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Pr

Parte XII

di Mel

 

Fu così che iniziò.
....Rukawa che lo seguiva, quasi con noncuranza, che lo osservava, quasi distrattamente, che sorrideva, quasi maliziosamente, ogni volta che incrociavano i loro occhi.........nel corridoio del loro piano, entrambi in ritardo per l’ inizio delle lezioni del primo pomeriggio, si incrociavano, davanti alla porta del bagno, diretti in direzioni opposte, ignorandosi.
Sfiorandolo Kaede allungava sempre un braccio, ghermendo Hanamichi nel momento in cui gli scivolava a fianco, lo spingeva contro il muro e gli chiudeva le labbra con le proprie.
Un istante , due istanti .........Hanamichi lo allontanava................. ‘Cosa stai facendo?’ gli gridava quasi ogni volta ........................Kaede rispondeva con un altro bacio, ancora più intenso.....................Hanamichi tentava di spingerlo via, ma poi si abbandonava, un po’ per timore delle sue possibili minacce, un po’ per quel piacere traditore………….alle volte si lasciava anche toccare……mentre gli veniva chiusa la bocca per non fare rumore………………si lasciava accarezzare fino a regalare a quelle dita candide la propria tiepida essenza………
Passavano i giorni, in copioni sempre uguali e fini a se stessi.
Quello era il modo scelto dal suo cliente per occupare gli spazi vuoti fra una richiesta notturna e l’ altra….per non mettere distanza…..per ricordargli ogni giorno a chi appartenesse quel corpo e ogni altra cosa che l’ altro potesse offrire.
E lui prendeva tutto e lo sacrificava sempre al suo personale altare della passione.
In silenzio e piacere.


Incontri.

Nei corridoi , sulle scale, sulle porte delle aule.
Si osservavano , quasi spiandosi.
Sguardi.
Uno sull’ altro.

Intensi , nei momenti in cui non si potevano vedere.
Ma fugaci , se colti dagli occhi dell’ altro.

Un osservarsi.
Per cercare di capire.

Ogni mattina.

E poi ad ogni allenamento.


Erano passati altri pochi giorni, poco più di una settimana dalla sera in cui Rukawa lo aveva guidato dolcemente durante il loro amplesso.

Ed erano usciti ancora.

E poi Rukawa lo aveva portato di nuovo a casa sua.
Ancora sul suo letto.


Hanamichi si coprì gli occhi con una mano.


Quanto aveva gridato fra quelle lenzuola.


Ora sapeva……sapeva che tutti quei suoni, che in quel momento erano sembrati una voce lontana e sconosciuta, in realtà erano state solo tutte le sue grida.
Lui….lui non aveva mai gridato così.
Mai.
Con nessuno.
Per nessuno.

Mai.
Né per il dolore.
Né per altro.


Ed ora quasi ogni notte era costretto a farlo.
E gridava.
Gridava con tutta la voce.
Perché non riusciva a rimanere in silenzio.

Gridava per tutto quel piacere.
Quel piacere maledetto.
Che per quanto si sforzasse di negarlo era ogni volta più forte, più totale…………………………………più appagante.
Il suo corpo cominciava ad abituarsi.
Non sentiva quasi più dolore.
Rukawa usava ancora spesso la crema con lui.
E ……ed entrava dolcemente……..con attenzione………..
….era …………………….attento …………….con lui………………
…senza un motivo…..eppure lo era………….
…non aveva mai voluto fargli del male volutamente…………….
…..eppure ne usava di forza………..si…………………ne usava……..per spingere nel suo corpo…………………
…….per fargli immancabilmente raggiungere l’ apice ogni volta………..ogni singola volta…………….

Perché?
La domanda restava.
La risposta invece si allontanava …..sembrava allontanarsi …………..ancora più confusa ed incerta………

Se era solo per avere qualcuno con cui………divertirsi…………perché lui?
Perché un ragazzo?
Perché proprio lui?
Perché non una delle sue ammiratrici?
Perché non una ragazza qualsiasi?
Perché non una da cui avrebbe potuto avere un facile consenso?

