Note: Come al solito… i personaggi non sono miei

          Il titolo è ispirato alla canzone di Vanessa Carlton

          Il mio umore è sempre un po’ nero, perdonatemi!

 

Dediche: alla mia adorata Tisifone: mi auguro che la tua anima abbia trovato la pace che

               invece non riesce a trovare la mia da quando te ne sei andata, ti voglio bene piccola,

                 tu eri davvero una pretty baby…



Pretty Baby

di Koibito8



 

Gli allenamenti sono finiti ma oggi non ho tempo per fermarmi oltre, devo correre a casa per vedere come sta Shaina.

Vi chiederete chi sia: è uno dei miei conigli, l’altro è Shun.

Sono le uniche creature al mondo di cui mi importi veramente, le uniche per cui posso sacrificare qualche ora di basket e sonno.

Sarebbe logico aggiungere alla lista anche il mio ragazzo, ma mentirei se lo facessi: Akira è il mio ragazzo ma non sono innamorato di lui, non lo amavo quando ci siamo messi insieme, non mi sono innamorato di lui in questi otto mesi e credo, a questo punto, che non lo amerò mai.

Anche se sono stato io ad incitarlo a fare il primo passo, se non fosse stato per me forse a quest’ora saremmo solo ancora rivali, forse sarebbe stato meglio.

Non ci crederete ma quando ci siamo messi insieme era ancora vergine, proprio così: quello che da tutta Kanagawa viene considerato un hentai non aveva mai fatto l’amore prima, anzi per essere proprio onesti non aveva mai fatto nulla se non dare qualche bacio.

Vi chiederete allora come si è procurato la nomea che ha: non ne ho la più pallida idea.

Quello che è certo è che l’unica cosa in cui sia veramente bravo è il basket, per il resto è un condensato di noia e delusione.

Sua madre lo comanda a bacchetta e mi odia, il che influisce negativamente sul nostro già precario rapporto, devo proprio decidermi a lasciarlo perché lui non avrà mai il coraggio  per farlo.

Lui è l’elemento attivo della nostra coppia, ma sono io quello che ha le palle!

 

“Hei Ede! Non ti fermi per il nostro allenamento speciale?”

“Non stasera do’aho, Shaina non sta bene: devo andare subito a casa”

“Oh mi spiace, ti chiamo più tardi allora…”

Quello che ha interrotto i miei lugubri pensieri è il do’aho per eccellenza. Hanamichi Sakuragi.

In questo ultimo mese è diventato una persona importante per me, un amico e un confidente.

Forse potrei aggiungere lui alla corta lista delle creature importanti.

Cosa mi ha fatto cambiare idea?

L’averlo conosciuto sotto un altro aspetto, aver ricominciato tutto daccapo senza saperlo.

E a darci questa possibilità è stato il computer.

Io odio quegli aggeggi incredibilmente sofisticati e delicati, si ammalano più in fretta degli esseri umani, prendono virus e devi riformattare, che razza di parola; e molto più facile trovarsi di fronte ad un canestro con una palla in mano.

Ma Akira mi ha convinto ad acquistarne uno, così da poterci parlare anche le sere in cui non ci potevamo vedere, praticamente sempre.

Se state pensando ad una webcam vi sbagliate, niente del genere: ha installato un programma che si chiama ICQ, non ho ancora capito bene cosa sia, so solo che serve per conoscere gente… uomini, donne, giovani, vecchi, gay e etero; non la solita chat è qualcosa di più sofisticato.

È così che ho conosciuto Hanamichi, quello vero, l’amico di cui non potrei più fare a meno.

Una sera mentre stavo parlando con Akira un utente sconosciuto dal nick ‘Sogno’ mi ha contattato ed abbiamo iniziato a conoscerci.

È stata una fortuna: seduto sulla mia comoda sedia finivo sempre con l’addormentarmi, Akira è più noioso dei miei professori, con Hanamichi invece sono riuscito a stare sveglio fino alle tre del mattino senza avere sonno. Nessuno aveva mai catturato la mia attenzione fino a questo punto.

Ho scoperto in questo Sogno una persona in grado di farmi stare bene, di suscitare curiosità ed interesse, qualcuno che avrei dovuto tenere alla larga perché in grado di minare la mia integrità. Dopo due sole settimane mi sono ritrovato a desiderare di vederlo, toccarlo, accendere quella stupida scatola chiamata computer e sperare di trovarlo online.

Finché una sera ‘l’uomo dei miei sogni’ - è così che ho iniziato a chiamarlo per gioco visto il suo nick - ed io non abbiamo scoperto le nostre vere identità: è stata una doccia gelata, un freddo fuoco di stupore che ha infiammato i miei sensi.

Potrà sembrare stupido ma non ci eravamo mai detti i nostri veri nomi, parlavamo di musica, di sesso -– raccontandoci le nostre avventure/sventure – di qualsiasi argomento ci venisse in mente, come si fa con il più vecchio degli amici, tutto fino alla sera in cui, sconvolto, l’uomo dei miei sogni mi ha raccontato di aver scoperto che un suo compagno di squadra era gay come lui; non era la scoperta in sé ad averlo turbato quanto il fidanzato del suo compagno, un certo porcospino.

Conosco una sola persona al mondo che dà soprannomi di animali alle persone che incontra.

Scoprire che il ragazzo che permetteva al mio cuore di battere più forte era il do’aho…

 

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Sogno: Perkè Truelove?

Truelove: è inglese, significa amore vero…

Sogno: conosco il significato, sei mai stato in America?

