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Pr
Parte
XVI
di Mel
Il
tempo di una doccia veloce, di un bacio a sua madre ed Hanamichi era
nuovamente in strada.
A pensare.
Diretto verso quella casa.
Richiesto ancora una volta.
Come diceva quel messaggio scritto con il gesso.
<rosa bianca........oggi a casa ......6 p.m.........>
Mancavano un quarto
d’ ora e pochi altri minuti.
La strada si apriva davanti a lui , deserta, nella periferia bagnata
dal sole del tardo pomeriggio.
Le giornate ormai si allungavano sempre di più.
Entro poche settimane la pioggia avrebbe preparato la terra ad accogliere
i semi e la germinazione della primavera.
Poche settimane alla primavera.
Ma era ancora inverno ed intanto il vento freddo godeva a ricordarlo
ad ogni suo passaggio turbinoso.
Rukawa.
Da lui stava andando.
Perché richiesto.
Ancora una volta.
Non avrebbe dovuto smettere di seguire i suoi ordini?
Non si sarebbe dovuto ribellare per ogni cosa che gli faceva?
Anche quel pomeriggio.....anche quel giorno.........
Il messaggio alla
lavagna , quel prendersi gioco di lui , quel voler giocare con la
segretezza della loro relazione.
Quel segreto era importante per lui , troppo perché qualcun’
altro ne venisse a conoscenza.
Ed invece Rukawa aveva attirato l’ attenzione di tutti.
In modo discreto, forse.
Ma attirata.
Sicuramente nella sua classe si sarebbero chiesti ancora per giorni
chi fosse la persona di quel messaggio .....a chi fosse rivolto ....e
forse dopo la sua reazione qualcuno avrebbe potuto sospettare, osservare..................capire.
Sarebbe stato tremendo.
Non ci voleva pensare.
No.
Basta.
E poi quel pomeriggio, negli spogliatoi ......
Perché non ammettere subito di aver scritto quel messaggio?
Perché chiedergli se a lui avrebbe fatto piacere?
Perché costringerlo e farlo implorare ed ordinargli di abbracciarlo
mentre Miyagi si avvicinava?
Perché ?
Perché quel giorno , per tutto il tempo, Rukawa aveva deciso
di giocare così con lui?
Perché
non gli diceva la verità?
Perché non parlava chiaramente?
I suoi passi regolari intervallavano il silenzio delle strade.
Era proprio da
lui che stava andando.
Verso quella casa.
Ma a fare cosa?
Era inutile pensare
ancora.
Stancante.
Ed inutile
Lì lo avrebbe visto ancora una volta.
Lì gli avrebbe parlato , gli avrebbe chiesto la verità
, si sarebbe finalmente rifiutato , gli avrebbe detto di lasciarlo
in pace.
Eppure a quei pensieri i suoi passi rallentavano.
Insomma , cosa
voleva ?
Perché nel momento in cui pensava a come sarebbe stato non
doverlo più vedere, non dover più essere richiesto da
lui, una sottile lama d’ incertezza lo trapassava?
Perché non riusciva ad immaginarsi come sarebbe stato rimanere
a casa propria ogni notte?
I suoi passi si
fermarono.
Non capiva.
Quei comportamenti.
Rukawa avrebbe potuto fargli male.
E non solo fisicamente.
Rukawa sapeva
del suo lavoro.
Lo poteva far cacciare dalla squadra.
Lo poteva far espellere dalla scuola.
Ed ogni notte
avrebbe potuto approfittare di lui anche senza richiederlo, anche
senza pagare.
Sarebbe bastato ricattarlo.
Ed invece era dolce con lui.
Si.
Lo aveva capito.
Lo sentiva.
Lo sapeva.
Ogni volta più attento e gentile della volta precedente.
Non gli faceva mai male in quel letto, non più di quanto non
fosse inevitabile.
Ogni accorgimento era per lui.
Per fargli sentire piacere e non dolore.
Ogni volta.
Ogni volta di più.
Eppure fuori era
diverso.
Lo ignorava.
Con noncuranza ed indifferenza.
