Questa
fic all’inizio era nata come
una one-shot, ma poi rileggendola mi sono
accorta che era un po’ troppo triste per i miei gusti e quindi ho deciso di
continuarla.
DISCLAIMER: I personaggi, come sapete, non sono
miei, ma del divino Takehiko
Inoue.
Possiamo volare insieme
parte I
di Alessia_1986
“Sei solo uno
stronzo!”
“Cosa?”
“Hai sentito bene. Come ho potuto passare del tempo
con una persona del genere?
Mentre
cercavo in tutti i modi di convincere Yohei ad
accettare questa nostra relazione, sbagliata ai suoi occhi, tu pianificavi
il tuo futuro senza interpellarmi minimamente. Quando
avevi intenzione di dirmelo? Se
Anzai non ti avesse consigliato di aspettare,
cosa avresti fatto? Saresti partito per l’America
fregandotene dei campionati nazionali, della squadra, di me?”
“Datti una calmata, ho mal di testa!”
“DARMI UNA CALMATA!!? BASTA! Tra noi
è finita, non sopporto più di avere al mio fianco
una persona del genere”
“Hn”
“Hn? Non hai nient’altro
da dire? CAZZO, TI STO LASCIANDO! Possibile che non te ne freghi niente?”
“Hai fatto tutto tu”
“Ok, ci rinuncio. Avevo
sperato fino alla fine per un tuo chiarimento, ma evidentemente per te non
sono così importante come il basket. Addio!”
Ormai sono passati quattro mesi dalla nostra
rottura, tuttavia quel nostro ultimo scontro mi è rimasto impresso nella
mente.
È stato solo un do’hao
come al solito, non l’avrei mai lasciato a
Kanagawa. Avevo deciso di rimandare la partenza
alla fine delle scuole, non su consiglio del signor
Anzai, ma per dare la possibilità a quell’idiota
di maturare per poi riuscire a sfondare nell’NBA
insieme. Invece lui non ha capito niente, in fondo dovevo aspettarmelo.
Cosa pretendevo?
Certo, avrei potuto facilmente legarlo ancora a me
dicendogli la verità , ma io,
Kaede Rukawa, non mi
abbasserò mai a dare spiegazioni di un mio comportamento. Non l’ho mai fatto
e mai lo farò, neanche con il mio compagno. Poi, se credeva davvero in noi,
sarebbe arrivato lui stesso a queste conclusioni.
Da quel giorno non ci siamo più parlati, abbiamo
continuato a vivere da perfetti estranei, come se non ci fosse mai stato
nulla tra di noi.
L’unico segno della nostra rottura era quella
tensione che albergava in maniera costante in ogni allenamento.
Anche la squadra ne risentiva parecchio, erano
tutti un po’ troppo nervosi, non so se a causa dell’arrivo imminente dei
campionati nazionali o per quell’aria terribile
che si respirava continuamente in palestra.
Fatto sta che non potevamo continuare così, il
coach era stato chiaro, non saremmo arrivati
tanto lontano se non avessimo abbandonato tutta quella tensione e i nostri
problemi personali fuori dal rettangolo di gioco.
Così, per tacito accordo, riprendemmo tutti la nostra
parte; io continuai ad essere il solito volpino menefreghista tutto
basket, mentre Sakuragi stava lentamente
recuperando la sua allegria e, con essa, le battute con il
Guntai e la squadra e tutti i suoi
Arukina-cara.
Nel frattempo arrivammo ai tanto agognati campionati
nazionali, carichi più che mai e consapevoli delle nostre capacità. Al
contrario di tutte le nostre aspettative, però,
uscimmo praticamente subito, dopo un’esaltante gara contro il
Sannoh, dove avevamo dato davvero tutto. Quella
partita fu la vera consacrazione di Hanamichi
nel mondo del basket, giocò talmente bene che non potei fare a meno di
affidargli le sorti della gara. Lui ovviamente ripagò quel gesto con un
canestro e, quando ci demmo il cinque, scorsi nei suoi occhi solo
l’amore incondizionato per quello sport che aveva iniziato a odiare a causa
mia. Finalmente era diventato un vero giocatore, capace di concentrarsi
unicamente sulla sfida e lasciando da parte tutto
il resto.
