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Per amore mio

parte VIII

di Nuel

 

Harry arrivò in Sala Grande a grandi passi decisi. In mano stringeva un regalo inaspettato.
Quella mattina si era svegliato in completa solitudine e se l’era presa decisamente comoda: non pensava che qualcuno gli avrebbe fatto dei regali, quell’anno. Tranne, forse, Dobby e Kreacher e non poteva dire di impazzire dal desiderio di sapere cosa gl avessero regalato.
Tuttavia, quando finalmente si decise ad alzarsi, trovò, ai piedi del suo letto, alcuni pacchettini inattesi.
Dalla puzza di uova marce individuò il regalo di Kreacher e decise di farlo evanescere senza neppure scartarlo.
Quello di Dobby si rivelò un nuovo paio di calzini spaiati. Sbuffò: almeno fossero stati la copia di quelli dell’anno prima: avrebbe finalmente potuto usarli.
Dalla professoressa McGranitt ricevette un nuovo paio di guanti da cercatore. Gli fecero piacere dato che i suoi erano piuttosto lisi, ormai.
Hagrid gli aveva mandato una scatola di dolci di Mielandia. Se ne mise subito in bocca uno, prima di scartare un pacco piuttosto voluminoso.
Rimase turbato e commosso dal regalo di Ron. Lui non gli aveva preso nulla, sapendo che avrebbe passato le feste con Hermione, ma avrebbe rimediato appena fosse tornato. Era un bell’annuario del quidditch emesso dalla Gringot. Di sicuro era riuscito a procurarselo grazie a suo padre o a Bill.
Poi vide un pacchettino piuttosto piccolo ed aggrottò la fronte: di chi poteva essere?
Lo scartò ignorando il bigliettino e, appena lo vide, capì.
Non c’erano molte persone che gli avrebbero fatto un regalo di valore e, tra queste, nessuna che avrebbe pensato ad un oggetto simile.
Marciò in Sala Grande e rimase qualche istante sulla porta, osservando i commensali, piuttosto silenziosi, che consumavano un’abbondante colazione tardiva. Evidentemente non era stato l’unico ad alzarsi tardi.
In tutto erano rimasti in sette, lui era l’unico Grifondoro. C’erano tre Serpeverde: Malfoy e due fratelli piuttosto piccoli e con l’aria poco socevole e tre ragazzini di Tassorosso che avevano chi perso i genitori a causa di Voldemort, chi pensava di esserre comunque più al sicuro a scuola piuttosto che a casa.
Nel complesso, considerò Harry, Malfoy si trovava in una situazione peggiore del solito.
Si diresse al suo tavolo, infilando la collanina in tasca e cominciando a mangiare. Ogni tanto occhieggiava il tavolo di Serpevede e notò che Malfoy lo osservava piuttosto palesemente. La cosa lo irritava abbastanza.
Al tavolo degli insegnanti c’erano parecchi posti vuoti. Harry immaginò che qualche insegnante avesse gozzovigliato fino a tardi, la notte prima e che non si fosse ancora alzato. Hagrid, invece, doveva aver già finito la colazione da un po’ e, a quell’ora, probabilmente stava accudendo qualcuno dei suoi animali.
La McGranitt gli rivolse un pallido sorriso. Negli ultimi mesi sembrava invecchiata di dieci anni, eppure, al momento del bisogno, sapeva tirare fuori tutta quella grinta per cui era nota e per cui Silente la rispettava tanto. Harry le rispose con un sorriso ed un cenno del capo. Avrebbe voluto vederla insediata al più presto nell’ufficio del preside.
Tornando con lo sguardo sul biondo, Harry si accorse che aveva finito la colazione. Cincischiava per non doversi alzare dal tavolo, probabilmente temendo che gli Auror lo avrebbero rispedito ai sotterranei immediatamente, così ingoiò rapidamente l’ultimo boccone di dolce e lasciò la stanza.
Prevedibilmente, Malfoy si alzò subito dopo e lo raggiunse in corridoio.
Gli Auror si avvicinarono, mascherando non troppo bene il loro compito, ma ad un gesto di Harry si ritrassero, senza perderli di vista.
-Cos’è questo?- Chiese Harry, senza mezzi termini, togliendo dalla tasca il ciondolo.
-Un regalo di Natale-
-Perché?-
Malfoy fece spallucce e lo prese delicatamente dalla sua mano, girandogli intorno e mettendoglielo al collo.
Harry sentiva il cuore picchiare forte, respirò pesantemente per un paio di volte e chiuse gli occhi per ritrovare la calma.
-Tranquillo. Stavolta non è stregata-
-Non mi hai ancora detto perché-
