DISCLAIMER: Qs personaggi non sono miei e bla bla bla....
NOTE: solite ma dato che è passato tanto tempo dall'ultimo le ripeto ... i
registri sono due divisi
da ... @@@ @@@ quello in prima persona è nobu che parla ( tesoruccio mio
... anche se nn puoi certo competere con makuccio mio^^) mentre quello in terza
è racconto normale del narratore
Solo un
pulcino bagnato
parte V
di Ki-chan
Come potrei definire questa giornata?? Penosa?
Orrenda?? Atroce?? Spaventosa?? E tutto per colpa di chi? Per colpa sua .
beh a dir la verità è colpa mia ma è per il suo comportamento che
stanotte non ho chiuso occhio e si sa cosa succede quando io non dormo .
tutte le cose più terribili, perché sono nervoso e mi viene voglia di
tirare testate a tutti quelli che vedo!
Sono esagerato?
Forse un pochino ma certamente l'avrei presa un po' meglio se stamattina,
dopo aver miracolosamente preso sonno alle cinque di mattina quella
gallina starnazzante della mia vicina non avesse cominciato a litigare con
il marito svegliando alle sei di mattina tutto il quartiere, me compreso.
Vogliamo parlare della colazione? Inutile dato che non l'ho fatta perché
mia madre è uscita prestissimo e io non avevo tempo di prepararmela. Ah
già dimenticavo di dire che per poco non m'investivano mentre venivo a
scuola, è stata colpa mia perché non ho guardato se il semaforo fosse
verde, e, infatti, non lo era.
Arrivo a scuola e dico mi faccio una bella dormitina sul banco come quasi
tutti i giorni e invece quel vecchio decrepito del prof di matematica mi
ha rotto le scatole tutta la mattina impedendomi di dormire, ma dico io
proprio oggi doveva diventare un insegnante bacchettone? Ciliegina sulla
torta mi sono anche dimenticato il pranzo a casa e sinceramente di
sgomitare e magari anche litigare per riuscire ad accaparrarmi l'ultimo
panino al bar mi sembra solo una perdita d'energie.
E tutto questo perché?? O meglio per chi!
Beh mi consolo fra poco ci saranno gli allenamenti . oddio però così
rivedrò anche Maki . ah ho troppo sonno anche per agitarmi.
@@@ @@@
Nobunaga si diresse in palestra dove sapeva non avrebbe trovato nessuno.
Entrò alla ricerca di un po' di calma e di quell'atmosfera che regnava in
quel luogo. Per lui era magico. Fece qualche passo fino a raggiungerne il
centro. Voleva fare qualche tiro era sicuro che in quel modo il nervosismo
di quella giornata sarebbe scivolato via da lui velocemente. Si guardò in
giro sperando che qualcuno avesse dimenticato in palestra un pallone
quando si accorse dei grandi materassini accatastati in un angolo della
palestra. Si avvicinò.
@@@ @@@
Mhm sembrano morbidi, anzi morbidissimi, oddio adesso come adesso dormirei
anche sul pavimento . ma i materassini sono molto meglio. Non succede
nulla se mi corico e mi riposo un po' e poi mi sveglieranno prima degli
allenamenti.
@@@ @@@
Non fece in tempo a terminare i pensieri che già dormiva beatamente
coccolato dalla morbidezza dei materassini.
Quando la squadra entrò la matricola dormiva ancora.
Tutti si fermarono ad osservarlo dormire, non sembrava nemmeno lui tanto
era tranquillo e angelico.
Jin dopo un po' non riuscì più a trattenersi e scoppiò a ridere, senza
però che la risata, seppur fragorosa, interrompesse il sonno nel ragazzo.
Jin non riusciva più a smettere, vedere quella furia umana beatamente
addormentata rannicchiata in posizione fetale con un volto tanto angelico
era un miraggio.
Fu il capitano ad intervenire, arrivato in quell'istante, dicendo a Jin di
piantarla.
