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Per
amore mio
parte XII
di Nuel
Draco si era addormentato
dopo una lunga attesa. Aveva sperato che Harry lo raggiungesse. Lui avrebbe
voluto raggiungerlo dopo tutti quei baci.
Impiegò il tempo a riflettere. Pansy era stata una furia, ma avrebbe dovuto
aspettaerselo: era sua amica, gli voleva bene. Non sarebbe stato facile
convincerla, testarda com’era, ma lei avrebbe accettato. Non era come la
Granger, che aveva voltato le spalle ad Harry, lei gli sarebbe rimasta
accanto.
Blaise si era limitato ad ascoltare la sfuriata della sua ragazza ed alla
fine le aveva detto che, per quanto la pensasse come lei, dovevano
rispettare le sue scelte.
Draco gliene era stato immensamente grato.
La mattina seguente Pansy gli aveva dato il buon giorno con l’abituale bacio
sulla guancia. Durante tutta la colazione non aveva staccato gli occhi da
Potter.
Draco trovava che la cosa fosse piuttosto buffa, ma aveva notato che il
Grifondoro pareva più teso del solito. Aspettò inutilmente che Harry alzasse
lo sguardo su di lui per sorridergli, ma Potter fece colazione rapidamente e
si dileguò dalla Sala Grande.
Draco capì che lo stava evitando quando uscì rapidamente anche dall’aula, al
termine dell’ultima lezione del mattino, che avevano insieme.
A pranzo si ripetè la medesima situazione della mattina, con Harry che si
ostinava ad evitare di guardarlo e Draco cominciava ad essere nervoso.
Appena Harry lasciò di nuovo la sala, Draco gli corse letteralmente dietro,
ma si calmò non appena, pochi metri fuori dalla porta, lontani dallo sguardo
di tutti, Harry si fernò ad aspettarlo.
Draco sentì il cuore fare una capriola e, sorridente, gli si avvicinò.
-Avevo giusto bisogno di te, Malfoy-
Draco capì che qualcosa non andava dal tono freddo di Harry e dallo sguardo
duro che gli rivolse. -E’ successo qualcosa?-
-Cammina!- Harry lo precedette e, mano a mano che si avvicinavano al bagno,
Draco sentì l’inquietudine tornare. -Harry...-
Harry gli bloccò il braccio a mezz’aria, vanificando il tentativo del biondo
di fargli una carezza. -Voglio solo scopare la mia puttana, Malfoy. Chiuditi
la bocca o vedrò di farti tacere io!-
Draco impallidì. Ebbe precisamente la sensazione del sangue che defluiva via
dal suo viso. Stava male, ma rimase in silenzio, come se fosse un altro che
Harry rigirava e sbatteva al muro.
Un altro a cui Harry abbassava in malo modo i pantaloni.
Un altro che veniva riempito da Harry brutalmente.
Harry gli venne dentro e si allontanò subito da lui. -Questa puoi tenertela-
Draco sentì il rumore di qualcosa che cadeva a terra. Poi sentì quello della
porta aperta e richiusa e, lentamente, sbatté le palpebre, si rivestì e
guardò ai suoi piedi per individuare l’oggetto che Harry aveva gettato.
Fissò il cordoncino scuro ed il quadrifoglio prezioso come se non li
riconoscesse per qualche attimo, prima di chinarsi a raccoglierli.
Uscì dal bagno e si diresse ai sotterranei. Un Auror, come sempre, lo teneva
d’occhio, ma non gli importava.
Oltrepassò il muro della sua comune e si sedette sulla sua poltrona
preferita.
Non c’era nessuno.
Nessuno lo avrebbe visto piangere.
Un’ora più tardi, Draco si stupiva di se stesso: stava ancora nella stessa
posizione, con gli occhi spalancati e persi nel vuoto e così dolorosamente
arrossati ed aveva il viso rigato di lacrime, ma non aveva prodotto un solo
suono.
Era stato il pianto più doloroso della sua vita e non aveva urlato né
singhiozzato.
Il quadrifoglio era stretto forte nella sua mano, accostata al petto e tutto
quello che riusciva a pensare era che Harry il giorno prima si era
preoccupato per lui e poi lo aveva ferito a quel modo.
