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Pr
Parte
XXII - Il capitolo del padre -
di Mel
Quattro
giorni.
Kaede cercò di calmare il respiro ed il battito del cuore.
Quattro giorni.
Hanamichi era come scomparso.
Nessuno sembrava sapere niente.
L’ ultima volta, cinque giorni fa, avevano passato la notte insieme.
Ad amarsi e a parlare un po’.
Di loro, dell’ uno e dell’ altro, di tutto e di niente.
Poi all’ alba Hanamichi era andato via.
E da quel giorno era sparito.
A scuola era assente.
In palestra non si doveva presentare.
Alla sua agenzia nessuno rispondeva chiaramente alle sue domande.
Solamente sterili ‘L’ accompagnatore da lei richiesto non è
al momento disponibile’
Andarci di persona non avrebbe portato risultati migliori.
Un semplice ragazzo minorenne non avrebbe attirato l’ interesse di
nessuno.
Nemmeno di quella donna dagli occhi azzurri.
Kaede
si sedé su una panchina.
Il parco intorno era pieno di suoni e di vita.
Ma lui si sentiva morto dentro.
L’ incertezza lo divorava.
Voleva il proprio Pr.
Ma il suo non era il capriccio di un bimbo troppo cresciuto.
Era necessità.
Amore.
Non voleva sentirlo lontano.
Non voleva separarsi da lui.
Aveva rischiato così tante volte di perderlo che ora avrebbe
solo voluto tenerselo stretto.
Per lui aveva detto parole e compiuto azioni che mai nessuno era riuscito
a strappargli.
Per lui aveva gridato ‘ti amo’ quando nemmeno la sua famiglia era
mai riuscita a sentirgli dire ‘ti voglio bene’.
Ed ora si sentiva vuoto.
Non riusciva a capire.
Non poteva essere scomparso, non poteva.
Non gli restava che avvertire Mito.
Forse lui ….
Yohei non sapeva niente.
Nessuno del guntai poteva essergli d’ aiuto.
Hanamichi era sparito dalle loro vita esattamente come dalla sua.
Con l’ unica differenza che da quella del guntai era sparito molto
tempo prima, per entrare come Pr in quella di lui.
Yohei cercò di ricordare se aveva ricevuto messaggi o aveva
intuito qualcosa, ma scosse solo la testa.
Kaede ora provava angoscia.
Ripensava a quei pochi giorni d’ amore condivisi.
Era passata poco più di una settimana dalla notte del perdono
alla mattina della sparizione.
Troppo poco anche per assaporare l’ estasi di dividere lo stesso cuore
e gli stessi sentimenti.
Ma non si sarebbe arreso.
Lo avrebbe cercato fino a trovarlo.
In palestra si sentiva agitazione.
Anche se non faceva più parte della loro squadra ogni singolo
componente sapeva che avrebbe sempre potuto salutare quel ragazzo
dai capelli rossi a scuola, fra una lezione e l’ altra, in quei pochi
giorni tutti si erano accorti della sua assenza prolungata.
Sorridendo tristemente fra sé Kaede pensò a quanto bene
gli volessero.
Era come se tutti i suoi compagni lo osservassero, non lo avevano
in squadra, certo, ma sapevano sempre dov’ era.
Lo avevano allontanato dal basket, ma non dalla loro amicizia.
Ed ora erano preoccupati.
La decisione di Akagi poi era ancora incerta.
Niente di stabilito.
Niente di definitivo.
Come se il capitano attendesse qualcosa, una soluzione che veniva
da sola….un miracolo.
Negli
spogliatoi decisero che quella sera, insieme, un piccolo gruppo sarebbe
andato a cercare Sakuragi.
La scusa di ognuno era diversa.
Akagi disse di volergli parlare ancora una volta, per vedere di decidersi.
Mitsui parlò di doversi scusare con lui.
Miyagi pronunciò vagamente qualche parola sulla loro fraterna
amicizia.
L’ unico
vero motivo era il loro legame.
Ed il rispetto, l’ ammirazione che avevano sentito nascere dopo tutto
quello che era successo.
In quanto a Kaede, lui di scuse non ne aveva bisogno.
Quel ragazzo era il suo amante e lui lo avrebbe ritrovato ad ogni
costo.
La sera
passò veloce.
Si divisero poi si riunirono.
Senza essere giunti a niente.
Nessuno sapeva niente, nessuno lo aveva visto.
Le strade affollate certo non li aiutavano.
La gente si muoveva in continuazione, scivolando da ogni parte, rendendo
impossibile focalizzare ogni passante.
Ben presto si sarebbero arresi.
Kaede lo sapeva ed avrebbe aspettato, quando gli altri sarebbero andati
via lui avrebbe continuato da solo.
Mille pensieri lo circondavano.
Aveva
paura di essersi sbagliato.
Forse aveva chiesto perdono a quel Pr troppo tardi…..
….forse Hanamichi aveva finto di perdonarlo per assicurarsi ogni volta
gentilezza e attenzione………
…forse aveva finto di ricambiarlo per continuare ad averlo come cliente…….perché
lui era una fonte di guadagno….
….e forse ora aveva trovato un cliente migliore e non aveva esitato
ad abbandonare lui……
No.
Non lo credeva possibile.
I baci che si erano scambiati non avevano il sapore delle bugie.
Il trasporto, la passione con i quali si erano abbandonati l’ uno
nelle braccia dell’ altro erano troppo totali e travolgenti.
No.
Non potevano essere tutte menzogne.
La sincerità
albergava perfettamente nel cuore di quell’ accompagnatore dai capelli
rossi.
Non conosceva compromessi o mezze verità.
Riempiendosi
la mente coi ricordi di quei pochi giorni, Kaede mise a tacere quelle
voci false ed insidiose mentre si guardava attorno alla ricerca di
lui.
I ragazzi
stavano per arrendersi.
Era ormai tardi.
L’ ombra
enorme di una stazione si ergeva non molto lontano.
Decisero di interrompere le ricerche.
Avrebbero ripreso il giorno dopo.
Rukawa
li accompagnò verso quella direzione, avrebbe finto di andarsene
e poi avrebbe continuato a cercare da solo.
Sapeva che tanto, anche se fosse andato a casa, non sarebbe riuscito
a dormire.
Lui.
Si, proprio lui.
Era cambiato.
Lo sentiva.
Lo sentiva dentro.
Erano bastati pochi giorni?
No.
Erano stati i mesi prima.
Ogni notte, ogni giorno.
Erano state come gocce in una caverna che, continuando a cadere incessantemente,
modificano persino le rocce e la pietra più dura.
Il loro non era stato un amore improvviso.
Era cresciuto piano ed aveva incontrato mille difficoltà e
mille tristezze.
Ed ora era diventato importante.
Vitale.
E lui non lo avrebbe lasciato morire né affievolire.
In costernato
silenzio i giocatori dello Shohoku arrivarono alla stazione.
Stavano per separarsi, ma qualcosa fermò i loro saluti.
Un colore poco adatto alla notte.
Un colore particolare.
Kogure lo notò girandosi per caso.
“Guardate”gridò quasi
Un piccolo
gruppo di uomini scendeva le scale della stazione, diretto verso il
centro.
Un uomo, vicino alla quarantina, circondato da altri tre uomini.
Valigetta nera di pelle in mano.
Lo sguardo deciso, il sorriso appena accennato, gli occhi così
chiari da sembrare grigi, la bellezza slavata, ma presente, di una
giovinezza non ancora
del tutto passata.
Sicuro di sé l’ uomo avanzava.
Dietro di lui due individui in nero, le cravatte che si piegavano
al vento sottile, gli sguardi minacciosi.
