I personaggi non sono miei

È una fic molto scema, nata per caso da una mia battuta, ma visto che mi piaceva quel che ne è uscito fuori eccola qui

A Miko-chan, è una sorpresa e dato che in questo mese cade anche il tuo compleanno, ecco il mio regalo! Spero ti faccia piacere e se così non fosse va bene uguale perché tanto lo sai che faccio sempre come mi pare, la tua stupida scimmia ^uu^

Ichigo

 


 


 

 

Photograph

 

di Ichigo

 

 

Pov Hanamichi

“Kaede amore mio sono tornato!!” urlo lanciando le scarpe dove mi capita e raggiungendo a grandi falcate la mia stanza.

Questo è uno dei rari pomeriggi in cui siamo soli io e lui. Quindi spalanco la porta della mia camera fiondandomi a braccia larghe sul morbido piumone dove ‘lui’ mi aspetta.

Come ogni giorno da oltre cinque mesi, da quando mi sono accorto di amarlo con tutto me stesso.

Allungo le braccia portando al mio corpo il cuscino e lo stringo forte guardando il suo bellissimo volto imbronciato. Gli do un bacio di bentornato e sorrido felice, come sempre quando lo osservo.

Il mio idillio personale svanisce quando un tossicchiare sospetto mi fa voltare verso la porta dove vedo la mia adorabile mammina che trattiene a stento le risate.

“Aaaah MAMMA!!” le urlo stringendo a me il cuscino-volpe.

Odio quando mi becca in certi atteggiamenti da innamorato o come direbbe lei, pazzo psicopatico.

“Come mai già qui?” chiedo cercando di tornare ad un colorito che non assomigli più al rosso fragola, sviando così da me l’attenzione.

“Takashi aveva dimenticato del materiale e sono venuta a prenderlo, tu invece vedo che stai bene” ride.

“Smettila mamma, ti prego…rendi tutto più difficile” le dico assumendo un tono serio per farle capire che il gioco è bello quando dura poco. (…ma quando dura è meglio! non l’ho detto io è un commento che ha fatto mio fratello e non ho resistito ^^ abbiate pazienza per lo sclero ndIchi).

Lei mi sorride gentilmente e so che se si potesse fermare, adesso parlerebbe con me, ma deve andare ed io le sorrido salutandola gettandomi poi sul letto.

Sono di nuovo solo.

Lo so, lo so, all’inizio ho detto il contrario, solo che…bè, è complicato da spiegare… che io ami la kitsune questo ormai è chiaro.

Io sto con la kitsune? No

Io mi sono dichiarato alla kitsune? Nemmeno

Allora come si spiega il mio felice rientro con tanto di urlo spacca timpani se la kitsune non mi aspettava a casa??

Semplice. Bisogna fare qualche passo indietro però.

Dopo la morte di mio padre tre anni fa, insieme alla mamma abbiamo passato un periodo di grande depressione io colto dai sensi di colpa, lei per aver perso il grande amore della sua vita.

Fortunatamente abbiamo avuto il sostegno di amici, per quanto mi riguarda Yohei il mio migliore amico dall’infanzia, e mia mamma ha superato tutto trovando, l’affetto sincero di mio zio. Fratello del mio papà e grande amico di mia mamma.

Tutto ciò per dire che ora viviamo insieme a lui.

Takashi, è un fotografo di successo e secondo il mio intuito da tensai tra lui e la mamma c’è del tenero. E ne sono felice, perché lei merita tutta la felicità di questo mondo. Poi lui mi piace ed anche il papà gli voleva molto bene.

Insomma i due non fanno altro che prendermi in giro perché hanno estorto al tensai informazioni sulla volpe e da quando ho detto loro come stanno le cose non perdono occasione per mettermi in imbarazzo.

Ricordo ancora quando per il mio compleanno lo zio mi regalò una cornice che decorava, un meraviglioso primo piano della mia volpe intenta a schiacciare un dunk. Ero diventato di tutti i colori possibili ed immaginabili, fortuna che almeno aveva avuto la decenza di darmelo quando i ragazzi dell’armata se ne erano tornati a casa.

È spesso venuto alle nostre partite, sia ufficiali che non e a mia insaputa ha fatto un servizio completo alla volpe nelle sue migliori azioni e non solo, anche fuori dal campo.

Mi ha confessato di aver agito così, inizialmente, solo per il gusto di vedermi fumare dalla rabbia riempiendomi la casa di foto del mio peggior nemico, poi dopo la scoperta della verità ha continuato perché lo divertiva vedermi morire di imbarazzo, e a suo dire perché mi vuole bene essendo io il suo nipote preferito, ed anche l’unico aggiungerei, perché voleva farmi felice.

