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Pr

Parte XXIII - Il capitolo della felicità -

di Mel

 

La porta si richiuse e l’ uomo rimase finalmente solo con i propri pensieri.

Doveva calmare le proprie sensazioni, sentiva un turbinare immenso dentro di sé.
Le parole di suo figlio lo avevano sconvolto.

Sentirlo confidarsi, cercare aiuto, implorare quasi.
Per chi mai aveva visto Kaede comportarsi così?

Nessuno.
Nessuno.
Mai.

Ed ora invece……
Pensò a quel ragazzo dai capelli rossi.
Il giovane Pr.
Lo aveva spesso osservato in compagnia di suo figlio, poi li vedeva sparire insieme, non avrebbe mai potuto immaginare che…..

Ricordava fin dall’ inizio di aver letto maturità negli occhi di quel ragazzo dai capelli rossi, ora sapeva a cosa era dovuta…..
Un' innocenza strappata, da suo figlio, da suo figlio, non poteva fingere che niente fosse successo, ne andava dell' onore di un padre, di un uomo che non aveva conquistato mai alcuna cosa con la violenza.

Lo aveva colpito con forza.
Una cosa che non succedeva più da così tanto tempo.
Rifletté ancora.

Ora capiva il motivo per il quale quella sera suo figlio era corso su quella terrazza gettando sul tavolo il proprio bicchiere.


Amore.
Amore aveva detto.
No.
Non lo aveva semplicemente detto.
Lo aveva gridato.
Lo aveva gridato a lui.
Come a sfidarlo.
Come a dirgli…….
…. ‘Tu che mi hai sempre detto di aver amato mia madre dovresti sapere cos’è l’ amore vero, quello che io provo ora ’…..

Cosa doveva fare?

Ragionò razionalmente.
La situazione di quel ragazzo dai capelli rossi era grave.
Le intenzioni di quell’ uomo erano palesi.
Dovevano muoversi in fretta.
Occuparsi anche di quella donna e della madre.
Ricordava la giovane donna dagli occhi azzurri.
Elegante, fiera, immensamente triste.
Come conscia che il suo destino non sarebbe mai migliorato.

Voleva aiutarli.
Voleva aiutare quel ragazzo dai capelli rossi.
Non aveva mentito per mandare via suo figlio.
Doveva tanto a quell’ accompagnatore.
Tantissimo.

Il prezzo immenso di aver potuto riprendere un dialogo spezzato e difficile con suo figlio.

Nessun altro era riuscito a dargli questa possibilità.
E lui l’ aveva usata.

Troppo a lungo torturato dai rimorsi per le occasioni perse che forse non c’ erano mai state veramente.

Aveva potuto riprendere il controllo di un qualcosa d’ importante che da anni gli era sfuggito dalle mani.
Aveva usato autorità, era vero, ma era pur sempre un padre e quello che suo figlio aveva fatto era grave.

Violenza.
Minacce.


Prima di accorgersi che era amore.

L’ uomo rise.
Indubbiamente suo figlio aveva preso da lui nei sentimenti.
Il confonderli era sempre stato uno dei suoi difetti.

Ma ora si chiese se sarebbe veramente riuscito ad ammettere di vedere Kaede amare un altro ragazzo.
Aveva tralasciato il problema, eppure…..

Certo non ne era felice.
Eppure non riusciva a liberarsi dallo stupore di averlo visto difendere quella relazione con tutto quel sentimento.

Lasciò da parte quel pensiero, ora era necessario agire.

Comunicò alla segretaria la sua improvvisa irreperibilità e sollevò il telefono per fare un paio di chiamate.
Gli occhiali sul viso, lo sguardo di ghiaccio di chi avrebbe schiacciato il proprio avversario.

Era a casa.
Con un sorriso trovò il proprio Pr ancora avvolto nelle lenzuola.
Il viso quasi del tutto coperto e affondato nel cuscino.
Kaede rise.

Si avvicinò, sedendosi sulla sponda del letto.
Non lo voleva svegliare.
Se lo avesse fatto lo avrebbe dovuto mandare via, così come suo padre gli aveva ordinato.

Si stese accanto a lui, sopra le lenzuola e lo strinse a sé.
Respirando il suo profumo dolcissimo, accarezzando la sua testa con una guancia.

Il tempo passò troppo veloce e le insistenti carezze infine svegliarono il giovane Pr.

Il volto sereno del suo amante fu quello che vide per primo.
E si sentì felice.
Come mai prima d’ ora.

Si lasciò baciare e lo baciò.
Si accarezzarono, Kaede lo fece stendere prono e risvegliò la pelle dorata della sua schiena con un miliardo di piccoli baci.

“Kae…..mmh……cosa vuoi fare?”

“Confessarti un segreto….”

“Un segreto?”

“Si, una cosa che non ti ho mai detto”

Hanamichi si lasciò accarezzare sulle scapole da quelle mani morbide che ben presto scesero sotto il lenzuolo a cercargli i fianchi.

Kaede si stese su di lui, tenendolo fermo, scivolandogli sul corpo fino a raggiungere l’ orecchio.
Sinuosamente vi lasciò scivolare dentro la propria voce.

“Ti ricordi la scommessa che ti strappai al club di biliardo?”

Il ragazzo dai capelli rossi annuì contro i cuscini, inebriato dai lunghi brividi che il respiro dell’ amante gli lasciava provare sulla pelle sensibile.
Ricordava quel giorno, la notte in cui si era dovuto spogliare per lui.

“Beh diciamo che ti ho …ingannato….non avevo mai giocato …ed è vero……ma da piccolo spesso guardavo mio padre farlo……….”

Pronunciate quelle parole Kaede rafforzò la presa sul corpo sotto di sé.
Non aveva voglia di farsi trascinare in una rissa.
Lentamente sentì quella schiena sussultare ad intervalli regolari.
Temé di aver tradito la sua fiducia, pensò di averlo ferito.


Hanamichi scoppiò a ridere, strappando un sorriso di sollievo anche al suo compagno.

“Me lo immaginavo……non ti sei mai accontentato di lasciarti alla sorte………….”

Il ragazzo dai capelli rossi approfittò della sua distrazione e si girò di scatto, guardandolo, fingendosi mortalmente offeso.

Kaede tentò di farsi perdonare.
“Non ho l’ abitudine di lasciare nelle mani del cieco caso le mie cose di valore……..”

“Ho valore per te?”chiese lui dagli occhi nocciola con una luce dolce nello sguardo

In risposta il suo cliente preferito lo baciò, mormorandogli un si nella bocca.
Hanamichi rise poi, tirandogli un cuscino, lottò divertito per vestirsi ed andare via.

Kaede rimase solo, ma si fidava delle parole di suo padre e dell’ amore di Hanamichi.
Avrebbe atteso, sorridendo.


Yukari accolse preoccupata il ragazzo dai capelli rossi.
Parlarono brevemente.
Il signor Riyoo continuava a fare pressioni, l’ aveva chiamata nell’ ufficio per cercare di convincerla che quella sarebbe stata la soluzione migliore sia per lei che per il giovane Pr.
Hanamichi sbatté nuovamente un pugno contro il muro.
La situazione sembrava diventare ogni istante più precaria, il sottile filo che teneva tese le loro vite sembrava allungarsi sempre di più, sempre più velocemente, entro breve si sarebbe spezzato.
L’ ansia e l’ angoscia cominciavano a spiraleggiargli lente nell’ anima, come serpenti velenosi ed agguerriti.
Tentando di calmarsi ripensò alle parole del suo amante mentre si lasciavano sulla soglia di casa, poco prima.

*********
“Devi andare ora, vero?”

“Si”

Un bacio.
Un saluto.

“Non temere, fidati di me, tutto si risolverà presto”

“Chiamami, ti prego”

“Si, fidati di me, ricordalo”

“Ti amo”

“Ti amo”


*********

Sentì il cuore rallentare i suoi battiti, domarsi.
Una nuova speranza gli si dipinse nell’ anima.
Si fidava di quelle parole, di quelle promesse.
Kaede non mentiva, non mentiva mai.


Rassicurò Yukari con un sorriso, lei lo guardò, lesse rinnovata determinazione in quello sguardo ed un sentimento che lei stessa tempo fa aveva conosciuto così da vicino.
Sorridendo lo accompagnò fino alle sue stanze.


Nel primo pomeriggio qualcuno bussò alla porta.
Yukari.
Un altro foglietto in mano.
Un cliente.
Hanamichi cercò di leggerle negli occhi.
Lei li riempì di dolcezza e mormorò.

“Il signor Rukawa, ore 17, Palace Hotel *****, stanza 429”

Hanamichi sorrise sollevato.
Kaede.
Era il suo Kaede.


Si preparò con cura.
Voleva essere elegante per lui.
Soltanto si chiese per quale motivo l’ appuntamento non era stato fissato a casa.


Il Palace Hotel ***** si ergeva nelle proprie magnifiche decorazioni.
Il giallo splendente del dorato, l’ ocra sobrio, il bianco fine.
Il sole ancora non era calato e lui dai capelli rossi entrò, rifrangendo in piccoli scintillii gli ultimi raggi che lo investirono, prima di sparire nell’ enorme atrio di vetro.

Nervosamente Hanamichi si sistemò la rosa bianca sul petto una volta solo in ascensore.
Non capiva il perché di quell’ incontro in una stanza d’ hotel.
A lui piaceva l’ intimità della casa.
Il conforto che la, ormai, loro appartata stanza da letto offriva nella sua riparata penombra.
Non capiva quel cambiamento.
Si sentiva inquieto.


Davanti alla porta 429 il Pr prese fiato.
Bussò incerto, una volta.
Dopo pochi attimi la porta si aprì.

Un uomo, alto, i capelli neri, lo sguardo scuro e gelido, gli abiti eleganti.
Hanamichi sentì il proprio cuore fermarsi.
Era stato ingannato.
Non aveva dovuto fidarsi.
Qualcun’ altro lo aveva richiesto usando il nome di Rukawa.
Forse il suo stesso datore lo aveva ingannato per………..
No.
No.
NO:
Non voleva.
Kaede.
Dov’ era Kaede?

Indietreggiò di un passo.
Sarebbe fuggito.

L’ uomo allungò velocemente una mano.
E la tenne tesa per presentarsi.

“Rukawa, ti ricordi di me?”chiese l’ uomo


Hanamichi lo guardò confuso, ancora spaventato.
Gli occhi nocciola che fissavano il cliente che avevano davanti, veloci ed ansiosi.

Rukawa?
Perché quell’ uomo aveva lo stesso cognome di Kaede?

L’ uomo sorrise del suo imbarazzo e del suo timore, ritirò la mano e disse.


“Sono il padre di Kaede”

Hanamichi rimase sorpreso.
Si.
Ricordava le prime volte, i ricevimenti, il padre del suo amante.
Si.
Lo aveva visto qualche volta.
Non lo aveva riconosciuto.


Si inchinò rispettosamente per salutarlo e scusarsi della propria maleducazione.
L’ uomo sorrise gentilmente e scostandosi lo invitò ad entrare.

Hanamichi si accomodò, le tende tirate, la poca luce lasciava scorgere due poltrone.
L’ uomo si sedé invitandolo a fare altrettanto.

Hanamichi annuì.
Non capiva.
Cosa mai poteva volere da lui il signor Rukawa?

Attese, in silenzio.

Improvvisamente l’ uomo si alzò.
Si inchinò rispettosamente davanti a lui.
Un inchino perfettamente giapponese, le mani lungo i fianchi, la testa bassa.

