Le parti in corsivo sono flashback

Per ricordare, per dimenticare

di Lidia


Capitolo 9

 

Il volo nel vuoto.
Solo aria intorno a lui.
Lo schianto sugli scogli.
La fine.
Niente di tutto di questo.
Quando era ormai troppo sbilanciato per poter ritornare sulla sua decisione si sentì afferrare per la vita e sbattere a terra senza troppi complimenti.
-Che diavolo credevi di fare?- lo apostrofò con rabbia – Credi che suicidarsi sia il modo migliore di risolvere la situazione?- 
Sdraiato sulla schiena si ritrovò a guardare il suo salvatore dal basso in alto
Il sole gli impediva di guardarlo in faccia, ma riconobbe immediatamente la voce.
Damon.
-Perché mi  hai fermato? Sarebbe stato meglio per tutti se non fossi mai nato. Mio fratello sarebbe ancora vivo. Mio padre sarebbe più felice e soprattutto tu avresti avuto Ray.-
Il ragazzo dai capelli rossi si lasciò cadere in ginocchio accanto a lui.
-Di che cosa stai parlando?- 
-Di te e Ray. Si vedeva lontano un miglio che eri innamorato di lui. -
-Di Ray? – Damon lo guardava con gli occhi spalancati in un espressione di stupore – Io innamorato di Ray? Ti sbagli. Era il mio migliore amico. Nient’altro. - Damon chinò la testa. I capelli gli scivolarono sul volto fino a nasconderlo. Meglio così perché il suo viso era diventato più scarlatto dei suoi capelli. - Io sono innamorato di te. - continuò con la voce talmente flebile da essere a mala pena udibile.
Justin era esterrefatto.
-Innamorato di me? Ma non dire stupidaggini. E’ dal momento in cui ci siamo incontrati che non fai altro che dirmi che non mi sopporti e che mi provochi. Non mi sembra il modo di comportasi  così con qualcuno a cui si vuole bene. -
-Non conosco nessun altro modo per volere bene a qualcuno. E comunque preferisco il tuo odio alla tua indifferenza. -
-Questa è la peggiore dichiarazione d’amore che abbia mai sentito. -
Il viso di Damon divenne più rosso dei suoi capelli.
-Abbi pazienza. - mormorò imbarazzato -E’ la prima volta che ne faccio una. -
-E cosa credi? Che basti una bella frase per farmi dimenticare come mi hai trattato negli ultimi due anni? Credi che basti qualche bella parola per farmi innamorare di te?-
-Non mi aspetto che tu mi ricambi. Mi basta starti accanto. Vederti ogni tanto. Vederti sorridere. E soprattutto non vederti più soffrire per colpa mia. -
-Colpa tua? Tu cosa centri?-
-Ho dovuto scegliere. Da una parte la felicità del mio migliore amico. Dall’altra parte la mia. E’ stata una decisione facile. Quando Ray mi ha chiesto un aiuto per conquistarti ha fatto del mio meglio. Ho preparato una polvere molte potente per legarvi insieme. E a quanto pare ha funzionato fin troppo bene. Neanche la morte vi ha potuto separare. Per questo lui è ancora qui. Per questo tu soffri ancora. -
Justin rimase in silenzio.
Era stato ingannato.
L’amore che provava per Ray.
Falso?
Il dolore.
Falso?
La rabbia che sentiva dentro.
Vera!
-Maledetto!-  urlò scagliandosi contro Damon.

 

