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Pr

Parte XXII - Il capitolo del padre -

di Mel

 

Quattro giorni.
Kaede cercò di calmare il respiro ed il battito del cuore.
Quattro giorni.
Hanamichi era come scomparso.
Nessuno sembrava sapere niente.
L’ ultima volta, cinque giorni fa, avevano passato la notte insieme.
Ad amarsi e a parlare un po’.
Di loro, dell’ uno e dell’ altro, di tutto e di niente.
Poi all’ alba Hanamichi era andato via.
E da quel giorno era sparito.
A scuola era assente.
In palestra non si doveva presentare.
Alla sua agenzia nessuno rispondeva chiaramente alle sue domande.
Solamente sterili ‘L’ accompagnatore da lei richiesto non è al momento disponibile’
Andarci di persona non avrebbe portato risultati migliori.
Un semplice ragazzo minorenne non avrebbe attirato l’ interesse di nessuno.
Nemmeno di quella donna dagli occhi azzurri.

Kaede si sedé su una panchina.
Il parco intorno era pieno di suoni e di vita.
Ma lui si sentiva morto dentro.
L’ incertezza lo divorava.
Voleva il proprio Pr.
Ma il suo non era il capriccio di un bimbo troppo cresciuto.
Era necessità.
Amore.
Non voleva sentirlo lontano.
Non voleva separarsi da lui.
Aveva rischiato così tante volte di perderlo che ora avrebbe solo voluto tenerselo stretto.
Per lui aveva detto parole e compiuto azioni che mai nessuno era riuscito a strappargli.
Per lui aveva gridato ‘ti amo’ quando nemmeno la sua famiglia era mai riuscita a sentirgli dire ‘ti voglio bene’.
Ed ora si sentiva vuoto.
Non riusciva a capire.
Non poteva essere scomparso, non poteva.
Non gli restava che avvertire Mito.
Forse lui ….


Yohei non sapeva niente.
Nessuno del guntai poteva essergli d’ aiuto.
Hanamichi era sparito dalle loro vita esattamente come dalla sua.
Con l’ unica differenza che da quella del guntai era sparito molto tempo prima, per entrare come Pr in quella di lui.
Yohei cercò di ricordare se aveva ricevuto messaggi o aveva intuito qualcosa, ma scosse solo la testa.
Kaede ora provava angoscia.
Ripensava a quei pochi giorni d’ amore condivisi.
Era passata poco più di una settimana dalla notte del perdono alla mattina della sparizione.
Troppo poco anche per assaporare l’ estasi di dividere lo stesso cuore e gli stessi sentimenti.
Ma non si sarebbe arreso.
Lo avrebbe cercato fino a trovarlo.


In palestra si sentiva agitazione.
Anche se non faceva più parte della loro squadra ogni singolo componente sapeva che avrebbe sempre potuto salutare quel ragazzo dai capelli rossi a scuola, fra una lezione e l’ altra, in quei pochi giorni tutti si erano accorti della sua assenza prolungata.
Sorridendo tristemente fra sé Kaede pensò a quanto bene gli volessero.
Era come se tutti i suoi compagni lo osservassero, non lo avevano in squadra, certo, ma sapevano sempre dov’ era.
Lo avevano allontanato dal basket, ma non dalla loro amicizia.
Ed ora erano preoccupati.
La decisione di Akagi poi era ancora incerta.
Niente di stabilito.
Niente di definitivo.
Come se il capitano attendesse qualcosa, una soluzione che veniva da sola….un miracolo.

Negli spogliatoi decisero che quella sera, insieme, un piccolo gruppo sarebbe andato a cercare Sakuragi.
La scusa di ognuno era diversa.
Akagi disse di volergli parlare ancora una volta, per vedere di decidersi.
Mitsui parlò di doversi scusare con lui.
Miyagi pronunciò vagamente qualche parola sulla loro fraterna amicizia.

L’ unico vero motivo era il loro legame.
Ed il rispetto, l’ ammirazione che avevano sentito nascere dopo tutto quello che era successo.


In quanto a Kaede, lui di scuse non ne aveva bisogno.
Quel ragazzo era il suo amante e lui lo avrebbe ritrovato ad ogni costo.

La sera passò veloce.
Si divisero poi si riunirono.
Senza essere giunti a niente.
Nessuno sapeva niente, nessuno lo aveva visto.
Le strade affollate certo non li aiutavano.
La gente si muoveva in continuazione, scivolando da ogni parte, rendendo impossibile focalizzare ogni passante.
Ben presto si sarebbero arresi.
Kaede lo sapeva ed avrebbe aspettato, quando gli altri sarebbero andati via lui avrebbe continuato da solo.
Mille pensieri lo circondavano.

Aveva paura di essersi sbagliato.
Forse aveva chiesto perdono a quel Pr troppo tardi…..
….forse Hanamichi aveva finto di perdonarlo per assicurarsi ogni volta gentilezza e attenzione………
…forse aveva finto di ricambiarlo per continuare ad averlo come cliente…….perché lui era una fonte di guadagno….
….e forse ora aveva trovato un cliente migliore e non aveva esitato ad abbandonare lui……

No.
Non lo credeva possibile.


I baci che si erano scambiati non avevano il sapore delle bugie.
Il trasporto, la passione con i quali si erano abbandonati l’ uno nelle braccia dell’ altro erano troppo totali e travolgenti.
No.
Non potevano essere tutte menzogne.

La sincerità albergava perfettamente nel cuore di quell’ accompagnatore dai capelli rossi.
Non conosceva compromessi o mezze verità.

Riempiendosi la mente coi ricordi di quei pochi giorni, Kaede mise a tacere quelle voci false ed insidiose mentre si guardava attorno alla ricerca di lui.

I ragazzi stavano per arrendersi.
Era ormai tardi.

L’ ombra enorme di una stazione si ergeva non molto lontano.
Decisero di interrompere le ricerche.
Avrebbero ripreso il giorno dopo.

Rukawa li accompagnò verso quella direzione, avrebbe finto di andarsene e poi avrebbe continuato a cercare da solo.
Sapeva che tanto, anche se fosse andato a casa, non sarebbe riuscito a dormire.

Lui.
Si, proprio lui.


Era cambiato.
Lo sentiva.
Lo sentiva dentro.
Erano bastati pochi giorni?
No.
Erano stati i mesi prima.
Ogni notte, ogni giorno.
Erano state come gocce in una caverna che, continuando a cadere incessantemente, modificano persino le rocce e la pietra più dura.
Il loro non era stato un amore improvviso.
Era cresciuto piano ed aveva incontrato mille difficoltà e mille tristezze.
Ed ora era diventato importante.
Vitale.
E lui non lo avrebbe lasciato morire né affievolire.

In costernato silenzio i giocatori dello Shohoku arrivarono alla stazione.
Stavano per separarsi, ma qualcosa fermò i loro saluti.


Un colore poco adatto alla notte.
Un colore particolare.
Kogure lo notò girandosi per caso.


“Guardate”gridò quasi

Un piccolo gruppo di uomini scendeva le scale della stazione, diretto verso il centro.
Un uomo, vicino alla quarantina, circondato da altri tre uomini.
Valigetta nera di pelle in mano.
Lo sguardo deciso, il sorriso appena accennato, gli occhi così chiari da sembrare grigi, la bellezza slavata, ma presente, di una giovinezza non ancora
del tutto passata.
Sicuro di sé l’ uomo avanzava.
Dietro di lui due individui in nero, le cravatte che si piegavano al vento sottile, gli sguardi minacciosi.
Accanto all’ uomo al centro del gruppo un ragazzo.
L’ abito dal perfetto gusto classico, la cravatta bianca come piume di colomba, gli occhi bassi, i capelli rossi che si sollevavano leggeri nel vento della sera.