Truelove: purtroppo no, per il momento non posso permettermelo.

Sogno: sposa un ricco in un punto di morte, quando schiatta partiamo insieme

Truelove: spiritoso…

Sogno: non mi hai ancora detto il perché del nick

Truelove: lo ha scelto il mio ragazzo…

Sogno: è perché ha scelto proprio quello…

Truelove: perché mi ama?

Sogno: ok! Ma perché ti ama?

Truelove: questo bisognerebbe chiederlo a lui, se vuoi lo faccio e poi te lo dico!

Sogno: vivi solo?

Truelove: Si

Sogno: sei bravo in cucina?

Truelove: Si

Sogno: allora sto per scroccarti una cena, in mancanza di un viaggio in America

Truelove:  viva la sincerità

Sogno: sempre e comunque non l’apprezzi?

Truelove: apprezzo… e odio le menzogne. Dove abiti?

Sogno: a Kanagawa come te!

Truelove: come sai che sono di Kanagawa?

Sogno: è nei tuoi dettagli, hai forse mentito?

Truelove: no, ma non sono stato io ad inserire i dati

Sogno: allora la cena? Come ti ho detto voglio scroccartene una o magari anche più di una, e se sei davvero bravo sceglieremo un giorno della settimana in cui sarò tuo ospite fisso!

Truelove: ma se nemmeno mi conosci: e se fossi brutto, grasso, con i brufoli e la gobba?

Sogno: ti porterei in giro come fenomeno da baraccone per fami abbastanza soldi da pagarmi un viaggio in America.

Truelove: approfittatore!

Sogno: amore mio dimmi: sei un ragazzo innamorato?

Truelove: mi fai un’altra domanda?

Sogno: volevo saperlo, per sapere quanto sarebbe opportuno venire a cena da te

Truelove: quanti anni hai? E come ti chiami?

Sogno: ho 16 anni ed un bellissimo nome che inizia con la H

Truelove: è un po’ vago H, che nome?

Sogno: te lo dirò il giorno in cui ci conosceremo… tu piuttosto descriviti con tre aggettivi, sono curioso

Truelove: dormiglione, solitario, e a volte insopportabile

Sogno: dormiglione, scelgo questo; per il resto ci lavoreremo…

 

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Truelove: ciao!

Sogno: tesoro, hai sentito la mia mancanza?

Truelove: diciamo piuttosto che ho dato uno sguardo a chi c’era…

Sogno: e hai trovato me, un brutto ceffo…

Truelove: ma va! Mi piace parlare con te.

Sogno: idem. Non esci stasera?

Truelove: no, il mio ragazzo è bloccato a casa, tanto per cambiare…

Sogno: mettiti con me! Ci guadagnerai sicuramente nel cambio.

 

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Truelove: ‘giorno

Sogno: tesoro…

Truelove: come stai?

Sogno: bene, e tu come stai?

Truelove: bene anche io, mi sono appena svegliato… ero in letargo da stanotte

Sogno: io mi sono svegliato tardi, ma non sono scandaloso come te!

Truelove: ma te lo avevo detto che sono un dormiglione!

Sogno: non vale! Voglio dormire anche io, hai un letto abbastanza grande per entrambi?

Truelove: il mio è un letto matrimoniale…

Sogno: allora vengo sotto le coperte con te!

Truelove: carino, forse un po’ troppo audace.

Sogno: memento audere semper, ricordati di osare sempre.

Truelove: si, ma non sei ancora venuto a cena e già ti vuoi infilare sotto le mie coperte…

Sogno: è che oggi mi sento un po’ così… sarà il buio ma mi sento molto coccoloso

Truelove: non sei uscito? È strano

Sogno: no, avevo delle cose da fare in casa, e tu che fai?

Truelove: sto aspettando che arrivi il mio ragazzo, nel frattempo mi faccio un giro in rete

Sogno: sono geloso ora.

Truelove: perché?

Sogno: perché voglio esserci io sotto le coperte.

Truelove: guarda che ho detto che viene a casa mia, non è detto che finiremo sotto le coperte…

Sogno: così va meglio… io sono un tipo geloso J, e tu invece sei coccoloso?

Truelove: a volte

Sogno: dobbiamo passare molto tempo a coccolarci noi due…

Truelove: e se non ne avessi voglia?

Sogno: l’avrai, fidati di me!

Truelove: guarda che io sono già impegnato.

Sogno: ancora per poco, il tuo ragazzo è un fesso! Vedrai, tu ed io ci divertiremo insieme…

 

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Truelove: ciao uomo misterioso e tentatore…

Sogno: ciao mio dolce amore tentato che ha voglia di peccare…

Truelove: hn, guarda che io sono tentato ma non ho molta voglia di peccare!

Sogno: l’avrai, l’avrai… e sai cosa diceva Oscar Wilde? Resisto a tutto tranne che alle tentazioni

Truelove: non a scapito dei sentimenti altrui, questo non è giusto!

Sogno: non è giusto ma ne parleremo più avanti… e in ogni caso se non ti piace giocare basta dirlo e torniamo a parlare di musica!

Truelove: io adoro giocare, ma stiamo solo giocando?

Sogno: stiamo fantasticando, immaginando situazioni che desideriamo, è un male anche questo?

Truelove: no, anzi mi piace.

Sogno: parlarmi ti eccita?

Truelove: si, ma non so se sia un bene dirtelo, non vorrei che ti montassi la testa.