Damon sentì l’impatto del corpo di Justin quasi contemporaneamente all’insulto.
Si ritrovò a terra con Damon sopra di lui che sfogava tutta la sua rabbia colpendolo sul petto e sul viso.
In fondo era colpa sua.
Non avrebbe dovuto dirgli che gli voleva bene.
Per un attimo ripensò a quando l’aveva detto a sua padre ed in cambio si era ritrovato sbattuto contro il muro.
No, con Justin non doveva andare così.
Si era innamorato di lui a prima vista.
L’aveva visto il giorno del suo arrivo al liceo fermo di fronte alla scuola a guardare l’edificio.
Non era stato il suo aspetto a colpirlo.
Sì, era bello, ma di ragazzi belli ne aveva visti tanti nella sua vita.
Erano stati i suoi occhi.
Lo sguardo di chi è legato al proprio destino da catene indissolubili.
Catene che lo tenevano fissato al rancore che provava per il fratello scomparso, catene che lo tenevano legato ad un padre freddo che aveva già deciso della sua vita.
Anche se Damon non sapeva ancora nulla di Justin, aveva percepito tutto il dolore che provava.
Sembrava così triste e sperduto.
Gli occhi di chi si era richiuso dentro un guscio freddo e inscalfibile per non essere ancora ferito dal mondo esterno.
Damon aveva già visto molte volte quello sguardo, riflesso in uno specchio. Finalmente aveva trovato uno come lui.
Sì, era stato in quell’attimo che si era innamorato di lui.
Era stato tentato di avvicinarlo. Di abbracciarlo e dirgli di non avere paura. Che sapeva come si sentiva e che lo avrebbe protetto da tutto quello che lo spaventava.
Ma non ci era riuscito.
I suoi pensieri furono interrotti da un altro pugno.
Malgrado il dolore sorrise.
Negli ultimi due anni era cambiato. Ray aveva fatto tutto quello che lui non era riuscito a fare. A proteggerlo. A spingerlo a reagire. A crescere.
Prima che Justin lo colpisse di nuovo  riuscì ad afferrarlo per il polso attirandolo a sé.
Faccia a faccia.
Erano così vicini l’uno all’altro che solo pochi centimetri separavano le loro labbra.
Pochi millimetri.
Poi più nulla.
Fece scivolare la lingua tra le labbra serrate di Justin.  All’inizio non fu facile, ma poi il ragazzo si arrese.
Damon si era sempre immaginato il suo primo bacio come un esplosione nella testa, un fuoco d’artificio. Niente di tutto questo.
Nella sua mente gli riapparve la propria immagine quando da bambino era arrivato a casa di sua nonna.
Già, si sentiva come allora.

 

*** Seduto sul tavolo della cucina guardava quella signora fino a pochi minuti prima sconosciuta che girava i tarocchi sul ripiano del tavolo.
Rivedeva le carte che venivano girate lentamente.
L’innamorato.
La morte.
Guardò prima lo scheletro con la falce, poi la signora.
-Morirò come la mamma?- chiese timidamente.
Erano le prime parole da quando suo padre lo aveva trascinato via dalla sua casa caricandolo a forza in auto.
La donna sorrise e gli scompiglio i capelli.
-Non tutto è quello che sembra.
- gli rispose -Significa che ti legherai fino alla morte a chi bacerai per la prima volta. Per sempre. Quindi decidi con giudizio a chi concederai il tuo primo bacio. -***

 

Legato fino alla morte.
Legato per sempre.
Per sempre.
Sempre.
Le parole rotolavano nella sua testa mentre si staccava da Justin.
In bocca gli era rimasto il suo sapore della sua bocca più inebriante di qualsiasi alcolico.
Rimase a guardare il ragazzo sopra di sé.  Era così vicino che poteva vedere il proprio riflesso nei suoi occhi. Damon sorrise.
All’improvviso qualcuno afferrò Justin per la spalla e lo costrinse ad alzarsi.

 

Ray aveva guardato il suo miglior amico correre a perdifiato per la spiaggia.
-Lui mi vede?- mormorò sbalordito
Appena ripreso dallo shock della rivelazione, si era alzato e lo aveva inseguito.
Aveva fatto pochi metri quando iniziò a girargli la testa e fu costretto a fermarsi.
Si sentiva strano.
Quando Sean gli aveva restituito la fiaschetta era quasi vuota, ne rimanevano poche gocce.
Aveva buttato la testa indietro e si era lasciato cadere quello che era rimasto sulla lingua ed aveva atteso invano che succedesse qualcosa. Aveva creduto che per la scarsa quantità non funzionasse, invece aveva avuto solo un effetto ritardato.
Ray si accasciò sulla sabbia e iniziò a ricordare.

 

 

*** L’aria era tiepida in quella serata di fine primavera.
Teneva le mani in tasca, fermo sul ciglio della strada, accarezzando il biglietto che aveva trovato sul pavimento della propria stanza.
“Ti prego devo parlarti. Vieni da me. Damon ”
Damon che lo pregava. Non era da lui. Damon ordinava. Era più nel suo stile.
Doveva essere importante. Molto importante.
Si rammaricò di non essere andato subito da lui appena trovato il messaggio.
Immerso nei suoi pensieri non si era accorto che qualcuno lo aveva seguito ed ora si nascondeva nell’ombra proprio dietro di lui.
Guardò l’auto che si stava avvicinando.
I fari che illuminavano la strada.
Andava troppo forte.
Per precauzione Ray fece un passo indietro fino ad arrivare vicino alla siepe.
L’ombra dietro di lui si chinò silenziosamente raccogliendo una pietra.
Proprio mentre l’auto passava davanti colpì Ray alla testa con tutta la sua forza spingendone poi il corpo senza vita in avanti prima che si afflosciasse a terra.
Non era stato un incidente.
Era stato ucciso. ***

 