Impeccabile e perfetto, ma con uno sguardo così triste e vuoto.
Elegante e raffinato, ma privo di qualsiasi entusiasmo.
Così come non lo avevano mai visto.

Kaede rimase immobile.
Il suo respiro sembrò deciso a fermarsi per molto.

Il Pr alzò lo sguardo.
Vide il piccolo gruppo di ragazzi.
I suoi amici.
Il suo amante.
Si lasciò alla sorpresa sgranando un istante gli occhi nocciola poi girò la testa.

I giocatori si mossero.
Lo volevano raggiungere.
Lo volevano avvicinare, anche solo un attimo, per sentirsi dire che andava tutto bene.


Hanamichi sentì i loro passi.
Rallentò percettibilmente l’ andatura, lasciandosi precedere dal proprio cliente e senza voltarsi, con un cenno della mano, chiese loro di non essere fermato.
Senza farsi vedere dall’ uomo dagli occhi grigi.

Quell’ uomo era un cliente.
Un cliente importante.
Ed un Pr di classe non si lascia disturbare dai propri conoscenti mentre lavora.


I ragazzi si fermarono, guardandolo andare via.
Il Pr dai capelli rossi affiancò nuovamente l’ uomo, si lasciò posare un braccio sulla spalla, rivolse un sorriso al proprio cliente poi si girò la frazione di un istante.

Un semplice sorriso.
Di scusa.
Uno sguardo in più rivolto a Kaede.
Per chiedergli perdono, per sperare di fargli capire quanto fosse dispiaciuto di avere un altro uomo accanto.

Ancora una volta lui dai capelli neri come la notte si sentì profondamente derubato.
Odiò quell’ uomo.
Come aveva osato portargli via Hanamichi?
La rabbia lo scosse in brividi furiosi.
Le mani di quell’ uomo sul corpo del suo Pr erano sembrate a lui troppo confidenziali.


Il ragazzo dagli occhi azzurri provò la voglia immensa di seguirli, di fermarli, di gridare a tutto il mondo che quello era il suo accompagnatore.
Suo e di nessun altro.
Ma si fermò.


Il cenno di Hanamichi tornò alla sua mente.
Ed il suo sguardo triste e dispiaciuto lo fecero desistere.


I ragazzi della squadra mormorarono qualcosa fra di loro.
Sollevati quasi, per averlo almeno potuto vedere.
Si salutarono.
Poi si divisero.


Solo per la strada Kaede tornò a casa.


Quella notte i mille significati della parola angoscia si presentarono in fila nell’ animo di quell’ amante rimasto solo.
Il sonno sembrava fuggire via e non lasciarsi afferrare, prendendosi gioco di lui.
Il ragazzo dagli occhi chiari continuava a girarsi fra le lenzuola e la luna che si vedeva dalla finestra sembrava farsi ogni minuto più grande ed incombente.


Fu una notte lunghissima e difficile.
Atroce quasi.
Sospesa nell’ incertezza e nelle fantasie crudeli che si stagliavano limpide, una dopo l’ altra, nella mente di Kaede.

Immagini di Hanamichi e di quell’ uomo…….fatte di gelosia pura che aveva preso forma………la sensazione di poterlo perdere…..di non sapere cosa pensava in realtà….di non conoscerlo…..di non poterlo forse più fare……………la consapevolezza di aver forse chiesto perdono troppo tardi………………
………..si…tutti pensieri che gli chiudevano la gola in una morsa fastidiosa e continua……

L’ alba compassionevole finalmente si affacciò per cominciare a riscaldare la terra con i raggi del primo sole.
Kaede si distese sul divano, il fresco brioso di quel momento della giornata era riposante.
Dopo una notte così tesa, che ancora non era finita.

Improvvisamente.
Un suono.
Un bussare veloce, forte, dall’ accento urgente.

Kaede si sollevò dal divano, seguì quel suono ……poi udì il campanello.
Un suonare quasi ….impaziente……

Aprì uno spiraglio di porta.
Vide solo sottili fili rossi che seguitavano a volare nel venticello leggero.

Lasciò andare la maniglia.

Ed il suo Pr dagli occhi di miele lo abbracciò.


“Kaede…..Kae………….”lo sentiva ripetere il suo nome, all’ infinito, mentre lo avvertiva contro di sè


Incredulo Kaede sollevò le mani a stringerlo.
Lo sentiva tremare lievemente, chiuse la porta per velare quel momento importante ad occhi indiscreti e lo tenne stretto ancora un po’, per calmarlo e per calmare sé …….accarezzandogli la schiena….sentendolo pronunciare ancora il suo nome…in quel modo tutto particolare, basso ed imbarazzato.


Poi gli sollevò il viso con due dita, lo fissò un istante e finalmente lo salutò con un bacio.
Infine insieme si diressero in salotto.

Seduti sul velluto scuro Hanamichi chiese ancora riparo e conforto tra le braccia del suo amante.
Passarono diversi minuti, solo stretti così, a godere l’ uno del tepore dell’ altro.
Felici per essersi ritrovati.
I dubbi dissolti come nebbia nel vento.

Hanamichi si nascose teneramente contro il collo profumato di Kaede, strusciandosi sulla sua pelle, baciandolo lievemente, come in una carezza.

Kaede sorrise.

“Non puoi fare così………….adesso come faccio a punirti ?”

Oh si…. lo avrebbe dovuto punire severamente per quei quattro giorni d’ angoscia, in bilico fra vita e morte, fra certezze e gelosie.

Hanamichi lo strinse, lasciandosi stendere sotto di lui ed accettò quelle labbra dolci che erano scese a coprire le sue.

“Perdonami”mormorò soltanto


Un altro bacio.
Delicato.

“Che cosa è successo?.........Sei sparito……non ti trovavo più…….”chiese il ragazzo dai capelli neri


“Lo so…….io…..ho lavorato .……..”

Il Pr si sollevò, lasciandosi andare contro lo schienale del grande divano.


Kaede rimase in silenzio, ad ascoltare.

“Quattro giorni fa…..beh…cinque oramai…..il mio datore di lavoro mi ha chiamato nel suo ufficio……….”


Hanamichi ripensò a quella conversazione.

*********

“Entra…..bene Hanamichi, devo proporti un lavoro”


“Di cosa si tratta?”


“Un uomo d’ affari necessita della presenza di un accompagnatore per spostarsi in varie parti del paese, dovrà partecipare ad eventi mondani importanti ed ha scelto te, ti ha notato sul nostro depliant e ti ha richiesto, la durata complessiva del tuo incarico sarà di quattro giorni, pernotterai con lui negli hotel prescelti e lo accompagnerai in ogni momento, è tutto chiaro?”

Hanamichi non disse niente.
Non sapeva cosa pensare.
Era un lavoro completamente diverso dai precedenti.

Gli unici clienti che lui aveva conosciuto erano ragazzi.
Rukawa, il suo amante e Sendoh.
Nessun altro.
Ed ora doveva lasciare tutto per andare via quattro giorni.
Con uno sconosciuto.
Un uomo.

Il suo datore attendeva un cenno.
Lui annuì, forzatamente, ma annuì.