Era il dolore più straziante della sua vita.
Cielo! Era innamorato di lui così tanto!
Non esisteva nulla senza Harry.
Si asciugò il viso con le dita della mano libera. Decise che era il caso di
darsi una lavata alle guance ed agli occhi prima di andare a cercare Harry.
I corridoi erano affollati di studenti, come ad ogni cambio dell’ora. Chi
parlava, chi rideva, chi correva.
I fantasmi passavano, salutavano, proseguivano, si intrattenevano, di tanto
in tanto con i personaggi di questo o quel quadro.
Mai disturbare i ragazzi in orario di lezione!
Harry stava seriamente considerando la possibilità di riallacciare i
rapporti con Ron ed Hermione, in un modo qualsiasi e camminava tra gli
studenti che lo salutavano e quelli che ridacchiavano ancora alle sue
spalle, senza degnarli di uno sguardo.
Era il momento di mettere un po’ d’ordine nella sua vita e da qualche parte
doveva pur cominciare, quindi, perché non dai suoi migliori amici.
Draco gli si parò davanti e quasi Harry gli sbatté contro, tanto era
sovrappensiero.
-Levati Malfoy!- Gli sibilò contro riprendendosi subito.
-No. Noi dobbiamo parlare-
Harry lo fissò: aveva gli occhi rossi e gonfi, la punta affilata del naso
arrossata e la voce un po’ nasale. Si stringeva al petto la catenica, Harry
riconobbe i due cordoncini che sbucavano dal suo pugno.
-Non abbiamo niente da dirci, Malfoy- cercò di aggirarlo, ma Draco lo
trattenne.
-Io invece credo di si, Harry-
Potter notò che sempre più studenti li stavano osservando. Sbuffò e lo
afferrò per la manica, trascinandolo nella prima aula vuota che trovò e
chiudendo la porta dopo aver guardato storto i curiosi che avevano osato
seguirli.
Voleva che quella “cosa” finisse il prima possibile.
-Cosa vuoi, Malfoy?-
-Cos’è cambiato da ieri?-
Harry lo fissò attentamente prima di rispondere. -Assolutamente niente!-
-Perché menti?-
-Malfoy non sto men...-
-Si invece!- Lo interruppe il Serpeverde. -E non dirmi che lo fai perché
sono tutti tornati a scuola! Non te n’è fregato nulla di scoparmi davanti
agli Auror, quindi non ti importa cosa pensano gli altri!-
Harry fece per ribattere, ma Draco lo bloccò con un gesto della mano.
-E non fingere di non sapere che ci guardavano perché lo sai che mi
sorvegliano! Ieri eri preoccupato per il mio processo e oggi mi tratti come
una donnaccia! Perché?- Draco aveva cominciato a singhiozzare piano e la sua
voce era diventata impastata. A tratti tirava su col naso.
-Cosa vuoi che ti dica, Malfoy?! Che sono tanto dispiaciuto per te? Che
vorrei poterti aiutare? Non me ne frega niente, Malfoy. Niente! Per me
possono buttare via la chiave quando ti avranno rinchiuso ad Azkaban!-
-Harry...- le lacrime gli scendevano sulle guance pallide ed Harry sentiva
qualcosa contorcerglisi dentro.
-Queste scene falle col tuo ragazzo, Malfoy. Va a piangere sulla sua di
spalla! Le vacanze sono finite, ormai, no? E’ tornato, allora cosa
aspetti?!-
Draco spalancò gli occhi cercando di capire di cosa parlasse. -Te l’ho già
detto, Harry... non sto più con Theo...-
-A no? E allora chi è?- Harry sentiva le guance andargli a fuoco. Rabbia e
vergogna. Non gelosia, no, quella si rifiutava di ammetterla.
-Non c’è nessuno, Harry... solo tu...-
-Bugiardo!-
-Te lo giuro!-
-E allora cosa blaterava la Parkinson ieri sera?- Sbottò. Ogni nervo del
collo tirato ed evidente, aveva gridato così forte che quelle poche parole
gli avevano graffiato la gola e ora gli doleva.
