Piccola premessa, solo per dire che i personaggi, la storia e i relativi diritti non sono miei ma del maestro Hiro Mashima, e per l’edizione italiana, credo anche della Star Comics… Vi anticipo solo che è una fic che riprende un episodio del volume 15 di Rave, e che il pairing è Haru x Musica…. Buona lettura!!!!
Perchè siamo amici
di Rumiko
“Una foresta…” disse Let, guardandosi intorno con circospezione. “Ma stiamo veramente dentro una navicella?” chiese Griff. In effetti quel posto sembrava tutto tranne che la corazzata di Doryu, che dopo tanti sforzi erano riusciti a raggiungere. Avevano avuto quell’impressione fin dal primo momento, quando, appena giunti a bordo della Creature, così si chiamava quella nave volante, si erano ritrovati di fronte ad un paesaggio deserto e desolato, fatto di lapidi e rovine, erba secca, terra arida, alberi marci e fiori appassiti, quasi del tutto immerso nell’oscurità… a dire il vero però, proprio deserto non lo si poteva definire: infatti poco dopo era loro apparso proprio Doryu, il quale, in risposta ad Haru che aveva con sicurezza affermato di sentire che Musica ed Elie, i loro due amici rapiti da quei criminali, erano lì, vivi, gli aveva rivelato con tono sprezzante e beffardo che quei due ormai erano diventati un tutt’uno con le tenebre, provocando per un momento un brivido freddo lungo la schiena del Rave Master. Poi aveva proseguito nell’illustrare loro il suo terribile piano criminale: quello di voler creare un mondo silenzioso ed interamente fatto di tenebre, cosa che, a detta di quella specie di demone, sarebbe diventata realtà al calar del sole… poi era scomparso, e Haru e Let, aiutati anche da Seyla, Plue, Griff e Uny per quello che potevano, avevano dovuto affrontare il primo temibile avversario, Crash Cookie, un assassino famoso da molto tempo, diventato uno zombie sotto Doryu, munito di una Dark Bring che gli permetteva di far esplodere e dissolvere qualsiasi cosa sfiorasse. Era stata la loro prima battaglia all’interno di quella navicella: molto dura e impegnativa, certo, ma alla fine ce l’avevano fatta, grazie al contributo di tutti e al colpo finale di Haru che usando il potere di Mel Force aveva scaraventato l’avversario al di fuori, alla luce del sole, facendolo così dissolvere come nel nulla. E ora si trovavano in quella specie di lugubre foresta, sinistramente illuminata dai raggi freddi ed argentei di una strana e molto probabilmente artificiosa luna, e si guardavano intorno, attenti e vigili, in attesa dell’attacco di chissà chi o di chissà cosa…. Proprio commentando lo strano fatto della presenza della luna, Haru osservò: “Ma come può essere? Qui siamo all’interno di una navicella…” “Si tratta di una visione… una lugubre messinscena…” gli disse Griff in risposta, ma subito dopo furono interrotti da Let, che più sensibile degli altri nell’olfatto e nell’udito, aveva fiutato e percepito qualcosa, ma fece appena in tempo ad avvisare gli altri di aver avvertito quel qualcosa, che immediatamente furono assaliti da un branco di uomini-lupo: ancora una volta, come era stato per il combattimento contro Crash Cookie, ciascuno di loro cercò di dare il suo apporto e di fare del suo meglio per affrontarli ed abbatterli tutti, e proprio quando sembrava che avessero superato anche quella prova, dal folto della foresta emerse ringhiante un altro uomo-lupo, stavolta nero, ed enorme, stranamente tenuto al guinzaglio da un uomo. Costui si rivelò essere Mamee, il Dottor Lupo, anch’egli sottoposto di Doyru, che con i suoi esperimenti, come spiegò loro mentre cercava di trattenere con grande sforzo e come meglio poteva con la catena quella bestia nera che si agitava e smaniava sempre più per essere liberata emettendo terrificanti versi sovrumani, aveva creato quei lupi in laboratorio, innestando esseri non umani su basi umane. A quelle rivelazioni Haru e soprattutto Let, che nonostante il suo aspetto umano non lo era e si sentiva profondamente oltraggiato dalle azioni e dal cinismo di quel pazzo che così tranquillamente, compiaciuto, ammetteva i suoi efferati crimini contro la vita di esseri innocenti, percepirono un’onda di rabbia montare loro in corpo ed iniziarono a lottare di nuovo con tutte le forze contro quel ferocissimo animale che il dottore scagliò loro contro, accorgendosi però che era molto, molto più veloce, forte ed aggressivo di tutti gli altri prima affrontati: in confronto, quelli potevano essere definiti quasi dei cuccioli innocui!!! Haru tentò più volte di portare vari attacchi con la sua spada senza grandi risultati, mentre Let non riusciva a trovare tempo e modo di colpirlo in qualche modo, essendo solo in grado di schivare, a malapena poi, i temibili artigli e le devastanti zampate di quello che ormai poteva benissimo definirsi mostro vero e proprio. La situazione sembrò poi peggiorare ulteriormente quando con