Il signor Riyoo si alzò e lo accompagnò verso la porta.
Una tale gentilezza sembrava così sospetta……..

“Un’ ultima cosa…….di cui discuterò anche con Yukari …. – l’ uomo sembrò prendere fiato poi abbassò il tono della voce –…..vedi Hanamichi ormai è diverso tempo che sei qui da me…………dovresti essermi molto grato per quello che ho fatto e continuo a fare….. io ti dò vitto ed alloggio, ti procuro le medicine per tua madre, inoltre ti permetto di lavorare in un ambiente esclusivo, a contatto con molte persone rilevanti nel panorama politico ed economico, ho permesso ad uno come te di raggiungere feste e ricevimenti dell’ alta società ai quali difficilmente saresti potuto arrivare da solo……. ora potresti anche ripagarmi cercando di intrattenere ...come posso dire ...in maniera più intima i nostri clienti........non è difficile ……cerca di farli sentire a loro agio, cedi alle loro richieste ‘particolari’, ................insomma occupati di loro ........alla fine di questo incarico vorrei fare di te un accompagnatore di ruolo ………..nel frattempo pensaci …..potresti cogliere l’ opportunità di questo lavoro che ti aspetta per provare ……….d' accordo?”


Hanamichi non era riuscito a dire niente.
Neanche a pensare.

Era uscito quasi di corsa da quella stanza, fuggendo dallo sguardo allucinato di quell’ uomo.

Poco dopo era stato raggiunto nel piccolo bar dalla bella donna dagli occhi azzurri.

Lei gli si sedé di fronte.

“Ha parlato anche con te di…….” Hanamichi non disse altro


Lei prese il piccolo pacchetto di sigarette e ne accese subito una.


“Si”


Hanamichi abbassò tristemente il viso.
Non c’ era scelta.

Avrebbero dovuto accettare, entrambi.

Lui per non finire in mezzo ad una strada, senza speranze.

Yukari per pagare i debiti che i suoi genitori le avevano lasciato.
Così tanti da sembrare troppi.
Impossibili quasi da cancellare.
Lei non avrebbe potuto trovare un’ altra occupazione.
Fuori da quell’ agenzia di Pr avrebbe potuto trovare lavoro solo nei night dei bassifondi di città.

Dovevano accettare.
Almeno entrambi avrebbero mantenuto un’ apparenza prestigiosa, fatta di dorata dignità.


Hanamichi aveva cacciato via le lacrime che erano salite ai suoi occhi.
E si era lasciato ai dolci pensieri dello sguardo affettuoso di Kaede.
La loro notte insieme.
Il loro amore.

Dopo il perdono che gli aveva concesso.
Con felicità.


Ora era tutto incrinato.
Sarebbe stato tutto distrutto.
Ancora una volta la sorte aveva voluto giocare alla fine della partita la sua carta migliore ed ora Hanamichi la sentiva ridere negli angoli oscuri di quel piccolo bar.

Davanti a lui Yukari che lo guardava.


Una lacrima silenziosa scendeva ora dagli occhi chiari e profondi della giovane donna.


Lei parlò.

“Non dirmi niente ………..oggi lasciami fumare tutte le sigarette che voglio, piccolo………”


*********

Kaede si portò una mano alle labbra.
Non disse niente.
Semplicemente quasi non credeva a quello che stava sentendo.

Hanamichi riprese fiato, si lasciò andare, la testa fra le mani.


“Io non sapevo cosa fare…………non potevo avvertire nessuno e sono dovuto sparire per quei quattro giorni……quel lavoro mi avrebbe fatto guadagnare molto…………..Kaede perdonami…………………..appena mi sono liberato sono corso da te……….”


Il ragazzo dai capelli neri perse un battito.


Quel chiedere scusa.
Poi quella conversazione.
La richiesta di intrattenere più intimamente i clienti.
E subito dopo Hanamichi che chiedeva scusa.
A lui.
Il tocco di quell’ uomo che aveva visto sulla sua pelle.
E poi quel chiedere perdono.
Perché?


“Hai ….finito…ora?All’ alba?” la voce che tremava quasi, perdendo qualsiasi freddezza


“Si”


Kaede lo prese per le spalle, guardandolo in viso, negli occhi.
Quasi a volervi leggere le risposte alle domande che gli bruciavano dentro.


“Sei stato con il tuo cliente fino all’ alba?”


“Si…ma….”


“Hana … hai…hai passato la notte con il tuo cliente……?”

“Certo ……ho lavorato fino al mattino ……perché me lo chiedi……?”

Kaede scosse la testa, sempre più angosciato.

“Non hai capito………. Hana ti sto chiedendo se sei andato a letto con il tuo cliente….con quell’ uomo……..rispondimi, ti prego”

Hanamichi arrossì, fuggendo il suo sguardo.

Kaede tremava, di rabbia, di paura.


“No……io…sono riuscito ad evitarlo………….ma era quello che lui voleva……..usciti dalla stazione siamo andati in alcuni locali…….voleva bere e divertirsi …aveva firmato contratti molto importanti………voleva festeggiare…………ero obbligato a rimanere con lui fino alla fine del quarto giorno………..era già ubriaco…….voleva portarmi in uno di quegli alberghi…………ad ore………..oh Kami…….Kaede……non so come, ma ho finto di voler bere ancora…….lui ha accettato e finalmente l’ alcol ha fatto effetto…………si è addormentato ed i suoi uomini lo hanno portato via…………..ma solo all’alba…….io non potevo permettergli di farlo……………….non volevo …perché io sto con te…………………..io amo te Kaede” la voce timida, ma decisa


Il ragazzo dai capelli neri sgranò gli occhi azzurri poi strinse a sé quel ragazzo, più forte che poteva.
Il cuore che batteva forte nel petto di entrambi, per la paura di vedersi divisi.


“Si………….tu stai con me…………….ed io ti amo……….”sussurrò con gli occhi chiusi


Quell’ abbraccio non si sciolse presto.
Dalle carezze passarono ai baci, dai baci ai corpi nudi.
Dai corpi nudi all’ amore.

Sussurrandogli sempre quei piccoli ‘ti amo’, che tanto sembravano piacergli, Kaede si prese cura di lui fino a che il sole non inondò la terra di luce calda….
…………con la stessa delicatezza di un amante che si riversa nel corpo del suo amato.


Kaede scese a baciargli le guance.
Il corpo dell’ uno si nutriva del calore dell’ altro, in un scambio reciproco e piacevole.
Hanamichi si lasciò lusingare da quella bocca.

“Hai fatto bene a venire subito qui…….stavo per impazzire….ti rendi conto ……quattro giorni senza di te……senza sapere come stavi ………....senza questa pelle morbida …………………..vuoi uccidermi?”


Hanamichi rise.


“Perdonami …….io sono corso da te appena ho potuto…………….perché io e te…………..…perché avevo una promessa da mantenere ………..dovevo dirti che ho avuto un altro cliente, no?”


“Hai fatto bene………bravo……”


Hanamichi chiuse gli occhi, tendendo le labbra.

A Kaede fu chiaro.
Voleva una ricompensa.

Lui dai capelli neri lo baciò sopra la bocca, nello spazietto fra il naso ed il labbro superiore e poi sotto, nel piccolo incavo fra il labbro inferiore ed il mento.
Infine gli accarezzò le labbra con le proprie, dolcemente.

Hanamichi lo fissò soddisfatto poi chiese.

