Le parti in corsivo sono flashback
Per
ricordare, per dimenticare
di Lidia
Capitolo
6
-
Sveglia….-
Il primo schiaffetto lo colpì sulla guancia.
Non era tanto forte da far male, ma gli fece riprendere i sensi.
- Sveglia…- ripeté la voce sopra di lui prima di colpirlo di nuovo.
Justin aprì gli occhi a malincuore chiedendosi quanto tempo era passato,
raggomitolandosi sull’asfalto.
- Sei sveglio?-
Guardò la figura sopra di lui. I lampioni della strada gettavano un po’
di luce nel vicolo. Non molta da vederci bene, abbastanza per riconoscere
Chris che, senza tanti complimenti, lo afferrò per un braccio
costringendolo ad alzarsi in piedi e passandogli un braccio intorno al corpo
per non farlo scivolare di nuovo a terra.
Dalla posizione eretta il mondo girava come una trottola, ma non si sentiva
più così male.
- Cosa è successo?- chiese cercando di schiarirsi le idee
- Ti sei sentito male. Ti accompagno al cottage. -
Uscirono dal vicolo, Justin che di camminare normalmente senza troppo
successo, Chris che lo sorreggeva lasciandosi trascinare ogni tanto da una
sua sbandata.
Un passo alla volta si diressero verso la spiaggia.
-Vedi,
tutto si è risolto senza il nostro intervento. - commentò Sean rivolgendo
a Ray uno sguardo pieno di pazienza.
I due seguivano
la coppia che si allontanava vacillando tenendosi a diversi
passi di distanza.
-Davvero non può vederti? – chiese Ray.
-Sì, te l’ho già ripetuto un paio di volte: non può vedermi. -
Ray guardò le schiene dei due ragazzi davanti a loro.
-Perché?- chiese dopo un silenzio per qualche istante.
-Non lo so. - gli rispose Sean spazientito - E’ come se nel mio passato ci
fossero degli strappi. Ricordo solo qualcosa. -
-Ad esempio?- lo incalzò Ray incuriosito
Sean guardò il ragazzo davanti a lui.
-Ricordo che lo amavo… ma tante altre cose non le ricordo. Come sono
morto, per esempio. Forse per questo siamo tutte e due ancora qui. Nessuno
dei due ricorda l’ultimo istante. -
-Per questo cercavi di prendere la fiaschetta di Damon?-
-Sì, voglio ricordare che cosa è successo. E voglio sapere perché lui non
riesce a vedermi. -
Passo
barcollante dopo passo barcollante, i due erano riusciti ad arrivare fino al
cottage.
Le finestre erano illuminate.
Entrarono senza bussare.
Nel soggiorno Damon era ancora sveglio.
Era seduto sul pavimento intento a guardare i tarocchi distesi davanti a
lui.
Sollevò lo sguardo per squadrare la strana coppia che si trovava di fronte
a lui.
-Salve – lo salutò Chris con un sorriso – Ho riportato Justin a casa.
–
Damon annuì raccogliendo in fretta le carte e gli indicò la porta della
camera da letto.
-Di là. Esco per un po’, così non vi disturbo. - aggiunse dirigendosi
verso la porta.
Chris lo guardò uscire e poi si voltò verso Justin che era arrossito.
Sean
e Ray arrivarono al cottage appena in tempo per vedere Damon che usciva e la
porta che si chiudeva alle spalle di Justin e Chris.
-E vai! – gridò Ray dirigendosi verso la stanza chiusa.
Stava passando attraverso la porta quando Sean lo trattenne per un braccio.
-Cosa intendi fare!- tuonò
-Voglio solo dare un’occhiata per vedere se va tutto bene. -
-Dare un occhiata? Ma cosa sei? Un pervertito?-
-Perché oggi tutti mi danno
del pervertito?- commentò Ray alzando gli occhi al cielo e allargando le
braccia fino ad urtare la fiaschetta d’argento che si trovava sul tavolino
accanto a lui facendolo cadere a terra -Solo perché voglio controllare che
Justin venga trattato bene?- si piegò per raccogliere la bottiglia e
rimettendola in piedi sul mobile. -Solo perché voglio essere sicuro che non
gli succeda nulla di male?-
Sean era ammutolito. Fissava il ragazzo di fronte a lui con gli occhi
spalancati.
