Disclaimer:I personaggi, non sono miei ma di T. Inoue.

La storia, invece, è la mia leggenda Mitologica preferita…in versione S.D., ovviamente!!!

Per reclami o insulti, aspettate che il mio psichiatra sia di ritorno dal Centro di Disintossicazione…

Strano…Godeva di ottima salute, fino ad un paio d’ anni fa…

Caspita!!! Proprio quando l’ ho conosciuto io! Che coincidenza pazzesca!!!

 

 

 


Persephone & Hades

Parte II

di Gojyina-chan

 

Kaede : Hades  (Dio del Regno dei Morti)                               Hanamichi: Persephone 

Ayako : Athena (Dea della sapienza e delle Arti)                     Kogure : Aprhodite (Dea della Bellezza)

Mitsui : Ares (Dio della Guerra)                                                  Sendoh : Apollo (Dio del Sole)

Miyagi : Ermes (Messaggero degli Dèi)                                       Maki : Zeus(Sovrano dell’ Olimpo)

Kyota : Eros (Dio dell’ Amore)                                                    Akagi : Demetra (Dea della terra)

Fujima : Poseidone (Dio dei Mari)                                               Hanagata : Asclepio (Dio-Medico)

Jin : Artemide (Dea della Luna)                                                    Fukuda : Efesto (il Fabbro degli Dèi)

 

 

 

         -  SECONDA   PARTE  -

 

 

 

“Togliti!” gli ordinò Hanagata, inginocchiandosi di fronte a lui, senza tuttavia essere ascoltato.

Kogure schiaffeggiò il bel viso di Kaede, ancora in stato di shock, facendo segno a Mitsui e Sendoh di allontanarlo dal corpo di Hanamichi, per permettere al Dio-Medico di visitarlo.

“E’ inutile!- sospirò quest'ultimo, sinceramente affranto-  Il veleno sta entrando in circolazione troppo velocemente e non c’è modo di fermarlo!” annunciò, tristemente.

“No!Maiii!!! – tuonò Kaede, facendo tremare persino la Terra – Mai! Gli donerò la mia Immortalità, rivolterò l’ intero Universo, ma lo devi salvare!!!” ringhiò, afferrando Hanagata per il colletto dell’ abito celeste, sollevandolo di peso.

“K…a…e…d…e…” mormorò Ayako, spaventata.

Era irriconoscibile!Gli occhi sgranati, pieni di delirante sofferenza, il viso arrossato e il respiro affannato. Era l’emblema del Dolore allo stato puro.

“Nostro…Signore…?” azzardarono a sussurrare le due Furie rimaste.

“CHE VOLETE, VOI? TRADITRICI!!! E’ COLPA VOSTRA!!!” urlò il Dio, sconvolto.

“Forse possiamo salvarlo!” dissero le  ragazze, parlando all’ unisono.

“C…Come?!” chiese il loro confuso padrone, calmandosi immediatamente.

“Noi siamo nate dal sangue di Taoka (Urano), padre di Uozumi, quando questi lo ferì, nel corso della Prima Grande Battaglia, per il predominio dell’ Universo…”

“Certo!!! Si  può arrestare il flusso del veleno!” Hanagata si illuminò.

Subito, le due Furie, si tagliarono un polso ciascuna con i loro lunghi artigli, versando il proprio sangue, sulla ferita di Hanamichi.

“L’effetto del veleno di Uozumi, viene annullato dal sangue di suo padre Taoka!” spiegò il medico.

“Noi…non eravamo a conoscenza delle intenzioni di nostra sorella…Padron-Hanamichi è sempre stato buono con noi. Se avessimo saputo, l’avremmo fermata!” dissero le due divinità, profondamente rammaricate.

Hanagata, visitò nuovamente il rossino.

“Il veleno è stato fermato, ma…non so se abbiamo fatto in tempo!” mormorò corrucciandosi, mentre Kaede si passava una mano sugli occhi arrossati.

“Hana è un ragazzo forte! Si rimetterà presto, vedrai! - lo incoraggiò Mitsui, dandogli una pacca sulla spalla.

 

Al capezzale del giovane Dio, giunsero ad uno ad uno, Dèi e abitanti dei Campi Elisi, tutti affezionati al rossino.

Kaede, perennemente al suo fianco, osservava stupito ed orgoglioso, quelle dimostrazioni d’ affetto.

Chi gli parlava, chi desiderava donargli la propria vita eterna.

I bambini, gli portavano fiori di stoffa, proprio come aveva insegnato loro Hanamichi, in uno di quei tanti pomeriggi passati a giocare insieme.

“Hai visto? Sono tutti qui per te! Non…non puoi deluderli, sei il Tensai!” sussurrò Kaede al suo orecchio, con un filo di voce commossa e tremante.

Accarezzò il viso pallido del ragazzo che amava…piangendo lacrime silenziose.

“Non è colpa tua…” gli disse Ayako, appena rimasero da soli.

“Ho rovinato la sua vita, per migliorare la mia! Certo che sono responsabile!!!” gridò, il Dio corvino, adirato con se stesso.

“Ti ha protetto, incurante del pericolo! Vorrà pur dire qualcosa, no?”chiese, gentilmente la Dea.

“Sì, che è un Doha’o!” borbottò stizzito.

“Quanto sei scemo!” sospirò, esasperata.

“Hn” le rivolse il suo migliore sguardo truce .

“Sei…sei…Com’ è che ti chiama sempre?” domandò, sforzandosi di ricordare.

“B…a…k…a…” mormorò una flebile voce.

“Ah, giusto! Ba...!!!” Ayako sgranò gli occhi, indicando il letto.

“Hn? Che vuoi, adesso? Non ho mica parlato! Io sono…”

“Un…Baka…” continuò la voce, con una punta di divertimento.

“La smetti di…- Kaede si voltò così di fretta, da finire giù dal materasso- Ha…Hana…HANA!!!” gridò sconvolto, guardando le iridi dorate del suo sposo, osservarlo felici.

Lo prese subito tra le braccia, mentre Ayako correva a cercare Hanagata.

 

“Perfettamente guarito!” annunciò il Dio-Medico, sorridendo soddisfatto. Quel ragazzo gli era molto simpatico!

“Certo che sì! Sono un Tensai anche quando mi ammalo!” sentenziò Hanamichi, senza accorgersi d’ avere ancora il braccio di Kaede, intorno alle spalle.

