Ciao a tutte! Ho messo un po' da
parte Kaede Hood e Rebel per dedicarmi a questa ff cortissima e decisamente non spinta, nella speranza di riuscire
finalmente a scrivere qualcosa di buono su HP, visto che finora non ho fatto
granché. Spero che vi piaccia!^^ Mi raccomando, aspetto i vostri commenti
(sia che dicano "buuuu! A casa! Chi ti ha dato il permesso di scrivere?", sia che siano più
positivi). Un bacione e buone vacanze^^, ashly SPOILER: fino al sesto libro
compreso
Promesse Di Ashlynx Era una
fredda sera estiva. La luna, alta e piena in quel cielo scuro costellato da
numerose piccole stelle, illuminava tristemente il paesaggio circostante,
formando languide ombre con tutto ciò che
incontrava. Il profondo silenzio era rotto solamente dal pianto degli alberi
della foresta, mossi da un sottile alito di vento. Quel
maestoso silenzio riempiva con violenza le orecchie dell'unico essere lì
presente, un ragazzo, solo, sulla torre più alta della scuola. Il suo cuore e
la sua mente erano dilaniati dal dolore più intenso e devastante che avesse mai provato. Immobile, lasciava che il flebile
vento gli ferisse il volto infossato e che amari pensieri gli vagassero senza
alcun controllo nella mente. Erano pensieri cattivi, con i quali feriva la
sua anima, lasciandosi annegare nella sofferenza. I suoi
occhi erano fissi nel vuoto, nella fredda terra sotto la torre. Teneva la
testa china verso il basso e lasciava che gli ormai lunghi capelli biondi gli
coprissero gli occhi arrossati. Fissava,
come ossessionato, il punto in cui Silente era caduto. Non esistevano altro
per lui, in quel momento, che quel punto e la scena
della sua morte, che si ripeteva incessantemente davanti ai suoi occhi ad
ogni suo respiro. Non esistevano il freddo, le lacrime e il sangue che
fuoriusciva copiosamente dalla feriva che si era
inferto sul marchio e che gli tingeva la mano sinistra. C'era
solo quella morsa che gli stringeva il cuore. <<Vuoi
una spinta, Malfoy?>> Le
parole ruppero quel tetro incantesimo. Draco
si voltò lentamente, quasi apatico. I suoi occhi si posarono su quelli verdi
e freddi della sua piccola nemesi, Harry Potter. Si guardarono e non si
riconobbero. Harry
non vide in Draco il bambino viziato e sbruffone di sempre, così come il
biondo non vide in lui il ragazzo egocentrico sempre in cerca di gloria.
L'enorme dolore che stava inesorabilmente uccidendo le loro flebili speranze
per il futuro li aveva resi più simili di quando
avessero mai potuto immaginare. <<Voglio
che ti levi di torno, Potter>> fu la risoluta
risposta. Il moro
lo ignorò e, anzi, mosse un passo verso di lui. <<Questo
non è più posto per te. Sei tu a dovertene andare>>
disse. <<Perché dovrei fare ciò che dici?>> <<Perché
la colpa di quanto successo è solamente tua>> A
queste parole il biondo tornò a fissare la terra molti metri sotto di lui,
scosso. Non
capiva cosa gli stesse succedendo: quella semplice e
ovvia accusa lo aveva ferito più di quanto avessero mai fatto gli insulti di
sei anni di scuola. Forse si era rammollito. No, non era questo: aveva
semplicemente gettato via la maschera con la quale si era sempre nascosto.