Accanto all’ uomo al centro del gruppo un ragazzo.
L’ abito dal perfetto gusto classico, la cravatta bianca come piume
di colomba, gli occhi bassi, i capelli rossi che si sollevavano leggeri
nel vento della sera.
Impeccabile e perfetto, ma con uno sguardo così triste e vuoto.
Elegante e raffinato, ma privo di qualsiasi entusiasmo.
Così come non lo avevano mai visto.
Kaede
rimase immobile.
Il suo respiro sembrò deciso a fermarsi per molto.
Il Pr
alzò lo sguardo.
Vide il piccolo gruppo di ragazzi.
I suoi amici.
Il suo amante.
Si lasciò alla sorpresa sgranando un istante gli occhi nocciola
poi girò la testa.
I giocatori
si mossero.
Lo volevano raggiungere.
Lo volevano avvicinare, anche solo un attimo, per sentirsi dire che
andava tutto bene.
Hanamichi sentì i loro passi.
Rallentò percettibilmente l’ andatura, lasciandosi precedere
dal proprio cliente e senza voltarsi, con un cenno della mano, chiese
loro di non essere fermato.
Senza farsi vedere dall’ uomo dagli occhi grigi.
Quell’
uomo era un cliente.
Un cliente importante.
Ed un Pr di classe non si lascia disturbare dai propri conoscenti
mentre lavora.
I ragazzi si fermarono, guardandolo andare via.
Il Pr dai capelli rossi affiancò nuovamente l’ uomo, si lasciò
posare un braccio sulla spalla, rivolse un sorriso al proprio cliente
poi si girò la frazione di un istante.
Un semplice
sorriso.
Di scusa.
Uno sguardo in più rivolto a Kaede.
Per chiedergli perdono, per sperare di fargli capire quanto fosse
dispiaciuto di avere un altro uomo accanto.
Ancora
una volta lui dai capelli neri come la notte si sentì profondamente
derubato.
Odiò quell’ uomo.
Come aveva osato portargli via Hanamichi?
La rabbia lo scosse in brividi furiosi.
Le mani di quell’ uomo sul corpo del suo Pr erano sembrate a lui troppo
confidenziali.
Il ragazzo dagli occhi azzurri provò la voglia immensa di seguirli,
di fermarli, di gridare a tutto il mondo che quello era il suo accompagnatore.
Suo e di nessun altro.
Ma si fermò.
Il cenno di Hanamichi tornò alla sua mente.
Ed il suo sguardo triste e dispiaciuto lo fecero desistere.
I ragazzi della squadra mormorarono qualcosa fra di loro.
Sollevati quasi, per averlo almeno potuto vedere.
Si salutarono.
Poi si divisero.
Solo per la strada Kaede tornò a casa.
Quella notte i mille significati della parola angoscia si presentarono
in fila nell’ animo di quell’ amante rimasto solo.
Il sonno sembrava fuggire via e non lasciarsi afferrare, prendendosi
gioco di lui.
Il ragazzo dagli occhi chiari continuava a girarsi fra le lenzuola
e la luna che si vedeva dalla finestra sembrava farsi ogni minuto
più grande ed incombente.
Fu una notte lunghissima e difficile.
Atroce quasi.
Sospesa nell’ incertezza e nelle fantasie crudeli che si stagliavano
limpide, una dopo l’ altra, nella mente di Kaede.
Immagini
di Hanamichi e di quell’ uomo…….fatte di gelosia pura che aveva preso
forma………la sensazione di poterlo perdere…..di non sapere cosa pensava
in realtà….di non conoscerlo…..di non poterlo forse più
fare……………la consapevolezza di aver forse chiesto perdono troppo tardi………………
………..si…tutti pensieri che gli chiudevano la gola in una morsa fastidiosa
e continua……
L’ alba
compassionevole finalmente si affacciò per cominciare a riscaldare
la terra con i raggi del primo sole.
Kaede si distese sul divano, il fresco brioso di quel momento della
giornata era riposante.
Dopo una notte così tesa, che ancora non era finita.
Improvvisamente.
Un suono.
Un bussare veloce, forte, dall’ accento urgente.
Kaede
si sollevò dal divano, seguì quel suono ……poi udì
il campanello.
Un suonare quasi ….impaziente……
Aprì
uno spiraglio di porta.
Vide solo sottili fili rossi che seguitavano a volare nel venticello
leggero.
Lasciò
andare la maniglia.
Ed il
suo Pr dagli occhi di miele lo abbracciò.
“Kaede…..Kae………….”lo sentiva ripetere il suo nome, all’ infinito,
mentre lo avvertiva contro di sè
Incredulo Kaede sollevò le mani a stringerlo.
Lo sentiva tremare lievemente, chiuse la porta per velare quel momento
importante ad occhi indiscreti e lo tenne stretto ancora un po’, per
calmarlo e per calmare sé …….accarezzandogli la schiena….sentendolo
pronunciare ancora il suo nome…in quel modo tutto particolare, basso
ed imbarazzato.
Poi gli sollevò il viso con due dita, lo fissò un istante
e finalmente lo salutò con un bacio.
Infine insieme si diressero in salotto.
Seduti
sul velluto scuro Hanamichi chiese ancora riparo e conforto tra le
braccia del suo amante.
Passarono diversi minuti, solo stretti così, a godere l’ uno
del tepore dell’ altro.
Felici per essersi ritrovati.
I dubbi dissolti come nebbia nel vento.
Hanamichi
si nascose teneramente contro il collo profumato di Kaede, strusciandosi
sulla sua pelle, baciandolo lievemente, come in una carezza.
Kaede
sorrise.
“Non
puoi fare così………….adesso come faccio a punirti ?”
Oh si….
lo avrebbe dovuto punire severamente per quei quattro giorni d’ angoscia,
in bilico fra vita e morte, fra certezze e gelosie.
Hanamichi
lo strinse, lasciandosi stendere sotto di lui ed accettò quelle
labbra dolci che erano scese a coprire le sue.
“Perdonami”mormorò
soltanto
Un altro bacio.
Delicato.
“Che
cosa è successo?.........Sei sparito……non ti trovavo più…….”chiese
il ragazzo dai capelli neri
“Lo so…….io…..ho lavorato .……..”
Il Pr
si sollevò, lasciandosi andare contro lo schienale del grande
divano.
Kaede rimase in silenzio, ad ascoltare.
“Quattro
giorni fa…..beh…cinque oramai…..il mio datore di lavoro mi ha chiamato
nel suo ufficio……….”
Hanamichi ripensò a quella conversazione.
*********
“Entra…..bene
Hanamichi, devo proporti un lavoro”
“Di cosa si tratta?”
“Un uomo d’ affari necessita della presenza di un accompagnatore per
spostarsi in varie parti del paese, dovrà partecipare ad eventi
mondani importanti ed ha scelto te, ti ha notato sul nostro depliant
e ti ha richiesto, la durata complessiva del tuo incarico sarà
di quattro giorni, pernotterai con lui negli hotel prescelti e lo
accompagnerai in ogni momento, è tutto chiaro?”
Hanamichi
non disse niente.
Non sapeva cosa pensare.
Era un lavoro completamente diverso dai precedenti.
Gli unici
clienti che lui aveva conosciuto erano ragazzi.
Rukawa, il suo amante e Sendoh.
Nessun altro.
Ed ora doveva lasciare tutto per andare via quattro giorni.
Con uno sconosciuto.
Un uomo.
Il suo
datore attendeva un cenno.
Lui annuì, forzatamente, ma annuì.
