Il film “La maledizione della prima luna” ha contributo molto alla realizzazione di questa fic, ammetto che non resistevo all’idea di Hanamichi pirata, diciamo che è un ruolo che gli dona ^^ inoltre, immaginate Kaede con la divisa della marina inglese…..una meraviglia!!

Un bacio a Nausicaa, Greta, Ria, Dream: vi voglio bene!!!!

Per facilitarvi la lettura, vi metto di seguito gli equipaggi delle navi, perché ho mischiato i componenti delle varie squadre:

“Tortuga”: Hanamichi, Sakuragi Gundan, Miyagi, Minami

“Onda assassina”: Mitsui, Tetsuo, Ryo, Kishimoto.

“Dorseth”: Rukawa, Kogure, Sawakita


 

Pirates of Caribbean

Prologo

di Calipso

 

 

La parola che più ricorreva fra coloro che volevano parlare di pirati era Tortuga: il nome di un isoletta dei Caraibi, eletta ormai da tempo a ricovero, tana e rifugio da tutti i masnadieri che solcavano i mari alla ricerca di navi da assalire e derubare….aveva un comodo golfo in cui mettere alla fonda le navi e locali per spendere il frutto delle piraterie ed evocava un mondo in cui non esistessero i vincoli della legge! Si trattava, nella maggior parte dei casi, di bettole dove la bevanda più richiesta era il rum e dove sovente scoppiavano liti furibonde, risse che si concludevano con teste rotte insieme a tavoli, sedie e vasellame…nei casi peggiori le mani correvano ai coltelli e alle spade, ma succedeva di rado, perché, anche se l’istinto di liberarsi di probabili rivali poteva essere forte, non era quello il luogo e il modo per dimostrare di essere i migliori, il mare era il campo dove si conquistava la fama, assalendo galeoni carichi di valori e non facendosi catturare dalle navi inglesi mandate lì dalla Corona per cercare di fermarli.

Quel giorno, in una sera nebbiosa, nella baia di Tortuga erano arrivate altre due navi, vecchie conoscenze di quelle acque: la “Tortuga” e l’ “Onda assassina”. I loro capitani erano Hanamichi Sakuragi e Hisashi Mitsui, due giovani uomini che contrariamente a tutte le abitudini piratesche, avevano fondato una sorta di Lega dei pirati, un patto che lasciava completa autonomia di agire ai firmatari, ma che prevedeva la messa in comune del bottino. La loro amicizia aveva avuto un inizio travagliato, c’erano stati litigi furiosi e scazzottate altrettanto furiose che avevano coinvolto gli equipaggi di entrambe le navi, ma alla fine aveva prevalso una sorta di appartenenza di gruppo che li aveva portati a mettere da parte le divergenze e sfruttare i vantaggi di una loro eventuale società. L’idea della Lega era stata di Hanamichi, che aveva una spiccata propensione per i progetti grandiosi e per i proclami che soleva fare a tutti gli avventori del Tortuga, soprattutto quando era ubriaco!!! L’idea era quella che, se una delle due navi sopraggiungeva quando l’altra era già impegnata in un arrembaggio, avrebbe proseguito per la sua strada, tranne rimanere su specifica richiesta per dare una mano e che una volta al mese i due equipaggi si sarebbero incontrati in un’ isoletta poco conosciuta nel mezzo del mar dei Caraibi, dove avrebbero diviso il frutto del loro faticoso ‘lavoro’! Questo modo di operare aveva, come vantaggio, che se una delle due avesse avuto poco fortuna, avrebbe potuto contare sugli introiti dell’altra…e un introito in più non lo disdegna nessuno, si sa!!

Hanamichi scese dalla Tortuga alla testa del suo equipaggio, che cantava canzoni sguaiate e un po’ oscene già pregustando il dopocena, e si diresse insieme all’allegra brigata alla bettola che solitamente frequentavano quando erano sull’isola: “La tana del teschio che ride”. Un nome che si armonizzava perfettamente con il suo proprietario, di cui era praticamente il ritratto: un tipo alto e magro che aveva perennemente un sorriso inquietante stampato in volto e che non si meravigliava mai di quanto succedeva nel suo locale; per quanto i coltelli potessero grondare sangue, era sempre pacifico e, soprattutto, sorridente!!!!