“Doha’o!” sbottò il Dio, guardandolo male.

“Vado a dare la notizia della sua guarigione, prima che si pestino!” disse Miyagi, sparendo velocemente.

Poco dopo, anche Ayako e Hanagata andarono via, permettendo ai due sposi di rimanere soli.

Kaede, iniziò a sentire tutta la rabbia e la frustrazione, accumulati in quei terribili giorni.

DOHA’O!!!MILLE VOLTE, DOHA’O!!! Come t’ è venuto in mente, di fare una cosa tanto stupida?! Certo, sei Doha’o! Ecco cosa sei, la Divinità sacra agli idioti! Sarai il Dio più venerato della storia, visto il numero di deficienti che c’ è al mondo!!!  Stupido, cretino, scellerato, pazzo e …e…Dannazione!!! Non ho più aggettivi per insultarti!”  ansimò, tentando di riprendere fiato. Non aveva mai parlato così tanto in vita sua!

Hanamichi rimase in silenzio, la testa sprofondata in un morbido cuscino, il volto disteso in un leggero sorriso e gli occhi che brillavano di puro divertimento.

“Finito?” gli domandò serenamente.

“No!…Sì….Mi verrà in mente qualcos’altro da dirti!- borbottò cupamente, tornando a sedersi sul letto, con le braccia conserte- Perché lo hai fatto?” chiese, poi, con un filo di voce.

“Non lo so…io…non volevo che morissi…” rispose il rossino, ancora un po’ confuso.

“Non lo meritavo! Non…dopo tutto quello che ti ho fatto!”

Il mea culpa di Kaede, toccò nel profondo, il cuore gentile di Hanamichi.

“Vieni qui!” gli disse, tendendogli le braccia.

Rimasero a lungo, distesi sul letto, abbracciati.

Cullato da quel tepore, il Dio dalla pelle chiara, si addormentò, spossato da tutti quei giorni di veglia senza sosta.

 

Quando si svegliò, era ancora avvinghiato al suo sposo, che gli stava accarezzando la testa, pensieroso.

“Hn”

“Buongiorno anche a te!” sorrise divertito.

“Hn”

“Sei tornato normale, vedo! Eri piuttosto stanco, hai dormito tre giorni!” lo avvertì, il rossino.

“Hn”

“Ayako mi ha detto…che sei rimasto sempre accanto a me…Cos’ è? Volevi assicurarti che mi stessi levando dai piedi sul serio?” scherzò Hanamichi, allegramente.

Kaede lo spiazzò con l’ ultima frase che si sarebbe mai aspettata da lui.

“Ti amo.”

“………”

“………”

“Ri…ridillo…”

“Ti amo.”

“Ridillo!”

“Ti amo!”

Il rosso, si sporse verso di lui, donandogli un dolce bacio. Vero. Sincero. Il loro primo bacio, colmo d’amore e tenerezza.

Quando capì di starsi eccitando troppo, il Dio corvino, si scostò da quelle labbra tentatrici.

“No…aspe…aspetta…se continui così, non riuscirò a fermarmi…” lo avvertì, evitando di guardarlo in faccia.

“Chi te lo ha chiesto, scusa?” sorrise l’ altro.

“Tu…Vorresti…?- davanti al suo sguardo sbigottito, il rossino scoppiò in una fragorosa - Doha’o!!!” si schernì, arrossendo vistosamente.

Seguendo con l’ indice, la linea di un sopracciglio corvino, Hanamichi ritornò serio.

“Ciò che mi hai fatto quella notte, lo hai saputo cancellare a poco a poco, durante tutti questi mesi, in cui sei stato gentile, comprensivo, disposto ad ascoltarmi, accontentando ogni mio desiderio. Se non ti perdonassi, sarei colpevole di atto troppo  ignobile, mi capisci? ” spiegò semplicemente, continuando a sorridergli.

“Io…ti potrei far male…”mormorò, sfiorando una guancia dorata con le dita.

“Senza un pizzico di dolore, non si potrebbe provare un’ immensa gioia. Me lo hai insegnato tu, in tutto questo tempo!”

Sollevato dalla sua risposta, Kaede unì le loro labbra. Quanto aveva desiderato baciarlo di nuovo!

Ora, però, il rossino gli corrispondeva, affondando le mani nei suoi capelli scuri, mugolando di piacere.

Con amore e delicatezza, cominciò a toccare quel magnifico corpo dorato,con l’ intenzione di fargli dimenticare completamente, la violenza di cui era stato oggetto, in passato.

Hanamichi si rilassò. Quelle carezze erano colme di tutto ciò di cui aveva bisogno. Cura, attenzioni, rispetto e partecipazione.

Le labbra di Kaede scesero dalla bocca al mento, giungendo sino al collo, succhiando e leccando il suo pomo d’ Adamo, dal quale scaturivano gorgoglii deliziati.

Lasciando una scia umida di saliva, prese il primo capezzolo tra i denti, leccandolo avidamente, mentre con le mani, accarezzava la sua schiena, beandosi al tocco di quei muscoli guizzanti.

Sentiva le dita calde del rossino sulle spalle e le braccia, come se lo stessero incoraggiando a continuare, rassicurandolo.

Prese a solleticargli l’ombelico, sorridendo compiaciuto, quando lo sentì ridere sommessamente. Così soffriva il solletico, eh? Se lo sarebbe ricordato alla prossima rissa…

Prestando maggior attenzione, iniziò a dedicare infinite cure al bel membro svettante, che pareva compiacersi, per poi arrossire timidamente, sotto le sue carezze.

Con la schiena premuta sui candidi cuscini, in posizione quasi seduta, Hanamichi continuava a toccarlo, guardandolo affascinato.

Il Dio corvino, incrociò volutamente i loro sguardi, prima di prenderlo completamente in bocca, assaporando i gemiti del suo sposo. Gratificato, in seguito, dal nettare che fuoriuscì copiosamente dal pene arrossato.

Con la lingua, cominciò a corteggiare il delicato orifizio, il quale, allargandosi senza pudore, pareva invitarlo ad entrare.

Appena sentì la punta del membro di Kaede, così vicino al suo corpo, Hanamichi ebbe un istintivo fremito di paura.

“Va tutto bene, piccolo. Non ti farò del male!” lo rassicurò il moro, pronunciando quelle parole sulle sue labbra.

