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Pr
Parte
XIV
di Mel
Una domenica come le altre.
Il cielo vuoto, il tempo lento.
Nella piccola stanza Hanamichi rideva con sua madre.
Rideva di uno scherzo che le stava raccontando.
Ed era felice.
Perché la forza per ridere lei riusciva sempre a trovarla.
Il cielo sembrava dover rimanere sgombro a lungo.
Improvvisamente un discreto bussare alla porta interruppe
il loro sereno dialogo.
Hanamichi si alzò ed aperta la porta si trovò gli occhi
azzurri di Yukari fissi nei propri.
Per un attimo rabbrividì, si tirò indietro e strinse
i pugni.
Per un attimo gli era sembrato di annegare nelle profondità
degli occhi di un ragazzo.
Un ragazzo dagli stessi occhi azzurri scuro.
Un ragazzo che spesso aveva avuto davanti, vicino, sopra.
Un brivido di presentimento gli corse lungo la schiena mentre , controllandosi,
Hanamichi si riavvicinava alla giovane donna.
Lei , mormorando gentilmente per non farsi udire da orecchie indiscrete
, alle quali doveva rimanere celato il segreto di un lavoro forzato,
disse al ragazzo dai capelli rossi di recarsi negli uffici.
Lui annuì debolmente.
Con uno sguardo verso la camera di sua madre chiese silenziosamente
il tempo per salutarla e dirle che usciva.
Lei annuì a sua volta mentre Hanamichi tornava nella piccola
stanza.
“Hana, tesoro, chi è?”
“E’ Yukari, è venuta a chiamarmi”
“Dove devi andare?”
“Il signor Riyoo* ha bisogno di me per una commissione”
“Oh il signor Riyoo è così gentile con noi, aiutalo,
così potremo ripagare in parte quello che generosamente ci
sta offrendo, è veramente una persona buona”
Yukari , rimasta all’ ingresso , si strinse le braccia intorno al
corpo.
Non erano quelle le parole che il signor Riyoo meritava.
Non era quella la verità.
Lei rabbrividì sentendo la voce di Hanamichi
rispondere che era vero, che avrebbe fatto del suo meglio.
Lui faceva già del suo meglio.
Lavorava tutte le sere.
Fin quasi all’ alba.
Non aveva nulla da ripagare, nulla.
Con un bacio gentile Hanamichi salutò sua madre
e seguì Yukari lungo gli stretti corridoi verso gli uffici,
troppo simili a
corridoi d’ albergo.
Lei lo lasciò davanti alla porta , con uno sguardo comprensivo
negli occhi ed un sorriso d’ incoraggiamento sulle labbra.
Lui entrò sparendo dietro i vetri smerigliati.
15:00 p.m.
Hanamichi chiuse gli occhi.
Uno spiraglio lasciava aperto il cancello.
Entrò.
I pochi passi che lo dividevano dalla porta di quella casa.
Lenti e gravi.
Spinse con delicatezza la porta d’ ingresso lasciata
socchiusa e fu accolto dallo scivolare leggero di note.
La porta si chiuse alle sue spalle con un brusio lieve.
E fu avvolto dalle ali cristalline di note di spartito.
Intorno a sé risuonavano perfette e basse.
Riempivano l’ aria.
La saturavano con elegante raffinatezza.
Impregnando gli ambienti vuoti, scorrendo su ogni spazio, scivolavano
sino a terra , per guizzare sinuose , risalire ogni corpo , trovarne
l’ interno , entrare come aria in ogni anfratto, lasciar vibrare in
sé piccoli turbini , tessere trame di lievissimi suoni ed infine
farsi ammirare non permettendo al silenzio di esprimersi , nemmeno
per un istante.
Solo per sé tenevano soggiogati una casa, l’ aria e lo spazio.
E due corpi.
Uno immobile accanto alla porta.
Uno appoggiato ad un muro ormai tiepido , nella penombra innaturale
del primo pomeriggio , creata dalle persiane abbassate, in fondo a
delle scale.
Con un gesto della mano ed uno sguardo Kaede invitò
il proprio accompagnatore a seguirlo al piano superiore.
Tristemente Hanamichi seguì le note sulle scale,
che ,ormai padrone di tutto quello spazio, lo guidavano risalendo
ogni singolo gradino.
Insieme ad esse giunse al primo piano.
Gli occhi azzurri e scuri di Rukawa su di sé.
