DISCLAIMER: Qs personaggi non sono miei e bla bla bla....
NOTE: solite ma dato che è passato tanto tempo dall'ultimo le ripeto ... i registri sono due divisi
da ... @@@ @@@ quello in prima persona è nobu  che parla ( tesoruccio mio ... anche se nn puoi certo competere con makuccio mio^^) mentre quello in terza è racconto normale del narratore


Solo un pulcino bagnato

parte V

di Ki-chan


Come potrei definire questa giornata?? Penosa?
Orrenda?? Atroce?? Spaventosa?? E tutto per colpa di chi? Per colpa sua . beh a dir la verità è colpa mia ma è per il suo comportamento che stanotte non ho chiuso occhio e si sa cosa succede quando io non dormo . tutte le cose più terribili, perché sono nervoso e mi viene voglia di tirare testate a tutti quelli che vedo!
Sono esagerato?
Forse un pochino ma certamente l'avrei presa un po' meglio se stamattina, dopo aver miracolosamente preso sonno alle cinque di mattina quella gallina starnazzante della mia vicina non avesse cominciato a litigare con il marito svegliando alle sei di mattina tutto il quartiere, me compreso.

Vogliamo parlare della colazione? Inutile dato che non l'ho fatta perché mia madre è uscita prestissimo e io non avevo tempo di prepararmela. Ah già dimenticavo di dire che per poco non m'investivano mentre venivo a scuola, è stata colpa mia perché non ho guardato se il semaforo fosse verde, e, infatti, non lo era. 
Arrivo a scuola e dico mi faccio una bella dormitina sul banco come quasi tutti i giorni e invece quel vecchio decrepito del prof di matematica mi ha rotto le scatole tutta la mattina impedendomi di dormire, ma dico io proprio oggi doveva diventare un insegnante bacchettone? Ciliegina sulla torta mi sono anche dimenticato il pranzo a casa e sinceramente di sgomitare e magari anche litigare per riuscire ad accaparrarmi l'ultimo panino al bar mi sembra solo una perdita d'energie.
E tutto questo perché?? O meglio per chi!
Beh mi consolo fra poco ci saranno gli allenamenti . oddio però così rivedrò anche Maki . ah ho troppo sonno anche per agitarmi.

@@@ @@@

Nobunaga si diresse in palestra dove sapeva non avrebbe trovato nessuno. Entrò alla ricerca di un po' di calma e di quell'atmosfera che regnava in quel luogo. Per lui era magico. Fece qualche passo fino a raggiungerne il centro. Voleva fare qualche tiro era sicuro che in quel modo il nervosismo di quella giornata sarebbe scivolato via da lui velocemente. Si guardò in giro sperando che qualcuno avesse dimenticato in palestra un pallone quando si accorse dei grandi materassini accatastati in un angolo della palestra. Si avvicinò.

@@@ @@@

Mhm sembrano morbidi, anzi morbidissimi, oddio adesso come adesso dormirei anche sul pavimento . ma i materassini sono molto meglio. Non succede nulla se mi corico e mi riposo un po' e poi mi sveglieranno prima degli allenamenti.