« se qualcuno ti vedesse e ti sentisse direbbe che sei geloso della
nostra matricola d'oro . » disse ancora ridendo Jin « se quel qualcuno
fosse intelligente starebbe zitto!» ribatté sarcastico il capitano
« ricevuto » non appena finì di terminare queste parole, tornò con lo
sguardo sull'angioletto addormentato che si stava lentamente voltando e
per poco non cadde per terra per la sorpresa. Dopo un primo momento,
cominciò di nuovo a ridere osservando il rigonfiamento che cresceva
voglioso sotto la tuta di Nobunaga « hai capito il piccoletto . fa sogni
vietati ai minori . ci manca solo che adesso cominci a tocc . a . r . si .
»
le ultime parole le pronunciò con la mandibola che toccava terra poiché
la mano della matricola si era spostata lentamente dall'addome, terminando
la sua corsa tra le gambe.
Tutti erano rimasti impietriti a guardare l'evolversi della situazione
quando Maki, ripresosi dalla sorpresa disse
« forza andiamo a cambiarci e lasciamolo dormire in pace »
tutti seguirono le parole del capitano tranne Jin che si trattenne per
qualche istante poi rivolgendosi a Maki che stava entrando negli
spogliatoi disse: « devo svegliarlo? »
« no! lascialo dormire »
« ok! Ma . »
« non aggiungere altro se ci tieni alla salute »
disse con un tono falsamente autoritario, chiudendosi alle spalle la porta
degli spogliatoi.
« uffa com'è suscettibile, tanto lo sa benissimo anche lui che Nobunaga
in questo momento sta pensando a lui . ih ih . potrò sfotterlo per
settimane » disse tra se e se mentre a sua volta si dirigeva verso gli
spogliatoi.
Gli allenamenti stavano procedendo tranquillamente anche grazie
all'assenza di Nobunaga, non c'erano state liti, discussioni, urla o cose
simili, un perfetto allenamento tranquillo, di quelli che tutti i capitani
desiderano e che ovviamente desiderava anche Maki tanto che stava
seriamente pensando di legare e imbavagliare Nobunaga per i prossimi
allenamenti.
I giocatori esausti si fermarono un istante per riprendere fiato. Il
silenzio calò in palestra dato che i giocatori erano troppo occupati a
respirare per dire qualsiasi cosa, questo permise loro di sentire il
rumoroso russare proveniente dall'angolo della palestra
« ma vi rendete conto? Sta russando! Abbiamo fatto un baccano inaudito e
non si è neppure svegliato » « ti stupisci ancora? Ricordati che da
quel flagello della natura ci si può aspettare di tutto! »
« si hai ragione, non è un ragazzo normale »
« beh certo se fosse un ragazzo normale Maki non si sarebbe certo . »
Jin non fece in tempo a terminare la frase che involontariamente gli era
scivolata dalle labbra che una sberla lo raggiunse in piena nuca. Quando
alzò lo sguardo vide uno sguardo assassino che gli intimava di tacere, e
così fece.
Gli allenamenti terminarono senza ulteriori incidenti.
Una volta terminato di cambiarsi un po' di ragazzi si fermarono accanto a
Nobunaga che continuava a dormire tranquillamente.
« dovremo svegliarlo . non possiamo lasciarlo qui! »
« si magari con una bella secchiata d'acqua, anche perché credo sia
l'unico modo per farlo tornare nel mondo dei vivi! Tu che ne dici Maki! »
« fate ciò che volete, basta che una volta sveglio gli dite che lo
aspetto fuori! »
« vuoi dire che posso farci tutto ciò che voglio? » disse ridendo Jin
« stai attento! » fu l'unica risposta che ottenne Jin, che a quelle
parole rispose con uno sguardo di sfida rivolto al suo capitano mentre
mentalmente diceva
« riuscirò a farti ammettere che sei tremendamente geloso di Nobunaga!
