Disclaimers: tutti i personaggi di Sailor Moon sono di Naoko Takeuchi... e chi non lo sa? ^_^
Note: spiacenti, ma le puriste avranno un brutto colpo, io uso i nomi italiani. Conosco quelli originali, ma non riesco a sentirli "miei".
Inoltre, non conosco il manga, mi sono basata sui ricordi della visione della quarta serie (che mi rifiuto di riguardare dato che è la più brutta, IMHO) quindi se ci sono degli errori non me ne vogliate...



Promessa

di Alessia

 

“Te lo prometto. Tornerò da te, staremo insieme per una notte ogni anno”

Il guardiano dei sogni guardò il suo Principe cogli occhi lucidi “Ma perché? Voi non l’amate, eppure avete deciso di passare il resto della vostra vita con lei. Perché?”

Endymion gli sorrise dolcemente, come solo lui sapeva fare “Devo farlo, Elios. Se voglio che sulla Terra torni la pace devo sposare la Principessa Serenity”

            “La pace” ripeté Elios “La pace è più importante di qualsiasi cosa? Anche... anche di noi?” chiese arrossendo.

Gli occhi di Endymion si velarono di tristezza “Si, Elios. La pace è più importante anche di noi. Non posso… non possiamo permettere che il Male vinca”

Elios si specchiò negli occhi del suo Principe.

            Aveva ragione, e lui lo sapeva.

Ma sentiva che se lo avesse lasciato andare Endymion non sarebbe più tornato da lui.

Sorridendo, chiuse gli occhi e si alzò sulle punte dei piedi richiedendo un bacio.

Endymion incorniciò quel volto delicato con le sue mani e posò le sue labbra su quelle del guardiano dei sogni.

Ritraendosi gli sussurrò a fior di labbra: “Te lo prometto, Elios. Tornerò da te”

            Voltandosi uscì dal Palazzo e partì verso il Regno Argentato.

            Lì c’era la sua futura sposa ad aspettarlo. Sarebbe riuscita ad amarla, si disse, in fondo anche Serenity aveva un cuore puro e generoso come quello del suo Elios.

 

          Un Palazzo illuminato dalla Luna.

Una scalinata che percorse lentamente.

Un corridoio. Lungo, in penombra.

Un’uscita.

Corse verso di essa e si ritrovò in un meraviglioso roseto.

Il profumo delle rose di ogni colore lo inebriava.

Al centro del roseto: un gazebo, sembrava che galleggiasse su un piccolo specchio d’acqua.

Una luce. Una fioca luce dorata proveniva dal gazebo.

         “L’avevi promesso” sussurrò una voce alle sue spalle.

Si voltò, ma non vide nessuno.

 

            Si svegliò di soprassalto nel cuore della notte.

Si alzò dal letto ed uscì sul terrazzo per respirare dell’aria fresca.

            Era già la seconda volta che faceva lo stesso sogno, ma questa volta era riuscito a raggiungere l’uscita.

            Quella voce… aveva l’impressione di averla già sentita, di conoscerne il proprietario, ma non riusciva ricordare.

Scosse la testa, come per liberarla da tutti quei pensieri.

Tornò in casa e cercò di addormentarsi di nuovo.

 

            “Marzio!”

Bunny lo travolse con la sua solita irruenza, ma a lui non dispiaceva.

Gli piaceva vederla sempre così allegra e sorridente.

            “Tieni” gli porse un libro “Ami mi ha chiesto di restituirtelo e di ringraziarti”

Lui lo prese e lo pose sul sedile posteriore della sua auto.

            “Hai compilato la lista che ti ho chiesto?” non ci sperava neanche un po’, ma tentare…

            “Certo!” estrasse un foglietto ben piegato dalla sua borsetta e glielo diede.

Era scritto con un’ottima calligrafia e senza un solo errore!

            “L’hai fatta…” mormorò incredulo. 

Bunny finse di mettere il broncio “Certo che l’ho fatta! Si tratta del nostro matrimonio”

Marzio le sorrise dolcemente.

Bunny aveva ragione. Finalmente dopo tante battaglie potevano pensare al loro futuro.

Alla loro vita insieme.

            Avviò il motore e si diresse verso il primo albergo candidato per il loro ricevimento.

 

            Quella sera tornò a casa sfinito.

Non solo Bunny lo aveva trascinato per tutti gli alberghi della lista, ma aveva anche insistito per visitare un centro commerciale interamente dedicato all’arredamento della casa. E lui non era riuscito a dirle di no.