una zampata più veloce e potente delle altre, che colse Haru di sorpresa, la bestiaccia gli fece perdere l’equilibrio, ed insieme ad esso anche l’astuccio che teneva legato alla cintura, contenente fra le varie cose, anche il ciondolo argentato del suo carissimo amico Musica. Nell’istante in cui cadeva rovinosamente a terra si sentì perso, e vedendo volar via l’unico ricordo che ormai aveva del suo amico, gli tornò in mente il momento in cui, poche ore prima, aveva ritrovato quell’oggetto, insieme ai tonfa di Elie, e la disperazione che l’aveva colto nell’apprendere la notizia che proprio lui, il suo più caro compagno, era morto, ma anche la rabbia che poi lo aveva pervaso e portato addirittura quasi ad aggredire perfino Seyla, che continuava a piangere per la morte del loro amico che lui no, non aveva assolutamente voluto ammettere ed accettare... Quando giunse l’impatto col terreno, Haru tornò alla realtà e cercò di prepararsi meglio che poteva per la situazione di svantaggio in cui era, ad affrontare il successivo attacco di quell’orribile belva: magari ce l’avrebbe fatta, con un po’ di fortuna, o magari sarebbe anche potuto essere l’ultimo, definitivo colpo, che avrebbe messo fine a tutto… e che invece, con sorpresa di tutti gli astanti, non arrivò… Il lupaccio infatti sembrò arrestarsi di colpo ed essere come percorso da un fremito che pareva diffondersi per tutto il corpo, alla visione di quella specie di amuleto d’argento. “Avevo sentito che gli uomini-lupo non sopportano l’argento…forse è quello il suo punto debole..” osservò allora Let. Ma non poteva essere solo quello, pensò Haru, che intanto aveva avuto il tempo di rialzarsi e recuperare l’oggetto: la reazione di quel mostro era stata troppo “strana”, secondo il Rave Master; sentiva in qualche modo che c’era come un che di sofferente in quella creatura, un qualcosa che tentava di lottare per uscire … e non percepiva in esso più nulla di veramente minaccioso, nonostante il dottore pazzo, che non poteva altrimenti essere definito e che sull’orlo della pura follia continuava ad incalzare ed incitare il suo sublime esperimento a sbranarli tutti quanti. In risposta a quegli ordini la bestia si riprese ed arrivò ad azzannare Haru alla spalla sinistra, passandolo da parte a parte col suo potente morso e i suoi denti affilati, senza che il ragazzo avesse tentato di sottrarsi o di difendersi, come se avesse voluto farsi appositamente aggredire, nonostante il dolore lancinante che avrebbe sicuramente provato, suscitando con quel suo comportamento brividi e grida di terrore nei suoi amici, che in preda a troppe emozioni non capivano cosa stesse accadendo…. Haru invece alla fine l’aveva capito, eccome se l’aveva capito… finalmente l’aveva trovato: era valsa la pena continuare a sperare, lottare, non essersi mai arreso e non aver mai ceduto, nonostante le sofferenze, le fatiche, il dolore, le lacrime che troppo spesso fino a quel momento avevano tentato di uscire… “Tutto bene…” disse a denti stretti e dolorante, ma con un sorriso soddisfatto, “state tranquilli… va tutto bene…” continuò, col fiato spezzato per le fitte lancinanti che gli venivano dalla profonda ferita. -Va tutto bene, ora che ti ho trovato, che sei finalmente di nuovo davanti a me, con me…- aggiunse mentalmente, poi continuò rivolto al lupo, senza accennare a voler contenere la sua felicità, nonostante tutta la sofferenza: “Tu voi questa… vero?”, e allungò la mano del braccio dolorante, nella quale stringeva la collana dell’amico, riuscendo a malapena a muoversi, proseguendo poi: “…perché questa è tua… dico bene …” e fece una pausa per riprendere fiato e per poter soffermarsi più a lungo possibile sul nome che avrebbe pronunciato, quasi a mo’ di invocazione, terminando poi: “… Musica?” I suoi compagni furono stupiti di quella rivelazione, che lo stesso folle dottore confermò, ma ancora increduli chiesero al Rave Master come poteva esserne certo. “Perché lui è un mio compagno..” rispose, ora sicuro e determinato, mentre cadeva in ginocchio perché la ferita alla spalla si aggravava sempre più e gli stava causando una copiosa perdita di sangue che lo indeboliva e debilitava di attimo in attimo, senza però che questo, nonostante tutto il dolore di quella seria e profonda lesione, facesse venire meno le sue ferme convinzioni. “Lo capisco… perché io e lui siamo amici… l’ho intuito dalla reazione che ha avuto verso l’argento…” e quese parole appena sussurrate gli costarono care, perché parlare nelle sue condizioni gli diventava sempre più difficile, e non potè proseguire oltre perché si stava indebolendo sempre più, tanto che nemmeno le ginocchia riuscirono più a reggerlo e cadde quasi faccia a terra… Il dottore pazzo, dal suo canto, continuava ad aizzare la “sua” creatura contro di loro, ma l’animale di nuovo come in preda ad una lotta con sé stesso, sembrò esitare, ed in quel momento Haru, dando fondo alle sue energie, tentando disperatamente di mettere tutto sé stesso in quelle parole gli gridò, con una forza che lui stesso si stupì di avere ancora, cercando ancora una volta di ricacciare indietro il groppo che aveva in gola: “Tu sei Musica!!! Sei davvero Musica! Non puoi aver dimenticato il nostro viaggio!” -Non puoi aver dimenticato me!