»
@@@ @@@
esco dalla palestra che ho ancora i capelli e la maglietta bagnata ma sono
soddisfatto, molto soddisfatto, Jin è conciato molto peggio di me, non c'è
centimetro del suo corpo che non sia bagnato. Così impara a svegliarmi
con le secchiate d'acqua.
Lo raggiungo. Maki è appoggiato al cancello della scuola che ormai è
quasi deserta. La luce calda del sole che comincia a tramontare gli
accarezza il viso mentre il vento fresco gli scompiglia i capelli castani
e mi fa rabbrividire quando sfiora la maglietta bagnata a contatto con la
mio corpo. Ha gli occhi persi in chissà quali pensieri lontani e i miei
persi in lui . completamente . senza possibilità di fuggire, come se non
esistesse che lui.
Quando la mia ombra si allunga davanti a lui sulle pietre rese quasi vive
dalla luce poco più che arancione, si accorge di me e alza lo sguardo
regalandomi il sorriso più dolce che abbia mai fatto e con gli
occhi ancora un po' velati da quei pensieri mi saluta e ci incamminiamo
lentamente verso casa.
Vorrei che il tempo si fermasse, vorrei poter imprimere nella mia mente
queste sensazioni e poterle rivivere ogni istante.
I nostri passi sono lenti e silenziosi come due persone che non sanno dove
andare perché semplicemente vogliono rimanere fermi, ma continuano a
muoversi perché sanno che non possono fermarsi. Così faccio io, cammino
lentamente sperando che questo possa rallentare lo scorrere inesorabile
del tempo e possa rallentare la fine di questo momento. Vorrei che le
sensazioni potessero essere fotografate perché allora lo farei,
incornicerei quest'immagine e ogni mattina mi sveglierei e rivivrei questo
momento magico, mi beerei della sua vicinanza, assaporerei il suo profumo,
impazzirei ancora alla carezza involontaria delle nostre mani mentre
camminiamo, mi crogiolerei nell'udire il suo respiro regolare .
semplicemente lo amerei intensamente ogni istante.
E così assaporo ogni attimo, ogni passo, ogni respiro, ogni sguardo, ogni
parola non detta perché spezzerebbe l'incantesimo. Ogni cosa accanto a me
scorre insignificante, passa veloce senza distogliermi da lui.
Abbiamo camminato per circa un'ora, sembra che nessuno dei due avesse
voglia (di) tornare a casa, ma alla fine eccoci di fronte al piccolo
cancello di casa mia.
Mi fermo e mi volto verso di lui. Immobili uno di fronte all'altro con lo
sguardo che cerca un appiglio saldo dove posarsi per non guardare l'altro.
Guardo il cielo, tinto di un azzurro intenso, e scorgo la prima stella
della sera che brilla serafica e solitaria.
Poi mi accorgo d'essere ancora lì in mezzo alla strada, tacito e con lo
sguardo perso. Cerco qualcosa da dire come scusa per trattenerlo
ancora vicino a me.
Ma non le trovo nella mente colma solo di splendide sensazioni ma di
nessuna parola.
Lo fisso, i nostri sguardi si incontrano in una delicata carezza e poi
dopo un istante che mi sembra un'eternità dischiudo le labbra per dire
qualcosa, ma l'unica cosa che esce è un saluto sussurrato. Maledico me
stesso per la mia stupidità mentre percorro il vialetto e raggiungo la
porta di casa.
Sto inserendo le chiavi quando sento il suo petto contro la mia schiena e
un braccio che mi stringe la vita stringendomi contro di lui.
Le chiavi mi cadono dalle mani producendo un suono metallico di cui io non
mi curo minimamente mentre lentamente mi giro nel suo abbraccio. Mi guarda
intensamente negl'occhi forse per cercare di scrutare quelli che sono i
miei pensieri.
Vedo il suo volto avvicinarsi lentamente fino a sentire le sue labbra
fresche sfiorare le mie in una dolce e intensa carezza.
@@@ @@@
« Nobunaga? » disse la madre mentre si avvicinava alla porta richiamata
del rumore delle chiavi.