Abbracciandogli le spalle, il rossino nascose il viso sul suo collo candido, annuendo commosso.

Quando il suo amato si fu rilassato nuovamente, Kaede si spinse dentro di lui, piano e con la massima delicatezza possibili.

Al gemito estatico del consorte, iniziò a spingere, con forza crescente.

Mordendo e succhiando il collo dorato, prese la virilità eccitata del rossino, in una stretta sicura, movendo la mano al ritmo delle proprie spinte.

Kaede non si era mai sentito così, prima. La pelle scossa da fremiti incontrollabili, il calore intossicante del corpo di Hanamichi avvinghiato intorno al suo, le mani dorate che lo accarezzavano senza più pudore, il suono dei loro gemiti e dei cuori, che battevano all’ unisono…era…VIVO!

Attirò a sé quel corpo tanto amato, tirandolo a sedere e costringendolo a circondargli i fianchi con le lunghe gambe abbronzate.

Impalandosi violentemente sul membro del Dio corvino, il rosso raggiunse il piacere, che annunciò con un lamento roco e sensuale, che fece completamente perdere la testa al Dio dalla pelle candida.

Prese a muoversi sempre più in fretta e, massaggiato dai muscoli interni del suo sposo, impalandolo per l’ ultima volta, venne, rovesciando la testa all’ indietro con un grido che proveniva dal profondo della sua anima, appena ritrovata.

Sentire la bocca turgida del suo amore, leggermente aperta e umida, sulla sua gola e le mani delicate che continuavano a sfiorargli la schiena in lunghe carezze rilassanti, gli diedero una sensazione di Comunione Totale.

Rimasero stretti a lungo, i visi nascosti sulla spalla dell’ altro, seduti sul grande letto a baldacchino, ancora uniti intimamente.

Solo molto tempo dopo, riacquistando lucidità, Kaede si rese conto di piangere di gioia. Lacrime che sgorgavano anche dagli occhi scuri e profondi del suo giovane sposo.

 

“Che stai facendo?!” rise Hanamichi, sentendo qualcosa di fresco e umido, scivolare velocemente sulla sua schiena.

Erano a letto da giorni, recuperando il tempo sprecato in disagi e incomprensioni.

“Ti mangio…” fu la risposta poco rassicurante del suo sposo.

Disteso a pancia in giù, il rosso rise divertito.

Prendendo un grappolo d’ uva, Kaede staccò un acino, spremendolo piano e contemplando, affascinato, i rivoli di dolce nettare, che percorrevano giocosamente, la pelle dorata del suo amore, dalla nuca, lungo la spina dorsale, per poi andare a creare un piccolo laghetto, poco sopra l’ osso sacro.

Il Dio corvino, vi immerse la lingua, gustando il sapore fruttato misto a quello salato del suo compagno.

Con le candide mani, iniziò a massaggiare i glutei sodi dell’ amante, ricevendo, in cambio, un lungo gemito di piacere.

“Mmm…L’Ottava Meraviglia del Mondo!” dichiarò estatico, percependo al tatto, quei muscoli tonici, protetti da una pelle calda e vellutata.

“Hentai!” borbottò Hanamichi, imbarazzato dalla venerazione che sentì in quella voce tanto amata.

Ogni forma di pudore scomparve dalla sua mente, quando Kaede incominciò a torturare con la lingua il suo orifizio, arrossato da giorni di attenzioni sempre più gradite.

Puntellandosi su gomiti e ginocchia, accolse con gioia il corpo tiepido del consorte, inclinando leggermente la schiena, per creare un delizioso attrito, sicuramente apprezzato da entrambi.

“Sei diventato peggio di me!” sospirò, deliziato, il Dio corvino, aumentando le spinte, catapultando se stesso e l’ amato, in una dimensione fatta solo di sospiri e piaceri sublimi.

Il momento più dolce, per il rossino, era quello che seguiva l’ orgasmo, quando Kaede gli si stendeva sopra, mormorandogli all’orecchio parole d’amore con voce flebile, accompagnandolo fino al suo ritorno alla realtà, intrecciando le dita candide con le sue.

Si poteva essere più felici di così?

 

“…un anno intero di carestie, è sfociato in una serie interminabile di guerre…” gli stava dicendo Kogure, seriamente preoccupato.

“Hn”

“Akagi, vaga per le campagne in cerca del figlio, che crede scappato di casa…Così facendo, non adempie al suo dovere e la gente muore di fame…” tentò Ayako, non sortendo alcun effetto.

“Meglio per me!” si limitò a dire Kaede, evitando, volutamente, di raccogliere il significato di quelle parole.

“In questo modo, però…” azzardò Kyota, provando a farlo ragionare.

“E’ MIO!!! Ora che l’ ho trovato, nessuno me lo porterà via! - sibilò il Dio corvino - E’ la nostra legge. Lui è il mio sposo e deve rimanere al mio fianco!”

Le tre divinità se ne andarono, sconfitte, mentre Kaede ritornava dall’ amato.

Non trovandolo in camera, iniziò a cercarlo, sempre più agitato, ad ogni istante che passava.

Lo trovò nella Sala del Trono, vicino agli specchi che mostravano la vita terrena.

 

Padre…Suo padre, pallido e smagrito, che lo cercava lungo campi, una volta rigogliosi…

Terra arida…fiumi prosciugati…

Hanamichi, tentò di ricacciare indietro le lacrime, ma non potè nulla, di fronte all’ immagine di un bimbo di un paio d’ anni, circa, affamato e sporco, che piangeva solo e disperato, in mezzo ad un villaggio in fiamme…

Incapace di sostenere oltre il peso del proprio corpo, si lasciò cadere in ginocchio, coprendosi la bocca con una mano.

Era colpa sua…Ecco il prezzo della propria felicità…

Solo…colpa…sua…

Due braccia candide, avvolsero in una stretta possessiva, il suo corpo tremante.

“Andiamo…” mormorò la voce del suo amato.

Il giovane Dio, si lasciò condurre lontano da quelle terribili immagini.

 

Kaede lo vedeva…capiva…

I bei sorrisi, non erano più spontanei come prima…

Il suo calore, scemava di giorno in giorno…

Il senso di colpa, gli impediva di riposare bene…

Il suo amato, soffriva in silenzio…ma lui ne era cosciente.

