sentì orgoglioso. Lui, LUI gli stava dando tutto quel piacere e gli stava facendo provare tutte quelle emozioni. Il sudore che ricadeva in piccole gocce lungo i muscoli tesi, la sua pelle bianca sembrava splendere. Poi quella luce, sembrò avvolgerlo completamente e l’ultimo suono che udì fu il gemito roco di Kaede che invocava il suo nome venendo dentro di lui e l’ultima cosa che vide furono gli occhi blu nei suoi, prima che un potente orgasmo lo cogliesse, annebbiandogli il cervello. Come se si stesse risvegliando da un lungo sonno, cominciò nuovamente a riprendere pian piano la percezione delle cose intorno a sé, sentendosi nuovamente padrone del proprio corpo: il materasso morbido sotto di sé e sopra…sullo stomaco sentiva chiaramente come se qualcuno lo stesse…baciando?! Man mano che riprendeva coscienza sentiva chiaramente quelle labbra baciargli l’addome, il petto, il collo e quando le sentì sulle proprie labbra aprì lentamente gli occhi ricambiando automaticamente quel tocco delicato. Ormai totalmente sveglio incrociò lo sguardo magnetico di Rukawa. Gli sorrise senza dire una parola ‘se è un sogno non svegliatemi’ pensò Fu il moretto a parlare, stranamente, per primo. “Ben svegliato” era solo un sussurro a due passi dal suo viso “…’ao” rispose arrossendo. Oddio! E adesso? Sakuragi entrò subito nel panico, cominciando a guardare ovunque fuorché lui e Rukawa che ormai aveva capito, gli impedì di sfuggirgli. Lo schiacciò contro il materasso costringendolo ad affrontarlo, ma nonostante la fermezza del gesto le parole uscirono calme e gentili: “non evitarmi Hanamichi. Guardami” Ed Hanamichi obbedì puntando i suoi caldi occhi nocciola nei suoi. “Ascoltami bene perché non lo ripeterò tanto presto. Io Kaede Rukawa ti amo Hanamichi Sakuragi” Rukawa sapeva che doveva parlare chiaro con quel piccolo do’hao, infondo sapeva bene che quella che mostrava tutti i giorni a scuola era solo una facciata per nascondere un grande cuore, una profonda timidezza ed un’infinita insicurezza e per questo aveva deciso di spendere quelle poche ma efficaci parole, perché non voleva in nessun modo che il suo ragazzo pensasse che quello che c’era stato tra loro fosse solo una sbandata o per lui non avesse avuto alcun valore, quando per lui stesso era invece tutto quello che aveva sempre desiderato e che gli mancava da una vita. E quella parte mancante l’aveva finalmente trovata in una testa matta dai capelli rossi. Hanamichi era arrossito ed aveva gli occhi lucidi, non avrebbe sperato di più, la volpe lo ricambiava e gli faceva per di più una dichiarazione come quella, lui che non sprecava mai le sue parole, le aveva usate e quale meraviglioso significato vi era intriso. Nascose il viso contro il suo collo continuando a sorridere su quella pelle morbida e profumata, il profumo della pelle del suo ragazzo. Adesso era davvero felice. Owari^^
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