Fino a quel pomeriggio
, quel pomeriggio in cui aveva giocato con lui .........per chissà
quale motivo ,per chissà quale necessità.........
....dannazione ....era così difficile capire.................
era così difficile capire da soli.............scegliere la
strada giusta era così ,dannatamente , difficile.
Perché?
Perché la costrizione, la gentilezza e la cura ,ogni volta
maggiori in quel letto e fuori solo ghiaccio e scherno?
Di cosa aveva paura Rukawa ?
Di cosa?
Perché
non parlava , con quelle labbra, con quella bocca?
La bocca non è
fatta solo per baciare e la lingua non è fatta solo per accarezzare,
lo sai Rukawa?
Di cosa hai paura?
Hanamichi se lo
chiese , sospirando.
Sapendo quanto quella bocca ora avrebbe fatto parlare lui, gridare
lui.
Un altro piccolo sospiro.
Ed Hanamichi sperò
solo che anche quella volta il suo cliente facesse piano con lui.
Il ragazzo dai capelli neri rimase appoggiato alla parete.
Anche quando il suono del campanello inondò la quiete.
Stava ancora pensando.
Immediato comprenderlo,
difficile spiegarselo .....perché ,perché aveva giocato
con lui?
Perché , in modo così ..........infantile ....quasi
...aveva lasciato quel messaggio............?
....si lo ricordava
..il sorriso che si era sentito sul viso mentre scriveva con quel
piccolo gesso bianco in mano , pensando a quando il suo accompagnatore
avrebbe visto quelle parole .........il suo accompagnatore dalle mille
espressioni .........dallo sguardo immenso e dolce.....ed ingenuo
................e poi si era spostato in quell’ aula vuota..... sapeva
che nessuno l’ avrebbe visto .....ed allora si era seduto al suo banco.......al
banco di Hanamichi .....aveva capito che era il suo ...ancora prima
di leggere il nome sui quaderni buttati disordinatamente sulla superficie
lucida......si era seduto lì ........sentendo improvvisamente
il suo odore salirgli verso il viso dalla sua cartella aperta,dal
suo astuccio.................e da lì aveva guardato quel messaggio
scritto con un gesso bianco.
Ed ancora in palestra,
prima degli allenamenti , perché non aveva risposto alle sue
domande con il suo solito tono?
Perché non aveva ordinato e basta?
Perché aveva cominciato a pensare, in quel preciso istante
, a cosa provasse Hanamichi ?
Perché lo voleva sentire parlare?
Perché voleva conoscere i suoi pensieri ...su quegli incontri,
su quelle notti, su di .......loro?
Perché non lo aveva lasciato quando aveva sentito i passi del
loro compagno?
Perché anzi gli aveva ordinato di stringerlo, di non allontanarsi?
Perché aveva giocato con lui come farebbe un cacciatore con
la sua preda?
No, non era stato per il gusto di sentirlo implorare....quello lo
poteva ottenere a letto con lui ....ed era molto più eccitante
e piacevole.....per entrambi...non era per quello ...non era nemmeno
per sentire l’ adrenalina , per farlo impazzire.........era un motivo
diverso........
....infinitamente più profondo e..........................pericoloso.................
Kaede voleva semplicemente che quel ragazzo dai capelli rossi si scoprisse.
Voleva che si scoprisse per primo.
E solo perché altrimenti sarebbe toccato a lui farlo.
E non poteva, non voleva.
Ne aveva forse ......paura?
Adesso che lo
sentiva entrare in casa Kaede sospirò , non aveva ottenuto
nulla.
Forse avrebbe dovuto giocare un altro po’.
Nel completo silenzio
Hanamichi entrò in quella casa.
Nessuno aveva risposto, nessuno aveva aperto.
Eppure il cancello era accostato, la porta socchiusa.
Sembravano un
invito.
Un invito ad entrare.
Lo erano.
Per lui.
Richiesto dal
proprio cliente.
Lentamente Sakuragi oltrepassò la soglia , i suoni ovattati
del tramonto si spensero dietro di lui quando con un sospiro si chiuse
la porta d’ ingresso alle spalle.