- “Cerca di sforzarti e ricordati dei tuoi amici!!!” -Ricordati di me!!!- gli salì alla mente, dal cuore, come un grido lacerante questo ultimo, quasi disperato pensiero: ora ce l’aveva lì, di fronte a lui, non potevano perdersi ancora, non di nuovo… sperava ancora che non sarebbe andata a finire così, non aveva mai ceduto e aveva sempre scacciato qualsiasi brutto pensiero che gli era salito alla mente dal momento in cui aveva saputo della sua scomparsa, ma ora, ora… No, doveva aver fiducia, una fiducia incondizionata nel suo amico, perché solo quello lo avrebbe riportato da loro, da lui… “Musica!!!!” lo chiamò invocandolo per l’ultima volta con i pensieri in subbuglio, il corpo dolorante e il cuore che gli batteva all’impazzata, mentre l’animale sembrava di nuovo prepararsi per l’ennesima, terribile aggressione… che, proprio come l’attacco di poco prima, non ci fu… perlomeno non su di Haru: infatti la bestia aveva rivolto contro sé stesso tutti quei colpi d’artiglio e tutte quelle feroci e possenti zampate che avrebbe dovuto scagliare contro il Rave Master, squarciandosi il petto a più e più riprese, mentre Haru, con le pochissime e deboli forze rimastegli aggrappandosi a lui cercava disperatamente di fermarlo, calmarlo, di farlo tornare in sé prima che si uccidesse con le proprie mani…sarebbe stato terribile, proprio ora che erano ad un passo dal ritrovarsi… e non se lo sarebbe mai perdonato… Il lupo però, come sordo a quelle richieste e a quei tentativi, lo respinse e non smise di straziarsi e torturarsi emettendo versi, ringhi e guaiti lancinanti, finchè non cadde a terra in una pozza di sangue, e fu solo allora che Haru potè nuovamente riavvicinarsi a lui, e chinandosi sul corpo svenuto e ormai inerte dell’animale, sordo a tutto ciò che i suoi amici gli stavano dicendo, lo stomaco stretto in una morsa atroce, le lacrime che non aveva più potuto trattenere agli occhi, tentò di tutto per farlo riprendere, per farlo tornare in sé, anche con l’elisir di Arisu, mentre lo invocava come in una preghiera: “Musica! Musica! Non devi morire! Non puoi morire, Musica!”, quasi come se il nome del suo compagno fosse stato un mantra magico, che avrebbe potuto riportarlo alla vita: se davvero fosse stato così, avrebbe continuato a pronunciarlo fino allo sfinimento, fino al totale esaurimento della sua stessa vita… non gli sarebbe importato, pur di riaverlo con sé… “Invece è meglio se crepa…” fu brutalmente interrotto dal dottore pazzo, “…gli elementi difettosi che falliscono devono sparire per sempre…” , concluse malefico. “Maledetto…” sibilò Haru per tutta risposta, circondato ora da un’aura sinistra, il tono della voce profondamente alterato, lo sguardo atroce, freddo, glaciale, mentre sentiva montare dentro di sé una feroce rabbia, tutto il dolore fisico e non d’un tratto scomparsi o nascosti in chissà quale recondito angolo della sua anima, mentre si rialzava in piedi, determinato ora come mai prima a far definitivamente fuori quel bastardo. Anche il dottore però si preparò per la nuova battaglia: il suo corpo, che egli stesso ammise di aver consacrato alle tenebre, sembrò sciogliersi per poi ricomporsi in una specie di scheletro, che a sua detta era imbattibile ed in grado di lanciare attacchi tali da scuotere gli avversari fin nel midollo delle ossa, come in effetti Haru e gli altri poterono provare sulla loro stessa pelle, trovandosi tutto d’un tratto in una brutta, bruttissima situazione, con Let, Seyla e i loro piccoli amici paralizzati, e Haru bloccato a terra dall’ossuta mano del suo nemico, del tutto intenzionato a sferrargli il fatale colpo di grazia… Haru si preparò: era davvero la fine, gli dispiaceva solo di non aver potuto fare niente di niente alla fine per il “suo” Musica, nonostante ci avesse davvero creduto, e sperato, di non averlo potuto rivedere un’ultima volta nella sua forma umana, di non avergli potuto neanche dire addio… e chiedergli scusa… ma chissà, in qualche modo, forse, prima o poi si sarebbero ritrovati, magari in un altro mondo, in un’altra epoca, dove avrebbero potuto vivere sereni e felici insieme…già, insieme… chiuse gli occhi sospirando e preparandosi al colpo, riaprendoli poi di scatto quando capì che questo era stato intercettato o disturbato da qualcosa… o da qualcuno… ed infatti vide una luce abbagliante avvolgerli tutti quanti, e per un attimo rimase accecato da tanta luminosità, ma passato il primo momento di sorpresa, vide stagliarsi di fronte a sé una figura