Non ci riusciva mai, pensò sorridendo.

            Passò la serata a studiare per un esame che avrebbe dovuto sostenere tra poco, ma alla fine la stanchezza lo vinse e si addormentò sul divano.

  

Il Palazzo illuminato dalla Luna.

La scalinata.

Il corridoio.

Il roseto.

Il gazebo.

La luce dorata sembrava essere ancora più fioca.

“L’avevi promesso”

La voce proveniva da dietro di lui, ma era lontana.

Marzio si voltò, ma non c’era nessuno.

         “Chi sei?” chiese a voce alta.

         “L’avevi promesso” ripeté la voce “L’avevi promesso”.

 

            Aprì gli occhi di scatto.

L’aveva promesso?

Aveva promesso che cosa?

            Questa volta aveva capito che era una voce maschile, ma a chi apparteneva?

            Che si trattasse di un nuovo nemico da dover sconfiggere?

No, scosse la testa a quell’idea assurda, la voce era addolorata… implorante.

            A chi diamine aveva promesso cosa?

 

            “Ehi, Marzio! Allora, come procedono i preparativi del matrimonio?”

Il ragazzo sorrise all’amico Moran, era da tanto che non si vedevano e avevano deciso di darsi in un appuntamento bar vicino l'università.

            “Bene. Anzi, volevo chiederti un favore…”

Moran lo fissò interrogativamente “Dimmi…”

            “Mi chiedevo se ti andrebbe da farmi da testimone”

Moran sorrise felice “Lo farò volentieri, Marzio”

Restarono in silenzio per alcuni minuti, poi Marzio riprese: “E Reika? Come sta?”

Il volto di Moran assunse un’espressione malinconica.

            “Sta bene. Dice di trovarsi a suo agio in Inghilterra, mi ha detto di porgere i suoi migliori auguri a te e a Bunny. Forse riuscirà a venire per il matrimonio”

            “Bunny e le altre sarebbero felici di riabbracciarla”

            “Già…” fece Moran con espressione assente.

            “Ti manca, non è vero?”

Moran lo guardò sperduto, poi sorrise “Immensamente. Ma voglio che Reika realizzi i suoi sogni. Starle lontano non mi piace, vorrei esserle accanto. Ma in un certo senso lo sono” sorrise a Marzio, che non capiva “Il mio cuore. Il mio amore è con lei. Ed io sono pronto ad aspettarla per l’eternità, se questo mi permette di averla accanto anche per un solo istante”

            Dopo un po' i due si separarono e Marzio andò da Bunny.

Quel giorno era il turno delle partecipazioni.

Dio… sarebbero mai finiti i preparativi?

         

         Il roseto.

Il gazebo.

La luce dorata quasi non si vedeva più.

         “L’avevi promesso” la voce era sempre più lontana, ma questa volta non si girò.

Procedette verso il gazebo, voleva raggiungerlo.

         “No!” urlò la voce “Non fatelo Principe Endymion”

Marzio non si fermò, ma chiese di rimando. “Chi sei?”

             

            Era nel suo letto.

            Di nuovo.

Ma perché quei sogni non lo lasciavano in pace?

            Non fatelo Principe Endymion… la voce era disperata quando aveva pronunciato quelle parole.

Marzio si rigirò nel letto in cerca di pace.

Voleva solo che quei sogni cessassero, non gli sembrava di chiedere troppo.

 

            Il suo desiderio fu esaudito, e per due mesi non sognò di roseti, luci dorate e voci imploranti

            Ma in realtà non cambiava nulla.

Continuava a pensarci sempre.

Da qualche parte, nel suo cuore, sapeva a chi apparteneva quella voce e perché lo implorasse di tornare, ma la sua mente si rifiutava di pensarci troppo a lungo.

            “Non vedo l’ora che sia domani, Marzio”

Era al telefono con Bunny, il giorno seguente si sarebbe svolto il loro matrimonio.

            “Anch’io… testolina buffa”

Bunny sorrise. Come amava il suo Marzio. Senza di lui non sarebbe riuscita a vivere. Pensò che per un momento lo aveva davvero perso, quando Galaxya…

Scosse la testa, non era quello il momento di certi pensieri.

            “Ti amo Marzio”

            “Ti amo anch’io”

Si lasciarono poco dopo.

Avevano bisogno di una buona notte di sonno per affrontare le fatiche del giorno successivo.

  

            In cielo c’era solo una falce di Luna.