Con il viso ancora chino l’ uomo disse.

“Ti prego di accettare le mie scuse più profonde a nome di mio figlio”


Hanamichi lo guardò stupito.
Scuse?
A nome di Kaede?


L’ uomo si rialzò.
Gli occhi fieri fissi in quelli del giovane ragazzo.


“So tutto quello che è successo………..questa mattina Kaede, mio figlio, è venuto da me……………mi ha pregato di aiutarti………….mi ha raccontato la tua storia e tutto quello che lui ti ha fatto…………………………”


Hanamichi perse il respiro.
Cosa significava?

Kaede era andato a chiedere aiuto a suo padre ed aveva raccontato la loro storia?
Tutto……….quell’ uomo aveva detto …….. ‘tutto quello che lui ti ha fatto’………………….non era possibile.

NON ERA POSSIBILE.

Hanamichi si lasciò andare contro lo schienale morbido della poltrona.
La testa sembrava potergli scoppiare.
Non capiva.


Ripensò alle parole del suo amante.

‘Fidati di me……….so cosa fare………..ne usciremo………..’

Era a quello che si riferiva.
Era arrivato a chiedere aiuto al proprio padre.

Scioccato da quel gesto il Pr si passò una mano sugli occhi mormorando affranto.
“Kaede………”

Improvvisamente tutta la consapevolezza ed il peso di quella rinuncia fatta dal ragazzo che lo amava lo investirono, ghiacciandogli la pelle e fermandogli il cuore.

Kaede.


Per lui aveva rinunciato al proprio orgoglio.

Una cosa che nessun altro aveva mai fatto per lui.

La voce atona dell’ uomo interruppe i suoi pensieri.

“Lui non ti aveva detto niente?”

Hanamichi scosse la testa con dolente lentezza.
“No, lui diceva solo che ….saremmo riusciti ad uscirne……….che dovevo fidarmi ………..di lui”

“Capisco”

D’ improvviso il giovane accompagnatore si alzò in piedi di scatto, conscio che se Kaede aveva raccontato tutta la verità quell’ uomo sapeva anche delle loro notti.
Temé per lui.


“Kaede non ha tutte le colpe……..non mi ha costretto a niente che non mi aspettassi………….è sempre stato gentile verso di me……….”

Con un gesto secco della mano l’ uomo lo fermò.

“Non importa…….conosco ormai la verità…………….Kaede è già stato punito per le sue azioni sconsiderate………….ti ho chiamato qui per discutere di un’ altra questione………………”


“Punito?”ripeté Hanamichi incredulo


Il signor Rukawa lo guardò con un lampo comprensivo negli occhi, ma ignorò le domande silenziosamente preoccupate che vagavano in quegli occhi dorati.
Si sedé con calma, posandosi le mani sulle ginocchia.

“Allora……..vorrei che tu mi parlassi dei tuoi problemi……….”

“I miei problemi?”

“Si, so che la tua è una situazione piuttosto difficile, parlamene, vedremo insieme cosa fare”


Hanamichi fissò in silenzio quell’ uomo.

Padre e figlio.
Si somigliavano così tanto.
Sia nelle frasi pronunciate con gelido distacco che in quei sussurri gentili.

Il suo Kaede.
Il suo Kaede aveva fatto tutto quello per lui.

Uccidere il proprio orgoglio, chiedere aiuto, raccontare la verità, parlare delle proprie mancanze e farsi punire.

Kami, quanto sentiva di amarlo.
Nessuno, mai, aveva fatto una cosa simile per lui.
Nessuno.
Ma avrebbe aspettato di essere solo per piangere di felicità.
Ora doveva lottare.


Anche se continuare a lottare significava continuare a soffrire, a ricordare ogni istante il passato.
Ma non si sarebbe lasciato andare.


Alzò lo sguardo con determinazione.
Non avrebbe sprecato l’ opportunità così difficilmente conquistata dal suo amante.
Avrebbe finalmente salvato sé, sua madre e Yukari.


A voce bassa iniziò a narrare brevemente gli aspetti più importanti e dolorosi di tutta la sua vita…..dalla morte di suo padre alla malattia di sua madre, all’ incontro con il signor Riyoo, alle sue minacce e richieste.

Con semplicità e chiarezza.

L’ uomo lo ascoltò con rispetto, ammirando profondamente il suo coraggio e la sua forza.
Sorridendone capì le ragioni per le quali Kaede si era innamorato di lui.
Fierezza, determinazione e sincerità.

Qualità rare, perfettamente amalgamate in quel ragazzo dal sorriso innocente e radioso.


Lasciando da parte quei pensieri da padre si concentrò sulla soluzione da trovare.

Ansimando lievemente per il lungo racconto Hanamichi rimase finalmente in silenzio.
Attese le parole esperte di quell’ uomo.

Il padre di Kaede si alzò, invitando il giovane Pr ad uscire insieme a lui dalla stanza, camminando con adulta lentezza per il corridoio l’ uomo si fermò davanti ad una porta poco distante, il soffice tappeto damascato aveva attutito perfettamente i loro passi.

Con un leggero bussare il signor Rukawa si fece aprire.

Due uomini attendevano nella stanza, Rukawa entrò facendo cenno al ragazzo di seguirlo.

Hanamichi fu fatto accomodare davanti a loro.

“Questi due signori sono agenti della polizia, vorrei che per prima cosa tu raccontassi loro nei minimi particolari i lavori che svolgevi per il tuo datore, le sue richieste e la sua ultima pretesa nei tuoi riguardi, parla loro anche di quella giovane accompagnatrice …………sono certo che il tuo principale non potrà sfuggire ad una condanna per sfruttamento di minore, abuso di potere e prostituzione………dico bene tenente Muraoki?”

“Dobbiamo accertare con precisione i fatti ed individuare i testimoni, comunque teniamo sempre d’ occhio società emergenti come queste, il confine tra legalità e illegalità è molto sottile in certi ambienti………….comunque lei ha ragione signor Rukawa………quell’ uomo ha le ore contate”

Hanamichi sorrise timidamente.
Sentiva che ce l’ avrebbero fatta.
Finalmente sarebbe stato libero.


Libero.


“Allora ragazzo, come ti chiami?”

“Hanamichi Sakuragi”

“Bene, parlaci del tuo lavoro”

…………..

…..

..


La sera arrivò velocemente.

La porta di casa si aprì.
Kaede si affacciò dal salotto.

L’ alta figura di suo padre si stagliò nell’ ingresso.

Kaede non disse nulla.
L’ uomo salì al piano superiore per rinfrescarsi, entrando nella propria stanza trovò accuratamente riposti in un angolo, contro un armadio di lucido mogano, tre palloni da basket, una fascetta nera, la divisa della squadra e la tuta del liceo.

L’ uomo sorrise poi scese velocemente.


L’ atmosfera era incerta, cenarono in silenzio.
Ma non era un silenzio irrimediabile, non più.
Non pesava soffocando come cemento, non più

Il signor Rukawa appoggiò la forchetta nel piatto.

“Ho visto che hai portato delle cose nella mia stanza……”

“E’ meglio che le tenga tu”

Suo padre rise lievemente.

“Hai rispettato la tua parola……..ed anch’ io ho rispettato la mia”

Kaede alzò uno sguardo, in cerca di ulteriori spiegazioni.

“Ho informato la polizia della situazione …………il tenente Muraoki si sta occupando dei testimoni e delle prove, in pochi giorni avranno pronto il mandato per far scattare l’ arresto………fino ad allora nessuno dovrà sospettare niente ……………intesi?”

“E Hanamichi?”

“Il Pr?”

“Si……..cosa devo dirgli?”

“Niente…….mi occuperò di trovare una sistemazione per sua madre in una clinica specializzata ………..appena sarà tutto pronto te lo farò sapere”

“Grazie”

E suo padre non ne poté essere certo, ma dietro quella frangia, che scese come una nube notturna a velare l’ espressione di quel viso, si potevano scorgere i lineamenti perfetti di suo figlio atteggiati in un lieve e dolce sorriso.

Il silenzio tra loro stava lentamente trasformandosi per divenire quiete.

Quei pochi altri giorni furono pieni di preparativi.
Il signor Rukawa viaggiava continuamente dalla capitale alla propria abitazione, per curare lo svolgersi perfetto delle operazioni.

Sempre presente accanto a lui suo figlio osservava in silenzio le sue azioni, ascoltava le sue telefonate, gli incontri con gli inquirenti ed il proprietario della clinica, le informazioni che il tenente Muraoka gli forniva costantemente.

Con uno sguardo esausto l’ uomo chiese al figlio di pazientare ancora, solo la calma avrebbe potuto permettere la piena riuscita del loro operato.
Comprensivamente Kaede annuì, si sentiva nervoso, in quei giorni non era riuscito a richiedere Hanamichi e non poteva nemmeno pensare di allenarsi nel suo campetto per ritrovare la tranquillità………..non era passata nemmeno mezza settimana dall’ inizio della sua punizione.

A scuola frequentava esclusivamente le lezioni, aveva presentato la propria domanda di abbandono temporaneo alla squadra.
Nessuno aveva chiesto niente, lui non aveva dovuto mentire.
Hanamichi non veniva a scuola dal giorno in cui lui era andato a Tokyo a chiedere aiuto a suo padre.

Era preoccupato, aveva fiducia in lui e nei suoi sentimenti, ma temeva ugualmente che potesse succedere qualcosa.

Si lasciò andare sul divano.

Doveva calmarsi, sarebbe andato tutto bene.
Aveva osservato con i propri occhi la grande serietà che suo padre aveva usato nel mantenere quella promessa.
Non aveva sempre avuto fiducia nel suo aiuto.
Non si aspettava quella disponibilità né aveva mai creduto possibile tutto quell’ interesse.

Si strinse un ginocchio vicino al petto, riflettendo.

Cosa sarebbe successo una volta risolti i problemi di Hanamichi?

Sua madre sarebbe rimasta alla clinica….e lui?

Gli assistenti sociali se lo sarebbero conteso fino a sbatterlo in una casa famiglia….?Magari lontana da lì, dalla squadra, da lui…..?

No.
NO.
Non aveva fatto di tutto per poi vederselo portare via.

Aveva rinunciato al proprio orgoglio e lo aveva fatto volentieri, non avrebbe mai smesso di ripeterselo.
Mai.

Doveva trovare un’ altra soluzione……doveva trovare qualcosa……..sentiva accanto a sé la mancanza di quel ragazzo……….chiuse gli occhi poi sentì suonare alla porta.
Forse era un’ altra di quelle visite degli inquirenti.
Si alzò per dire loro che suo padre non era in casa.

Hanamichi entrò, restando immobile nell’ ingresso.
Con uno sguardo dolce osservò il proprio compagno che, incredulo, lo fissava con quegli occhi dal colore del cielo all’ imbrunire.

Un istante immobili e poi si strinsero in un abbraccio confortante.

“Mi sei mancato”sussurrò Hanamichi

“…Anche tu a me……..”

Insieme si sedettero sull’ ampio divano.


“Kaede…..”

“Si?”

“Ho saputo che tu ………hai chiesto aiuto a tuo padre………”

Il ragazzo dai capelli neri si stupì, sgranando un istante gli occhi blu.

“Chi …..come hai fatto a saperlo?”

“Tuo padre qualche giorno fa mi ha richiesto…..”

“Mio padre….?”