Rimasero rinchiusi nei loro silenzi, parlando di tutto, tranne che di quell’argomento, tanto spinoso.

Hanamichi evitava parole che potevano ferirlo e Kaede taceva ciò che non sapeva esprimere…

 

Mosso a pietà, sia dai lamenti umani che da quelli di Akagi, il Sommo Maki, convocò l’ intero Pantheon, nel tentativo di trovare un accordo soddisfacente per tutti.

Dopo ore ed ore, non se ne veniva ancora a capo.

Kaede, voleva il proprio sposo con sé, mentre il Dio della Terra, rivoleva suo figlio, strappatogli bruscamente dal Dio più odiato da ogni essere vivente.

Hanamichi, rimase in silenzio per tutto il tempo, vedendo le due persone più importanti della sua vita, litigare aspramente a causa sua.

OOOOOOHHHH!!! BASTAAAA!!!” tuonò il giovane, gridando tutta propria rabbia e frustrazione, dovuta ai sensi di colpa.

Afferrò i suoi cari per la collottola, fronteggiandoli con i suoi occhi di braci incandescenti, lanciando, da quelle pozze oscure, lampi e fulmini minacciosi.

“E’ mio, è tuo, è suo!- urlò, esasperato, guardando il proprio sposo – Pensavo che avessi imparato a non trattarmi come un oggetto! Baka che non sei altro!!!

“Ma… HN!” tentò di replicare Kaede, zittito dalle iridi tempestose dell’amato.

E TU!!! TU che mi hai rotto per anni riempiendoti la bocca di parole come responsabilità, protezione e rispetto! Per un TUO problema personale, stai condannando a morte certa milioni di innocenti! VERGOGNATIII!!!!!” la sua sfuriata, fu sentita sino nelle profondità della Terra.

“Padre, scendi giù e fai rifiorire i campi di quelle povere creature mortali. Ti prometto che troverò una soluzione! Parola di Tensai!” affermò Hanamichi, serio e deciso.

“Non ti lascio a quello!” ringhiarono i due contendenti, all’unisono, indicandosi a vicenda e guardandosi l’ un l’ altro in cagnesco.

“Se non vi accorderete, giuro d’ innanzi a tutti i presenti che mi getterò nel Tartano!!!”( l’Inferno degli Dèi. Dove le divinità sconfitte in battaglia - vedi Urano, Crono e i Titani - trascorrevano l’ Eternità in una sorta di prigione scura e dolorosa; ND G)

“No!!!” gridò Kaede, stringendolo a sé.

Akagi sospirò tristemente, ridiscese sulla Terra e riportò i campi al loro antico splendore.

 

Finalmente, la Natura tornò a sorridere all’ umanità.

Hanamichi, tuttavia, era preoccupato.

Il divino padre, non poteva, da solo, controllare tutto quel delicato meccanismo di fioriture e coltivazioni continue.

Aveva bisogno di lui…

“Ehi?” la voce del suo sposo, lo indusse a voltarsi, cercandolo con lo sguardo.

Appoggiato ad una colonna, la sua bellezza nivea, contrastava con il marmo nero…

Bello. Gentile. Amato.

Non poteva separarsi da lui, sarebbe morto di dolore…

A meno che…

Un pensiero attraversò la sua mente, delineandosi a mano a mano che ne valutava i vantaggi e le conseguenze…

Sì! Poteva essere realizzabile!

Bisognava solo convincere il suo burbero, testardo, silenzioso, consorte…

 

Nella camera da letto, riecheggiavano soltanto i loro respiri.

Kaede si separò dal rossino, sdraiandosi sulla schiena e tenendolo stretto al petto.

A rompere il silenzio, fu Hanamichi, con una domanda che lo spiazzò completamente.

“Secondo te, quante posizioni esistono, per farlo?”

“HN?! Non saprei…un po’…”

“Ah! Bisognerebbe scriverle tutte, tipo…manuale, ecco…”

“Hn. Gli umani sono una razza strana. Prima o poi lo faranno!”

“Kaede?”

“Hn?”

“C’è…una cosa che…non ti ho ancora detto…”

L’ esitazione nella sua voce, lo preoccupò, costringendolo a trattenere un fremito di paura.

“Stai bene? Non è che il veleno…”

“Ti amo!” disse semplicemente il rosso, sorridendogli, con dolcezza.

La gioia del Dio corvino, fu presto sedata da un pensiero irritante, che lo rabbuiò.

“NO!!!”

“Gli umani…hanno diviso il tempo in anni…di dodici mesi ciascuno…” spiegò Hanamichi, trattenendo l’irritazione.

“Allora?”

“Sei mesi ciascuno!” affermò, sollevandosi a sedere.

“NO!”

“Mi butto nel Tartano!” sibilò infuriandosi.

“N…no…”

Il giovane Dio, appoggiandosi sui gomiti, usò l’ indice per tracciare immaginari percorsi, sulla pelle candida del consorte.

“Sei mesi…in cui potrai fare qualunque cosa…” precisò con voce vellutata, quella che sapeva eccitarlo da matti.

“N…non…Mmm…” mugolò il Dio corvino, sentendo il polpastrello dorato, muoversi attorno al suo ombelico.

“Sei mesi…in cui potremo contarle noi, quelle posizioni…Inventandocene qualcuna, magari..." suggerì sul suo orecchio.

“P…però…oooohhhh!”  la punta del membro, no! Era scorretto!!!

Tutte-tutte, Kaede…” continuò sulle sue labbra, mentre la mano dorata, iniziava ad …argomentare più…approfonditamente il discorso…

“Hnnnnn…” mugolò, affondando le mani sui suoi capelli purpurei.

“Non esiste gioia, se è fondata sul dolore altrui e io, con te, voglio essere felice, perché ce lo meritiamo…soprattutto tu! Lo capisci?”

“Vieni qui!” lo abbracciò stretto, sospirando rassegnato. Si era innamorato proprio del suo cuore buono e generoso. Come poteva arrabbiarsi?!

 

Così, il compromesso fu stipulato, con sollievo di tutti.

Per sei mesi, Hanamichi sarebbe tornato sulla Terra, accanto a suo padre, aiutandolo a far germogliare la vegetazione.

I restanti mesi, sarebbe ridisceso nel Regno Sotterraneo, accanto al suo sposo, lasciando il mondo al freddo.