-Ieri sera?- Draco sembrò calmarsi un poco.
-Già. Ieri sera! Non sprecare tempo ad inventarti una scusa! Vi ho sentiti!-
Draco cominciò a sorridere ed Harry pensò che avrebbe potuto prenderlo a
pugni. Guai a lui se osava deriderlo.
-Sei geloso...- Draco si illuminò di un sorriso sincero. -Merlino, Harry! Tu
sei geloso!-
Harry distolse lo sguardo, ferito e assolutamente consapevole che quella
fosse la verità. -Non vaneggiare, Malfoy- sibilò a denti stretti.
-Sei innamorato di me, Harry?-
Era innamorato di lui?
-Ti prego, Harry... dimmelo. Se mi ami, dimmelo!-
Doveva dirglielo?
-Si... si che mi ami! Cielo! Harry tu mi ami!-
-Va all’inferno, Malfoy- mormorò acido.
Draco lo abbracciò ed Harry non oppose resistenza, neppure quando Malfoy gli
prese il mento tra due dita e lo guardò negli occhi.
Harry stava piangendo.
-Non dire nulla, Malfoy! Altrimeni...-
-Ti amo-
-Non prendermi in giro!-
-Ti amo-
-Piantala Malfoy!-
-Ti amo Harry!-
Harry lo respinse debolmente. -Ieri...-
-Ieri hai sentito Pansy ricordarmi che avevo promesso il mio cuore ad
un’altro, ma questa persona non mi vuole più Harry e io ne sono felice
perché non posso mantenere quella promessa, perché amo te-
-Chi è?-
-Non ha alcuna importanza. E’ a te che ho dato il mio cuore-
Harry, tremante, lo abbracciò e si sciolse in un pianto liberatorio.
-Ti ho aspettato sveglio a lungo... ero sicuro che saresti venuto, sotto al
tuo mantello...-
-Sono andato via quando la Parkinson ha comincaito ad essere troppo
insistente-
Draco gli asciugò gli occhi ed Harry ricambiò il gesto.
-Se fossi rimasto avresti sentito che le dicevo che amo te... Blaise poi le
ha detto che deve fidarsi delle mie decisioni, anche se non piaci neppure a
lui!-
-Cosa sa Zabini? -
-Preoccupato?- Draco ridacchiò. -Sa come è iniziata... di come si è evoluta
la cosa, devo ancora raccontargli-
Harry annuì. -Raccontaglielo prima che decida che per il tuo bene io debba
morire-
Draco rise. Una risata liberatoria in cui lo seguì presto Harry.
Harry lo baciò, pensando per la prima volta che era piacevole baciare
qualcuno alto come lui, senza doversi abbassare come faceva con Ginny e
senza doversi sollevare in punta di piedi come faceva con Ron.
Malfoy era giusto per lui. Era strano pensarlo, ma lo faceva stare
incredibilmente bene.
-Stasera...- iniziò tra un bacio e l’altro il Serpeverde. -...Verrai?-
-Ho gli allenamenti di quidditch, stasera...-
-Non importa se fai tardi...-
Harry dedicò molta attenzione ad un punto particolare sulla gola del suo
compagno per diversi secondi, prima di rispondere.
-Devo farmi la doccia, asciugarmi i capelli... c’è sempre un Auror davanti
al vostro passaggio... non saprei come aggirarlo, neppure col mantello...-
-Manderò Tiger e Goyle a prendere qualcosa in cucina verso le undici. Pensi
di farcela a passare quando loro apriranno il passaggio?-
-Sincronizzarmi con quei due?- Harry sollevò un sopracciglio. -Ci proverò-
-In ogni caso, la parola d’ordine per aprire il passaggio, è....- si
avvicinò al suo orecchio e bisbigliò la parola d’ordine per far scorrere il
muro, poi prese tra le labbra il lobo carnoso e cominciò a succhiarlo.
Ad Harry sfuggì un mugolio di soddisfazione mentre si abbandonava contro il
petto dell’altro, consapevole che ormai, era nei guai fino al collo.
Continua
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