umana, che con un sol colpo aveva ridotto in mille pezzi quell’orrendo scheletro, e solo qualche secondo dopo si rese conto che colui che gli aveva fatto scudo col suo corpo salvandolo era proprio lui… Musica!!!! La felicità, la gioia, il rinnovato entusiasmo per aver finalmente davvero ritrovato il loro amico, ormai sano e salvo e al sicuro da ogni pericolo, si dipinsero sui volti di tutti quanti, spazzando via come un soffio di vento tutte le preoccupazioni, le sofferenze, il dolore, la stanchezza… ma Musica, dopo un primo momento di soddisfazione per la vittoria conseguita, e di sollievo per aver salvato Haru in tempo, si fece serio e con una voce profondamente addolorata e dispiaciuta, portandosi le mani al volto per la vergogna che provava, in un flusso di parole che sembrava interminabile chiese loro scusa, e disse di come, una volta circondato dalle tenebre di Doryu avesse creduto davvero di essere morto, tornando a provare per un attimo tutta la disperazione che lo aveva colto, ammise quanto fosse stato debole, e stupido, per aver ferito e rischiato addirittura di uccidere tutti loro, e infine con voce spezzata confessò che non si sentiva più in diritto di essere loro compagno… “Brutto idiota!” Haru gli aveva tirato un bel pugno in faccia per farlo tornare in sé e per farlo smettere con tutte quelle sciocchezze: non ne voleva più sentire!!!! “Ma di quale diritto parli?! Che vuoi che siano delle stupide ferite!!!”, aveva poi proseguito tutto agitato e rosso in volto, la testa abbassata, i capelli a coprirgli gli occhi e i pugni serrati lungo i fianchi. “Sto benissimo, guarda qua!” aveva poi aggiunto rivolgendosi ancora a lui, lo sguardo rassicurante e il sorriso più luminoso che mai, “Altro che ferite! I tuoi attacchi non mi hanno fatto nemmeno il solletico!” e a dimostrazione di ciò iniziò a colpire ripetutamente coi propri pugni la parte ferita più gravemente, la spalla, facendola tornare a sanguinare, ma senza desistere, continuando così per qualche altro attimo ancora, guardando deciso Musica negli occhi, senza mutare espressione, davanti a lui che sbalordito lo fissò finchè non intervenne prendendolo per il polso ordinandogli di smetterla, che lo aveva capito, e ripetendogli con maggior urgenza nella voce di smetterla: non poteva sopportare oltre… quella generosa dimostrazione del suo amico lo aveva quasi commosso e non doveva permettergli di farsi ancora dell’altro male solo per lui, non dopo tutto quello che lui stesso gli aveva causato… Haru smise quindi di colpirsi, come il suo compagno gli aveva chiesto e gli sorrise soddisfatto, mentre Musica sospirò, sorridendogli anche lui e tendendogli la mano: “Scusa di tutto e grazie…” “Non ci pensare, amico…” rispose felice Haru, ricambiando il gesto e accogliendo la mano dell’altro nella propria in una calorosa, prolungata stretta, che dispiacque ad entrambi sciogliere, dopo essersi scambiati anche un intenso e profondo sguardo di intesa e riconoscenza reciproca, per quello che ciascuno di loro aveva fatto per l’altro, rischiando entrambi le proprie vite per la salvezza del compagno… “Grandioso…” disse Seyla con le lacrime agli occhi, dopo aver assistito a tutta la scena, “E’ dunque questo ciò che chiamano amore…” , al che Musica, sconcertato da quell’osservazione e rosso in volto esclamò: ”Ma che stai farneticando!??”, e per tutta risposta sganciò anche un cazzotto in testa ad Haru, che secondo lui lo aveva indotto a quella scena “equivoca”, per così dire… anche Haru era arrossito, ma era rimasto un po’ sorpreso, oltre che dolorante, dall’improvvisa reazione di Musica: troppo fulminea … e troppo sospetta… in qualche modo però, anche lui doveva reagire e si lanciò contro l’amico dando inizio ad una bella azzuffata, mentre gli altri continuavano coi commenti su quei due ed intanto si allontanavano per dare loro modo di curarsi, riposarsi e riprendersi, in attesa di essere raggiunti poco dopo.
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“Anf! Anf!” “Anf! Anf!” Stavano ansimando i due ragazzi dopo l’azzuffata di poco prima, ormai del tutto scarichi e stesi a terra: era stato un ulteriore sforzo per entrambi, ma era servito loro per liberarsi definitivamente di tutta la tensione, l’ansia, la preoccupazione che per tutto il tempo di quell’assurda lotta avevano provato l’uno per l’altro. Haru era finito con la testa appoggiata sull’addome di Musica, ed entrambi stavano riprendendo fiato a braccia e gambe larghe, poi Musica spostando involontariamente un braccio andò a sfiorare con la mano la spalla ferita di Haru e sentì qualcosa di vischioso bagnarla: sollevò la testa e vide che aveva ripreso a sanguinare, e si ricordò che Haru gli aveva dato l’elisir di Arisu, ma che a lui invece non aveva pensato nessuno fino a quel momento, anzi proprio pochi minuti prima era tornato a colpirla di sua volontà, facendola