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Parte XXIII - Il capitolo della felicità - di Mel
La porta si richiuse e l’ uomo rimase finalmente solo con i propri pensieri. Doveva calmare le proprie sensazioni, sentiva un turbinare immenso
dentro di sé. Sentirlo confidarsi, cercare aiuto, implorare quasi. Nessuno. Ed ora invece…… Ricordava fin dall’ inizio di aver letto maturità negli occhi
di quel ragazzo dai capelli rossi, ora sapeva a cosa era dovuta….. Lo aveva colpito con forza. Ora capiva il motivo per il quale quella sera suo figlio era corso su quella terrazza gettando sul tavolo il proprio bicchiere.
Cosa doveva fare? Ragionò razionalmente. Voleva aiutarli. Il prezzo immenso di aver potuto riprendere un dialogo spezzato e difficile con suo figlio. Nessun altro era riuscito a dargli questa possibilità. Troppo a lungo torturato dai rimorsi per le occasioni perse che forse non c’ erano mai state veramente. Aveva potuto riprendere il controllo di un qualcosa d’ importante
che da anni gli era sfuggito dalle mani. Violenza.
L’ uomo rise. Ma ora si chiese se sarebbe veramente riuscito ad ammettere di vedere
Kaede amare un altro ragazzo. Certo non ne era felice. Lasciò da parte quel pensiero, ora era necessario agire. Comunicò alla segretaria la sua improvvisa irreperibilità
e sollevò il telefono per fare un paio di chiamate. Era a casa. Si avvicinò, sedendosi sulla sponda del letto. Si stese accanto a lui, sopra le lenzuola e lo strinse a sé. Il tempo passò troppo veloce e le insistenti carezze infine svegliarono il giovane Pr. Il volto sereno del suo amante fu quello che vide per primo. Si lasciò baciare e lo baciò. “Kae…..mmh……cosa vuoi fare?” “Confessarti un segreto….” “Un segreto?” “Si, una cosa che non ti ho mai detto” Hanamichi si lasciò accarezzare sulle scapole da quelle mani morbide che ben presto scesero sotto il lenzuolo a cercargli i fianchi. Kaede si stese su di lui, tenendolo fermo, scivolandogli sul corpo
fino a raggiungere l’ orecchio. “Ti ricordi la scommessa che ti strappai al club di biliardo?” Il ragazzo dai capelli rossi annuì contro i cuscini, inebriato
dai lunghi brividi che il respiro dell’ amante gli lasciava provare
sulla pelle sensibile. “Beh diciamo che ti ho …ingannato….non avevo mai giocato …ed è vero……ma da piccolo spesso guardavo mio padre farlo……….” Pronunciate quelle parole Kaede rafforzò la presa sul corpo
sotto di sé.
“Me lo immaginavo……non ti sei mai accontentato di lasciarti alla sorte………….” Il ragazzo dai capelli rossi approfittò della sua distrazione e si girò di scatto, guardandolo, fingendosi mortalmente offeso. Kaede tentò di farsi perdonare. “Ho valore per te?”chiese lui dagli occhi nocciola con una luce dolce nello sguardo In risposta il suo cliente preferito lo baciò, mormorandogli
un si nella bocca. Kaede rimase solo, ma si fidava delle parole di suo padre e dell’
amore di Hanamichi.
********* “Si” Un bacio. “Non temere, fidati di me, tutto si risolverà presto” “Chiamami, ti prego” “Si, fidati di me, ricordalo” “Ti amo” “Ti amo”
Sentì il cuore rallentare i suoi battiti, domarsi.
“Il signor Rukawa, ore 17, Palace Hotel *****, stanza 429” Hanamichi sorrise sollevato.
Nervosamente Hanamichi si sistemò la rosa bianca sul petto
una volta solo in ascensore.
Un uomo, alto, i capelli neri, lo sguardo scuro e gelido, gli abiti
eleganti. Indietreggiò di un passo. L’ uomo allungò velocemente una mano. “Rukawa, ti ricordi di me?”chiese l’ uomo
Rukawa? L’ uomo sorrise del suo imbarazzo e del suo timore, ritirò la mano e disse.
Hanamichi rimase sorpreso.
Hanamichi si accomodò, le tende tirate, la poca luce lasciava
scorgere due poltrone. Hanamichi annuì. Attese, in silenzio. Improvvisamente l’ uomo si alzò. Con il viso ancora chino l’ uomo disse. “Ti prego di accettare le mie scuse più profonde a nome di mio figlio”
Kaede era andato a chiedere aiuto a suo padre ed aveva raccontato
la loro storia? NON ERA POSSIBILE. Hanamichi si lasciò andare contro lo schienale morbido della
poltrona.
‘Fidati di me……….so cosa fare………..ne usciremo………..’ Era a quello che si riferiva. Scioccato da quel gesto il Pr si passò una mano sugli occhi
mormorando affranto. Improvvisamente tutta la consapevolezza ed il peso di quella rinuncia fatta dal ragazzo che lo amava lo investirono, ghiacciandogli la pelle e fermandogli il cuore. Kaede.
Una cosa che nessun altro aveva mai fatto per lui. La voce atona dell’ uomo interruppe i suoi pensieri. “Lui non ti aveva detto niente?” Hanamichi scosse la testa con dolente lentezza. “Capisco” D’ improvviso il giovane accompagnatore si alzò in piedi di
scatto, conscio che se Kaede aveva raccontato tutta la verità
quell’ uomo sapeva anche delle loro notti.
Con un gesto secco della mano l’ uomo lo fermò. “Non importa…….conosco ormai la verità…………….Kaede è già stato punito per le sue azioni sconsiderate………….ti ho chiamato qui per discutere di un’ altra questione………………”
“Allora……..vorrei che tu mi parlassi dei tuoi problemi……….” “I miei problemi?” “Si, so che la tua è una situazione piuttosto difficile, parlamene, vedremo insieme cosa fare”
Padre e figlio. Il suo Kaede. Uccidere il proprio orgoglio, chiedere aiuto, raccontare la verità, parlare delle proprie mancanze e farsi punire. Kami, quanto sentiva di amarlo.
Con semplicità e chiarezza. L’ uomo lo ascoltò con rispetto, ammirando profondamente il
suo coraggio e la sua forza. Qualità rare, perfettamente amalgamate in quel ragazzo dal sorriso innocente e radioso.