Durante quella partita, però, si
infortunò alla schiena e non partecipò alla gara successiva.
Lo rividi soltanto qualche settimana più tardi,
vicino al luogo del ritiro della nazionale juniores
dove io ero stato convocato.
In quell’occasione non
ci scambiammo molte parole, però, grazie ad essa,
riuscii a chiudere definitivamente un capitolo della mia vita.
“Amore, come mai così pensieroso?”
“Hn, niente. Solo che
oggi inizia la scuola e”
“E lo rivedrai, dico bene?”
“Akira
piantala con questa storia. Stavo pensando che mi
dovrò svegliare presto ogni mattina”.
Ed
è vero. Ormai non provo più niente per
Hanamichi, ma Sendoh
proprio non riesce a capirlo. È da quando ci siamo messi insieme che
l’ombra di Sakuragi alberga nel nostro rapporto.
Akira pensa che sia un ripiego, ma non lo è.
Certo, non posso affermare con certezza che sia
amore quello provo nei suoi confronti, ma quando sono con lui sto bene e
questo per ora mi basta.
Non è come il rapporto che mi legava
ad Hanamichi, con ciò
non sto dicendo che sia meno intenso, è solo diverso.
“Ok scusa, ma non
litighiamo di prima mattina. Dai, vieni qua”
Detto ciò, mi tira addosso a lui e riprendiamo da
dove avevamo interrotto ieri notte.
Con Sendoh sono sempre
io a condurre il gioco, non mi sono mai lasciato prendere da lui; l’unico ad
essere entrato in me è stato Hanamici.
Ho scoperto che questo ruolo, però, mi eccita molto
di più.
“Io vado, altrimenti arrivo
tardi anche il primo giorno di scuola. Ti passo a prendere, finiti gli
allenamenti?”
“Hn, fai come ti pare”
“Dai, allora vengo così ci fermiamo al campetto
vicino casa tua per fare due tiri”
“Ok”.
Detto ciò mi bacia ed esce di corsa con la cartella
tutta aperta e il MIO pallone da basket in mano.
Dopo essermi cambiato entro in camera e guardo il
letto disfatto con i segni del nostro precedente amplesso. È una fortuna che
i miei non siano mai in casa, altrimenti ci saremmo
dovuti per forza limitare.
Prima di uscire, il mio sguardo cade inconsciamente
su una scatola blu ai piedi della finestra. Quella scatola…
La apro e tiro fuori un pallone da basket
autografato da Micheal
Jordan, è stato un regalo di
Hanamichi dopo un mese che stavamo insieme.
Nonostante tutti i miei buoni propositi, non sono mai riuscito a
disfarmene.
Mentre sto rimettendo tutto a posto, però,
noto una busta bianca per terra. Il biglietto…
Lo leggo e mi sembra di tornare indietro col tempo.
“Ehi kitsune, aprilo!
Non ti aspettare grandi cose, sono solo tre parole ma che hanno un
significato importante per me”
“Hn?
‘Possiamo volare insieme’?”
“Certo che ti devo proprio spiegare tutto volpino!”
“Non è che abbiano molto significato”
“Come osi discutere una frase del
Tensai?”
“Allora illuminami”
“Bè, non te l’ho mai
detto, quindi apri bene le orecchie perché il genio non te lo ripeterà di
nuovo.
Dunque, la prima volta che ti
vidi giocare una partita, senior contro matricole se ricordi, rimasi
folgorato non solo dalla tua bravura, ma dal modo in cui correvi e saltavi.
Sembrava avessi le ali ai piedi…
Per questo ti ho scritto quella frase: un giorno ti
raggiungerò e così potremo volare insieme”.
“Fate largo gente, arriva
il tensai!”