-Co…co….co.. come ci…
ci… ci… ci sei riuscito?- balbettò indicando la fiaschetta.
Ray lo guardò senza capire cosa a cosa si riferisse.
-A fare cosa?-
-La bottiglia, idiota. Come hai fatto a prenderla?-
Ray lo fissò confuso, poi riprese la fiaschetta.
Tra le sue mani aveva assunto un leggero alone che la faceva sembrare come
sfocata.
- L’ho presa e basta. -
Era la pura verità. L’aveva fatto soprappensiero e solo ora si rendeva
conto di cosa significava.
Sean tese la mano, e sfiorò il metallo senza passarci attraverso.
Ray la stappò e gliela porse.
-Allora, proviamo?-
Sean non se lo fece dire due volte.
Chris
aveva chiuso la porta alle loro spalle e lo lasciò cadere sul letto.
Disteso si sentiva meglio, almeno la testa non gli girava, ma era rimasto
sconvolto dall’insinuazione di Damon.
Credeva davvero che fosse così…, così…, non riusciva a trovare la
parola adatta.
Si coprì il viso con il braccio.
Sentì Chris che si sedeva sul bordo del letto e gli toglieva le scarpe.
Ripensava a quando era nel vicolo e si era sentito così bene tra le sue
braccia, anche se per un momento aveva creduto che fosse Ray.
Il tonfo delle scarpe lasciate cadere sul pavimento lo distolsero dai suoi
pensieri.
Una scarpa…
Due scarpe…
Tre scarpe…
TRE?!?
Quattro scarpe..
QUATTRO?!?!
Aprì gli occhi.
Chris era seduto accanto a lui.
-Adesso via la maglietta. - gli disse spingendola verso l’alto e
approfittandone per accarezzargli il petto.
La sua era già sparita chissà dove. Non
riusciva a staccare lo sguardo da quel corpo abbronzato.
Per un attimo non vide più nulla. La maglietta gli ostruiva la visuale e
gli bloccava le braccia sopra la testa.
Chris la sfilò lasciandolo di nuovo libero.
-Va meglio?- chiese e senza attendere risposta, fece scivolare nuovamente le
mani sul petto, verso il basso, arrivando fino alla cintura slacciandola in
fretta e passando a sbottonare i jeans.
Justin era troppo confuso per fermarlo o anche solo per dirgli di smettere.
Si sentì afferrare per le spalle e girare a faccia in giù sul cuscino.
Chris si spostò in fondo al letto e gli fece scivolare lentamente i jeans
lungo i fianchi, più giù verso le caviglie, e poi togliendoglieli
completamente.
Non ci furono le carezze e i baci a cui Ray lo aveva abituato.
Chris entrò dentro di lui costringendolo a mordere il cuscino per non
gridare.
Anche se Chris lo stava trattando in maniera un po’ rude, Justin lo
trovava piacevole, e l’erezione che premeva contro il materasso ne era la
prova.
-Eppure, in quel vicolo, è stato così dolce – pensò
Ogni volta che sprofondava nel suo corpo gli strappava un gemito che
cresceva d’intensità ad ogni spinta.
-Altro che birra e vino, questo è il miglior modo di dimenticare. - pensò
Justin mentre Chris continuava a muoversi dentro di lui spingendosi ancora
più a fondo. -Oh sì…. SCOPAMI!.-
Chris si fermò solo per un attimo mentre Justin si rendeva conto di aver
espresso l’ultimo pensiero a voce alta.
Udì Chris ridacchiare riprendendo subito il ritmo mentre Justin,
imbarazzatissimo, nascondeva il viso nel cuscino. Non si era mai comportato
così neppure con Ray. Il sesso con lui era fatto di silenzio e leggere
carezze.
Quella sera si sentiva completamente diverso.
E si sentiva bene.
Sentì Chris irrigidirsi mentre veniva dentro di lui, per poi lasciarsi
scivolare sulla sua schiena.
Chris rimase per un attimo sdraiato sopra di lui, poi gli rotolò a fianco.
-Ho bisogno del tuo aiuto. - gli sussurrò accarezzandogli i capelli.
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