Scusate!!!! E’ la prima storia che provo a pubblicare, il primo capitolo
non e’ proprio yaoi…Non preoccupatevi; mi rifaro’. Ogni suggerimento sara’
apprezzato, ma vi prego rispettoso…per quanto portarmi rispetto viste le
cose che scrivo possa risultare difficile…. sono pur’ sempre una persona…forse Perfect Circle parte I di Valentis56
Lo sapeva, lo aveva sempre saputo….Eppure anche adesso che il fato gli si era rovesciato addosso in tutta la sua cieca crudelta’ non riusciva a capacitarsene. …….” E’ la maledizione di Amoi, tuttii i biondi della tua famiglia prima o poi finiscono per pagarne le conseguenze, Ivan”. Tutto era iniziato nella stanza di Delilah ; lei si era alzata dal letto ed infilata sotto la doccia. Ivan era rimasto nel letto sfatto godendosi la pace post-coito. Fuori mille goccie di pioggia battevano contro i vetri. Dal bagno proveniva lo scrosciare dell’ acqua , Ivan si era immmaginato il corpo di lei circondato dai vapori dell’acqua calda profumata dai sali e si era alzato dal letto per raggiungerla sotto il getto cosi’ da scatenare le sue deboli e divertite proteste. Si avvicino’ alla porta pregustando la schermaglia ed all’ improvviso le sue gambe cedettero. Cadde per terra perdendo i sensi. Nella sua testa danzavano mille fuochi colorati ed un dolore sordo accompagnava ogni battito del suo cuore, poi mille voci presero ad urlare e sussurrare nelle sue tempie. Quando rinvenne era all’ ospedale. Delilah seduta accanto al suo letto gli poggiava una mano sulla gamba. ” Ivan, oh santo cielo. Non ti puoi immaginare che colpo mi hai fatto prendere!” Delilah era bianca come uno straccio in faccia. “Che diavolo mi e’ successo?” “ IL dottore mi ha detto che non riescono a capire cosa tu abbia, che poteva essere grave…Oh madonna mia, non sapevano neppure cosa avessi…non sapevano quand..” “Quanto ho dormito?” la interruppe bruscamente. “ Ben’ svegliato simpaticone! Appena torni fra i vivi riesci subito a farti amare!” La donna mise il broncio ed Ivan sospiro’ “ Sei stato incosciente per due ore…Non hai ‘dormito’ e qualunque cosa ti facessero non riprendevi coscienza” Ivan scosse la testa cercando cosi’ di dissipare il caos che vi si era accumulato. “ Bhe’ se non altro e’ stata una fortuna che mi sia preso a casa tua” Cerco’ di sdrammatizzare alludendo alla vicinanza fra la casa della donna e l’ ospedale “ Hai attraversato la strada con me in collo mia eroina? “ Delilah sbuffo’ divertita allentando la sua posa furiosa e tornando a posargli una mano sulla gamba. In quel mentre entro’ il dottore, un tipo bassetto e biondiccio-smorto con dei lineamenti spigolosi e definiti…Un tipico abitante dei pianeti esterni a Laocoon. Vedendo I due giovani sorrise e chiese “ La signora e’ sua moglie? “ Ivan scosse la testa reprimendo una risata…provincialotto! Lo sguardo del dottore s’ induri’ mentre il sorriso si spegneva del tutto nel notare in lei l’ aria di chi nasconde con spavalderia l’ imbarazzo, e la fisionomia, chiaramente da forestiero di lui. “Ce la fa’ ad alzarsi e seguirmi o devo dire nal primario di venire qui? Tuttavia, in tal’ caso la signorina, non essendo congiunta, dovrebbe andarsene” “ Riesco a camminare” disse lui mettendo le gambe fuori dal letto. Delilah gli dette una mano ad alzarsi..Neppure un capogiro; si congratulo’ con se’ stesso e preso un passo spedito fece cenno al dottore di fare strada. Certo che non era stata una grande idea scegliere come sede del suo primo incarico diplomatico il pianeta Tete. Insomma era giovane e finche’ ci si puo’ divertire si deve…E lui? Da bravo coglione aveva scelto un pianeta periferico dominato da governi di stampo religioso. Gli altri avevano fatto certe faccie sapendolo! Perche’ , si’ su quel’ pianeta il lavoro era quasi niente, ma era pure vero che il posto non