Sogno: la testa me l’hanno montata quando sono nato, mi ci hanno anche messo i capelli sopra, due occhi davanti, il naso, la bocca… ah dimenticavo la lingua… la lingua!

 

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Truelove: scusi… stavo cercando l’uomo dei miei sogni, lei lo ha visto per caso?

Sogno: si, è andato a mangiare ma torna tra due secondi… aspettalo, sai che ne vale la pena.

Truelove: io sto per andare via

Sogno: eccomi! Sono tornato per il mio porcellino peccatore

Truelove: porcellino peccatore? Io non sono un peccatore!

Sogno: non sei tu?

Truelove: no

Sogno: allora riformulo, porcellino che desidera peccare…

Truelove: io sto uscendo, ci risentiamo

Sogno: mi chiami per la buonanotte quando torni? Ti lascio il mio numero.

Truelove:  ok.

Sogno: mi piaci amore lo sai?

Truelove: si lo so, io piaccio a tutti.

 

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Sogno: amore…

Truelove: ciao uomo dei miei sogni, come stai?

Sogno: sconvolto

Truelove: che cosa ti è successo?

Sogno: ho assistito ad una scena terrificante

Truelove: cioè?

Sogno: ho visto un mio compagno di squadra baciare un altro ragazzo…

Truelove: che squadra? Non me ne hai mai parlato finora

Sogno: basket

Truelove: anche io gioco a basket!

Sogno: allora siamo davvero fatti l’uno per l’altro…

Truelove: perché ti ha sconvolto vedere il tuo compagno? In fondo anche tu sei gay

Sogno: non mi disturba il fatto che sia gay, ma che stia insieme al porcospino.

Truelove: porco cosa?

Sogno: p o r c o s p i n o

Truelove: ………. Do’aho?

Sogno: kitsune?

Truelove: devo andare

 

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Due braccia calde e gentili che mi avvolgono all’improvviso nello spogliatoio.

“Kitsune, sono ancora l’uomo dei tuoi sogni?”

“Certo do’aho, ora più che mai”

“Ne sono felice, ti chiamo più tardi…”

 

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E ore a parlare al telefono, anziché al computer, a confidarsi, chiarirsi, capirsi, scoprirsi due anime affini nonostante le diversità apparenti.

Mi sono chiesto spesso come non sia stato in grado di riconoscere il do’aho quando parlavamo al telefono, ma il ragazzo con cui discutevo di binomi ‘cibo-sesso’, di moto, libri e quant’altro non aveva il tono derisorio, imbarazzato e stridulo del compagno di squadra che abitualmente sbandierava il suo astio nei miei confronti… ed io non ero la fredda kitsune che lui tanto detestava.

 

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“Hei do’hao ma noi non dovremmo odiarci?”

“Non saprei, diciamo che un tempo eravamo nemici, ma ora abbiamo stabilito una tregua e l’astio si è stemperato in un atteggiamento di cauto rispetto reciproco”

“Accidenti che frase complicata per un do’aho come te!”

“Hey Kitsune! Io sono un uomo erudito!”

“Do’aho, tu sei rude non erudito. Ed io non dovrei passare tutto questo tempo a parlare con te… primo perché sono fidanzato e poi per come mi hai sempre trattato finora…”

“Tze! Fidanzato con quel fesso di un porcospino, ma per favore! Da come mi parlavi di lui prima che scoprissi chi ero io non mi pare che nutrissi tutto questo rispetto nei suoi confronti, il disprezzo che sprigionavano le tue parole su di lui era palese anche per un neonato… in quanto al come ti ho trattato finora… tu non sei certo stato da meno, e sarebbe stupido perdere quello che potremmo avere solo per una questione di orgoglio… l’orgoglio può essere una buona dote ma molto spesso impedisce di fare le scelte giuste. Non glielo permettere!”

“Do’aho e filosofo: non immaginavo che le due cose potessero collimare”

“Questo non ha nulla a che vedere con la filosofia Ede; un giorno di qualche anno fa ero con i miei genitori sulla spiaggia a fare un picnic: mia madre si è allontanata con del pane in mano, lo ha sbriciolato e lo ha dato ai gabbiani, ricordo che mio padre guardandola mi ha detto:

– sai una cosa, figliolo. La persona giusta si incontra una volta sola nella vita. Quando la trovi, tientela stretta. E non importa cosa ha fatto in passato. L’unica cosa che conta è di non perderla-.

Credo che questo discorso sia perfetto anche per noi due.”

 

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Questo a grandi linee è quello che è accaduto nell’ultimo mese, mi sono… innamorato di un ragazzo conosciuto in rete che non avevo mai visto. Ma adesso non ho tempo per pensarci.

Entro in casa e mi dirigo immediatamente in salotto.

Shaina è nella stessa posizione di questa mattina e non ha mangiato.

Non è da lei, o forse dovrei dire da lui visto che in realtà è un maschio.

L’idiota che me l’ha venduta mi ha detto, sbagliando, che era una femmina; l’ho scoperto a mie spese quando l’ho beccata a cercare di scoparsi Shun, che in realtà è una femmina, sempre colpa di un altro idiota che me lo ha venduto per maschio.

Apro la sua gabbia, la prendo in braccio e me la porto al petto.

Che cosa ti succede piccola?

Sembra non avere la forza di muoversi, si adagia mollemente contro di me ed emette un gemito.

Non l’ho mai vista in questo stato, solitamente è esuberante, giocherellona, agitata.