Il signor Riyoo si alzò e lo accompagnò verso la porta.
Una tale gentilezza sembrava così sospetta……..
“Un’
ultima cosa…….di cui discuterò anche con Yukari …. – l’ uomo
sembrò prendere fiato poi abbassò il tono della voce
–…..vedi Hanamichi ormai è diverso tempo che sei qui da me…………dovresti
essermi molto grato per quello che ho fatto e continuo a fare….. io
ti dò vitto ed alloggio, ti procuro le medicine per tua madre,
inoltre ti permetto di lavorare in un ambiente esclusivo, a contatto
con molte persone rilevanti nel panorama politico ed economico, ho
permesso ad uno come te di raggiungere feste e ricevimenti dell’ alta
società ai quali difficilmente saresti potuto arrivare da solo…….
ora potresti anche ripagarmi cercando di intrattenere ...come posso
dire ...in maniera più intima i nostri clienti........non è
difficile ……cerca di farli sentire a loro agio, cedi alle loro richieste
‘particolari’, ................insomma occupati di loro ........alla
fine di questo incarico vorrei fare di te un accompagnatore di ruolo
………..nel frattempo pensaci …..potresti cogliere l’ opportunità
di questo lavoro che ti aspetta per provare ……….d' accordo?”
Hanamichi non era riuscito a dire niente.
Neanche a pensare.
Era uscito
quasi di corsa da quella stanza, fuggendo dallo sguardo allucinato
di quell’ uomo.
Poco
dopo era stato raggiunto nel piccolo bar dalla bella donna dagli occhi
azzurri.
Lei gli
si sedé di fronte.
“Ha parlato
anche con te di…….” Hanamichi non disse altro
Lei prese il piccolo pacchetto di sigarette e ne accese subito una.
“Si”
Hanamichi abbassò tristemente il viso.
Non c’ era scelta.
Avrebbero
dovuto accettare, entrambi.
Lui per
non finire in mezzo ad una strada, senza speranze.
Yukari
per pagare i debiti che i suoi genitori le avevano lasciato.
Così tanti da sembrare troppi.
Impossibili quasi da cancellare.
Lei non avrebbe potuto trovare un’ altra occupazione.
Fuori da quell’ agenzia di Pr avrebbe potuto trovare lavoro solo nei
night dei bassifondi di città.
Dovevano
accettare.
Almeno entrambi avrebbero mantenuto un’ apparenza prestigiosa, fatta
di dorata dignità.
Hanamichi aveva cacciato via le lacrime che erano salite ai suoi occhi.
E si era lasciato ai dolci pensieri dello sguardo affettuoso di Kaede.
La loro notte insieme.
Il loro amore.
Dopo
il perdono che gli aveva concesso.
Con felicità.
Ora era tutto incrinato.
Sarebbe stato tutto distrutto.
Ancora una volta la sorte aveva voluto giocare alla fine della partita
la sua carta migliore ed ora Hanamichi la sentiva ridere negli angoli
oscuri di quel piccolo bar.
Davanti
a lui Yukari che lo guardava.
Una lacrima silenziosa scendeva ora dagli occhi chiari e profondi
della giovane donna.
Lei parlò.
“Non
dirmi niente ………..oggi lasciami fumare tutte le sigarette che voglio,
piccolo………”
*********
Kaede
si portò una mano alle labbra.
Non disse niente.
Semplicemente quasi non credeva a quello che stava sentendo.
Hanamichi
riprese fiato, si lasciò andare, la testa fra le mani.
“Io non sapevo cosa fare…………non potevo avvertire nessuno e sono dovuto
sparire per quei quattro giorni……quel lavoro mi avrebbe fatto guadagnare
molto…………..Kaede perdonami…………………..appena mi sono liberato sono corso
da te……….”
Il ragazzo dai capelli neri perse un battito.
Quel chiedere scusa.
Poi quella conversazione.
La richiesta di intrattenere più intimamente i clienti.
E subito dopo Hanamichi che chiedeva scusa.
A lui.
Il tocco di quell’ uomo che aveva visto sulla sua pelle.
E poi quel chiedere perdono.
Perché?
“Hai ….finito…ora?All’ alba?” la voce che tremava quasi, perdendo
qualsiasi freddezza
“Si”
Kaede lo prese per le spalle, guardandolo in viso, negli occhi.
Quasi a volervi leggere le risposte alle domande che gli bruciavano
dentro.
“Sei stato con il tuo cliente fino all’ alba?”
“Si…ma….”
“Hana … hai…hai passato la notte con il tuo cliente……?”
“Certo
……ho lavorato fino al mattino ……perché me lo chiedi……?”
Kaede
scosse la testa, sempre più angosciato.
“Non hai capito………. Hana ti sto chiedendo se sei andato a letto con
il tuo cliente….con quell’ uomo……..rispondimi, ti prego”
Hanamichi
arrossì, fuggendo il suo sguardo.
Kaede
tremava, di rabbia, di paura.
“No……io…sono riuscito ad evitarlo………….ma era quello che lui voleva……..usciti
dalla stazione siamo andati in alcuni locali…….voleva bere e divertirsi
…aveva firmato contratti molto importanti………voleva festeggiare…………ero
obbligato a rimanere con lui fino alla fine del quarto giorno………..era
già ubriaco…….voleva portarmi in uno di quegli alberghi…………ad
ore………..oh Kami…….Kaede……non so come, ma ho finto di voler bere ancora…….lui
ha accettato e finalmente l’ alcol ha fatto effetto…………si è
addormentato ed i suoi uomini lo hanno portato via…………..ma solo all’alba…….io
non potevo permettergli di farlo……………….non volevo …perché io
sto con te…………………..io amo te Kaede” la voce timida, ma decisa
Il ragazzo dai capelli neri sgranò gli occhi azzurri poi strinse
a sé quel ragazzo, più forte che poteva.
Il cuore che batteva forte nel petto di entrambi, per la paura di
vedersi divisi.
“Si………….tu stai con me…………….ed io ti amo……….”sussurrò con gli
occhi chiusi
Quell’ abbraccio non si sciolse presto.
Dalle carezze passarono ai baci, dai baci ai corpi nudi.
Dai corpi nudi all’ amore.
Sussurrandogli
sempre quei piccoli ‘ti amo’, che tanto sembravano piacergli, Kaede
si prese cura di lui fino a che il sole non inondò la terra
di luce calda….
…………con la stessa delicatezza di un amante che si riversa nel corpo
del suo amato.
Kaede scese a baciargli le guance.
Il corpo dell’ uno si nutriva del calore dell’ altro, in un scambio
reciproco e piacevole.
Hanamichi si lasciò lusingare da quella bocca.
“Hai
fatto bene a venire subito qui…….stavo per impazzire….ti rendi conto
……quattro giorni senza di te……senza sapere come stavi ………....senza
questa pelle morbida …………………..vuoi uccidermi?”
Hanamichi rise.
“Perdonami …….io sono corso da te appena ho potuto…………….perché
io e te…………..…perché avevo una promessa da mantenere ………..dovevo
dirti che ho avuto un altro cliente, no?”
“Hai fatto bene………bravo……”
Hanamichi chiuse gli occhi, tendendo le labbra.
A Kaede
fu chiaro.
Voleva una ricompensa.
Lui dai
capelli neri lo baciò sopra la bocca, nello spazietto fra il
naso ed il labbro superiore e poi sotto, nel piccolo incavo fra il
labbro inferiore ed il mento.
Infine gli accarezzò le labbra con le proprie, dolcemente.
Hanamichi
lo fissò soddisfatto poi chiese.
“Vi ho
visti ieri alla stazione, cosa ci facevate lì…tutti quanti?”