Senza di essa si sentiva fragile, in balia degli
eventi, ma non riusciva a trovare la forza di rimettersela, non ancora. Si
sentiva annientato. Harry
rimase a guardarlo senza capire. Si era aspettato un minimo di reazione alla
sua accusa, invece non era successo nulla. Era come se non l'avesse nemmeno
sentito. Quello
non era il ragazzo che conosceva e quegli occhi arrossati che lo avevano
guardato sgorganti di dolore ne erano la prova
tangibile. <<Mi
vuoi uccidere, Potter?>> gli chiese Draco
dandogli le spalle. La sua
voce era triste, quasi rassegnata. <<No>>
fu la rapida risposta. Malfoy
sbuffò. <<Eppure dovresti. Dovresti odiarmi con tutte le tue forze e
desiderare di vedermi morto>> <<Già,
dovrei>> sospirò <<ma non mi interessa
più il modo in cui le cose dovrebbero andare>> <<E
cosa ti interessa?>> gli chiese tornando a
guardarlo. <<Uccidere
Voldemort>> I suoi
occhi brillarono di un'oscura luce mentre lo disse e
Draco vide in quello sguardo una fermezza fino ad allora sconosciuta. <<E a te cosa interessa, Malfuretto?>> Rimase
in silenzio, incapace di parlare. Migliaia di risposte gli vagarono nella
mente, risposte che fino ad allora aveva sempre
considerato veritiere, ma che, in realtà, non erano altro che il riflesso del
pensiero di suo padre. Per anni aveva creduto ciecamente in quelle parole, ma
in quel momento gli parvero solamente false e vuote.
Non
sapeva cosa fare e, per la prima volta in vita sua, abbassò lo sguardo,
incapace di sostenere quello del suo interlocutore. Cosa voleva, lui? Nessuno prima d'allora si era posto il
problema di chiederglielo, nemmeno lui stesso. <<Non
lo sai, Malfoy?>> chiese Harry interpretando il suo silenzio <<Se
vuoi ti semplifico la domanda: vuoi combattere dalla parte di Voldemort?>> A
quelle parole si sentì ancora più perso. Se avesse
risposto di sì, Harry, o qualche Auror, l'avrebbe ucciso, mentre, se avesse
risposto di no, la morte sarebbe giunta per mano dei Mangiamorte, se non da
Tu-Sai-Chi in persona. Qualsiasi cosa avrebbe detto, quindi, sarebbe
certamente passato a miglior vita. In
quello sprazzo di misera lucidità vide il proprio futuro scorrergli davanti e
capì che qualunque cosa avesse fatto non sarebbe
sopravvissuto alla guerra, lo sentiva. Mangiamorte o noi, per lui non
ci sarebbe stato altro che la morte. Combattere dalla parte di Tu-Sai-Chi, però, avrebbe significato macchiarsi dei più
orrendi crimini e lui non sarebbe mai stato capace di tanto. Si
portò il braccio ferito all'altezza del volto. Con lentezza alzò la manica
insanguinata affinché i suoi occhi potessero guardare il marchio nero, rotto
in due parti dalla profonda ferita che si era inferto in un attacco di rabbia pochi minuti prima. Ormai
il dolore proveniente da essa era diventato
insostenibile, ma lui non se ne preoccupava, come non si preoccupava del
sangue che stava perdendo. Ignorava il tutto, semplicemente. Rialzò
lo sguardo. <<No>>
rispose semplicemente. Harry
lo guardò intensamente e capì che non gli stava mentendo. Lo conosceva, lo capiva. Guidato
da un nuovo sentimento, così simile alla tristezza da bagnargli gli occhi e
da non fargli trovare nulla da dire, gli si avvicinò e prese tra le sue mani il sua braccio ferito. A quel
gesto, Draco si sentì percorrere la schiena da un brivido. La sua confusione
aumentò. Che diavolo stava facendo Potter? <<Silente
ti aveva offerto la possibilità di cambiare strada>>
disse Harry fissandolo. Draco
raggelò a quelle parole, sentendole come un'accusa. L'altro, però, non aveva
ancora finito. <<Puoi
ancora farlo, se vuoi. Vai dalla McGranitt, lei ti ascolterà.>> <<Dopo
quello che ha fatto Piton, credi che qualcuno si
