TITOLO: Percorso ad ostacoli

AUTORE: Nuel

SERIE: Slam Dunk

PARTE: 1/1

PAIRING: Mitsui-Kogure

RATING:

DECLAMER: Tutti di Inoue, inutile dirlo!

NOTE: 1. Questa è una storia vera, accaduta ad una mia amica che, se sapesse come la sto usando, non mi rivolgerebbe mai più la parola!!!! Riguardo al gruppo di casinisti-rompiscatole, nella realtà io ero tra loro....

2. Nei miei intenti questo potrebbe essere un altro frammento, in tal senso è da collocarsi un po’ prima del cap1 di quella fic, quindi Hana’ e Ru’ non stanno ancora assieme.

ARCHIVIO: Ysal




PERCORSO AD OSTACOLI


di Nuel




Lo spogliatoio era vuoto, per fortuna, solo Kogure che finiva di riordinare il suo armadietto, prima di chiudere la palestra.

-Kogure....-

-Oh Mitsui! Pensavo te ne fossi già andato!-

-No, ecco.... volevo parlare con te....-

Mitsui si slanciò ad abbracciare le spalle del suo vice capitano, che gli dava la schiena, cogliendolo di sorpresa.

-Mi dispiace, Kimi’! Lo so che ho sbagliato! Ti giuro che non mi ridurrò mai più a quel modo.... non voglio che tu mi tratti gentilmente solo perché è il tuo carattere, voglio che mi dici che mi hai perdonato..... che ho ancora una possibilità....-

Kogure rimase immobile, in silenzio, ancora per un po’. Mitsui aveva reagito troppo male ad un incidente che non era poi così grave, si era buttato via ed aveva buttato via lo loro storia, appena cominciata. Era diventato un teppista, un violento, ma, alla fine, l’ amore per lo sport che li aveva fatti incontrare aveva prevalso e lui era ritornato....... da un paio di mesi si allenava tenacemente e con umiltà per recuperare il tempo perso e lui........ non poteva negare con se stesso che, quel sentimento che era sbocciato due anni prima, fosse ancora lì, che il suo cuore gioisse di orgoglio e speranza ogni volta che vedeva l’ impegno, la concentrazione ed il sudore su quel bel viso da diavoletto sfregiato.

-Hisashi, l’ hai sempre avuta-




>°-°< >°-°< >°-°<






Che bella invenzione i ritiri! La scuola aveva deciso di sfruttare le inutili vacanze per far allenare la sua preziosa squadra di basket, che, quell’ anno, aveva i numeri per vincere il campionato scolastico: un capitano colossale, una matricola d’ oro, un ottimo play maker, un ex MVP redento... c’ era anche quella fonte di disturbo perenne, però........ il tutto diretto da un eccezionale direttore d’ orchestra: il diavolo Anzai!

"E se non vincono li faccio bocciare tuttiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!" Aveva tuonato il preside, che, evidentemente, era stanco di finanziare una squadra che non vinceva neanche un pesciolino rosso da un bel po’ (Sakuragi!!!!!!!!!!!! Sei tu il pesciolino rosso!!!!!!!!!!!!!!!! e chi se lo immaginava!! Boccheggia un po’...... n.d. >°-°<)

Akagi guardava preoccupato il suo vice ed il suddetto ex teppista-ex MVP e, tra poco, ex uomo-ex vivo, se non la smetteva di fare sorrisetti idioti a Kogure, che poi, regolarmente, sbagliava i passaggi.... d’ altra parte li capiva: per loro era una specie di vacanza, senza i genitori tra i piedi, insieme 24 ore su 24, aveva persino fatto in modo di assegnare loro la stessa stanza..... ma guai a loro se passavano la notte in bianco e poi facevano i fannulloni durante il giorno! D’ altronde era l’ unico dei loro amici a "sapere", quindi, una mano gliela doveva pur dare! Se no che amico sarebbe stato?!


Gli allenamenti terminarono con sommo sollievo di tutti, che, dopo il viaggio in pulmino, non avevano neppure fatto in tempo a disfare le valige prima di dover sottostare ad un estenuante allenamento.

Finalmente nella loro cameretta, Mitsui e Kogure poterono concedersi qualche effusione in più, scambiandosi baci lunghi e profondi che, pur togliendo loro il fiato, li ricaricarono di tutte le energie spese in palestra.