“Cercavamo te”rispose Kaede stendendosi di fianco a lui sul divano
Lo spazio
era poco, ma restando abbracciati non si rischiava di cadere o di
soffrire sulla pelle nuda la troppo fresca aria di quella mattina.
“Non scherzare……dai dimmelo….cosa facevate in giro……siete andati a
divertirvi un po’ tutti insieme?”
Kaede gli chiuse la bocca con un dito.
“Sei sparito per ben quattro giorni….te l’ ho detto….cercavamo te……”
Hanamichi
capì il significato di quella risposta.
Il suo viso si illuminò di pura gioia.
C’ era
qualcuno.
C’ era ancora qualcuno allora che gli voleva bene…..non era solo.
Non era
solo.
Kaede si ritenne soddisfatto.
Era per vedere finalmente un sorriso vero su quella bella bocca che
aveva parlato.
Rise fra sé.
Lo aveva fatto apposta.
E gli era riuscito anche bene.
“Dici
davvero?”
“Si”
“Davvero,
davvero?”
“Si,
ma ora basta…..fai riposare un po’ questa lingua…..”
Con un
bacio ed un mugolio soddisfatto Kaede fece ritornare il silenzio.
Nudi ed abbracciati i due ragazzi guardarono fuori per un tempo indefinito,
attraverso le chiare finestre del salotto, le tende leggere volavano
indisturbate a nasconderli ritmicamente alle curiose nuvole di passaggio
nel cielo.
Era ormai tardi.
Hanamichi si alzò lentamente, per vestirsi.
Accanto a lui Kaede si stiracchiò sul divano.
“Cosa
hai intenzione di fare adesso?”chiese
Hanamichi
scosse la testa guardandolo.
“Comincerò
a cercare un altro lavoro……non voglio perdere la mia dignità……….ho
deciso di essere solo tuo e lo sarò per sempre……….non preoccuparti
……in fondo sono un tensai….vedrai che troverò una soluzione……….un’
altra sistemazione……qualcosa………”
Kaede
lo guardava, in silenzio, scrutandolo.
Nonostante
quelle parole leggeva ansia in quello sguardo caldo, leggeva preoccupazione.
Voleva
sembrare sicuro di sé il suo piccolo e coraggioso Pr, ma in
fondo era solo un ragazzo.
Come lui, del resto.
Provava
tenerezza e dolore.
Lo voleva aiutare, ma non sapeva come.
Non sapeva cosa fare.
Hanamichi prese la propria roba.
Stava quasi per andarsene.
Quella luce disperata ancora negli occhi, ora se possibile brillava
ancora più forte di prima.
Hanamichi
si diresse verso la porta, si voltò a salutarlo con un bacio
prima.
“Grazie per la tua disponibilità………..ci vediamo presto”
Kaede attese.
Attese.
Sentiva che …..
Attese.
Il suo cuore batteva.
Forte.
Gli occhi si erano fatti lucidi.
Si alzò
di scatto, risvegliato dal rumore della porta che si apriva.
Corse dal suo accompagnatore.
Lo abbracciò, cingendogli da dietro i fianchi e con una spinta
chiuse quella porta maledetta.
Non lo avrebbe lasciato andare così.
“Dove
pensi di andare……– gli sussurrò –……….tu sei mio e …..non sei
solo…………..”
“Ti prego….ti
prego …………..Kaede……..non dire così…..mi viene voglia di non
andarmene più, di rimanere per sempre in questa stanza ……con
te………. …ma non voglio crearti problemi….. devo risolvere io tutto
questo………….ti prego lasciami andare……….”
E mentre
lo diceva, buttando fuori tutta la sua disperazione, si stringeva
a lui per non farsi lasciare, per non perdere quel sostegno così
prezioso, così indispensabile e amorevole.
Kaede lo baciò con passione e lo riportò nel salotto.
Seduti vicini pensavano in silenzio.
“Kaede……Kaede
dannazione…….”
Hanamichi
si alzò.
Passò
accanto ad una parete, la colpì con un pugno fatto di rabbia
ed impotenza.
“Capisci? Vuole fare di me un accompagnatore di ruolo….non potrò
mai più oppormi ai suoi ordini…….vuole che io………..sai cosa
significa?”gridò quasi disperato
Silenzio.
Kaede
non disse niente.
Schiacciato.
Sconfitto da un qualcosa di troppo pesante.
Vedeva oramai su di loro il peso di un problema troppo grande per
entrambi
Cosa
avrebbero potuto fare?
Niente.
Niente.
Il mondo
era degli adulti
Non loro.
Non di due semplici ragazzi.
Nessuno avrebbe creduto a due ragazzi.
Per quanto
si amassero.
Per quanto si volessero proteggere a vicenda.
Non c’
era niente da poter fare.
Niente.
E le
mani di Kaede, che angosciate si torturavano fra di loro, lo sapevano.
Ed i suoi occhi, diventati ancora più cupi e profondi e lucidi
di un dolore folle, lo sapevano.
E le sue labbra, che si riaprivano per sospirare in continuazione,
lo sapevano anch’ esse.
Avrebbe
voluto piangere per lui tanta era l’ impotenza che si sentiva fra
le mani.
Un pensiero.
Irrazionale,
devastante.
Aveva
accarezzato diverse volte la sua mente, in pochi istanti.
Sembrava
essere l’ unica soluzione.
Se il mondo era degli adulti allora…..
…..allora
era a loro che dovevano chiedere.
Kaede
si alzò.
Lucidità nello sguardo determinato.
Si sorrise.
Non potevano fuggire.
Vivere insieme e dimenticare tutto il male del mondo.
Non era un romanzo il loro.
Hanamichi aveva una madre da proteggere.
E lui …..lui non gli avrebbe permesso di soffrire ancora.
Avrebbe fatto tutto ciò che era in suo potere.
Anche se questo fosse costato caro.
Ma aveva deciso.
Ed ogni promessa era per lui un impegno.
Si avvicinò
al suo ragazzo, accarezzandogli la mano offesa, se la portò
vicino alle labbra e la baciò dolcemente, una, due, tre volte.
Hanamichi
sentiva il rancore scivolare via.
Inesorabilmente cacciato dalla tenerezza e dall’ affetto di quel suo
amante prezioso.
Lo ringraziò
con una carezza fra i capelli e si abbracciarono.
Con le
mani sulla sua schiena Kaede lo stringeva come a cullarlo, il ritmico
ondeggiare di quelle dita avanti e indietro donava quiete e tranquillità.
Hanamichi
sospirò soddisfatto.
“Non
temere…..so come fare……vedrai ne usciremo insieme……fidati di me………….”disse
convinto Kaede
“Si……tutto quello che vuoi”
……….
…..
I minuti scivolavano lenti.
Kaede lo aveva mandato a casa.
Senza volerlo, ovviamente, ma lo aveva mandato via.
Doveva
riflettere ancora un attimo.
Giurare davanti a se stesso che era pronto per fare quello che avrebbe
probabilmente salvato entrambi.
Ma era
così difficile.
Anni e anni alle spalle, pesavano.
Ricordi
e situazioni.
Un orgoglio che gridava sempre più forte di tutto, di tutto,
anche del cuore stesso.
Un affetto
mai dimostrato ed ora…..
No.
Non doveva tirarsi indietro.
Aveva voluto condividere il proprio corpo ed il proprio cuore e la
propria anima con Hanamichi.
Davvero aveva creduto che sarebbe stato solo piacere per entrambi?
La vita va avanti sempre e lo fa anche dolorosamente.
Colpisce e affonda.