Insomma questo per spiegare il motivo per cui ho la camera praticamente tappezzata di foto della volpe. In ogni cornice c’è lui, mini poster di Ru che beve da una bottiglietta dopo un allenamento intenso, Ru che si asciuga il sudore con la sua inseparabile fascetta di spugna, Ru che palleggia…in ogni angolo di parete libero della mia stanza.

Ma quello che più mi piace è il letto. Sono forse l’unico ragazzo che quelle pazze del suo fan club invidierebbero e mi farebbero la pelle se sapessero che IO DORMO CON RUKAWA. Eh sì, non sono completamente uscito di testa, anche se è questo che state pensando @_@

Con tutte quelle foto che Takashi aveva fatto, mi sono fatto stampare le gigantografie delle mie due preferite sul piumone e sulla federa del cuscino.

Esatto, proprio su quelle mi sono gettato appena tornato a casa.

Purtroppo però se questo mi rende felice, dopo un po’ quando mi ritrovo solo o rimango troppo a pensare, questa euforia diventa tristezza perché so che questo è solo quello che potrò limitarmi a fare. Guardarlo tramite le foto e tra l’altro se solo sapesse…non ci voglio neanche pensare. Sembro davvero uno psicopatico, ma io sono semplicemente innamorato. E lui continuerà a guardarmi solo per insultarmi con quella voce fredda e lo sguardo duro.

Sento freddo, come sempre quando mi intristisco.

Svogliatamente mi spoglio restando in boxer, oggi gli allenamenti sono stati pesanti più del solito. In più questi pensieri mi sfiancano psicologicamente, tanto che non ho la forza neanche di infilarmi la mia maglietta da notte, ovviamente anche quella con su la faccia del mio volpacchiotto, e mi infilo a letto facendo si che la mia testa sul cuscino corrisponda con quella della foto di Kaede e mi abbandono alla stanchezza, sperando di sognarlo.

 

Il mattino seguente mi sveglio stranamente di buon ora, ho riposato bene, anche se per mia sfortuna non ho sognato la mia volpe ç_ç sigh

Scendo in cucina e comincio a preparare la colazione per tutti, così quando alle sette mia mamma e lo zio entrano in cucina trovano pronta un’abbondante e buonissima  -ovvio- colazione.

“Buongiorno Hana, ti sei alzato presto” mi dice la mamma accomodandosi al tavolo, seguita a ruota dal cognato.

Una volta tanto che non sono di fretta e posso evitare di strozzarmi con le fette di pane e marmellata mi siedo con loro.

Dopo un po’: “ehm…figliolo…” esordisce lui “avresti nulla in contrario se…per lavoro…questa volta portassi anche tua mamma nel mio prossimo viaggio?”

Lo guardo interrompendo il mo minuzioso lavoro di ‘spalmaggio’ del burro sul pane tostato sorridendogli.

Non cambierà mai, nonostante sappia che non ho nulla in contrario se passa il suo tempo con la mamma, ogni volta mi chiede il ‘permesso’ come fossi un padre geloso della figlia. Intendiamoci io adoro mia mamma e sono gelosissimo di lei però…non fino a questo punto.

La prima volta che me lo chiese fu quando per il compleanno della mamma, la volle portare a mangiare fuori in un bel ristorante, solo loro due.

E da una parte questo suo atteggiamento mi rende felice perché comunque dimostra che rispetta la mia mamma e me e…la memoria del fratello.

“Portala pure dove vuoi, così avrò la casa tutta per me” scherzo come sempre dando la mia approvazione.

Prima però che vada a scuola mi riferiscono ogni tipo di raccomandazione come loro dovere, informandomi che staranno via cinque giorni al massimo e di “fare il bravo”.

La partenza è prevista per stasera e purtroppo a causa degli allenamenti non li potrò salutare, perciò prima di uscire abbraccio entrambi augurandogli buon viaggio e di divertirsi anche. Poi come sono ormai in fondo alla via me ne esco con un: “e fate i bravi” con un tono che neanche io sapevo di poter usare, un misto di malizia e burla.

 

La giornata a scuola è trascorsa tranquillamente e anche gli allenamenti per oggi sono finiti.

Siamo tutti in spogliatoio che scherziamo come sempre…oddio io, Miccy ed il nano facciamo come nostro solito casino, dando spettacolo davanti agli altri compagni che se la ridono, quando sento che il teppista commenta stirando i muscoli delle braccia.

“Ancora un giorno e poi il fine settimana, non ne potevo più” e a quella il mio immenso genio ha una idea.

“Ehi!” attiro l’attenzione “se voi plebaglia non avete altri programmi per domani sera, che ne dite di venire a cena da me? Una cosa simpatica per passare una serata diversa” .