Che cos’ era diventato?


Hanamichi si guardò allo specchio, ancora lì, in un bagno vuoto accanto alla sua aula.


Che cos’ era diventato?

Un amante?
Un giocattolo?


Non lo sapeva , né lo voleva sapere.


Doveva smetterla con tutte quelle domande……………….doveva smetterla.
Doveva solo capire che, nonostante tutto, non aveva altra scelta per andare avanti.
Nessun’ altra scelta.
Quindi avrebbe continuato ad essere quello che era ora.
Per sé.
Per sua madre.
Per non finire in mezzo ad una strada.
Per dare una speranza all’ unica persona che gli era rimasta.


Uscì , iniziando a percorrere lentamente la strada che lo divideva dalla palestra e dagli allenamenti.
Un angolo.
Ed incontrò con lo sguardo il suo cliente.
Rukawa ,la sua figura elegante………………


…………..e lo era ancora di più, ancora più bella , senza vestiti………….


Hanamichi distolse lo sguardo infastidito da quel pensiero, mentre con incuranza , la borsa gettata sulle spalle forti e larghe, Rukawa lo precedeva senza neanche guardarlo.

Non si parlavano.
Si ignoravano di giorno per poi baciarsi di notte.
E finire insieme in un letto.
Uno costringendo, l’ altro costretto.


Non si parlavano.

Se non per stabilire gli orari di quelle uscite , più simili a scuse , perché l’ unico posto che sembrava interessare al suo cliente non era altro che il secondo piano della sua casa ed il cotone delle lenzuola..

Non si parlavano.
Ed ogni parola strappata dalle circostanze a quel ragazzo dai capelli neri risultava ancora più fredda del suo stesso sguardo.
Ancora più vuota.
Inutile.
Superflua.

Eppure……….eppure………ogni notte…………….appena …appena si stendeva fra quelle lenzuola e lasciava all’ altro libero accesso all’ interno del proprio corpo quelle parole cambiavano.
Quella voce cambiava.
Rukawa sembrava cambiare.

Quelle parole, se dette in quei momenti , sembravano più dolci di quelle che gli riservava fuori.
Forse perché sussurrate………
Forse perché mormorate piano…………….con un filo di voce ……calme, calde, lente……sfiorando l’ orecchio….

Forse perché seguite da un bacio …………………o anticipate da una carezza…………………………..


Ma solo in quei momenti …per poi ritornare dure come ordini appena scompariva il ricordo di quel letto condiviso.


E così non c’ era altro a cui pensare.
Niente a cui si potesse dare risposta.
Non ora.
Non ora.


Kaede camminava sentendo dietro di sé il passo del ragazzo che da alcune sere gli faceva da accompagnatore ……..ora si stavano dirigendo verso la palestra , il passo di Sakuragi non era attento alla forma elegante di un portamento da Pr, ma lo poteva ugualmente riconoscere.
Dopo essersi fatto seguire da lui tutte quelle volte ……nelle strade affollate, negli eleganti saloni , nei vicoli e nelle strade secondarie in silenzio verso casa , sulle piastrelle fredde di un bagno in cui tentava di baciarlo, sulla morbida moquette della sua stessa stanza verso il letto…………………….dopo essersi fatto seguire da lui ….riusciva a riconoscere dietro di sé quei passi………………………...
…..anche senza voltarsi…………………………….….perché non voleva voltarsi……………
….inconsciamente evitava quello sguardo nocciola chiaro…………ma dentro era diviso a metà tra la curiosità di leggervi dentro le sensazioni che passavano in quel corpo ed il fastidio che forse avrebbe provato nel trovarsi davanti così chiaramente odio e disprezzo.
E così proseguiva senza voltarsi ,pensando ancora ……………a quei pochi giorni , a quella settimana, ai loro incontri……….
……non erano incontri liberi, voluti…………lo testimoniava la rosa bianca che ogni volta faceva mostra di sé tra la mani di Sakuragi o sul suo petto o nella sua tasca……………lo testimoniava il lampo di costrizione che scorgeva ogni volta tra le pieghe dorate di quegli occhi mentre, insieme, salivano le scale ed entravano nella sua camera……………….