Caratterialmente è una versione coniglio del do’aho, anche se con il pelo completamente nero e le orecchie in giù, somiglia molto ad una pecora in miniatura; con la passione per il bagno ed il fustino del detersivo, come dice Hana – ognuno ha la sua polverina bianca! –

Chiunque l’abbia conosciuta se ne è innamorato: non capita tutti i giorni un coniglio che ti lecca la mano, si lascia accarezzare senza paura o che permette al cane del vicino di leccarle la testa.

Shun al suo posto sarebbe morto di paura, lui è un coniglio che si comporta da coniglio!

O forse no! Shun è come me: solitario, silenzioso e tranquillo, con un carattere scontroso.

Forse è per questo che è il mio preferito, lui è come una mia estensione.

Il mio fedele compagno da quasi tre anni, Shaina è venuta dopo ed è tutto quello che io non sarò mai, ma non per questo la amo di meno, forse anche lei  è un’altra mia estensione… quella che non riuscirò mai ad essere.

Akira la adora e non c’è da stupirsene, a volte mi chiedo cosa ci tenga ancora insieme, lui che non smette mai di ripetere che dovremmo mangiarci le mie creature, quanto mi fa schifo!

Solo un mostro potrebbe pensare di mangiarseli.

 

Shaina geme ancora e nasconde il muso contro il mio braccio, cosa ti ha fatto ammalare tesoro?

Forse dovrei chiamare il veterinario ma a quest’ora non verrà di certo.

È colpa mia, ero talmente preso da Hanamichi da non accorgermi prima che il mio coniglio era malato, ed ora potrebbe essere troppo tardi, i conigli sono animali estremamente delicati.

Stendo la coperta per terra e ci adagio Shaina, si sdraia scompostamente con un altro gemito.

Chissà se Shun riesce ad essere di aiuto, solitamente non li lascio fuori dalle loro gabbie insieme, Shaina non perde occasione per cercare di saltargli addosso e lui non lo sopporta.

Un po’ come me ed Hanamichi fino a qualche settimana fa.

Shun non sembra felice della mia idea e cerca di graffiarmi, una volta sulla coperta Shaina gli si avvicina e lui ziga (è il verso dei conigli n.diK8) in segno di protesta.

Shaina allunga il muso verso di lui ma non si muove ed è  Shun allora ad avvicinarsi e a cominciare a leccarle la testa; non accadeva dal giorno in cui l’ho portata a casa, un anno e mezzo fa, era solo un cucciolo e non pesava neanche un chilo.

Non è un buon segno.

Dopo aver fatto quello che crede il suo dovere Shun entra nella gabbia di Shaina per mangiare il suo bastoncino alle noci, gli animali sono inconsapevolmente crudeli nella loro semplicità.

 

Dopo due ore di lenta agonia il corpo della mia adorata Shaina giace senza vita sul mio letto.

L’ho scelta perché diversa da tutti gli altri conigli, e per diciotto lunghi mesi l’ho cresciuta, amata e coccolata… ed ora è morta davanti ai miei occhi.

Fuori sta piovendo a dirotto da ore, sembra che anche il cielo pianga con me la morte del mio angelo dal pelo nero.

Sento la mia voce alzarsi di tono e pregare che sia solo un brutto sogno…

Un Sogno, quasi senza accorgermene prendo il telefono e compongo il numero di Hana, ma è occupato.

Qualche minuto dopo l’apparecchio squilla, ma dall’altra parte del filo c’è Akira.

“Kaede cos’hai?”

“È morta Shaina…”

“Cosa?”

“Ho detto che è morta Shaina”

“Stai scherzando?”

“E ti sembra un argomento su cui scherzare? Sai che non stava bene, ed ora è morta!” scoppio a piangere come un bambino, il dolore che provo è così forte da spaccarmi il petto.

“Kaede arrivo subito.”

Non ho la forza di oppormi ma in realtà non lo vorrei qui.

 

Dieci minuti dopo Akira bussa alla mia porta, senza dire una parola mi abbraccia come a volermi proteggere dal dolore che ora mi soverchia, ma anche in questo momento la sua presenza mi infastidisce.

Mi siedo pesantemente sulla poltrona prendendomi il volto tra le mani.

“È colpa mia” riesco solo a mormorare.

“Che cosa?” mi chiede Akira con tono di sfida.

“È colpa mia se è morta, non mi sono reso conto prima che stava male” – questo perché troppo preso da altro, da qualcun altro – penso tristemente.

“Non puoi incolparti di questo. Non è stata colpa tua.”

Non ho voglia di ascoltare le tue cazzate Akira, senza guardarlo mi dirigo in camera mia e mi sdraio sul letto, vicino al corpo della mia bambina.

Gli occhi dei conigli restano aperti quando muoiono, cerco di chiuderglieli ma inutilmente.

Ed il pensiero che lei mi fissi come ad accusarmi mi distrugge.

Anche la bocca è leggermente aperta ed il suo piccolo corpo inizia già ad irrigidirsi.

Akira mi raggiunge, accarezza il corpo di Shaina e poi mi guarda con tenerezza.

“È proprio morta vero?” chiedo con un filo di voce.

I suoi occhi si addolciscono ancora e annuisce con il capo.

“Hai intenzione di passare la notte guardandola Kaede? Ormai non possiamo fare più niente ed incolparti non è la soluzione, è vero: forse negli ultimi giorni si è comportata in modo strano, ma ci sono stati altri periodi in cui lo ha fatto, hai confuso quella che stavolta era davvero una malattia credendola giù di morale per il continuo rifiuto ad accoppiarsi di Shun.”