ulteriormente aggravare, solo per dimostrargli la sua amicizia e la sua grande generosità così, come se per lui fosse stato un gesto da nulla, quando invece dovevano curarla e provvedere al più presto… Quindi senza dire nulla, si sollevò col busto e mentre Haru rimaneva immobile a fissarlo con sguardo interrogativo, la testa ora appoggiata sulle gambe dell’altro, Musica gli disse: “Haru, la tua ferita… dobbiamo fare qualcosa….” “Non preoccuparti, sto bene, è solo che si è riaperta ma vedrai che in breve passerà… davvero non…” “Taci e lascia fare a me! Hai già fatto troppo per tutti noi … e per me …” concluse la frase sussurrando, quindi si alzò, lasciando Haru steso a terra, e andò a recuperare delle bende e la boccetta con il miracoloso elisir, di cui era rimasto ancora un po’: certo la quantità non era sufficiente per guarirlo completamente, ma di sicuro avrebbe fatto cicatrizzare la lesione molto più in fretta di qualsiasi altra medicina. Tornò poi da Haru che si era leggermente appisolato nell’attesa, e Musica non potè fare a meno di sorridere vedendolo così, completamente abbandonato al riposo, con un’espressione quasi infantile in volto e così innocente, che non resistette ad allungare una mano per accarezzargli i soffici chiari capelli. Haru a quel tocco si risvegliò e gli sorrise di rimando, poi anche lui si sollevò da terra col busto e attese che l’amico lo curasse: non appena Musica gli toccò la spalla, ebbe subito un sussulto, e strinse i denti sibilando; Musica lo guardò di sottecchi preoccupato ma continuò nelle sue operazioni. Poco dopo, mentre lo stava bendando, la ferita aveva smesso di sanguinare ed aveva iniziato un po’ anche a cicatrizzarsi e quello poteva già dirsi un buon risultato, poi Haru ora sembrava meno dolorante e più tranquillo e rilassato sotto il tocco delle mani di Musica, tocco che adesso si stava veramente godendo ad occhi chiusi e col capo gettato all’indietro. Musica alzando lo sguardo, che aveva tenuto basso per tutto il tempo per non vedere le espressioni di dolore del suo amico che ancora lo facevano soffrire e sentire in colpa, ora si trovò di fronte a quella che gli sembrò una visione paradisiaca, con Haru in quella posa, completamente esposto, abbandonato a lui, al suo tocco, alle sue mani: gli fece pensare che così come doveva fidarsi di lui ora, il Rave Master lo aveva sempre fatto, anche mentre lottavano l’uno contro l’altro, anche mentre lo sentiva invocare il proprio nome nell’oscurità delle tenebre in cui si trovava cercando disperatamente di riportarlo fuori, da loro, da lui…. aveva appena terminato il bendaggio, e quei pensieri che ritornavano non volevano lasciarlo in pace, quindi non esitò un istante a gettare le braccia al collo del compagno, finendogli sopra a cavalcioni, dicendogli con voce tremante: “Perdonami, perdonami Haru….” Haru si risvegliò di colpo per il gesto dell’amico, sorpreso, ma abbracciandolo anche lui in risposta, accarezzandogli la schiena in lenti e tranquillizzanti tocchi e sfiorandogli l’orecchio con le labbra, sussurrando gli ribadì: “Sei proprio uno scemo, ancora a chiedere scusa….davvero, non voglio più sentirti dire cose del genere, né che tu ti senta in colpa, l’ho fatto e basta, per te… per noi… perché siamo amici, te l’ho già detto ….” Le semplici parole del compagno sembrarono risollevare Musica che si staccò dall’altro, senza eliminare del tutto il contatto, tenendogli le mani sulle spalle e sorridendogli ora più sereno, facendogli notare: “Però non avresti dovuto nuovamente colpirti le ferita… si sarebbe potuta aggravare di molto.. e allora….” cercò di concludere abbassando lo sguardo. Haru, che aveva continuato a tenergli le mani alla vita, anche lui non volendo interrompere quel piacevole contatto, cercando di nuovo i suoi occhi, gli mise un dito sulle labbra per farlo tacere e smettere di sentire quelle che per lui erano solo sciocchezze, sottolineando di nuovo, sempre parlando sommessamente e con un dolce sorriso: “Basta con queste stupidaggini, c’era bisogno anche di quello….” Poi, tornando a atringerlo a sé stavolta anche più intensamente di prima, per trasmettergli tutto ciò che poteva con quel gesto, gli sussurrò di nuovo, continuando la frase: “… perché noi siamo amici, veramente amici, Musica”, concludendo col pronunciare quel nome con tono dolce e leggero. Musica, nuovamente stretto a lui, i loro corpi ora completamente a contatto l’uno con l’altro, chiuse gli occhi in un sospiro di definitivo sollievo e annuì senza dire parola, poi lentamente, come se fosse stato un tacito accordo, iniziarono a sciogliere l’abbraccio, ma quasi inavvertitamente, mentre si allontanavano l’uno dall’altro, i loro volti si sfiorarono e si ritrovarono, per un momento che sembrò loro infinito, vicinissimi a fissarsi occhi negli occhi, a respirare ognuno il respiro dell’altro, a perdersi ormai