Avanzò ,guardandosi intorno.
Che non ci fosse
nessuno?
Improbabile.
Non avrebbe trovato la porta aperta.
Sicuramente Rukawa
era in casa.
E lo stava aspettando.
Piano Hanamichi
iniziò a salire le scale.
C’ era solo il rumore dei suoi passi a fargli compagnia.
Quasi sicuramente
Rukawa lo aspettava in camera.
A dimostrazione che in fin dei conti al suo cliente non importava
altro.
Si , lo attendeva
lì , magari già spogliato , già pronto a rivendicare
su di lui diritti che nessun altro aveva mai avuto.
Arrivato davanti
alla porta il ragazzo dai capelli rossi attese un istante , prendendo
un respiro che si rifiutava di scendere in lui.
Quella porta che conosceva bene oramai.
Era agitato.
Perché provava sempre la stessa sensazione?
Ormai non era più la prima volta......eppure era sempre come
se lo fosse........
Sperò che Rukawa non ci fosse, che non fosse arrivato in tempo
, che fosse uscito un attimo...almeno lui avrebbe avuto una scusa,
una qualsiasi , per andarsene ........
...mentre bussava alla porta della camera da letto sperò ancora
che quel ragazzo dai capelli neri fosse gentile come sempre con lui
mentre si concedeva.
Passarono pochi istanti.
Nessuno rispose.
Due braccia candide
si allungarono alle spalle di quel ragazzo dai capelli del colore
del fuoco e lo strinsero , trascinandolo verso un corpo che da dietro
lo aveva raggiunto.
Hanamichi sussultò
spaventato.
La bocca di Kaede lo lambì su di una spalla , cercando pelle
scoperta.
Il profumo dolce e forte di Rukawa raggiunse Hanamichi ,portandogli
la certezza che quell’ ombra che lo aveva afferrato fosse il suo cliente.
Hanamichi si rilassò lievemente.
Non si era accorto di lui.
Non lo aveva sentito.
La luce che da
dietro li illuminava cominciava a morire, trovando sempre più
faticoso oltrepassare la fredda consistenza di una lastra di vetro.
Kaede alzò una mano , la portò al collo di Hanamichi
, la lasciò scendere accarezzando ogni centimetro fino ai bottoni
, ne slacciò due o tre poi spostò quelle dita sulla
spalla dove la sua bocca, ancora posata , attendeva irrequieta pelle
nuda da baciare, da mordere.
Con un gesto veloce Kaede scoprì quella spalla , tirando in
basso la stoffa leggera.
Poi , senza dire niente, appoggiò con riverenza le labbra su
di essa, leccando piano , mordendo con forza, ma senza causare dolore.
La sua lingua si unì a quel bacio particolare, bagnando la
pelle con saliva umida e calda , risalendo verso il collo, verso l’
orecchio.
Hanamichi lo lasciò
fare.
Se nello spogliatoio poteva ribellarsi , lì no.
In quella casa Rukawa era il suo cliente.
Il cliente da soddisfare.
Il ragazzo dai capelli rossi appoggiò solo una mano alla porta
, mugolando sommessamente.
Le labbra di Kaede
salirono ancora verso il lato della mascella, la punta del mento,
per poi riaffondare nell’ incavo tra la nuca e la spalla per mordere
e leccare ancora.
Hanamichi socchiuse gli occhi.
“Aspetta almeno...che entri in camera......”mormorò
Kaede si sollevò
un solo istante, per sorridere senza farsi vedere.
“No, cominciamo
qui” fu tutto quello che rispose
Con un solo movimento
Rukawa lo fece girare, per poter finalmente assaggiare le sue labbra,
per poterlo sentire contro un muro, premuto su di sé.
Passò le mani sul suo corpo , sotto i vestiti, spogliandolo,
gettando ogni abito in terra contro le pareti del corridoio, svestendosi
velocemente senza allontanarsi dalle sue labbra, senza separarsene
nemmeno per un istante, con dita veloci accarezzò la sua pelle
, ogni pezzetto di pelle , seguendo i contorni dei suoi muscoli ,dei
suoi tendini ....seguendo le gocce di sudore che si mescolavano gettandosi
da un corpo all’ altro.