E se proprio, il tempo impazziva… Beh, significava che i due innamorati, avevano avuto un…furtivo incontro amoroso!

 

 

                                                       - FINE SECONDA PARTE -

 

 

 

 

In teoria, la leggenda finisce così..... Ma, data l'occasione più unica che rara.... Assecondatemi, please!!! ^_______^ ; ND Gojyina-chan

E' quello che stiamo facendo da due settimane! -.- ND Hana&Ru

Cattivi!!! Mi sono mangiata dieci chili di miele per poter scrivere sta roba, sapete? >_< ND Gojyina

Non è che ne sentissimo tutto sto bisogno, a dire il vero...-.- ND H&R

INGRATI!!! VI HO DATO LE OTTO ORE MIGLIORI DELLA MIA VITA!!!!  ç______ç ND Gojyina

Stendiamo un velo pietoso;;;; ND Tutti

 

 

 

 

                                                               EPILOGO

 

 

 

“AAAAAAAAAAAAHHHHHHH!!!!!!!!”

“Ti amo, piccolo…” mormorò Kaede, facendogli appoggiare la schiena sul proprio torace.

“Lo so, Baka! Si vede ad occhio nudo, quanto mi ami!!!- ringhiò Hanamichi, indicandogli il ventre- E non fare quella faccia, sai? E’ tutta colpa tuaaaaaaaaHHHHIIIII!!!!!!” urlò di nuovo, all’ ennesima contrazione.

Dopo ventidue ore di travaglio, il giovane Dio, stava letteralmente impazzendo!

Kaede si guardò attorno, in cerca di una qualsiasi forma di rassicurazione.

Seduto sul grande letto a baldacchino, con la schiena premuta contro i cuscini, teneva addosso a sé, il corpo dolorante del suo sposo.

Abbracciandolo da dietro, sfiorò la sua guancia sudata con la propria.

Alla loro destra, ammassati  uno sull’ altro, giacevano i corpi privi di sensi di Kyota e Miyagi, ai quali Hanamichi aveva dato una sonora testata. Accanto ai cadaveri, Jin, seduto sul pavimento, che teneva tra le braccia il suo compagno, nelle medesime condizioni degli altri due.

Colpevole di essere entrato nella camera, esordendo con un “Ehilà, Hana! Come va?” e un sorriso trentadue denti, Sendoh, fu la terza vittima del rossino furioso.STONK! SBAM!

Risultato: le tre divinità erano svenute ormai da più di dieci ore.

Ayako e Kogure, seduti accanto al letto, gli lanciavano sguardi e sorrisi incoraggianti., mentre Hanagata preparava il fasciatoio e la bella volpe argentata, dono del Sommo Maki, dormiva placidamente, incurante del trambusto.Suo era il compito di allattare i nascituri.

 

“Ti è piaciuto il manuale, eh? Hentai, porco, maniacooooooooooHHHH!!!” gemette ancora il rossino.

Kaede ebbe l’ intelligenza di non fargli notare che quella era stata un idea del Tensai, altrimenti…

“G…Giuro che…non faremo più l’amore, va bene?”propose il Dio corvino, tentando di assecondarlo.

Come risposta, ricevette una serie di sguardi scettici, ad occhi socchiusi.

“Bastardo! Non ti voglio più vedereeeeeeeeeeHHHHHH!!!!!!” gridò il giovane Dio.

“V…Vuoi che me ne vada?” chiese, ferito.

“Nuuuuuuuu!!!- gli occhioni da cucciolo del suo sposo, lo rassicurarono…almeno fino a quando non aggiunse, con voce gelida - Se te ne vai, io con chi me la prendo?”

Sospirò affranto, una gocciolina di sudore, scese sulla sua tempia nivea.

Kaede non sapeva se provare, davvero, rimorso o preoccupazione, un’ incredibile gioia o trepidazione! Ma, in quel momento, fece ciò che gli sembrava più giusto. Aiutare il suo consorte.

Gli sostenne le spalle, deterse il suo sudore, gli ricordò la respirazione, assecondò, pazientemente, tutti i pensieri più assurdi del suo Doha’o.

 

Hanagata, sbuffò esasperato.

“Ma insomma! Dalla Notte dei Tempi, la gente partorisce, senza fare tutto questo strambustARGGHHHH!!!”

Hanamichi, lo aveva afferrato per il collo, avvicinando i loro visi, tanto da permettere al Dio-Medico, di vedere le lingue di fuoco, danzare in quelle iridi dorate, dilatate dal dolore e dalla rabbia.

“Prova tu a far uscire quattro cocomeri, dal buco di una serratura!!!” la voce gutturale del rosso, gettò i presenti nel più assoluto terrore.

“C…A…P…I…T…O…” rantolò il dottore.

Hanamichi, già pronto per l’ ennesima testata, fu prontamente fermato dal suo sposo, che gli afferrò saldamente le spalle e la fronte.

“NOOO!!! LUI, NO!- tuonò Kaede, allarmato- Hana, adesso concentrati - gli disse, prestando moooolta attenzione alle parole - Inspira ed espira, coraggio!” lo spronò, appoggiando le mani candide, sul suo ventre gonfio.

 

Con una contrazione più forte delle precedenti, dall’ ombelico dilatato del rossino, fuoriuscì un cono di luce, bianca e gelida. Pochi istanti dopo, fece capolino una creatura dall’ aspetto un po’ buffo.

Piccolo e puccioso, gli occhi azzurrissimi ed una cascata di capelli neri e spettinati, l’ esserino si sedette sul pancione di Hanamichi, guardando quei due tipi strani, con un broncetto delizioso.

Corrucciandosi, passando da un viso all’ altro, allungò le manine candide, subito afferrate delicatamente, dai due genitori.

Valutò quelle mani enormi, una dorata e l’altra del suo stesso colore, e annuì, serio in viso, come se stesse acconsentendo, ad averli come parenti.

L’INVERNO, con il quale sarebbe iniziato ogni nuovo anno.

Hanagata, lo prese in braccio, mettendolo nel fasciatoio, per visitarlo.

“..de…Ede…è uguale a te!” scoppiò a piangere Hanamichi, coprendosi la bocca con una mano.

Il suo sposo, nascose il viso commosso sulla sua spalla dorata, annuendo furiosamente.

Hanamichi, gli accarezzò dolcemente la testa corvina.