@@@ @@@

Non fece in tempo a terminare i pensieri che già dormiva beatamente coccolato dalla morbidezza dei materassini. 
Quando la squadra entrò la matricola dormiva ancora. 
Tutti si fermarono ad osservarlo dormire, non sembrava nemmeno lui tanto era tranquillo e angelico.
Jin dopo un po' non riuscì più a trattenersi e scoppiò a ridere, senza però che la risata, seppur fragorosa, interrompesse il sonno nel ragazzo.
Jin non riusciva più a smettere, vedere quella furia umana beatamente addormentata rannicchiata in posizione fetale con un volto tanto angelico era un miraggio.
Fu il capitano ad intervenire, arrivato in quell'istante, dicendo a Jin di piantarla.
« se qualcuno ti vedesse e ti sentisse direbbe che sei geloso della nostra matricola d'oro . » disse ancora ridendo Jin « se quel qualcuno fosse intelligente starebbe zitto!» ribatté sarcastico il capitano 
« ricevuto » non appena finì di terminare queste parole, tornò con lo sguardo sull'angioletto addormentato che si stava lentamente voltando e per poco non cadde per terra per la sorpresa. Dopo un primo momento, cominciò di nuovo a ridere osservando il rigonfiamento che cresceva voglioso sotto la tuta di Nobunaga « hai capito il piccoletto . fa sogni vietati ai minori . ci manca solo che adesso cominci a tocc . a . r . si . »
le ultime parole le pronunciò con la mandibola che toccava terra poiché la mano della matricola si era spostata lentamente dall'addome, terminando la sua corsa tra le gambe.
Tutti erano rimasti impietriti a guardare l'evolversi della situazione quando Maki, ripresosi dalla sorpresa disse
« forza andiamo a cambiarci e lasciamolo dormire in pace »
tutti seguirono le parole del capitano tranne Jin che si trattenne per qualche istante poi rivolgendosi a Maki che stava entrando negli spogliatoi disse: « devo svegliarlo? »
« no! lascialo dormire »
« ok! Ma . »
« non aggiungere altro se ci tieni alla salute »
disse con un tono falsamente autoritario, chiudendosi alle spalle la porta degli spogliatoi.
« uffa com'è suscettibile, tanto lo sa benissimo anche lui che Nobunaga in questo momento sta pensando a lui . ih ih . potrò sfotterlo per settimane » disse tra se e se mentre a sua volta si dirigeva verso gli spogliatoi.

Gli allenamenti stavano procedendo tranquillamente anche grazie all'assenza di Nobunaga, non c'erano state liti, discussioni, urla o cose simili, un perfetto allenamento tranquillo, di quelli che tutti i capitani desiderano e che ovviamente desiderava anche Maki tanto che stava seriamente pensando di legare e imbavagliare Nobunaga per i prossimi allenamenti. 
I giocatori esausti si fermarono un istante per riprendere fiato. Il silenzio calò in palestra dato che i giocatori erano troppo occupati a respirare per dire qualsiasi cosa, questo permise loro di sentire il rumoroso russare proveniente dall'angolo della palestra
« ma vi rendete conto? Sta russando! Abbiamo fatto un baccano inaudito e non si è neppure svegliato » « ti stupisci ancora? Ricordati che da quel flagello della natura ci si può aspettare di tutto! » 
« si hai ragione, non è un ragazzo normale »
« beh certo se fosse un ragazzo normale Maki non si sarebbe certo . »
Jin non fece in tempo a terminare la frase che involontariamente gli era scivolata dalle labbra che una sberla lo raggiunse in piena nuca. Quando alzò lo sguardo vide uno sguardo assassino che gli intimava di tacere, e così fece.
Gli allenamenti terminarono senza ulteriori incidenti. 
Una volta terminato di cambiarsi un po' di ragazzi si fermarono accanto a Nobunaga che continuava a dormire tranquillamente.
« dovremo svegliarlo . non possiamo lasciarlo qui! »
« si magari con una bella secchiata d'acqua, anche perché credo sia l'unico modo per farlo tornare nel mondo dei vivi! Tu che ne dici Maki! »
« fate ciò che volete, basta che una volta sveglio gli dite che lo aspetto fuori! »
« vuoi dire che posso farci tutto ciò che voglio? » disse ridendo Jin
« stai attento! » fu l'unica risposta che ottenne Jin, che a quelle parole rispose con uno sguardo di sfida rivolto al suo capitano mentre mentalmente diceva
« riuscirò a farti ammettere che sei tremendamente geloso di Nobunaga! »

@@@ @@@

esco dalla palestra che ho ancora i capelli e la maglietta bagnata ma sono soddisfatto, molto soddisfatto, Jin è conciato molto peggio di me, non c'è centimetro del suo corpo che non sia bagnato. Così impara a svegliarmi con le secchiate d'acqua.