Il Palazzo era quasi al buio.

Procedette tentoni lungo il corridoio.

Il roseto era bello e profumato come lo ricordava, ma c’era qualcosa di diverso.

La luce! La luce dorata non si vedeva più.

Corse verso il gazebo, questo volta lo avrebbe raggiunto.

         “Non fatelo” la voce, ma era… rassegnata “Non fatelo se non siete assolutamente sicuro di voler mantenere la vostra promessa”

         Marzio andò avanti, percorse qualche metro poi si fermò.

Era davvero certo di voler onorare il suo proposito?

Ma cosa avrebbe dovuto mantenere?

L’ignoto lo attendeva e… una parte di lui ne aveva paura.

         Ma il suo cuore… il suo cuore gli diceva di procedere.

Fece un respiro profondo e continuò ad andare avanti.

C’era una lunga lastra di marmo che consentiva di raggiungere il gazebo.

         Entrò, ma non vide nulla.

E nessuno.

         “Dove sei?”

         “Sono qui Principe” una piccola luce violetta rischiarò il gazebo.

Marzio riusciva a vedere i contorni del volto dell’altro, ma non riusciva a capire chi fosse.

         “Chi sei?”

La luce aumento lievemente e lo vide.

         “Elios?!”

          “Bentornato vostra maestà”

Marzio si diede dell’idiota. Come aveva fatto a non riconoscere il Palazzo dei Sogni e la voce del suo guardiano?

         Si avvicinò lentamente al ragazzo seduto su una panchina.

         “Elios, ma perché..?” non sapeva come formulare la domanda “E’ successo qualcosa qui a Palazzo?”

         “No, maestà” gli rispose con voce vellutata.

         “Perché mi hai fatto venire sin qui, allora?”

         “Non ricordate?” i suoi occhi erano smarriti, Elios aveva pensato che sino a quel momento il Principe non fosse riuscito ad accettare l’idea che ci fosse stato qualcun altro prima di Serenity, ma forse…

         “Ricordare cosa?” chiese confuso. Elios non lo avrebbe chiamato sin lì se non fosse stato qualcosa d’importante.

         “Nulla, vostra maestà” si voltò un momento, poi tornò a guardarlo e gli porse una rosa dall’impossibile color viola cangiante blu notte “Tenete, vi prego di accettare i miei migliori auguri per il vostro matrimonio con la Principessa Serenity”

Il Principe annuì sorridendo “Grazie Elios”

Si voltò per uscire dal gazebo, aveva fatto pochi passi quando sentì la sua voce dire: “Te lo prometto, Elios. Tornerò da te” si fermò di colpo.

Aveva promesso ad Elios che sarebbe tornato…

Ma perché?

Tornò indietro e si sedette accanto ad Elios, fissandolo.

         L’altro non fece nulla.

Non lo guardo, non gli rivolse una sola parola, si limitava a fissare la luce violetta.

Endymion cercava di ricordare.

Perché gli aveva promesso di tornare?

 

Un balcone illuminato dalla Luna piena, loro due ad ammirarla, e poi… lo aveva abbracciato.

“Te lo prometto. Tornerò da te. Avremo una notte ogni anno”

 

            Quella visione, quella promessa, lo fulminarono.

Possibile che lui..?

         “Perché ti ho promesso una notte ogni anno, Elios?”

Il guardiano dei sogni non si voltò, strinse ancor di più le mani in grembo.

Endymion gli mise un dito sotto il mento e lo fece voltare dalla sua parte.

       Non ci fu bisogno di parole.

Gli occhi di Elios parlavano da soli.

Lui lo amava.

         E da qualche parte, fra mente e cuore, Endymion seppe di ricambiare quell’amore.

         Avvicinò piano il suo volto a quello di Elios, e lentamente, quasi avesse paura, poggiò le sue labbra su quelle del guardiano.

         Mosse piano le labbra, voleva assaporare ogni sensazione che quel bacio gli dava.

Poco a poco il bacio si approfondì, Endymion morse delicatamente il labbro inferiore di Elios e poi ne assaltò la bocca con la sua lingua.

         Elios era ebbro di felicità, pensava che quel giorno non sarebbe mai arrivato.

Gli accarezzò le braccia, che lo tenevano stretto, per poi risalirle e cingergli il collo con le mani.

         Finalmente era di nuovo col suo Principe.

All’improvviso Endymion si ritrasse fissandolo incredulo.