“Si…lui…..mi ha detto che tu gli hai raccontato la nostra storia …che ti ha punito per questo…….”

“…..”

Hanamichi lo strinse gettandogli le braccia al collo.

“Perché lo hai fatto………? Perché?”gridò

“Era necessario”

“No, dovevo uscirne da solo, così come ci ero entrato……non dovevi rinunciare a tanto …..solo per uno come me…..”

“Uno come te? Ma cosa stai dicendo? Io l’ ho fatto volontariamente, con piacere, siamo solo due ragazzi Hana e per quanto forti non saremmo riusciti lo stesso a risolvere questa situazione senza aiuto………non potevo lasciare le cose al caso……………..io ho detto di amarti ed è una responsabilità che voglio portare fino in fondo, chiaro? Non parlare mai più in questo modo”

Hanamichi annuì nascondendosi contro di lui, un po’ per la vergogna di quel rimprovero, un po’ per l’ imbarazzo di quella dichiarazione così totale d’ amore.

Kaede gli sollevò il viso, baciò il rossore delle sue guance e la morbidezza delle sue labbra poi lo lasciò andare.

“Mio padre sta sistemando la tua situazione …ancora un po’ e finalmente sarai libero…………….”

“Mi verranno a prendere?”

“Si, penso di si”

“Verrai anche tu?”

“Mi vuoi?”

“Certo…che domande….seguirò solo te”


Il tempo scivolava lentissimo, parlarono ancora un po’, chiedendosi di questi giorni passati lontani, stringendosi l’ uno all’ altro, per stare vicini e non disperdere quell’ ovattata e caldissima bolla che sembrava circondarli gentilmente.

Parlavano a bassa voce….a tratti sussurrandosi le frasi nell’ orecchio…..infine Hanamichi si lasciò vincere dalla curiosità…….si avvicinò a Kaede e gli chiese, senza trattenere un sorriso divertito, quale potesse mai essere la punizione che suo padre gli aveva riservato.


“Non lo indovini?”


Hanamichi scosse la testa, in trepida attesa.

“Mi ha proibito di giocare a basket per quasi un mese……..sarà una vera tortura…..”

Il ragazzo dai capelli rossi non riuscì a trattenere un’ allegra risata.

“Tuo padre ..ti conosce..bene”mormorò sforzandosi di pronunciare quelle poche parole fra le risa

Kaede rifletté un istante, forse era proprio così.
Sorrise poi, vinto dall’ entusiasmo del suo compagno, si unì a lui in una bassa risata.


I giorni che si presentarono in seguito furono movimentati.
Telefonate.
Gli ultimi dettagli.

Una mattina Kaede stava uscendo per recarsi a scuola, suo padre lo fermò ordinandogli di andare con lui.
Senza discutere o domandare il ragazzo lo seguì.
Attraverso il finestrino dell’ elegante vettura riconobbe ben presto il quartiere dove si ergeva l’ agenzia di accompagnatori.
Il suo cuore prese a battere velocissimo.

Si voltò verso suo padre.


“Andiamo a prenderlo?”chiese senza riuscire a velare la propria impazienza


Il signor Rukawa sorrise, silenziosamente stupito dal tono pieno di sentimento di suo figlio

“Si”rispose seguitando a guardare la strada


Successe tutto così in fretta……..gli agenti si fecero annunciare…presentarono il mandato e senza ascoltare le vane proteste del signor Riyoo lo arrestarono portandolo via……senza attendere oltre Kaede corse fino alle stanze di Hanamichi…ricordava la strada…..voleva essere il primo …voleva dargli quella notizia abbracciandolo……baciandolo…gioendo con lui….

Bussò alla sua porta, impaziente di vederlo, di stringerlo.

Il ragazzo dai capelli rossi si alzò cercando di aggiustarsi i ciuffi ribelli, la notte precedente aveva lavorato fin quasi all’ alba, per ripulire il bar e sistemare le sedie, si chiese chi mai potesse cercarlo, quello non era il tocco di Yukari, riconosceva una mano straniera a bussare alla propria porta.

Appena aprì la porta Kaede lo attirò a sé, abbracciandolo con forza.


“Ce l’ abbiamo fatta…lui è stato arrestato……………….siamo venuti a portarti via Hana…………”gridò quasi il ragazzo dai capelli neri sorridendo

Hanamichi incredulo lo fissò negli occhi.

“Vuoi dire che………”

“Si….si….finalmente…..sei libero”gli disse Kaede baciandolo, stringendolo tra le sue forti braccia

Hanamichi sconvolto si lasciò sostenere, aggrappandosi a lui, gli occhi lucidi prontamente chiusi per arginare le lacrime di felicità che minacciavano di rigargli il viso.

Passi nel corridoio.

Il signor Rukawa svoltò velocemente l’ angolo dietro al quale aveva visto sparire suo figlio.
Il suo avvicinarsi fu troppo veloce, permise ai due ragazzi di sciogliere appena in tempo le loro labbra, ma non di allontanarsi l’ uno dall’ altro.

Un silenzio lievemente imbarazzato li colse.

L’ uomo tossì, schiarendosi la voce, Hanamichi si separò dal petto caldo e confortante del suo Kaede ed abbassò il viso in un inchino di ringraziamento.

Improvvisamente una voce debole si fece udire.

“Hana….tesoro…….chi è ?Cosa sta succedendo?”

Hanamichi si voltò preoccupato, nello stesso istante due agenti, il tenente Muraoki e alcuni assistenti sanitari arrivarono.

Il padre di Kaede fermò il giovane Pr, facendogli capire con uno sguardo che ora avrebbero pensato loro a sua madre.
Gli uomini entrarono nella piccola stanza.

Teso ed immobile accanto alla porta Hanamichi osservava, si sentì raggiungere da una mano gentile intorno alla vita, non ebbe bisogno di girarsi, sentiva il tepore del suo amante dietro di sé.


Con occhi colmi di tristezza e rassegnazione il ragazzo dai capelli rossi osservò gli uomini in camice accostarsi alla donna, visitarla brevemente ed aiutarla a sollevarsi.
Spaesata la madre di Hanamichi chiese spiegazioni, chiamando il nome del figlio.

“Sono qui…..va tutto bene……”rispose lui sorridendole, inutilmente, ma sorridendole

Il signor Rukawa si fece avanti, in silenzio era rimasto ad osservare l’ appoggio che Kaede aveva dato al ragazzo che diceva di amare, quella mano intorno alla vita, un gesto d’ affetto, tipico di una coppia che ha imparato da tempo ad affidare la propria fiducia l’ uno nelle mani dell’ altro.

Forse, pensò, anche opponendosi non sarebbe riuscito a separarli.

L’ uomo dai capelli neri come l’ ebano affiancò la donna stringendole una mano, presentandosi educatamente.
Seppur a disagio la madre di Hanamichi rispose cortesemente.

Infine volse gli occhi nella direzione dalla quale sentiva provenire la sua voce, lo guardò con i suoi occhi sempre chiusi e chiese spiegazioni.

“Con il suo permesso la vorremmo trasferire in una clinica privata non molto lontana dalla periferia, lì le potranno prestare le migliori cure”rispose il signor Rukawa poi, brevemente, senza indulgere nei particolari, le parlò dell’ arresto del signor Riyoo, dei suoi piani e delle condizioni di vita che aveva imposto al giovane Hanamichi.

Il ragazzo dai capelli rossi ascoltò in silenzio, stringendo convulsamente la mano del proprio compagno in un crescendo di agitazione.
A bassa voce sussurrò a Kaede.

“Lei…lei non doveva saperlo………”

Il ragazzo dagli occhi azzurri rafforzò la sua stretta, consolando quelle dita che non sembravano trovare pace ed insieme a lui ascoltò una storia che già conosceva.

Un’ immensa tristezza si dipinse sul volto dagli occhi chiusi della donna.
Per la prima volta la signora Sakuragi abbassò il viso in un gesto disperato.
La sua voce sembrò forte come un grido anche se a stento era un sussurro un po’ più forte.

“Hanamichi ….dimmi……….è vero ciò che mi stanno dicendo?”

La domanda si levò gelida nel silenzio che rispettosamente li circondava.

Il ragazzo dai capelli rossi si morse le labbra.
Poi si sciolse dall’ abbraccio segreto del suo amante e si avvicinò a lei.

“Si…..è tutto vero……….”


La donna si coprì il viso con entrambe le mani.

“Che madre orribile sono…..non ho mai saputo esserti d’ aiuto….Kami……….sono stata solo un peso per te……..tu lavoravi ogni notte solo per …….tutte le volte che io ti credevo a divertirti con i tuoi amici tu…………………………oh Kami……………Kami…sono una donna orribile…spaventosa…..”

Gli assistenti sanitari la sorressero gentilmente, sorridendo a quel ragazzo che era corso ad aiutarli abbracciando la propria madre, in silenzio ognuno dei presenti espresse la propria ammirazione nei suoi riguardi…….il tenente Muraoki sorrise ……….amava il suo lavoro anche se momenti come quello duravano pochi minuti….perché almeno, in quei pochi istanti, riusciva a convincere il proprio animo indurito che al mondo esistevano ancora persone dal cuore buono ……si, riusciva a convincersene ed a permettere alla propria coscienza di rimanere sensibile ed umana……..un giorno in più almeno, grazie a quel giovane ragazzo.

Kaede assisté impotente alla loro tristezza.
Ma sapeva, sentiva che era la via giusta.
Continuare ad ingannarla non sarebbe servito a molto, sarebbe risultato a lungo andare snervante.
Ritardare il momento della verità avrebbe portato solo altro dolore e basta.

Con uno sguardo dolce, che nessuno poté interpretare, diede sostegno al proprio amante.

Il signor Rukawa si avvicinò alla donna.

“Si sbaglia……lei è un ottima madre…….anche in una sorte completamente avversa è riuscita ad allevare splendidamente suo figlio…..il coraggio, lo spirito di sacrificio e l’ innocenza di Hanamichi sono la prova che il suo esempio ha dato dei frutti………..non crede?”

La donna ascoltò attentamente le sue parole, le sentiva vere, ma profondamente mescolate ad un pieno rammarico, pensò che anche quell’ uomo dovesse avere un figlio, solo un padre può sapere quanto valga un esempio come e più di mille parole….

La signora Sakuragi si separò dalle braccia del figlio, asciugandosi una lacrima che le era sfuggita, prese fra le mani il viso di Hanamichi e lo tenne stretto, accarezzandolo, posandoselo sul petto, sulla lunga camicia intrisa del profumo dei fiori freschi e delle lenzuola pulite.

“Come ringraziarti piccolo mio? Hai fatto tutto questo solo per me…….come ringraziarti……?”

Dolcemente il ragazzo dai capelli rossi si lasciò cullare un attimo ancora poi si sollevò, un sorriso sul viso.

“Promettimi che ti impegnerai per guarire…….solo questo……….promettimelo….”

“Si, te lo giuro bambino mio…..guarirò……..te lo giuro”

Il signor Rukawa sorrise poi con un cenno indicò agli assistenti sanitari di uscire per portare la donna alla clinica.

Gli agenti seguirono il personale medico mentre il tenente Muraoki si accordava con l’ uomo dai capelli neri per le ultime pratiche.

Ignorati da tutti Hanamichi e Kaede si strinsero teneramente.