Lo raggiungo. Maki è appoggiato al cancello della scuola che ormai è quasi deserta. La luce calda del sole che comincia a tramontare gli accarezza il viso mentre il vento fresco gli scompiglia i capelli castani e mi fa rabbrividire quando sfiora la maglietta bagnata a contatto con la mio corpo. Ha gli occhi persi in chissà quali pensieri lontani e i miei persi in lui . completamente . senza possibilità di fuggire, come se non esistesse che lui. 
Quando la mia ombra si allunga davanti a lui sulle pietre rese quasi vive dalla luce poco più che arancione, si accorge di me e alza lo sguardo regalandomi il sorriso più dolce che abbia mai fatto e con  gli occhi ancora un po' velati da quei pensieri mi saluta e ci incamminiamo lentamente verso casa.

Vorrei che il tempo si fermasse, vorrei poter imprimere nella mia mente queste sensazioni e poterle rivivere ogni istante. 

I nostri passi sono lenti e silenziosi come due persone che non sanno dove andare perché semplicemente vogliono rimanere fermi, ma continuano a muoversi perché sanno che non possono fermarsi. Così faccio io, cammino lentamente sperando che questo possa rallentare lo scorrere inesorabile del tempo e possa rallentare la fine di questo momento. Vorrei che le sensazioni potessero essere fotografate perché allora lo farei, incornicerei quest'immagine e ogni mattina mi sveglierei e rivivrei questo momento magico, mi beerei della sua vicinanza, assaporerei il suo profumo, impazzirei ancora alla carezza involontaria delle nostre mani mentre camminiamo, mi crogiolerei nell'udire il suo respiro regolare . semplicemente lo amerei intensamente ogni istante.

E così assaporo ogni attimo, ogni passo, ogni respiro, ogni sguardo, ogni parola non detta perché spezzerebbe l'incantesimo. Ogni cosa accanto a me scorre insignificante, passa veloce senza distogliermi da lui.
Abbiamo camminato per circa un'ora, sembra che nessuno dei due avesse voglia (di) tornare a casa, ma alla fine eccoci di fronte al piccolo cancello di casa mia.

Mi fermo e mi volto verso di lui. Immobili uno di fronte all'altro con lo sguardo che cerca un appiglio saldo dove posarsi per non guardare l'altro. Guardo il cielo, tinto di un azzurro intenso, e scorgo la prima stella della sera che brilla serafica e solitaria.
Poi mi accorgo d'essere ancora lì in mezzo alla strada, tacito e con lo sguardo perso. Cerco qualcosa da  dire come scusa per trattenerlo ancora vicino a me.
Ma non le trovo nella mente colma solo di splendide sensazioni ma di nessuna parola.
Lo fisso, i nostri sguardi si incontrano in una delicata carezza e poi dopo un istante che mi sembra un'eternità dischiudo le labbra per dire qualcosa, ma l'unica cosa che esce è un saluto sussurrato. Maledico me stesso per la mia stupidità mentre percorro il vialetto e raggiungo la porta di casa.
Sto inserendo le chiavi quando sento il suo petto contro la mia schiena e un braccio che mi stringe la vita stringendomi contro di lui.
Le chiavi mi cadono dalle mani producendo un suono metallico di cui io non mi curo minimamente mentre lentamente mi giro nel suo abbraccio. Mi guarda intensamente negl'occhi forse per cercare di scrutare quelli che sono i miei pensieri.
Vedo il suo volto avvicinarsi lentamente fino a sentire le sue labbra fresche sfiorare le mie in una dolce e intensa carezza.

@@@ @@@

« Nobunaga? » disse la madre mentre si avvicinava alla porta richiamata del rumore delle chiavi.