“Vi ho visti ieri alla stazione, cosa ci facevate lì…tutti quanti?”


“Cercavamo te”rispose Kaede stendendosi di fianco a lui sul divano

Lo spazio era poco, ma restando abbracciati non si rischiava di cadere o di soffrire sulla pelle nuda la troppo fresca aria di quella mattina.


“Non scherzare……dai dimmelo….cosa facevate in giro……siete andati a divertirvi un po’ tutti insieme?”


Kaede gli chiuse la bocca con un dito.


“Sei sparito per ben quattro giorni….te l’ ho detto….cercavamo te……”

Hanamichi capì il significato di quella risposta.
Il suo viso si illuminò di pura gioia.

C’ era qualcuno.
C’ era ancora qualcuno allora che gli voleva bene…..non era solo.

Non era solo.


Kaede si ritenne soddisfatto.
Era per vedere finalmente un sorriso vero su quella bella bocca che aveva parlato.
Rise fra sé.
Lo aveva fatto apposta.
E gli era riuscito anche bene.

“Dici davvero?”

“Si”

“Davvero, davvero?”

“Si, ma ora basta…..fai riposare un po’ questa lingua…..”

Con un bacio ed un mugolio soddisfatto Kaede fece ritornare il silenzio.


Nudi ed abbracciati i due ragazzi guardarono fuori per un tempo indefinito, attraverso le chiare finestre del salotto, le tende leggere volavano indisturbate a nasconderli ritmicamente alle curiose nuvole di passaggio nel cielo.


Era ormai tardi.
Hanamichi si alzò lentamente, per vestirsi.
Accanto a lui Kaede si stiracchiò sul divano.

“Cosa hai intenzione di fare adesso?”chiese

Hanamichi scosse la testa guardandolo.

“Comincerò a cercare un altro lavoro……non voglio perdere la mia dignità……….ho deciso di essere solo tuo e lo sarò per sempre……….non preoccuparti ……in fondo sono un tensai….vedrai che troverò una soluzione……….un’ altra sistemazione……qualcosa………”

Kaede lo guardava, in silenzio, scrutandolo.

Nonostante quelle parole leggeva ansia in quello sguardo caldo, leggeva preoccupazione.

Voleva sembrare sicuro di sé il suo piccolo e coraggioso Pr, ma in fondo era solo un ragazzo.
Come lui, del resto.

Provava tenerezza e dolore.
Lo voleva aiutare, ma non sapeva come.
Non sapeva cosa fare.


Hanamichi prese la propria roba.
Stava quasi per andarsene.
Quella luce disperata ancora negli occhi, ora se possibile brillava ancora più forte di prima.

Hanamichi si diresse verso la porta, si voltò a salutarlo con un bacio prima.


“Grazie per la tua disponibilità………..ci vediamo presto”


Kaede attese.
Attese.
Sentiva che …..
Attese.
Il suo cuore batteva.
Forte.
Gli occhi si erano fatti lucidi.

Si alzò di scatto, risvegliato dal rumore della porta che si apriva.
Corse dal suo accompagnatore.
Lo abbracciò, cingendogli da dietro i fianchi e con una spinta chiuse quella porta maledetta.
Non lo avrebbe lasciato andare così.

“Dove pensi di andare……– gli sussurrò –……….tu sei mio e …..non sei solo…………..”

“Ti prego….ti prego …………..Kaede……..non dire così…..mi viene voglia di non andarmene più, di rimanere per sempre in questa stanza ……con te………. …ma non voglio crearti problemi….. devo risolvere io tutto questo………….ti prego lasciami andare……….”

E mentre lo diceva, buttando fuori tutta la sua disperazione, si stringeva a lui per non farsi lasciare, per non perdere quel sostegno così prezioso, così indispensabile e amorevole.


Kaede lo baciò con passione e lo riportò nel salotto.


Seduti vicini pensavano in silenzio.

“Kaede……Kaede dannazione…….”

Hanamichi si alzò.

Passò accanto ad una parete, la colpì con un pugno fatto di rabbia ed impotenza.


“Capisci? Vuole fare di me un accompagnatore di ruolo….non potrò mai più oppormi ai suoi ordini…….vuole che io………..sai cosa significa?”gridò quasi disperato


Silenzio.

Kaede non disse niente.
Schiacciato.
Sconfitto da un qualcosa di troppo pesante.
Vedeva oramai su di loro il peso di un problema troppo grande per entrambi

Cosa avrebbero potuto fare?

Niente.


Niente.

Il mondo era degli adulti


Non loro.
Non di due semplici ragazzi.
Nessuno avrebbe creduto a due ragazzi.

Per quanto si amassero.
Per quanto si volessero proteggere a vicenda.

Non c’ era niente da poter fare.

Niente.

E le mani di Kaede, che angosciate si torturavano fra di loro, lo sapevano.
Ed i suoi occhi, diventati ancora più cupi e profondi e lucidi di un dolore folle, lo sapevano.
E le sue labbra, che si riaprivano per sospirare in continuazione, lo sapevano anch’ esse.

Avrebbe voluto piangere per lui tanta era l’ impotenza che si sentiva fra le mani.


Un pensiero.

Irrazionale, devastante.

Aveva accarezzato diverse volte la sua mente, in pochi istanti.

Sembrava essere l’ unica soluzione.


Se il mondo era degli adulti allora…..

…..allora era a loro che dovevano chiedere.

Kaede si alzò.
Lucidità nello sguardo determinato.


Si sorrise.
Non potevano fuggire.
Vivere insieme e dimenticare tutto il male del mondo.
Non era un romanzo il loro.
Hanamichi aveva una madre da proteggere.
E lui …..lui non gli avrebbe permesso di soffrire ancora.
Avrebbe fatto tutto ciò che era in suo potere.
Anche se questo fosse costato caro.


Ma aveva deciso.
Ed ogni promessa era per lui un impegno.

Si avvicinò al suo ragazzo, accarezzandogli la mano offesa, se la portò vicino alle labbra e la baciò dolcemente, una, due, tre volte.

Hanamichi sentiva il rancore scivolare via.
Inesorabilmente cacciato dalla tenerezza e dall’ affetto di quel suo amante prezioso.

Lo ringraziò con una carezza fra i capelli e si abbracciarono.

Con le mani sulla sua schiena Kaede lo stringeva come a cullarlo, il ritmico ondeggiare di quelle dita avanti e indietro donava quiete e tranquillità.

Hanamichi sospirò soddisfatto.

“Non temere…..so come fare……vedrai ne usciremo insieme……fidati di me………….”disse convinto Kaede


“Si……tutto quello che vuoi”

……….

…..


I minuti scivolavano lenti.
Kaede lo aveva mandato a casa.
Senza volerlo, ovviamente, ma lo aveva mandato via.

Doveva riflettere ancora un attimo.
Giurare davanti a se stesso che era pronto per fare quello che avrebbe probabilmente salvato entrambi.

Ma era così difficile.
Anni e anni alle spalle, pesavano.

Ricordi e situazioni.
Un orgoglio che gridava sempre più forte di tutto, di tutto, anche del cuore stesso.

Un affetto mai dimostrato ed ora…..


No.
Non doveva tirarsi indietro.
Aveva voluto condividere il proprio corpo ed il proprio cuore e la propria anima con Hanamichi.
Davvero aveva creduto che sarebbe stato solo piacere per entrambi?
La vita va avanti sempre e lo fa anche dolorosamente.
Colpisce e affonda.
Una volta qua…una volta là.
Ma ora basta.