Stringendolo a sé Kaede lasciò scivolare a terra i propri
pantaloni , passandogli una mano fra i capelli , ascoltando i suoi
ansimi , inarcando la schiena, reclinando la testa per la sola eccitazione
di averlo in piedi, fra le braccia, nudo ................per sé.
Contro il muro
del corridoio ,bagnati dagli ultimi raggi morenti del sole del tramonto
, i due corpi nudi e caldissimi si tesero , per dare vita al piacere.
Kaede spinse il suo amante contro il muro, lo premé usando
il proprio corpo , lo baciò con ardore , succhiando le sue
belle labbra, mordendo il suo mento , il suo collo , i suoi capezzoli.
Hanamichi si inarcò
, il freddo della parete dietro di sé lo faceva rabbrividire
mentre Rukawa faceva di lui ciò che voleva.........
...troppo velocemente.....troppo freneticamente.........
Quanto ancora
avrebbero continuato lì , nel corridoio ?
Kaede lasciò che entrambe le proprie mani vagassero sul corpo
di quel prigioniero dalla voce calda.
Una scese in basso , oltre la curva sensuale dell’ inguine , per stringersi
sopra il membro caldo di Hanamichi.
L’ altra si infilò dietro la schiena , percorrendo in una carezza
involontaria l’ intera colonna vertebrale , arrivando fino ai glutei,
fino a stringerli un attimo per poi violarli.
Sorreggendolo con la mano ora libera il ragazzo dai capelli neri iniziò
a prepararlo affondando con un dito in lui.
Hanamichi si tese, gemendo a voce alta.
Schiuse gli occhi , per cercare quelli dell’ altro.
Fino a che punto si sarebbe spinto Rukawa in quel corridoio?
Lo sguardo di Kaede sfuggì a lui , velandosi dietro le palpebre,
impegnato a controllare il piacere che sentiva nello strusciare i
propri fianchi contro quelli imprigionati di Hanamichi.
Le dita lunghe e delicate si muovevano ritmicamente occupandosi di
quella piccola apertura stretta , spingendo negli stessi momenti in
cui i loro fianchi venivano a contatto e le loro virilità si
sfioravano.
Hanamichi girò il viso , cercando aria dalle labbra roventi
di Kaede, cercando il muro freddo per lenire il bruciore che sentiva
sul viso arrossato.
Rukawa ....Rukawa lo voleva lì ........contro quella parete....così?
La mano libera
di quel cliente dagli occhi azzurri arrancò pesantemente contro
la porta chiusa lì accanto, ne cercò la maniglia e la
abbassò.
Dopo aver torturato
ancora una volta quella bocca con la propria Rukawa si sollevò
un momento, liberò il corpo di Hanamichi dalle proprie dita,
lasciò scorrere un brivido sulla propria pelle al suono del
gemito che era riuscito a strappargli e strinse quel ragazzo tra le
braccia , trascinandolo con sé in camera , cadendo con lui
sul letto , penetrandolo appena i loro corpi toccarono la soffice
morbidezza delle lenzuola.
Hanamichi gridò , tra dolore e piacere, strinse fra le mani
quelle braccia che ancora lo circondavano , chiuse gli occhi lucidi,
ma senza una lacrima , il dolore era già sparito e quelle spinte
violente ora portavano con loro solo piacere profondo e dilaniante.
Il letto cigolava, i loro corpi si muovevano freneticamente , uno
sopra l’ altro , gettati di traverso sul grande letto, lontani dai
cuscini , lontani dal piccolo rifugio di Hanamichi che, trascinato
dall’ impeto di quelle spinte veloci e frenetiche, si perse in quell’
orgasmo violento.
Passarono pochi
istanti , Kaede si sollevò , stendendosi appagato fra la lenzuola.
Kami era stato
stupendo.
Meraviglioso.
Si passò
una mano sugli occhi ,portando via il sudore che copriva la fronte.