Il capitano gli accarezzo lentamente il labbro inferiore con la lingua quando Nobunaga lo allontanò bruscamente da se spingendo con le mani sul petto del compagno il quale rimase immobile a qualche passo. 
Quando dischiuse le labbra per dire qualcosa la porta davanti a lui si aprì impedendogli così di dire qualsiasi cosa.
« scusate . Nobunaga avevo proprio bisogno di te, io devo assolutamente uscire, non ci metterò molto, però sto aspettando una telefonata importante avrei bisogno che rispondessi tu al telefono mentre sono via. Mi fai questo piacere? »
Nobunaga continuò a guardare Maki con gli occhi spalancati senza rispondere
« Nobu-chan per favore! . Maki potresti fargli compagnia nel frattempo, poi mangi con noi, ti va? » 
« grazie mille per l'invito ma devo proprio tornare a casa »
« sarà per un'altra volta! Ciao ragazzi » la donna se ne andò velocemente lasciando i due ragazzi a fissarsi senza però dirsi nulla fino a che Maki non fece per andarsene.
Nobunaga voleva fermarlo, ma cosa dirgli? Rimase immobile cercando affannosamente nella sua testa la cosa migliore da fare.
Lo vide percorrere il vialetto e con lo sguardo seguì la sua figura allontanarsi inesorabilmente da lui. Lo guardò finché non scomparve dietro l'angolo di una casa. Rimase lunghissimi minuti a fissare il punto dove la strada girava. Lo fissava forse sperando di poterlo scorgere nuovamente.
Poi entrò in casa. Con violenza chiuse la porta alle sue spalle mentre pieno di disperazione e di rabbia verso se stesso si disse 
« sono un idiota . uno stupidissimo idiota!»

@@@ @@@

non mi devo disperare . non è così tragico! Si cavolo è più che tragico, non credo nemmeno ci sia il termine per definire tutto questo!

@@@ @@@

La mattina successiva Nobunaga si alzò molto presto e andò a scuola, arrivando insolitamente in anticipo, tanto che tutti quelli che lo conoscevano, ovvero tutto l'istituto poiché non era certo un ragazzo che passava inosservato, si stupirono della sua puntualità.
Senza dar molto peso agli sguardi incuriositi e stupiti di coloro che incrociava nei corridoi si diresse verso la classe del suo capitano. Si appostò sulla porta notando che stranamente il compagno non era ancora arrivato.

Non era molto sicuro di quello che stava facendo, o meglio aveva paura di non riuscire a parlare una volta di fronte a Maki, ma valeva la pena tentare, almeno questa era la considerazione a cui era giunto la sera precedente, anche se non aveva ancora fatto i conti con la sua reazione quando se lo sarebbe trovato di fronte.
Aspetto (aspettò) a lungo mentre la sua agitazione cresceva di minuto in minuto, tanto che i ragazzi che
percorrevano il corridoio spaventati dal volto contratto dall'ansia della matricola stavano ben distanti.

@@@ @@@

Cavolo ma proprio oggi doveva arrivare tardi? È sempre qui prestissimo tanto che a volte mi chiedo se vada veramente a casa a dormire o rimanga qui a scuola.