Lui domani avrebbe sposato la donna che amava e adesso...

         Si alzò e si precipitò fuori dal gazebo, dal roseto, dal Palazzo.

Voleva tornare dalla sua testolina buffa.

         Elios voleva solo morire.

Cosa aveva fatto? Per egoismo aveva innescato quei sogni nel suo Principe, e adesso...

Pianse a lungo stringendo fra le mani la rosa viola.

 

            Era l’alba quando Marzio si svegliò nel suo letto.

Non poteva essere vero. Lui non poteva aver amato Elios, Bunny era l’unica che avesse mai amato, e che avrebbe amato per sempre.

            “Voi non l’amate…”

Voci del suo passato lo tormentavano.

Dicevano che non amava Bunny, che la sposava solo per far tornare la pace sulla Terra.

            Era in chiesa.

Gli ospiti arrivavano a piccoli gruppi, tutti che si congratulavano con lui, che gli facevano notare come quello fosse il giorno più bello della sua vita.

            E allora perché si sentiva morire dentro?

Forse era vero, ammise con se stesso.

Quando la Terra era in pericolo e il Regno Argentato esisteva ancora, forse, aveva deciso di sposarla solo per convenienza.

            Ma non adesso.

Ora amava davvero Bunny.

La sua forza, il suo coraggio, la sua pigrizia e la sua sbadataggine.

            “Sta arrivando”

Moran era al suo fianco, si avviarono verso l’altare in attesa della sposa.

Tutti presero posto a sedere, lo sguardo rivolto all’entrata.

            La musica dell’organo cessò, per poi riprendere con la marcia di Mendehelson.

            Com’era bella la sua Bunny.

In una nuvola di seta avorio, sembrava che volasse verso di lui.

Sorrideva radiosa.

            Era accanto a lui.

Le prese una mano e la condusse davanti il prete.

            Per un attimo al volto di Bunny si sovrappose quello di un’altra persona.

Un ragazzo dai profondi occhi tristi.

            In un lampo tutta la sua vita con lui gli passò davanti gli occhi.

Le giornate trascorse a vegliare sui sogni, le passeggiate nel roseto, le serate passate ad ammirare la Luna, le notti trascorse a fare l’amore.

            Lo amava!

Amava Elios.

            Guardò la donna al suo fianco.

Ma amava anche Bunny.

            Sentì il prete rivolgergli una domanda, non l’aveva compresa, ma sapeva di dover rispondere: “Si, lo voglio”

  

         Elios sentì, e  urlò inginocchiandosi sul pavimento della loro terrazza.

E scoppiò di nuovo a piangere.

Questa volta lo aveva perso per sempre.

  

            Il ricevimento era magnifico.

L’albergo che li ospitava aveva concesso loro l’utilizzo del giardino, ed ora tutti gli ospiti si trovavano lì per festeggiare, insieme ai neo sposi.

 C’era un ricco buffet, un quartetto d’archi e una pista da ballo al cui centro si trovavano Marzio e Bunny che volteggiavano sorridenti.

 

            Non riusciva a prendere sonno.

Bunny, poggiata al suo petto, dormiva tranquilla.

            Marzio si alzò, facendo attenzione a non svegliarla, e si vestì.

            Uscì sul balcone della loro suite.

La Luna splendeva alta nel cielo.

            Oramai aveva deciso.

Chiuse gli occhi, e quando li riaprì si trovava nel roseto.

Si guardò intorno. Lì Elios non c’era.

Lo cercò per tutte le stanze del Palazzo, ma non lo trovò.

            Dove poteva essere?

Si fermò davanti una finestra.

La Luna. La stessa Luna di quella notte.

Ora sapeva dove trovarlo.

 

            Il Principe Endymion aveva scelto.

Si asciugò gli occhi, non voleva piangere ancora.

            In fondo l’aveva sempre saputo che non sarebbe mai più tornato da lui. Avrebbe continuato a vivere di ricordi, come aveva fatto sin ora, con un ricordo in più.

            Si voltò per andare a controllare il roseto dei sogni e lo vide.

Fermo, sulla soglia della portafinestra c’era Endymion.

            “Maestà…” sussurrò.

Endymion gli si avvicinò lentamente, con un sorriso dolce ma triste dipinto sulle labbra.

            “Elios…” iniziò, sottovoce “…non posso darti la felicità che meriti,” il cuore del guardiano smise di battere “ma posso mantenere la mia promessa. Una notte ogni anno”

            Il cuore di Elios riprese a battere velocemente.