…..eppure arrivati lì , nudi , uno sopra l’ altro, niente più contava………
…né tutti i soldi che lui usava per averlo quasi ogni sera …………né i ricatti che gelidamente gli riservava per farlo entrare ……
….per poterlo avere così, come nessuno lo aveva mai avuto…………………

…non importava più nulla…………
..perché il piacere cominciava a salire coprendo ogni altra cosa , le grida riempivano la stanza ……………….
………………………come afrodisiaci naturali che acuivano ogni senso infiammandolo ……
e tutto si perdeva nel calore e nella luce…………


Era stupendo.

Ma lo era con lui.
Si .
Questo poteva ammetterlo.
Oramai lo sapeva.
Lo aveva guardato.
Osservato.
Desiderato.
Ed infine lo aveva avuto.

Ed era solo con quel ragazzo dai capelli rossi che poteva provare ogni singola parola che aveva pensato.
Non con altri.
Non con persone dai facili consensi.
Non con nessun altro.


E ne aveva bisogno.
Non era più un bambino.
Aveva impulsi e desideri.
Provava eccitazione.
E voleva solo lui per placarla.

Veloce.
Si affacciò il ricordo di un dialogo avuto quella settimana.
…….se di dialogo si poteva parlare…..due frasi….con suo padre…..
………si ……….forse per loro poteva essere considerato dialogo……….
Dopo i soliti ,vuoti e vani, ringraziamenti per la presenza ai ricevimenti , che lui credeva esclusivamente dettati da uno spirito di padre ormai morente, Kaede si era sentito chiedere………
……..“Noto che chiami spesso quel giovane accompagnatore……anzi chiami solo lui…………ti ha interessato?”
…oh si………lo aveva interessato eccome……….fin dall’ inizio…..da sempre forse………
“Lo conoscevo già”….aveva risposto Kaede per allontanare ogni altro motivo…da suo padre, ma anche da sé…….
“Ah…….quindi ti trovi bene con lui ……ti piace come accompagnatore……”
“Non mi dispiace” aveva detto solo e con quelle tre parole aveva concluso un altro dialogo inutile…….


Ma tutto quello che aveva detto era la verità.
Odiava mentire e non lo faceva.
Preferiva rimanere in silenzio ed ignorare una domanda alla quale non voleva rispondere.

Solo che ora , ogni notte, cominciava a diventare difficile ignorare le domande silenziose e profonde degli occhi caldi che ritrovava socchiusi sotto di sé mentre faceva suo quell’ accompagnatore.
Diventava sempre più difficile.
Forse lo avrebbe dovuto lasciare.
In fin dei conti era ancora in tempo.
Avrebbe fatto sempre in tempo a farsi dimenticare da chi non lo voleva.
Ma era lui che poi non sarebbe riuscito a dimenticare.
E così poteva solo mormorargli qualche parola gentile.
Inspiegabilmente in quei momenti tutto il suo controllo si perdeva e con esso si scioglieva il gelo con il quale lui di solito rivestiva le proprie parole prima di pronunciarle.
Ed era facile sussurrare frasi rassicuranti, frasi che nessuno aveva mai sentito, frasi ……….solo per quel ragazzo che tremava sempre …ogni volta…dopo.
Ed era facile …e sembrava diventare naturale …..forse lo era per il calore che sentiva fra i loro corpi o per l’ intimità di quella stanza che li accoglieva……..o forse per altri motivi più profondi, serrati dai rovi di spine dei suoi sentimenti ……ma non importava…….
…..aveva solo quel modo per farsi capire e sentire ……….
Solo quello.
Finché , forse , non ne avrebbe cercato uno diverso.