“Stai bene?” gli domandò, con un leggero sorriso.

“Hn” borbottò l’altro, vergognandosi non poco, per quell’emotività mal celata.

D’ improvviso, il rossino ricominciò a sentire delle fitte sempre più forti e, involontariamente, artigliò la mano tra i fili neri.

“Mi stai strappando i capelliiiiiiii!!!!!!!” gemette il povero Dio dalla palle candida.

Diverse contrazioni- e ciocche scure- dopo, un altro bagliore, stavolta rosa, fresco e profumato, si diffuse nella stanza. Un secondo esserino, venne ben presto alla luce.

Una bimba.Gli occhioni da cerbiatto, dorati e gentili, la pelle rosa chiaro, lunghi capelli biondi e serici. Attorno alla testa, aveva una corona di fiori rosa e lilla.

Di nuovo, la fase del riconoscimento e la piccola, sorrise gentilmente alle due divinità, sbattendo le lunghe ciglia.

La PRIMAVERA, la rinascita. Il ritorno alla vita, dopo il rigido freddo.

Salutandoli con la manina, fu anch’ella, portata via dal Dio-Medico, mentre Hanamichi si riposava qualche istante sulla spalla del suo consorte.

“Ha i tuoi stessi occhi…! " commentò Kaede, baciandogli la guancia arrossata.

“E’ molto bella e dolce!” disse il giovane Dio, serenamente.

“Hn. Dovrò tenerla d’occhio…” borbottò aggrottando le sopracciglia corvine.

“Già diventato un padre geloso?” scherzò stancamente, chiudendo gli occhi, per qualche istante ancora.

“Hn” si schernì il Dio dagli occhi azzurri, arrossendo vistosamente.

Hanamichi sentì le sue mani candide, accarezzargli delicatamente il ventre.

 

Kaede, lo aveva piacevolmente stupito, per tutto il periodo della gravidanza.

Inizialmente, le nausee e i continui svenimenti, avevano fatto pensare a qualche effetto collaterale del veleno di Uozumi.

Kogure ed Ayako, dissolsero i suoi dubbi, annunciandogli il lieto evento.

Quando, subito dopo, aveva riferito la bella notizia al suo sposo, Kaede era rimasto freddo e impassibile per diversi secondi, lasciando Hanamichi addolorato per quella reazione insensibile. Prima che potesse aprire bocca, lo aveva visto steso lungo-lungo per terra…Ma GUAI a chi osasse parlare di svenimento! ASSOLUTAMENTE, NO! Era stato…Come lo aveva chiamato?…Ah, sì. Un attacco acuto di Narcolessia fulminante!

……

Il suo Kaede era molto apprensivo, pur celandosi dietro la solita freddezza, sibilando un “Doha’o!” particolarmente duro, quando lo aveva colto in flagrante, mentre faceva qualcosa di troppo stancante o pericoloso…il problema, era che per lui anche camminare, la considerava un’ attività eccessiva, per le sue condizioni!

Di sera, lo aveva costretto a stendersi sul letto, massaggiandogli le caviglie gonfie, incurante delle sue proteste imbarazzate.

Gli era stato perennemente vicino, tenendo una mano- quando ne aveva avuto la possibilità, entrambe- sul suo ventre, come a voler controllare, in ogni istante, la salute dei bambini.

Ma i momenti più dolci, erano successi quando credeva il rossino addormentato. Allora, il Dio corvino, avvicinava l’ orecchio a quella pancia, ogni giorno più grande, trattenendo il respiro, quando aveva sentito un calcetto o i battiti dei piccoli cuori…

 

Riaprì stancamente gli occhi, sentendo l’asciugamano umido e fresco, che gli stava passando sul collo e sul petto dorati.

“Ci siamo quasi, piccolo!” mormorò il Dio dalla pelle candida.

“Tieni sotto controllo la tua…Narcolessia…” sogghignò il rossino, ricevendo, come risposta, il solito “Doha’o!”

Quando i dolori ricominciarono, Hanamichi afferrò saldamente la mano del suo sposo, puntellandosi sul materasso con quella libera.

Kaede si morse il labbro inferiore, soffocando un gemito. Gliela stava stritolando!!!

 

Ayako e Kogure, rimasti fino a quel momento in silenzio, trattennero il respiro, guardando la luce dorata, filtrare dall’ombelico del loro amico.

Un suo urlo più acuto dei precedenti, annunciò la nascita dell’ESTATE, che diffuse calore e gioia di vivere.

Lunghi e splendendi boccoli rosso fuoco, visino dorato e sorridente, la piccola tese le manine abbronzate verso i propri genitori, osservandoli con i suoi grandi occhi dorati. A quel contatto, rise deliziata, iniziando a giocare con le loro lunghe dita.

Oppose non poche resistenze ad Hanagata, che faticò parecchio per staccarla dal suo divertimento.

“E’ identica a te!…Anche nel carattere!” affermò Kaede, guardandolo in tralice.

“Mmm…Ti stai lamentando del sottoscritto, per caso?” chiese, voltandosi a guardarlo storto, ricevendo, in cambio, un dolce bacio.

“Hn. Ora ne ho due per le mani…avrò un gran da fare!” commentò, con gli occhi che brillavano di gioia.

 

Il rossino, ricominciò a mugolare.

“K…Kaede…N…Non ce la faccio…” sussurrò preoccupato, sentendo aumentare le fitte.

“Coraggio, piccolo! Sono qui! - Lo sostenne con il petto, appoggiando le mani nivee sulla pancia dorata, molto meno gonfia, sentendo un gran scalciare - Ci siamo, piccolo! Sei bravo! Sei il Tensai! Un ultimo sforzo!” lo incoraggiò, iniziando a vedere i primi bagliori, di un tenue arancio.

Hanamichi inarcò violentemente la schiena, con un ultimo grido di dolore.

Quando si riappoggiò stancamente sul torace del consorte, vide il loro bimbo.

Castano, pelle olivastra, occhi azzurri. L’AUTUNNO, dai colori caldi, ricordo della passata bella stagione, ma con l’atmosfera già fredda, che preannuncia il futuro gelo.

La creaturina, li guardò timidamente. Furono loro, stavolta, a tendere le mani, per farsi conoscere.

Dopo averci pensato su qualche istante, il piccolo li sfiorò, arrossendo lievemente.