“E’ tutto finito?…..E’ davvero tutto finito?”sospirò ancora scosso il ragazzo dai capelli rossi

“Si………finalmente …….sei libero adesso………vieni, raccogli le tue cose……”

I due ragazzi si separarono velocemente, un altro colpo di tosse li aveva raggiunti alle spalle.
Il tenente Muraoki era andato via ed il padre di Kaede aspettava vicino all’ ingresso.

“Ti aiuto io”sussurrò il ragazzo moro

Hanamichi sorrise.
“Non ti preoccupare, farò alla svelta, non ho poi molte cose”

Appoggiato allo stipite della porta il signor Rukawa li guardava.


Hanamichi ripiegò ordinatamente le lenzuola della madre, prese i suoi libri sui fiori ed alcuni abiti dall’ armadio.
Raccolse i propri libri scolastici, i panni e la piccola coperta sul divano.
Con in mano il suo borsone da palestra Kaede lo affiancò.

Entrando aveva osservato quelle stanze e, sia lui che suo padre, non avevano potuto fare a meno di notare come fosse piccola e priva di comodità quell’ abitazione.
Guardandosi intorno si accorse poi di un particolare che finora gli era sfuggito.
Senza riflettere disse.


“C’ è un solo letto in queste stanze……”

Hanamichi, accanto a lui, sorrise al vuoto della stanza fissando un punto lontano e senza girarsi aggiunse.

“…ed un divano”

Di scatto Kaede si girò verso di lui, cercando in quello sguardo vacuo un cenno di diniego, non voleva credere che per mesi il piccolo divano che aveva di fronte fosse stato il letto del suo ragazzo.

Hanamichi sorrise ancora poi mormorò.

“Beh …lasciamo perdere………”

Il ragazzo dagli occhi azzurri lasciò cadere a terra la borsa che teneva fra le dita, allungò le braccia e lo strinse a sé, dimentico ancora una volta di suo padre che dalla porta li osservava.

“Avrai un letto vero da ora in poi ……..anche a costo di regalarti il mio…….”

Hanamichi rise divertito poi scivolò vicino al suo orecchio.

“Si…potrei accettare ….mi piace il tuo letto Kaede……ha un sacco di cuscini …….”

“Mhm lo so che ti piacciono i miei cuscini…. non facevi altro che nasconderti fra loro………….”

Piccole altre risate.

Improvvisamente un flebile rumore ricordò ad entrambi che non erano soli.
Arrossendo vistosamente Hanamichi si allontanò, cominciando a raccogliere altre cose, mentre incredulo Kaede osservava la lieve aria imbarazzata con la quale suo padre si dedicava ad osservare minuziosamente il corridoio.

Stavano cambiando.
Tutti loro.


Stavano cambiando.


E non era un male.


Non lo era affatto.


In pochi minuti Hanamichi si dichiarò pronto.

Insieme si diressero tutti verso il parcheggio.
All’ ingresso la bella donna dagli occhi azzurri li aspettava.

Con eleganza si avvicinò al signor Rukawa porgendogli la mano ed un sorriso di puro ringraziamento.
Parlarono un po’ a bassa voce, sorridendo, lui le promise un lavoro, nella propria azienda poi si salutarono.
Un arrivederci, sicuramente.


Yukari si accostò poi al suo piccolo Pr, il suo piccolo ex Pr era il caso di dire ormai.
Lo abbracciò stringendolo forte, baciandogli una guancia, accarezzandogli i capelli.

Lui le sorrise in un modo veramente speciale, tutto il suo affetto dipinto in quegli angoli di morbida pelle che si curvavano con sottile tenerezza, la strinse e le sussurrò.

“Come avrei fatto senza di te……….sei stata così preziosa……..così paziente con me………..grazie, grazie davvero”

Lei non disse nulla.
Compagni nella sventura, salvati dall’ amore di un ragazzo, avevano da tempo imparato a parlare con gli occhi e con i silenzi, rispettando ognuno il cuore dell’ altro in un susseguirsi di aiuti chiesti e dati, di promesse e di sostegno.

Ora sembrava finire tutto.
Hanamichi si sentì gli occhi umidi, lei se ne accorse.

“Rimarrò in città – disse piano – sai ho ancora da fare……il signor Rukawa mi ha trovato un altro lavoro……appena riesco ad avere un indirizzo stabile te lo farò sapere, capito piccolo?Non ti libererai di me tanto facilmente……hai ancora una promessa da farmi mantenere, ricordi?”

Hanamichi rise piano.

“Si………….non manca molto……….affrettati…………..non manca affatto molto……”disse lui

Si lasciarono, l’ ultimo saluto affidato allo sguardo complice.
Si augurarono immensa felicità, l’ un l’ altra, per sempre.

Kaede li aveva osservati in silenzio, quell’ intimità……….lo aveva gelosamente colpito……….si sorrise……..aveva davanti a sé tutto il tempo del mondo per imparare a condividere quella profondità con il ragazzo che amava………………………oh si……tutto il tempo……………………………

Lui dagli occhi azzurri iniziò ad allontanarsi per aprire il bagagliaio dell’ auto, ma una voce ferma e gentile lo richiamò.
La donna dagli occhi profondi lo raggiunse sorridendogli.
Senza aspettarselo lui la ascoltò.

“Rukawa……non biasimarmi se ti sono stata ostile in passato…….ma non potevo affidare la felicità del mio piccolo Hanamichi ad un cliente qualsiasi………lui non mi ha mai detto niente, ma io sapevo tutto……..lo leggevo dentro di lui…… – la donna rise sussurrando ancora – ….sai che ti sei fatto veramente odiare da lui? Sei stato bravo…………Hanamichi non è tipo da odiare facilmente……..e poi sei riuscito a farti amare…………….e so che lo ami……………..sei venuto fin qui per non lasciarlo solo……………………..lo hai salvato…………………………..ed hai salvato anche me…………ti ringrazio sinceramente ……… ……...………………..lo meriti e lui merita te………………………siate felici……………………………………………………
………rendilo felice……………………………so che puoi farlo……………………rendilo felice, d’ accordo?”

Kaede la guardò, affascinato dall’ affetto sconfinato di quella donna per il suo Hanamichi.
Ne era consapevole da tempo, ma ora lo vedeva davanti ai propri occhi……….era così spontaneo per quel ragazzo dai capelli rossi entrare così tanto a fondo nel cuore della gente………..tanto da farsi amare……………………………………

Come era entrato nel suo del resto.
Sorrise al pensiero di un Hanamichi ‘ladro esperto, scassinatore del cuore delle persone’
Più reale fu il pensare al candore della sua anima innocente, lei si che sapeva stregare e conquistare.

La donna attese quella promessa.

Lui annuì con decisione, fermezza nelle sue iridi in tempesta.

Lei sorrise, tese una mano.
Chinandosi elegantemente con labbra galanti lui le giurò fedeltà eterna per quella promessa.


Si separarono, ancora gratitudine negli occhi gentili.

Poi guardarono Hanamichi.

Tre persone, tre animi.

Promesse.
Le loro vite si erano intrecciate con semplici promesse.
Catene tessute e mai spezzate,ognuno di loro aveva e avrebbe mantenuto la propria parola.

A chi di essere felice, a chi di donare felicità, a chi di smettere semplicemente di fumare.


Kaede raggiunse il suo compagno.
Hanamichi gli sorrise.

“Di cosa parlavate tu e Yukari……sembravate così in confidenza………mi rendi geloso volpe….lo sai?”

Il ragazzo dai capelli neri sbuffò divertito.

Stavano per salire in macchina.
Un istante prima Hanamichi supplicò con lo sguardo qualche attimo ancora.
Voleva salutare tutti, per sempre, tutte le persone di quei mesi insieme.
Nella gioia e nella tristezza.

Sparì nell’ ingresso, velocemente.

Rimasti soli, appoggiati alle portiere tiepide, Kaede e suo padre rimasero un attimo in silenzio.

Poi leggero come il vento, ma udibile come il fruscio delle piante Kaede mormorò.

“Dove lo vuoi portare?”

L’ uomo non rispose.
Sembrava riflettere.


Di quello non avevano parlato, ma lui,dagli occhi che davvero potevano sembrare una tempesta azzurra e cupa, non avrebbe accettato ipotesi o mezze soluzioni.
Non aveva lottato, disperato e implorato finora per poi vedersi portare via la luce della sua vita e rimanere cieco come prima a cercare una ragione per vivere nel nulla oscuro della solitudine.

Il suo orgoglio ed il suo amore, una volta tanto uniti, parlarono insieme.

“Se ti fermerai davanti ad una casa famiglia sappi che con lui scenderò anch’ io”

Non era una semplice ed infantile minaccia.
Era la piena dichiarazione di fedeltà di un uomo, non più di un semplice ragazzo.
La pienezza del suo animo maturato nel continuo pensare, nel lottare, nel desiderare sembrò un attimo risplendere.

E convinse quell’ uomo, ormai troppo stupito, che forse davvero qualcosa era irreparabilmente cambiato.
Felicemente cambiato.

Ogni altra parola fu interrotta dal ritorno di Hanamichi.
Con qualche cenno dispiaciuto il ragazzo dagli occhi nocciola disse di non aver potuto salutare tutti, che molti erano già andati via.
Si disse pronto anche lui ad andare via, per sempre.

Un ultimo sguardo a quell’ edificio elegante e salì in macchina.
La mente rivolta altrove ormai.
Il finestrino abbassato, il vento che gli sferzava giocosamente il viso.

Con una mano il ragazzo dai capelli rossi accarezzò il morbido tessuto del rivestimento interno dell’ auto.
Non era mai stato in una macchina così lussuosa.
Sorrise compiaciuto per la setosità che avvertiva sotto le dita e sbirciando avanti incontrò lo sguardo attento di Kaede girato verso di lui, si scambiarono uno sguardo colmo di tanti sentimenti diversi mentre l’ uomo al volante li osservava dallo specchietto poi, con un altro sorriso, Hanamichi tornò a guardare fuori, a far volare i propri fili ramati e ribelli al vento dolce della primavera che sembrava essersi pienamente annunciata in quella giornata di puro sole.


Il viaggio non fu, ancora una volta, né breve né lungo.
Kaede si domandava ansiosamente dove suo padre si sarebbe fermato.
Se avesse affidato quel ragazzo dai capelli rossi agli assistenti sociali lui non lo avrebbe certamente più rivisto.
Un senso di inquietudine lo stringeva alla gola, rischiando di soffocarlo ogni volta che l’ auto, rallentando, sembrava essere sul punto di fermarsi in un luogo a lui sconosciuto.

Improvvisamente il paesaggio mutò.
Il ragazzo dagli occhi blu iniziò a riconoscere forme, strade ed abitazioni.

Sentiva una calda speranza farsi strada e sconfiggere l’ ansia, ma non voleva cedere ad inutili fantasie.
Non avrebbe dato più nulla per scontato senza prima averlo fra le mani.


L’ elegante vettura si fermò nei pressi di una villetta a due piani.
Scesi dall’ auto Hanamichi si accostò al suo compagno per sussurrargli.

“Casa tua …….Kaede..perché?”

Il ragazzo dai capelli d’ ebano si voltò per cercare risposta a quella domanda negli occhi del padre.
Ma l’ uomo era già sparito dietro il piccolo cancello e stava per entrare in casa.

I due ragazzi lo seguirono.

Il signor Rukawa si accomodò lentamente sul divano.

Durante il tempo concessogli per arrivare dall’ agenzia alla propria casa aveva riflettuto.
Molti pensieri si erano affacciati alla sua mente, molte possibilità e soluzioni.