Tutti si voltano verso di me allucinati: “bè, che ho detto?” salto su, ma tu guarda questi ingrati.

“Come mai così disponibile?” questo è Miyagi

“Bè…i miei sono fuori per lavoro e ho pensato…”

“A-ah! Ci diamo alla pazza gioia eh? Quando il gatto non c’è…” non devo sottolineare di chi è questo commento deficiente.

Fortuna per lui che il Megane-kun gli si affianca e non posso saltargli alla gola, perciò con uno sforzo di magnanimità riprendo: “allora?”

La squadra si guarda e mi dà il suo ok. Poi mentre usciamo, informiamo anche Ayako. Mito che era in palestra ad attendermi capta tutta la discussione: “dai una festa Hana?” mi chiede.

Io lo guardo e alzando le spalle: “solo una semplice cena con la squadra, ti unisci a noi?” retorico, tanto lo costringo ugualmente a partecipare, inoltre abita a dieci minuti da me e poi lui è come di casa.

Poi il mio perspicace migliore amico si volta domandando: “squadra? Quindi anche tu Rukawa sei dei nostri?”

Io lo amo, non poteva fare domanda più opportuna. In effetti speravo che qualcuno lo chiedesse perché se stiamo ad aspettare lui, non verrebbe a casa mia neanche morto. Ma i tensai come me hanno ben due angeli custodi ed il secondo di questi risponde al posto della volpe.

“Ma certo che viene, altrimenti poi io con chi rientro a casa?” è Ayako che quando vuole sa essere una ragazza sola ed indifesa. Essendo vicini di casa ed amici fin da piccoli, vuoi che lei vada ad una festa in un quartiere che non è il suo e rientri da sola ad un’ora tarda senza scorta??

Sento Ryota dire che ci penserà lui a riaccompagnarla, ma lei è ferma sulla sua decisione ed al volpino non rimane altro che arrendersi ed accettare il suo triste destino, mentre io dentro di me esulto.

 

Appena rientro a casa, dopo essere andato in camera ed aver esternato al mio volpino tutta la mia euforia per il fatto che domani ceneremo insieme e verrà a farmi visita, mi cambio e per telefono ordino il menù per la serata. Non posso certo fargli mangiare le solite cose scontate e banali. Già mangia poco di suo…scemo di una volpe, mi fa sempre preoccupare.

 

Il giorno della ‘festa’ fortunatamente coincide con la sera in cui non abbiamo allenamenti, perciò dopo che sono terminate le lezioni volo a casa a preparare un po’ con delle decorazioni e quant’altro sistemando il tavolo grande nel salone, in cucina non ci staremo, e tiro fuori il servizio migliore in quanto a tovaglia, perché conoscendo i soggetti, primo non ho alcuna intenzione di passare l’indomani a lavare piatti e secondo, mia mamma non so se apprezzerebbe piatti e bicchieri sbeccati o peggio in frantumi.

Tanto sono preso che non mi accorgo che manca solo un’ora all’arrivo dei miei ospiti, quindi mi fiondo in doccia per lavarmi e scelgo gli abiti migliori dal mio armadio: jeans chiari ed una maglia elasticizzata rossa che evidenzia il mio fisico nei punti giusti. Mi guardo allo specchio e decido di lasciare i capelli così, al naturale, che mi cadono disordinati sul viso.

Poi mi guardo intorno con circospezione, anche se so di essere solo e mi avvicino allo specchio dandomi un bacio (altro che tensai…NARCISO e VANESIO ndIchi).

Rimango solo con le calze che fa molto casual e mentre torno in sala sento il campanello…giusto in tempo.

È Yohei il primo ad arrivare, ed ha in mano un vassoio bello grande: “mia mamma ha preparato la torta gelato” mi dice ed io lo ringrazio, sarà buonissima. La signora Mito è bravissima a fare i dolci. Mentre metto il dolce nel frigo suonano di nuovo e il mio amico va ad aprire, è il fattorino che mi porta la cena. Urlo a Yo dove trovare i soldi per pagare ed insieme sistemiamo i contenitori in sala.

Tempo quindici minuti arrivano anche gli altri, ma ne mancano due all’appello e non occorre che dica chi no?!

Mentre noi in attesa facciamo baldoria, sento il campanello che suona e vado ad aprire con il mio miglior sorriso da amicone, quando però apro questo mi si congela sulla faccia.

Un angelo è apparso alla mia porta. Kaede vestito con dei pantaloni eleganti bianchi che sottolineano le sue gambe lunghe e tornite. Una camicia di raso di seta colore dei suoi occhi gli cade morbida a celarmi la vista del suo petto muscoloso eccezion fatta per la parte superiore scoperta dai primi tre bottoni ed il collo lungo. I capelli nerissimi ancora più lucenti alla luce della luna. Vengo distolto dalla mia contemplazione da Ayako che mi saluta posandomi una mano sul braccio ed alzandosi in punta di piedi mi da un bacio sulla guancia e mi sussurra all’orecchio: “attento che lo consumi così”.