La musica classica che lo attendeva, che vibrava e scorreva ancora
più forte ed alta dietro un’ altra porta.
La porta della stanza da letto.
Il ragazzo dai capelli neri ne abbassò la maniglia , ne aprì
uno spiraglio e le note uscirono dalla loro prigione di mura.
Forti e dense.
Lente, ma potenti.
Le prime note de
“L’ Idillio di Siegfried”
Entrarono.
Le tende tirate gettavano la loro ombra ovattata, difendendo un interno,
fatto di giochi di luce, dai raggi troppo forti del sole di primo
pomeriggio.
Un altro sguardo e Kaede chiuse per loro la porta.
Ora rimanevano lì per loro solo note cariche ed un letto.
E le piccole forme musicali sembravano avanzare e
ritrarsi in picchi struggenti..........................sembravano
tacere per poi esordire tutte insieme ........................come
due amanti che seguitano a guardarsi nel silenzio e che infine trovano
il coraggio di parlare, ma lo fanno insieme senza riuscire, infine,
a dirsi niente...............................
.............................................malinconia di sguardi
che non si esprimono.......................................................................
Come loro...............esattamente come loro..................che
ora si guardavano senza dire niente ...................attendendo............
E le note proseguivano portando con loro sprazzi di
un sentimento che lotta per venire chiamato con il suo nome.
E poi ancora momenti vivaci subito interrotti da sospensioni di incertezze.
Primi incontrarsi.
Tocchi lievi....................
Kaede si accostò a lui.
Al centro della stanza.
Allungò una mano per toccarlo.
.................quasi giochi .........
.......................................................il cadere lieve
di abiti, i fruscii delle stoffe ............................
........esattamente come i giochi e le scale degli
archi e le note dei violini e delle corde..........................
Inseguirsi di dita.
Preliminari.
Idillio.
Lento e veloce.
Penetranti suoni sempre più alti
e poi dolci e bassi, ma acuti
come desiderio da soddisfare.
“Hana.michi….”un sussurro praticamente immateriale ed inudibile
Le mani di Kaede sul corpo di Hanamichi.
Lo spogliavano, al centro della stanza, tra le note.
Note tenere ora, in volo.
Verso il loro finale.
Finale acuto con un’ unica nota perpetua dall’ apparenza impercettibile,
ma continuamente udibile sino a che scompare dissolvendosi nel silenzio.
Ed in quel ritaglio di breve assenza di suoni......................
il silenzio che sempre precede il ricominciare di un’ altra melodia,
il ricominciare delle note tra gli strumenti , liberatesi dalla pesantezza
della loro prigione di cinque semplici righe orizzontali, gettata
via la loro chiave ................... gemendo a voce alta per le
labbra di Rukawa sulla propria gola Hanamichi sussurrò.
“No.....non puoi.......richiedermi così .................a
casa tua............. non.....puoi richiedermi solo per......................
questo”
Le sue parole si spezzarono in un ansito.
Le labbra di Kaede lo seviziavano mordendo piano la sua spalla ,baciandola
, leccando le linee del collo, del mento, succhiandole.
Il ragazzo dai capelli neri si sollevò solo un istante.
“Non ha importanza il luogo......................basta che passi del
tempo con me”
Hanamichi chiuse gli occhi.
Le note di Smetana dal poema sinfonico “Die moldau”
posero fine ad ogni altra frase.
Sguardi veloci.
Mani che si alzano ad incontrare pelle.
Ma solo due mani.
Quelle di un solo ragazzo.
Dita veloci.
Che scivolano dal basso all’ alto.
Dall’ alto al basso.
Dal basso all’ alto.
Come i primi gorgheggi di note.
Vortici di alti e bassi.
Arabeschi di carezze su pelle completamente nuda.
Parte il tema portante , la melodia degli archi incontra solo labbra
unite.
Le loro.
Volute da Kaede.
In un bacio umido.
Profondo sempre più.
Tra tintinnii ed affondi.
E ad ogni altro ritorno di tema le note erranti potevano trovare ogni
spazio per passare , ogni spazio tranne quello tra le labbra dei due
ragazzi , quello spazio era inesistente, impenetrabile, annullato
dalle dolci pretese insistenti della bocca di Kaede.
E con quelle labbra anche le carezze.
Le note crescevano, salivano.
Un crescendo d’ intensità.
Così come stavano crescendo quelle carezze.