Il capitano del Tortuga aprì con una manata la porta.

“Il grande Sakuragi è tornato!!!!!”

Un boato seguì questa entrata: c’era chi con espressioni colorite chiedeva cosa dovesse importare loro e chi manifestava la sua gioia tirando bicchieri all’indirizzo del nuovo arrivato… Hanamichi non si lasciò certo scoraggiare e, a grandi passi, si mosse verso la saletta riservata, una stanza nel retro, separata dal resto con una tenda a fiori. Sapeva che Mitsui lo stava aspettando, aveva visto l’Onda assassina nella baia e, del resto, avevano appuntamento. Mentre attraversava la sala notò come ben poche modifiche fossero state apportate alla Tana del teschio che ride: c’era la solita atmosfera fumosa, i tavoli di legno, reti di pescatori che oscillavano pigre dalle travi del soffitto, un’ancora arrugginita poggiata in un angolo e le candele che cercavano di portare un po’ di luce nell’ambiente, quelle stesse candele che nell’impeto di qualche rissa finivano per incendiare pezzi di mobilio, come testimoniavano alcuni tavoli e sedie mezzi anneriti e bruciacchiati. Quel giorno c’era anche un gruppo di pirati, che evidentemente in preda al rum, cantava ad una sola voce (per altro stonatissima): Tortuga, Tortuga, pirata sempre in fuga….

Hanamichi sistemò meglio sulla spalla il suo pappagallo, il fido Manolito, ed entrò nella saletta: l’equipaggio della nave di Mitsui era seduto intorno ad un tavolaccio già pieno di bicchieri e di bottiglie vuote, ma sapeva che ci voleva ben altro per impedire a quegli avanzi di galera di  parlare di affari!! E infatti stavano ordinando un altro paio di bottiglie di rum a Hiroaki Koshino, il socio di Akira Sendoh nella gestione del locale, che con malagrazia stava cercando di portar via quello che rotolava sul tavolo.

“Era ora che arrivassi, pirati da due soldi!! Si può sapere quanto ci metti a venir qui da Port Royal?! Non dovevi solo controllare una cosa?!” Mitsui si era alzato in piedi non appena il volto di Hanamichi era comparso oltre la tenda a fiori. Era un giovane uomo alto e magro, con una cicatrice sul mento, a ricordo di un duello con un bucaniere che aveva osato dire che era un perdente. Indossava pantaloni scuri, camicia nera e una bandana sulla testa. Ovviamente una spada penzolava al suo fianco e anche lui aveva un pappagallo, che ora  arruffava le penne su un trespolo e che, per simpatia con Manolito, era stato chiamato Carmencita.

Come era capitato anche nelle volte precedenti, i due pappagalli si salutarono con alti stridii e finirono entrambi sul trespolo a farsi compagnia.

Hanamichi si avvicinò all’altro con un paio di passi e gli assestò una sonora pacca sulla spalla.

“Ci metto il tempo che devo, o devo ricordarti che la mia nave è più veloce di tutte le vostre bagnarole?!” sovrastava Mitsui di pochi centimetri, ma la corporatura più muscolosa li faceva sembrare di più. Indossava anche lui dei pantaloni scuri, ma la sua camicia era bianca, dalle maniche larghe e dai lacci perennemente slacciati!! Una fascia colorata, da cui spuntavano i calci di due pistole, gli cingeva i fianchi e i capelli di un rosso carico, lunghi fino alle spalle, erano legati in una coda di cavallo con un laccetto di cuoio, un cerchio d’oro pendeva dal lobo di un orecchio. Ai piedi, ovviamente, stivali neri…

Presero tutti posto intorno al tavolo, proprio mentre Koshino tornava con il rum che venne versato nei bicchieri e questi levati in alto al grido di: “Alla lega dei pirati!”

Dopo il brindisi, sul tavolo venne srotolata una mappa particolareggiata dei Caraibi, anche se, qua e là, piccoli buchi nascondevano pezzi di mare o addirittura, intere isole!!