completamente l’uno nelle profondità dell’anima dell’altro, e accadde tutto in un attimo: lentamente si riavvicinarono, e le loro labbra si sfiorarono in un leggero tocco, tremanti ed insicure per il timore che ciascuno aveva della reazione dell’altro, poi senza dire nulla tornarono a scambiarsi lo stesso intenso sguardo e ripresero, di nuovo come in un tacito accordo, a baciarsi, stavolta stringendosi di più e unendo al semplice tocco delle labbra anche quello delle mani, che spaziavano lievi e piacevoli lungo le loro schiene nude, essendo entrambi solo coi pantaloni. Dopo un po’ di tempo di quel gradevole scambio di carezze e baci, Musica avendo acquistato una maggiore sicurezza, fece scorrere un mano lungo la nuca di Haru e lo invitò a reclinare un po’ più indietro il capo, in modo da approfondire il bacio: forse il Rave Master non aveva tanta esperienza al riguardo, ma il suo compagno sapeva cosa fare, quindi dopo che Haru, ormai completamente preso dal suo amico e avvolto da quelle piacevoli sensazioni, obbedì alla sua silenziosa richiesta, Musica iniziò a lambirgli le labbra con la lingua e ciò provocò una scossa in tutto il corpo del ragazzo che non aveva mai provato nulla di simile, e lo fece gemere di sorpresa e di piacere. Fu allora che Musica iniziò delicatamente ad intrufolarsi in lui e a corteggiare con la propria la lingua dell’altro e ad invitarla ad una lenta e suadente danza, che Haru non rifiutò: anzi, seguendo i movimenti del compagno, iniziò anche lui a rispondere a quelle intime carezze, mentre quelle delle loro mani si facevano sempre più frenetiche ed urgenti e il calore dei loro corpi man mano aumentava. Mentre il sensuale bacio continuava, Musica si strinse ancora maggiormente ad Haru, che dovette però staccarsi da lui per riprendere fiato, ma sospirò sulle sue labbra di piacere, quando il contatto tra i loro petti e i loro bacini diventò minimo e rivelò ad entrambi l’eccitazione dell’altro. Musica quindi, abbandonando per un attimo le labbra dell’amico, inziò a scendere coi suoi baci lungo tutto il suo corpo: superò la parte bendata del busto e arrivò all’ombelico, immergendovi la lingua e provocando un forte sussulto in Haru, che non aveva mai minimamente immaginato che in quel piccolo punto del proprio addome potesse risiedere un piacere così forte come una scarica elettrica; continuò ancora ad ansimare mentre Musica procedeva con quella operazione: il ragazzo però voleva giungere ancora più in basso, sentendosi sfiorare la gola dalla stoffa del tessuto di Haru sotto il quale il duro membro sembrava voler chiedere una qualche attenzione, sussultando e palpitando ad ogni tocco del ragazzo moro. E Musica allora scese: slacciò la cintura e i pantaloni di Haru, che ormai lo guardava con occhi languidi di piacere e di aspettativa, chiudendoli poi e gettando indietro la testa in uno scatto, raggiungendo con una mano i folti capelli scuri dell’amico quando Musica glielo avvolse di colpo con la bocca, iniziando a vezzeggiarlo con la lingua e le labbra, lasciandolo e riprendendolo più e più volte, dalla base alla punta, finchè non lo lasciò una volta per tutte, ancora congestionato e desideroso di ulteriori attenzioni. Ma Musica non lo accontentò subito e tornò da Haru, ad accarezzarlo con una mano e a slacciarsi anche lui i pantaloni con l’altra, a lambirlo con leggeri tocchi della lingua sul sensuale collo, mentre l’altro si godeva quei tocchi, continuando ad ansimare, il respiro sempre più pesante, finchè non si rese conto di essere stato completamente abbandonato dall’amico. Riaprì perciò gli occhi e vide Musica che si stava spogliando del tutto, lo sguardo ancora incollato al suo come in un incantesimo, poi lo raggiunse di nuovo e ricominciarono quei sensuali ed intimi tocchi e carezze di mani, di labbra, di lingua, mentre si riavvicinavano sempre di più ed anche i loro sessi rientravano in contatto, ora senza l’ingombro dei vestiti: quando ciò accadde, entrambi scattarono in un fremito nel percepire sul proprio membro quello caldo, vibrante, duro dell’altro, e riprendendo a baciarsi, soffocando i loro gemiti e sospiri nelle bocche, iniziarono anche a muoversi prima lentamente poi sempre più freneticamente l’uno contro l’altro, le loro eccitazioni sempre più vogliose imprigionate tra i loro corpi, finchè Musica capì che entrambi erano al limite e dovette staccarsi leggermente da Haru per non concludere così in fretta come forse l’altro avrebbe voluto. Haru, ansimante e desideroso di ulteriori attenzioni, il suo volto ancora vicinissimo a quello dell’altro, lo fissò stavolta con sguardo interrogativo, continuando a carezzarlo lentamente per tutta la schiena, ma Musica in risposta lo fece stendere sull’erba fresca sotto di loro e chinandosi su lui, baciandolo di nuovo profondamente e guardandolo dolcemente mentre gli sfiorava con un leggero tocco di dita