Dopo un attimo ancora si rialzò leggermente per guardare il
proprio accompagnatore.
E quello che vide
gli rubò il respiro.
Hanamichi raggomitolato
su un fianco gli voltava le spalle , tremando visibilmente , le mani
vicino al petto , il respiro spezzato.
Kaede rimase immobile,
incredulo.
Hanamichi lasciò
scivolare le lacrime, erano gentili almeno quelle, cadevano con lentezza,
con gentilezza...............
....non avevano nulla della velocità e della frenesia che lo
avevano spaventato nei movimenti di Rukawa .......
..quell’ urgenza......quegli...assalti.........lo
avevano intimorito.........impaurito.........
.........lui aveva semplicemente desiderato che facesse piano ed invece........
....era...era stato costretto a godere.....in modo così ...forzato.......
...kami.......sospirò angosciosamente........
Kaede chiuse gli occhi.
Non capiva.
Cos’ era successo?
Perché ?
Lo vedeva tremare,
sussultare...........ancora quella sensazione...fin troppo conosciuta
....senza perdere altro tempo il ragazzo dai capelli neri lo costrinse
a girarsi , a guardarlo, a parlargli.
Hanamichi chiuse gli occhi , fingendo che lui non esistesse.
Kaede sospirò
, angosciato.
Lo strinse e ricordandosi di un particolare lo tirò verso di
sé , adagiandolo tra i cuscini , tra quei cuscini che ogni
volta facevano nascondere quel ragazzo dai capelli rossi dopo averlo
visto donarsi.
Hanamichi avvertì l’ intenso odore di bucato.
I suoi cuscini.
Morbidi, gentili,
lo accoglievano.
Vi si nascose
, in silenzio , senza più singhiozzi.
Kaede coprì
entrambi con un lenzuolo profumato.
Sollevando lo sguardo attraverso i vetri si accorse che la sera era
oramai arrivata.
Hanamichi rimaneva
ancora nel suo silenzio.
I minuti passavano , Kaede si decise a parlare.
Lo costrinse a lasciare il suo rifugio, gli alzò il viso con
una mano, lo guardò negli occhi per leggervi cos’ era successo.
“Ti ho fatto male?”
chiese lui dalle iridi azzurre
Il tono basso,
delicato.
Il ragazzo dai
capelli rossi scosse la testa, sfuggendo a quello sguardo.
Kaede insisté.
“Ti ho spaventato?”
Hanamichi si sollevò lentissimamente a guardarlo.
Gli occhi confusi e umidi.
Annuì , piano.
Timorosamente.
Pensava che adesso Rukawa si sarebbe messo a ridere, che lo avrebbe
offeso , schernito.
Che gli avrebbe detto, sprezzante, che era solo un do’ hao.
Ma dannazione lui aveva avuto paura da morire.
Paura di sentire ancora dolore, di sentirne così tanto come
le prime volte, paura che Rukawa non si fermasse, che lo volesse ancora
e subito.
Paura.
Kaede sospirò.
Tirò a sé quel ragazzo così innocente, lo strinse
, con tutte le sue forze.
“Non volevo”
Hanamichi singhiozzò,
lasciandosi abbracciare.
“E’ stato tutto troppo.....veloce, violento...vero?
Finalmente quel ragazzo tremante rispose con la sua bella voce, senza
più muti gesti.
“S.si................i.o”
“Non volevo.......non
succederà più.....non temere”
Un solo sospiro in risposta.
“Su....adesso...calmati..................lasciati....accarezzare.............................................”
Le mani di Kaede si mossero lente, gentili...........per accarezzare
quella pelle ancora tesa, ancora impaurita.........in lunghi e dolci
movimenti circolari , stringendo le spalle, la schiena, le braccia.
Hanamichi rimase
immobile , chiedendosi se quella gentilezza fosse tornata per davvero,
senza chiedere altro in cambio.
Lui dagli occhi
azzurri in realtà chiese solo baci.
Era stato troppo avventato.