-Per lui? Vuoi dirmi che mi hai lasciato per questo qui?.-
Scott teneva Justin con il braccio ripiegato dietro la schiena mentre con l’altro braccio serrava la gola, rendendogli difficile respirare.
-Vuoi dire che ho ucciso Ray per sbaglio?- continuò Scott avvicinandosi all’orlo del baratro –Bene! Non sbaglierò ancora. -
Teneva Justin davanti a sé trascinandolo verso il ciglio della scogliera con l’intenzione di gettarlo giù, ma una voce dietro di lui lo bloccò.
-Allora sei stato tu. 
Scott si girò e si ritrovò faccia a faccia con Ray, il ragazzo che aveva assassinato pochi giorni prima.
Per la sorpresa allentò la stretta facendo scivolare Justin a terra.
Colto di sorpresa Scott fece un passo indietro, dove non c’era nulla, il vuoto. Mulinò le braccia nel tentativo di recuperare l’equilibrio. Ray si gettò in avanti cercando di afferrarlo, per un istante i loro sguardi di incrociarono. Scott tese la mano verso la sua ultima salvezza, ma passò attraverso quel braccio incorporeo e cadde nel vuoto.

 

-Tutto bene?- chiese Damon risollevandosi da terra.
Ray si voltò verso di lui con aria colpevole -Credo che questa volta ho combinato un vero guaio.-
Justin guardò prima il ragazzo fermo sul ciglio del burrone, poi il ragazzo dai capelli rossi.
-Tu lo vedi?- domandò rialzandosi in piedi
-Certo che lo vedo. Dall’inizio. Da quando sono venuto in camera tua dopo il funerale. Dovevo parlargli, ma poi, ho pensato che le cose dovessero seguire il loro corso. -
Justin e Ray si guardarono l’un l’altro. -Cosa doveva succedere?- chiesero all’unisono.
-Semplice. - riprese Damon, rivolto al ragazzo biondo -Dovevi ricordare il momento quando Ray ti aveva dato la polvere per legarvi insieme. Ricordando l’effetto sarebbe svanito, tu ti saresti accorto di non essere innamorato di lui e non avresti più sofferto per la sua perdita. Per questo volevo parlare con Ray il giorno che è morto. Volevo dirgli che doveva lasciarti libero di concedere il tuo cuore a chi volevi. Senza costrizioni. E anche che ero innamorato di te.- terminò arrossendo.
- C’è un piccolo problema. - intervenne Ray imbarazzato -Avevo preparato tutto. In fondo era semplice: dovevo semplicemente versare il caffè, aggiungere la polvere e metterci lo zucchero per nasconderne il sapore. Poi, non so come sia successo. L’ho fatto bere, l’ho baciato e solo dopo che lui se n’era andato mi sono accorto che la bustina era ancora intatta sul ripiano della cucina. Devo averci messo lo zucchero due volte. Meglio così, - continuò Ray dopo un’alzata di spalle –se si fosse innamorato di me solo per uno dei tuoi sortilegi, tanto valeva che non si innamorasse affatto. Volevo restituirti la tua polvere, ma me ne sono dimenticato. -
-Vuoi dire che ho lavorato una settimana per fagli ricordare un avvenimento che non era mai accaduto? Che ho fatto tutta questa fatica per niente?-
Damon guardò il suo migliore amico, non era certo un ragazzo perfetto -Allora perché ti sei innamorato di lui?- chiese rivolto a Justin
Il ragazzo dai capelli biondi sorrise guardando il proprio ragazzo in viso. Un sorriso tenero e dolce, che Ray ricambiò immediatamente. I loro occhi brillavano, come una luce che provenisse diretta dal cuore.
-Lo amo perché mi fa sorridere. Perché mi fa sentire bene. -
Damon guardò i due fissarsi negli occhi, e all’improvviso capì che non erano filtri magici a bloccare Ray in questo mondo, né la vendetta per essere stato assassinato, né le promesse non mantenute.
Era l’amore di Justin che lo trattenevano.
Gli si avvicinò posandogli una mano sulla spalla.
-Devi lasciarlo andare. Solo se lo saluterai per sempre potrà finalmente riposare in pace. -
-No, non posso. Almeno devo prima abbracciarlo per l’ultima volta. - gemette Justin coprendosi gli occhi con le mani.
All’improvviso sentì che qualcuno lo abbracciava poggiando la testa sulla sua spalla. Un tocco gentile, la stessa piacevole sensazione che provava quando Ray lo teneva stretto.
- Ray.- sussurrò
E lo salutò per sempre.
Quando riaprì gli occhi vide che la persona che lo stava abbracciando era Damon.
-Eri tu nel vicolo?-
Damon iniziò a cantare a bocca chiusa la melodia che aveva già sentito la sera precedente.
Justin non ebbe bisogno di altra risposta.
Si guardò intorno.
Di Ray non c’era più traccia.