Non ho neanche il tempo di arrossire che Ryota mi salta al collo appendendosi letteralmente a me e trapanandomi un timpano: “Hanamichi traditore, perché ci stai provando con la mia Ayakoooooooo”.

A questa mi sposto per fare entrare gli ultimi arrivati, ero ancora impalato sulla porta e vengo inebriato dal dolce profumo di Rukawa, vaniglia e muschio bianco.

Credo che se non ci fosse stato il play a riportarmi alla realtà con la sua melodiosa voce all’orecchio, mi sarei perso nuovamente a guardare il meraviglioso sedere sodo e tondo della mia presunta nemesi. Ma dove l’ha tirata fuori quella meraviglia, stamattina non ce l’aveva!!!!

Insomma…alla fine riusciamo a sederci a tavola e tu guarda il caso, io finisco seduto accanto alla volpe. Ayako ha insistito per decidere lei i posti a sedere…non so se la devo ringraziare o meno per questa sua brillante idea.

Cerco di essere il solito me stesso, scherzo e faccio il buffone, ma sono un fascio di nervi sento sempre più forte il profumo della volpe e ogni tanto i nostri gomiti si sfiorano, così come le braccia e percepisco il calore del suo corpo…o forse sono solo io.

Al momento del dolce decidiamo di guardare un film in dvd che ha portato Mitsui e dopo averli fatti accomodare sul divano preparo le ciotole con il gelato, aiutato da Ayako che ha avuto pietà di me. Anche Mito si è sbragato insieme agli altri senza aspettarmi, infame.  

Comincio a servire il dolce quando Kogure mi fa i complimenti per l’abitazione: “bella casa Hanamichi è grande e ben arredata”.

“Grazie senpai, mio zio ha buon gusto, la casa è sua” spiego “ma ormai è diventata anche la mia tana whawhahwaha” dico allontanandomi poi per recuperare altre ciotole preparate dalla manager.

Mentre sto porgendo la sua porzione alla volpe Mitsui se ne esce con un: “e come è la tua camera? Scommetto che è un tale disordine e ci nascondi anche qualche rivista oscena” ed io per poco non faccio un infarto e perché ho sfiorato le dita della volpe, e perché mi sono ricordato solo in questo momento di un piccolo quanto IMPORTANTISSIMO particolare: la mia camera.

Porca paletta! Non ci avevo pensato. Per me è una cosa normale avere la stanza tappezzata di foto di Rukawa, ma…oh mio Dio!!!

Realizzato ciò mi tremano le mani e riverso il gelato sulla camicia e sui pantaloni della volpe che…

“Do’hao!” ecco appunto, mi dice lui.

“Scusa…” sono mortificato, tento di ripulirlo ottenendo invece di spalmare di più il gelato sui suoi pantaloni immacolati, mentre il teppista –è tutta colpa sua- se la ride, anche Yohei trattiene le risate, maledetto ex migliore amico.

“Do’hao” mi richiama la volpe afferrandomi il polso ed io lo guardo e devo essere rosso come non mai in viso, ho le guance in fiamme.

Tra le risa generali sento però la voce di Ayako che mi suggerisce di portarlo in bagno per cercare di mandare via la macchia con dell’acqua.

Così annuisco soltanto, troppo sconvolto dalla figuraccia che non ho neanche la pensata di tirare una testata punitiva agli imbecilli.

 

Faccio strada a Rukawa fino al bagno e come tento di aiutarlo mi prende la spugna dalle mani dicendo: “faccio da solo” ed apre il rubinetto per ripulirsi.

Lo osservo silenzioso poi azzardo: “scusa kitsune, non l’ho fatto apposta davvero, io…te li ripago, la lavanderia ed il pantalone se serve, io…deve essere costoso, mi…mi spiace” gli riverso addosso questa valanga di parole perché sono troppo nervoso e voglio che sappia che sono sincero, non volevo che la serata finisse in questo modo.

Con lui ho fatto l’ennesima figura penosa…e dire che non ci eravamo neanche insultati.

“Non importa…è stato un incidente”

“Sì, ma…” tento ancora, ma lui finalmente alza lo sguardo su di me e con un tono tranquillo che non gli avevo mai sentito: “do’hao ho detto che non è importante” ed io annuisco con la testa senza dire nulla.

Usciamo dal bagno e nel corridoio incontriamo i ragazzi che sono venuti a vedere se siamo ancora interi, forse temevano che Rukawa mi avrebbe ucciso per avergli rovinato il completo.