Era vero, aveva provato un piacere così forte da stordirlo
, ma in tutta quella frenesia si era perso il vero sapore di quella
bocca, di quella pelle , di quelle occasioni in cui poteva condividere
con qualcuno , anche per pochi minuti, una parte di sé.
Aveva giocato
con l’ altro, avrebbe voluto sentirlo dire che quelle notti valevano
qualcosa anche per lui, avrebbe voluto capire cosa pensava di lui
e di loro.
Avrebbe voluto sentirlo parlare.
Ed invece era solo riuscito a farlo piangere.
Era così
tanto che non vedeva le sue lacrime.
Tanto.
Era sempre stato attento con lui , sempre più attento, fino
al pomeriggio in cui , tra le note di una dolce melodia classica ,
non aveva creduto, anche se per un singolo ,breve, istante , che fra
loro si fosse aperto uno spiraglio di qualcosa di diverso dalla costrizione
e dall’ obbligo....................qualcosa che fosse caldo come l’
abbraccio forte nel quale si erano stretti.
Invece ora , per
quel desiderio infantile , per quel capriccio di scoprire i suoi pensieri
aveva rovinato ogni cosa, tutto quello che aveva fatto fino a quello
sfortunato giorno ........
Doveva smettere
di giocare, il ragazzo che stringeva aveva dei sentimenti , dei sentimenti
sin troppo fragili, lui lo aveva capito, lo aveva avvertito subito
e nonostante tutto ..................aveva sbagliato ....................................ma
poteva rimediare.......perché da tempo ormai aveva capito che
per sé stesso quelle notti insieme avevano valore..........un
valore grande ....particolare ...non ancora definito ......ma importante
....
Smise di pensare.
Non avrebbe risolto nulla.
Ora doveva solo iniziare a rimediare un po’.
Baciò dolcemente le labbra ferme davanti a sé, osservò
con quale stupenda lentezza quegli occhi si sollevassero ad indagare
i suoi e poi mormorò.
“Ti va di abbracciarmi?”
Hanamichi lo fissò senza dire niente.
Kaede chiuse gli occhi, li riaprì, guardò un secondo
la porta poi lui.
“Non arriverà nessuno dei nostri compagni a controllarci ,ora
puoi farlo.............”
Un istante solo
e Hanamichi non riuscì a trattenere un sorriso.
Quel guardare verso la porta lo aveva divertito.
Com’ era strano.
Ora sembrava lontano il ricordo dell’ angoscia di quel pomeriggio,
il ricordo della paura di poco fa.
Hanamichi decise
di soddisfare anche quell’ ultima richiesta di quel cliente
Alzò lentamente
le braccia , le passò con calma tra le braccia ed i lati del
torace e si avvicinò a quel corpo così bello e caldo.
Senza stringerlo.
A quello pensò
Kaede mentre fuori brillavano le prime stelle della sera.
Le sue ultime parole si persero nel rumore delle carezze a lungo donate
a quella pelle bronzea.
“È tutto
passato..............................................è tutto
passato”
*********
“Buonasera ,agenzia
*******, possiamo aiutarla?”
“Si , desideravo
richiedere un accompagnatore ............il numero N17 ........”
“Un attimo............il
numero di cui lei parla non è disponibile stasera ,è
stato richiesto alle sei di questo pomeriggio”
“Posso prenotarlo
per un’altra sera?”
“Si..........dopodomani
sarà disponibile, le fisso un appuntamento?”
“Si , alle ore
nove in punto a questo indirizzo *********** ,al locale *****”
“Bene il suo nome?”
“ ****** ”
“E’ la prima prenotazione
che effettua?”
“Si”
“Bene, allora
si accorderà per il pagamento con l’ accompagnatore da lei
scelto, grazie”
*********
Continua................
M:^_________________________________________^
H: Scusa tanto
ma se io sono qui a farmi coccolare da questo volpino con gli sbalzi
d’ umore chi è che ha telefonato per richiedermi?
M:^____________________________________________________________________^
H: E poi dice che non devo preoccuparmi ç______ç
M(sussurrando):
Infatti non devi preoccuparti ora , ma dopo…..*__________*
La mia mail è
sempre MelKaine@hotmail.com
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