Il mio ragazzo per una volta ha detto una cosa sensata, ma non è sufficiente a farmi stare meglio. Se non fossi stato così distratto, ho parlato al telefono con Hana fino alle tre la scorsa notte, se avessi badato di più ai particolari, ai piccoli segnali che lei cercava di mandarmi.

Ma ho preferito non vedere.

Sapevo di sbagliare ma ho perseverato nel mio errore: è questa e la punizione.

Una punizione troppo dura però, che non si ripercuote unicamente su di me come invece sarebbe stato giusto.

La mia bimba è morta.

È un pensiero continuo che non riesco a cancellare: la mia bimba è morta.

 

Il telefono squilla di nuovo.

“Ede come mai quella voce, come sta il tuo coniglio?”

“Shaina è morta poco fa” non lo chiamo per nome, non voglio che Akira capisca che si tratta di lui.

Ci sarà il momento delle spiegazioni, ma non adesso.

“Mi spiace… ma non credo ti importi in questo momento”

Hai ragione do’aho, che a te dispiaccia o meno per me non fa nessuna differenza.

L’unica cosa che vorrei adesso è la possibilità di tornare indietro di tre giorni: le cose tra di noi non cambierebbero ma avrei la possibilità di salvare il mio coniglio.

Ma purtroppo non si può cambiare ciò che è stato.

Non è possibile modificare il passato.

Ed il mio cuore ferito non si può curare con un cerotto.

“Hai mai avuto degli animali?” non so nemmeno io perché ti ho fatto questa domanda; sono seduto per terra vicino al telefono mentre Akira mi guarda perplesso.

“No, a parte due pesci rossi: Gianni e Pinotto, ma sono morti dopo un giorno per il troppo cibo e non ho fatto in tempo ad affezionarmici”

Anche in un momento come questo riesci a scuotermi, il mio cuore per un nanosecondo sorride.

“Vuoi che venga da te Ede?”

Non ho mai sopportato che mi chiamassero così.

 

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^Kaede lo useranno tutti e Kacchan mi fa schifo,  io non sono come gli altri, quindi ti chiamerò Ede, puoi senz’altro fare questa eccezione per l’uomo dei tuoi sogni…^

 

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“No, non preoccuparti, c’è Akira con me.”

“Il fesso porcospino, ora si che mi preoccupo. Chiamami quando è andato via d’accordo?”

“D’accordo.”

Quando riattacco Akira continua a guardarmi curioso ma non fa domande.

Cerca ancora di risollevarmi il morale, parlandomi del suo cane perduto, di quanto lo amasse ma, egoisticamente, in questo momento non mi importa.

Forse ha davvero ragione lui quando dice che sembro un totem indiano che non sorride mai.

 

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^Secondo me non è vero che sembri un totem indiano Ede, al telefono ridi ed io ti ho visto sorridere in più di un’occasione, quindi il motivo è lui. Lui non sa farti sorridere ^

 

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Torno in camera mia, Akira è intenzionato a portare via il corpo di Shaina per seppellirla nel suo giardino: il momento della separazione ultima si avvicina ed io non mi sento pronto per questo passo, vorrei tenere il suo corpo con me questa notte, era quello che avevo in progetto già da stamattina, quando ancora era viva.

“È fuori discussione Kaede, non ti lascerò passare la notte in questo modo, cerca di ragionare. E poi non devi fare così, devi cercare di reagire, in fondo hai ancora Shun!”

Non riesco a credere alle mie orecchie: ho ancora Shun?

E cosa significa?

E come dire a un genitore di non piangere la morte di un figlio perché tanto gliene rimane ancora uno… in tutti questi mesi non hai davvero capito, eh Akira?

Io AMAVO quel coniglio, lei era importante per me!

“Forse l’unica cosa che ti spiace è che adesso non potrai più mangiartela”

“Non ho mai voluto mangiarla veramente Kaede, sai benissimo che l’ho sempre detto per scherzo.”

E tu sai che io l’ho sempre considerato uno scherzo idiota!

“E poi Kaede, devi fartene una ragione: che ci piaccia meno abbiamo tutti una data di scadenza.”

La scadenza ce l’ha il nostro rapporto Akira! È passata ormai da un pezzo e si comincia a sentire l’odore di muffa e stantio.

Anche il solo guardarti mi mette una tale rabbia in corpo che avrei voglia di picchiarti!

 

Akira continua con i suoi discorsi ma ho come staccato la spina e smetto di ascoltarlo.

Quello che mi preoccupa è che possa ammalarsi anche Shun, i virus dei conigli sono molto contagiosi ed io non reggerei un altro colpo simile.

Mi accartoccerei come un castello di carte.

E la certezza di non poter contare sul sostegno del mio compagno, che fa discorsi su date di scadenza, mi pesa addosso come un macigno.

Cerca di alleviare la mia preoccupazione facendomi notare che Shun zampetta nella sua gabbia come se nulla fosse successo.

Ostenta allegria ed enfatizza lo saltellare del mio coniglio: “Guardalo il campione di casa!” mai frase mi è sembrata più ipocrita e incoerente, tu non hai mai sopportato Shun, perché adesso devi elogiarlo? Se non fossi così triste ti tirerei un cazzotto in faccia come ho fatto la volta in cui gli hai strappato un ciuffo di peli.

 

Poco più tardi Akira lascia casa mia con Shaina, è l’ultima volta che posso vedere il tuo musetto piccola, d’ora in avanti dovrò accontentarmi delle foto.