Potevano andare. Certo, avevano della facce assurde, ma…andavano bene lo stesso! Parve pensare l’ esserino, un po’ impacciato…

“Come te!” esclamarono all’unisono le due divinità, prima di voltarsi a guardare l’uno il viso dell’ altro, allibiti.

“Si imbarazza per niente ed arrossisce, come un Doha’o di mia conoscenza!” gli fece notare Kaede.

“Sì, ma è imbranato e timido, come un tizio taciturno e burbero che frequento ultimamente!” puntualizzò Hanamichi, piccato.

“Doha’o?”

“Mmm?”

“Ti amo!” gli disse semplicemente, chinandosi a baciarlo.

“Anch’ io, Baka!” rispose ricambiandolo.

 

I due, poi, rimasero in trepidante attesa, aspettando il verdetto di Hanagata, mentre Kaede continuava a massaggiare delicatamente, il ventre ormai piatto, del suo giovane sposo.

“P…Perché ci mette così tanto?” gli chiese Hanamichi, con voce tremante.

“Sono quattro…ci vuole un po’. Stai tranquillo, piccolo…” ma anche lui, iniziava a preoccuparsi.

“E’ colpa mia!- gemette disperato- ho mangiato i peperoni con sopra il gelato al cioccolato!!!” vaneggiò il Dio dalla pelle dorata, ormai in preda al panico.

“Se è per quello, ingurgitavi anche la pasta al ragù, con panna montata e cetrioli, ma non credo che possa averli danneggiati…- si fermò un istante, per poi sbottare- Ti ho mai detto che avevi delle voglie stomachevoli?”

“Baka!- ringhiò, arrossendo furiosamente - Dopo tutta la fatica che ho fatto!!!” borbottò imbronciato.

“Sei stato bravo, piccolo!” gli ripeté, tempestandogli la guancia di baci.

La volpe argentata li guardò, un po’ perplessa, prima di riaccucciarsi nel suo angolino.

 

Hanagata, con i quattro pargoli in braccio, si voltò verso di loro, trattenendo un sorriso.

“Stanno tutti benissimo!” annunciò, facendo tirare un sospiro di sollievo a tutti i presenti.

I piccoli, volarono verso i loro genitori, ognuno con la propria scia colorata.

Primavera, si appollaiò sulla spalla di Hanamichi, strofinando la guanciotta rosa, contro quella del rossino, mentre Estate, gli si lanciò sulla testa, paragonando il colore dei loro capelli.

Accidenti, erano uguali-uguali!!!

Autunno si nascose, vergognoso, sul petto candido dell’altro papà, guardandolo in viso pochi istanti, per poi raggomitolarsi su se stesso, paonazzo, spiandolo di sottecchi.

Inverno, invece, scrutò attentamente quel tizio tanto simile a lui, con le braccine conserte, il broncio e l’aria di sfida. Bisognava subito mettere in chiaro chi fosse il più tosto tra loro!

Poco dopo, i bimbi, decisero di scambiarsi di posto e, Kaede, subì l’attacco delle proprie figlie!

La biondina gli tempestò la guancia di baciotti, mentre la rossa, seduta sulla sua spalla, gli tappò il naso con la manina, ridendo come una matta.

L’ultimogenito, osservò affascinato il bel volto del rossino, notando delle goccioline, fuoriuscire da quagli occhi dorati. Incuriosito, allungò un dito e ne assaggiò una. Strinse gli occhietti, la bocca piegata all’ingiù e la lingua di fuori. Un’ espressione buffissima! Erano salate!

Hanamichi scoppiò a ridere allegramente, facendo sciogliere all’ istante, il piccolo Inverno il quale, pur mantenendo broncio e cipiglio severo, aveva gli occhi che brillavano di gioia.

“Tesoro, ci so fare con i tipi come te! Ho conquistato il più burbero e cocciuto esemplare della vostra specie!” commentò il giovane Dio, guardando suo figlio.

“Doha’oOOHHIII!” gemette Kaede, quando Estate, gli infilò un dito nell’ occhio.

 

Le quattro piccole divinità, iniziarono a saltellare sul letto e sui loro corpi. Kaede avvolse nella sua stretta possessiva Hanamichi, che si adagiò sul petto largo del consorte.

Inverno ed Estate incominciarono a guardarsi in cagnesco. Il moretto, imbronciandosi con aria indifferente, e la bimba, facendogli le boccacce.

“Sai chi mi ricordano quei due?” rise il giovane Dio, voltandosi a guardare il suo sposo.

“Hn” annuì il Dio corvino, baciandogli la fronte dorata.

Nel frattempo, seduti sulle ginocchia di Hanamichi, gli altri due, facevano conoscenza.

Autunno, impacciato, si guardava le manine, mentre Primavera, aveva l’aria un po’ pensierosa. D’improvviso, parve avere un’ illuminazione, degna del Tensai.

Si tirò fino agli occhi la coroncina floreale, staccandone un fiore e regalandolo al fratellino, facendolo sorridere felice, ma rimanendo incastrata, con le manine rosa che vagavano nel buio più totale!

Kaede allungò una mano e le tirò su la corona di fiori con un dito e rimettendola al suo posto, ricevendo in cambio, un gran batter di ciglia allegro e riconoscente.

Sì! Doveva assolutamente tenerla d’occhio. Era troppo bella! Estate invece, per quanto stupenda, sapeva badare a se stessa, almeno così gli sembrava, visto il modo in cui stava facendo a botte col fratello maggiore…

“Sei proprio un Baka! Ti devo ricordare cosa hai fatto tu? Ora inizi a capire cos’ ha provato mio padre, quando mi hai rapito…” sogghignò il suo Doha’o.

“Hn” arrossì il Dio corvino, distogliendo lo sguardo.

 

La volpe argentata, emise un flebile suono, richiamando a sé i bambini, per la loro prima poppata.

“K…Kae…?” gemette il rossino, allibito.

“Hn?”

“Ma…lo sai che…ti somiglia?!” sbottò il rosso, guardando quell’animale.

“Hn?!” chiese confuso.

“La volpe…Ti somiglia!!!” ripetè Hanamichi, con più convinzione.

“Doha’o!”

“Baka…Kitsune! Sì, E carino! Baka Kitsune!” rise, accarezzandogli una guancia.

 

“Congratulazioni!” dissero all’unisono Kogure e Jin.