aveva nulla da invidiare ad un obitorio in quanto a vivacita’ culturale. Tanto peggio, si era detto, avro’piu’ tempo da dedicare alla musica. Ed anche quando quest’ ultima scusa era venuta a mancargli se ne era fatto una ragione della noia nera in cui a volte piombava…Era li’ solo perche’ voleva essere il piu’ lontano possibile da casa, dalla sua famiglia… “ Siamo arrivati” La voce del dottore lo riscosse dai suoi pensieri. Erano arrivati davani ad una pesante porta di legno “ Entri ,prego” disse il dottore aprendola. Ivan entro’ in un ufficio piuttosto spoglio ed ordinato. Due divanetti marroncini, mensole con libri di medicina rilegati in pelle ed una grande scrivania su cui erano posati un computer e delle carte con intorno alcune sedie. Il primario gli sorrise cordiale da dietro il tavolo facendo cenno al giovane dottore di uscire chiudendo la porta. To’ ,penso’ Ivan guardando l’arredamento (soprattutto la porta), e’ come essere nello scorso millennio.. probabilmente il computer e’ ancora piu’ vecchio. “ Salve signor’ Arganti ,devo dirle che il suo svenimento ci ha profondamente colpito..” Ivan scatto’ sulla difensiva “ Che vuole che sia, probabilmente un calo di pressione..o qualsiasi altra cosa..” Il primario sorrise bonario come chi spiega ad un bambino. “ Non credo, vede..” prese a giocherellare con una matita “..come da prassi le abbiamo fatto alcuni esami. Ed I valori sono risultati del tutto normali, per cui la ho chiamata per consigliarle vivamente di fare controlli piu’ approfonditi ..” Non era del tutto sincero,sembrava che volesse aggiungere qualcosa. Ivan ringrazio’ l’oppio dei popoli che impone di non cercare troppo oltre. Era calato un silenzio imbarazzato ed il primario evidentemente si aspettava che fosse lui a chiedere qualcosa. “ Bene, la ringrazio per l’ avvertimento, seguiro’ il suo consiglio. Tuttavia, vede, ho urgenza di tornare su Mana..Sono un diplomatico, ed il mio mandato qui e’ terminato, la mia partenza era prevista per domani… Non so’ se vorrete trattenermi. Tuttavia se,come mi avete detto, I risultati delle mie analisi rientrano nella norma non ne vedo alcuna ragione. Non e’ d’accordo dottore?” Il primario si morse le labbra “ Infatti se lei non volesse non potrei trattenerla,ed i risultati delle analisi mi obbligherebbero a dimetterla sedutastante, ma mi dia retta, cerchi di approfondire arrivato sul suo pianeta.” “ Grazie, arrivederla” Ivan aveva gia’ chiuso la porta alle sue spalle. Aveva ancora addosso i vestiti che Delilah gli aveva infilato di fretta portandolo, per cui doveva solo recuperare il suo cappotto che la ragazza aveva lasciato nella camera di pronto soccorso Sbirciando dalla parete a vetri si accorse che se ne era andata. Entro’,prese cappotto e scheda personale e si diresse verso il banco delle dimissioni dove una sorridente infermiera passo’ la sua carta mgnetica sotto un laser. Usci’ sotto un cielo nero ed umido, la minuta figura di Delilah lo aspettava sotto il portico di un condominio. “ Mi hanno dimesso, non era nulla “ disse guardandola tirare da una sottile sigaretta. “ Adesso che hai in programma di fare?” “ Devo tornare all’ ambasciata e sistemare un po’ di cose, “ lei alzo’ gli occhi verso il giovane “ se tutto va’ bene domani saro’ sulla via del ritorno” Delilah sorrise. “ Sei fortunato, tu te ne vai da questo pianeta. Mentre a quanto pare a noi miseri impiegati delle ambasciate non e’ dato di fuggire, perdipiu’ scegliendo pure la nuova destinazione “ Ivan la guardo’ in volto, terribile ragazzina. Nei sui occhi lesse un pizzico di invidia. “ Dai non preoccuparti ci sara’ qualche altro sfigato con cui potrai provarci” Disse lui schivando il temibile colpo di borsetta che gli stava per arrivare in faccia. Lei sbuffo’ divertita “ Senti, qui non e’ facile per