Quando Anzai ed Ayako avevano annunciato la decisione del preside riguardo quel ritiro, erano stati più che felici: erano tornati assieme da poco più di tre mesi ed ormai la loro relazione era tornata ai livelli di quel primo anno di liceo in cui si erano conosciuti, innamorati e lasciati, vale a dire: tanti baci, qualche carezza furtiva e studiare (seriamente!) insieme a casa di uno o dell’ altro....... non che facesse differenza: una mamma o l’ altra era sempre tra i piedi!

Avevano stabilito che avrebbero dormito nello stesso letto e che avrebbero passato ogni istante libero assieme, lontano da sguardi indiscreti.

Quando furono sazi di baci, restarono abbracciati, a guardarsi sorridenti negli occhi. Mitsui aveva ancora la schiena appoggiata alla porta, dove aveva afferrato il suo ragazzo appena entrati nella stanza, e gli accarezzava pochi centimetri di schiena, sopra la camicia bianca, con un sorriso che si allargava sempre di più.

-Yuuuuhuuuuuuuuuuuu!- Esultò spingendo Kogure sul vicino letto, senza riuscire a fermare una risata felice che finì per contagiare anche l’ altro.

La risata terminò poco dopo lasciandoli uno sopra l’ altro, con ancora più voglia di baciarsi di quanta ne avessero avuta durante l’ interminabile allenamento.

Non avevano fatto programmi più grandi per quella loro fuga dalle famiglie, certo ci avevano pensato, e ne avevano anche parlato, ma avevano concordato che, se doveva succedere, doveva succedere spontaneamente, senza decisioni prese a priori. Poi erano arrossiti entrambi ed avevano abbandonato l’argomento. Ora, però, la posizione, faceva nascere in entrambi un desiderio diverso.

Gli occhiali di Kogure scivolarono contro le sue ciglia, appannandosi. Il vice capitano decise che sarebbe stato meglio toglierli, ma, uno volta fattolo, si ritrovò nella disperata situazione di chi vede a due millimetri dal proprio naso il volto della persona amata, circondato dal resto del mondo che sfuma a causa di una discreta miopia, mentre le pupille, improvvisamente secche, gli danno fastidio e, cercando il conforto delle lenti, solleva una mano per rimetterle al loro posto, ricordandosi solo allora di averle tolte. Kogure avvampò, improvvisamente disperato, senza altra via di fuga che chiudere gli occhi.

Al suo gesto Mitsui pensò bene di ricominciare a baciarlo con una calma del tutto nuova, dettata dalla meravigliosa consapevolezza di aver chiuso a chiave la porta.

Se Akagi non fosse giunto, con la sua consueta gentilezza a bussare alla loro porta, minacciando di abbatterla, per avvertirli che era ora di cena, probabilmente il giorno seguente li avrebbe sorpresi ancora immersi nella reciproca esplorazione del cavo orale.

Ricomponendosi e cercando di mascherare il rossore, scesero con gli alri, accusandosi a vicenda di non aver messo la sveglia dopo aver concordato di schiacciare un sonnellino.

Dopo un paio d’ ore trascorse con i compagni di squadra, più per dovere che per piacere, i due si avviarono con passo affrettato alla loro camera. Finalmente avrebbero avuto tutta la notte per loro! Si spogliarono, misero i pigiami dandosi le spalle, improvvisamente imbarazzati e si infilarono sotto le coperte. Mitsui abbracciò il suo vice capitano con più titubanza di quanta avesse mai avuto.

-Hai paura di stropicciarmi il pigiama?- Gli chiese Kogure, accoccolandosi contro di lui.

-No... no, io...- Mitsui si sentiva più impacciato di quanto avrebbe potuto immaginare.

-Buona notte, Hisa’- Disse allora Kogure sbadigliando di gusto.

-’Notte, Kimi’- Si rasserenò il ragazzo, stringendolo a sè e chiudendo gli occhi.

L’ alba trovò qualche fessura da cui intrufolarsi e svegliò prima della sveglia i due dormienti. Sollevati dal riposo e dalla consapevolezza che la loro prima notte era passata senza conseguenze, Kogure e Mitsui si salutarono con un bacio impastato ed un sorriso felice. Guardarono la sveglia e decretarono di avere almeno un’ ora e mezza a loro disposizione, prima della colazione. Fecero una tappatina in bagno, a turno, per darsi una rapida rinfrescata e si rituffarono nel caldo accogliente del letto, cominciando una lunga serie di bisbiglii e carezze indagatrici. Dopo neppure dieci minuti le maglie dei pigiami erano volate sul pavimento, per consentire una più completa esplorazione dei piani muscolari ed una conoscenza più approfondita di quelle rugose piccole cime che causavano delle sensazioni tanto piacevoli.