Il tempo passò rapido e deciso.
La fine degli allenamenti.
Una parola mormorata passando incurantemente accanto al proprio Pr .
E quella notte lo ebbe di nuovo nel suo letto.


Candidamente imbarazzato.
Teso, ma non rigido.
Kaede lo guardò, sorridendo di nascosto.

Oramai lo sentiva arrendevole.

Prima bastava nominare quel suo lavoro, una frase di velato avvertimento e poteva farsi ubbidire.
Ora non c’ era quasi più bisogno di parlarne, non c’ era più bisogno di aggiungere altro.

Lo sentiva arrendersi ad ogni tocco, ogni volta, sempre di più , fino a permettergli di entrare in lui senza opporre alcuna resistenza…..
………solo qualche flebile gemito di protesta……..presto sostituito da grida……….

E la cosa lo eccitava.
Terribilmente.
Lo poteva avere facilmente oramai.
Senza dover lottare strenuamente fra quelle lenzuola per tenerlo fermo.
Senza rischiare di fargli male con un movimento brusco.

Poteva ordinargli qualsiasi cosa.

Forse non lo avrebbe fatto.
Ma il solo sapere di poterlo fare era eccitante.
Quella possibilità rendeva ogni notte sensuale ed attesa.

Quella sera avevano fatto un giro veloce per le strade del centro.
Niente di più.
Kaede non aveva voluto perdere tempo inutilmente.
Se era a casa che voleva portarlo, sarebbe stato insensato sprecare tempo ad un ricevimento.
Si……insensato e fastidioso……..
Soprattutto pensando a tutti gli sguardi che avrebbero attirato.
Che il suo Pr avrebbe attirato.
Mmmh…….inutile ……


…ora non importava……..lo aveva sotto di sé ……disteso ed immobile……….
..e lo avrebbe preso……….finalmente…..


….ma con calma……..
…avevano tempo ….
………………poteva mettere da parte l’ urgenza per donargli un po’ più di piacere…………..
…voleva……


Lentamente si stese su di lui scivolando sul suo corpo.
Lo accarezzò con le labbra schiuse su ogni pezzo di pelle che riusciva a trovare poi scese verso il basso.
E accompagnato da un primo urlo Kaede passò la lingua sul suo membro.
Hanamichi si sollevò , aprendo gli occhi , fissandoli nel soffitto.
Quella lingua passò, curiosa, una seconda volta.
Un secondo grido.

Non…..non aveva mai…..fatto una cosa del genere con lui…….perché…..perché ora….
……era tremendo………………stupendamente tremendo……..
….sentiva la solida consistenza di quella lingua setosa e vellutata passare sulla propria pelle sensibile……….
….così sensibile…….
…erano brividi ad ogni passaggio……..
…..brividi colti da ogni nervo e trasmessi ad alta velocità in ogni altra parte fino a raggiungere la gola per farli uscire insieme alla voce……

Hanamichi girò la testa , stringendo tra la mani lembi di lenzuola.

Kaede lo osservò attentamente, leccando ancora , in movimenti lenti e studiati.

Lo vedeva gemere, sollevarsi e poi ricadere ansante.
Ogni volta.
Dopo ogni singolo tocco.

Impaziente si alzò lievemente da quel corpo , per poter attirare l’ attenzione di quegli occhi caldi ora semiaperti.


“Ti piace?”chiese lui dai capelli neri


Hanamichi annegò un istante in quello sguardo profondo.
Sentiva …..vuoto….e freddo…..possibile?
Solo pochi centimetri di spazio fra Rukawa ed il proprio corpo.
Li vedeva.
E possibile…..ne soffrisse?

Si agitò inquieto……………il suo corpo sembrava voler reclamare attenzioni……..
……possibile le attenzioni di quella lingua?

Quella domanda…………la domanda del suo cliente ………..doveva rispondere……..il tempo si dilatava quasi dolorosamente…………..
…Hanamichi capì che senza una risposta lui non avrebbe continuato.