“Ru, tutto a posto vedo, vedrai che la macchia andrà via se la metti subito a lavare” dice Ayako.

Poi lo sfregiato si rivolge a me dicendomi: “sei un pasticcione Hanamichi. Io scherzavo, ma vista la tua reazione devo pensare che hai sul serio qualcosa da nascondere” dice. E se anche inizialmente credevo che stesse cercando un modo per scusarsi, ora ho i miei dubbi. Arrossisco balbettando il più fermamente possibile che non ho nulla da nascondere quando lo vedo voltarsi e avvicinarsi alla mia camera con un sorriso stampato in faccia di quelli che non promettono niente di buono.

Come sa con sicurezza che quella è la mia camera tra tutte quelle che ci sono in corridoio? Ovvio, perché ho avuto la brillante pensata di farci mettere su una targhetta con tanto di scritta ‘tensai’ a caratteri cubitali, subito dopo il nostro definitivo trasferimento in questa nuova casa.

Dovevo scriverci ‘idiota’ altro che!!

Un flash mi attraversa la mente quando sempre più divertito, bussa alla mia porta e mette una mano sulla maniglia.

Mi lancio verso di lui con un: “Micchy no!” per poi vederlo che con un sorriso di sfida apre la porta mostrando a tutti l’interno della mia camera. Ed io come un salame inciampo sui miei piedi cadendo lungo disteso sull’uscio.

Avevo anche la pretesa di riuscire a fermarlo?!

Mi rialzo sedendomi per terra. Per un nanosecondo ho chiuso gli occhi sperando che tutti i poster e le foto si fossero volatilizzate, invece sono tutte lì…

Mi volto verso i miei ospiti e sono tutti ammutoliti che non guardano me, ma l’interno della mia camera con la bocca spalancata e gli occhi di fuori.

Solo Rukawa la tiene leggermente socchiusa, non si smentisce mai.

Yohei, unico che sapeva muove un passo verso di me, ma io come un fulmine mi alzo e mi chiudo dentro a chiave, per poi sussurrare, con quella poca voce che riesco a far uscire dalla mia gola: “no…andate via” scivolando poi a terra con la schiena poggiata alla porta.

Sento che Mito fa gli onori di casa scusandosi e ricevendo altrettante scuse, soprattutto da Mitsui e Ryota che hanno avuto la brillante pensata.

Sento poi dei passi vicini: “Hana…sono andati via, posso…”

“No, Yo…ti prego…scusa, ma” trattengo le lacrime “ora vorrei stare solo, ti…ti chiamo io…”

Lui non dice niente e so che ha capito il mio bisogno di pace.

Passano diversi minuti, non saprei dire quanti, ed io sono ancora qui seduto, quando sento degli strani rumori dal cortile, saranno i soliti gatti.

Solo che, tempo due minuti un insistente bussare al vetro della finestra, attira la mia attenzione. Alzo il viso passandomi una mano sugli occhi per mandare via il velo di pianto che mi impedisce di vedere bene ed attraverso la tenda scorgo una sagoma nera.

“Che cavolo…?” mi avvicino e scostato un telo della tenda vedo Rukawa appollaiato sul davanzale che sta in equilibrio precario tenendosi con una mano sul vetro e l’altra tenuta al muro.

Sbarro gli occhi e richiudo la tenda tenendola stretta.

“Do’hao” sento che mi chiama e la sua voce mi arriva in un tono ovattato a causa del vetro che ci separa.

“Che ci fai qui, vattene!”

“Do’hao fammi entrare” insiste.

“No, lasciami in pace. Vai a divertirti con gli altri alle mie spalle” dico anche con un tono duro, tenendo sempre ben stretta la tenda.

“Idiota, io non vado da nessuna parte se non per entrare in camera tua. Aprimi”.

Da quando in qua sa mettere in fila più di tre parole. E come osa darmi ordini!!

Mi arrischio a tirare fuori la testa facendola sbucare dallo spazio tra i due teli e rosso in viso cercando di non guardarlo in faccia gli chiedo: “perché?”

“Te lo dico se mi fai entrare” furbo il ragazzo!!

“Guarda che non sei nella posizione migliore per patteggiare kitsune” gli dico allentando un po’ la presa sulla stoffa.

“Allora se cado e muoio mi avrai sulla coscienza” dice sicuro di sé come se la cosa non lo turbasse, guardando di sotto constatando forse il volo che potrebbe fare e le possibili conseguenze.

La situazione non mi piace, per cui mollo il mio ‘scudo’ e apro la finestra di scatto urlandogli arrabbiatissimo: “non dirlo neanche per scherzo baka” per poi ritrovarmelo addosso.