Un telefono prese a suonare in lontananza, inascoltato da un mondo che dormiva ancora.

Mitsui prese la mano del suo ragazzo e la fece appoggiare più in basso di quanto, spontaneamente, fosse mai andata, facendolo arrossire.

-Lo senti che effetto mi fai?- Gli soffio in una specie di supplica.

Kogure mosse imbarazzato le dita, in un accenno di carezza e si ritrovò con tutta l’aria dei polmoni risucchiata dal bacio improvviso dell’ altro, che iniziava ad abbassare pantaloni e boxer per sentire le dita di Kogure direttamente sulla propria pelle infuocata.

Kogure esitò un momento, poi lo prese saldamente in mano, strappandogli un gemito.

-Va bene così?- Gli chiese cominciando a muovere la mano.

-Siiiiii- Gemette Mitsui, ma poi lo fermò, arrossendo vistosamente.

-Io.. vorrei... vorrei che tu.....-

-Cosa?- Chiese ansioso Kogure che, essendo senza occhiali, faticava a distinguere l’espressione del suo ragazzo.

-Se te la senti.... ecco...-

-Cosa?-

-Vorrei sentire la tua lingua- Disse tutto d’un fiato, restando poi in apnea in attesa della risposta.

Kogure sembrò smarrito per trenta secondi, poi si abbassò a scrutare da vicino la situazione, per capire come fare.

Mitsui gli appoggio una mano sulla testa e si posizionò in dirittura delle sue labbra, cominciando a spingerlo lentamente. Si bloccò un istante, sentendo il contatto con le sue labbra, ma Kogure non si tirava in dietro, allora provò di nuovo a spingere la sua testa verso il basso e Kogure gli fece conoscere il paradiso.

La sua bocca era calda, bagnata, e molto, molto vorace. Mitsui rantolò di piacere, sentendo i muscoli sciogliersi.

Kogure era un talento naturale, e nessuno dei due sentì il telefono ricominciare a suonare.

Dopo un paio di minuti qualcuno bussò alla loro porta. Era il proprietario della pensione.

-Signor Mitsui, c’e una chiamata per lei. Credo sia sua madre- Annunciò l’uomo oltre la porta.

Kogure si alzò imbarazzato, mentre Mitsui lo guardava con espressione sconvolta, pensando di fingere di stare ancora dormendo... ma sua madre doveva rompere anche mentre era in ritiro??!!

-Non muoverti di un millimetro!- Ordinò a Kogure con voce flebile, mentre recuperava il pigiama per andare a rispondere.

Dopo una mezz’ora buona, la sveglia cominciò a suonare fastidiosamente e, Kogure, un po’ amareggiato, decise di alzarsi e vestirsi. Fece in tempo ad ultimare il tutto che la porta si aprì, rivelando un Mitsui furioso.

Kogure evitò di parlare: l’espressione del suo ragazzo non prometteva nulla di buono. Aspettò seduto sul letto che anche lui si vestisse e, sorridendogli imbarazzato, prese la via della porta, ma Mitsui lo trattenne.

-Kimi’... scusa-

-E di cosa?-

-Ti ho lasciato ad aspettarmi per niente...-

-Non è stata colpa tua!- Sorrise.

La giornata proseguì senza imprevisti fino alle tre del pomeriggio. A quell’ora giunse una telefonata per l’allenatore Anzai che, al suo ritorno, annunciò che si sarebbe dovuto assentare per quel pomeriggio. I ragazzi, prima di lasciarlo partire, fecero il diavolo a quattro per ottenere il resto del pomeriggio libero. Alla fine, l’anziano allenatore, si lasciò convincere, bofonchiando un "Oh oh oh, l’entusiasmo dei giovani!".

Mitsui guardò raggiante il vicecapitano, pregustando già la possibilità di passare il pomeriggio chiuso in camera con lui, quando Sakuragi propose una "visita turistica" del luogo. Il resto della squadra sembrò assai interessato, così si dettero appuntamento di lì ad un’ora, lavati, cambiati e pronti. Mitsui accampò la scusa che non si sentiva troppo bene per uscire e Kogure, afferrando al volo, annunciò che sarebbe rimasto con lui per tenergli compagnia.