la guancia, gli disse sulle labbra sussurrando: “Ti prego, fermami se non te la senti… “ Haru, che non capiva per il momento cosa volesse dire l’amico, gli rispose, quasi sottovoce: “Ma Musica…mhhh!” e non fece in tempo a finire la frase perché Musica era già di nuovo intento a dedicare tutte le proprie attenzioni al suo sesso, mentre con una mano gli accarezzava l’addome e l’altra lo aiutava nelle operazioni, masturbandolo e accarezzandolo quando la bocca e le labbra lo abbandonavano per poi riprendere tutto il lavoro daccapo: voleva portarlo ad un livello di piacere tale, che anche per quello che aveva in mente dopo sarebbe stato per il suo compagno solo puro godimento, e così fece, riuscendoci a quanto pareva, dal momento che Haru sotto di lui si muoveva e si agitava sempre di più per le forti sensazioni che provava, e non riusciva a stare fermo o zitto, gemendo, mugolando, ansimando, cercando con le mani quella libera dell’altro, a tratti stringendola, a tratti invece afferrando i capelli dell’amico e andandogli incontro col suo sesso, chiedendo tacitamente sempre più appagamento, e non accorgendosi del fatto che Musica mentre si godeva quello spettacolo eccitandosi anche lui sempre di più, con le dita bagnate della mano libera, aveva prima iniziato a sfiorargli l’apertura, poi ad intrufolarsi in essa lentamente. Solo quando giunse più in profondità con una spinta più decisa delle altre e Haru quasi urlò e scattò gettando la testa indietro e inarcandosi con tutta la schiena, come scosso in tutto il corpo, il suo amico si interruppe preoccupato: forse aveva esagerato… si era fatto troppo prendere dalla sua voglia, dal suo egoismo, e non avrebbe dovuto fargli quello, senza prima parlargliene, così a tradimento, approfittando del fatto che Haru data l’inesperienza si era abbandonato a lui e si era fidato di lui… si sentì un verme per quello che aveva pensato di potergli fare solo perché il compagno gli si era lasciato andare così arrendevolmente tra le braccia, e quindi abbandonò tutto ciò che stava facendo, lo raggiunse e lo abbracciò, coprendolo con tutto il corpo e affondando il volto nell’incavo del suo collo, mormorando poi con voce tremante : “Perdonami, io… io… non volevo arrivare a tanto senza… senza…” ma non riuscì a concludere e Haru, dopo un attimo di sorpresa e riavutosi un po’ da quanto appena sperimentato, lo abbracciò intorno al collo ed iniziò a carezzarlo languidamente e lentamente lungo tutta la schiena, arrivando a volte fino alla nuca, per cercare di tranquillizzarlo: se all’inizio non aveva compreso le parole dell’amico, ora aveva capito il perché di quell’unica frase, e pur se per lui fosse la prima volta e fosse tutto nuovo, non aveva provato alcun timore tra le braccia del compagno, che al contrario, fino a quel momento gli aveva fatto provare il più grande piacere della sua vita. Aveva anche compreso però che l’amico si era spaventato per la sua reazione di poco prima e che forse aveva temuto di avergli fatto male, e se lui non avesse fatto nulla per convincerlo del contrario, sapeva che Musica non se lo sarebbe mai perdonato. Nei momenti di silenzio che così trascorsero, mentre Musica era ancora immerso nei suoi pensieri e nelle sue preoccupazioni e sembrava non avere il coraggio di dire o fare più nulla, né tantomento di guardarlo in faccia, Haru continuava dolcemente ad accarezzarlo, godendosi allo stesso tempo le piacevoli sensazioni del corpo del compagno sopra il proprio, ma pensava anche a come parlare all’amico per convincerlo che non aveva fatto nulla di male, che voleva continuare ed arrivare fino in fondo ora che aveva capito, anche se girarci troppo intorno non sarebbe servito a niente. Decise quindi di essere piuttosto diretto e spontaneo, come d’altronde era suo modo di fare in ogni situazione, e per iniziare volle riavere l’attenzione del compagno, chiamandolo sottovoce, sussurrando il suo nome: “Musica…” “Nh?” rispose l’altro, riavendosi dai suoi pensieri, ora forse un po’ più rilassato, mentre sollevava il volto dall’espressione indecifrabile a pochi millimetri da quello dell’amico. Haru gli sorrise dolcemente e accarezzandogli una guancia per baciarlo corteggiando a lungo le labbra dell’altro con le proprie, gli disse poi, altrettanto dolcemente ma con tono deciso: “Sai, a me è piaciuto…e ora ho capito, ci ho riflettuto e vorrei arrivare fino in fondo… con te… davvero.” Musica lo guardò stupito: aveva creduto che il ragazzo avesse sofferto per i suoi gesti, per quello che aveva tentato di fargli, e ora invece, quella richiesta… ma non poteva accontentarlo subito… voleva, doveva essere sicuro, davvero sicuro che Haru dicesse sul serio, che comprendesse il significato delle sue stesse parole, che magari ci riflettesse ancora… Iniziò quindi a dire: “Ma Haru tu hai… nh!!!” e non riuscì a terminare perché Haru , che non aveva mai