“Allora, Hisashi, che avete combinato tu e la tua banda in questi mesi?”

“Insomma….”

“Che vuol dire insomma?!” Hanamichi sollevò un sopracciglio, scettico.

“Se tu mi facessi lavorare, forse riuscirei a portare a termine un inseguimento!!! Se non ricordo male, gli accordi erano che chi avvista prima una nave, la assale lui!!! Tu invece, spesso e volentieri, mi freghi gli arrembaggi!!!” Mitsui puntò un dito accusatore contro il pirata dai capelli rossi, che, proprio per questo particolare fisico, era chiamato ‘pirata rosso’.

Hanamichi ghignò un attimo, prima di aggiungere più seriamente: “ Non esagerare, l’ultima volta ti ho lasciato via libera!”

“Ahhhh, è vero…….non ti sei sforzato molto, però, visto che era  una zattera!!! In più sopra c’era un rompipalle con una penna d’oca e una pergamena che cercava pirati SU cui prendere appunti!!!” raccontò disgustato Mitsui.

Un silenzio agghiacciato seguì quest’ultima affermazione, silenzio interrotto dalla voce di Ryota Miyagi, che, sorpreso e quasi ammirato, disse: “Questi giochi erotici sono troppo raffinati per noi!!”.

Mitsui lo guardò a occhi sbarrati e bocca aperta, incredulo di fronte alle parole del piccolo pirata.

“Ma che hai capito?! Questa specie di piattola va in giro per la mia nave scrivendo tutto quello che fanno i miei uomini, facendo duemila domande e rompendo come un callo!!! Così ora ho una bocca in più da sfamare!!!”

“Allora perché te lo sei tenuto?!” chiese Hanamichi sospettoso; se lo sfregiato lo teneva a bordo e non lo aveva ancora buttato in pasto ai barracuda, doveva esserci un motivo….

“Mi serviva un mozzo!” ghignò l’altro e fu schiamazzo generale, con tutti che ridevano riempiendo nuovamente i bicchieri.

“Comunque, caro Mitsui, - riprese Hanamichi dopo lo scroscio di risate -  sei un fesso, perché quella piattola l’avevo spedita io su quella zattera in mezzo all’oceano dopo aver dato l’arrembaggio alla sua nave: aveva osato chiedermi chi IO fossi!!!”

“Mi dai sempre fregature!!” il pirata con la cicatrice sul mento scosse la testa teatralmente.

 La tenda a fiori venne scostata e Hanamichi e Mitsui fecero correre le mani alla spada, nessuno doveva osare interrompere la riunione della lega dei pirati, anche se erano soltanto in due a farne parte!!!

“Ehilà, ragazzi, come va?” Akira Sendoh fece la sua comparsa, con l’immancabile sorriso sul viso e portando un vassoio di cibo destinato ai pirati suoi abituali avventori. Dietro di lui una specie di gigante dalle vaghe fattezze scimmiesche, portava altri piatti: era Jun Uozumi, il cuoco della Tana del teschio che ride. La mappa venne accantonata per far posto al cibo, che venne spazzolato via più velocemente di quanto ci mette un uragano ad affondare una nave, con il risultato che a parlare di affari restarono solo Mitsui e Hanamichi, mentre il resto dei due equipaggi o sonnecchiava, braccia incrociate sul tavolo, o era andato in cerca di divertimenti per Tortuga. Hanamichi notò che Miyagi era sparito già da un po’, ma sapeva dove avrebbe potuto trovarlo in ogni momento: al “Pizzo nero”, un locale dove i pirati, dopo mesi di mare, potevano trovare un po’ di compagnia femminile. Ma Miyagi andava lì per una in particolare, che oltretutto era la proprietaria: Ayako, una moretta sveglia e con il senso degli affari, che rimasta  orfana, invece di arrendersi a un matrimonio che le avrebbe tolto ogni libertà, aveva preferito mettersi in affari a Tortuga e il suo era il locale più famoso di tutta l’isola, anzi di tutti i Caraibi!! C’erano ragazze graziose come Haruko, Fuji e Matsui, ma per i palati più sopraffini c’era Soichiro Jin, una vera leggenda dei sette mari, che aveva dato un nuovo significato all’espressione ‘tra un g(j)in e l’altro’ !! Miyagi era completamento perso per la bella Ayako, ma non riusciva a ottenere una promessa di matrimonio, e sì che aveva anche promesso di smetterla con gli arrembaggi e di appendere al chiodo il suo cappello da bucaniere con tanto di piume…