« ciao! » 
Ahh sono talmente agitato che non l'ho neppure visto arrivare.
Alzo lo sguardo e vedo il suo viso bellissimo e sento il suo sguardo su di me e comincio a tremare, anche la mia voce trema quando comincio a parlare, facendo violenza su me stesso per evitare di scappare lontano,
a nascondermi possibilmente, di guai ne ho già fatti abbastanza, senza rendermi ulteriormente ridicolo con quello che sto per dire
« . vedi ieri sera . c'era mia madre . quindi . ecco .»
« lo so l'ho vista! »
e sento la sua voce calda accarezzarmi, le parole dette con dolcezza sfiorarmi appena prima di sentire il suono della campana rimbombarmi nelle orecchie
« beh finiamo dopo il discorso va bene? Ora devo andare che sta arrivando il professore! »
si allontana e io rimango immobile al centro del corridoio con il volto ancora in fiamme per l'imbarazzo e la mani che tremano. Quando lentamente il mio cuore comincia a rallentare la sua folle corsa, mi rendo finalmente conto di quanto misera sia stata la mia figura e mi stupisco di come sia stato gentile ed educato a non ridermi in faccia.
Dovevo semplicemente dirgli: "ieri sera ti ho allontanato perché ho sentito mia madre arrivare ma in realtà avrei voluto rimanere tra le tue breccia per sempre" beh forse un po' meno banale e stile telenovela ma il senso era quello. 
Certo come spiegargli le sensazioni che mi percorrono ogni volta che lo vedo, ogni volta che lo sfioro, anche solo nell'udire la sua voce il mio corpo si scuote e sento il cuore battere così forte da sembrare che voglia uscirmi dal petto.

Se crede che mi darò per vinto si sbaglia, dopotutto quindici anni spesi a fare il casinista saranno pur serviti a qualcosa. Durante gli allenamenti avrò sicuramente occasione di parlargli.

Mi cambio velocemente dato che anche oggi sono arrivato in ritardo e mi uccideranno per questo, e dire che ero qui mezzora prima degli altri ma non ho il coraggio di varcare la porta ed entrare in palestra. Ogni volta che raggiungo la porta e faccio per aprirla mi blocco e comincio a tremare come una foglia. Alla fine è Jin a venirmi a prendere e trascinare fuori dicendomi che se non mi do una mossa Maki mi spella vivo

« oggi è anche più nervoso del solito . si può sapere cosa gli hai fatto?? »

io non rispondo altrimenti finirei per saltargli al collo e strozzarlo. Sono già abbastanza agitato senza i suoi commenti, anche se in parte mi fa piacere, poco poco, però pensare che al nostro capitano importi di me a tal punto da poter influenzare il suo umore mi fa davvero piacere. Anche se so perfettamente che tiene a me, me l'ha dimostrato in più occasioni eppure non posso che dubitarne ogni istante, forse perché non capisco cosa possa spingerlo a volermi bene, che sia amore o semplice affetto per un amico. Non capisco, sinceramente non so spiegarmi come possa gradire la presenza di un casinista come il sottoscritto, un combinaguai, beh a dir la verità non sono io a creare guai, sono loro a cercarmi e mi trovano sempre.

La solita corsa di riscaldamento oggi mi sembra non terminare mai, sono già stanco anche se non so più nemmeno da quanto tempo corro, un passo dopo l'altro, un altro ancora senza pensare, senza guardare nulla, come se non ci fosse nulla e poi sento qualcosa trattenermi il piede, bruscamente ritorno in me riprendendo pieno controllo del mio corpo solo per sentire il pavimento fresco a contatto con il corpo. 
Riapro lentamente gli occhi, chiusi istintivamente, e un po' dolorante mi metto seduto vedendo la stringa delle scarpe slacciata. Mi guardo intorno e lo vedo semplicemente fissarmi rallentando leggermente l'andatura, velocemente distolgo lo sguardo come se mi fossi scottato e mentre le guance mi si colorano di rosso mi alzo velocemente cercando di non dare ulteriore spettacolo e soprattutto, cosa più difficile, di non pensare al suo sguardo che sento incendiarmi la pelle.

Ricomincio a correre anche se il ginocchio mi fa un po' male, evidentemente nel cadere l'ho sbattuto contro il pavimento, ma dopo qualche passo incerto il dolore si attenua.
Faccio finta di rallentare per aspettare di essere raggiunto dal gruppo e potermi riaccodare, ma in realtà lo faccio perché il ginocchio mi duole ancora.
Sempre correndo il capitano mi raggiunge e avvicinatosi mi chiede se sto bene. Annuisco non troppo convinto, troppo impegnato a cercare di trattenere il rossore che mi invade il viso ogni volta che penso a lui, alle sue labbra morbide a contatto con le mie, alle sue braccia che mi cingono, al suo corpo che mi accoglie e protegge in un caldo abbraccio.