cessato le carezze sul compagno aveva portato le mani sulle sue natiche, aveva allargato le gambe allacciandogliele intorno alla vita e aveva iniziato a stringere maggiormente l’amico contro di sé, provocando di nuovo una più che gradevole frizione tra i loro membri, iniziando a farli nuovamente risvegliare, e l’unica risposta che Musica ebbe fu un rauco gemito da parte dell’altro, col quale questi gli disse: “Mhh.. ti prego..” mentre continuava ad agitarglisi sotto. Capì dunque che tutto ciò poteva essere più che sufficiente come risposta, e riprese ciò che pochi minuti prima aveva interrotto: districandosi in qualche modo dalla presa di Haru, tornò sul suo sesso, e nuovamente glielo bagnò con la lingua, lo prese in bocca e lo percorse più e più volte con le labbra, mentre Haru gli andava incontro con ogni movimento, con tutto il suo corpo, affannato, accaldato, e gli accarezzava le forti spalle e i folti capelli; poi cercò la mano libera dell’amico, quella che non era impegnata a masturbarlo quando la bocca lo abbandonava, e se la portò alle labbra: ne leccò sensualmente alcune dita e le bagnò abbondantemente, come in una muta richiesta al moro di ripetere quei gesti che tanto piacere gli avevano portato, e Musica obbedì. Portò nuovamente quelle dita sulla sua apertura ed iniziò ad insinuarvisi, senza smettere il lavoro sul membro, e più andava in profondità, più notava che per Haru era veramente puro godimento: infatti, il ragazzo aveva ripreso a gemere, mugolare, a sussultare e a fremere con tutto il suo essere. Compì quell’operazione più e più volte, mentre anche il suo sesso iniziava a richiedere una qualche attenzione o appagamento e quando giunse alla più totale congestione non ce la fece più: si staccò da Haru, si chinò su di lui, lo baciò a fior di labbra e si posizionò per penetrarlo. Haru gli cinse la vita con le gambe e mentre l’amico entrava lentamente in lui, emise un mugolio di soddisfazione: ora sì che si sentiva completo, aveva quello che desiderava, era tutto lì, in quello che stavano facendo, e per il momento nient’altro contava. Musica si sentì piacevolmente accogliere dal caldo e stretto canale del compagno ed emise anche lui un profondo sospiro di piacere, poi lentamente si fece strada in esso, e quando fu tutto dentro, capì da un sussulto che ebbe l’amico che era di nuovo giunto in quel punto che tanto piacere sembrava dare all’altro, quindi iniziò a ritrarsi e a rientrare prima con gesti lenti e calibrati, poi man mano che Haru aumentava i mugolii, i gemiti e la stretta intorno a lui anche lui aumentò il ritmo delle spinte; poi Haru tese, affannato e ansante, le braccia verso di lui, e Musica tornò a coprirlo di nuovo col suo corpo mentre continuava a spingersi in lui con sempre più mpeto e forza e godimento per entrambi, e quando furono vicini al momento finale, Haru gli chiese un bacio che divenne famelico, che li eccitò se possibile ancora più di quello che erano, come se non fosse già abbastanza, come se non ne avessero abbastanza, e nel quale soffocarono i loro rauchi gemiti mentre raggiungevano l’estasi dell’orgasmo nello stesso istante, Haru tra i loro ventri e stimolato dalla frizione dei loro corpi e dalla penetrazione dell’amico e Musica dalla calda, stretta accogliente apertura di Haru. Seguirono alcuni momenti di silenzio, in cui si sentirono solo i loro respiri affannati tornare lentamente alla normalità, poi si districarono dall’abbraccio, senza però cessarlo del tutto, e si guardarono; senza dire nulla si sorrisero dolcemente e si baciarono a lungo, poi si distesero di nuovo, abbracciati, sull’erba: ora sì che almeno un po’ avrebbero avuto bisogno di riposare, e lo avrebbero fatto, prima di raggiungere nuovamente i loro amici, ma a quello avrebbero pensato poi: adesso tutto quello che ciascuno di loro due voleva era lì, era l’altro, era lui e soltanto lui.
Note finali: Non avrei mai creduto che, essendo una fic che trattava di un unico episodio del manga alla fine mi sarebbe venuta così lunga: nelle mie intenzioni doveva essere molto molto più breve, ma vabbe’, diciamo che mi sono un po’ dilettata con la lemon ^_______^ Riguardo il pairing, in realtà anche se l’amicizia tra Haru e Musica è nel manga molto forte, non ho mai avuto la tendenza a considerarli possibili amanti, non è mai stata una coppia che mi ha ispirato in tal senso, però questo episodio del manga mi ha dato un po’ di spunto (insieme all’altro da cui ho tirato fuori l’altra mia fic Il giorno più lungo di Musica) e quindi alla fine ho deciso lo stesso di scrivere qualcosa al riguardo: spero che qualcuno la legga prima o poi e che sia gradita; comunque se vi va di contattarmi per qualsiasi critica, osservazione o commento il mio indirizzo è tra quelli dei vari autori/autrici pubblicati sul sito dell’ysal ^_______-
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