Pioggia incessante, fredda e monotona. Odio la pioggia. Odio il freddo. Dark afferma che il ghiaccio dev'essere il mio elemento, dato che riesco a controllare così bene gli incantesimi del gelo... Ma io detesto sentire freddo.
"Non voglio farlo più", dico, rannicchiandomi nelle lenzuola. Gli sto dando le spalle, ma so che è ancora sveglio. Non mi serve guardarlo per sapere cosa sta facendo. Non ho bisogno che parli per capire cosa sta pensando. Lo conosco meglio di quanto non conosca me stesso... proprio come se fossi metà della sua anima.
Dark si alza, senza preoccuparsi di indossare qualcosa. D'altra parte, perché dovrebbe? Il suo corpo non è esattamente spiacevole, da osservare... Si dirige verso l'imponente specchiera di legno massiccio che troneggia sulla parete di fianco al letto, si siede; preso un pettine d'osso, comincia a pettinarsi i lunghi capelli argentei, arruffati dopo la nostra recente attività, con dei movimenti lenti e studiati. Sta cercando di attirare la mia attenzione. Di solito, chiede a me di farlo per lui. Io adoro passare le dita tra quei fili di seta candida...
"Cosa c'è che non va, gattino?", mi domanda, con il tono di voce dolce e indulgente che usa con me di solito. Credo che Ney venga assalita dal desiderio di uccidermi, ogni volta che Dark mi rivolge la parola in sua presenza. E' terribilmente gelosa di me. Non riesco proprio a capirla.
"Io... mi sento così... vuoto, quando è finita, ogni volta... Mi fa stare così male..." , gli rispondo.
Una risatina sommessa. "E' normale, Kahr." Dark si alza, si avvicina al letto e si siede accanto a me. Mi accarezza la guancia, dolcemente. Io guardo lontano, oltre la finestra ad arco con i vetri decorati, oltre la pioggia che continua a scrosciare, impietosa.
"Ho freddo... la odio, la pioggia."
"Ascolta... - continua lui - non c'è nulla di strano nel sentirsi così, dopo. E' come un sentimento di... perdita. Non succede solo a te. E' naturale, quando finisce qualcosa di piacevole." Comincia a cercare qualcosa nel letto disfatto; trova i miei pantaloni e senza scoprirmi, da sotto il lenzuolo, mi aiuta ad indossarli, con la stessa disinvoltura che aveva mia madre, quando mi vestiva da bambino. Poi, alza una mano e recita sottovoce un breve incantesimo; dirige un dito verso il camino e scaglia un lampo di luce nelle ceneri spente, che cominciano a bruciare come se fossero foglie secche.
Ha acceso il fuoco con la sua magia per me, solo per farmi piacere, perché gli ho detto che sentivo freddo. Non capisco cosa spinga quest'uomo, considerato da tutti una specie di demone assetato di sangue, ad essere tanto premuroso con me. E così paziente.
E' passata qualche settimana da quando mi ha chiesto di rimanere al suo fianco, per aiutarlo nel suo progetto di conquista. Aiutarlo. Io. Nessuno ha mai avuto bisogno di me, nessuno mi ha mai voluto vicino. Persino mia madre, per quanto mi volesse bene (perché, in fondo, io sono convinto che me ne volesse), ha cercato di annientarmi, sopraffatta dalla paura e dal dolore per quello che stavo diventando...
Ora lui, un individuo pressoché onnipotente, dice di aver bisogno di me... Lui, che mi ha insegnato tutto quello che so. Mi ha insegnato a prendere coscienza del mio potere, in modo da riuscire a controllarlo; mi ha insegnato l'arte della magia, dal principio, facendo di me uno stregone. Quando l'ho incontrato, riuscivo appena a parlare. Non mi ricordavo che poche parole della mia lingua. Ero come un animaletto abbandonato, che girovagava senza meta, in cerca di un po' di cibo, di un riparo, di qualcuno che potesse dargli un po' d'affetto...
"Comunque, è un po' colpa mia." La voce di Dark mi riporta al presente. "Dovrei coccolarti di più, dopo. " Mi prende per le spalle e mi costringe, anche se gentilmente, a cambiare posizione, in modo da farmi sdraiare a pancia sotto. Dopo aver abbassato ciò che ancora mi copre del lenzuolo, le sue mani cominciano un massaggio leggero sulle mie spalle. Che, involontariamente, sussultano.
Sospiro, profondamente; ogni volta che posa quelle sue mani su di me, io perdo immediatamente ogni briciola di volontà e d'amor proprio. Divento un burattino di cui lui tira i fili. Il lato negativo di tutto questo è che mi sento solo un giocattolo, quando sto con lui.