fiderebbe di me, Potter?>> Le sue
parole, che volevano essere dure, apparvero, invece, di un'enorme amarezza. Harry
ci mise un po' per rispondere: quello che voleva dire gli costava non poco e
il suo orgoglio gli urlava di non farlo, ma non poteva, nonostante l'odio che
li aveva legati per sei anni, lasciarlo morire tra le file nemiche. Troppi
suoi cari erano morti in quegli anni. Lui, almeno, doveva riuscire a
salvarlo. <<Io
mi fiderei di te>> disse, infine, in un
sussurro udibile solo alle loro orecchie. Gli
occhi di Draco ebbero un guizzo. <<Cosa!?>> chiese stupito. <<Hai capito bene, non farmelo ripetere>> rispose
sbuffando. <<Sei
una sorpresa, Potter!>> Harry,
suo malgrado, sorrise. Afferrò la propria bacchetta e mormorò un
"Epismendo" in direzione della ferita, che guarì in pochi secondi. <<Perché?>> chiese il biondo abbassando
nuovamente il tono della voce. <<Avrebbe fatto infezione>> rispose triste
il moretto. <<No,
non questo...perché ti fideresti di me?>> Harry
piantò lo sguardo negli occhi di Draco.
Già, perché si sarebbe fidato di lui? Dopo tutto
quello che era successo tra loro, poi... <<Perché sei qui, davanti a me, con gli occhi arrossati dal
pianto, una ferita sul marchio nero e il disperato bisogno di non sentirti
mai più solo>> aveva osato troppo? Da dove gli erano uscite quelle
parole? Gli
occhi di Draco si sgranarono di fronte alla naturalezza con cui
"l'amico" gli aveva risposto. Da quando Potter gli leggeva
nell'anima? <<Perché
siamo entrambi condannati>> continuò il moro
abbassando ulteriormente il tono. Malfoy
annuì a quelle parole, comprendendone appieno il significato. La loro
fine era già stata scritta. Uno avrebbe combattuto contro Voldemort, l'altro sarebbe
stato ucciso in battaglia. Nessuno
di loro riusciva a vedere più in là di qualche settimana. <<Stiamo velocemente camminando verso il patibolo>> mormorò
il biondo, nuovamente colto dalle lacrime. Maledizione,
da quando era diventato così pappamolle? Harry
gli accarezzò il volto, incerto. Vedeva la sua sofferenza. Era
insopportabile. Sospirò,
capendo che non potevano più stare così distanti. <<Vieni
qui>> lo chiamò. Fu quel
dolce ordine a rompere l'incantesimo che li teneva divisi. Tutti i
pregiudizi, le accuse e le offese che avevano favorito la loro lontananza si spezzarono, come fatti di sottile vetro. Draco
si abbandonò all'abbraccio di Harry, lasciandosi avvolgere dalle sue solide
braccia. Sentì il calore del suo corpo, così tiepido e confortevole da
giungere ad accarezzargli il cuore, e il dolce profumo della sua pelle. Uno
sconosciuto senso di sollievo si impossessò di lui.
Si sentì improvvisamente bene, protetto. Era sorprendente. Leggere
e veloci lacrime cominciarono a sgorgargli dagli occhi. Scesero fastidiose
lungo il suo collo ed andarono a posarsi sul mantello nero di Harry.
Sarebbero rimaste per sempre con lui, ricordo di quella magica serata. Rimasero
in silenzio, abbracciati e piangenti, uniti dalla comune disperazione, ad
assaporare quel momento unico, fino a quando il lontano canto di una civetta
li richiamò alla crudele realtà. Harry
sospirò e cominciò a parlare: <<Sto partendo>> disse senza riuscire a volersi
staccare da quel caldo abbraccio. <<Per dove?>> gli chiese Draco in un
mormorio. <<Non
lo so>> ammise. <<E cosa farai?>> <<Vagherò
alla ricerca di ciò che renderà Voldemort vulnerabile, di una via di scampo,
per prepararmi alla battaglia contro di lui. Ora come ora non avrei nessuna
possibilità d'ucciderlo>> rispose, senza
nascondere l'amarezza che macchiava ogni sillaba. <<Allora
hai un piano>> <<Più o meno>> un falso sorriso gli contorse le labbra.