Non so se perché sbilanciatosi una volta venutogli a mancare il sostegno del vetro o perché mi si è lanciato addosso volontariamente, fatto sta che mi getta le braccia al collo e cadiamo a terra, lui su di me, le gambe in uno strano intreccio.

Sento il suo respiro tra i capelli e un brivido mi scorre in corpo e prima che lui se ne accorga, visto che al mio corpo basta poco perché mandi segnali equivoci, gli urlo con voce non troppo imperiosa come vorrei: “levati baka guarda che pesi”.

Lui solleva appena il viso per puntarmi addosso quelle iridi profonde e con voce roca e dolce mi dice: “do’hao”

“Do’hao a chi baka kitmh…” ma non termino la frase perché poggia le labbra sulle mie baciandomi…in modo strano però…non preme sulle mie labbra, ma me le ricopre di piccoli baci veloci: “perché…smack…non me…pciù…l’hai mai…smack…detto…pciù” mi dice alternando alle parole i bacetti.

“Dirti…pciù…cosa…smack?” mi trovo a rispondere al suo stesso modo sporgendomi a cercargli quelle dolci labbra.

Continuiamo a guardarci negli occhi mentre mi risponde: “che…smack…hai…pciù…un…pciù…debole per…smack…me?”

Io arrossisco, ma gli rispondo comunque: “io…smack…non ho…smack…un…pciù…debole per…smack…te…pciù…io” gli do un ultimo veloce bacio sulle labbra poi gli prendo il viso tra le mani fermandolo allontanandolo un poco dal mio viso e gli confesso finalmente: “io sono pazzamente innamorato di te Kaede”.

Lui…sorride!! A me!! Sorride e mette le mani sulle mie, le fa scorrere fino ai polsi, facendomi lasciare la presa, poi le ricongiunge intrecciando le nostre dita e tenendo le mie braccia ferme a terra vicino alla mia testa e abbassandosi su di me: “sì, sei pazzo perché ancora non mi hai baciato”

“Ah no? E fino ad ora che ho fatto” gli dico.

“Mi hai solo torturato, voglio un bacio vero!”

Ordina prima di congiungere nuovamente le nostra labbra, ma io stavolta le schiudo per lui, facendo si che per la prima volta le nostre lingue si incontrino in un duello dolce e tenero.

Assaporo il suo gusto buono, sorridendo mentre lo bacio, felice. Ci stacchiamo quando sentiamo la necessità di respirare, guardandoci poi negli occhi.

Ha il viso leggermente arrossato, che amore.

Rido stringendolo a me e lui tenta di alzarsi, mettendosi a sedere accanto a me, quando anche io riesco ad alzarmi una volta collegato il cervello ai miei arti.

“Che hai da ridere do’hao” chiede spazientito.

Lo guardo e sorriso dolcemente stavolta: “eh eh segreto” gli dico poi alzandomi e tendendogli la mano per fare lo stesso.

Lo vedo che si guarda intorno ed io non posso fare a meno di arrossire e tenere la testa bassa. Credo vista la scena di poco fa che anche lui provi qualcosa per me, anche se non me l’ha detto chiaramente.

Solo che non vorrei che sul serio anche lui come mia madre leggesse la cosa come un atto di un pazzo psicopatico, quindi mi arrischio a chiedere: “ehi volpe, sei arrabbiato?”

Lui alza un sopracciglio voltandosi a guardarmi ed io gli indico semplicemente la camera facendo cenno ai muri tappezzati di lui in un gesto eloquente.

Capisce la mia perplessità e mi affianca stringendomi in vita posandomi un bacio sul collo.

Poggio la testa sulla sua ed inspiro il suo buon profumo constatando tra l’altro che i suoi capelli sono morbidi come li immaginavo.

Restiamo così in silenzio crogiolandoci l’uno nell’abbraccio dell’altro poi gli propongo.

“Se non ricordo male non hai mangiato il dolce e nemmeno io. La torta gelato della mamma di Yohei è buonissima che dici, ce la mangiamo?”

Lui annuisce e gli dico di aspettarmi in camera. Non mi va di uscire da lì, è più intima.

Torno velocemente con una porzione abbondante in una ciotola e due cucchiaini.

Mi siedo accanto a lui sul letto e gli porgo un cucchiaino, intingendo il mio e cominciando a mangiare.

“Buona” mi dice mentre si lecca un dito che ha sporcato appena di crema alla vaniglia.

Io divento bordeaux ed ovviamente lui lo nota quindi cosa fa? No dico…

Intinge un dito nel gelato, abbandonando la più comune posata e poi se lo porta alle labbra, ripulendolo.