Eppure il suo animo di padre non si era affatto perso in tutti quegli anni trascorsi come uomo solo.
Aveva pensato prima al bene del suo Kaede.

Da giorni ormai non riusciva a togliersi dalla mente quello che era successo.
Lo sconvolgente cambiamento di schemi, ormai quasi consunti dal tempo tanto erano diventati loro consueti.

La loro reciproca freddezza ed indifferenza.

I loro dialoghi tirati, stentati, difficili.

Le loro parole pericolosamente costrette a scivolare in punta di piedi su terreni fangosi fatti d’ incertezza, di rifiuti pronti a far cadere rovinosamente a terra ogni proposito.

Tutto era cambiato.

Tornando da lui in cerca d’ aiuto suo figlio aveva aperto finalmente la strada ad un rinnovato impegno.
Per la prima volta dopo tanto tempo lui si era sentito orgoglioso come uomo, come padre.

Per la prima volta dopo tanto tempo aveva assaporato la piena, dolce, consapevolezza di valere per quel suo figlio, di aver fatto finalmente qualcosa che lo aveva reso felice.

Nell’ attimo in cui erano entrati in quell’ agenzia per veder arrestare quell’ uomo aveva sentito lo sguardo di suo figlio su di sé e per un lungo, immenso e piacevole attimo aveva provato, scioccamente, almeno per una volta, la gloriosa sensazione di un padre che agli occhi del figlio è come un eroe, che sconfigge i malvagi e salva i deboli in pericolo.

Attimi dopo si era imbarazzato per quei pensieri, ma aveva ormai chiaro, gioiosamente chiaro, di non aver lavorato per niente.

E poi, in quei giorni di preparativi, aveva assaporato la presenza continua di Kaede.
Lo aveva sentito accanto a sé durante le telefonate, le discussioni, gli incontri con gli inquirenti, lo aveva osservato, ne aveva studiato il comportamento e con sollievo si era accorto che non si era perso tutto del passato, che qualcosa era sopravvissuto al pesante velo polveroso che il tempo aveva sterilmente abbandonato su quell’ animo ancora così giovane.

Ora si trattava di prendere l’ ultima decisione.

Forse la più importante.

Attese giusto un attimo ancora poi sentì la porta e con un cenno e qualche parola chiese l’ attenzione dei due ragazzi.


Hanamichi si sedé su una poltrona poco distante, Kaede lo affiancò preferendo rimanere in piedi.

L’ uomo fissò gli occhi decisi su di loro, facendoli scorrere dalle iridi in attesa di suo figlio, alle mani contratte del ragazzo dai capelli rossi, fino all’ aspettativa e alla tensione che poteva leggere nei movimenti trattenuti dei loro corpi.

Sorrise, per spezzare quella tensione inutile.

“Hanamichi……tua madre si trova ora alla clinica privata ******, ovviamente puoi andare a trovarla ogni volta che vorrai….non ti preoccupare, lì le presteranno le migliori cure………riusciranno a guarirla…..”

Il ragazzo dai capelli rossi sorrise felice.
Sapere sua madre al sicuro lo confortava, poteva pensare a sistemarsi in un modo o nell’ altro, da solo non avrebbe avuto grandi pretese.

Aveva riflettuto durante il loro piccolo viaggio, il vento di quel finestrino, che tanto gli era piaciuto perché obbediva diligentemente alle sue dita sul pulsante, gli aveva sussurrato molte proposte.

Aveva deciso di trovarsi un altro lavoro, meno pericoloso, meno ambiguo,ora aveva Kaede al quale rendere conto, non era più un’ anima libera si era detto ridendo, poi avrebbe chiesto un po’ d’ ospitalità a Yohei ed al guntai, in seguito si sarebbe sistemato in qualche modo.

Senza il pensiero preoccupante di sua madre si sarebbe potuto accontentare di poco.
Gli mancava.
Già sentiva la sua mancanza.
Ma poteva andare a trovarla in ogni momento.

Improvvisamente un pensiero lo attraversò.
Senza pensare disse velocemente.

“Signor Rukawa, le prometto che troverò un altro lavoro, pagherò tutte le spese necessarie per mia madre, anche a costo di …….”

L’ uomo lo interruppe, ridendo lievemente.

“Ti ho detto di non preoccuparti Hanamichi…………..la clinica dove si trova tua madre fu fondata non molto tempo fa da me e dalla mia cara moglie ……..possiamo dire che io e lei ne siamo stati i fondatori……quindi ogni cura che io richiedo è per loro come un obbligo………anzi un piacere voglio sperare….quindi non temere, non dovrai pagare più nulla………”

Incredulo il ragazzo dai capelli rossi non riuscì a trattenere un sorriso dolcissimo.
Non poteva credere che dopo tutte quelle avversità finalmente ogni cosa sembrava tornare lentamente al proprio posto, non poteva credere che con facile rassegnazione ogni problema svanisse sfumando velocemente.

Si girò felice verso il suo Kaede, negli occhi uno sguardo che sembrava dire ‘non ci credo amore mio, non ci credo……non può essere tutto così bello…….’.

Il ragazzo dai capelli neri non poté reprimere un lieve sorriso poi alzò lo sguardo incontrando gli occhi scuri di suo padre.

Entrambi sapevano che c’ era ancora qualcosa di cui parlare, qualcosa di cui decidere.

Pazientemente Kaede attese, accanto al suo compagno.

L’ uomo si piegò dolcemente verso di loro, tenendo le mani intrecciate davanti a sé.
Poi parlò, con adulta sicurezza ed un sorriso leggero che contrastava le pieghe amare di quelle labbra.

“Bene……veniamo alle condizioni adesso……..ovviamente camere separate………..vi concedo solo un giorno …….riprenderete la scuola dopodomani stesso e mi aspetto…….anzi esigo buoni risultati…………cercherò di non assentarmi troppo a lungo e mi raccomando fatemi trovare almeno le fondamenta quando torno ……dividetevi i lavori domestici e …..mi rivolgo a te Kaede…….la tua punizione è ancora valida ovviamente ……Hanamichi mi dirà se trasgredisci in mia assenza…capito? Tutto chiaro, ragazzi ?”

Loro non dissero niente, sembravano non aver affatto capito.
Cosa significavano quei discorsi, quelle raccomandazioni?

Hanamichi si voltò per cercare una spiegazione negli occhi azzurri del suo amante, si guardarono e ci volle veramente poco perché entrambi comprendessero che cosa implicavano quelle parole.

Il padre di Kaede li osservava divertito.

Felice.

Come non si sentiva da tempo.
Come non ricordava di sentirsi da tempo.


Hanamichi sorrise goffamente, trattenendo una risata incredula, guardò ancora il suo compagno poi quell’ uomo dagli occhi scuri e si alzò di scatto, stendendo le mani lungo i fianchi, i pugni perfettamente chiusi, la testa china.

Un inchino di puro ringraziamento, per una gentilezza così inaspettata che scaldava il cuore fino in fondo.

L ‘incredibile possibilità di restare accanto al ragazzo che amava ogni giorno della sua vita, per molto tempo.
Non si era mai sentito così vicino al paradiso come in quel momento.

Non ebbe più il coraggio di rialzare la testa, né di dire altro.
Sentiva lacrime calde e copiose scivolargli sulle guance, in lunghi sospiri estasiati.

A nulla valsero le parole del signor Rukawa.
Solo le mani di Kaede lo attirarono, stringendoselo contro in un abbraccio fatto di occhi lucidi e pura serenità.

Contro quella spalla profumata il ragazzo dai capelli rossi si lasciò andare ancora un po’.

Aveva sempre temuto, in un angolo del suo animo, di dover finire in uno di quegli istituti orribili e grigi, lontano dai suoi amici, dal suo amore.
Lo temeva, sarebbe fuggito piuttosto.
Poi quelle parole.

Non una domanda, una decisione.

Ed ora….

…tutto un altro mondo si apriva davanti ai suoi occhi, porte meravigliosamente invitanti si spalancavano al suo passaggio.

Aveva immaginato in un istante la loro vita insieme, i giorni che seguivano le notti, i loro allenamenti in quel piccolo campo privato, l’ intimità di quella casa che ormai lui aveva imparato a conoscere, la dolcezza di quella stanza che li avrebbe visti ancora insieme a parlarsi d’ amore senza neanche pronunciare una parola.

Non aveva potuto sopportare tutta quella gioia, aveva lasciato cadere le proprie lacrime.

Non erano state le prime versate in quella casa, ma sarebbero diventate presto le ultime.

Fra quelle braccia, con quel futuro già scritto, sentì infine di poter essere completamente felice.


L’ uomo si allontanò con discrezione, un’ ultima richiesta.

“Kaede, aiutalo a prendere le sue cose in macchina e poi mostragli la casa…………..anche se credo proprio che lui la conosca già meglio di me…”

Hanamichi soffocò divertito una risata contro la camicia morbida del suo compagno, senza sciogliere l’ abbraccio che li legava poi, soli nel salotto, si baciarono a lungo, la testa reclinata, le labbra offerte verso l’ alto come un sacrificio da immolare per l’ amore di chi si tendeva per raggiungerle.
Un’ unione che strappava il respiro dalla gola e faceva sussultare i loro cuori.

Il padre di Kaede salì le scale diretto nella propria stanza per riposare, fece appena in tempo a sentire le ultime parole spezzate e ansanti.

“Kae…….Kami…..se è un sogno non mi svegliare………….lasciami dormire in eterno……….accanto a te……….non posso crederci…..non posso crederci……….”

“Credici Hana, perché mi è costato ben tre settimane di basket, ancora due da scontare……………..che tortura….”

L’ uomo si allontanò ridendo.
Hanamichi raggiunse e baciò il lobo del suo orecchio.
Un brivido lento, ma inarrestabile, scosse il corpo del ragazzo dai capelli neri.

“Vedrai che saprò ripagarti per quello che hai fatto…………occuperemo piacevolmente il tempo che avresti dovuto dedicare a quella bella palla…..”un tono sensuale e leggero

Kaede lo intrappolò fra le proprie braccia, senza via di fuga.

“Ehi….non rubarmi le frasi….avrei dovuto dirtelo io ……minacciarti maliziosamente……….è il mio ruolo………”


Mormorii ed altri baci.


“Renderai belli tutti i miei giorni così come hai reso speciale il mio compleanno?”chiese Kaede con il cuore trepidante per un assenso

“Certo, farò tutto quello che vorrai, tutto quello che posso e molto spesso anche l’ impossibile………ti amo……”

“Allora perché siamo ancora qui in salotto? Smettila di farti baciare….devo trascinarti su………………”

Risa.


Davanti alla propria finestra l’ uomo dagli occhi scuri pensava.

Non sapeva se quella fosse stata la decisione migliore, sapeva solo che dopo tanto tempo aveva visto di nuovo la felicità nello sguardo di suo figlio e di riflesso ne aveva provata a sua volta.
Non gli interessava ciò che la gente avrebbe pensato, detto o mormorato.
Come anche suo figlio lui non si era mai piegato ad ascoltare le invidie malignamente sussurrate dalle persone.
Ovviamente non sarebbe stato facile per entrambi, il mondo spesso e volentieri può essere crudele, soprattutto con chi si discosta da canoni di sicura interpretazione, ma sapeva che probabilmente loro ce l’ avrebbero fatta.
In fondo se quell’ amore era riuscito a piegare l’ orgoglio di Kaede era forte abbastanza da sopportare qualsiasi altra cosa.