Dopo l’ultimo sguardo apprensivo a Shun e la raccomandazione a non ammalarsi mi butto sul letto, non credo che il sonno verrà tanto presto questa notte.

 

Telefono ad Hana come gli avevo promesso e solo la sua voce riesce a darmi quel po’ di spensieratezza di cui avrei tanto bisogno in questo momento.

Ma è solo un debole palliativo, ed io non sono così stupido da non riuscire a comprenderlo.

Soprattutto non sono così debole da non riuscire ad affrontare tutto questo, almeno credo.

 

Mezz’ora dopo aver chiuso la telefonata con Hana il telefono squilla di nuovo… è Akira che mi comunica di aver sepolto Shaina nel suo giardino, vicino all’altalena.

È un angolo del giardino colmo di pace e ricoperto di margherite, credo che le sarebbe piaciuto.

Mi spiace averti fatto fare tutto questo Akira, hai dovuto seppellire il mio coniglio quando sarebbe stato compito mio, e lo hai dovuto fare sotto la pioggia, che non sembra accennare a smettere di scendere.

Ti sarai bagnato tutto, e tenendo conto di quanto poco onesto sono stato nei tuoi confronti ultimamente provo un moto di rimorso nei tuoi confronti.

Ma metterò le cose a posto… tu non sei la persona che voglio al mio fianco, ma non è colpa tua.

La determinazione ed il coraggio sono qualità innate, non posso fartene una colpa se non le possiedi. Riesco a comprenderlo solo ora e mi pento di quanto male ti ho trattato, anche se una parte di me non riesce a non disprezzarti per quello che mi hai dimostrato di essere.

 

Al contrario di ciò che mi aspettavo la luce del mattino giunge presto, ma il mio sonno è stato spesso disturbato da sogni incoerenti, non ricordo molto ed il dolore sordo che mi riempie il petto è ancora presente. È una fortuna che oggi sia sabato e non ci sia scuola, almeno non dovrò inventare una scusa per non andarci.

Mi alzo per dare da mangiare a Shun che mi accoglie alzandosi sulle zampe posteriori, la gabbia di Shaina è ancora al suo posto, mi fa male vederla e decido di metterla sul balcone.

Poi torno a letto, non ho la forza di fare nulla adesso.

È così che passo tutta la mattina, dopo pranzo mi telefona Hanamichi chiedendomi di poter venire a casa mia, ma in questo momento non voglio vedere nessuno, lui compreso, ed il mio aspetto non è dei migliori, ho gli occhi ancora gonfi e rossi per il troppo pianto e il non aver riposato.

Non è per vanità che gli ho detto tutto questo, la mia faccia è stata vista in condizioni peggiori dopo le nostre scazzottate.

Hanamichi non sembra preoccuparsi del mio aspetto:

“La sai una cosa Kaede? C’è stato un tempo in cui mi sono chiesto spesso che cosa ci vedessero tutte quelle ragazzine nella tua faccia da farle arrossire e tremare al tuo passaggio. Non puoi dire di amare una persona solo perché ha una bella faccia, ci deve essere qualcos’altro oltre all’aspetto. Solo dopo avere scoperto la tua vera identità mi sono fermato a riflettere, ormai era inutile continuare con la farsa dell’astio, ci eravamo scoperti a vicenda e sapevamo quello che in realtà eravamo. Di certo non mi capiterà di doverti portare in giro come fenomeno da baraccone, come ti avevo detto, semmai il contrario: potrei portarti in giro perché la gente ti ammiri. Ma non credo che mi verrà mai la voglia di farlo.”

“È davvero così speciale la mia faccia do’aho?”

“La tua è una faccia molto bella Ede, quello che vedo sul tuo volto è quello che vedrebbe un uomo innamorato. E sono sicuro che la tua faccia così bella ti proteggerà sempre. Qualunque cosa farai o ti faranno, la tua faccia sarà il tuo biglietto da visita, ti aprirà tutte le porte. Anche se io preferisco quello che c’è dietro e che tu ti ostini a nascondere o a permettere a pochi eletti di vedere.”

“Sai di essere uno di quei pochi, do’aho?”

“Ne sono consapevole kitsune, ma non è per parlare della tua faccia che ho chiamato, non sei riuscito a riposare questa notte vero? La tua voce è stanca.”

“Già!”

“Non voglio obbligarti a vedermi se non vuoi, posso capire il tuo bisogno di stare solo… per oggi. Ma domani verrò a casa tua, liberati del fesso porcospino!”

“Non è necessario do’aho, sto bene”

“La tua voce dice il contrario kitsune, perché continui a dire che stai bene? Di cosa hai paura in realtà?”

“Se dico che sto bene la gente si preoccupa meno… e poi non voglio sentirmi dire anche da te che in fondo ho ancora Shun!”

“È questo che ti ha detto Sendoh? Che hai ancora Shun?”

“Già!”

“E poi è a me che dai dell’idiota! Dovrei incazzarmi a morte con te, kitsune! Giudicare le persone è una gran brutta cosa, giudicarle poi con il metro sbagliato è ancora peggio!”

“Hana…”

“Lascia perdere, kitsune. Ho già dimenticato. Ci vediamo domani.”

 

 

Il ‘fesso porcospino’, come lo chiama Hana, è a casa mia qualche ora più tardi, ho espresso il desiderio di vedere dove ha sepolto Shaina ed è venuto a prendermi, nonostante fossi perfettamente in grado di andare a casa sua da solo.