Liberatisi di Ayako, che si era subito preoccupata e di Sakuragi che gli dava del pappamolla, finalmente poterono raggiungere la loro stanza.

-Credevo non ce l’avremmo più fatta!- Sentenziò Mitsui, circondando i fianchi di Kogure e guardandolo teneramente negli occhi. Kogure si sollevò sulle punte dei piedi per baciarlo, ed il bacio si trasformò subito in qualcosa di più.

Mitsui lo spinse sul letto, continuando a baciarlo, accarezzandogli la schiena, dove aveva scoperto una deliziosa fossetta.

-Vuoi riprendere da dove ci ha interrotti tua madre?- Gli chiese Kogure arrossendo un po’.

-No, ho voglia di fare qualcos’altro...- Cominciò a spogliarlo lentamente, scivolando verso il basso, intenzionato a ricambiare il trattamento da favola del suo compagno.

Kogure sperimentò così le sensazioni che, quella mattina, aveva dato lui al suo compagno...

-Hisashi.... Basta! Per favore!- Si ritrovò a supplicarlo, dopo un po’.

-Perché? Ho fatto qualcosa di sbagliato?- Gli chiese preoccupato Mitsui.

Kogure arrossì violentemente, scuotendo la testa.

-Io... voglio fare l’amore con te, Hisa’!-

Mitsui lo guardò illuminandosi in volto, ed arrossendo al contempo.

-Sei sicuro?-

-Si-

I due si guardarono rapiti per qualche istante, finché Mitsui non si protese a baciarlo. Kogure tornò a stendersi sul letto e lo abbracciò stretto, sorridendogli. Mitsui si sistemò sopra di lui, indeciso su come proseguire di lì in avanti.

Decise che il modo migliore era proseguire per gradi: tanti, tantissimi baci e mandare in esplorazione le mani... sicuramente l’istinto avrebbe provveduto a fare il resto!

Da almeno mezz’ora si stavano aggrovigliando sul letto, felici ed eccitati, dimentichi della paura ed ormai pronti al grande passo, quando, fuori dalla porta.....

-Oi Volpe! Com’è che sei già pronto?-

-Idiota!-

-Stupida volpe, non offendere il genio!!-

-Voi due! Non fate casino davanti a quella porta! Mitsui ha detto di non star bene!-

-Guarda che stai gridando anche tu, gorilla!-

-Ehi, siamo tutti pronti?-

-Manca solo Ayako, Ryo’-

-Vado a vedere se è pronta...-

-Non vorrai approfittare della scusa per entrare in camera sua, eh, Ryo’?-

-Brutto maniaco come puoi pensare una cosa del genere!!-

-hahahahahahahahahaha!-

Mitsui si era gelato. Quei deficienti non potevano spostarsi di lì? Guardò il suo ragazzo sotto di lui, che sembrava improvvisamente in imbarazzo e sospirò: l’atmosfera era definitivamente andata a farsi benedire!

-Ma perché Aya’ ci mette così tanto?-

-E’ una donna, che pretendi?-

-La mia Aya’ è bellissima di suo! Non ha bisogno di perdere ore a sistemarsi!-

-Ah si? E allora perché è in ritardo?-

-Vuoi la guerra Sakuragi???-

-Si può sapere cos’è tutto questo casino?-

-Oh, ciao Aya’ cara!-

-Bene, allora possiamo andare!-

-Un momento! Prima voglio sentire se Mitsui sta bene!-

TOC TOC

Mitsui aprì la porta, seguito da Kogure, che sembrava un po’ imbarazzato. Mitsui invece aveva un’aria assassina....

-Sembrate così entusiasti che abbiamo deciso di venire anche noi!- Disse solo Mitsui, mentre gli altri li guardavano.

-Stai meglio, allora?- Chiese gentile Ayako.

-Siii, ho solo un leggero mal di testa!- Sibilò acido l’ interpellato.

La gita si rivelò piuttosto divertente, nonostante per tutto il pomeriggio Kogure avesse avuto una risatina isterica e Mitsui fosse sembrato un corvo.

Dopo cena i ragazzi si ritirarono nelle loro stanze, stanchi come per un allenamento.

Mitsui si sedette sul bordo del letto, sbuffando.

-Forse....- Iniziò titubante Kogure- è meglio se dormo nel mio letto, stanotte...-

-Ma no, perché?- Chiese deluso Mitsui.