“Saranno quattro divinità molto importanti!” affermò il Dio della Luna.

“Come stai, Hana?”chiese premurosamente Ayako, andandogli vicino.

“Bene e …stanco!” sorrise il giovane Dio.

“Come farete, adesso?” domandò la Dea, guardando i piccoli che poppavano voracemente.

“Mio padre li vuole assolutamente conoscere. Allora, per evitare altre discussioni - precisò, indicandole il proprio maritino, già corrucciato – ho pensato di portarli a turno sulla Terra, tre mesi ciascuno.” spiegò Hanamichi.

“Un’ idea degna del Tensai!” approvò Jin, annuendo.

“Inizialmente, continuerò a dividermi tra qui e il Mondo Umano poi, quando saranno più grandi…Beh! Si muoveranno da soli, senza bisogno di me, così smetterò di fare aventi e indietro…” aggiunse, guardandolo di sottecchi.

“Hn?”

“Volevo dirtelo prima, ma…mi sono venute le doglie!” si scusò il rossino.

“Ti perdono, piccolo!” Kaede, lo strinse forte a sé. Era il giorno più bello della sua vita! Dopo quello in cui aveva visto il suo Doha’o per la prima volta, ovviamente!

“Saranno loro, ad aiutare mio padre con il clima e le fioriture della Terra. Così potrò stare con te!- aggiunse il giovane Dio, con un sorriso malizioso- Lui ne è stato entusiasta! Dice che sono troppo distratto e combina guai!” borbottò, imbronciandosi.

“Doha’o!” sorrise divertito, il Dio dalla pelle candida.

“Baka Kitsune! I semi sono tutti uguali, sai? Tsk! Solo perché una volta ho piantato un Baobab nell’Acropoli!” si lamentò, il rosso, sbadigliando.

 

“Beh! Vi lasciamo riposare. Ancora tanti auguri, ad entrambi!” sorrise Jin, portandosi via Sendoh, Kyota e Miyagi, ancora svenuti.

“Vado sull’Olimpo ad annunciare il lieto evento!” li salutò Kogure, sparendo a sua volta.

“La vera notizia, è che tu non sia svenuto di nuovo!” rise Ayako, attirandosi le maledizioni del moretto

“Narcolessia! Si chiama Narcolessia! E’ una malattia seria!!!” precisò arrossendo, mentre la Dea scompariva ridendo allegramente.

Hanagata si avvicinò al rossino, visitandolo con cura.

“Sta bene anche lui. – disse a Kaede, facendogli segno che si era addormentato- Lascialo riposare per qualche giorno.”

“Ti…ringrazio…per tutto…” borbottò il Dio dei Morti, visibilmente imbarazzato.

“E’ speciale. Se è riuscito a trasformare una persona tanto insopportabile come te, in un essere quasi passabile…” commentò il Dio-Medico, con un sorriso, ponendo, così, fine alla loro lunga antipatia.

Dopo un ultimo controllo ai bambini, anche lui si congedò.

 

Rimasti soli, Kaede sistemò meglio le coperte, affondando nei morbidi cuscini, con Hanamichi addosso.

Il suo sposo, nel sonno, si voltò a pancia in giù, appoggiando il viso contro la sua spalla nivea.

Era bellissimo, anche in quel momento. La pelle arrossata, la stanchezza evidente e i capelli scompigliati, come dopo aver fatto l’amore.

Gli sfiorò la schiena dorata con leggere carezze rilassanti.

Era fiero, orgoglioso, del suo rossino!

Da ragazzino spensierato, sempre in cerca di divertimenti, si era trasformato in un uomo amato e rispettato da tutti. Certo, ogni tanto aveva delle idee assurde, ma se ne era innamorato proprio per quel suo impeto, quell’energia esplosiva.

Kaede era…felice. Veramente, felice.

Stringeva a sé il suo amore, guardando i loro bambini. Non sarebbe mai più stato solo ed era tutto merito del suo Hanamichi!

Gli aveva insegnato così tanto! Ora, finalmente, capiva a cosa servisse vivere.

Pur di provare una gioia simile, valeva la pena di lottare, affrontando pericoli e difficoltà quotidiane!

 

Inverno ed Estate, ricominciarono a litigare, tirandosi piccoli calcetti, che colpirono, involontariamente il povero Autunno, che iniziò a piangere disperato.

A quel suono, Hanamichi riaprì gli occhi, sollevandosi, stancamente su un gomito.

“Cuccioli, venite qui!- mormorò con una voce talmente roca e sexy, da eccitare impietosamente il Dio corvino – Hentai!” sogghignò il rosso, sentendo la sua erezione, premere sulla propria coscia dorata.

“Colpa tua!” borbottò arrossendo.

Il rossino, spostandosi accanto a lui, attese l’arrivo dei bambini.

Autunno si fiondò tra le braccia del tizio salato, ancora con i lacrimoni, felice d’essere coccolato da quelle grandi mani dorate, mentre il piccolo Dio imbronciato, rimase un po’ sulle sue, svolazzando intorno ad Hanamichi. Ma quando il giovane Dio, gli tese una mano, guardandolo di sottecchi, gli si lanciò addosso, beandosi del suo calore.

La biondina saltò sul petto del papà con i capelli neri, regalandogli un fiore rosa che mise tra i suoi capelli, battendo le manine, soddisfatta della sua opera. Con un grande sbadiglio, gli si accoccolò contro, addormentandosi quasi subito.

Il Dio corvino, osservò l’ultima figlia, ancora in piedi .

Estate sembrava avere ancora energie da vendere, seduta sul suo torace, infatti, si guardava intorno, con aria annoiata.

Se aveva preso davvero dal suo amore, però…............1…...........2…...........3!

La rossina crollò in un sonno profondo, sotto gli occhi divertiti del suo papà.

Erano tali e quali! Sorrise Kaede, sistemandola vicino alla bionda sorella, aggiustando per bene le coperte sui corpi del suo sposo e dei loro bambini, che dormivano beatamente.

Si sporse a dare un leggere bacio sulla fronte di Hanamichi, nuovamente sopito.

Sospirò, allegro e soddisfatto, attirando l’attenzione della volpe che sollevò la testa, guardandolo negli occhi.

Il Dio corvino sobbalzò.

Per tutti gli Inferi!    

Gli somigliava davvero!!!

 

                                                                 

                                                              -OWARI-