“Va bene, pirata dei miei stivali, vediamo di combinare qualcosa….a Port Royal ho avuto una soffiata e…”

“Ah, Port Royal, parliamone!! Mi spieghi perché da un po’ di tempo periodicamente torni lì?!”

“Ho un informatore…” rispose, rimanendo sul vago, il pirata rosso.

“E perché non lo fai venire a Tortuga il tuo informatore?! Lui qui non rischia nulla se sanno che è uno dei tuoi, ma tu a Port Royal rischi di essere riconosciuto  e arrestato e ti ricordo, se te ne fossi dimenticato, che per noi pirati c’è la pena capitale!!!”

“Sto sempre attento quando ci vado, mica penserai che entro con la Tortuga a Port Royal, no?! E non mi ci far pensare, che l’ultima volta ho preso a prestito una piccola imbarcazione che inavvertitamente i miei dovevano aver danneggiato, con il risultato che sono dovuto entrare in porto aggrappato alla punta dell’albero, che figura!! Oltretutto un tizio pretendeva che pagassi per il posto che occupavo sul molo!! Un’indecenza!! E poi cerco di non dare nell’occhio e non mi presento con il mio vero nome, quindi…..”.

“Dimentichi che qualcuno di cui hai assaltato la nave potrebbe riconoscerti e denunciarti.”

Hanamichi scrollò le spalle: “ E’ un rischio che vale la pena di correre…”

Mitsui lasciò cadere il discorso, sapeva che c’era qualcosa sotto, ma capì che l’altro non voleva ancora parlargliene. La verità era che Hanamichi andava a Port Royal per vedere qualcuno, o meglio, per osservarlo da lontano….

Tutto era cominciato qualche mese addietro, quando era andato nella tana del nemico ( Port Royal era la base della marina inglese nei Caraibi ) per comprare delle cose che non si trovavano a Tortuga e per mischiarsi alla popolazione del porto e cercare di  avere qualche informazione sulle navi che erano attese nei giorni successivi, perchè faceva comodo avere delle dritte per andare a colpo sicuro sulle rotte che portavano a Port Royal. Mentre girovagava tra le navi alla fonda, prendendo mentalmente nota di quelle militari, aveva notato un capannello di ufficiali pochi metri davanti a lui. Istintivamente si era appiattito contro il muro di un magazzino, osservando gli uomini che formavano quel gruppetto di inglesi rompiscatole. Un paio li aveva già visti nelle sue precedenti incursioni al porto, ma la sua attenzione  quella volta era stata calamitata da uno di loro e il respirò gli si era incastrato da qualche parte tra i polmoni e la gola, facendolo restare senza fiato: alto quasi quanto lui, fisico armonioso messo in evidenza dalla divisa della marina inglese, che sembrava creata apposta per sottolineare la sua corporatura, e il viso….oh, quello era un autentico capolavoro, pelle chiarissima nonostante la permanenza sotto il sole, capelli corvini che si accendevano di riflessi blu quando muoveva la testa, fattezze delicate e perfette…purtroppo da dove era lui non poteva vederne gli occhi, che però immaginò blu come il mare, anche se non aveva elementi per stabilirlo. Aveva avuto il classico colpo di fulmine insomma e, da quel giorno, ogni volta che la Tortuga passava dalle parti di Port Royal, Hanamichi faceva in modo di trovare una piccola imbarcazione per andare a girovagare tra le navi inglesi e sperare di riuscire a rivederlo. Era una follia, se ne rendeva conto, ma non riusciva ad impedirsi di andare lì e, se era fortunato e anche l’altro era a Port Royal, lo seguiva per un po’, riempiendosi gli occhi della bellezza di quel giovane uomo che gli faceva battere forte il cuore. Rischiava tantissimo, ma come aveva detto a Mitsui, ne valeva la pena!! Aveva scoperto che il suo nome era Kaede Rukawa e che era il capitano della Dorseth, una nave bellissima della marina inglese, talmente tirata a lucido che brillava sotto il sole cocente dei Caraibi e aveva preso nota di qualche componente del suo equipaggio; uno lo odiava senza neanche averci mai avuto a che fare, un tipo alto che aveva visto spesso accanto al SUO capitano, doveva essere il suo secondo, il che un po’ lo tranquillizzava perché dava un  senso al quel stargli sempre appiccicato, ma non gli piaceva affatto come lo guardava!!!