-Ecco... dopo oggi.... mi sento un po’ in imbarazzo... scusa-

-Ma no, figurati.... sta andando tutto storto.....-

-Forse è il modo del destino per dirci che dobbiamo aspettare ancora...-

-Non dire cavolate! Sono quegli impiastri che ci ritroviamo tra i piedi!-

Kogure ridacchiò e si sedette accanto a lui per baciarlo.

-Hai ragione, Hisa’, comunque, stanotte, dormiamo: domani Anzai vorrà recuperare il tempo perso oggi-

-Hai ragione, buona notte- Lo baciò di nuovo e, appena furono entrambi a letto, spense la luce.

-Hisa’?-

-Dimmi-

-Mi daresti la mano?-

-Certo-

-’Notte-

Così si addormentarono tenendosi per mano.

Come previsto, l’allenatore Anzai non dette loro un attimo di tregua, né il giorno successivo, né i seguenti. Le due settimane del ritiro si avviarono così alla loro conclusione lasciando i membri della squadra troppo stanchi anche solo per pensare alle cose che avrebbero voluto fare, ma per cui non avevano la minima energia da spendere.

Mitsui e Kogure, tutto sommato, erano contenti: avevano passato più tempo assieme di quanto non avessero mai fatto, si erano coccolati e baciati senza la preoccupazione di essere scoperti, avevano potuto dormire abbracciati, cullati l’uno dal respiro dell’altro, cosa potevano desiderare di più?

Quando prepararono le valige per tornare a casa, non avevano rimpianti. Salutarono la stanza dove c’era stata la loro quasi-prima-volta, e, sorridenti, si avviarono al pulmino che li avrebbe riportati a casa.

I loro compagni di squadra erano già in cortile, intenti a caricare le valige ed a chiacchierare. In particolar modo, Sakuragi sembrava quanto mai entusiasta, forse perché presto avrebbe potuto rivedere la sorella del capitano.....

Salirono sul pulmino della loro scuola e partirono, ignorando il gestore della pensione che si sbracciava rincorrendoli.

-OH! Che carino! Deve essersi proprio affezionato a noi se si sbraccia tanto per salutarci!- Commentò solo Sakuragi, cominciando a salutarlo a sua volta.

Il viaggio proseguì tranquillo, entrarono a Kanagawa al tramonto, quando il sole rosso tingeva il cielo e si tuffava nel mare, inondando il mondo intero del suo colore violento.

Appena scesero dal pulmino e finirono di scaricare le valige, il cellulare dell’allenatore cominciò a suonare.

-Pronto?- Chiese l’anziano, sorpreso. -Oh oh oh... aspetti un momento che glielo passo... buona sera. ...Mitsui, è per te!-

Mitsui prese il telefono in mano, senza immaginare chi potesse essere.

-P... pronto?-

-Signor Mitsui, meno male! Sono il proprietario della pensione. Ho cercato di farvi segno di fermarvi, quando siete partiti, ma da come mi salutava quel simpatico ragazzo con i capelli rossi, credo che non l’abbiate capito...-

-Ehm, in effetti...-

-C’era sua madre al telefono....-

-Uff- Sbuffò Mitsui, pensando per la millesima volta a quanto rompeva sua madre.

-Mi ha chiesto di rintracciarla e di avvisarla che tutta la sua famiglia era in partenza perché sua cugina ha appena avuto un bambino, e quindi non troverà nessuno a casa-

-Ah... grazie! Arrivederla!-

-Qualcosa non va, Hisa’?- Chiese subito Kogure, premuroso come al solito.

-No, solo mia madre....- Rispose restituendo l’apparecchio e cominciando a frugare in tasca in cerca della chiave di casa. -Accidenti!- Disse dopo qualche secondo. -Ho lasciato le chiavi a casa per paura di perderle... sono chiuso fuori!-

Kogure sbatté un paio di volte le palpebre.

-P... posso chiedere ai miei se ti possiamo ospitare noi, finché i tuoi non tornano...-

Mitsui non riusciva ancora a credere alla sua fortuna: i signori Kogure avevano acconsentito senza problemi, ed ora, la madre del suo Kimi’ gli stava porgendo un futon per dormire nella stanza di suo figlio..... non lo avrebbe neppure aperto, quel futon!

Kogure aveva un grazioso letto in ferro battuto, all’occidentale. Si sedettero uno accanto all’altro, sul bordo del letto, felici di poter passare almeno un’altra notte assieme.