Ansimando lievemente per il lungo racconto Hanamichi rimase finalmente
in silenzio. Il padre di Kaede si alzò, invitando il giovane Pr ad uscire insieme a lui dalla stanza, camminando con adulta lentezza per il corridoio l’ uomo si fermò davanti ad una porta poco distante, il soffice tappeto damascato aveva attutito perfettamente i loro passi. Con un leggero bussare il signor Rukawa si fece aprire. Due uomini attendevano nella stanza, Rukawa entrò facendo cenno al ragazzo di seguirlo. Hanamichi fu fatto accomodare davanti a loro. “Questi due signori sono agenti della polizia, vorrei che per prima cosa tu raccontassi loro nei minimi particolari i lavori che svolgevi per il tuo datore, le sue richieste e la sua ultima pretesa nei tuoi riguardi, parla loro anche di quella giovane accompagnatrice …………sono certo che il tuo principale non potrà sfuggire ad una condanna per sfruttamento di minore, abuso di potere e prostituzione………dico bene tenente Muraoki?” “Dobbiamo accertare con precisione i fatti ed individuare i testimoni, comunque teniamo sempre d’ occhio società emergenti come queste, il confine tra legalità e illegalità è molto sottile in certi ambienti………….comunque lei ha ragione signor Rukawa………quell’ uomo ha le ore contate” Hanamichi sorrise timidamente.
“Hanamichi Sakuragi” “Bene, parlaci del tuo lavoro” ………….. ….. ..
La porta di casa si aprì. L’ alta figura di suo padre si stagliò nell’ ingresso. Kaede non disse nulla. L’ uomo sorrise poi scese velocemente.
Il signor Rukawa appoggiò la forchetta nel piatto. “Ho visto che hai portato delle cose nella mia stanza……” “E’ meglio che le tenga tu” Suo padre rise lievemente. “Hai rispettato la tua parola……..ed anch’ io ho rispettato la mia” Kaede alzò uno sguardo, in cerca di ulteriori spiegazioni. “Ho informato la polizia della situazione …………il tenente Muraoki si sta occupando dei testimoni e delle prove, in pochi giorni avranno pronto il mandato per far scattare l’ arresto………fino ad allora nessuno dovrà sospettare niente ……………intesi?” “E Hanamichi?” “Il Pr?” “Si……..cosa devo dirgli?” “Niente…….mi occuperò di trovare una sistemazione per sua madre in una clinica specializzata ………..appena sarà tutto pronto te lo farò sapere” “Grazie” E suo padre non ne poté essere certo, ma dietro quella frangia, che scese come una nube notturna a velare l’ espressione di quel viso, si potevano scorgere i lineamenti perfetti di suo figlio atteggiati in un lieve e dolce sorriso. Il silenzio tra loro stava lentamente trasformandosi per divenire quiete. Quei pochi altri giorni furono pieni di preparativi. Sempre presente accanto a lui suo figlio osservava in silenzio le sue azioni, ascoltava le sue telefonate, gli incontri con gli inquirenti ed il proprietario della clinica, le informazioni che il tenente Muraoka gli forniva costantemente. Con uno sguardo esausto l’ uomo chiese al figlio di pazientare ancora,
solo la calma avrebbe potuto permettere la piena riuscita del loro
operato. A scuola frequentava esclusivamente le lezioni, aveva presentato
la propria domanda di abbandono temporaneo alla squadra. Era preoccupato, aveva fiducia in lui e nei suoi sentimenti, ma temeva ugualmente che potesse succedere qualcosa. Si lasciò andare sul divano. Doveva calmarsi, sarebbe andato tutto bene. Si strinse un ginocchio vicino al petto, riflettendo. Cosa sarebbe successo una volta risolti i problemi di Hanamichi? Sua madre sarebbe rimasta alla clinica….e lui? Gli assistenti sociali se lo sarebbero conteso fino a sbatterlo in una casa famiglia….?Magari lontana da lì, dalla squadra, da lui…..? No. Aveva rinunciato al proprio orgoglio e lo aveva fatto volentieri,
non avrebbe mai smesso di ripeterselo. Doveva trovare un’ altra soluzione……doveva trovare qualcosa……..sentiva
accanto a sé la mancanza di quel ragazzo……….chiuse gli occhi
poi sentì suonare alla porta. Hanamichi entrò, restando immobile nell’ ingresso. Un istante immobili e poi si strinsero in un abbraccio confortante. “Mi sei mancato”sussurrò Hanamichi “…Anche tu a me……..” Insieme si sedettero sull’ ampio divano.
“Si?” “Ho saputo che tu ………hai chiesto aiuto a tuo padre………” Il ragazzo dai capelli neri si stupì, sgranando un istante gli occhi blu. “Chi …..come hai fatto a saperlo?” “Tuo padre qualche giorno fa mi ha richiesto…..” “Mio padre….?” “Si…lui…..mi ha detto che tu gli hai raccontato la nostra storia …che ti ha punito per questo…….” “…..” Hanamichi lo strinse gettandogli le braccia al collo. “Perché lo hai fatto………? Perché?”gridò “Era necessario” “No, dovevo uscirne da solo, così come ci ero entrato……non dovevi rinunciare a tanto …..solo per uno come me…..” “Uno come te? Ma cosa stai dicendo? Io l’ ho fatto volontariamente, con piacere, siamo solo due ragazzi Hana e per quanto forti non saremmo riusciti lo stesso a risolvere questa situazione senza aiuto………non potevo lasciare le cose al caso……………..io ho detto di amarti ed è una responsabilità che voglio portare fino in fondo, chiaro? Non parlare mai più in questo modo” Hanamichi annuì nascondendosi contro di lui, un po’ per la vergogna di quel rimprovero, un po’ per l’ imbarazzo di quella dichiarazione così totale d’ amore. Kaede gli sollevò il viso, baciò il rossore delle sue guance e la morbidezza delle sue labbra poi lo lasciò andare. “Mio padre sta sistemando la tua situazione …ancora un po’ e finalmente sarai libero…………….” “Mi verranno a prendere?” “Si, penso di si” “Verrai anche tu?” “Mi vuoi?” “Certo…che domande….seguirò solo te”
Parlavano a bassa voce….a tratti sussurrandosi le frasi nell’ orecchio…..infine Hanamichi si lasciò vincere dalla curiosità…….si avvicinò a Kaede e gli chiese, senza trattenere un sorriso divertito, quale potesse mai essere la punizione che suo padre gli aveva riservato.
“Mi ha proibito di giocare a basket per quasi un mese……..sarà una vera tortura…..” Il ragazzo dai capelli rossi non riuscì a trattenere un’ allegra risata. “Tuo padre ..ti conosce..bene”mormorò sforzandosi di pronunciare quelle poche parole fra le risa Kaede rifletté un istante, forse era proprio così.