Io rimango imbambolato a guardarlo. Poi ripete l’operazione ma stavolta invece di mangiarlo lui lo avvicina alle mie labbra. Con le altre dita ‘pulite’ ne traccia il contorno inducendomi a schiuderle, cosa che faccio all’istante per poi infilarvi l’indice sporco di crema che io ripulisco con la lingua, passandola lungo tutto il suo dito e succhiandolo giusto per vederlo spalancare gli occhi prima di completare l’operazione di pulizia, gustando il dolce della torta e quello della sua pelle.

Poi si sporge con il corpo e posando un ginocchio tra le mie gambe mi sbilancia facendomi sdraiare sul materasso, baciandomi nuovamente, stavolta subito con passione.

Riesco non so come a lasciare a terra la ciotola per poter avere le mani libere ed accarezzare il suo viso ed il collo spingendomi oltre lo scollo della camicia toccandogli le spalle e le scapole.

Lo sento che geme mentre si spinge più a me.

Fa scivolare le mani sui miei fianchi infilandole sotto la maglia cominciando ad accarezzarmi l’addome, il petto, dove stuzzica con le unghie i capezzoli facendomi inarcare. Poi risale infine al collo e le spalle, finendo per togliermi la maglia, che aveva pian piano sollevato durante la sua escursione sul mio petto.

Faccio in modo di farlo stendere al mio fianco mentre ancora la bacio, scendendo sul collo con la bocca e baciando ogni parte del suo petto, man mano che con le mani sbottono la camicia ed un nuovo pezzo di pelle compare ai miei occhi. Quando giungo ai suoi capezzoli mi azzardo a tirare fuori la lingua cominciando a leccarli ed a succhiare quei boccioli di carne sensibili che si ergono per me, incalzato anche dai suoi ansimi sempre più forti e le unghie che sento appena sulle spalle, a continuare questa tortura.

Mentre proseguo nella mia discesa mai sazio del suo sapore, finisco con lo sfilargli la camicia lanciandola via da noi.

Bacio la sua pelle bianca, dappertutto, lo faccio stendere di schiena mentre comincio ad aprire la cerniera dei pantaloni, aiutato da lui che alza il bacino per sfilarglieli più facilmente.

Resta in slip che poco lasciano all’immaginazione e la sua erezione preme vogliosa per uscire. Ed io seppur rosso come non mai, perfino le orecchie sento in fiamme, vi poso sopra la mia mano aperta, premendo leggermente sulla sua punta.

Ottengo un gemito sommesso ed i suoi occhi su di me, velati dal piacere. La bocca socchiusa, il respiro pesante, faccio scorrere l’indice sulla coscia e l’inguine risalendo all’elastico, ma quando sto per allentarlo e sfiorarlo più intimamente mi blocca il polso.

Lo guardo e lui mi fa notare che ho ancora i jeans.

Sorrido e mooolto lentamente piegandomi sulle ginocchia, stando sempre su di lui, apro il bottone, muovendo il bacino, ondeggiando e facendo muovere lentamente il materasso su e giù.

Con estrema calma, scendo la zip e mi esibisco in un improvvisato e goffo spogliarello tutto per lui.

Mi sollevo sulle ginocchia e mi abbasso su di lui per baciarlo mentre, non so neanche io come, riesco a levarmi i pantaloni e rimango così solo con la biancheria.

Ancora una volta siamo a corto di fiato e ci separiamo per respirare.

Kaede mi accarezza la schiena e con un colpo di reni ribalta le posizioni. Sento le sue mani su di me che lente e sensuali mi accarezzano in un percorso in discesa, ma quando le sento vicine al mio membro, si ferma e…arrossisce, non quel colore velato che gli ho visto prima, ma un colore più forte ed un’espressione impagabile che non gli avevo mai visto.

Mi sollevo sui gomiti e gli chiedo piegando la testa da un lato: “Kaede…hai, hai cambiati idea, non ti va più?”

Lui mi guarda poi cade su di me strusciandosi. Lo sento ancora eccitato quindi, qual è il problema?

Di certo mi vuole ancora, e vorrei ben vedere…

Nasconde il viso contro il mio collo e mi giunge un sussurro: “non…ce la faccio?”

“Cosa?!” lo stacco da me e lo guardo con aria sconvolta.

“Kitsune, mi…mi stai dicendo che hai…problemi, in quel senso…cioè ti senti in ansia e lui, cioè…il tuo…coso…potrebbe non…” balbetto non so neanche io per articolare che cosa quando lui mi guarda, direi rabbioso: “do’hao ma quali problemi di prestazione” mi dice indicando gli evidenti segni che quanto stavo insinuando era un’assurdità. Bè almeno ha capito cosa intendevo.