Una volta qua…una volta là.
Ma ora basta.
Il tempo
della sofferenza doveva finire.
Almeno per Hanamichi.
Almeno per quel Pr dai capelli rossi.
Che della felicità vera non conosceva neppure le vaghe forme.
No.
Il sacrificio non gli sarebbe pesato.
Lo faceva volentieri.
Più
volentieri di qualsiasi altra cosa avesse mai fatto.
L’ orrendo
dubbio eterno di vedersi portare via Hanamichi da uno di quei clienti
era sempre lì.
Pronto a farlo cedere, a fargli piegare le ginocchia e gemere di dolore.
Continuando con quella vita un giorno qualcuno avrebbe definitivamente
portato via l’ innocenza da quegli occhi e da quell’ anima e non solo
per quattro miseri giorni…………………………..forse per sempre.
Kaede si alzò.
Prese il telefono.
Ed iniziò allora l’ ultima mano del loro destino.
Al tavolo dei giocatori un ragazzo dagli occhi azzurri, un Pr dai
capelli rossi, un uomo ed l’ ombra incerta di una sorte oscura.
Erano
passati due giorni.
Si parlavano a scuola.
Kaede chiedeva delle intenzioni del signor Riyoo.
Nervosamente.
Hanamichi rispondeva che l’ uomo stava aspettando l’ occasione giusta
per riproporgli quell’ ordine.
In quei giorni Kaede lo richiedeva continuamente.
Non voleva che un cliente occasionale si infiltrasse in uno spazio
lasciato scoperto e rovinasse ogni cosa.
La sua soluzione richiedeva tempo.
Almeno fino alla fine della settimana.
La decisione della squadra nel frattempo era come sospesa.
Incerta.
Akagi, fiducioso, attendeva.
Tardo pomeriggio.
Canticchiando sommessamente Hanamichi indossava la propria tuta per
uscire.
Non sapeva il perché, ma era stato Kaede a richiederlo così.
Ma a lui non importava.
Se poteva vederlo ogni giorno e stargli accanto nessun’ altra cosa
aveva valore.
Erano
pochi, magnifici giorni, quelli passati.
Insieme.
Sempre insieme.
Fin dalla mattina, nei corridoi, a scuola, per poi arrivare alla sera,
nell’ intimità di una stanza per lasciare posto anche ad un
desiderio fisico e coinvolgente.
Erano
i giorni più belli della sua vita.
Della loro vita.
Anche
se continuamente minacciati da quell’ ombra che ancora pesava su di
loro.
Ma insieme affrontare le difficoltà sembrava più dolce,
più…..bello.
Il problema rimaneva lo stesso, ma veniva diviso a metà …..pesava
di meno e sembrava più piccolo.
Si incontrarono
anche quel pomeriggio.
Ore 18.
Al parco.
Kaede
arrivò un attimo in ritardo.
Salutò il suo Pr con una carezza velocissima alle labbra poi
lo portò con sé in un piccolo campetto.
Hanamichi
si guardò intorno.
Incredulo.
Un piccolo
campetto da basket, le fronde degli alberi ripiegate verso di loro,
sembravano una cupola verde smeraldo intrecciata a proteggerli.
Gli occhi azzurrissimi di Kaede si posarono su di lui.
“Ti piace?”
“Si…è bellissimo….”
“Questo
è il mio campo d’ allenamento privato”
Hanamichi sorrise.
Kaede lo aveva reso partecipe di quel piccolo luogo segreto.
Se ne sentiva onorato.
Si guardarono.
“Su….cosa aspetti? Vieni qui a giocare……”
“Giocare?”
“Ehi………
cosa credi che siamo venuti a fare qui, vestiti così? Pensavi
che avessi scelto il parco per un appuntamento galante……..? Do’hao
” rise lievemente il ragazzo dai capelli neri
Hanamichi
non si mosse.
Realizzando solo in quel momento che era stato tutto…..programmato…….per…..
Si avvicinò a lui, quasi correndo.
“Kaede…..tu……..mi
hai richiesto solo per…………………………………..giocare?”
“Certo…ho bisogno di un compagno………avanti non perdiamo tempo……………fammi
iniziare”
“E’…………..è per questo che mi hai voluto far indossare abiti
comodi……….tu……………….”
Rukawa annuì, ad un soffio dalla sua bocca, per interrompere
quel piccolo fiume d’ inutili parole.
“Nessuno ti vieta di giocare…………….non sei più nella squadra,
ma puoi farlo quando vuoi……….ed io voglio che tu lo faccia ora”
Hanamichi
sgranò gli occhi.
Kaede si morse un labbro, forse si era scoperto troppo.
Hanamichi si portò una mano sugli occhi, per strusciarli un
po’ e ricacciare indietro lacrime di commozione.
Il suo Kaede.
Sapeva
che per lui giocare non era più possibile.
Non faceva più parte della squadra.
Non aveva più tempo.
Doveva solo lavorare.
E lui…lui
lo aveva richiesto per portarlo a giocare.
Per dargli ancora la possibilità di sognare con una palla arancione
in mano.
Hanamichi lo amò come mai prima d’ ora.
Profondamente.
E lo guardò, cercando di dirglielo con uno sguardo solo.
Per la prima volta in vita sua Kaede arrossì leggermente.
L’ amore assoluto che leggeva in quegli occhi del colore della terra…..
..era totale …totale e sconvolgente.
Riscaldava.
Il ragazzo
dai capelli d’ ebano si voltò, per non imbarazzarsi ancora
di più.
Un abbraccio lo raggiunse.
Significava.
‘So quello che hai fatto per me e non posso fare a meno di amarti
sempre di più’
Fu un
pomeriggio unico ed indescrivibile.
L’ emozione di sentire la superficie ruvida della palla……i fischi
delle scarpe sul terreno……l’ aria fresca, i raggi che filtravano fra
i rami, il sudore che scendeva sulla pelle, gli occhi incatenati,
i respiri allacciati………………come……….un amplesso………amore e gioco………………..vita……
Quella
sera Kaede riposava sul tappeto.
La testa poggiata sul ginocchio piegato vicino al petto, i capelli
appena lavati che scendevano a velargli la fronte e lo sguardo.
Hanamichi
non c’ era.
Doveva lavorare in sede quella sera.
Era tardi
ormai.
Kaede
accarezzò le frange del tappeto con le dita, meditando di andare
a dormire.
Poi improvvisamente un rumore.
Passi.
Vicino a lui.
Sollevò la testa.
Il suo Pr, lì, vicino.
Un sorriso stupendo sulle labbra, una rosa bianca nel taschino, perle
di sudore sulla fronte.
“Come siamo belli, stasera…………….”mormorò Hanamichi guardando
il suo amante ancora rannicchiato sul tappeto
“Sei un’apparizione?”chiese divertito lui
“No……sono un regalo entrato dalla finestra……..”
Kaede rise.
“Un regalo?”
“Si” sussurrò l’ accompagnatore avvicinandosi
Kaede
lo cercò in un bacio.
Hanamichi si separò da lui poi gli tese una mano.
“Vieni
con me”
Kaede
si alzò e lo seguì.
Il ragazzo dai capelli rossi lo portò con sé in camera,
chiuse la porta, lo lasciò lì in piedi, incredulo e
cominciò a spogliarsi.
“Cosa……”
“Sssh……mi vuoi vestito di una sola rosa stanotte?” sussurrò
con un filo di sensuale voce Hanamichi
Kaede lo guardò incantato.
Il Pr
si era spogliato completamente, stendendosi sul letto, appoggiandosi
sulla pelle di un capezzolo la rosa bianca.