Una volta era riuscito ad osservarlo a lungo mentre l’altro era sul ponte della Dorseth: era appoggiato alla balaustra, guardava verso l’orizzonte e teneva in braccio un gatto grigio, grattandogli ogni tanto le orecchie…..il vento gli scompigliava i capelli e aveva un’espressione persa nel vuoto che aveva fatto accendere in Hanamichi il desiderio di stringerlo tra le braccia.

“Hanamichi? HANAAAAA????!!!!!!”

Il pirata rosso riacquistò il contatto con la realtà, abbandonando la rievocazione dei momenti in cui aveva potuto sognare, guardando il capitano Rukawa, di poterlo baciare e stringerlo a sé, e lanciò un’occhiataccia a Mitsui, reo di avergli trapassato un timpano con il suo urlo!!

“Che diavolo vuoi, stupido pirata sfregiato?!”

“Non dovevi mettermi al corrente di una soffiata?”

“Stavo riordinando le idee!” si difese lui.

“Sì, come no!!”

Dopo un paio di altri reciproci insulti, fu nuovamente srotolata sul tavolo la carta geografica e Hanamichi mise a parte il suo compagno di ruberie delle notizie che aveva raccolto a Port Royal: girava voce che una nave con un grosso carico d’oro sarebbe transitata sulla rotta dei Caraibi e Hanamichi aveva intenzione di  assaltarla. Misero a punto un piano, sottolineato dai colpi di pugnale di Hanamichi sulla mappa, e decisero di incontrarsi dopo un mese.

“Dove?” chiese Mitsui che già stava pensando a come usare tutto quell’oro che avrebbero avuto: forse si sarebbe preso una nave più grande e avrebbe cambiato il nome da Onda assassina in qualcosa di ancora più terribile, come La morte nera!!! E avrebbe fatto fare la bandiera piratesca in seta!!!

“Qui!” un nuovo colpo di pugnale cancellò di colpo un’isoletta poco lontana da Tortuga. Mitsui sbottò.

“Ma che facevi prima di diventare un pirata, il lanciatore di coltelli?!”

Passarono un paio di giorni tra i bagordi dell’isola, giocando a dadi e bevendo rum, con gli uomini della Tortuga e dell’Onda assassina coinvolti in un paio di risse a cui parteciparono allegramente anche i  loro capitani!! Hikoichi, la piattola raccolta in mare da Mitsui, girovagava con un fascio di pergamene sotto braccio esclamando estasiato: ‘uomini su cui prendere appunti’!!!

Soltanto nell’ultima sera a Tortuga, prima di riprendere il mare, finalmente capirono perché Minami e Kishimoto sparivano sempre contemporaneamente: li trovarono avvinghiati nella cambusa dell’Onda assassina che si baciavano.

Faticarono  non poco a dividerli, considerando che i due non sembravano farsi problemi ad avere degli spettatori!!!

“Continuate tra un mese!” sentenziò Mitsui buttando fuori bordo Minami per calmargli i bollenti spiriti e legando Kishimoto per la coda dei capelli all’albero maestro per non fargli seguire il suo amato in mare!!!

“Al mese prossimo!” salutò Hanamichi, riportando a bordo un Minami grondante acqua salata.

 

Fine Prologo   

 

      

  

 


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