Ed il suo corpo sembrava non resistere.
Eppure quello era un altro mero trionfo che quel gelido ragazzo voleva sentire.
Stavolta non con i fatti, ma dalla sua voce.
No.
Non doveva.
Non doveva cedere anche a quello.
No.


“Si”rispose nascondendo il viso dietro ad un rossore leggero


Kaede non trattenne un sorriso.
Poi dolcemente aggiunse.


“Allora dimmelo”


Hanamichi sgranò gli occhi, mordendosi le labbra.
Soffocò un gemito di disperazione.


Kaede lo osservava , estasiato dal vederlo così……………frustrato ……..così dipendente dalla carezza sensuale che gli aveva riservato…..


Il ragazzo dai capelli neri si chinò su di lui, soffiò sulla pelle ancora umida, sempre più sensibile.

Hanamichi si contorse sul letto, chiudendo gli occhi , stringendo la presa sui cuscini dietro di sé.


Gridò.

“Mi …..piace…..ah……t..i …prego ….Ru…..ka..aaaaah”


Accarezzandolo e stringendolo Kaede si stese su di lui , chiudendovi sopra la propria bocca.


Grida e piacere.


Nel momento in cui Kaede si sollevò da lui, senza preavviso e senza appagamento, Hanamichi impazzì quasi.
Inspirando aria, simile a fuoco liquido dentro i suoi polmoni, ansimò pesantemente
Con un unico movimento il ragazzo dai capelli neri si fece lentamente spazio in quel corpo.

Un inizio attento e dolce che ben presto si evolse in un ritmo veloce.

La forza ed il numero di quelle spinte in continua gara con l’ intensità dei respiri.

Un ritmo sfrenato, la forza di quel corpo dalla pelle chiara riversata in quegli unici movimenti , sempre più profondi.

Hanamichi si lasciò violare ancora una volta, semplicemente schiuse le labbra in grida sempre più alte.
Con tutta la voce che aveva.

E Kaede lo sentì, mordendosi le labbra, affondando ancora di più.
Quelle grida.
Solo per sé.
Solo per sé.
Mai lo aveva sentito gridare così.
Mai.
Né in una rissa né in una partita.
Mai.
Ed insieme a lui mai nessun altro lo aveva sentito così.
Ed ora lo aveva solo per sé.
Costretto a dividerlo esclusivamente con i muri e le ombre della notte, che in fin dei conti, incapaci di trattenerle,quelle grida, le restituivano a lui rese profonde dall’ eco dell’ immaginazione.


Spinte più forti , urla più alte.
I loro corpi intrecciati ed uniti in profondità.
Il cigolio del letto su cui si muovevano senza sosta.


Ed ancora grida e respiri.
Poi un unico suono alto, di piacere.
Liquido caldo e denso, per entrambi.

Ed infine solo due corpi ormai separati ed Hanamichi tremante.

Dopo un attimo di immobilità Kaede lo guardò.
Con gli occhi chiusi , il corpo gettato di lato, in totale abbandono fra le minuscole gocce di sudore e le lenzuola umide.

Ogni volta era sempre così.
Lo guardava , ogni volta, dopo.
E lo trovava sempre così.

Abbandonato , sfinito eppure assolutamente affascinante.
Impossibile pensare a chi invece lo aveva rifiutato.
Impossibile.
Eppure quel ragazzo dal nome di un fiore, un fiore delicato, che poteva sembrare invece così forte riusciva ad apparire talmente disarmato …….ed ……….indifeso…………….ogni volta…..ogni singola volta………..
Kaede si chiese veramente chi altri poteva dire di averlo visto così.
E ne fu felice.
Un istante.


Continua…………………

Grazie a tutti , grazie alle splendide ragazze che mi mandano le mail, è un piacere leggerle , vi ringrazio sinceramente
Un saluto ed un bacio a Ila che mi ascoltava, ogni venerdì……….per i 45 minuti della nostra pausa tra una lezione e l’ altra…….
Grazie.
Mel


La mia mail è MelKaine@hotmail.com



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