Una mattina Kaede stava uscendo per recarsi a scuola, suo padre lo
fermò ordinandogli di andare con lui. Si voltò verso suo padre.
“Si”rispose seguitando a guardare la strada
Bussò alla sua porta, impaziente di vederlo, di stringerlo. Il ragazzo dai capelli rossi si alzò cercando di aggiustarsi i ciuffi ribelli, la notte precedente aveva lavorato fin quasi all’ alba, per ripulire il bar e sistemare le sedie, si chiese chi mai potesse cercarlo, quello non era il tocco di Yukari, riconosceva una mano straniera a bussare alla propria porta. Appena aprì la porta Kaede lo attirò a sé, abbracciandolo con forza.
Hanamichi incredulo lo fissò negli occhi. “Vuoi dire che………” “Si….si….finalmente…..sei libero”gli disse Kaede baciandolo, stringendolo tra le sue forti braccia Hanamichi sconvolto si lasciò sostenere, aggrappandosi a lui, gli occhi lucidi prontamente chiusi per arginare le lacrime di felicità che minacciavano di rigargli il viso. Passi nel corridoio. Il signor Rukawa svoltò velocemente l’ angolo dietro al quale
aveva visto sparire suo figlio. Un silenzio lievemente imbarazzato li colse. Improvvisamente una voce debole si fece udire. “Hana….tesoro…….chi è ?Cosa sta succedendo?” Hanamichi si voltò preoccupato, nello stesso istante due agenti, il tenente Muraoki e alcuni assistenti sanitari arrivarono. Il padre di Kaede fermò il giovane Pr, facendogli capire con
uno sguardo che ora avrebbero pensato loro a sua madre. Teso ed immobile accanto alla porta Hanamichi osservava, si sentì raggiungere da una mano gentile intorno alla vita, non ebbe bisogno di girarsi, sentiva il tepore del suo amante dietro di sé.
“Sono qui…..va tutto bene……”rispose lui sorridendole, inutilmente, ma sorridendole Il signor Rukawa si fece avanti, in silenzio era rimasto ad osservare l’ appoggio che Kaede aveva dato al ragazzo che diceva di amare, quella mano intorno alla vita, un gesto d’ affetto, tipico di una coppia che ha imparato da tempo ad affidare la propria fiducia l’ uno nelle mani dell’ altro. Forse, pensò, anche opponendosi non sarebbe riuscito a separarli. L’ uomo dai capelli neri come l’ ebano affiancò la donna stringendole
una mano, presentandosi educatamente. Infine volse gli occhi nella direzione dalla quale sentiva provenire la sua voce, lo guardò con i suoi occhi sempre chiusi e chiese spiegazioni. “Con il suo permesso la vorremmo trasferire in una clinica privata non molto lontana dalla periferia, lì le potranno prestare le migliori cure”rispose il signor Rukawa poi, brevemente, senza indulgere nei particolari, le parlò dell’ arresto del signor Riyoo, dei suoi piani e delle condizioni di vita che aveva imposto al giovane Hanamichi. Il ragazzo dai capelli rossi ascoltò in silenzio, stringendo
convulsamente la mano del proprio compagno in un crescendo di agitazione. “Lei…lei non doveva saperlo………” Il ragazzo dagli occhi azzurri rafforzò la sua stretta, consolando quelle dita che non sembravano trovare pace ed insieme a lui ascoltò una storia che già conosceva. Un’ immensa tristezza si dipinse sul volto dagli occhi chiusi della
donna. “Hanamichi ….dimmi……….è vero ciò che mi stanno dicendo?” La domanda si levò gelida nel silenzio che rispettosamente li circondava. Il ragazzo dai capelli rossi si morse le labbra. “Si…..è tutto vero……….”
“Che madre orribile sono…..non ho mai saputo esserti d’ aiuto….Kami……….sono stata solo un peso per te……..tu lavoravi ogni notte solo per …….tutte le volte che io ti credevo a divertirti con i tuoi amici tu…………………………oh Kami……………Kami…sono una donna orribile…spaventosa…..” Gli assistenti sanitari la sorressero gentilmente, sorridendo a quel ragazzo che era corso ad aiutarli abbracciando la propria madre, in silenzio ognuno dei presenti espresse la propria ammirazione nei suoi riguardi…….il tenente Muraoki sorrise ……….amava il suo lavoro anche se momenti come quello duravano pochi minuti….perché almeno, in quei pochi istanti, riusciva a convincere il proprio animo indurito che al mondo esistevano ancora persone dal cuore buono ……si, riusciva a convincersene ed a permettere alla propria coscienza di rimanere sensibile ed umana……..un giorno in più almeno, grazie a quel giovane ragazzo. Kaede assisté impotente alla loro tristezza. Con uno sguardo dolce, che nessuno poté interpretare, diede sostegno al proprio amante. Il signor Rukawa si avvicinò alla donna. “Si sbaglia……lei è un ottima madre…….anche in una sorte completamente avversa è riuscita ad allevare splendidamente suo figlio…..il coraggio, lo spirito di sacrificio e l’ innocenza di Hanamichi sono la prova che il suo esempio ha dato dei frutti………..non crede?” La donna ascoltò attentamente le sue parole, le sentiva vere, ma profondamente mescolate ad un pieno rammarico, pensò che anche quell’ uomo dovesse avere un figlio, solo un padre può sapere quanto valga un esempio come e più di mille parole…. La signora Sakuragi si separò dalle braccia del figlio, asciugandosi una lacrima che le era sfuggita, prese fra le mani il viso di Hanamichi e lo tenne stretto, accarezzandolo, posandoselo sul petto, sulla lunga camicia intrisa del profumo dei fiori freschi e delle lenzuola pulite. “Come ringraziarti piccolo mio? Hai fatto tutto questo solo per me…….come ringraziarti……?” Dolcemente il ragazzo dai capelli rossi si lasciò cullare un attimo ancora poi si sollevò, un sorriso sul viso. “Promettimi che ti impegnerai per guarire…….solo questo……….promettimelo….” “Si, te lo giuro bambino mio…..guarirò……..te lo giuro” Il signor Rukawa sorrise poi con un cenno indicò agli assistenti sanitari di uscire per portare la donna alla clinica. Gli agenti seguirono il personale medico mentre il tenente Muraoki si accordava con l’ uomo dai capelli neri per le ultime pratiche. Ignorati da tutti Hanamichi e Kaede si strinsero teneramente. “E’ tutto finito?…..E’ davvero tutto finito?”sospirò ancora scosso il ragazzo dai capelli rossi “Si………finalmente …….sei libero adesso………vieni, raccogli le tue cose……” I due ragazzi si separarono velocemente, un altro colpo di tosse
li aveva raggiunti alle spalle. “Ti aiuto io”sussurrò il ragazzo moro Hanamichi sorrise. Appoggiato allo stipite della porta il signor Rukawa li guardava.