Il tempo della sofferenza doveva finire.
Almeno per Hanamichi.
Almeno per quel Pr dai capelli rossi.
Che della felicità vera non conosceva neppure le vaghe forme.

No.
Il sacrificio non gli sarebbe pesato.
Lo faceva volentieri.

Più volentieri di qualsiasi altra cosa avesse mai fatto.

L’ orrendo dubbio eterno di vedersi portare via Hanamichi da uno di quei clienti era sempre lì.
Pronto a farlo cedere, a fargli piegare le ginocchia e gemere di dolore.
Continuando con quella vita un giorno qualcuno avrebbe definitivamente portato via l’ innocenza da quegli occhi e da quell’ anima e non solo per quattro miseri giorni…………………………..forse per sempre.


Kaede si alzò.
Prese il telefono.


Ed iniziò allora l’ ultima mano del loro destino.
Al tavolo dei giocatori un ragazzo dagli occhi azzurri, un Pr dai capelli rossi, un uomo ed l’ ombra incerta di una sorte oscura.

Erano passati due giorni.
Si parlavano a scuola.
Kaede chiedeva delle intenzioni del signor Riyoo.
Nervosamente.
Hanamichi rispondeva che l’ uomo stava aspettando l’ occasione giusta per riproporgli quell’ ordine.


In quei giorni Kaede lo richiedeva continuamente.
Non voleva che un cliente occasionale si infiltrasse in uno spazio lasciato scoperto e rovinasse ogni cosa.
La sua soluzione richiedeva tempo.
Almeno fino alla fine della settimana.


La decisione della squadra nel frattempo era come sospesa.
Incerta.
Akagi, fiducioso, attendeva.


Tardo pomeriggio.
Canticchiando sommessamente Hanamichi indossava la propria tuta per uscire.
Non sapeva il perché, ma era stato Kaede a richiederlo così.
Ma a lui non importava.
Se poteva vederlo ogni giorno e stargli accanto nessun’ altra cosa aveva valore.

Erano pochi, magnifici giorni, quelli passati.

Insieme.
Sempre insieme.
Fin dalla mattina, nei corridoi, a scuola, per poi arrivare alla sera, nell’ intimità di una stanza per lasciare posto anche ad un desiderio fisico e coinvolgente.

Erano i giorni più belli della sua vita.
Della loro vita.

Anche se continuamente minacciati da quell’ ombra che ancora pesava su di loro.
Ma insieme affrontare le difficoltà sembrava più dolce, più…..bello.
Il problema rimaneva lo stesso, ma veniva diviso a metà …..pesava di meno e sembrava più piccolo.

Si incontrarono anche quel pomeriggio.
Ore 18.
Al parco.

Kaede arrivò un attimo in ritardo.
Salutò il suo Pr con una carezza velocissima alle labbra poi lo portò con sé in un piccolo campetto.

Hanamichi si guardò intorno.
Incredulo.

Un piccolo campetto da basket, le fronde degli alberi ripiegate verso di loro, sembravano una cupola verde smeraldo intrecciata a proteggerli.
Gli occhi azzurrissimi di Kaede si posarono su di lui.


“Ti piace?”


“Si…è bellissimo….”

“Questo è il mio campo d’ allenamento privato”


Hanamichi sorrise.
Kaede lo aveva reso partecipe di quel piccolo luogo segreto.
Se ne sentiva onorato.


Si guardarono.


“Su….cosa aspetti? Vieni qui a giocare……”


“Giocare?”

“Ehi……… cosa credi che siamo venuti a fare qui, vestiti così? Pensavi che avessi scelto il parco per un appuntamento galante……..? Do’hao ” rise lievemente il ragazzo dai capelli neri

Hanamichi non si mosse.
Realizzando solo in quel momento che era stato tutto…..programmato…….per…..


Si avvicinò a lui, quasi correndo.

“Kaede…..tu……..mi hai richiesto solo per…………………………………..giocare?”


“Certo…ho bisogno di un compagno………avanti non perdiamo tempo……………fammi iniziare”


“E’…………..è per questo che mi hai voluto far indossare abiti comodi……….tu……………….”


Rukawa annuì, ad un soffio dalla sua bocca, per interrompere quel piccolo fiume d’ inutili parole.
“Nessuno ti vieta di giocare…………….non sei più nella squadra, ma puoi farlo quando vuoi……….ed io voglio che tu lo faccia ora”

Hanamichi sgranò gli occhi.
Kaede si morse un labbro, forse si era scoperto troppo.


Hanamichi si portò una mano sugli occhi, per strusciarli un po’ e ricacciare indietro lacrime di commozione.
Il suo Kaede.

Sapeva che per lui giocare non era più possibile.
Non faceva più parte della squadra.
Non aveva più tempo.
Doveva solo lavorare.

E lui…lui lo aveva richiesto per portarlo a giocare.
Per dargli ancora la possibilità di sognare con una palla arancione in mano.


Hanamichi lo amò come mai prima d’ ora.
Profondamente.
E lo guardò, cercando di dirglielo con uno sguardo solo.


Per la prima volta in vita sua Kaede arrossì leggermente.
L’ amore assoluto che leggeva in quegli occhi del colore della terra…..
..era totale …totale e sconvolgente.

Riscaldava.

Il ragazzo dai capelli d’ ebano si voltò, per non imbarazzarsi ancora di più.
Un abbraccio lo raggiunse.


Significava.
‘So quello che hai fatto per me e non posso fare a meno di amarti sempre di più’

Fu un pomeriggio unico ed indescrivibile.
L’ emozione di sentire la superficie ruvida della palla……i fischi delle scarpe sul terreno……l’ aria fresca, i raggi che filtravano fra i rami, il sudore che scendeva sulla pelle, gli occhi incatenati, i respiri allacciati………………come……….un amplesso………amore e gioco………………..vita……

Quella sera Kaede riposava sul tappeto.
La testa poggiata sul ginocchio piegato vicino al petto, i capelli appena lavati che scendevano a velargli la fronte e lo sguardo.

Hanamichi non c’ era.
Doveva lavorare in sede quella sera.

Era tardi ormai.

Kaede accarezzò le frange del tappeto con le dita, meditando di andare a dormire.
Poi improvvisamente un rumore.

Passi.
Vicino a lui.


Sollevò la testa.


Il suo Pr, lì, vicino.
Un sorriso stupendo sulle labbra, una rosa bianca nel taschino, perle di sudore sulla fronte.


“Come siamo belli, stasera…………….”mormorò Hanamichi guardando il suo amante ancora rannicchiato sul tappeto


“Sei un’apparizione?”chiese divertito lui


“No……sono un regalo entrato dalla finestra……..”


Kaede rise.

“Un regalo?”


“Si” sussurrò l’ accompagnatore avvicinandosi

Kaede lo cercò in un bacio.
Hanamichi si separò da lui poi gli tese una mano.

“Vieni con me”

Kaede si alzò e lo seguì.
Il ragazzo dai capelli rossi lo portò con sé in camera, chiuse la porta, lo lasciò lì in piedi, incredulo e cominciò a spogliarsi.

“Cosa……”


“Sssh……mi vuoi vestito di una sola rosa stanotte?” sussurrò con un filo di sensuale voce Hanamichi


Kaede lo guardò incantato.