una ragazza avere uno stile di vita decente..” “ Non riesci neppure a vivere senza il...” “ O tappi il cesso, o ti stacco la lingua” Ivan rise. Delilah era una persona grandiosa ed insieme lui e lei stavano bene; eppure tra loro non vi era che una calda amicizia resa decisamente poco ortodossa dal clima statico e vuoto dei giorni noiosi. “ Ma prima di darti devi dirmi come fai a farti assegnare alle ambasciate del pianeta che piu’ desideri visitare.. Naturalmente senza darlo a qualche pezzo grosso..” Ivan sorrise con aria di superiorita’ “ Intelligenza superiore a qualsiasi media “ “ Seee “ “ Guarda che non sto’ scherzando..” disse riprendendo un aria seria “ ..Ho superato tutti gli esami in tre mesi e con il massimo dei voti. Sono ilpiu’ giovane che mai abbiano preso, ed inoltre basta sparare previsioni politiche giuste al momento giusto, et voila’ “ “ Bene, allora signor’ genio io me ne rientro a casa. Teniamoci in contatto ,ok?” “ Se proprio non trovero’ nulla di meglio da fare…” “ Schiantati con quello shuttle! “ Ivan rise. “ Grazie madame, buonanotte ed arrivederci.” Lei spari’ nell’ atrio sventolando una mano. Il mattino dopo Ivan lasciava i confini del sistema di Laocoon diretto verso un posto in cui si era ripromesso di non tornare mai piu’, casa….
IL viaggio fu come ogni altro che poteva ricordare e quando il portellone dello shuttle si apri’ rivelando la sagoma familiare delle torri di controllo usci’ assonnato e di pessimo umore. Era a casa, nell’ unico pianeta che realmente detestava, dove si era giurato di non tornare mai piu’. La sua famiglia era immigrata su Mana, capitale del sistema di Laocoon, ai tempi di sua nonna. In realta’ sua nonna era solo un neonato quando un uomo dai capelli rossi con un evidente sfregio in faccia era uscito da una navicella di emergenza con lei e suo fratello gemello in braccio. Venivano da Amoi, la piu’ grande potenza tra tutti i pianeti di tutti i sistemi; il pianeta governato da un dio dichiaratamente creato dall’ uomo. Fuggivano da qualcosa ed erano ben’ intenzionati a non dichiarare neppure di venire da li’. Sua nonna, Anagesis, a soli diciotto anni aveva avuto sua madre e poi altri sei bambini, di cui quattro nati morti…Tutti e quattro avevano ereditato da lei gli splendidi capelli biondi. A trentasei anni Anagesis era impazzita e morta nell’ arco di soli nove mesi. Pure sua madre aveva splendenti capelli biondo oro, ed anche lei lo aveva avuto giovanissima. Due anni prima aveva iniziato ad impazzire ed era morta pure lei fra urla che Ivan ancora non riusciva a scordare.. ormai gli avevano detto la verita’ sulle loro origini. Gia’ sapeva che quello sarebbe stato pure il suo destino. Lo stesso destino era toccato a suo zio; anche lui, inutile dirlo, biondo. L’uomo dai capelli rossi quel lontano giorno si era dichiarato di Ses, e sebbene la cosa fosse palesemente falsa sembrava che nessuno se ne fosse mai accorto. Non aveva presentato nessun’ documento, era sbarcato nel porto privato del primo ministro ed aveva preteso nuovi documenti. La lunga serie di ricatti e menzogne che era servita a mettere a tacere chiunque sapesse della loro provenienza ed insediarsi senza troppe domande come una famiglia di immigranti venuti dal pianeta periferico gli era stata raccontata, insieme a questa vecchia storia, solo tre anni prima. Allo scadere del suo diciottesimo compleanno. E chi gliel’aveva raccontata era proprio lui…Quello che per anni era stato il suo vecchissimo ed adorato ‘nonnino’ dai capelli bianchi, ma che per un attimo, mentre gli raccontava, era tornato ad essere il piu’ grande broker del mercato nero che Amoi avesse mai conosciuto. Kaze. Lo stesso uomo che ora lo salutava dalla sala d’ attesa del porto degli shuttle.
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