Entrando aveva osservato quelle stanze e, sia lui che suo padre,
non avevano potuto fare a meno di notare come fosse piccola e priva
di comodità quell’ abitazione.
Hanamichi, accanto a lui, sorrise al vuoto della stanza fissando un punto lontano e senza girarsi aggiunse. “…ed un divano” Di scatto Kaede si girò verso di lui, cercando in quello sguardo vacuo un cenno di diniego, non voleva credere che per mesi il piccolo divano che aveva di fronte fosse stato il letto del suo ragazzo. Hanamichi sorrise ancora poi mormorò. “Beh …lasciamo perdere………” Il ragazzo dagli occhi azzurri lasciò cadere a terra la borsa che teneva fra le dita, allungò le braccia e lo strinse a sé, dimentico ancora una volta di suo padre che dalla porta li osservava. “Avrai un letto vero da ora in poi ……..anche a costo di regalarti il mio…….” Hanamichi rise divertito poi scivolò vicino al suo orecchio. “Si…potrei accettare ….mi piace il tuo letto Kaede……ha un sacco di cuscini …….” “Mhm lo so che ti piacciono i miei cuscini…. non facevi altro che nasconderti fra loro………….” Piccole altre risate. Improvvisamente un flebile rumore ricordò ad entrambi che
non erano soli. Stavano cambiando.
Insieme si diressero tutti verso il parcheggio. Con eleganza si avvicinò al signor Rukawa porgendogli la mano
ed un sorriso di puro ringraziamento.
Lui le sorrise in un modo veramente speciale, tutto il suo affetto dipinto in quegli angoli di morbida pelle che si curvavano con sottile tenerezza, la strinse e le sussurrò. “Come avrei fatto senza di te……….sei stata così preziosa……..così paziente con me………..grazie, grazie davvero” Lei non disse nulla. Ora sembrava finire tutto. “Rimarrò in città – disse piano – sai ho ancora da fare……il signor Rukawa mi ha trovato un altro lavoro……appena riesco ad avere un indirizzo stabile te lo farò sapere, capito piccolo?Non ti libererai di me tanto facilmente……hai ancora una promessa da farmi mantenere, ricordi?” Hanamichi rise piano. “Si………….non manca molto……….affrettati…………..non manca affatto molto……”disse lui Si lasciarono, l’ ultimo saluto affidato allo sguardo complice. Kaede li aveva osservati in silenzio, quell’ intimità……….lo aveva gelosamente colpito……….si sorrise……..aveva davanti a sé tutto il tempo del mondo per imparare a condividere quella profondità con il ragazzo che amava………………………oh si……tutto il tempo…………………………… Lui dagli occhi azzurri iniziò ad allontanarsi per aprire
il bagagliaio dell’ auto, ma una voce ferma e gentile lo richiamò. “Rukawa……non biasimarmi se ti sono stata ostile in passato…….ma non
potevo affidare la felicità del mio piccolo Hanamichi ad un
cliente qualsiasi………lui non mi ha mai detto niente, ma io sapevo tutto……..lo
leggevo dentro di lui…… – la donna rise sussurrando ancora – ….sai
che ti sei fatto veramente odiare da lui? Sei stato bravo…………Hanamichi
non è tipo da odiare facilmente……..e poi sei riuscito a farti
amare…………….e so che lo ami……………..sei venuto fin qui per non lasciarlo
solo……………………..lo hai salvato…………………………..ed hai salvato anche me…………ti
ringrazio sinceramente ……… ……...………………..lo meriti e lui merita te………………………siate
felici…………………………………………………… Kaede la guardò, affascinato dall’ affetto sconfinato di quella
donna per il suo Hanamichi. Come era entrato nel suo del resto. La donna attese quella promessa. Lui annuì con decisione, fermezza nelle sue iridi in tempesta. Lei sorrise, tese una mano.
Poi guardarono Hanamichi. Tre persone, tre animi. Promesse. A chi di essere felice, a chi di donare felicità, a chi di smettere semplicemente di fumare.
“Di cosa parlavate tu e Yukari……sembravate così in confidenza………mi rendi geloso volpe….lo sai?” Il ragazzo dai capelli neri sbuffò divertito. Stavano per salire in macchina. Sparì nell’ ingresso, velocemente. Rimasti soli, appoggiati alle portiere tiepide, Kaede e suo padre rimasero un attimo in silenzio. Poi leggero come il vento, ma udibile come il fruscio delle piante Kaede mormorò. “Dove lo vuoi portare?” L’ uomo non rispose.
Il suo orgoglio ed il suo amore, una volta tanto uniti, parlarono insieme. “Se ti fermerai davanti ad una casa famiglia sappi che con lui scenderò anch’ io” Non era una semplice ed infantile minaccia. E convinse quell’ uomo, ormai troppo stupito, che forse davvero qualcosa
era irreparabilmente cambiato. Ogni altra parola fu interrotta dal ritorno di Hanamichi. Un ultimo sguardo a quell’ edificio elegante e salì in macchina. Con una mano il ragazzo dai capelli rossi accarezzò il morbido
tessuto del rivestimento interno dell’ auto.
Improvvisamente il paesaggio mutò. Sentiva una calda speranza farsi strada e sconfiggere l’ ansia, ma
non voleva cedere ad inutili fantasie.