Il capitano gli accarezzo lentamente il labbro inferiore con la lingua
quando Nobunaga lo allontanò bruscamente da se spingendo con le mani sul
petto del compagno il quale rimase immobile a qualche passo.
Quando dischiuse le labbra per dire qualcosa la porta davanti a lui si aprì
impedendogli così di dire qualsiasi cosa.
« scusate . Nobunaga avevo proprio bisogno di te, io devo assolutamente
uscire, non ci metterò molto, però sto aspettando una telefonata
importante avrei bisogno che rispondessi tu al telefono mentre sono via.
Mi fai questo piacere? »
Nobunaga continuò a guardare Maki con gli occhi spalancati senza
rispondere
« Nobu-chan per favore! . Maki potresti fargli compagnia nel frattempo,
poi mangi con noi, ti va? »
« grazie mille per l'invito ma devo proprio tornare a casa »
« sarà per un'altra volta! Ciao ragazzi » la donna se ne andò
velocemente lasciando i due ragazzi a fissarsi senza però dirsi nulla
fino a che Maki non fece per andarsene.
Nobunaga voleva fermarlo, ma cosa dirgli? Rimase immobile cercando
affannosamente nella sua testa la cosa migliore da fare.
Lo vide percorrere il vialetto e con lo sguardo seguì la sua figura
allontanarsi inesorabilmente da lui. Lo guardò finché non scomparve
dietro l'angolo di una casa. Rimase lunghissimi minuti a fissare il punto
dove la strada girava. Lo fissava forse sperando di poterlo scorgere
nuovamente.
Poi entrò in casa. Con violenza chiuse la porta alle sue spalle mentre
pieno di disperazione e di rabbia verso se stesso si disse
« sono un idiota . uno stupidissimo idiota!»
@@@ @@@
non mi devo disperare . non è così tragico! Si cavolo è più che
tragico, non credo nemmeno ci sia il termine per definire tutto questo!
@@@ @@@
La mattina successiva Nobunaga si alzò molto presto e andò a scuola,
arrivando insolitamente in anticipo, tanto che tutti quelli che lo
conoscevano, ovvero tutto l'istituto poiché non era certo un ragazzo che
passava inosservato, si stupirono della sua puntualità.
Senza dar molto peso agli sguardi incuriositi e stupiti di coloro che
incrociava nei corridoi si diresse verso la classe del suo capitano. Si
appostò sulla porta notando che stranamente il compagno non era ancora
arrivato.
Non era molto sicuro di quello che stava facendo, o meglio aveva paura di
non riuscire a parlare una volta di fronte a Maki, ma valeva la pena
tentare, almeno questa era la considerazione a cui era giunto la sera
precedente, anche se non aveva ancora fatto i conti con la sua reazione
quando se lo sarebbe trovato di fronte.
Aspetto (aspettò) a lungo mentre la sua agitazione cresceva di minuto in
minuto, tanto che i ragazzi che
percorrevano il corridoio spaventati dal volto contratto dall'ansia della
matricola stavano ben distanti.
@@@ @@@
Cavolo ma proprio oggi doveva arrivare tardi? È sempre qui prestissimo
tanto che a volte mi chiedo se vada veramente a casa a dormire o rimanga
qui a scuola.
« ciao! »
Ahh sono talmente agitato che non l'ho neppure visto arrivare.
Alzo lo sguardo e vedo il suo viso bellissimo e sento il suo sguardo su di
me e comincio a tremare, anche la mia voce trema quando comincio a
parlare, facendo violenza su me stesso per evitare di scappare lontano,
a nascondermi possibilmente, di guai ne ho già fatti abbastanza, senza
rendermi ulteriormente ridicolo con quello che sto per dire
« . vedi ieri sera . c'era mia madre . quindi . ecco .»