La pioggia ha smesso di cadere ma il cielo è ancora scuro.

Arrivati a casa sua troviamo suo padre intento a ripulire il giardino.

Io fisso incessantemente il terreno vicino all’altalena e senza rendermene conto le lacrime cominciano di nuovo a rigare il mio volto.

Akira ha il braccio intorno alle mie spalle ed io nascondo il volto nel suo petto, non voglio che un estraneo mi veda così, anche se Ryuichi non è un estraneo, mi piace più di suo figlio!

“Mi spiace per quello che è successo Kaede” mi dice accennando un sorriso, “ora riposano vicini: il tuo coniglio e il nostro cane.”

 

Il terreno che ricopre il corpo della mia bambina è ora privo di erba, è una cosa naturale: Akira ha dovuto rivoltare la terra per scavare la fossa, ma a me da un senso di tristezza e abbandono.

Mi chino appoggiando una mano sulla terra pregna d’acqua per parlare a Shaina, chissà se dove sei adesso riesci a sentire la mia voce, chissà se riesci a comprendere il dolore che la tua perdita mi ha causato, se sei consapevole del vuoto incolmabile che hai lasciato.

Akira si china al mio fianco accarezzandomi la schiena.

“Tutto a posto, Kaede?”

“Hn, si sto bene” meglio evitare di sentirsi dire altre frasi inopportune.

 

La serata scorre lenta e monotona, ma non è una novità.

Negli ultimi mesi non abbiamo avuto molto da dirci, Akira ed io.

Nemmeno il sesso è riuscito a colmare i nostri silenzi, ma è normale visto che non più permesso ad Akira di toccarmi.

È stato per via di un accordo fatto con Hana

 

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“Dai non farlo, almeno finché non ci saremo conosciuti”

“Hn, non so!”

“È un sacrificio così grande? Ti piace fare l’amore con lui?”

“Non molto, i nostri incontri sessuali sono delle corrispondenze. Ognuno ha i propri bisogni, fisici ed emotivi, e il desiderio nasce, cresce e si spegne indipendentemente dall’altro. Solo un paio di volte i nostri bisogni e desideri si sono concentrati e solo qualche volta hanno coinciso con quelli dell’altro”

“Che tristezza!”

“Già”

“Allora il nostro accordo è siglato, amore.”

 

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La luce del mattino mi ferisce gli occhi: ho dimenticato di abbassare la tapparella in cucina.

La notte appena trascorsa è stata meno agitata e l’appartamento è avvolto dal silenzio.

Shun mi accoglie di nuovo alzandosi sulle zampe posteriori.

Il mio cucciolo silenzioso, non riesco a fare a meno di pensare che se Shaina fosse ancora qui alle prime luci del mattino mi avrebbe svegliato mordendo le sbarre e saltando sul soppalco della sua gabbia per reclamare la colazione.

La voglia di tornare a letto e di restarci per tutto il giorno è prepotente.

Mando un messaggio ad Akira dicendogli di non venire oggi e faccio lo stesso con Hana.

Ma mentre il primo acconsente senza controbattere il secondo mi chiama dicendomi che sarà a casa mia dopo pranzo.

Do’aho e testardo!

E anche convincente visto che dopo mezz’ora passata al telefono gli dico che lo aspetto dopo pranzo come d’accordo.

Ma la realtà è che ho voglia di vederlo.

 

Le ore che mancano all’arrivo di Hana scorrono veloci e quando sento il campanello suonare mi sorprendo della sua puntualità.

È un buon segno.

Appena entrato in casa sento le sue braccia avvolgermi e stringermi con forza.

Non è un buon segno.

Istintivamente mi irrigidisco e lui comprende.

“Stai tranquillo Ede, non ho intenzione di attentare alla tua virtù. Quello che faremo oggi sarà solo coccolarci come ti avevo promesso”

 

Ed è esattamente quello che è accaduto.

A letto, mentre mi teneva stretto tra le braccia, credo che Hana abbia avuto l’impressione di dover tranquillizzare un animale spaventato. Non è successo nulla tra noi, ma in quel pomeriggio, che abbiamo trascorso abbracciati l’uno all’altro, è nata tra noi un’intimità ancora maggiore.

 

“Ede, non ti sei addormentato nemmeno per un minuto”

“E ti dispiace?”

“No. Ma questo significa che i tuoi problemi sono ancora presenti. Me ne vuoi parlare?”

“È colpa mia se Shaina è morta.”

“Perché lo pensi?”

“Non sono stato in grado di capire che era malata, o forse… ho fatto finta di non vedere, perché ero troppo preso dalla nostra storia, e quando no ho preso coscienza era troppo tardi.”

“È questo pensiero che ti impedisce di dormire?”

“Non lo so.”

“Pensi che se ti fossi accorto prima che era malata ora sarebbe viva?”

“Non lo so.”

“Lascia che ti racconti un’altra storia, Ede.”

“Su un altro picnic?”

“No. Questa è meno allegra, ma i protagonisti sono sempre gli stessi. Una delle tante cose che mi diceva sempre mio padre era - Non cercarti rogne se non vuoi averne- non sono mai stato un tensai nell’ascoltare questo genere di consigli e così un bel giorno mi sono ritrovato coinvolto nell’ennesima rissa. Una volta tornato a casa ho trovato mio padre a terra, colpito da un attacco cardiaco, il telefono in casa era guasto, non avevo ancora il cellulare  e sono uscito di corsa per chiamare un’ambulanza da un telefono pubblico, solo che a sbarrarmi la strada ho trovato i tizi con cui avevo fatto a botte poco prima… insieme a qualche altro amico. Non sono riuscito a chiamare i soccorsi in tempo e mio padre è morto, per colpa mia.