“Casa tua …….Kaede..perché?” Il ragazzo dai capelli d’ ebano si voltò per cercare risposta
a quella domanda negli occhi del padre. I due ragazzi lo seguirono. Il signor Rukawa si accomodò lentamente sul divano. Durante il tempo concessogli per arrivare dall’ agenzia alla propria
casa aveva riflettuto. Eppure il suo animo di padre non si era affatto perso in tutti quegli
anni trascorsi come uomo solo. Da giorni ormai non riusciva a togliersi dalla mente quello che era
successo. La loro reciproca freddezza ed indifferenza. I loro dialoghi tirati, stentati, difficili. Le loro parole pericolosamente costrette a scivolare in punta di piedi su terreni fangosi fatti d’ incertezza, di rifiuti pronti a far cadere rovinosamente a terra ogni proposito. Tutto era cambiato. Tornando da lui in cerca d’ aiuto suo figlio aveva aperto finalmente
la strada ad un rinnovato impegno. Per la prima volta dopo tanto tempo aveva assaporato la piena, dolce, consapevolezza di valere per quel suo figlio, di aver fatto finalmente qualcosa che lo aveva reso felice. Nell’ attimo in cui erano entrati in quell’ agenzia per veder arrestare quell’ uomo aveva sentito lo sguardo di suo figlio su di sé e per un lungo, immenso e piacevole attimo aveva provato, scioccamente, almeno per una volta, la gloriosa sensazione di un padre che agli occhi del figlio è come un eroe, che sconfigge i malvagi e salva i deboli in pericolo. Attimi dopo si era imbarazzato per quei pensieri, ma aveva ormai
chiaro, gioiosamente chiaro, di non aver lavorato per niente. Ora si trattava di prendere l’ ultima decisione. Forse la più importante. Attese giusto un attimo ancora poi sentì la porta e con un cenno e qualche parola chiese l’ attenzione dei due ragazzi.
L’ uomo fissò gli occhi decisi su di loro, facendoli scorrere dalle iridi in attesa di suo figlio, alle mani contratte del ragazzo dai capelli rossi, fino all’ aspettativa e alla tensione che poteva leggere nei movimenti trattenuti dei loro corpi. Sorrise, per spezzare quella tensione inutile. “Hanamichi……tua madre si trova ora alla clinica privata ******, ovviamente puoi andare a trovarla ogni volta che vorrai….non ti preoccupare, lì le presteranno le migliori cure………riusciranno a guarirla…..” Il ragazzo dai capelli rossi sorrise felice. Aveva riflettuto durante il loro piccolo viaggio, il vento di quel finestrino, che tanto gli era piaciuto perché obbediva diligentemente alle sue dita sul pulsante, gli aveva sussurrato molte proposte. Aveva deciso di trovarsi un altro lavoro, meno pericoloso, meno ambiguo,ora aveva Kaede al quale rendere conto, non era più un’ anima libera si era detto ridendo, poi avrebbe chiesto un po’ d’ ospitalità a Yohei ed al guntai, in seguito si sarebbe sistemato in qualche modo. Senza il pensiero preoccupante di sua madre si sarebbe potuto accontentare
di poco. Improvvisamente un pensiero lo attraversò. “Signor Rukawa, le prometto che troverò un altro lavoro, pagherò tutte le spese necessarie per mia madre, anche a costo di …….” L’ uomo lo interruppe, ridendo lievemente. “Ti ho detto di non preoccuparti Hanamichi…………..la clinica dove si trova tua madre fu fondata non molto tempo fa da me e dalla mia cara moglie ……..possiamo dire che io e lei ne siamo stati i fondatori……quindi ogni cura che io richiedo è per loro come un obbligo………anzi un piacere voglio sperare….quindi non temere, non dovrai pagare più nulla………” Incredulo il ragazzo dai capelli rossi non riuscì a trattenere
un sorriso dolcissimo. Si girò felice verso il suo Kaede, negli occhi uno sguardo che sembrava dire ‘non ci credo amore mio, non ci credo……non può essere tutto così bello…….’. Il ragazzo dai capelli neri non poté reprimere un lieve sorriso poi alzò lo sguardo incontrando gli occhi scuri di suo padre. Entrambi sapevano che c’ era ancora qualcosa di cui parlare, qualcosa di cui decidere. Pazientemente Kaede attese, accanto al suo compagno. L’ uomo si piegò dolcemente verso di loro, tenendo le mani
intrecciate davanti a sé. “Bene……veniamo alle condizioni adesso……..ovviamente camere separate………..vi concedo solo un giorno …….riprenderete la scuola dopodomani stesso e mi aspetto…….anzi esigo buoni risultati…………cercherò di non assentarmi troppo a lungo e mi raccomando fatemi trovare almeno le fondamenta quando torno ……dividetevi i lavori domestici e …..mi rivolgo a te Kaede…….la tua punizione è ancora valida ovviamente ……Hanamichi mi dirà se trasgredisci in mia assenza…capito? Tutto chiaro, ragazzi ?”
Loro non dissero niente, sembravano non aver affatto capito. Hanamichi si voltò per cercare una spiegazione negli occhi azzurri del suo amante, si guardarono e ci volle veramente poco perché entrambi comprendessero che cosa implicavano quelle parole. Il padre di Kaede li osservava divertito. Felice. Come non si sentiva da tempo.
Un inchino di puro ringraziamento, per una gentilezza così inaspettata che scaldava il cuore fino in fondo. L ‘incredibile possibilità di restare accanto al ragazzo che
amava ogni giorno della sua vita, per molto tempo. Non ebbe più il coraggio di rialzare la testa, né di
dire altro. A nulla valsero le parole del signor Rukawa. Contro quella spalla profumata il ragazzo dai capelli rossi si lasciò andare ancora un po’. Aveva sempre temuto, in un angolo del suo animo, di dover finire
in uno di quegli istituti orribili e grigi, lontano dai suoi amici,
dal suo amore. Non una domanda, una decisione. Ed ora…. …tutto un altro mondo si apriva davanti ai suoi occhi, porte meravigliosamente invitanti si spalancavano al suo passaggio. Aveva immaginato in un istante la loro vita insieme, i giorni che seguivano le notti, i loro allenamenti in quel piccolo campo privato, l’ intimità di quella casa che ormai lui aveva imparato a conoscere, la dolcezza di quella stanza che li avrebbe visti ancora insieme a parlarsi d’ amore senza neanche pronunciare una parola. Non aveva potuto sopportare tutta quella gioia, aveva lasciato cadere le proprie lacrime. Non erano state le prime versate in quella casa, ma sarebbero diventate presto le ultime. Fra quelle braccia, con quel futuro già scritto, sentì infine di poter essere completamente felice.