 

EPILOGO

 Ray era seduto sulla sabbia. Guardava Justin che nuotava tra le onde.
-Almeno è finito tutto per il meglio. Per fortuna che qualcuno vi ha visto sulla scogliera e ha potuto testimoniare che non siete stati voi a spingere giù Scott.-
Damon gli sedeva accanto, guardando anche lui il nuotatore
-E così non riesce più a vedermi.- continuò Ray fissando Justin che ormai era arrivato alla boa.
-No, ormai ti ha detto addio. Ha finalmente accettato la tua morte.-
-Mi ha dimenticato?-
-No, non si dimenticherà mai di te.-
-Tu però riesci ancora a vedermi. -
-Certo che ti vedo. Vedo te, e anche il fratello di Justin.- indicando una figura nell’acqua.
Ray guardò tra le onde.
C’era davvero qualcuno che nuotava accanto a Justin.
Qualcuno che gli somigliava molto.
Qualcuno che si era fermato a diciassette anni per sempre.
Sorrise. Finalmente Justin aveva fatto pace con suo fratello.
In fondo aveva progettato quella vacanza per questo.
-E vedo anche quel tuo piccolo amico dai capelli scuri. - continuò Damon accennando a Sean che sedeva accanto a loro.
Ray si voltò verso il ragazzino, non si era accorto che si era unito a loro sulla spiaggia.
-Dove sei stato fino ad adesso?-
-Ho avuto da fare. - gli rispose con un sorriso malizioso.

 

 Chris pigiava l’acceleratore a tavoletta.
L’auto correva lungo la strada che rasentava la scogliera.
Quel biondino l’avrebbe pagata.
Nessuno poteva trattarlo a quel modo.
Aveva certi amici che gli avrebbero chiuso la bocca per un po’.
Oh, certo. Non voleva che gli facessero troppo male. In fondo aveva bisogno di lui, ma di certo gli avrebbero dato una bella lezione.
Già se lo immaginava in ginocchio negli spogliatoi, con i polsi legati.
Sarebbe stato divertente rimanere a guardare
E alla fine Justin lo avrebbe pregato di poter fare tutto quello che gli veniva chiesto.
Chris sorrise a sé stesso.
Solo un velo gli rimaneva da togliere.
Come faceva a sapere dell’incidente?
Non poteva averlo visto.
Non c’era nessuno.
E come faceva ad essere al corrente di quello che era successo sei anni prima?
Chi poteva averlo informato di una storia così vecchia
Erano anni che non ci pensava più. Aveva completamente dimenticato tutta la faccenda.  In fondo non era colpa sua se quel ragazzino, accidenti, come si chiamava ….ah, sì, Sean…
-Finalmente ci si rivede!-
La voce lo colse di sorpresa.
Si girò verso il sedile del passeggero.
Sean era lì, accanto a lui e lo guardava con sfida.
Chris perse il controllo dell’auto.
L’auto sbandò.
Diversamente all’incidente di qualche giorno prima, non riuscì riprenderne il controllo e finì fuori strada

 

Ray guardò Justin che aveva doppiato la boa ed era tornato verso riva.
Guardò il ragazzo con l’acqua che gli arrivava alle ginocchia e i capelli bagnati che gli attaccano al viso.
-Vieni a nuotare .- gridò rivolto a Damon
-Non posso. Non so farlo. - gli rispose il ragazzo dai capelli rossi.
-Non importa. Posso insegnarti .-
Damon non accennò ad alzarsi.
-Vai! – lo spronò Ray –Devi andare!-
Damon si alzò da terra e si diresse verso Justin sorridendo. Entrò in acqua senza neppure togliersi le scarpe e si inoltrò tra le onde fino a quando l’acqua non gli arrivò alle ginocchia. Non smise neanche per un attimo di sorridere.

 -Dobbiamo andare anche noi.- 
Sean strattonava Ray per incitarlo ad alzarsi, ma il ragazzo teneva il viso rivolto alla coppia in acqua.
-Ma si metteranno insieme?-
-Certo, - gli rispose Sean –e vivranno per sempre felici e contenti. O almeno di proveranno. Adesso andiamo. -
Ray si incamminò di mala voglia tenendo sempre il viso verso i due.
Vedendolo ancora esitante lo consolò Sean –Tranquillo, puoi sempre tornare a controllare. -
Ray sorrise e lo seguì.

 

Ti indicherò un filtro amoroso, senza veleni, senza erbe, senza formule magiche: se vuoi essere amato, ama!
Seneca

 

 

Fine

 


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