« lo so l'ho vista! »
e sento la sua voce calda accarezzarmi, le parole dette con dolcezza
sfiorarmi appena prima di sentire il suono della campana rimbombarmi nelle
orecchie
« beh finiamo dopo il discorso va bene? Ora devo andare che sta arrivando
il professore! »
si allontana e io rimango immobile al centro del corridoio con il volto
ancora in fiamme per l'imbarazzo e la mani che tremano. Quando lentamente
il mio cuore comincia a rallentare la sua folle corsa, mi rendo finalmente
conto di quanto misera sia stata la mia figura e mi stupisco di come sia
stato gentile ed educato a non ridermi in faccia.
Dovevo semplicemente dirgli: "ieri sera ti ho allontanato perché ho
sentito mia madre arrivare ma in realtà avrei voluto rimanere tra le tue
breccia per sempre" beh forse un po' meno banale e stile telenovela
ma il senso era quello.
Certo come spiegargli le sensazioni che mi percorrono ogni volta che lo
vedo, ogni volta che lo sfioro, anche solo nell'udire la sua voce il mio
corpo si scuote e sento il cuore battere così forte da sembrare che
voglia uscirmi dal petto.
Se crede che mi darò per vinto si sbaglia, dopotutto quindici anni spesi
a fare il casinista saranno pur serviti a qualcosa. Durante gli
allenamenti avrò sicuramente occasione di parlargli.
Mi cambio velocemente dato che anche oggi sono arrivato in ritardo e mi
uccideranno per questo, e dire che ero qui mezzora prima degli altri ma
non ho il coraggio di varcare la porta ed entrare in palestra. Ogni volta
che raggiungo la porta e faccio per aprirla mi blocco e comincio a tremare
come una foglia. Alla fine è Jin a venirmi a prendere e trascinare fuori
dicendomi che se non mi do una mossa Maki mi spella vivo
« oggi è anche più nervoso del solito . si può sapere cosa gli hai
fatto?? »
io non rispondo altrimenti finirei per saltargli al collo e strozzarlo.
Sono già abbastanza agitato senza i suoi commenti, anche se in parte mi
fa piacere, poco poco, però pensare che al nostro capitano importi di me
a tal punto da poter influenzare il suo umore mi fa davvero piacere. Anche
se so perfettamente che tiene a me, me l'ha dimostrato in più occasioni
eppure non posso che dubitarne ogni istante, forse perché non capisco
cosa possa spingerlo a volermi bene, che sia amore o semplice affetto per
un amico. Non capisco, sinceramente non so spiegarmi come possa gradire la
presenza di un casinista come il sottoscritto, un combinaguai, beh a dir
la verità non sono io a creare guai, sono loro a cercarmi e mi trovano
sempre.
La solita corsa di riscaldamento oggi mi sembra non terminare mai, sono già
stanco anche se non so più nemmeno da quanto tempo corro, un passo dopo
l'altro, un altro ancora senza pensare, senza guardare nulla, come se non
ci fosse nulla e poi sento qualcosa trattenermi il piede, bruscamente
ritorno in me riprendendo pieno controllo del mio corpo solo per sentire
il pavimento fresco a contatto con il corpo.
Riapro lentamente gli occhi, chiusi istintivamente, e un po' dolorante mi
metto seduto vedendo la stringa delle scarpe slacciata. Mi guardo intorno
e lo vedo semplicemente fissarmi rallentando leggermente l'andatura,
velocemente distolgo lo sguardo come se mi fossi scottato e mentre le
guance mi si colorano di rosso mi alzo velocemente cercando di non dare
ulteriore spettacolo e soprattutto, cosa più difficile, di non pensare al
suo sguardo che sento incendiarmi la pelle.
Ricomincio a correre anche se il ginocchio mi fa un po' male,
evidentemente nel cadere l'ho sbattuto contro il pavimento, ma dopo
qualche passo incerto il dolore si attenua.
Faccio finta di rallentare per aspettare di essere raggiunto dal gruppo e
potermi riaccodare, ma in realtà lo faccio perché il ginocchio mi duole
ancora.