“Kaede, aiutalo a prendere le sue cose in macchina e poi mostragli la casa…………..anche se credo proprio che lui la conosca già meglio di me…” Hanamichi soffocò divertito una risata contro la camicia morbida
del suo compagno, senza sciogliere l’ abbraccio che li legava poi,
soli nel salotto, si baciarono a lungo, la testa reclinata, le labbra
offerte verso l’ alto come un sacrificio da immolare per l’ amore
di chi si tendeva per raggiungerle. Il padre di Kaede salì le scale diretto nella propria stanza per riposare, fece appena in tempo a sentire le ultime parole spezzate e ansanti. “Kae…….Kami…..se è un sogno non mi svegliare………….lasciami dormire in eterno……….accanto a te……….non posso crederci…..non posso crederci……….” “Credici Hana, perché mi è costato ben tre settimane di basket, ancora due da scontare……………..che tortura….” L’ uomo si allontanò ridendo. “Vedrai che saprò ripagarti per quello che hai fatto…………occuperemo piacevolmente il tempo che avresti dovuto dedicare a quella bella palla…..”un tono sensuale e leggero Kaede lo intrappolò fra le proprie braccia, senza via di fuga. “Ehi….non rubarmi le frasi….avrei dovuto dirtelo io ……minacciarti maliziosamente……….è il mio ruolo………”
“Certo, farò tutto quello che vorrai, tutto quello che posso e molto spesso anche l’ impossibile………ti amo……” “Allora perché siamo ancora qui in salotto? Smettila di farti baciare….devo trascinarti su………………” Risa.
Non sapeva se quella fosse stata la decisione migliore, sapeva solo
che dopo tanto tempo aveva visto di nuovo la felicità nello
sguardo di suo figlio e di riflesso ne aveva provata a sua volta. Lui come padre non sapeva che posizione prendere. Era un padre, non era uno sciocco. Si scostò dalla finestra. Sorrise di sé stesso. Era un semplice uomo che un tempo aveva creduto ciecamente nell’ amore ed ora voleva tornare a farlo, perché quel sentimento gli mancava dolorosamente. E poi avrebbe potuto rimediare al suo ruolo di padre da tempo abbandonato, avrebbe potuto rimediare pienamente. Ora aveva quasi due figli e non più uno. Rise di quell’ assurda situazione poi chiuse le tende per riposare. I giorni erano passati nel niente per la squadra ed il guntai. La palestra sembrava vuota ed insignificante, piena di sinistri rumori
soffusi, ma senza risate, né proclami, né azioni spettacolari. Non solo Hanamichi. Akagi osservò acriticamente come si era ridotta la sua squadra. Le fans di Rukawa avevano abbandonato la palestra gridando che sarebbero tornate solo dopo il loro asso, il guntai non aveva più nessuno da schernire amichevolmente ora che Hanamichi non c’ era più, il silenzio regnava, Ayako accanto a lui scarabocchiava la tabella dei punteggi tristemente. Akagi scosse la testa. Doveva fare qualcosa. Richiamò tutti. Li guardò per un lungo attimo poi sospirò. “E’ inutile continuare ad allenarsi in questo modo……….” I ragazzi di fronte a lui si lasciarono andare sul pavimento lucido del parquet, l’ ansia li aveva sfiancati, il sudore colava sulla loro pelle. Miyagi fu il primo a parlare. “Dove saranno finiti?” La domanda restò sospesa a lungo nell’ aria rarefatta, resa pesante dagli ansimi, ma nessuno rispose. Mitsui chiuse gli occhi passandosi una mano fra i capelli. “Capisco Hanamichi, ma Rukawa…………..lontano dal basket ……..non sono tranquillo…..deve essere successo qualcosa…….” Gli altri annuirono.
“La questione di Hanamichi è ancora aperta …….non sono riuscito a decidere………….a questo punto non vedo altra soluzione che tornare a parlare con lui ancora una volta………siete d’ accordo?” Un brusio di approvazione si sollevò coprendo il rumore lieve di alcuni passi. Improvvisamente alle spalle del capitano si affacciarono i ragazzi del guntai. Mito prese subito la parola. “Vi dispiace se vi accompagniamo? Da giorni ormai non sappiamo più niente di Hanamichi…..siamo preoccupati …..” Akagi annuì.
“Farò scontare a quei due tutto il tempo che stanno facendo
perdere alla squadra” In breve arrivarono tutti insieme di fronte al basso edificio elegante. Strisce gialle e nere bloccavano l’ accesso. Ayako e Akagi si guardarono. Sempre guardando verso l’ edificio la donna disse. “Eh sapeste…….dicono che il proprietario sia stato arrestato ……aveva qualcosa a che fare con….come si dice……..oh si ……… un giro di prostituzione e voleva trasformare l’ agenzia in una casa d’ appuntamenti…………dico io…..questo è un quartiere rispettabile……………..l’ altra mattina sono arrivate le volanti ed una macchina lussuosa ………ne sono scesi un uomo molto elegante, forse un capo della polizia ed un bel giovanotto ………...sono entrati poi ho visto portare via il proprietario in manette………………….c’ è stata una gran confusione adesso sono andati tutti via…….chi da una parte…………….chi dall’ altra…………………” Ayako cercò disperata lo sguardo dei suoi compagni. La bella manager ringraziò l’ anziana signora, ancora impegnata a ricordare che ai suoi tempi tutte quelle cose non succedevano e si allontanò con il gruppo. Fermi sul ciglio della strada non sapevano cosa fare. All’ agenzia non era rimasto nessuno, dalla polizia non avrebbero tratto alcuna informazione utile, non sapevano a chi chiedere, si trovavano in un vicolo cieco. Mito strinse i pugni lungo il corpo. Ma come potevano ? Non sapevano a chi chiedere.
…improvvisamente un nome attraversò la sua mente…….