Il Pr si era spogliato completamente, stendendosi sul letto, appoggiandosi sulla pelle di un capezzolo la rosa bianca.
Gli occhi azzurri del suo amante seguivano il lento alzarsi e abbassarsi di quel fiore, regolato dal ritmo del respiro, leggermente accelerato dall’ eccitazione.

“Si”disse solo Kaede iniziando a regalare al pavimento i propri abiti


Hanamichi sorrise dolcemente.


“Si….lo desidero ………..ti desidero e …………………..e tu?.....Mi vuoi?”sussurrò lui dagli occhi blu

Era arrivato il momento.
La decisione era presa, lo sapeva.
Ma Kaede voleva l’ ultima conferma.
L’ ultima spinta.

La dichiarazione d’ amore di quel ragazzo steso davanti a lui.


Hanamichi lo guardò, perdendosi nei suoi occhi.

“Si….ti voglio……………intensamente……..anche se già ti ho …………ti voglio………………….ti vorrò per sempre…..”


Kaede salì su di lui, ma senza toccarlo.
Scese a prendere con le labbra quella rosa, che adesso rischiava di cadere tanto era diventato rapido quel respiro sotto di essa.


Se la portò alle dita e la usò per accarezzare la pelle del suo amore.

La passò sul viso, a tergere il sudore della fronte, a fargli chiudere gli occhi, a corteggiare le belle labbra e poi giù sul collo, sulla gola, per farlo fremere e sospirare, sul petto, sui capezzoli turgidi, sulla linea del ventre fino a lasciare un petalo nell’ ombelico e poi ancora più giù…….fra le gambe, a far gemere e gridare………………..piacevolmente.

“Tu……..non dovevi essere al lavoro?”lo interrogò Rukawa seviziandolo con quel fiore sulla linea dell’ inguine


“Ho finito velocemente…………..pensavo a te……….volevo venire qui……………da te”

Hanamichi gridò piano.
La bella rosa era stata fatta scendere ancora più in basso, fra le gambe aperte, a sfiorare la piccola apertura e tutta la pelle vicina.


Kaede lo osservò lascivamente mentre lo faceva inarcare con forza.


“Saresti tu il mio regalo?”


“Mhm……………..si……….io………ah”

Il ragazzo moro sorrise compiaciuto.

“E a cosa devo tutto ciò?”

Hanamichi fermò la mano con la rosa che rischiava di farlo impazzire e gli sussurrò sulle labbra.

“All’ avermi reso un sogno…………. anche se solo per un giorno…………”


Kaede capì e sorrise.

Prese in bocca la rosa, scese a baciare le labbra di Hanamichi e con la lingua la regalò nuovamente a lui, passandogliela.

“Tienila tu………………….ora tocca a me sfiorarti……….”

Anche quella promessa fu mantenuta poi l’ attesa finì.

Hanamichi strinse fra le labbra il delicato fiore, le piccolissime e giovani spine lo ferirono appena nel momento in cui, mordendola, il ragazzo dai capelli rossi si lasciava penetrare dal suo amante.

Dolcemente, fino in fondo e poi ancora.
Dentro e fuori.
Piano e forte.
Forte nell’ entrare, piano nell’ uscire.

A lungo.
Per tutto il tempo che serviva a quel dolce Pr per raggiungere il piacere.


Sopra di lui, estasiato dai suoni di piacere, dal calore e dalla morbidezza del suo corpo, Kaede lo prendeva appassionatamente, facendosi stringere dalle sue braccia, dalle sue gambe.


Attimi prima dell’ apice Hanamichi si tolse quella rosa dalla bocca, per poter gridare liberamente, la strinse fra le mani, strappandole gentilmente tutti i petali ed alzò il pugno chiuso su di sé, su di loro, oltre la schiena inarcata del suo amante.

Nel preciso istante dell’ orgasmo che li travolse il ragazzo dai capelli rossi come il tramonto aprì la mano, spargendo su entrambi una cascata bianca e nivea, leggera e profumatissima.


Petali di rosa a vestire entrambi.

Riposarono sdraiati sul letto, fin quasi all’ alba, accarezzandosi di tanto in tanto, cercando l’ uno sul corpo dell’ altro i petali che giocavano a nascondersi.
Petali sui palmi.
Petali sul collo.
Petali sotto la schiena.
Petali fra capelli neri …………….che strano contrasto…….pensò Hanamichi raccogliendoli ed usandoli per passarli sulla guancia e sulle ciglia del suo amore………Kaede sorrise………….intuendo quel pensiero innocente prese una propria ciocca ed uno dei fili ramati del suo Pr…..li unì………davanti ai loro occhi……intrecciandoli a formare un unico filamento bicolore………………………..rosso e nero……….i loro colori …le loro anime……………..ne risero insieme, felici…………….poi arrivò il mattino.

Piccoli e bassi sussurri.

“Sarai stanco………non andare via……….”

“Non tentarmi, devo tornare all’ agenzia……”

“Non sono sicuro a mandarti lì………resta qui a riposare……..sei stanco, hai lavorato ieri sera e stanotte non abbiamo dormito molto……..rimani………ti richiedo io per stamattina……………..”

“Va bene………..ma se poi trovi un altro regalo quando torni sappi che è solo colpa della tua spudorata gentilezza……….”

“E del tuo amore…….”

“Si……….hai indovinato………..del mio amore folle per te……………”

Piccole risa.
Una telefonata.

In piedi nella sua stanza Kaede raccolse le sue cose in uno zaino leggero, prese i soldi, guardò un istante il letto………il ragazzo steso fra le lenzuola che riposava tranquillamente……….lì nella sua casa almeno lo sapeva al sicuro…………poteva partire senza pensieri…….
…guardò ancora il loro letto dalle coperte arruffate e dai petali scompostamente abbandonati qua e là……..

……..ciò che era stato condiviso lì sopra era sempre stato amore…….
………..aveva la conferma che cercava………
…………l’ aveva trovata la notte prima nei suoi stessi sentimenti ed in quelli del suo amante ora addormentato …..
………….aveva tutto ciò di cui aveva bisogno……..
……..determinazione e coraggio erano con lui……..

…….prese le chiavi, si chino a scostare un lenzuolo e baciò la pelle morbida della guancia del suo Hanamichi, un piccolo saluto e si diresse alla stazione……


Il viaggio non fu né breve né lungo…….il paesaggio correva velocissimo davanti al vetro enorme del treno….lo scompartimento era quasi deserto…il sole della prima mattina si intravedeva appena, oscurato dalle nubi piene e filamentose che si erano fatte ospitare dal cielo di Tokyo portate dal vento del nord.

Kaede scese alla sua fermata…quella che tante volte da piccolo aveva attraversato da solo …….quella sulla quale aveva aspettato ed aspettato fino a diventare arido dentro………….incredibile come, anche dopo così tanto tempo, niente era cambiato e la sua memoria ricordava esattamente dove andare……..si inoltrò nella zona degli uffici……….la frangia sugli occhi …l’ ansia nel cuore………

Enormi palazzi di lucido vetro si ergevano da ogni lato cercando di vestirsi, riflettendola, della gloria della luce del sole, le insegne di ogni ditta e di ogni impresa facevano mostra di sé alla sommità di ogni grattacielo …..l’ immagine era tutto per quelle aziende………….perderla significava fallire e chiudere…………..Kaede cercò con lo sguardo il palazzo che da bambino ricordava…………………..lo trovò eppure a guardarlo ora, con gli occhi di un adulto quasi, non sembrava così enorme come ricordava ……scosse la testa……………………non era mai stato il palazzo a sembrargli grande e lontano, ma chi c’ era dentro………….a capo di tutto……………………………


Il ragazzo dai capelli neri entrò, presentandosi ad una segretaria dagli occhiali sottili come Kaede Rukawa, figlio del dirigente di quell’ impero economico.