“Mi vergogno se ci sono tutti quei me che mi guardano” dice infine con aria truce volendo comunque uscire vincitore anche ammettendo una sua ‘debolezza’.

Io lo osservo perplesso poi rido stringendolo a me.

“Ahahahah kitsune…sei uno spettacolo…mi piaci tantissimo” e mentre parlo scosto le coperte, butto giù il cuscino con la sua faccia e copro entrambi fin sopra la testa.

“Va meglio così?” gli dico quando riesco a smettere di ridere.

Lui mi riprende con il solito: “idiota” e incomincia a baciarmi infilando le mani nei boxer togliendomeli e cominciando ad accarezzarmi con quelle sue bellissime mani.

Comincio ad ansimare pesantemente, mi piace come mi tocca e mi piacerebbe di più se anche lui si togliesse queste inutili mutande, ma visto che come dire ha le mani impegnate lo aiuto levandogliele io stesso e dandomi subito da fare spingendo il suo sedere verso di me, sentendo il suo pene duro contro una coscia.

Ora siamo in due a gemere ed ansimare. Sono quasi al limite, però lo fermo, voglio venire insieme a lui, mentre mi possiede per la prima volta.

Lui lo capisce e torna a baciarmi. Un braccio lo fa passare sotto la schiena facendomi inarcare, poi lo sento muoversi, ma ancora non si decide.

“Ru…” lo chiamo per chiedergli spiegazioni e sento qualcosa di gelido e liscio scorrere lungo la linea di separazione delle natiche fino al mio ano, per poi premere per entrare.

Quando entra in me gemo un misto di dolore e piacere e vengo su di lui senza potermi controllare.

Spalanco gli occhi e sento una lacrima scendere da un angolo di un occhio e cadere sulla guancia.

Dio mio, sono venuto per così poco.

Divento rosso ciliegia al solo pensiero mentre mi stringo contro Rukawa e tremo appena. Lui lo sente e si ferma, con due dita dentro di me.

“Hana…” mi chiede “tutto bene, vuoi che…” ma non lo lascio finire, lo bacio e quando mi allontano mi rilasso sistemandomi meglio sotto di lui cingendogli il collo con le braccia.

“No…continua…ti amo!” gli dico e lo sento davvero, se non lo avessi fatto il mio cuore sarebbe esploso.

Lui mi sorride e mi bacia dolcemente, mentre senza fretta sento le sue dita riprendere a muoversi in me allargandomi.

Si attarda molto nei preliminari e lo apprezzo, tanto, è dolce da parte sua, poi sento la sua bocca che mi bacia ovunque per rassicurarmi, una spalla, il petto, la pancia, ed io gli accarezzo i capelli perdendomi nella loro morbidezza, seguendolo mentre si sposta, fino a che giunge tra le mie gambe. Soffia dolcemente sul mio sesso, e mi bacia anche lì, mi assapora facendo scorrere la lingua finché nuovamente eccitato il mio membro si erge per lui.

Rukawa infila un terzo dito in me e contemporaneamente scende sul mio pene dolorosamente duro prendendolo in bocca, succhia e spinge tutte e tre le dita, pompa ed appena le sfila, spingendole poi più a fondo. Io impongo un ritmo veloce con le mani sui suoi capelli. Lo spingo per non smettere di darmi piacere e mi spingo sulle sue dita.

Gemo senza freni, sento che sto di nuovo perdendomi e non voglio. Questa volta non voglio venire da solo quindi, con ancora quel poco di lucidità che mi resta: “aaaah Kae, no…non voglio…da, da solo…sto per…vieni ti prego, ahngh”.

Toglie le dita da me e con un colpo solo mi penetra fino in fondo, lasciando libero il mio sesso. Io mi inarco e provo un forte piacere, lo sento grande e duro, lo sento crescere e pulsare nel più profondo del mio corpo.

Spinge veloce, a fondo e con una mano stringe il mio pene, ormai sono…siamo senza più freni e poi come se qualcuno avesse udito la mia preghiera, veniamo insieme. Lui dentro di me con un getto bollente di sperma, mentre io vengo nella sua mano che ancora mi racchiude.

Si abbandona poi senza forze su di me.

I nostri cuori battono veloci e riprendiamo fiato, rincorrendo l’aria.

Sono stanco, sfinito ed incredibilmente felice. Vorrei dirgli tante cose, ma ho perso tutte le forze, ho bisogno di dormire, ma lui è ancora dentro il mio corpo.

Mi piacerebbe restare così per sempre, ma…esce da me procurandomi un lieve fastidio.

Ad occhi chiusi lo cerco, lo abbraccio e gli bacio il petto accoccolandomi a lui, sento le sue labbra sulla tempia e la sua voce prima di addormentarmi: “ti amo”.

Fine