Sorrise e volò tra le braccia del suo Principe, stringendolo come se non volesse lasciarlo andare mai più.

            Endymion gli fece levare il volto verso di lui e lo baciò.

 

            Lo portò nella loro stanza da letto, al cui centro troneggiava un enorme letto a baldacchino.

            Endymion gli tolse la casacca carezzando il suo petto e stuzzicando i capezzoli già turgidi.

Lo prese in braccio e lo sdraiò delicatamente sul materasso, si tolse la camicia e lo raggiunse, sdraiandosi al suo fianco.

            Gli baciò il collo, scendendo più giù, sino all’ombelico che stuzzicò facendogli il solletico, per poi risalire alla sua bocca.

Elios poteva sentire l’eccitazione di Endymion premergli contro.

Dio… quanto gli era mancato.

            Piano, timidamente quasi, iniziò a carezzargli la schiena e il petto, infilandogli le dita tra i capelli e portando la sua bocca alla sua altezza per poterlo baciare.

Dolcemente, Endymion tolse i pantaloni ad Elios, finalmente nudo davanti ai suoi occhi.

            Lo vide arrossire e gli sorrise, per poi baciarlo.

Non lo toccava, e questo faceva impazzire Elios.

            “Vi prego… maestà…” lo implorò.

Endymion gli sorrise maliziosamente e tornò a ricoprirlo di baci.

Non ne aveva mai abbastanza del suo sapore, del suo profumo. 

Erano passati secoli dall’ultima volta che erano stati insieme, ma sembrava non esser passato neanche un minuto.

Ogni gesto, ogni tocco, ogni reazione era impressa nelle loro menti.

            Il viso, il petto, l’addome, la delicata pelle dell’interno coscia.

Elios stava per impazzire, se…

All’improvviso sentì la bocca del suo Principe avvolgerlo completamente.

Temette di morire per il piacere, ma non successe.

            Endymion cominciò a fare un lento movimento con la bocca, leccandolo e facendogli sentire i suoi denti.

Elios stava quasi per venire, quando Endymion lo lasciò andare e cominciò a stuzzicare lentamente l’ano con la lingua.

Lo fece voltare e cominciò a tempestargli di baci la schiena, la nuca.

Lo fece girare di nuovo e lo baciò sulla bocca.

            Elios lo carezzò gentilmente e gli sfilò i pantaloni, carezzando timidamente la sua virilità eccitata.

            “Vi prego Principe…” sussurrò con voce rotta.

Endymion lo guardò cercando conferma nei suoi occhi, e la trovò.

Lo preparò gentilmente con un dito, poi con due.

            Era tanto tempo che…

            “Sei sicuro Elios..?”

L’altro annuì, gli occhi chiusi.

            “Guardami negli occhi…” lo pregò.

Elios lo fece e ciò che vide lasciò Endymion senza fiato.

Amore puro e totale… fiducia incondizionata, e tutto questo era per lui, per qualcuno che non lo meritava.

            Vide un luccichio provenire dalla mano sinistra, ma lo ignorò.

Posizionandosi fra le sue gambe iniziò a penetrarlo dolcemente.

Quando entrò un poco si fermò per guardare Elios negli occhi.

Occhi pieni di lacrime.

            “Sei sicuro?” ripeté.

Elios annuì, guardandolo negli occhi “Ti prego… non ti fermare…” mormorò.

Con quanta più delicatezza potesse lo penetrò e si fermò un momento per godere di quell’istante.

Una sensazione di pace assoluta pervadeva i loro corpi.

Piano, iniziò a muoversi dentro di lui.

Ad Elios sembrava di rinascere.

Tutti quegli anni, quei secoli senza il suo Principe, ed ora lui era di nuovo lì, tra le sue braccia, dentro di lui.

Nel momento in cui venne, dentro di lui, Endymion lo baciò provocando l’orgasmo di Elios.

 

            I tenui raggi del Sole dell’alba filtravano attraverso le sottili tende, illuminando il volto di Elios.

            Si svegliò cercando con la mano il corpo del suo amante.

Se n’è andato… pensò tristemente.

Poi la sua mano incontrò qualcosa.

Aprì gli occhi e la vide.

            Una rosa viola.

Una rosa dal colore impossibile che il Principe Endymion aveva creato solo per lui.

            Aspirandone il delicato profumo, sorrise.

            Questa volta il Principe sarebbe tornato.

            Aveva una promessa da mantenere.




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