Mi ha detto di non essere capace d'amare, di non aver ma visto le sue stesse lacrime . Io continuo a pensare che non sia vero, che lui faccia di tutto per nascondere, soprattutto a se stesso, la sua umanità. Convincersi d'essere spietato e senza cuore l'ha aiutato ad andare avanti, a proseguire fin dove è arrivato partendo dal niente, senza mai fermarsi. Ma... Ogni volta che ripenso alle sue parole, mi sento trapassare il cuore, come per una stilettata.
Non sopporto l'idea che non riesca a volermi bene. Esattamente come la mamma. Lui è tutta la mia vita. Senza di lui, forse sarei già morto tanto tempo fa... O starei ancora vagando miseramente, in cerca di qualcuno che non abbia paura di me. La gente non ha mai capito... non ha mai capito che sono proprio io, ad avere più paura di me stesso.
Quando stiamo assieme, non riesco a non pensare al fatto che lui, forse non prova assolutamente niente. Che si sta solo divertendo. E mi fa stare male, malissimo. Anche adesso. Avrei voglia di scappare, di uscire da questa stanza e nascondermi, nascondermi in qualche luogo dove lui non mi possa trovare. Vorrei avere la forza di non permettergli mai più di toccarmi... Ma so che è una specie di utopia. So bene che potrebbe fare di me tutto quello di cui avesse voglia... Comunque sia, me lo sono voluto. Sono stato io a iniziare questo gioco.
Mi è rimasta negli occhi la sua espressione, quando mi ha visto raggomitolato sul suo letto, quella notte, abbracciato ad un cuscino. Avevo paura. Tantissima. Soprattutto della sua reazione. Ma lui non ha detto nulla. Si è avvicinato lentamente, in silenzio; mi ha scostato una ciocca di capelli dagli occhi e mi ha semplicemente chiesto: 'Sei sicuro di volerlo?' , sapendo esattamente cosa volevo, perché mi trovavo lì.
'Voglio solo te.', gli ho risposto io. Lui mi ha sorriso, ma non nel suo solito modo. Era un sorriso così... Dolce. Comprensivo. E poi, non c'è stato più bisogno di dirsi niente.
Ho pianto, alla fine. Credevo di non esserne più capace; ma, in quel momento, mi sono sentito vivo, dopo tanto tempo... mi sono sentito umano. Mi sono lasciato affondare tra i cuscini, ho nascosto il viso tra le mani e ho permesso alle lacrime di cadere, quelle lacrime che, per così tanto tempo, si erano accumulate nei miei occhi. E poi, le sue braccia intorno a me, le sue mani che mi asciugavano le guance, la sua voce che mi sussurrava all'orecchio...
'Shh... stai tranquillo... ci sono io qui con te, adesso... Non devi più avere paura...'
Come se sapesse tutto, di me, come se avesse compreso tutto il mio dolore, la mia solitudine... il mio peccato...
Non so cosa mi abbia spinto a cercarlo, quella notte. Non ero sicuro di volerlo. O meglio, non così in fretta... non mi sentivo ancora pronto. Però, allo stesso tempo, sentivo un bisogno irrefrenabile di legarlo a me in qualche modo, in qualsiasi modo... Qualsiasi. Non riuscivo più a tollerare che, ad una certa ora della sera, mi abbandonasse con i miei libri e i miei incantesimi da perfezionare per raggiungere Ney, o qualche altra ragazzina con cui avrebbe poi passato il resto della notte. Mi sentivo dilaniare dalla gelosia. Volevo fargli capire che anche io avrei potuto dargli quello che desiderava da loro, se lo avesse voluto.
Non ero sicuro di quale sarebbe stata la sua reazione. Avrebbe potuto ridere di me, o mandarmi via con un buffetto sulla guancia, trattandomi da bambino inconsapevole, come fa di solito.
Ma, in fondo, sapevo che non mi avrebbe respinto. Non mi sono sentito mai desiderato, da nessuno; per questo motivo, la sensazione che mi davano gli occhi di Dark, quando si posavano su di me, era abbastanza inequivocabile.
'Vuoi essere l'altra metà di me stesso?'
In ogni modo, Dark, per tutta la vita...
Le sue mani scendono lungo la mia schiena, distraendomi dalle mie elucubrazioni. Mi stanno accarezzando, adesso; sento i suoi capelli che mi solleticano le spalle, poi le sue labbra sulla nuca...
"Dark..."
Lui comincia a posare una lunga fila di piccoli baci lungo la mia spina dorsale e io sento il sangue affluirmi al viso, così velocemente da farmi quasi svenire. Mi sembra incredibile di aver sentito freddo, fino a pochi minuti fa.
"Dark, smettila..."