La mano
di Draco si mosse e andò ad insinuarsi tra i suoi fluenti capelli in una
rassicurante carezza. <<Quando pensi di tornare? Questo lo sai?>>
gli chiese. <<No>>
sospirò sconsolato. Un
breve silenzio scese su di loro. Le
parole che Draco voleva pronunciare sembravano
bloccate in fondo alla sua gola. Ripensò a tutti i loro scontri passati, alla
rabbia che lo aveva fatto diventare un prepotente e all'odio che li aveva
sempre legati a doppio nodo. Decise che era arrivato il momento di chiudere definitivamente
quel capitolo della loro storia, che dovevano essere
chiari l'uno verso l'altro. Non avrebbe più tenuto nascosto i suoi reali
sentimenti. Prese fiato e, più deciso che mai, ricominciò a parlare: <<Non
ha importanza, basta che torni>> Solo allora
i loro corpi si allontanarono, ma solamente di pochi centimetri. I loro volti
si trovarono nuovamente l'uno di fronte all'altro. Harry
era stupito da quell'insolita affermazione. Non gli sembrava vero che Draco
gli avesse rivolto parole simili. Era strano, però non gli dispiaceva. <<Tornerò, te lo giuro>> Fu la
promessa più sincera che Harry avesse mai espresso e
riempì il cuore di Draco di speranza. <<Tu
che farai?>> gli domandò il moro asciugandogli
amorevolmente le lacrime con una mano. La risposta
si fece strada velocemente nella mente di Draco e
uscì dalle sue labbra forte e sicura: <<L'ostacolerò
in ogni modo>> Harry
annuì, consapevole del coraggio che quelle parole avevano richiesto. <<Stai attento>> gli disse. <<Anche tu>> La
distanza fra loro si fece talmente piccola che Harry riuscì a sentire il
respiro di Draco sfiorargli le labbra. Era come se lo stesse accarezzando. Chiuse
la propria mano attorno a quella del biondo. Le loro dita si
incrociarono e ad Harry ricordarono tanto le strette di mano delle
coppiette ai giardini. Si accorse di quanto fosse bello tenere per mano una
persona, tenere lui. <<Draco...>>
lo chiamò con voce roca avvicinandosi di più. Le loro
labbra si sfiorarono timorose. Quel loro primo e lieve contatto li scosse, facendo scorrere lungo i loro corpi un lungo
brivido d'emozione. Si baciarono ancora, più sicuri, e le loro lingue si
toccarono, calde e passionali. Si mossero l'una insieme
all'altra in una stupenda danza di sentimenti. Abbracciati
ed uniti da quel profondo e nuovo contatto, si sentirono finalmente liberi.
Nessun oscuro pensiero macchiava più i loro pensieri,
nessuna paura li frenava. Voldemort era solamente un ricordo lontano.
Esistevano solo loro due e quel contatto, focoso e dolce
al tempo stesso. Un momento di totale amore lontano anni luce dal mondo di
violenza in cui erano costretti a vivere. Il
forte richiamo di un grifone ruppe l'incantesimo. Fierobecco era arrivato.
Volava agilmente sopra le loro testa, aspettando il
momento adatto per avvicinarsi ulteriormente.