La pressione di quelle mani , che ora stringevano e toccavano.
Capezzoli e schiena e glutei.
Ed i cori d’ archi con loro.
Carezze e mani e cori d’ archi e gemiti.
La musica si attenuò sino ad emulare un sussurro continuo.
“.......Perché..................la musi...ca?
”chiese in un gemito Hanamichi tentando di scostarsi un istante
“............In pieno giorno.....................................non
vorrei sentissero le tue grida...................”
rispose solo lui dai capelli neri stringendo tra le mani i fianchi
del ragazzo che desiderava possedere
Un solo , altro gemito....più alto.
Fu la sola risposta.
Di Hanamichi e della musica che riprese a fluire.
Vivaci e veloci note ora.
Un corpo che si spinge in avanti per spostarne un altro accanto al
letto, per spingervelo sopra.
Le lenzuola che accolgono entrambi ed infine un istante di sospensione.
Ora non ci sarebbero state più parole.
Lo sapeva il viso arrossato dagli occhi socchiusi
di Hanamichi.
Lo sapeva la lingua di Kaede che sensuale passava
ad inumidire le proprie belle labbra.
Solo musica.
Di un adagio leggero.
E carezze, dolci , tocchi eccitanti, diversi dal gioco.
Erano ora carezze d’ amante.
Esperto.
Ritorno del tema portante.
Un altro bacio.
Un altro ancora.
Carezze più intime.
Interne.
Un altra volta il tema.
Un bacio , interrotto.
Per scendere sulla gola, a cercare calore.
A dare piacere.
Era quello il momento, lo aveva atteso con cura, lui,
che conosceva quel brano.
Il crescere improvviso della musica , i movimenti lenti di Kaede.
La penetrazione.
Un grido soffocato ed il gemito di piacere del ragazzo
dai capelli neri.
Inudibili quasi tra la melodia altissima.
Attesa ed attenzione.
Poi gli archi , il coro di archi , che cresceva ,
sempre di più , insieme alle spinte.
I suoni acuti , coprivano le urla , il volume aumentava , con esso
le note, coprendo ogni altro suono.
Strumenti a fiato ...................un’ esplosione
di luci e note, forte.....sempre più forte..........................
.......come il ritmo sfrenato e libero di Rukawa ........................
...Hanamichi lo avvertiva..........
....avanzare sempre più in fondo nel suo corpo......................farsi
strada...............................in movimenti convulsi..............
................sentiva appena il cigolare del letto.................lo
immaginava quasi ......................
...perché fra i suoni altissimi non percepiva nemmeno le proprie
grida..............
.....ma sapeva di stare gridando...............
..................lo sapeva..................
........perché Rukawa lo stava prendendo con tutta la forza
che aveva............................
.....lo sentiva usare tutta la sua forza..................
.......non credeva che fosse così tanta......
...non pensava che l’ avrebbe usata con lui quella stessa forza che
gli aveva osservato in ogni partita..............
........eppure lo faceva...................................
...continuava.......
......sempre più forte......
....sempre di più......
...ancora.......
............ma solo ora.....
...non prima.....
...solo ora .....
perché quel ragazzo dai capelli neri poteva essere certo, ora
, che lui fosse pronto.............
.............non lo avrebbe mai preso così all’ inizio..............
....gli avrebbe fatto male e lo sapeva...............
............non lo aveva mai fatto e non voleva farlo .................
....e lui , dai capelli del colore del tramonto , lo sapeva a sua
volta, ne era consapevole..............
....consapevole di quell ’ ulteriore gentilezza.........di quell’
ulteriore attenzione nei suoi riguardi .........
....quella gentilezza che si rinnovava ogni notte.................ogni
singola notte..............
Hanamichi fissò i propri occhi in quelli di Kaede.
Resistendo alla tentazione di chiuderli per sfuggire al calore che
provava , al piacere che sentiva nelle vene.
E rimasero insieme a guardarsi in un muto dialogo.
Fatto di domande silenziose per Hanamichi.
Fatto di risposte incomprensibili e spinte per Kaede.
Sempre più forti e profonde.
<Queste gentilezze mentre mi hai ,perché ?>
<Non voglio farti male, perché?>
<Perché mi prendi così?>
<Perché ti dai a me così?>
<Perché mi vuoi?>
<Perché ti voglio?>
Uno negli occhi dell’ altro............uniti in quei movimenti e nei
pensieri ..........ciò che sapeva uno era chiaro anche all’
altro ...............