Sempre correndo il capitano mi raggiunge e avvicinatosi mi chiede se sto
bene. Annuisco non troppo convinto, troppo impegnato a cercare di
trattenere il rossore che mi invade il viso ogni volta che penso a lui,
alle sue labbra morbide a contatto con le mie, alle sue braccia che mi
cingono, al suo corpo che mi accoglie e protegge in un caldo abbraccio.
Dovrei dirglielo, dirgli quanto gli voglio bene, quanto ho bisogno di lui,
di quanto mi faccia male la freddezza che c'è fra di noi, anche se in
alcuni istanti penso sia solo una mia impressione. Tuttavia dovrei fare
molte cose, ma non sempre ci riesco.
Cominciamo subito la partita al contrario del solito quando ci vengono
sempre affidati, soprattutto a noi matricole, degli esercizio per
migliorare i fondamentali, proprio quegli esercizio che io odio tanto
perché sono tremendamente noiosi.
Dovrei quindi essere felice, invece sono nervoso. Mi sento a disagio
mi arrabbiato con me stesso per come mi sento. Non mi è mai capitato,
eccitato si ma non nervoso, non mi sono mai tremate le mani nel ricevere
un passaggio, le gambe sono sempre state sicure mentre corro al canestro,
i movimenti sinuosi mentre scarto gli avversari, ma ora No.
Sono di fronte al canestro, quando mi si para di fronte il mio avversario,
cosa crede di fare? Salto, ma il nervosismo si mescola all'energia
rabbiosa che mi scorre nei muscoli tesi fino allo spasmo, il dolore al
ginocchio dimenticato. Non raggiungo il canestro, ne io ne la palla che
rotola lontana dal mio corpo abbandonato ancora tremante sul parquet
lucido poco distante da quello del mio compagno che però, dopo lo
scontro, si rialza subito.
Mentre cerco di alzarmi vedo piccole gocce color rubino che spiccano sul
pavimento. Ancora intontito per il colpo porto la mano sulla fronte e
quando mi guardo la mano la vedo tinta del rosso acceso del mio sangue.
Vedo l'intera squadra accorrere verso di noi mentre mi stupisco di non
sentire alcun dolore, ho solo una gran voglia di essere lasciato in pace
mentre la tensione scema lentamente, rilassando i miei muscoli. Vedo la
mano di un mio compagno avvicinarsi alla mia fronte, forse per scostare i
capelli e valutare la gravità della ferita, ma non glielo permetto
allontanando velocemente il viso e, stupendo anche me stesso,
ringhiandogli contro di non toccarmi.
Mi alzo, anche se mi gira la testa, vacillo fino a che due braccia forti
non mi cingono le spalle e un corpo forte non mi sostiene. Mi dimeno senza
convinzione, c'è una parte di me che vorrebbe perdersi ancora nel suo
profumo e nel suo calore, ma c'è anche una parte che vorrebbe andarsene
per non farsi vedere ancora debole ai suoi occhi, non un'altra volta, ma
poi cedo, come sempre, ogni volta che si tratta di lui.
« andiamo, ti accompagno in infermeria »
Il dottore non c'è e quando l'infermiera si accinge a venire a vedere
cosa mi era successo, Maki la ferma dicendole che a me avrebbe pensato
lui, di non preoccuparsi, l'infermiera accetta di buon grado e torna a
leggere un giornale scandalistico. Mi siedo sul letto stanco e ancora un
po' scosso. Vengo quasi accecato dal bianco che ricopre l'intera stanza,
questa totale mancanza di colore ma da fastidio.
Socchiudo lentamente gli occhi cercando nel buoi un po' di calma mentre
tutte le emozioni che hanno scosso mi abbandonano lasciandomi confuso.
Quando li riapro lui mi è seduto di fronte, sullo sgabello, a poca
distanza, tanto che le nostre gambe si sfiorano separate solo dalla stoffa
delle nostre tute.
Mi scosta dolcemente i capelli dalla fronte scoprendo il taglio. Prende il
disinfettante e sento la pelle pizzicarmi leggermente bagnata dal
liquido fresco. Il taglio non è nulla di grave così mi mette
semplicemente un cerotto.