<<Vorrei poter restare>> disse Harry nuovamente
triste. Draco
scosse il capo continuando ad accarezzargli i capelli. <<Devi
partire, è la cosa più giusta da fare: sei un grifondoro, dopotutto!>> Harry
lo baciò lievemente sulle labbra. <<Mi
mancherai>> gli rivelò. <<Anche tu>> Guardò verso l'alto e, con un lungo fischio, ordinò al grifone di scendere verso di
lui. L'animale, ormai unito a lui quanto lo era stato con Sirius, non se lo
fece ripetere due volte e atterrò veloce e potente accanto a loro. Dopo il
solito scambio di inchini, Harry gli si avvicinò e
gli accarezzò il dorso piumato. <<Ciao
Fierobecco>> lo salutò <<i piani sono cambiati: partiremo solo
noi due. Hermione e Ron non verranno, non voglio che corrano altri
pericoli>> Draco,
superando la sua antipatia per l'animale, lo raggiunse e gli posò una mano
sulla spalla. <<Rispetta
la tua promessa, Harry: torna da me>> Si
guardarono nuovamente negli occhi, entrambi aggrappati ad una speranza
talmente sottile che si sarebbe potuta rompere con un semplice battito d'ali.
<<Lo
farò, ma anche tu devi promettermi una cosa importante>> <<Le
promesse dei serpeverde non valgono molto, non lo sai?>> Non fece caso a queste parole amare. Gli prese il volto tra le
mani, ormai fredde, e riprese a parlare: <<Devi
promettermi che non morirai>> A
quelle parole Draco si sentì mancare. Come poteva promettergli una cosa del genere quando nemmeno lui pensava che sarebbe
sopravvissuto ancora a lungo? Harry
colse l'incertezza del ragazzo e decise d'insistere: <<Fallo,
Draco, promettimelo. Dimmi
che quando tornerò non dovrò portare dei fiori alla tua tomba!>> Aveva
paura di lasciarlo: temeva che gli sarebbe successo qualcosa di brutto senza
di lui, che si sarebbe lasciato andare senza che potessero rincontrarsi. Non
voleva che ciò accedesse. <<Non
devi assolutamente morire, mi hai capito? Non devi! Quando tornerò sarai tu la prima persona che cercherò e se
sarai morto, ti giuro, non te lo perdonerò mai!>> aggiunse con una nota
di disperazione nel tono della voce. <<Harry,
io non...>> cercò di tirarsi indietro Draco,
con gli occhi nuovamente lucidi ed un doloroso groppo alla gola. <<Promettimelo!>>
gli ordinò, accorgendosi a stento delle lacrime che
avevano cominciato a rigargli il volto <<Non voglio che tu
muoia...>> Draco liberò il capo dalla stretta del moro e, con dei lenti baci, gli
asciugò le lacrime. <<Va bene, hai vinto. Te lo prometto>>
lo rassicurò. Si
abbracciarono e si baciarono per l'ultima volta, addolorati e piangenti, ma vivi di un nuovo buon motivo per
sopravvivere, un motivo che mai li avrebbe abbandonati e che li avrebbe resi
entrambi uomini: il loro neonato, insospettabile e incredibile amore. Con uno
svogliato balzo, Harry montò in groppa a Fierobecco e si aggrappò alle sue
piume. <<Arrivederci
Draco>> lo salutò. Il
ragazzo fece un passo indietro e, con la tristezza nel cuore, un sentimento
che mai avrebbe pensato di poter provare vedendolo partire, rispose al
saluto: <<Ciao
Harry>> Si
guardarono un'ultima, intensa, volta, poi Fierobecco aprì le sue grandi ali e
un secondo dopo Harry volò lontano nella notte con il volto colpito dall'aria
fredda e il cuore nuovamente dilaniato dal dolore della separazione. Draco
rimase immobile a guardarlo sparire. Gli sarebbe mancato quel grifone tutto
capelli che tanto lo aveva fatto impazzire gli anni prima. <<Rispetterò la mia promessa, Potter, tu vedi di fare
altrettanto con la tua>> Detto
ciò, più determinato che mai, si incamminò dentro la
scuola verso la stanze della vicepreside, deciso a proclamare l'inizio della
propria guerra contro il Signore Oscuro e contro la sua famiglia, nella
speranza che un giorno tutto sarebbe finalmente finito. Owari
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