......semplicemente perché in quelle iridi che entrambi avevano
davanti a pochi centimetri ......e che fissavano intensamente ........incuranti
delle labbra aperte poco più in giù impregnate del piacere
che lasciavano uscire in gemiti ..............ognuno poteva leggere
la stessa conferma ad ogni pensiero , ad ogni singolo dubbio .....................
.....................ma solo in quel singolo momento
ed in quegli occhi così vicini.....................................solo
lì.
In lontananza, attutiti dal piacere dilagante, il ragazzo dai capelli
rossi avvertì i suoni di trombe sempre più alti ed i
cori, ancora cori di archi, potenti e lunghi..............................come
quelle ultime spinte..............
Hanamichi strinse i denti, reclinò indietro
la testa, spiando con uno spiraglio di sguardo le labbra socchiuse
di chi stava raggiungendo con lui il piacere.
Strinse ancora i denti , inutilmente.
Sopraffatto.
Un urlo
unico ed isolato
riempì il silenzio dell’ ultimo, lungo momento di sospensione
sfuggendo alla musica che avrebbe dovuto coprirlo
e si levò alto
seguito dall’ ultima scintilla
di finale d’orchestra.
Si guardarono un’ ultima frazione di secondo , stringendosi
, involontariamente , forse inconsciamente , ma stringendosi.
Kaede schiuse gli occhi , si stese con il proprio amante , lo separò
dal proprio corpo e lo osservò accanto a sé.
Come ogni volta guardò i suoi occhi che si chiudevano , esausti
ed appannati.
Allora si alzò.
Aprì con cura lo sportellino di vetro argentato
di uno stereo nell’ angolo e sostituì il disco che vi girava
dentro.
Lentamente tornò sul letto , fra le lenzuola sgualcite , osservò
curiosamente come gli occhi appena appena aperti di Hanamichi lo osservassero
e lo avessero seguito in quei movimenti da lui appena compiuti.
E mentre un sospiro sereno sfuggiva dalle sue labbra
ed una delle sue mani passava a ravviare le ciocche ribelli e sudate
di Hanamichi le prime , dolcissime, note di Grieg riempirono in un
istante il silenzio.
Da “Danze norvegesi” le scale di note salirono fino
a loro , distesi sul letto , fino ad avvolgerli con calma e rilassatezza.
Kaede coprì il corpo abbandonato del proprio
amante , un sorriso leggero sul volto mentre si stendeva a sua volta
, lasciando il proprio corpo privo di veli sul cotone morbido.
La sua passione doveva calmarsi, l’ aria fredda lo
accarezzava lenendo il suo sudore ed il suo respiro ancora lievemente
affannato.
Abbassò lo sguardo.
Le note che ora sentiva le aveva scelte per lui, per il ragazzo che
aveva posseduto un’ altra volta , per quel ragazzo che subito dopo
la sua carezza aveva chiuso gli occhi per riposare e che ora dormiva
candidamente rannicchiato accanto a lui.
Erano note soffici, morbidissime , gentili.
Potevano portare bei sogni a chi le ascoltava dormendo.
L’ effimera dolcezza e maestria delle dita che suonavano i tasti riempiva
davvero l’ aria , i suoni armonici del pianoforte cadevano su di loro
come pioggia melodiosa.
Ed infine ognuno di quei suoni rallentò spegnendosi.
Subito dopo altri se ne accesero.
“Ballata in forma di variazione in sol minore” iniziò
scandendo il tempo in scale sul pianoforte , lenta e poi veloce, di
nuovo lenta ed ancora veloce.
Veloce, velocissima, ma lieve, sempre lieve e discreta e delicata.
E Kaede non riposò.
Rimase ad ascoltarla.
Ancora.
Guardando il soffitto e poi accanto a sé , ancora il muro bianco
e poi il rosso dei suoi capelli.
Pensando.
Ascoltando il battito del proprio cuore ed il suo inconsulto ed inspiegabile
aumentare alla vista di quelle ciglia nere e chiuse , di quelle labbra
morbide e tiepide , di quel corpo abbandonato.
Senza volerlo allungò una mano , improvvisamente
e tra le note ora struggenti, dopo picchi velocissimi ed alti, lo
accarezzò sulla bocca , sulle dita delle mani strette vicino
al collo, a lungo , perdendo la cognizione del tempo.