Dovrei dirglielo, dirgli quanto gli voglio bene, quanto ho bisogno di lui, di quanto mi faccia male la freddezza che c'è fra di noi, anche se in alcuni istanti penso sia solo una mia impressione. Tuttavia dovrei fare molte cose, ma non sempre ci riesco.

Cominciamo subito la partita al contrario del solito quando ci vengono sempre affidati, soprattutto a noi matricole, degli esercizio per migliorare i fondamentali, proprio quegli esercizio che io odio tanto perché sono tremendamente noiosi.
 Dovrei quindi essere felice, invece sono nervoso. Mi sento a disagio mi arrabbiato con me stesso per come mi sento. Non mi è mai capitato, eccitato si ma non nervoso, non mi sono mai tremate le mani nel ricevere un passaggio, le gambe sono sempre state sicure mentre corro al canestro, i movimenti sinuosi mentre scarto gli avversari, ma ora No.
Sono di fronte al canestro, quando mi si para di fronte il mio avversario, cosa crede di fare? Salto, ma il nervosismo si mescola all'energia rabbiosa che mi scorre nei muscoli tesi fino allo spasmo, il dolore al ginocchio dimenticato. Non raggiungo il canestro, ne io ne la palla che rotola lontana dal mio corpo abbandonato ancora tremante sul parquet lucido poco distante da quello del mio compagno che però, dopo lo scontro, si rialza subito.
Mentre cerco di alzarmi vedo piccole gocce color rubino che spiccano sul pavimento. Ancora intontito per il colpo porto la mano sulla fronte e quando mi guardo la mano la vedo tinta del rosso acceso del mio sangue. Vedo l'intera squadra accorrere verso di noi mentre mi stupisco di non sentire alcun dolore, ho solo una gran voglia di essere lasciato in pace mentre la tensione scema lentamente, rilassando i miei muscoli. Vedo la mano di un mio compagno avvicinarsi alla mia fronte, forse per scostare i capelli e valutare la gravità della ferita, ma non glielo permetto allontanando velocemente il viso e, stupendo anche me stesso, ringhiandogli contro di non toccarmi.

Mi alzo, anche se mi gira la testa, vacillo fino a che due braccia forti non mi cingono le spalle e un corpo forte non mi sostiene. Mi dimeno senza convinzione, c'è una parte di me che vorrebbe perdersi ancora nel suo profumo e nel suo calore, ma c'è anche una parte che vorrebbe andarsene per non farsi vedere ancora debole ai suoi occhi, non un'altra volta, ma poi cedo, come sempre, ogni volta che si tratta di lui.

« andiamo, ti accompagno in infermeria »


Il dottore non c'è e quando l'infermiera si accinge a venire a vedere cosa mi era successo, Maki la ferma dicendole che a me avrebbe pensato lui, di non preoccuparsi, l'infermiera accetta di buon grado e torna a leggere un giornale scandalistico. Mi siedo sul letto stanco e ancora un po' scosso. Vengo quasi accecato dal bianco che ricopre l'intera stanza, questa totale mancanza di colore ma da fastidio.
Socchiudo lentamente gli occhi cercando nel buoi un po' di calma mentre tutte le emozioni che hanno scosso mi abbandonano lasciandomi confuso. 
Quando li riapro lui mi è seduto di fronte, sullo sgabello, a poca distanza, tanto che le nostre gambe si sfiorano separate solo dalla stoffa delle nostre tute.
Mi scosta dolcemente i capelli dalla fronte scoprendo il taglio. Prende il disinfettante e sento la pelle pizzicarmi leggermente  bagnata dal liquido fresco. Il taglio non è nulla di grave così mi mette semplicemente un cerotto.