Non mi ascolta. Sa che non riesco a resistergli. Ancora qualche secondo e sarò perduto... come sempre. Non voglio. Non oggi. Sto troppo male. Cerco di divincolarmi, mentre lui mi insinua le braccia intorno alla vita, cominciando a mordicchiarmi le spalle con quei suoi denti stranamente aguzzi, da predatore, quasi come quelli di un lupo...
"No... no, Dark, smettila!!! Non voglio..." Mi accorgo che la mia voce si sta incrinando e la vista mi si è annebbiata. Lacrime. Ancora?!? Dopo tanti anni, solo lui poteva scuotermi dal mio stato di torpore emozionale fino a riuscire a farmi piangere due volte in poche settimane. Mi fa così tanto male sapere che desidera me quanto le bellissime donne di cui è sempre circondato? Chiudo gli occhi, stringendo forte le palpebre.
Lui si ferma. Si sdraia, fianco a fianco a me, tenendomi un braccio intorno alle spalle e appoggiando la fronte alla mia, costringendomi a guardarlo negli occhi.
"Cos'hai, oggi?" Mi chiede, con la voce più dolce che gli abbia mai sentito uscire dalle labbra. Ho cominciato a piangere, proprio come quella notte, sopraffatto da una miriade di emozioni che non riesco neppure ad identificare e, ora, dalla sua inusuale dolcezza, che ha il potere di distruggermi più di qualsiasi rimprovero...
"Io... Non lo so..." Gli rispondo, cercando di non annaspare in un singhiozzo. Perché riesce a farmi sentire così piccolo e indifeso?
"Invece lo sai. Prova a dirmelo."
"Non posso continuare così... Non ce la faccio a stare con te, sapendo che non mi consideri altro che un diversivo, quando... quando sei stanco delle tue solite ragazze... Non lo sopporto. Non sopporto di venire usato in questo modo da te. Mi fa troppo male... Io ti..."
"No!" Con un movimento improvviso, Dark mi costringe a girarmi sulla schiena, tenendomi per le spalle, inchiodandomi al letto. "Non dirlo. Non voglio sentirtelo dire."
Non vuole sentirsi dire che lo amo?
"Perché?!? Perché non vuoi sentirlo?!?" Sto gridando. Non riesco a controllarmi. Non mi aiuta avere i suoi occhi da predatore che sembra vogliano fulminarmi. "Non avrai mica paura, proprio tu, di farmi del male, vero?!? Non ti preoccuperai davvero di non essere in grado di ricambiare i miei sentimenti!?! Questo non è certo da te, Lord Dark Schneider! Non è da te non affrontare la realtà per il timore di ferire i sentimenti di uno stupido ragazzino..." Non riesco a finire di parlare. Lui mi chiude la bocca con la sua.
Cerco di resistergli, ma è troppo forte. E ha troppo potere, su di me. Dopo qualche istante, le sue braccia mi stanno stringendo spasmodicamente a lui e io sto rispondendo al suo bacio senza rendermene nemmeno conto. Lo detesto quando risolve le cose in questo modo. E' una specie di violenza. Ma non sono capace di respingerlo...
Quando ci separiamo, siamo entrambi senza fiato. Dark mi tiene stretto, continuando a fissarmi, con i suoi occhi blu che brillano in maniera innaturale, che esprimono qualcosa in bilico tra la rabbia e... il dolore?
"Sei uno scemo. Uno sciocco bambino viziato. Hanno tanta importanza, per te, le parole?!? Ci dai tutto questo peso?!? Cosa credi che cambierebbe se tu, adesso, mi confessassi quello che già so? E ci crederesti se io, invece, ti dicessi ciò che tu vorresti tanto sentire? Non cambierebbe nulla. Tu non mi crederesti. E ti sentiresti ancora peggio di come stai ora, per aver abbassato definitivamente le tue difese. E io... Potrei venire distrutto, per pronunciare qualche parola in più del dovuto. Tutto quello che sono diventato... potrebbe diventare cenere, per pochi attimi di debolezza. Per poche parole, appena sussurrate, anche solo pensate. Capisci? Capisci quello che voglio dire, Kahr? "
Rimango attonito. No. Non credo di capire. Non fino in fondo, almeno. Una delle sue mani si posa sulla mia guancia, asciugandomi le lacrime, come quella notte di qualche settimana fa; sento le sue dita snelle intrecciarsi con i miei capelli, accarezzarli delicatamente. Poi, improvvisamente, la sua espressione si addolcisce di nuovo, fino a raggiungere una tenerezza che non avrei mai pensato di poter scorgere, in quei suoi occhi fiammeggianti.