I nostri sguardi si incrociano e resisto all'istinto di riabbassare
il capo. I suoi occhi mi fissano severamente o forse è solo
preoccupazione prima di addolcirsi accompagnati da un dolce sorriso mentre
le risa crescevano lievi in lui
« è possibile che tu ti faccia sempre male?! Mi sa che mi tocca
diventare dottore, altrimenti come farò a curarti ogni volta che tiri le
capocciate contro il pavimento? »
Lo so che mi sta prendendo in giro e che forse dovrei anche sentirmi un
po' offeso ma l'unica cosa che riesco a fare è sorridere. lui smette
all'improvviso di ridere, diventando serio d'un tratto, mentre si
alza e mi si avvicina. Con il viso a pochi centimetri dal mio mi sussurra
« sei bellissimo quando sorridi! »
Io mi sento morire a quelle parole, poi mi sfiora la guancia con le dita
in una carezza leggerissima prima che le nostre labbra si sfiorino e
questa carezza diventi un bacio delicato e profondo.
Si siede sul letto accanto a me e mentre mi appoggio al suo petto sento le
sua voce giungere quasi incerta
« scusa per ieri sera e anche per stamattina. Ieri me ne sono andato
senza dirti nulla, ma avevo bisogno di pensare un po' . quando mi hai
respinto ho avuto paura . paura di aver sbagliato tutto, di averti ferito
. poi ho visto tua madre. . . So che involontariamente potrei ferirti . mi
sembri un cristallo fragilissimo e io ho una tremenda paura di poterti
rompere, così avevo bisogno di capire se ero disposto a rischiare! »
« cos'hai deciso? »
« semplicemente che ti farò talmente felice che se dovessi
involontariamente farti soffrire, tu potresti pensare a quei momenti
felici! »
@@@ @@@
I due ragazzi stavano tornando a casa dopo gli allenamenti, camminando sul
marciapiede uno accanto all'altro, parlando o semplicemente guardandosi e
scambiandosi teneri sorrisi.
Nobunaga si fermò di fronte ad un negozio di articoli sportivi per
guardare gli articoli in vetrina. Poi si voltò e andò incontro al
capitano che lo stava aspettando a pochi passi.
Ricominciarono a camminare quando Nobunaga allungò la mano fino ad
incontrare quella calda del suo capitano che, sorridendo semplicemente, la
cinse saldamente così che le loro dita si intrecciarono delicate.
Gli occhi di tutti i passanti, seppur non fossero tanti, erano puntati su
di loro e in particolare un signore di mezz'età che passava loro
accanto commentò con tono di disprezzo, parole che raggiunsero
Nobunaga.
Il ragazzo si bloccò cominciando a inveire nella direzione del passante
che spaventato dall'espressione minacciosa della matricola fece qualche
passo indietro.
Maki allora lo prese per la vita trascinandolo via sussurrandogli
all'orecchio di lasciar perdere.
Il ragazzo più grande, guardò il ragazzo che continuava a lamentarsi ed
ad urlare ancora arrabbiato e indignato poi gli pose l'indice sulle labbra
per farlo tacere, così avvenne, anche se lo sguardo combattivo era ancora
vivo nei profondi occhi neri.
Lo osservò per qualche istante poi con tono
leggermente ironico disse:
« lo sai che a volte mi fai paura?! »
« perché? » chiese innocentemente il ragazzo
« sei un terremoto, non sei capace di stare fermo un attimo, se non ti
avessi fermato lo avresti sicuramente sbranato! »
« a parte che non sarebbe stata un gran perdita e poi i terremoti mica
sbranano la gente! »
« se è per questo non giocano neanche a basket, ma tu sei un caso a
parte! . . comunque torniamo a casa va »
Lo strinse a se e gli pose un leggero bacio sulla fronte facendolo
ammansire immediatamente mentre si
dirigevano verso casa.
- fine -
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