 I nostri sguardi si incrociano e resisto all'istinto di riabbassare il capo. I suoi occhi mi fissano severamente o forse è solo preoccupazione prima di addolcirsi accompagnati da un dolce sorriso mentre le risa crescevano lievi in lui

« è possibile che tu ti faccia sempre male?! Mi sa che mi tocca diventare dottore, altrimenti come farò a curarti ogni volta che tiri le capocciate contro il pavimento? »

Lo so che mi sta prendendo in giro e che forse dovrei anche sentirmi un po' offeso ma l'unica cosa che riesco a fare è sorridere. lui smette all'improvviso di ridere, diventando serio d'un tratto,  mentre si alza e mi si avvicina. Con il viso a pochi centimetri dal mio mi sussurra

« sei bellissimo quando sorridi! »

Io mi sento morire a quelle parole, poi mi sfiora la guancia con le dita in una carezza leggerissima prima che le nostre labbra si sfiorino e questa carezza diventi un bacio delicato e profondo.

Si siede sul letto accanto a me e mentre mi appoggio al suo petto sento le sua voce giungere quasi incerta

« scusa per ieri sera e anche per stamattina. Ieri me ne sono andato senza dirti nulla, ma avevo bisogno di pensare un po' . quando mi hai respinto ho avuto paura . paura di aver sbagliato tutto, di averti ferito . poi ho visto tua madre. . . So che involontariamente potrei ferirti . mi sembri un cristallo fragilissimo e io ho una tremenda paura di poterti rompere, così avevo bisogno di capire se ero disposto a rischiare! »

« cos'hai deciso? »

« semplicemente che ti farò talmente felice che se dovessi involontariamente farti soffrire, tu potresti pensare a quei momenti felici! »

@@@ @@@

I due ragazzi stavano tornando a casa dopo gli allenamenti, camminando sul marciapiede uno accanto all'altro, parlando o semplicemente guardandosi e scambiandosi teneri sorrisi.
Nobunaga si fermò di fronte ad un negozio di articoli sportivi per guardare gli articoli in vetrina. Poi si voltò e andò incontro al capitano che lo stava aspettando a pochi passi.
Ricominciarono a camminare quando Nobunaga allungò la mano fino ad incontrare quella calda del suo capitano che, sorridendo semplicemente, la cinse saldamente così che le loro dita si intrecciarono delicate.

Gli occhi di tutti i passanti, seppur non fossero tanti, erano puntati su di loro e in particolare un signore  di mezz'età che passava loro accanto commentò con tono di disprezzo, parole che raggiunsero
Nobunaga.
Il ragazzo si bloccò cominciando a inveire nella direzione del passante che spaventato dall'espressione minacciosa della matricola fece qualche passo indietro.
Maki allora lo prese per la vita trascinandolo via sussurrandogli all'orecchio di lasciar perdere. 
Il ragazzo più grande, guardò il ragazzo che continuava a lamentarsi ed ad urlare ancora arrabbiato e indignato poi gli pose l'indice sulle labbra per farlo tacere, così avvenne, anche se lo sguardo combattivo era ancora vivo nei profondi occhi neri. 
Lo osservò per qualche istante poi con tono
leggermente ironico disse:

« lo sai che a volte mi fai paura?! »

« perché? » chiese innocentemente il ragazzo

« sei un terremoto, non sei capace di stare fermo un attimo, se non ti avessi fermato lo avresti sicuramente sbranato! »

« a parte che non sarebbe stata un gran perdita e poi i terremoti mica sbranano la gente! »

« se è per questo non giocano neanche a basket, ma tu sei un caso a parte! . . comunque torniamo a casa va »

Lo strinse a se e gli pose un leggero bacio sulla fronte facendolo ammansire immediatamente mentre si
dirigevano verso casa.

- fine -

 


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