Questo è quello che ho pensato per mesi, tormentandomi.”

“Non è stata colpa tua, Hana.”

“È la morte di Shaina non è colpa tua, Ede.”

Mi ha fregato! Non posso vedere il suo viso in questo momento, perché mi sta coccolando da dietro e la mia schiena è poggiata contro il suo petto, ma sento la sua guancia, appoggiata contro la mia, distendersi in un sorriso.

Mi hai raccontato questa storia sapendo che ti avrei detto che non era colpa tua, e mi hai risposto nello stesso modo.

“Come hai superato tutto quanto?”

“Non è stato facile, e a dire il vero non ho superato un bel niente. Ci sono ancora notti in cui mi sveglio sudato e urlante.

Mia madre mi ha mandato alla clinica per i disturbi del sonno, ma lo psicanalista non è riuscito ad aiutarmi. Mi ha spiegato che si tratta di un fenomeno ciclico: a lunghe fasi di sonno profondo, tormentato dagli incubi, seguono periodi di insonnia in cui la mente, per difendersi dai terrori collegati al sonno, rifiuta di abbandonarvisi. Il dottore ha detto che la mia mente ha rimosso l’ansia causata dal senso di colpa. Non so se è vero, io mi sento ancora responsabile per quello che è accaduto a mio padre.

Il dottore ha detto che dovevo venire a patti con le mie angosce da sveglio, se volevo che le mie ore di sonno non venissero disturbate. Ma il dottore non capiva che ciò che è stato non si può cancellare. Non è possibile modificare il passato.

Non si cura un’anima ferita con un cerotto.”

A quest’ultima frase mi irrigidisco e scatto a sedere voltandomi verso Hanamichi che mi guarda senza capire.

“Ho detto qualcosa che ti ha turbato, Kaede?”

“No.” Gli rispondo prima di chinarmi a baciarlo.

È il nostro primo bacio e sa di buono, sa di amore e comprensione.

E anche in un momento così triste, Hana, sento il mio stomaco sfarfallare e chiudersi per il desiderio, ed è la prima volta che mi accade dopo tanto tanto tempo.

Tu non puoi saperlo, Hana, ma le parole che hai pronunciato poco fa sono esattamente quelle che ho pensato io due sere fa.

È questo il motivo per cui ti ho baciato.

“Tu credi in Dio, Hana?”

“Diciamo che ho un rapporto particolare con la teologia, come tutti del resto. Io credo più che altro nel destino, Ede. Perché?”

“Quando mi sono reso conto che Shaina stava morendo, ho pregato. Io non sono credente ma ho pregato, sperando fino all’ultimo in un miracolo… che però non è arrivato.

È un’idiozia: non puoi certo usare le preghiere come un talismano, se poi non credi servono ancora meno.”

Hanamichi non dice nulla, limitandosi ad accentuare il suo abbraccio.

 

Arriva l’ora di cena, ma io non ho fame.

Lo stomaco del do’aho invece è di tutt’altro avviso, così ordiniamo due pizze che ci vengono consegnate a casa mia dopo mezz’ora.

Hanamichi divora la sua in pochissimo tempo, mentre io riesco a mangiarne solo mezza della mia, guadagnando uno sguardo di disapprovazione da parte sua.

Quando il telefono squilla non ho bisogno di controllare il numero per sapere che è Akira.

È normale che si interessi di come sto ed abbia chiamato, ma la realtà è che provo un moto di fastidio e di intrusione.

Fino a che punto si è spinta la mia meschinità?

Sono davvero io quello che sta mentendo fino a questo punto?

E Hanamichi che cosa penserà di me?

Come potrà fidarsi di me in futuro se partiamo con delle basi così ipocrite?

“Questa storia deve finire, subito!”

“Di cosa stai parlando, Kaede?” ed un lampo di tristezza attraversa i suoi occhi mentre me lo domanda.

“Di Akira” dico semplicemente, e lui annuisce.

 

La domenica successiva, Hanamichi ed io siamo di nuovo distesi sul mio letto.

Ma il nostro non è più un rapporto clandestino, e anche se non sono ancora del tutto sereno, mi sento molto meglio.

“A cosa stai pensando, Ede?”

“A tuo padre.”

“Che vuoi dire?”

“Stavo pensando a quello che ti ha detto quella volta sulla spiaggia: - la persona giusta si incontra una volta sola nella vita. Quando la trovi tientela stretta.”

“E…”

“E io ho intenzione di tenerti con tutte le mie forze.”

 

Fine.

 

 

Pretty Baby 

 

You light me up and then I fall for you 

you lay me down and then I call for you 

stumbling on reasons that are far and few 

I'd let it all come down and then some for you 

 

pretty baby don't you leave me 

I have been saving smiles for you 

pretty baby why can't you see 

you're the one that I belong to 

I'll be the embrace that keeps you warm 

for you're the sun that breaks the storm 

I'll be alright and I'll sleep sound 

as long as you keep comin' around, oh pretty baby 

 

and I know things can't last forever 

but there are lessons that you'll never learn 

oh just the scent of you it makes me hurt 

so how's it you that makes me better 

 

why can't you hold me and never let go 

when you touch me it is me that you own 

pretty baby oh the place that you hold in my heart 

would you break it apart again... oh pretty baby 

 

 





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