La donna lo squadrò con aria critica, gli stessi capelli neri, lo stesso sguardo di ghiaccio, notò immediatamente la somiglianza tra il modo d’ atteggiarsi di quel ragazzo e quello che contraddistingueva il suo datore.

Alzò il telefono e chiese informazioni.

Una nota sorpresa nella voce fu tutto ciò che l’ uomo si permise nel momento in cui sentì pronunciare il nome di suo figlio.
Ordinò alla donna di lasciarlo passare e di condurlo fino a lui.

Lei sollevò lo sguardo sul giovane………ricordava un tempo di aver visto un bambino insieme al loro dirigente……un tempo piuttosto lontano……allora quel bambino era cresciuto………….era diventato affascinante e gelido ……esattamente come il padre……….con un sorriso triste la segretaria scosse la testa, chiedendosi dove fosse finito l’ entusiasmo che da piccolo aveva animato quel ragazzo, pronto a correre per le scale e giocare sorridendo con le guardie di sicurezza.

Kaede si fece indicare il piano e raggiunto l’ ascensore salì da suo padre.
Nell’ ascensore il rumore di ogni piano raggiunto sembrava una condanna.
Kaede tentò di calmarsi.
Di sistemare sul proprio volto una maschera indifferente di gelido ghiaccio.


Oltrepassò gli uffici, lasciando dietro di sé una scia di sguardi incuriositi.
I lineamenti simili a quelli di suo padre lasciavano intuire chi fosse quel giovane così bello.
I dipendenti più anziani probabilmente lo riconobbero, rivedendo nella mente l’ immagine un bimbo che correva fra le loro scrivanie giocando con aeroplanini di carta.
Un tempo lontano, si dissero chinando la testa sul loro lavoro.

Una porta nera.
L’ ultimo ostacolo.
Improvvisamente ogni incertezza sparì…anche l’ ultima

Su quella porta Kaede vide il viso triste e rassegnato di Hanamichi.
Voleva distruggere quell’ immagine di dolore.
Pensò al suo sorriso radioso.
Come sarebbe stato bello vederlo per sempre.



E bussò deciso, due volte.

“Avanti”


Gli occhi di padre e figlio si incontrarono mentre lui entrava.

Con un gesto della mano il signor Rukawa invitò il figlio a sedersi davanti a lui, su di una rigida poltrona di pelle nera.

L’ ufficio non era cambiato poi molto.
Kaede sapeva che suo padre non amava variare le sue consuetudini.
Lo stesso piano di vetro sopra il mogano così scuro da sembrare nero.
Le stesse penne dorate e perfettamente riposte nei loro astucci sopraelevati, lo stesso panno di fine velluto sotto un blocco di fogli, lì accanto piccoli fascicoli di contratti, intorno un ambiente spoglio ed essenziale.
Suo padre amava la sobrietà ed il gusto classico.
Una semplice pianta a foglie lunghe e ricurve occupava un angolo, un quadro di lineare geometricità decorava una parete.
Un luogo quasi asettico.
Privo di qualsiasi cosa potesse ricordare tutto ciò che esulava dal lavoro.
La sua precisione.
Kaede ne fu un istante quasi disgustato poi si calmò, non era venuto per disprezzarlo né per discutere con lui del suo arredamento.

Era lì per lui.
Solo per lui.
Solo per l’ amore della sua vita.

“A cosa devo questa visita……..? Se non sbaglio sono diversi anni che non venivi più qui nei miei uffici………….”


“Hai ragione….sono qui per chiederti una favore”

Diretto e conciso.
Kaede lo fissò negli occhi.
Non aveva voluto fingere una visita di cortesia.
Suo padre era abituato ai finti scopi socievoli dei suoi commercianti, avrebbe capito e poi lui non voleva mentire.


L’ uomo si sedé poi, con un gesto della mano, senza poter dire niente a parole, gli chiese di continuare.
Suo figlio che doveva chiedere qualcosa a lui.

Attese, nascondendo la propria impazienza.
Era un uomo con una certa esperienza.
Sapeva che se suo figlio era lì davanti a lui il motivo doveva essere grave.
Kaede non aveva mai chiesto aiuto.
Tanto meno il suo.
Doveva proprio essere qualcosa di così grande ed importante da non lasciargli scelta.
Una fitta di preoccupazione di padre lo attraversò, ma si ricompose tenendo lo sguardo fissò nell’ azzurro degli occhi di Kaede.


“Si tratta di quell’ accompagnatore ………..il ragazzo dai capelli rossi………”

Il signor Rukawa annuì.
Lo ricordava, il giovane dai capelli rossi, gli occhi nocciola.


“Vorrei che tu lo aiutassi”

Suo padre giunse le mani e si accostò lievemente a lui.

Significava.
‘Spiegami cosa è successo………’


E Kaede parlò.

Ma non mentì neanche una volta.
Raccontò ogni singola cosa.
Il loro primo incontro, il fatto che già conoscesse quel ragazzo, la festa di Natale in cui lo aveva seguito, la festa del primo dell’ anno, la notte del primo dell’ anno………………si………………

….raccontò il suo desiderio…………..la sua………….la sua violenza su quel ragazzo…………….il suo ricatto, le sue minacce ……e tutte le altre volte……………………………………le enumerò……………………….dieci, undici ………non ricordava con precisione………….parlò di tutte le volte in cui lo aveva richiesto a casa………………….di Shimori………….del suo tentativo di portarglielo via………………………..di quella sera sul balcone……………parlò di Sendoh…………………..della sua gelosia………e poi parlò della verità…………di quella scoperta in palestra……di quella raccontata dall’ accompagnatrice dagli occhi azzurri……….poi infine disse qualche parola sui pochi avvenimenti di quei giorni………………

……………il perdono che quel Pr gli aveva concesso…………………..l’ amore………………i quattro giorni di sparizione…..
…………e le richieste del proprietario dell’ agenzia di accompagnatori ……………..il suo folle progetto di fare di Hanamichi un gigolò di classe e di quella giovane donna una prostituta d’ alto borgo……………..


Ansante per tutte quelle parole che aveva pronunciato, rompendo ogni barriera, ogni muro precostituito di un dialogo fra loro patteggiato da tempo, che non doveva superare le solite due o tre frasi, Kaede rimase in silenzio.

Ora aveva veramente fatto di tutto per il suo amante.

Era arrivato a chiedere aiuto all’ uomo al quale aveva silenziosamente giurato di diventare il migliore da solo.

Si era mostrato per quello che era….un debole ragazzo con pochi anni d’ esperienza ed un orgoglio smisurato…….ma lo aveva fatto volentieri…………si sentiva il cuore libero………..non aveva mentito….stava tentando di salvare la persona che amava…..e ad ogni parola, che cominciava a farsi pronunciare sempre più facilmente della precedente, aveva come sentito una folle quiete farsi strada nel suo animo……..
...parlare con suo padre………….
…da quanto tempo non lo faceva?
…da quanto tempo non gli raccontava di sé?
…perché poi?
Non lo ricordava.
Sapeva solo che adesso voleva il suo aiuto, ne aveva bisogno.
Stava scommettendo su di lui.
Su di sé.
Doveva solo aspettare.