Si baciarono e si sdraiarono sotto la coperta, abbracciati, certi che, durante la notte, nessuno li avrebbe disturbati. Kimi’ aveva detto alla madre di non svegliarli la mattina dopo, perché erano molto stanchi.

Mitsui cominciò ad accarezzare la schiena del suo ragazzo, che gli si stringeva addosso e soffocava contro il suo petto i primi, fragili, gemiti che le sue mani gli procuravano.

-Hisa’?-

-Cosa c’è?-

-Approfittiamo di questa notte..... voglio fare l’amore con te-

Il cuore di Mitsui si fermò per un paio di secondi per la gioia.

-Sei sicuro?- Gli chiese, come pochi giorni prima.

Kogure assentì con decisione, iniziando poi a sfilarsi il pigiama ed aiutando il suo ragazzo a fare lo stesso. Poi cominciò a baciarlo sul collo, sprofondando sempre di più nel letto, mentre i suoi baci scivolavano lenti sul petto e poi sull’addome del suo compagno. Mitsui, dopo un attimo di smarrimento, decise di prendere in mano la situazione, sollevando il suo amore e premendolo sotto di sè, per dare subito l’assalto alla sua bocca, fino a lasciarlo senza fiato. Intanto le loro mani ripetevano i sentieri scoperti nelle notti precedenti, prendendo sempre più confidenza col corpo dell’altro.

-Ma se i tuoi ci sentono?-

-Non dobbiamo mica metterci ad urlare!-

Mitsui scese ad accarezzare le zone più sensibili del suo piccolo tesoro, facendolo gemere più forte ed inarcarsi contro di lui. Si erano coccolati tanto, in quei giorni, ma mai erano arrivati a livelli veramente critici, ora voleva superare quel confine, voleva regalare al suo Kiminobu un piacere nuovo, totale. Le sue gambe tremanti si strusciavano contro le sue, era stupendo sapere di essere la causa di quelle reazioni intense, di quel piacere forte, di quella passione.

-Hisa’!- Singhiozzò Kogure, sciogliendosi nella mano dell’altro e prendendo ad ansimare forte.

-Ti voglio, amore!- Ansimò direttamente nell’orecchio di Mitsui, che lo fissava incantato.

Mitsui insinuò una mano dietro i suoi fianchi, accarezzandolo dolcemente, scivolando sempre più verso la sua meta. Kogure si aggrappò alle sue spalle, avvertendo l’intrusione delle sue dita nel proprio corpo.

-Non ti fermare!- Lo supplicò nonostante il fastidio che si rifiutava di chiamare dolore.

-Kimi’... sei pronto?- Chiese Mitsui con voce implorante, ormai incapace di controllarsi oltre.

-S..si!- Rispose con uno sforzo di volontà l’altro.

Mitsui tolse rapidamente le dita, posizionandosi nel modo corretto ed iniziando a spingersi contro il suo ragazzo che lo abbracciava con tutta la sua forza.

La schiena di Kogure si inarcò violentemente, sentendosi riempire dal corpo caldo del ragazzo che amava, che stava tremando come una foglia, colto da una sensazione troppo forte ed inaspettata. Mitsui rimase immobile per alcuni secondi, cercando di liberare la mente e di respirare, guardando il viso del suo compagno, sconvolto almeno quanto il suo.

-Tutto bene, Kimi’?-

-Si- Sussurrò con un sorriso dolcissino sulle labbra.

-Allora io.... continuo?-

-Si-

Mitsui cominciò a muoversi piano dentro di lui, cogliendo le sfumature dei suoi gemiti e le violente scariche di piacere che ad ogni spinta si diffondevano nel suo corpo, calandosi a baciare quelle labbra delicate che, emettendo tenui suoni, facevano accrescere ancora più la sua eccitazione.

Mitsui cercò di affondare il più possibile nel corpo accogliente di Kogure, quando sentì giungere l’estasi. Ancora un paio di colpi e crollò addosso al suo ragazzo, esausto.

Si mise di fianco a lui per non schiacciarlo, e lo baciò di nuovo.

-Ti amo, Kiminobu Kogure!-

-Ti amo anch’io!- Ridacchiò Kogure stringendosi al suo ragazzo, respirando l’odore pungente delle loro pelli sudate ed addormentandosi soddisfatto come non lo era mai stato in vita sua.


Fine