Yohei si girò verso Akagi suggerendogli che forse il numero undici dello Shohoku poteva sapere qualcosa. In un attimo i ricordi di quel giorno in cui erano andati a trovare
il ragazzo dai capelli rossi tornarono alla mente della squadra. Poteva essere vero. Ayako li informò che l’ indirizzo rappresentava un problema, che nessuno di loro sapeva dove abitava il ragazzo moro, che anche a tornare a scuola e richiederlo avrebbero impiegato troppo tempo. Akagi sospirò. “Aspettiamo fino a domani, se li incontriamo a scuola chiariremo
con loro altrimenti domani pomeriggio ci ritroveremo per andare a
casa di Rukawa, siamo d’ accordo?” Hanamichi si passò le mani colme di acqua fredda sul viso. Quel giorno era quasi volato, il suo Kaede lo aveva aiutato a sistemarsi
nella stanza degli ospiti, quella stanza dal piccolo letto bianco. Il padre del ragazzo dai capelli neri era già andato a riposare, aveva detto loro che la mattina seguente sarebbe dovuto tornare a Tokyo… “Ho tralasciato i miei affari anche troppo a lungo…….finirò per diventare povero….”aveva scherzato, poi era salito di sopra augurando loro la buonanotte Il ragazzo dai capelli color del fuoco aveva atteso a svegliare il
suo volpino addormentato, erano stati rari fra di loro i momenti in
cui era lui ad osservare il compagno rapito dal sonno nell’ intimità
della ormai loro casa. Ripensò velocemente a tutto quello che era successo. Non sapeva proprio come avrebbe mai potuto ringraziare quel ragazzo che dormiva profondamente sul suo grembo. Anche cercandole non le avrebbe trovato le parole, i pensieri. Poteva solo amarlo. Sorrise, a nessuno in particolare, sorrise e basta. Poi si chinò delicatamente in avanti, sfiorò con i propri capelli le labbra morbide di Kaede, le lusingò un attimo e le baciò, con le proprie. Insistendo con attenzione Hanamichi riuscì a svegliarlo, sorridendo dei suoi mugolii di protesta, delle sue braccia che si alzavano a cingerlo per non permettergli di allontanarsi. Si lasciarono al trasporto del loro amore un altro po’ poi salirono al piano di sopra. Kaede lo accompagnò alla sua porta. Sulla porta si scambiarono pochi altri sussurri e qualche carezza. “Dai….tanto sta dormendo……………….vieni di là con me……” “Non tentarmi……..non voglio farmi buttare fuori di casa …….sto troppo bene qui………..”rispose Hanamichi “……nh….”acconsentì Kaede Si guardarono ancora un po’. “Questa è la prima volta che dormo da solo nella tua casa……..” “Spero sia l’ ultima………..le prossime le passerai con me……te lo assicuro…………” “E’ che …non so se riuscirò a dormire ………..sono troppo……felice……non pensavo che tutto si potesse aggiustare così ……..Kami….come potrò mai ringraziare te e tuo padre……………….come?” Kaede sollevò quel viso che si era chinato impotente e lo baciò. “Tu non lo sai, ma hai fatto già tanto per noi……………………non sai che sono anni che io e mio padre quasi non ci parliamo…………tu hai dato a lui la possibilità di tornare ad essere il padre che ricordavo………la possibilità di tornare a fare parte l’ uno della vita dell’ altro………….lui ti è grato, lo so……ma non vantartene troppo….capito tensai? Non te lo ripeterò spesso che sei stato importante per noi………………………” Hanamichi sgranò gli occhi nocciola, chiudendoli per non piangere
ancora una volta, avvolse le braccia intorno al collo del suo amante
e si perse attimi meravigliosi in quell’ abbraccio. Lo baciò su un tempia poi gli mormorò. “Kae…..” “Nh?” “Vorrei……….vorrei …ah ……come dire………” Kaede lo osservò mentre lo vedeva parlare imbarazzato e velare di rosso la propria pelle. “Cosa?” “Vorrei avere un tuo …………cuscino …stanotte………..me lo daresti?” Il ragazzo dagli occhi azzurri sorrise insieme alle proprie iridi divertite. “Certo …vieni a prenderlo……….” “No……portamelo ………..non voglio entrare di nuovo nella tua tana……………rischio di non uscirne …………….” Kaede sorrise e lo accontentò. Si rubarono un ultimo bacio a vicenda e rientrarono entrambi nelle proprie camere. Mattino.
Quella mattina aveva voglia di amarlo un po’ il ragazzo innocente
che aveva accanto. Senza lasciarlo sussurrò di fronte alle sue scuse che erano ormai soli in casa, che suo padre era andato via, che potevano fare tutto il rumore che volevano, che lui lo avrebbe ‘costretto’ a fare tutto il rumore che voleva per eccitare entrambi. Nudo sotto di lui Hanamichi si lasciò fra le sue mani che, delicatamente lo scaldarono, accendendolo di una passione intensa e desiderata, lo lusingavano, lo toccavano sensualmente, lo preparavano per poi aprirlo e lasciarlo alle spinte sempre più forti del corpo di Kaede. Gridando di piacere, raggiungendo vette alte, sempre più alte e dolci, fino a toccare il cielo stesso, in uno sciogliersi sincronico e piacevolissimo. Amore, due corpi per formare un’ unica anima. Il pomeriggio arrivò su note più lente e tranquille. Ma un suono insistente costrinse il ragazzo dai capelli rossi ad
alzarsi dal divano.
Sia per chi aveva aperto che per chi si era fatto aprire. Con occhi sgranati Hanamichi fissava i suoi compagni di squadra e
quegli sguardi a loro volta stupiti. Non sentendo alcun suono Kaede si affacciò. “Chi è alla porta, Hana?” Il ragazzo moro incontrò gli sguardi sconvolti dei propri
compagni. “Entrate, non aspettavamo visite…….”
Akagi si risolse a prendere la parola. “Noi siamo qui perché …..perché…” Fu provvidenzialmente interrotto. “Kami sama Hana… sei sparito da più di una settimana…..”gridò furioso Yohei Hanamichi sorrise, come a scusarsi. “Mi dispiace io …….ho dovuto risolvere dei problemi…..” Ayako prese parola a sua volta. “Siamo stati all’ agenzia, volevamo sapere come stavi……..ma abbiamo trovato tutto chiuso, la polizia…….ci siamo spaventati…..poi Rukawa era sparito insieme a te, da qualche giorno non sapevamo niente né di te né di lui ……………..” “Insomma ……….cavolo Hana potevi avvertire………..”mormorò finalmente sollevato Miyagi “Spiegaci cosa è successo…..”domandò cortesemente Kogure Con qualche mezza parola Hanamichi raccontò di quel lavoro lungo quattro giorni, del semplice fatto che all’ agenzia avevano continuamente bisogno di lui e qualche altro particolare. Innocentemente Mitsui si guardò intorno, sentiva gli altri
parlare, ma era contento solo per aver potuto vedere che i loro compagni
stavano bene…… “Hanamichi perché poi ci hai aperto tu la porta?” Ayako si coprì il viso con le mani, ridendo. Gli attimi scivolavano languidi.
Gli occhi di tutti attenti, in attesa di spiegazioni. Dopo qualche attimo si udì la voce bassa e calma del ragazzo dai capelli rossi. “Ecco………….diciamo che ……………….all’ agenzia le cose iniziavano a mettersi male………..non sapevo più cosa fare…non potevo andarmene, ero in trappola………” Fu ancora una volta interrotto. “Un’ anziana signora ci ha parlato dell’ arresto del tuo datore di lavoro ………….ha detto che era invischiato nel giro della prostituzione………….”disse Miyagi Hanamichi si morse le labbra, a disagio. Temeva le loro accuse, la loro discriminazione. Yohei lo capì.
“Si. …..quell’ uomo è stato arrestato …….finalmente ero libero……” “Che fortuna ……….allora la polizia c’ è quando serve……….” Il ragazzo dagli occhi caldi scosse la testa ridendo tristemente.