Sperare.

Il signor Rukawa chiuse gli occhi, non riusciva più a mascherare il proprio stupore.
Suo figlio non solo era venuto da lui, ma aveva chiesto aiuto ed aveva parlato.

Kami, erano anni……erano tantissimi anni…..da sempre quasi…..che non parlavano …..di sé stessi …della loro vita…..e adesso Kaede gli aveva raccontato segreti e confidenze……non si era riparato dietro scuse e falsità …..…lo aveva affrontato…..per ogni parola lo aveva guardato negli occhi ……..anche mentre parlava di aver avuto dei desideri verso un’ altra persona………….del suo stesso sesso………………….

L’ uomo si passò una mano sugli occhi.

Cosa doveva fare?

Era stato un racconto scioccante.

Suo figlio.
E quel Pr.

Ora capiva molte cose, diversi atteggiamenti, la presenza continua di quel ragazzo dai capelli rossi.

Cosa doveva fare?
Cosa?

Era giusto aiutarlo dopo tutta l’ incomprensione ed il rifiuto?

Improvvisamente ricordò una notte di non molto tempo fa, quella notte, tornando a casa, aveva osservato il sonno di suo figlio.

Quella notte aveva provato rammarico per la propria impotenza, per la propria incapacità, si era gridato contro di essere un padre fallito, di non aver mai potuto aiutare veramente suo figlio.

Ora …ora ne aveva la possibilità.

Ora per merito di quell’ accompagnatore avevano disperso quel silenzio che da sempre li avvolgeva entrambi, come una maledizione che pesava su di loro.

Avevano parlato.

Ora che suo figlio si era rivolto a lui poteva finalmente trovare un punto d’ appoggio per ricominciare, per ripartire.


Si alzò, Kaede fece lo stesso.

Non era riuscito a convincerlo.
Sarebbe stato abbandonato a sé stesso ancora una volta.
Prese già le proprie cose in mano per andarsene.


Suo padre si spostò davanti a lui.

“Aiuterò questo ragazzo…………”

Kaede non poté trattenere un sospiro di piacere.
Si.
Era riuscito ad avere quell’ aiuto.
Si.


L’ uomo lo guardò seriamente e continuò.

“Il ragazzo coraggioso che tu hai usato, di cui hai approfittato…….che hai………………violentato………ho detto bene?”


Kaede annuì.
Si sarebbe preso le proprie responsabilità.
Lo aveva fatto davanti ad Hanamichi e lo avrebbe fatto ancora.
Davanti a tutti coloro che glielo avrebbero chiesto.


Annuì, con decisione.


Uno schiaffo colpì il suo viso.
Talmente forte da stordirlo quasi.
La sua guancia si imporporò immediatamente bruciando dolorosamente.


“Non mi ricordavo fossero queste le cose che mi sono sforzato di insegnarti ………..tsk………..lo hai umiliato Kaede……..lo hai violentato ……………..”gridò furioso suo padre


Lui dagli occhi azzurri alzò uno sguardo di fuoco.

“Lo ho amato…………………lui è il ragazzo di cui mi sono innamorato………………………lo amo e lo amerò…….”rispose gridando a sua volta


Il signor Rukawa lo fissò in silenzio.

Leggeva nei suoi occhi una determinazione profonda.
Non poteva credere che stesse mentendo, era la verità quella che vedeva ardere in quelle profondità marine.
Se prima suo figlio aveva ammesso cose ben più gravi che ragione avrebbe avuto di mentirgli ora?
Il solo semplice fatto che fosse arrivato a rivolgersi a lui pur di aiutare, di salvare, quel giovane Pr era una dimostrazione più che convincente che quell’ amore di cui si stava gridando esistesse davvero.


“Dov’ è ora lui?”chiese il padre

Kaede si passò una mano fra i capelli.

“A casa nostra………nel mio letto………..dorme”


Silenzio.
Con lentezza il signor Rukawa si portò dietro la propria scrivania.


“Aiutalo………….per favore…………….non voglio…che soffra più di quanto non abbia già fatto………..non voglio per lui quel futuro…..”
chiese Kaede lasciandosi andare sulla fredda poltrona nera


Suo padre lo guardò intensamente.
Le mani sotto il mento.
L’ aria dell’ uomo d’ affari che pianifica ogni decisione.

“Hai prove certe di quello che dici?”

“Le sue lacrime sono state la prova più sincera………….aiutalo……..te ne prego……”

L’ uomo sospirò.

“Ti ho già detto che lo aiuterò ……basteranno poche telefonate…………ho diverse conoscenze………farò partire le indagini della polizia locale……..so cosa devo fare, ma prima vorrei parlare della punizione che devo impartirti…………..”

Kaede sollevò lo sguardo.
Ma incredibilmente incurvò le labbra in un sorriso.
Ora che sapeva che il destino del suo amante era salvo non gli importava più niente.
Avrebbe accettato anche la peggiore delle torture.


“Tre settimane………………………..consegnerai a me ogni cosa che riguarda il basket, ogni pallone, la tua stessa fascetta……ti farò esonerare per tre settimane dalla tua squadra e non giocherai fino a quando non avrai il mio permesso……………”

Kaede sospirò.
Sarebbe stata la peggiore delle torture, per lui giocare era da tempo come respirare, ma avrebbe resistito.


“Inoltre da oggi in poi prenderò dei giorni di riposo per tornare a casa più spesso …………dobbiamo rivedere alcune cose noi due……….i ricevimenti ……..pensavo fossero un buon modo per stare insieme senza troppo disagio, ma evidentemente mi sbagliavo………..c’ è bisogno di passare del tempo insieme da soli ………io e te……..stavolta non sarai libero di decidere………..verrai e basta……….intesi?”


Il ragazzo dagli occhi azzurri annuì.

“Accetto le tue condizioni”


“Bene…..torna a casa ora…………….manda quel Pr alla sua agenzia…………nessuno deve sospettare niente……….io mi muoverò subito da qui………”


“D’ accordo”

Kaede si alzò.
Prese il suo zaino, stava per aprire la porta, ma si fermò.

Aveva dimenticato la cosa più importante.


Si girò, scrutando l’ uomo che lo fissava da dietro quella scrivania.
Sembrava così piccolo seduto a quel tavolo così grande.
Sorrise, a lui, a suo padre.

“Grazie” sussurrò Kaede

E fu un grazie vero.
Di quelli che hanno nel cuore ogni lettera di quella parola.


Continua…………………


M: Ah…..I love il papà di Ru……..è veramente un grand’ uomo…..e non solo per aver dato la vita al nostro Kae….ma anche perché è fantastico…….
R:Lascia stare mio padre, hentai!
M:Ehi, rispetto, sono stata io a regalartene uno così bello!!!!!
H: Si tesoro, lasciala stare , in fin dei conti dopo ben 20 capitoli finalmente decide di farci diventare felici……….
R: Tu zitto e torna a letto…….che ora arrivo……
H:ç_______________________________________________ç
M:Come puoi trattare tutti male?Anche Hana pucci?
R:Lui lo sa che lo amo alla follia…..
H(Dalla camera…..): Grazie amore, anch’ io ti amo tanto….

M:^__________^’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’


Beh ed il secondo è andato….spero faccia la felicità di chi ha aspettato tanto per un happy end …….
Un bacio a tutto il sito……….e a Ria naturalmente………


Mel

 


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