Solo il finire della lunga melodia, che aveva accompagnato
la sua veglia, lo riscosse dal torpore che quelle continue carezze
esercitavano su di loro.
Immerso nel suo sonno Hanamichi riposava ancora più profondamente.
Il silenzio dominò un altro istante poi fu sovrastato dalla
forza espressiva di Sibelius , le sue note per orchestra d’ archi
s’ intitolavano
“L’ amante”
E cosa c’ era di più adatto di un titolo simile , in quel momento?
Lui lo aveva accanto a sé il proprio amante................addormentato
ed indifeso.........................
.....un amante......................
......ma costretto............ gli ricordò la sua coscienza.............
.....costretto da lui, dalle sue parole , dalle sue insistenze...........
e lui...lui stesso....invece...lo era un amante ?
O era solo un egoista?
Cos’ era?
Cosa voleva essere?
Cosa sarebbe dovuto essere?
Non capiva , inquieto si era soffermato a riflettere sui propri gesti
, su tutte le proprie attenzioni , sulle carezze che prima aveva regalato
ad Hanamichi , sul piacere e sulla completezza che aveva provato nell’
accarezzarlo , nel dedicargli quel poco tempo e quella cura.
Ed il suo continuo osservarlo.................
....ma tutto quello solo nel sonno, solo quando il sonno ghermiva
quel ragazzo innocente, solo quando lui era sicuro che l’ altro non
lo avrebbe visto né sentito.......solo allora e non prima .............
troppe cose continuavano a coinvolgerlo sempre e solo dopo , nei momenti
d’ incoscienza di quel ragazzo dai capelli rossi ,nei momenti in cui
nessuno lo poteva vedere..................perché ...perché
ora gli sembrava che si dovesse chiamare viltà la sua?
Perché?
La musica crebbe d’ intensità come i suoi dubbi...............un
movimento al suo fianco attirò l’ attenzione del ragazzo dai
capelli neri......
....la forza espressiva di quell’ intensa melodia si accentuava in
ogni acuto degli strumenti.............e tutti quei suoni così
alti stavano svegliando Hanamichi .....................
Senza aspettare , con elegante silenziosità,
Kaede si sollevò per abbassare il volume , non desiderava disturbare
il riposo di quell’ amante, sapeva quanto lo stancasse concedersi
così forzatamente , senza neanche la volontà di farlo,
costretto da lui e da chissà quale responsabilità o
motivazione.
Per la prima volta, nel proseguire soffuso della melodia,
un pensiero gli attraversò la mente ..........................
............lui, lui stesso , come persona , per chi o per cosa avrebbe
accettato una simile imposizione .........?
...............................per chi o per cosa avrebbe lasciato
ad un’ altra persona il totale controllo di sé , del proprio
corpo?
...........................................per chi o per cosa si sarebbe
donato e venduto?
Chi o cosa poteva essere così importante per
quel ragazzo dai capelli rossi ?
Tanto da condizionare la sua esistenza, la sua volontà , la
sua dignità ?
Chi?
Chi?
Kaede scosse la testa.
Non doveva interessargli.
Perché se lo chiedeva ?
E perché poi, mentre se lo domandava, sentiva qualcosa di doloroso,
una punta di un sentimento troppo simile alla gelosia ?
A lui cosa interessava ?
Lo aveva e lo avrebbe avuto ancora.
Semplicemente.
Cercare quella risposta, trovare quella risposta aveva
per lui un significato che andava oltre……..un presentimento gli sussurrava
che nel momento in cui avesse deciso di farlo …nel momento in cui
avesse scoperto la verità…… un sapore amaro e perenne avrebbe
riempito la sua bocca e avrebbe reso aride le sue labbra tanto da
non permettergli più di posarle su quel suo amante dalla pelle
di rosa.
Lo sentiva e volutamente ignorò ogni altra razionalità.
Le note si abbassarono con la fine di quei pensieri
e mentre scemavano, riducendosi ancora, Kaede lasciò incoscientemente
che il proprio sguardo cadesse ancora sul corpo accanto a sé.
Per non farsi strappare alle trame dolci del sonno da quegli acuti
indisponenti Hanamichi si era girato , si era steso più in
là , permettendo innocentemente che tutto il proprio corpo
si liberasse dalla prigionia del lenzuolo.