Lui come padre non sapeva che posizione prendere.
Indubbiamente trascinato dalla morale comune si sarebbe dovuto rifiutare di sostenere quel rapporto sbagliato, eppure non si sentiva di condannarlo appieno, gli era troppo grato.
Ed era grato anche a quel ragazzo così coraggioso.
Non solo aveva sempre affrontato ogni difficoltà con forza e speranza, ma era anche riuscito a cambiare un atteggiamento durato anni.
Era come se avesse aiutato il vero Kaede, quello che lui troppo sentimentalmente non aveva mai dimenticato, a venire di nuovo alla luce.
Aveva regalato ai suoi occhi la luce preziosa di una sfida chiamata amore, al suo cuore aveva regalato la possibilità di battere in sincronia con un altro, alla sua anima aveva regalato la serenità di non sentirsi mai più sola.

Era un padre, non era uno sciocco.
Sapeva quanto a lungo suo figlio avesse sofferto di solitudine.
Ed indirettamente, inconsapevolmente, quel giorno dell’ ultimo mese dall’ anno era stato proprio lui a presentargli Hanamichi mettendogli in mano quel depliant bordeaux scuro.

Si scostò dalla finestra.
Non poteva analizzare con obiettività la situazione che si era creata.
Ne era troppo coinvolto.

Sorrise di sé stesso.

Era un semplice uomo che un tempo aveva creduto ciecamente nell’ amore ed ora voleva tornare a farlo, perché quel sentimento gli mancava dolorosamente.

E poi avrebbe potuto rimediare al suo ruolo di padre da tempo abbandonato, avrebbe potuto rimediare pienamente.

Ora aveva quasi due figli e non più uno.

Rise di quell’ assurda situazione poi chiuse le tende per riposare.

I giorni erano passati nel niente per la squadra ed il guntai.

La palestra sembrava vuota ed insignificante, piena di sinistri rumori soffusi, ma senza risate, né proclami, né azioni spettacolari.
Il morale di ogni giocatore era basso.

Non solo Hanamichi.
Anche Rukawa era sparito da una settimana.
Aveva chiesto un permesso d’ esonero, tre settimane più o meno.
Ma in quei giorni non era venuto nemmeno a scuola.
Nessuno sembrava sapere niente.
I pensieri correvano, la preoccupazione saliva, all’ oscuro di tutto nessuno si sentiva di giocare al meglio.
Semplicemente non avevano stimoli per farlo, né volontà.

Akagi osservò acriticamente come si era ridotta la sua squadra.
Non potevano continuare così.

Le fans di Rukawa avevano abbandonato la palestra gridando che sarebbero tornate solo dopo il loro asso, il guntai non aveva più nessuno da schernire amichevolmente ora che Hanamichi non c’ era più, il silenzio regnava, Ayako accanto a lui scarabocchiava la tabella dei punteggi tristemente.

Akagi scosse la testa.
Era lui il capitano.

Doveva fare qualcosa.

Richiamò tutti.

Li guardò per un lungo attimo poi sospirò.

“E’ inutile continuare ad allenarsi in questo modo……….”

I ragazzi di fronte a lui si lasciarono andare sul pavimento lucido del parquet, l’ ansia li aveva sfiancati, il sudore colava sulla loro pelle.

Miyagi fu il primo a parlare.

“Dove saranno finiti?”

La domanda restò sospesa a lungo nell’ aria rarefatta, resa pesante dagli ansimi, ma nessuno rispose.

Mitsui chiuse gli occhi passandosi una mano fra i capelli.

“Capisco Hanamichi, ma Rukawa…………..lontano dal basket ……..non sono tranquillo…..deve essere successo qualcosa…….”

Gli altri annuirono.


Infine Akagi decise.

“La questione di Hanamichi è ancora aperta …….non sono riuscito a decidere………….a questo punto non vedo altra soluzione che tornare a parlare con lui ancora una volta………siete d’ accordo?”

Un brusio di approvazione si sollevò coprendo il rumore lieve di alcuni passi.

Improvvisamente alle spalle del capitano si affacciarono i ragazzi del guntai.

Mito prese subito la parola.

“Vi dispiace se vi accompagniamo? Da giorni ormai non sappiamo più niente di Hanamichi…..siamo preoccupati …..”

Akagi annuì.
Mandò tutti negli spogliatoi.
In pochi attimi erano pronti, la palestra nuovamente affidata alle mani delle riserve.


Akagi sorrise, erano stati talmente veloci ……mai prima d’ ora li aveva visti cambiarsi così velocemente……..
Rise a bassa voce poi mormorò.

“Farò scontare a quei due tutto il tempo che stanno facendo perdere alla squadra”

I ragazzi accanto a lui lo sentirono e risero, cercando così di soffocare la tensione e la preoccupazione.

In breve arrivarono tutti insieme di fronte al basso edificio elegante.
Rimasero senza fiato.

Strisce gialle e nere bloccavano l’ accesso.
L’ edificio era completamente chiuso.
Un paio di agenti di scorta stavano sistemando del materiale e sembravano essere lì per raccogliere prove e tenere lontani i fotografi.

Ayako e Akagi si guardarono.
La giovane manager poi osservò con circospezione intorno a sé, individuò una vecchietta dall’ aria pettegola e la raggiunse.
Gentilmente le chiese se sapeva cosa era successo all’ agenzia di accompagnatori.
Il resto della squadra e del guntai si affiancò a lei.

Sempre guardando verso l’ edificio la donna disse.

“Eh sapeste…….dicono che il proprietario sia stato arrestato ……aveva qualcosa a che fare con….come si dice……..oh si ……… un giro di prostituzione e voleva trasformare l’ agenzia in una casa d’ appuntamenti…………dico io…..questo è un quartiere rispettabile……………..l’ altra mattina sono arrivate le volanti ed una macchina lussuosa ………ne sono scesi un uomo molto elegante, forse un capo della polizia ed un bel giovanotto ………...sono entrati poi ho visto portare via il proprietario in manette………………….c’ è stata una gran confusione adesso sono andati tutti via…….chi da una parte…………….chi dall’ altra…………………”

Ayako cercò disperata lo sguardo dei suoi compagni.
I loro sospetti erano fondati, era successo qualcosa.

La bella manager ringraziò l’ anziana signora, ancora impegnata a ricordare che ai suoi tempi tutte quelle cose non succedevano e si allontanò con il gruppo.

Fermi sul ciglio della strada non sapevano cosa fare.

All’ agenzia non era rimasto nessuno, dalla polizia non avrebbero tratto alcuna informazione utile, non sapevano a chi chiedere, si trovavano in un vicolo cieco.

Mito strinse i pugni lungo il corpo.
Non si sarebbe arreso.
Dalla mattina in cui Hanamichi li aveva perdonati per aver raccontato la sua storia agli altri nessuno di loro lo aveva più visto.
Era stata una settimana infernale.
Avevano come perso ogni vitalità, nemmeno le risse riuscivano a scuoterli.
Dovevano trovare il loro amico e tranquillizzarsi.

Ma come potevano ?

Non sapevano a chi chiedere.


A chi rivolgers……….

…improvvisamente un nome attraversò la sua mente…….


Rukawa.

Yohei si girò verso Akagi suggerendogli che forse il numero undici dello Shohoku poteva sapere qualcosa.

In un attimo i ricordi di quel giorno in cui erano andati a trovare il ragazzo dai capelli rossi tornarono alla mente della squadra.
Hanamichi che si rifiutava di vederli.
Rukawa che gli chiedeva di aprire la porta.
Hanamichi che lo ascoltava, lo guardava, che guardava solo lui come se gli altri non esistessero, loro che si abbracciavano, parlandosi a bassa voce.

Poteva essere vero.
Forse Rukawa sapeva qualcosa.

Ayako li informò che l’ indirizzo rappresentava un problema, che nessuno di loro sapeva dove abitava il ragazzo moro, che anche a tornare a scuola e richiederlo avrebbero impiegato troppo tempo.

Akagi sospirò.

“Aspettiamo fino a domani, se li incontriamo a scuola chiariremo con loro altrimenti domani pomeriggio ci ritroveremo per andare a casa di Rukawa, siamo d’ accordo?”

Tutti annuirono.
Il giorno dopo sarebbero andati fino in fondo.

Hanamichi si passò le mani colme di acqua fredda sul viso.
Non riusciva a smettere di sorridere, sembrava veramente un do’hao.

Quel giorno era quasi volato, il suo Kaede lo aveva aiutato a sistemarsi nella stanza degli ospiti, quella stanza dal piccolo letto bianco.
La stanza del rispetto, quello che il suo amante aveva mostrato per lui la notte prima del perdono.
Si erano attardati mentre cambiavano le lenzuola …..quasi decisi a provarle subito……..ma un paio di piccoli colpetti alla porta, fortunatamente chiusa, li aveva convinti a rimettersi al lavoro…… poi era arrivata l’ ora di cena, il signor Rukawa aveva cucinato per loro …..il tempo era veramente passato, la televisione aveva fatto loro compagnia per il resto della serata fino a che, esausto, Kaede non era crollato addormentato sulla spalla del suo Hanamichi.

Il padre del ragazzo dai capelli neri era già andato a riposare, aveva detto loro che la mattina seguente sarebbe dovuto tornare a Tokyo…

“Ho tralasciato i miei affari anche troppo a lungo…….finirò per diventare povero….”aveva scherzato, poi era salito di sopra augurando loro la buonanotte

Il ragazzo dai capelli color del fuoco aveva atteso a svegliare il suo volpino addormentato, erano stati rari fra di loro i momenti in cui era lui ad osservare il compagno rapito dal sonno nell’ intimità della ormai loro casa.
Era stanco anche lui, lo sentiva, ma era troppo felice …………..estasiato quasi…….non sapeva se sarebbe riuscito a dormire quella notte……

Ripensò velocemente a tutto quello che era successo.
Accarezzò distrattamente i capelli lisci e profumati di Kaede, se lo tirò dolcemente sulle gambe, sempre accarezzandolo sulla pelle bianca.

Non sapeva proprio come avrebbe mai potuto ringraziare quel ragazzo che dormiva profondamente sul suo grembo.

Anche cercandole non le avrebbe trovato le parole, i pensieri.

Poteva solo amarlo.
Come se farlo più di quanto già non facesse fosse possibile.

Sorrise, a nessuno in particolare, sorrise e basta.

Poi si chinò delicatamente in avanti, sfiorò con i propri capelli le labbra morbide di Kaede, le lusingò un attimo e le baciò, con le proprie.

Insistendo con attenzione Hanamichi riuscì a svegliarlo, sorridendo dei suoi mugolii di protesta, delle sue braccia che si alzavano a cingerlo per non permettergli di allontanarsi.

Si lasciarono al trasporto del loro amore un altro po’ poi salirono al piano di sopra.

Kaede lo accompagnò alla sua porta.
Per convincere per primo sé stesso che quella notte non avrebbero potuto dormire insieme.

Sulla porta si scambiarono pochi altri sussurri e qualche carezza.

“Dai….tanto sta dormendo……………….vieni di là con me……”

“Non tentarmi……..non voglio farmi buttare fuori di casa …….sto troppo bene qui………..”rispose Hanamichi

“……nh….”acconsentì Kaede

Si guardarono ancora un po’.
Arrossendo Hanamichi disse piano.

“Questa è la prima volta che dormo da solo nella tua casa……..”