“Rukawa” I ragazzi, sconcertati, rimasero immobili.
Stanco di quelle spiegazioni inutili Kaede parlò. “Capitate a proposito……….ora Hanamichi non lavora più………” Quell’ unica frase lasciava intendere molto. “E’ vero….ora che Hana non lavora potete riprenderlo in squadra………giusto?Non avete più motivo di tenerlo lontano….” Ayako assentì. Un attimo dopo Akagi si trovò ogni sguardo puntato addosso. “Ma certo…..non c’ è nemmeno bisogno di chiedermelo…….”replicò duro senza lasciarsi sopraffare dall’ imbarazzo Miyagi esultò. Kogure intervenne. Il silenzio tornò a dominare sui troppo facili entusiasmi.
Akagi annuì, imbarazzato. “Sapevo che le cose si sarebbero aggiustate, non hai fatto altro che proclamare tutto l’ anno che eri un tensai……pensavo avresti trovato presto una soluzione……..” L’ intera squadra rise, sollevata. I ragazzi esultarono, ammirando il loro capitano, sorridendo al loro compagno dagli occhi nocciola. Incredulo Hanamichi si strinse affettuosamente al suo amante, abbracciandolo
gioioso. Poi, imbarazzato per il silenzio che era sceso fra i presenti, Sakuragi si era alzato per ringraziare allo stesso modo Yohei e tutto il suo guntai. Felice per lui e per sé stesso ovviamente, Kaede lo osservò senza dire niente, dimentico degli sguardi attenti dei suoi compagni. Mito si lasciò confortare dall’ abbraccio del suo migliore
amico. Mitsui si alzò, teneramente corrucciato si risolse a chiedere scusa al proprio compagno dai capelli rossi, spinto dalle mani divertite di Kogure. Si attardarono a parlare, sostenendo le occhiate maliziose della bella manager e le frasi scherzose del guntai. “Allora se ti vogliamo dobbiamo cercarti qui…….per quanto ancora?”domandò sorridendo Yohei Hanamichi si girò a guardare un attimo Kaede, un’ espressione amorevole sul bel viso abbronzato. “Tanto…. tantissimo……………………. per sempre vorrei sperare”mormorò a lui e ad Ayako Infine si salutarono, dandosi appuntamento al giorno successivo, in palestra.
Alcuni giorni di totale, piena felicità.
Poi la porta si era chiusa. “Fortunatamente non devi più lavorare…………non potrai incontrare più cliente come Shimori o Sendoh che vengono a suonare alla mia porta……” “Kyoshi-san non è mai stato mio cliente” “Beh sarebbe potuto esserlo….se io non lo avessi ‘gentilmente’ sconsigliato” Hanamichi rise poi si avvicinò, strusciandosi su di lui, per confessargli una cosa. “Non gioire volpe….ci aspetta a breve un'altra visita………proprio Shimori……….e sarà Yohei a portarlo qui……” “Mito?”domandò stupito Kaede Hanamichi annuì felice. “Si…lo ha incontrato vicino alla mia agenzia ……..voleva sapere come stavo…non mi hai più portato a nessun ricevimento……e lì ha incontrato Yohei….sono felicissimo per lui………stanno bene insieme……...ora si stanno conoscendo……sai cosa si sono detti?” Kaede scosse la testa, incoraggiandolo a parlare. Hanamichi si scostò ed assunse un’ aria teatrale. “Kyoshi-san lo ha seguito per qualche giorno……poi lo ha fermato mormorandogli che lo avrebbe voluto frequentare…….Yohei si è girato dicendogli ….. – e qui il ragazzo dai capelli rossi assunse uno sguardo fintamente minaccioso –……… ‘Io non sono il ripiego di nessuno, tanto meno di Hana’ ……………………..” Kaede rise, se lo era aspettato dal migliore amico del suo amante. Alzandosi in piedi Hanamichi continuò il suo racconto. “Ed allora Shimori gli si è avvicinato, sussurrandogli ‘Oh lo so, non temere, mi piaci veramente, mi piace la forza che hai dentro e che nascondi a parole, ma che il tuo sguardo tradisce’ ….immagina la faccia di Yohei …..queste frasi galanti non le aveva mai sentite prima…rivolte a lui poi…….è arrossito e Kyoshi-san ne ha approfittato………………..e…..” Hanamichi si avvicinò lentamente alle labbra di Kaede e lo baciò. Kaede comprese. “Lo ha baciato, vero?” “Oh si, Yohei non possiede una volpe gelosa che ferma simili gesti d’ affetto” “Simili gesti d’ affetto, se ti riguardano, la volpe gelosa li vuole solo per sé”rispose con uno sguardo furbo Kaede “E fa bene visto quanto mi ha pagato”mormorò suadente Hanamichi Kaede lo ghermì per baciarlo con passione, trascinandolo sul divano, immobilizzandolo. “Si, mi sei costato un sacco di soldi, un po’ d’ orgoglio, un viaggio a Tokyo a mie spese, tre settimane di basket ed uno schiaffo…fai un po’ te…” “Uno schiaffo?!” Kaede lo fermò prima che indagasse troppo.
Tempo. E Hanamichi lo sentì quel momento. Non c’era più niente da dimostrare né a sé né al mondo……..perché si sa……..l’ amore non ha poi bisogno di bandiere………. Sorridendo Hanamichi si vestì, Kaede decise di accompagnarlo, il ragazzo dai capelli rossi sorrideva, misteriosamente intenzionato a non dirgli dove lo avrebbe portato. Kaede gli rubò uno sfiorare di labbra e scesero in strada. L’ alba era da poco passata. Non c’ era nebbia, l’ aria pulita li accolse mentre camminavano fianco a fianco. Kaede era accanto a lui, una palla arancione sotto il braccio. Hanamichi gli sorrise dolcissimamente. “E’ oggi vero? Finalmente finisce la tua tortura……..” Kaede annuì semplicemente. Un altro po’ di silenzio. “Dimmi almeno cosa andiamo a fare….” Hanamichi rise, veramente divertito. Gli fece un occhiolino malizioso. “Vado a far mantenere una vecchia promessa……..spero proprio che lei sia pronta ……………………”
Fine
*** Incredulità. Sia per chi aveva aperto che per chi si era fatto aprire. Con occhi sgranati Hanamichi fissava i suoi compagni di squadra e
quegli sguardi a loro volta stupiti. Tutti si fissavano, fissando tutti.
Un bacio allora,
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