Gli occhi azzurri del suo amante seguivano il lento alzarsi e abbassarsi
di quel fiore, regolato dal ritmo del respiro, leggermente accelerato
dall’ eccitazione.
“Si”disse
solo Kaede iniziando a regalare al pavimento i propri abiti
Hanamichi sorrise dolcemente.
“Si….lo desidero ………..ti desidero e …………………..e tu?.....Mi vuoi?”sussurrò
lui dagli occhi blu
Era arrivato
il momento.
La decisione era presa, lo sapeva.
Ma Kaede voleva l’ ultima conferma.
L’ ultima spinta.
La dichiarazione
d’ amore di quel ragazzo steso davanti a lui.
Hanamichi lo guardò, perdendosi nei suoi occhi.
“Si….ti
voglio……………intensamente……..anche se già ti ho …………ti voglio………………….ti
vorrò per sempre…..”
Kaede salì su di lui, ma senza toccarlo.
Scese a prendere con le labbra quella rosa, che adesso rischiava di
cadere tanto era diventato rapido quel respiro sotto di essa.
Se la portò alle dita e la usò per accarezzare la pelle
del suo amore.
La passò
sul viso, a tergere il sudore della fronte, a fargli chiudere gli
occhi, a corteggiare le belle labbra e poi giù sul collo, sulla
gola, per farlo fremere e sospirare, sul petto, sui capezzoli turgidi,
sulla linea del ventre fino a lasciare un petalo nell’ ombelico e
poi ancora più giù…….fra le gambe, a far gemere e gridare………………..piacevolmente.
“Tu……..non
dovevi essere al lavoro?”lo interrogò Rukawa seviziandolo con
quel fiore sulla linea dell’ inguine
“Ho finito velocemente…………..pensavo a te……….volevo venire qui……………da
te”
Hanamichi
gridò piano.
La bella rosa era stata fatta scendere ancora più in basso,
fra le gambe aperte, a sfiorare la piccola apertura e tutta la pelle
vicina.
Kaede lo osservò lascivamente mentre lo faceva inarcare con
forza.
“Saresti tu il mio regalo?”
“Mhm……………..si……….io………ah”
Il ragazzo
moro sorrise compiaciuto.
“E a
cosa devo tutto ciò?”
Hanamichi
fermò la mano con la rosa che rischiava di farlo impazzire
e gli sussurrò sulle labbra.
“All’
avermi reso un sogno…………. anche se solo per un giorno…………”
Kaede capì e sorrise.
Prese
in bocca la rosa, scese a baciare le labbra di Hanamichi e con la
lingua la regalò nuovamente a lui, passandogliela.
“Tienila
tu………………….ora tocca a me sfiorarti……….”
Anche
quella promessa fu mantenuta poi l’ attesa finì.
Hanamichi
strinse fra le labbra il delicato fiore, le piccolissime e giovani
spine lo ferirono appena nel momento in cui, mordendola, il ragazzo
dai capelli rossi si lasciava penetrare dal suo amante.
Dolcemente,
fino in fondo e poi ancora.
Dentro e fuori.
Piano e forte.
Forte nell’ entrare, piano nell’ uscire.
A lungo.
Per tutto il tempo che serviva a quel dolce Pr per raggiungere il
piacere.
Sopra di lui, estasiato dai suoni di piacere, dal calore e dalla morbidezza
del suo corpo, Kaede lo prendeva appassionatamente, facendosi stringere
dalle sue braccia, dalle sue gambe.
Attimi prima dell’ apice Hanamichi si tolse quella rosa dalla bocca,
per poter gridare liberamente, la strinse fra le mani, strappandole
gentilmente tutti i petali ed alzò il pugno chiuso su di sé,
su di loro, oltre la schiena inarcata del suo amante.
Nel preciso
istante dell’ orgasmo che li travolse il ragazzo dai capelli rossi
come il tramonto aprì la mano, spargendo su entrambi una cascata
bianca e nivea, leggera e profumatissima.
Petali di rosa a vestire entrambi.
Riposarono
sdraiati sul letto, fin quasi all’ alba, accarezzandosi di tanto in
tanto, cercando l’ uno sul corpo dell’ altro i petali che giocavano
a nascondersi.
Petali sui palmi.
Petali sul collo.
Petali sotto la schiena.
Petali fra capelli neri …………….che strano contrasto…….pensò
Hanamichi raccogliendoli ed usandoli per passarli sulla guancia e
sulle ciglia del suo amore………Kaede sorrise………….intuendo quel pensiero
innocente prese una propria ciocca ed uno dei fili ramati del suo
Pr…..li unì………davanti ai loro occhi……intrecciandoli a formare
un unico filamento bicolore………………………..rosso e nero……….i loro colori
…le loro anime……………..ne risero insieme, felici…………….poi arrivò
il mattino.
Piccoli
e bassi sussurri.
“Sarai
stanco………non andare via……….”
“Non
tentarmi, devo tornare all’ agenzia……”
“Non
sono sicuro a mandarti lì………resta qui a riposare……..sei stanco,
hai lavorato ieri sera e stanotte non abbiamo dormito molto……..rimani………ti
richiedo io per stamattina……………..”
“Va bene………..ma
se poi trovi un altro regalo quando torni sappi che è solo
colpa della tua spudorata gentilezza……….”
“E del
tuo amore…….”
“Si……….hai
indovinato………..del mio amore folle per te……………”
Piccole
risa.
Una telefonata.
In piedi
nella sua stanza Kaede raccolse le sue cose in uno zaino leggero,
prese i soldi, guardò un istante il letto………il ragazzo steso
fra le lenzuola che riposava tranquillamente……….lì nella sua
casa almeno lo sapeva al sicuro…………poteva partire senza pensieri…….
…guardò ancora il loro letto dalle coperte arruffate e dai
petali scompostamente abbandonati qua e là……..
……..ciò
che era stato condiviso lì sopra era sempre stato amore…….
………..aveva la conferma che cercava………
…………l’ aveva trovata la notte prima nei suoi stessi sentimenti ed
in quelli del suo amante ora addormentato …..
………….aveva tutto ciò di cui aveva bisogno……..
……..determinazione e coraggio erano con lui……..
…….prese
le chiavi, si chino a scostare un lenzuolo e baciò la pelle
morbida della guancia del suo Hanamichi, un piccolo saluto e si diresse
alla stazione……
Il viaggio non fu né breve né lungo…….il paesaggio correva
velocissimo davanti al vetro enorme del treno….lo scompartimento era
quasi deserto…il sole della prima mattina si intravedeva appena, oscurato
dalle nubi piene e filamentose che si erano fatte ospitare dal cielo
di Tokyo portate dal vento del nord.
Kaede
scese alla sua fermata…quella che tante volte da piccolo aveva attraversato
da solo …….quella sulla quale aveva aspettato ed aspettato fino a
diventare arido dentro………….incredibile come, anche dopo così
tanto tempo, niente era cambiato e la sua memoria ricordava esattamente
dove andare……..si inoltrò nella zona degli uffici……….la frangia
sugli occhi …l’ ansia nel cuore………
Enormi
palazzi di lucido vetro si ergevano da ogni lato cercando di vestirsi,
riflettendola, della gloria della luce del sole, le insegne di ogni
ditta e di ogni impresa facevano mostra di sé alla sommità
di ogni grattacielo …..l’ immagine era tutto per quelle aziende………….perderla
significava fallire e chiudere…………..Kaede cercò con lo sguardo
il palazzo che da bambino ricordava…………………..lo trovò eppure
a guardarlo ora, con gli occhi di un adulto quasi, non sembrava così
enorme come ricordava ……scosse la testa……………………non era mai stato il
palazzo a sembrargli grande e lontano, ma chi c’ era dentro………….a
capo di tutto……………………………
Il ragazzo dai capelli neri entrò, presentandosi ad una segretaria
dagli occhiali sottili come Kaede Rukawa, figlio del dirigente di
quell’ impero economico.