“Spero sia l’ ultima………..le prossime le passerai con me……te lo assicuro…………”

“E’ che …non so se riuscirò a dormire ………..sono troppo……felice……non pensavo che tutto si potesse aggiustare così ……..Kami….come potrò mai ringraziare te e tuo padre……………….come?”

Kaede sollevò quel viso che si era chinato impotente e lo baciò.

“Tu non lo sai, ma hai fatto già tanto per noi……………………non sai che sono anni che io e mio padre quasi non ci parliamo…………tu hai dato a lui la possibilità di tornare ad essere il padre che ricordavo………la possibilità di tornare a fare parte l’ uno della vita dell’ altro………….lui ti è grato, lo so……ma non vantartene troppo….capito tensai? Non te lo ripeterò spesso che sei stato importante per noi………………………”

Hanamichi sgranò gli occhi nocciola, chiudendoli per non piangere ancora una volta, avvolse le braccia intorno al collo del suo amante e si perse attimi meravigliosi in quell’ abbraccio.
No, si disse.
Non lo avrebbe mai amato abbastanza.

Lo baciò su un tempia poi gli mormorò.

“Kae…..”

“Nh?”

“Vorrei……….vorrei …ah ……come dire………”

Kaede lo osservò mentre lo vedeva parlare imbarazzato e velare di rosso la propria pelle.

“Cosa?”

“Vorrei avere un tuo …………cuscino …stanotte………..me lo daresti?”

Il ragazzo dagli occhi azzurri sorrise insieme alle proprie iridi divertite.

“Certo …vieni a prenderlo……….”

“No……portamelo ………..non voglio entrare di nuovo nella tua tana……………rischio di non uscirne …………….”

Kaede sorrise e lo accontentò.

Si rubarono un ultimo bacio a vicenda e rientrarono entrambi nelle proprie camere.

Mattino.
Il signor Rukawa era già partito.
Aveva sbirciato nelle due stanze.
I due ragazzi riposavano, ognuno nel proprio letto.
Sorrise fra sé poi andò via.


Silenzioso, come una pantera impegnata nella caccia dalla quale dipende la sua vita, Kaede socchiuse la porta del suo amante, si avvicinò al letto e si stese accanto a lui.
Aveva distintamente sentito il rumore della porta di casa che si chiudeva, il rombo della macchina che partiva, che si allontanava.

Quella mattina aveva voglia di amarlo un po’ il ragazzo innocente che aveva accanto.
Ma non lo svegliò subito, amava guardarlo mentre Morfeo dipingeva quell’ espressione rapita dal riposo sul suo viso, lo accarezzò gentilmente.
Lo infastidì divertito, passandogli le mani aperte sul petto nudo attraverso il leggero lenzuolo, scese a mordergli le labbra, a coprirle con le proprie per soffocare ogni protesta.

Senza lasciarlo sussurrò di fronte alle sue scuse che erano ormai soli in casa, che suo padre era andato via, che potevano fare tutto il rumore che volevano, che lui lo avrebbe ‘costretto’ a fare tutto il rumore che voleva per eccitare entrambi.

Nudo sotto di lui Hanamichi si lasciò fra le sue mani che, delicatamente lo scaldarono, accendendolo di una passione intensa e desiderata, lo lusingavano, lo toccavano sensualmente, lo preparavano per poi aprirlo e lasciarlo alle spinte sempre più forti del corpo di Kaede.

Gridando di piacere, raggiungendo vette alte, sempre più alte e dolci, fino a toccare il cielo stesso, in uno sciogliersi sincronico e piacevolissimo.

Amore, due corpi per formare un’ unica anima.

Il pomeriggio arrivò su note più lente e tranquille.
La casa silenziosa invogliava a dormire.

Ma un suono insistente costrinse il ragazzo dai capelli rossi ad alzarsi dal divano.
In cucina Kaede stava lavando i piatti del loro pranzo.


Nervosamente Yohei premeva quel campanello, se anche Rukawa dormiva lo avrebbe svegliato ad ogni costo.
La porta si aprì lentamente, un leggero sospiro animò Mito.
Ma con quel piccolo respiro lui perse anche il fiato ed un battito.


Incredulità.

Sia per chi aveva aperto che per chi si era fatto aprire.

Con occhi sgranati Hanamichi fissava i suoi compagni di squadra e quegli sguardi a loro volta stupiti.
Rimasero in silenzio insieme.

Non sentendo alcun suono Kaede si affacciò.

“Chi è alla porta, Hana?”

Il ragazzo moro incontrò gli sguardi sconvolti dei propri compagni.
Sorrise fra sé poi affiancò con calma il proprio amante.

“Entrate, non aspettavamo visite…….”


Ancora silenziosa la squadra si accomodò in salotto con movimenti lenti, quasi incerti.

Akagi si risolse a prendere la parola.

“Noi siamo qui perché …..perché…”

Fu provvidenzialmente interrotto.

“Kami sama Hana… sei sparito da più di una settimana…..”gridò furioso Yohei

Hanamichi sorrise, come a scusarsi.

“Mi dispiace io …….ho dovuto risolvere dei problemi…..”

Ayako prese parola a sua volta.

“Siamo stati all’ agenzia, volevamo sapere come stavi……..ma abbiamo trovato tutto chiuso, la polizia…….ci siamo spaventati…..poi Rukawa era sparito insieme a te, da qualche giorno non sapevamo niente né di te né di lui ……………..”

“Insomma ……….cavolo Hana potevi avvertire………..”mormorò finalmente sollevato Miyagi

“Spiegaci cosa è successo…..”domandò cortesemente Kogure

Con qualche mezza parola Hanamichi raccontò di quel lavoro lungo quattro giorni, del semplice fatto che all’ agenzia avevano continuamente bisogno di lui e qualche altro particolare.

Innocentemente Mitsui si guardò intorno, sentiva gli altri parlare, ma era contento solo per aver potuto vedere che i loro compagni stavano bene……
….già, i loro compagni……. realizzò un pensiero improvviso.
Senza riflettere domandò.

“Hanamichi perché poi ci hai aperto tu la porta?”

Ayako si coprì il viso con le mani, ridendo.
Sbalordita da tanta ‘delicatezza’ nel domandare una cosa così personale ed ovvia.
Hanamichi arrossì decisamente.

Gli attimi scivolavano languidi.
Si avvertiva da qualche angolo del grande salotto il ticchettare monotono e regolatore di un grande orologio.


“Lui sta qui da me……….”sottolineò deciso Kaede


Se possibile il silenzio si fece ancora più profondo.

Gli occhi di tutti attenti, in attesa di spiegazioni.

Dopo qualche attimo si udì la voce bassa e calma del ragazzo dai capelli rossi.

“Ecco………….diciamo che ……………….all’ agenzia le cose iniziavano a mettersi male………..non sapevo più cosa fare…non potevo andarmene, ero in trappola………”

Fu ancora una volta interrotto.

“Un’ anziana signora ci ha parlato dell’ arresto del tuo datore di lavoro ………….ha detto che era invischiato nel giro della prostituzione………….”disse Miyagi

Hanamichi si morse le labbra, a disagio.

Temeva le loro accuse, la loro discriminazione.
Non aveva ancora dimenticato quel giorno in palestra quando erano venuti a sapere la verità.
Sperava non facessero altre domande, lo sperava con tutto sé stesso.
Ma quel silenzio già era diventato come un assenso.
Doveva uscirne.

Yohei lo capì.
“Lasciamo stare ……vai avanti…….cosa è successo dopo…….?”


Hanamichi lo guardò un istante, riconoscente per quell’ aiuto.

“Si. …..quell’ uomo è stato arrestato …….finalmente ero libero……”

“Che fortuna ……….allora la polizia c’ è quando serve……….”

Il ragazzo dagli occhi caldi scosse la testa ridendo tristemente.


“No……..non devo ad un caso la mia libertà………..la devo a Kaede………”


“Kaede? Kaede chi?”chiese perplesso Miyagi


Hanamichi, coprendosi le labbra con una mano, rise dell’ insofferenza che avvertì in uno ‘Hn’ gelido pronunciato dal proprio compagno accanto a sé.
Che razza di squadra, non sapevano nemmeno il suo nome.


Con un gesto divertito il ragazzo dai capelli rossi indicò accanto a sé specificando.

“Rukawa”

I ragazzi, sconcertati, rimasero immobili.
Ayako rideva ancora, le lacrime agli occhi.


“Si….Kae…ehm ...Rukawa sapeva che cosa stava succedendo ………..e mi ha aiutato………mi ha salvato………….domani pensavamo di tornare a scuola………..tutto qui…………”


Nessuno disse niente.
Nessuno si chiese come facesse Rukawa a conoscere così approfonditamente la situazione di Hanamichi.
Nessuno si chiese se tutti i particolari combaciassero nel pensiero che quel ragazzo dai capelli neri fosse stato un cliente che si era legato troppo al proprio Pr.
Lo sapevano e basta.
Lo sguardo di Ayako andò dagli occhi nocciola del suo numero dieci preferito a quelli di ghiaccio del suo silenzioso numero undici.
Poi un sorriso soddisfatto si dipinse sul suo bel viso.
Come lei anche Kogure e qualcun’ altro aveva intuito la verità.

Stanco di quelle spiegazioni inutili Kaede parlò.

“Capitate a proposito……….ora Hanamichi non lavora più………”

Quell’ unica frase lasciava intendere molto.
In un attimo Yohei esclamò.

“E’ vero….ora che Hana non lavora potete riprenderlo in squadra………giusto?Non avete più motivo di tenerlo lontano….”

Ayako assentì.

Un attimo dopo Akagi si trovò ogni sguardo puntato addosso.

“Ma certo…..non c’ è nemmeno bisogno di chiedermelo…….”replicò duro senza lasciarsi sopraffare dall’ imbarazzo

Miyagi esultò.
Mitsui sorrise sollevando un angolo delle labbra.

Kogure intervenne.
“Ma se Akagi ha concluso le pratiche per l’ espulsione saremo costretti ad aspettare il prossimo anno scolastico prima di poterti riprendere in squadra Hanamichi”

Il silenzio tornò a dominare sui troppo facili entusiasmi.


“Il capitano non ha concluso proprio niente – confessò maliziosa Ayako attirando l’ attenzione di tutti – diciamo che non ha nemmeno avviato la pratica……..”

Akagi annuì, imbarazzato.
Poi sorridendo lievemente esclamò.

“Sapevo che le cose si sarebbero aggiustate, non hai fatto altro che proclamare tutto l’ anno che eri un tensai……pensavo avresti trovato presto una soluzione……..”

L’ intera squadra rise, sollevata.
Più nessun ostacolo impediva di restare uniti.
Sarebbero andati insieme a vincere quel campionato e lo avrebbero vinto.

I ragazzi esultarono, ammirando il loro capitano, sorridendo al loro compagno dagli occhi nocciola.

Incredulo Hanamichi si strinse affettuosamente al suo amante, abbracciandolo gioioso.
Un’ improvvisa quiete scioccata cadde su di loro.
Soddisfatto Kaede strinse volutamente le mani sui fianchi del suo privato Pr.

Poi, imbarazzato per il silenzio che era sceso fra i presenti, Sakuragi si era alzato per ringraziare allo stesso modo Yohei e tutto il suo guntai.

Felice per lui e per sé stesso ovviamente, Kaede lo osservò senza dire niente, dimentico degli sguardi attenti dei suoi compagni.

Mito si lasciò confortare dall’ abbraccio del suo migliore amico.
Poteva tranquillizzarsi ora.
Lasciava Hanamichi in mani capaci.
Fin troppo capaci forse.