"Ascoltami, piccolo stupido... Ci sono dei patti a cui ho dovuto scendere per essere quello che sono... che comportano che io tenga determinati atteggiamenti nei confronti della vita. E anche una cosa stupida come pronunciare una frase di circostanza potrebbe compromettere tutto quanto... anche se non farebbe altro che esprimere qualcosa che già esiste, in fondo al mio cuore. So che è difficile da capire, ma anche i delicati equilibri su cui è fondato il mio potere hanno bisogno di una certa... formalità. C'è davvero bisogno di un paio di parole per farti capire cosa significhi per me?"
"A Ney le dici. Gliele dici in continuazione."
"E' diverso, per lei. A lei le dico perché ha estremo bisogno di sentirle. Si sente una delle tante e questo la fa soffrire, la rende insicura... perciò debole. Ed io non posso permetterle di buttar via così le sue potenzialità."
"E, secondo te, io non ne ho bisogno?!? Credi che io sia tanto forte?!? Non hai capito ancora nulla, di me?!?"
Le labbra di Dark mi sfiorano una guancia. Detesto perdere il controllo davanti a lui, ma non posso farci niente.
"No. Non penso che tu sia forte. Tu sei più fragile di un cristallo."
Questa sentenza infrange qualcosa, dentro di me.
"Tuttavia... Pensavo che avessi compreso che significa, per me, averti accanto. Tu sei tutto quello che io non sono... Tutto ciò che a me manca. Tu... Sei l'altra metà della mia anima. Non capisci quello che rappresenti?"
No. Non ci credo. Aveva ragione lui. Non riesco ad avere fiducia in queste sue parole. Non ci crederei mai, se mi dicesse che sono la cosa più importante che ha.
Lui lo ha capito; per un istante, credo di vedere di nuovo quell'ombra di dolore, nei suoi occhi da predatore.
"Tu pensi che ti stia mentendo... Credi davvero... " La sua voce è diversa, quando ricomincia a parlare; ha una sfumatura che non ho mai sentito, prima. "Credi davvero che tu e Ney per me siate due persone come tante? Che vi consideri alla stregua di tutti gli altri? Che valga anche per voi due la sentenza 'Io non amo nessuno'? Per tutti i demoni degli inferi, Kahr! Perché mai dovrei inventarmi certe balle e fare anche lo sforzo di raccontartele, quando sai benissimo che riuscirei a tenerti legato a me in ogni caso, anche se ti ripetessi in continuazione che, per me, non vali nulla?!? Tu non riusciresti a ribellarti... Non hai nessun altro posto dove andare e non hai il coraggio di affrontare la vita da solo. Conosco molto bene le tue debolezze."
L'intensità del suo sguardo e del tono della sua voce mi lacerano. Ricomincio a piangere, continuando però a guardarlo negli occhi. Sì, mi conosce molto bene. Anche troppo, forse...
Le sue bellissime mani mi accarezzano di nuovo le guance, asciugando ancora le lacrime. Tutto come quella notte...
"Su, non fare così, adesso... Non volevo ferirti... Oh, Kahr... Possibile che tu non capisca... quanto... sei..." Dark incespica nelle parole, poi emette un lungo sospiro, affondando il viso nel cuscino, premendo la guancia contro la mia, mentre le sue braccia si stringono di nuovo intorno a me.
Non ce la fa proprio, a dirmi che mi vuole bene... Anche se ha cercato di farmelo capire, a modo suo.
Non saprei dire se questo mi basta. C'è qualcosa, in Dark, che sembra negare qualsiasi cosa di buono e positivo gli esca dalla labbra... Come se davvero non gli fosse consentito nulla del genere.
La sua voce è solo un sussurro, quando mi parla di nuovo, tanto che riesco appena ad udirla.
"Mi piacerebbe vedere il tuo sorriso, Kahr. E' una delle cose che ancora non sono riuscito a conquistare."
Spalanco gli occhi per un attimo; non sono sicuro di aver sentito bene. Poi, chiudo le mie braccia attorno a lui, con tutta la forza che ho.
Silenzio. Avverto soltanto il lento ritmo del nostro respiro e i nostri cuori che battono, quasi all'unisono. Lo scrosciare monotono che ha accompagnato tutto il pomeriggio non si sente più.
La pioggia ha smesso di cadere. Lancio uno sguardo distratto fuori dalla finestra, dove le nuvole si stanno diradando, lasciando che il sole illumini l'orizzonte con una calda luce dorata, mentre si accinge a tuffarsi nelle profondità marine.
Adoro i colori del tramonto.
Non so perché, ma ora sento di avere qualche speranza in più che l'uomo che sto tenendo tra le braccia possa, un giorno, appartenermi davvero...
- FINE...? Boh... -