E gli occhi scuri di Kaede , incauti , pagarono la
loro curiosità riaccendendo di passione il sangue caldo di
quel ragazzo dai capelli neri nel momento in cui incontrarono quel
corpo completamente nudo e sensuale.
Al principiare di un’ altra stupenda melodia creata da Bruch Kaede
si chinò con desiderio sul proprio amante e lo svegliò
con un bacio profondo ed intenso.
Hanamichi si mosse ed al comparire della voce del violoncello ,protagonista
di quelle variazioni ,schiuse uno sguardo liquido ed insonnolito su
Rukawa , incontrandolo vicinissimo a sé.
Si scostò in un attimo , debolmente, confuso.
Ma Kaede lo strinse a sé , lo baciò , lo accarezzò
con chiare intenzioni , sfiorò la sua intimità, lo preparò
fra i sospiri e la voce bassa e grave del violoncello.
Hanamichi lo guardò , aprì le labbra
per parlare ,per dire qualcosa, ma Kaede si portò un dito alle
labbra ordinandogli di tacere.
E lo strinse.
E si stese.
Con un solo movimento lo tirò a sé.
Su di sé.
Hanamichi lo fissò incredulo, appoggiando le mani sul petto
che aveva sotto il proprio corpo.
Lui ............sul corpo di Rukawa.................lui , sopra l’
altro.................per la prima volta ...................
......le sue braccia ben stese e puntate su quella pelle lo reggevano
appena , tremavano visibilmente , le punte delle dita si rannicchiavano
verso i palmi cercando di sfuggire al calore che avvertivano sotto
di loro e alla sericità della pelle che erano costrette a sfiorare.............
Kaede si sistemò fra i cuscini , allungò
le mani a stringere i glutei del ragazzo dai capelli rossi , li accarezzò
sensualmente , li dischiuse per lasciare che il proprio membro ne
sfiorasse l’ interno , cercandone l’ entrata , il calore interiore.
Hanamichi strinse gli occhi gridando piano.
E lui dagli occhi azzurri ripeté quei piccoli
movimenti , sfiorando e premendo senza però violare, solo per
sentir gridare il proprio nome ancora un po’.
Kaede guidò quel corpo su di sé , lo
sorresse gentilmente per non permettere che il peso e la posizione
rendessero dolorosa ed improvvisa la penetrazione.
Con attenzione , mentre le note pure del violoncello
lottavano calme con l’ orchestra per prevalere su ogni suono , Kaede
entrò in quel corpo , scivolando piano , avvicinando con lentezza
i loro fianchi , tenendo fra le mani quelle braccia malferme ed incerte.
Fino in fondo, fino ad averlo profondamente.
E poi si fermò.
Allo scivolare della melodia iniziarono i primi movimenti
, con una mano calda su uno di quei glutei e l’ altra appoggiata al
viso di Hanamichi , Kaede lo invitò a spingere , a muoversi,
a cercare piacere.
Il tempo scorreva lentissimo, la musica con esso...................................
...................tutto fu dolce ed estremamente lento............
......................dolce ed estremamente lento..............................
Hanamichi lo sapeva cosa quel ragazzo gli stava facendo
..............scavava dolcemente e delicatamente dentro di lui alla
ricerca di quel punto così sensibile da farlo inarcare fremendo
e continuava a muoversi in lui , senza fretta né violenza............................
....lento e quasi grave, esattamente come le note basse di un violoncello
d’ orchestra.
Sempre più, con forza, ma senza velocità
, profondamente, ma con attenzione mentre lo accarezzava , mentre
creava un contrasto netto ed eccitante massaggiando con voluta sensualità
i suoi glutei , schiudendoli per penetrarlo ancora e subito dopo accarezzava
innocentemente la sua nuca più su, partendo dalla base del
collo per risalire, regalandogli brividi lungo tutta la schiena.
Infine una carezza, una spinta , seme liquido nel
corpo ed un grido tenue nel sussurro finale di quell’ ennesima dolce
melodia.
E quando tutto finì Hanamichi lasciò
cedere le proprie braccia , cadde sul corpo sotto di sé , i
sensi ovattati ed indistinti , per essere stato svegliato in quel
modo, per essere stato posseduto ancora una volta , per aver provato
ancora più piacere , in un modo così............dolce
e lento.
E Kaede lo sentì cadere e lo strinse e si girò con lui,
desiderando stenderlo accanto a sé.