Mitsui si alzò, teneramente corrucciato si risolse a chiedere scusa al proprio compagno dai capelli rossi, spinto dalle mani divertite di Kogure.

Si attardarono a parlare, sostenendo le occhiate maliziose della bella manager e le frasi scherzose del guntai.

“Allora se ti vogliamo dobbiamo cercarti qui…….per quanto ancora?”domandò sorridendo Yohei

Hanamichi si girò a guardare un attimo Kaede, un’ espressione amorevole sul bel viso abbronzato.

“Tanto…. tantissimo……………………. per sempre vorrei sperare”mormorò a lui e ad Ayako

Infine si salutarono, dandosi appuntamento al giorno successivo, in palestra.


La porta di casa si chiuse, giusto in tempo per velare ad ogni altro sguardo curioso le labbra unite dei due ragazzi.
Kaede sospirò.
Quella notte avrebbe faticato ancora di più a farlo addormentare.
Lo sentiva esultare ad alta voce, ridendo.
Ne era più che contento, ma pensò, rassegnato, che quella sera non sarebbe bastato il solito cuscino.
Beh, in fondo un’ idea l’ aveva su come fare.
Un’ idea piacevole.

Alcuni giorni di totale, piena felicità.


La visita di un ragazzo dal sorriso pieno e del suo compagno.
Un pomeriggio non tanto lontano.
Aprendo la porta Kaede si era detto che le notizie erano volate a Kanagawa.
Chiamò Hanamichi, in tempo per farlo assistere al momento in cui Sendoh appoggiava una mano gentile sulla testa di Koshino, il suo koibito, per convincerlo a piegarla e chiedere scusa per i guai procurati.
Chiusero quell’ incontro felice il sorriso pronto al perdono di Hanamichi ed un sussurro di Akira.
……………….…..‘Grazie per l’ aiuto………gli ho dichiarato il mio amore con un nastro……gliel’ ho lasciato nella cassetta della posta e lui ha dovuto ascoltarlo per forza……………………………...tutta la notte……………’

Poi la porta si era chiusa.
Stesi sul divano loro parlavano.

“Fortunatamente non devi più lavorare…………non potrai incontrare più cliente come Shimori o Sendoh che vengono a suonare alla mia porta……”

“Kyoshi-san non è mai stato mio cliente”

“Beh sarebbe potuto esserlo….se io non lo avessi ‘gentilmente’ sconsigliato”

Hanamichi rise poi si avvicinò, strusciandosi su di lui, per confessargli una cosa.

“Non gioire volpe….ci aspetta a breve un'altra visita………proprio Shimori……….e sarà Yohei a portarlo qui……”

“Mito?”domandò stupito Kaede

Hanamichi annuì felice.

“Si…lo ha incontrato vicino alla mia agenzia ……..voleva sapere come stavo…non mi hai più portato a nessun ricevimento……e lì ha incontrato Yohei….sono felicissimo per lui………stanno bene insieme……...ora si stanno conoscendo……sai cosa si sono detti?”

Kaede scosse la testa, incoraggiandolo a parlare.

Hanamichi si scostò ed assunse un’ aria teatrale.

“Kyoshi-san lo ha seguito per qualche giorno……poi lo ha fermato mormorandogli che lo avrebbe voluto frequentare…….Yohei si è girato dicendogli ….. – e qui il ragazzo dai capelli rossi assunse uno sguardo fintamente minaccioso –……… ‘Io non sono il ripiego di nessuno, tanto meno di Hana’ ……………………..”

Kaede rise, se lo era aspettato dal migliore amico del suo amante.

Alzandosi in piedi Hanamichi continuò il suo racconto.

“Ed allora Shimori gli si è avvicinato, sussurrandogli ‘Oh lo so, non temere, mi piaci veramente, mi piace la forza che hai dentro e che nascondi a parole, ma che il tuo sguardo tradisce’ ….immagina la faccia di Yohei …..queste frasi galanti non le aveva mai sentite prima…rivolte a lui poi…….è arrossito e Kyoshi-san ne ha approfittato………………..e…..”

Hanamichi si avvicinò lentamente alle labbra di Kaede e lo baciò.

Kaede comprese.

“Lo ha baciato, vero?”

“Oh si, Yohei non possiede una volpe gelosa che ferma simili gesti d’ affetto”

“Simili gesti d’ affetto, se ti riguardano, la volpe gelosa li vuole solo per sé”rispose con uno sguardo furbo Kaede

“E fa bene visto quanto mi ha pagato”mormorò suadente Hanamichi

Kaede lo ghermì per baciarlo con passione, trascinandolo sul divano, immobilizzandolo.

“Si, mi sei costato un sacco di soldi, un po’ d’ orgoglio, un viaggio a Tokyo a mie spese, tre settimane di basket ed uno schiaffo…fai un po’ te…”

“Uno schiaffo?!”

Kaede lo fermò prima che indagasse troppo.
Lo lasciò a gemere, spogliandolo.
Mentre divertito sussurrava a mezza voce.


“Ed ora pagherai……….”

………..
….
..
.


Succede spesso che dopo la notte più scura arrivi un’ alba così chiara come mai viste prima.
E succede altrettanto spesso che la gioia erompa euforica nella vita di chi così poco l’ ha conosciuta.
Un passo dopo l’altro ed il cammino per la felicità si completa, in pochi attimi.

Tempo.
Pieno e completo.
Interamente loro.

E Hanamichi lo sentì quel momento.
Era qualcosa di mai provato prima, una pace perfetta, uno stare bene così intenso da sembrare irreale.
Quel momento.


Una mattina di festa Hanamichi si risvegliò con un pensiero in mente.
Aveva quasi rischiato di dimenticarsene.
Svegliò Kaede accanto a sé.
Avevano dormito insieme.
Senza pretendere oltre.

Solo gesti innocenti e teneri.
Si erano amati a lungo in quei pochi mesi, anche senza saperlo, anche senza dirselo, ma si erano amati a lungo.
Non troppo certo, ma abbastanza per poter prendere ora il tempo di dedicarsi a semplici carezze gentili.
Kaede lo sapeva, lo sentiva.
E lo aveva detto anche al suo amante, tirandoselo contro la notte prima, pago di dormire così, abbracciati.

Non c’era più niente da dimostrare né a sé né al mondo……..perché si sa……..l’ amore non ha poi bisogno di bandiere……….

Sorridendo Hanamichi si vestì, Kaede decise di accompagnarlo, il ragazzo dai capelli rossi sorrideva, misteriosamente intenzionato a non dirgli dove lo avrebbe portato.

Kaede gli rubò uno sfiorare di labbra e scesero in strada.

L’ alba era da poco passata.

Non c’ era nebbia, l’ aria pulita li accolse mentre camminavano fianco a fianco.

Kaede era accanto a lui, una palla arancione sotto il braccio.

Hanamichi gli sorrise dolcissimamente.

“E’ oggi vero? Finalmente finisce la tua tortura……..”

Kaede annuì semplicemente.

Un altro po’ di silenzio.

“Dimmi almeno cosa andiamo a fare….”

Hanamichi rise, veramente divertito.

Gli fece un occhiolino malizioso.

“Vado a far mantenere una vecchia promessa……..spero proprio che lei sia pronta ……………………”


“Lei?”


“Oh si……vado a buttargli via quei pacchetti maledetti………………..e a sentirmi dire che era lei ad aver ragione…………..”pensò ad alta voce il ragazzo dagli occhi caldi


Kaede sorrise, guardando davanti a sé.
Poteva immaginare.


Continuarono a camminare, uno accanto all’ altro.
Insieme.



Fine


Per il continuo della serie ‘Potevano degenerare…….’:
Conclusione alternativa …Il papà di Ru si sposa Yukari (che assomiglia alla sua defunta moglie) ed insieme adottano Hana, hanno poi Ru come figlio….
Wow …che bella famiglia ………..avete un posticino per me?

***
La porta si aprì lentamente, un leggero sospiro animò Mito.
Ma con quel piccolo respiro lui perse anche il fiato ed un battito.

Incredulità.

Sia per chi aveva aperto che per chi si era fatto aprire.

Con occhi sgranati Hanamichi fissava i suoi compagni di squadra e quegli sguardi a loro volta stupiti.
Rimasero in silenzio insieme.

Tutti si fissavano, fissando tutti.
Dando vita ad un meraviglioso, intero, branco di pesci lessi.
***


Precisazioni!
*Allora Pr non ha una precisa collocazione temporale…..non badate a date di compleanno e altro………è semplicemente una storia che si insinua nel mezzo di Slam Dunk……………
**Riguardo alla grammatica so alle volte di non rispettare alcune regole….anche perché adoro indiscutibilmente inventare neologismi strampalati ……quindi perdonatemi…………..^_______^


E così anche Pr è giunto al termine…….è un altro pezzetto d’ anima che se ne va e che mi ha tenuto compagnia per ben 6 mesi….(senza contare che lo storyboard era pronto già ai tempi di Calore quindi un anno e mezzo fa)……ringrazio in quest’ ultimo capitolo tutte le persone che mi hanno tenuto compagnia e che mi hanno sostenuta…………..quindi saluto a parte Ily che mi ha fatto da lettrice quando ancora Pr non era che un abbozzo…….mando un bacio a George, la mia cara George, che aspetta con ansia di leggere la fine e tutto il resto……….saluto A. un capitolo era dedicato a lei ed al suo vivere …….e poi colgo l’ occasione per un breve appunto …la figura di Yukari è dedicata ad una donna……un’ amica saggia e preziosa….che ha cambiato la mia vita e che ha il potere di tirarmi su con un solo sms……..le voglio bene così come se ne potrebbe volere ad una madre…………è un aiuto per tante persone e sempre disponibile per tutti……….anche se non è un granché come ringraziamento ….le dedico la mia Yukari……orgogliosamente sperando che renda giustizia alla sua dolcezza d’ animo…….
….grazie B. , un inchino (_ _)


Bene ed ora è giunto il momento della confessione ……..ho mandato a molte delle ragazze molti capitoli in anteprima…….ho chiesto consigli, aiuto, correzioni e ringrazio tutte……hanno partecipato con entusiasmo, donandomi la loro opinione, hanno contribuito a rendere migliore questa storia ed ora devo confessare a tutte che in realtà l’ ho fatto di proposito……la scaletta di Pr era pronta da tanto, tantissimo tempo………sapevo da sempre come sarebbe andata la storia, ma volevo il contributo di ognuna di voi……volevo che questa storia ……ancora senza dedica completa …….fosse interamente vostra…volevo che avesse una parte di ognuna di voi che avete scritto……ed ora è così…….Pr vive……ed è merito dei consigli di Najka, dei suggerimenti di Elyxyz, degli appunti di Hymeko, dei commenti di Chicca, dei particolari di Kira, dell’ entusiasmo di Anny, della disponibilità di Leyla ed ovviamente del lavoro di Ria e dell’ esistenza dello ysal stesso.
Ma ancora non ho concluso, volevo Pr dedicata all’ amicizia e al nostro sito…..quindi se volete veramente sapere a chi è dedicata questa storia andate all’ indice fanfic ysal, cliccate ‘serie’, cliccate ‘slam dunk’, vi apparirà una lista di nomi, no?Una lista di fanwriter……….
Ecco la risposta alla vostra domanda!

Un bacio allora,
Mel


La mia mail è MelKaine@hotmail.com


 


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