“Oggi siamo di buon’umore,
eh Hana?”
“Oh, ciao Mito. Non ti avevo
visto”
“Fa niente. Comunque mi sembri in ottima
forma, sei pronto per gli allenamenti?”
“Ma certo… Ricordati che stai parlando con il
Tensai del basket, per me niente è impossibile”
“Se lo dici tu…”
Oggi è il grande giorno, finalmente giocherò di
nuovo a basket dopo tre mesi di inattività. Quell’infortunio
non ci voleva proprio, ma ora sembra che la
schiena non mi dia più problemi. Il dottore ha detto che sono completamente
guarito ed io mi sento pronto più che mai a
iniziare di nuovo gli allenamenti.
“Hei
Hana!”
“Ciao Arukina-cara!!”
“Ti trovo in forma! Sei…cambiato!”
“Ma no, mi sono solo cresciuti
un po’ i capelli”
“Bè, ci stai benissimo!”
“Grazie!”
Se me l’avesse detto mesi fa avrei fatto salti di
gioia, ma ora le sue parole non mi fanno più nessun effetto. Da quando mi
sono lasciato con Rukawa
pensavo che tutto si sarebbe aggiustato, che sarei tornato quello di prima,
come mi sbagliavo… Nonostante sia stato io a chiudere con lui lo amo ancora
tanto, ma non mi pento assolutamente di quello che ho fatto, lo rifarei
altre mille volte. Non potevo continuare a stare con una persona che pensava
solo e unicamente al basket…
“Guarda chi c’è…è arrivato
Rukawa!! Oh Rukawa…che
bello!!...”
Rukawa?
Mi volto e lo vedo arrivare su quella bicicletta
rosa, perennemente addormentato. A distanza di mesi ancora mi chiedo come
faccia ad arrivare, ogni volta, tutto intero.
Come al solito viene
accerchiato da tutte quelle galline che lui non degna neanche di uno
sguardo. Per una frazione di secondo mi sembra di incrociare i suoi occhi
blu notte, ma non faccio in tempo a realizzare
che l’incanto svanisce.
“Hei
Hana mi senti!?”
“Ehm no… Dicevi?”
“Ma dove hai la testa oggi?
Comunque, ti stavo domandando se iniziavi gli allenamenti questo
pomeriggio”
“Oh si, certo Harukina.
E poi con una menager come te, non posso mica
lasciarmi sfuggire questa opportunità…”
“Va bene, io vado che è suonata la campanella. Ci
vediamo dopo in palestra!”
“A dopo!”
“Non ti è ancora passata, eh?”
“Di che stai parlando Yohei?”
“Di Rukawa. Appena è
arrivato ti sei estraniato dal mondo e non hai degnato di uno sguardo
nemmeno Harukina-cara”
“T…ti stai sbagliando”
“Si certo.
Hana, non puoi mentirmi… Ti conosco troppo bene
per capire quando hai qualcosa che non va. Lo
sai che non sono mai stato d’accordo con la
vostra relazione, ma se tu lo ami veramente io sono disposto ad accettarla.
Solo, chiaritevi. Da quando lo hai lasciato non sembri più tu; forse
all’esterno puoi anche dare l’impressione di essere rimasto sempre il
vecchio casinista, ma io che ti conosco fin troppo bene so quanto tu sia
cambiato”
“Mito, non è così semplice. È vero, lo amo ancora,
ma non sono più disposto a rovinarmi la vita per lui”
“Hana…”
“Dai, lascia perdere. Andiamo in classe, che si sta
facendo tardi”.
Ti ringrazio
Yohei per le tue parole, ma purtroppo è finita.
Hai ragione quando dici che non sono più quello
di prima, questa storia in un certo senso mi ha cambiato, mi ha fatto
maturare. Ora devo andare avanti, non posso stare a rimuginare in eterno sul
latte versato, ho un campionato che mi aspetta e dimostrerò finalmente a
tutti di essere il Tensai del basket.
CONTINUA…
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