La donna lo squadrò con aria critica, gli stessi capelli neri,
lo stesso sguardo di ghiaccio, notò immediatamente la somiglianza
tra il modo d’ atteggiarsi di quel ragazzo e quello che contraddistingueva
il suo datore.
Alzò
il telefono e chiese informazioni.
Una nota sorpresa nella voce fu tutto ciò che l’ uomo si permise
nel momento in cui sentì pronunciare il nome di suo figlio.
Ordinò alla donna di lasciarlo passare e di condurlo fino a
lui.
Lei sollevò
lo sguardo sul giovane………ricordava un tempo di aver visto un bambino
insieme al loro dirigente……un tempo piuttosto lontano……allora quel
bambino era cresciuto………….era diventato affascinante e gelido ……esattamente
come il padre……….con un sorriso triste la segretaria scosse la testa,
chiedendosi dove fosse finito l’ entusiasmo che da piccolo aveva animato
quel ragazzo, pronto a correre per le scale e giocare sorridendo con
le guardie di sicurezza.
Kaede
si fece indicare il piano e raggiunto l’ ascensore salì da
suo padre.
Nell’ ascensore il rumore di ogni piano raggiunto sembrava una condanna.
Kaede tentò di calmarsi.
Di sistemare sul proprio volto una maschera indifferente di gelido
ghiaccio.
Oltrepassò gli uffici, lasciando dietro di sé una scia
di sguardi incuriositi.
I lineamenti simili a quelli di suo padre lasciavano intuire chi fosse
quel giovane così bello.
I dipendenti più anziani probabilmente lo riconobbero, rivedendo
nella mente l’ immagine un bimbo che correva fra le loro scrivanie
giocando con aeroplanini di carta.
Un tempo lontano, si dissero chinando la testa sul loro lavoro.
Una porta
nera.
L’ ultimo ostacolo.
Improvvisamente ogni incertezza sparì…anche l’ ultima
Su quella
porta Kaede vide il viso triste e rassegnato di Hanamichi.
Voleva distruggere quell’ immagine di dolore.
Pensò al suo sorriso radioso.
Come sarebbe stato bello vederlo per sempre.
E bussò deciso, due volte.
“Avanti”
Gli occhi di padre e figlio si incontrarono mentre lui entrava.
Con un
gesto della mano il signor Rukawa invitò il figlio a sedersi
davanti a lui, su di una rigida poltrona di pelle nera.
L’ ufficio
non era cambiato poi molto.
Kaede sapeva che suo padre non amava variare le sue consuetudini.
Lo stesso piano di vetro sopra il mogano così scuro da sembrare
nero.
Le stesse penne dorate e perfettamente riposte nei loro astucci sopraelevati,
lo stesso panno di fine velluto sotto un blocco di fogli, lì
accanto piccoli fascicoli di contratti, intorno un ambiente spoglio
ed essenziale.
Suo padre amava la sobrietà ed il gusto classico.
Una semplice pianta a foglie lunghe e ricurve occupava un angolo,
un quadro di lineare geometricità decorava una parete.
Un luogo quasi asettico.
Privo di qualsiasi cosa potesse ricordare tutto ciò che esulava
dal lavoro.
La sua precisione.
Kaede ne fu un istante quasi disgustato poi si calmò, non era
venuto per disprezzarlo né per discutere con lui del suo arredamento.
Era lì
per lui.
Solo per lui.
Solo per l’ amore della sua vita.
“A cosa
devo questa visita……..? Se non sbaglio sono diversi anni che non venivi
più qui nei miei uffici………….”
“Hai ragione….sono qui per chiederti una favore”
Diretto
e conciso.
Kaede lo fissò negli occhi.
Non aveva voluto fingere una visita di cortesia.
Suo padre era abituato ai finti scopi socievoli dei suoi commercianti,
avrebbe capito e poi lui non voleva mentire.
L’ uomo si sedé poi, con un gesto della mano, senza poter dire
niente a parole, gli chiese di continuare.
Suo figlio che doveva chiedere qualcosa a lui.
Attese,
nascondendo la propria impazienza.
Era un uomo con una certa esperienza.
Sapeva che se suo figlio era lì davanti a lui il motivo doveva
essere grave.
Kaede non aveva mai chiesto aiuto.
Tanto meno il suo.
Doveva proprio essere qualcosa di così grande ed importante
da non lasciargli scelta.
Una fitta di preoccupazione di padre lo attraversò, ma si ricompose
tenendo lo sguardo fissò nell’ azzurro degli occhi di Kaede.
“Si tratta di quell’ accompagnatore ………..il ragazzo dai capelli rossi………”
Il signor
Rukawa annuì.
Lo ricordava, il giovane dai capelli rossi, gli occhi nocciola.
“Vorrei che tu lo aiutassi”
Suo padre
giunse le mani e si accostò lievemente a lui.
Significava.
‘Spiegami cosa è successo………’
E Kaede parlò.
Ma non
mentì neanche una volta.
Raccontò ogni singola cosa.
Il loro primo incontro, il fatto che già conoscesse quel ragazzo,
la festa di Natale in cui lo aveva seguito, la festa del primo dell’
anno, la notte del primo dell’ anno………………si………………
….raccontò
il suo desiderio…………..la sua………….la sua violenza su quel ragazzo…………….il
suo ricatto, le sue minacce ……e tutte le altre volte……………………………………le
enumerò……………………….dieci, undici ………non ricordava con precisione………….parlò
di tutte le volte in cui lo aveva richiesto a casa………………….di Shimori………….del
suo tentativo di portarglielo via………………………..di quella sera sul balcone……………parlò
di Sendoh…………………..della sua gelosia………e poi parlò della verità…………di
quella scoperta in palestra……di quella raccontata dall’ accompagnatrice
dagli occhi azzurri……….poi infine disse qualche parola sui pochi avvenimenti
di quei giorni………………
……………il
perdono che quel Pr gli aveva concesso…………………..l’ amore………………i quattro
giorni di sparizione…..
…………e le richieste del proprietario dell’ agenzia di accompagnatori
……………..il suo folle progetto di fare di Hanamichi un gigolò
di classe e di quella giovane donna una prostituta d’ alto borgo……………..
Ansante per tutte quelle parole che aveva pronunciato, rompendo ogni
barriera, ogni muro precostituito di un dialogo fra loro patteggiato
da tempo, che non doveva superare le solite due o tre frasi, Kaede
rimase in silenzio.
Ora aveva
veramente fatto di tutto per il suo amante.
Era arrivato
a chiedere aiuto all’ uomo al quale aveva silenziosamente giurato
di diventare il migliore da solo.
Si era
mostrato per quello che era….un debole ragazzo con pochi anni d’ esperienza
ed un orgoglio smisurato…….ma lo aveva fatto volentieri…………si sentiva
il cuore libero………..non aveva mentito….stava tentando di salvare la
persona che amava…..e ad ogni parola, che cominciava a farsi pronunciare
sempre più facilmente della precedente, aveva come sentito
una folle quiete farsi strada nel suo animo……..
...parlare con suo padre………….
…da quanto tempo non lo faceva?
…da quanto tempo non gli raccontava di sé?
…perché poi?
Non lo ricordava.
Sapeva solo che adesso voleva il suo aiuto, ne aveva bisogno.