Grieg si impossessò del silenzio ancora una
volta, portando con sé per loro le proprie “Melodie elegiache”
Kaede strinse ancora Hanamichi.
E lui dai capelli rossi sospirò piano una volta.
Poi chiuse gli occhi.
Li riaprì.
Li fissò in quelli dalle profondità marine di Kaede.
E lui dai capelli neri seppe che gli stava chiedendo di non fargli
più niente , di smettere , di lasciarlo lì ad occhi
chiusi ...................
................’basta, ti prego’ ...............ecco cosa volevano
significare quegli occhi caldi, ecco cosa dissero prima di chiudersi
.........
E Kaede semplicemente annuì e lo baciò,
sfiorando appena le sue labbra calde.
La musica finì, le note si fermarono e Kaede si godé
il silenzio.
Il rinnovato silenzio.
Lo amava.
Quel pezzo di quiete quasi divino.
Immateriale ed etereo.
Riposante.
Lo preferiva ad ogni altro suono terrestre.
Ad ogni altra armonia.
Ad ogni altra , struggente e meravigliosa nota.
Silenzio.
E ancora una volta , compagno di quel silenzio sublime
, il respiro dormiente di un ragazzo dalle frange rosse e lucide.
All’ imbrunire Kaede si sollevò, scorse con uno sguardo le
prime stelle della sera e con un altro i movimenti lenti e goffi di
Hanamichi , il suo sollevarsi , mettersi a sedere fra le lenzuola
, fra i grovigli candidi di quel letto di caldo cotone.
Ed il viso lievemente arrossato , gli occhi ancora
teneramente socchiusi , la bocca aperta in un sospiro troppo basso
per poter sembrare uno sbadiglio ......................quei particolari
attirarono ben più di un semplice sguardo...............
...... quei particolari chiesero un bacio............
.........e lo ebbero..........
Ancora confuso ed addormentato Hanamichi non reagì, rimase
fermo , notando solo come sembrasse grande e profondo il silenzio
intorno a loro .......................................
“La.........musica ...è finita......”sussurrò allontanandosi
da Rukawa
Una frase, un’ affermazione.............poteva anche
voler dire che era tempo che lui se ne andasse.............ma in fin
dei conti era semplicemente un’ affermazione ...................
“Si....... – mormorò Kaede guardando lontano
– ........................................eppure
.................................................................................................................continuo
a preferire il silenzio ...................”
Si girò ad incontrare il nocciola dorato degli
occhi di Hanamichi e scandì lentamente.
“..............un silenzio rotto solo dalle tue grida.................”
Hanamichi si piegò ad un altro bacio poi, veloce come la sera
che era già arrivata, uscì nella penombra di un crepuscolo
di altro silenzio.
Continua........................
Non posso proprio fare a meno di lasciarmi ad un sentimentalismo malinconico
verso ogni fine di capitolo ......sarà proprio la parola ‘fine
di capitolo....’ a darmi ogni volta una sorta di mesta rassegnazione
.............sento il tempo che sfugge ....e che porta via me e le
mie fantasie .........amo discutibilmente la musica classica ................ho
scritto l’ intero capitolo ascoltandola .....la trama me lo chiedeva
.........per tutti coloro che le vorranno ascoltare lasciò
le indicazioni per ognuna delle melodie che ho inserito ...............
“L’ idillio di Siegfried” di Richard Wagner
“Die Moldau” poema sinfonico di Smetana
“Brautmarsch nach Myllarguten” da “Danze paesane norvegesi” di Grieg
“Ballata in forma di variazione in sol minore” di Grieg
“L’ amante” rakastava per orchestra d’ archi di Sibelius
“Variazioni per violoncello ed orchestra” adagio di Bruch
“Letzter Frühling” da “Melodie elegiache” di Grieg
Personalmente adoro Grieg , penso che in ogni sua opera risalti quella
vena piena di dolci fantasie.......................lo consiglio a
chiunque adori tasti premuti e scale melodiose..........................
....... ‘lasciate che egli compri il vostro ascolto’..................
.......... ‘e che meriti la pace del vostro animo’
Mel
Dedico questa musica ad A. , al suo vivere.
(*perdonate il mio giocare con la lingua giapponese..........il termine
‘riyoo suru’ indica il verbo italiano ‘approfittarsi’ ........quale
nome migliore dunque se non Riyoo , per un simile datore di lavoro?
)
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