Stava scommettendo su di lui.
Su di sé.
Doveva solo aspettare.
Sperare.
Il signor
Rukawa chiuse gli occhi, non riusciva più a mascherare il proprio
stupore.
Suo figlio non solo era venuto da lui, ma aveva chiesto aiuto ed aveva
parlato.
Kami,
erano anni……erano tantissimi anni…..da sempre quasi…..che non parlavano
…..di sé stessi …della loro vita…..e adesso Kaede gli aveva
raccontato segreti e confidenze……non si era riparato dietro scuse
e falsità …..…lo aveva affrontato…..per ogni parola lo aveva
guardato negli occhi ……..anche mentre parlava di aver avuto dei desideri
verso un’ altra persona………….del suo stesso sesso………………….
L’ uomo
si passò una mano sugli occhi.
Cosa
doveva fare?
Era stato
un racconto scioccante.
Suo figlio.
E quel Pr.
Ora capiva
molte cose, diversi atteggiamenti, la presenza continua di quel ragazzo
dai capelli rossi.
Cosa
doveva fare?
Cosa?
Era giusto
aiutarlo dopo tutta l’ incomprensione ed il rifiuto?
Improvvisamente
ricordò una notte di non molto tempo fa, quella notte, tornando
a casa, aveva osservato il sonno di suo figlio.
Quella
notte aveva provato rammarico per la propria impotenza, per la propria
incapacità, si era gridato contro di essere un padre fallito,
di non aver mai potuto aiutare veramente suo figlio.
Ora …ora
ne aveva la possibilità.
Ora per
merito di quell’ accompagnatore avevano disperso quel silenzio che
da sempre li avvolgeva entrambi, come una maledizione che pesava su
di loro.
Avevano
parlato.
Ora che
suo figlio si era rivolto a lui poteva finalmente trovare un punto
d’ appoggio per ricominciare, per ripartire.
Si alzò, Kaede fece lo stesso.
Non era
riuscito a convincerlo.
Sarebbe stato abbandonato a sé stesso ancora una volta.
Prese già le proprie cose in mano per andarsene.
Suo padre si spostò davanti a lui.
“Aiuterò
questo ragazzo…………”
Kaede
non poté trattenere un sospiro di piacere.
Si.
Era riuscito ad avere quell’ aiuto.
Si.
L’ uomo lo guardò seriamente e continuò.
“Il ragazzo
coraggioso che tu hai usato, di cui hai approfittato…….che hai………………violentato………ho
detto bene?”
Kaede annuì.
Si sarebbe preso le proprie responsabilità.
Lo aveva fatto davanti ad Hanamichi e lo avrebbe fatto ancora.
Davanti a tutti coloro che glielo avrebbero chiesto.
Annuì, con decisione.
Uno schiaffo colpì il suo viso.
Talmente forte da stordirlo quasi.
La sua guancia si imporporò immediatamente bruciando dolorosamente.
“Non mi ricordavo fossero queste le cose che mi sono sforzato di insegnarti
………..tsk………..lo hai umiliato Kaede……..lo hai violentato ……………..”gridò
furioso suo padre
Lui dagli occhi azzurri alzò uno sguardo di fuoco.
“Lo ho
amato…………………lui è il ragazzo di cui mi sono innamorato………………………lo
amo e lo amerò…….”rispose gridando a sua volta
Il signor Rukawa lo fissò in silenzio.
Leggeva
nei suoi occhi una determinazione profonda.
Non poteva credere che stesse mentendo, era la verità quella
che vedeva ardere in quelle profondità marine.
Se prima suo figlio aveva ammesso cose ben più gravi che ragione
avrebbe avuto di mentirgli ora?
Il solo semplice fatto che fosse arrivato a rivolgersi a lui pur di
aiutare, di salvare, quel giovane Pr era una dimostrazione più
che convincente che quell’ amore di cui si stava gridando esistesse
davvero.
“Dov’ è ora lui?”chiese il padre
Kaede
si passò una mano fra i capelli.
“A casa
nostra………nel mio letto………..dorme”
Silenzio.
Con lentezza il signor Rukawa si portò dietro la propria scrivania.
“Aiutalo………….per favore…………….non voglio…che soffra più di quanto
non abbia già fatto………..non voglio per lui quel futuro…..”
chiese Kaede lasciandosi andare sulla fredda poltrona nera
Suo padre lo guardò intensamente.
Le mani sotto il mento.
L’ aria dell’ uomo d’ affari che pianifica ogni decisione.
“Hai
prove certe di quello che dici?”
“Le sue
lacrime sono state la prova più sincera………….aiutalo……..te ne
prego……”
L’ uomo
sospirò.
“Ti ho
già detto che lo aiuterò ……basteranno poche telefonate…………ho
diverse conoscenze………farò partire le indagini della polizia
locale……..so cosa devo fare, ma prima vorrei parlare della punizione
che devo impartirti…………..”
Kaede
sollevò lo sguardo.
Ma incredibilmente incurvò le labbra in un sorriso.
Ora che sapeva che il destino del suo amante era salvo non gli importava
più niente.
Avrebbe accettato anche la peggiore delle torture.
“Tre settimane………………………..consegnerai a me ogni cosa che riguarda il
basket, ogni pallone, la tua stessa fascetta……ti farò esonerare
per tre settimane dalla tua squadra e non giocherai fino a quando
non avrai il mio permesso……………”
Kaede
sospirò.
Sarebbe stata la peggiore delle torture, per lui giocare era da tempo
come respirare, ma avrebbe resistito.
“Inoltre da oggi in poi prenderò dei giorni di riposo per tornare
a casa più spesso …………dobbiamo rivedere alcune cose noi due……….i
ricevimenti ……..pensavo fossero un buon modo per stare insieme senza
troppo disagio, ma evidentemente mi sbagliavo………..c’ è bisogno
di passare del tempo insieme da soli ………io e te……..stavolta non sarai
libero di decidere………..verrai e basta……….intesi?”
Il ragazzo dagli occhi azzurri annuì.
“Accetto
le tue condizioni”
“Bene…..torna a casa ora…………….manda quel Pr alla sua agenzia…………nessuno
deve sospettare niente……….io mi muoverò subito da qui………”
“D’ accordo”
Kaede
si alzò.
Prese il suo zaino, stava per aprire la porta, ma si fermò.
Aveva
dimenticato la cosa più importante.
Si girò, scrutando l’ uomo che lo fissava da dietro quella
scrivania.
Sembrava così piccolo seduto a quel tavolo così grande.
Sorrise, a lui, a suo padre.
“Grazie”
sussurrò Kaede
E fu
un grazie vero.
Di quelli che hanno nel cuore ogni lettera di quella parola.
Continua…………………
M: Ah…..I love il papà di Ru……..è veramente un grand’
uomo…..e non solo per aver dato la vita al nostro Kae….ma anche perché
è fantastico…….
R:Lascia stare mio padre, hentai!
M:Ehi, rispetto, sono stata io a regalartene uno così bello!!!!!
H: Si tesoro, lasciala stare , in fin dei conti dopo ben 20 capitoli
finalmente decide di farci diventare felici……….
R: Tu zitto e torna a letto…….che ora arrivo……
H:ç_______________________________________________ç
M:Come puoi trattare tutti male?Anche Hana pucci?
R:Lui lo sa che lo amo alla follia…..
H(Dalla camera…..): Grazie amore, anch’ io ti amo tanto….
M:^__________^’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’
Beh ed il secondo è andato….spero faccia la felicità
di chi ha aspettato tanto per un happy end …….
Un bacio a tutto il sito……….e a Ria naturalmente………
Mel
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