Malfoy gli si mise di fronte, osservando il piccolo quadrifoglio brillante che spiccava sulla sua divisa. Era perfetto.
-Così non dovrai più trascinarmi in giro. Puoi tenerlo sotto la camicia e, quando mi vuoi, tirarlo fuori. Verrò da te ogni volta che lo vedrò- allungò le dita sottili per accarezzarlo ed Harry indietreggiò come se scottassero.
-Malfoy...-
-E’ Natale, Harry! Anche se è solo un modo di dire.... per oggi deponiamo l’ascia di guerra, vuoi?-
Harry, imbarazzato, non sapeva cosa dire.
-Se poi, vuoi farmi anche tu un regalo, ho un’idea molto chiara di quello che voglio-
Harry aggrottò la fronte, ma annuì.
Draco stirò appena le labbra in un sorriso.
Draco lo invitò a seguirlo al settimo piano. Harry si fermò dubbioso davanti al quadro di Barnaba il Babbeo che insegnava il balletto ai troll e lo guardò interrogativo.
-Nessuna trappola, fidati- lo rassicurò il biondo facendo comparire la porta.
La Stanza delle Necessità si presentò come un’accogliente camera con un fuoco scoppiettante nel camino.
-Vorrei che almeno oggi, anziché sbatermi in un bagno, potessimo farlo in un letto vero... Immagino che ad Azkaban non avrò questa possibilità e se tu accettassi... io te ne sarei grato- Malfoy aveva parlato a testa bassa, le guance rosate dall’imbarazzo.
Harry, che era rimasto sulla soglia, entrò, guardandosi attorno.
La camera era elegante e comoda, con colori sobri, ma allegri. Si chiese se rispecchiasse la camera del ragazzo a Malfoy Manor.
Draco si spostò accanto al letto e si sedette, guardandolo in faccia in attesa della sua risposta.
Harry si avvicinò e trovò assolutamente impossibile resistere al desiderio di baciare quelle labbra sottili ed inespressive. Lo baciò con ardore e lo spinse giù, sul materasso, continuando ad affondare nel suo palato e trovando la via per infilare le mani sotto i vestiti.
Draco mugolò e gli fece spazio tra le sue gambe, abbracciandolo e rispondendo con passione al bacio.
Le mani di Harry sulla schiena e sui fianchi lo facevano rabbrividire di piacere e quando il moro lasciò la sua bocca per baciargli l’addome, urlò e si inarcò, incapace di riaprire gli occhi.
Harry lo spogliò rapidamente e Draco, con gesti insicuri lo aiutò a liberarsi dei suoi abiti. A dita aperte gli accarezzò il pettò con bramosia, incontrando l’ostacolo duro dei capezzoli ritti. Era candido e splendidamente solido, una linea sottile come un capello lo attraversava, appena visibile ed Harry riconobbe il segno lasciato dalla maledizione che gli aveva lanciato nel bagno di Mirtilla.
Se Piton non fosse intervenuto subito, Malfoy sarebbe morto dissanguato davanti a lui, incapace di fare qualunque cosa.
Strinse quella carne bianca e profumata tra le dita e cominciò a tempestarla di lappate e piccoli morsi, si avventò su un capezzolo e cominciò a succhiarlo. La sua durezza era meravigliosa contro la lingua che continuava a girarci intorno.
Con la mano libera scese lungo il fianco, mentre l’altra continuava a saggiare la consistenza del petto e proseguì lungo la coscia nervosa, fino al ginocchio, per risalire ed afferrargli tra le dita la natica soda e sentirlo gemere ancora.
Il pene di Draco gli premeva contro l’addome, circondato da un piccolo ciuffo di peli biondi. Harry scese con la lingua segnandolo tra i pettorali, mordicchiando appassionatamente il ventre, tuffandosi nell’ombelico e stringendo nel pugno la sua erezione si godette ogni gemito ed ogni sussulto che usciva dal Serpeverde, che, ad occhi chiusi e labbra aperte, ansimava sotto di lui.
-Harry!- Lo invocò Draco, vicino al piacere.
La stanza stava perdendo colore, si immergeva nel bianco avvolgente.
Draco allungò il braccio sinistro verso di lui ed Harry lo vide.
Il Marchio Nero campeggiava sul braccio di Malfoy ed Harry si rese conto che quella non era una sua fantasia, ma la realtà.
La stanza riprese l’aspetto che Draco le aveva dato ed Harry gli torse il braccio, respingendolo verso il cuscino.
Draco gemette di dolore, spalancando gli occhi e vedendo lo sguardo duro di Harry sul suo avambraccio, cercò di pigolare una scusa.
Harry lo guardò dritto in quegli occhi troppo limpidi, chiari come acquemarine e non poté sostenerne lo sguardo.
Vide un tubetto di lubrificante sul comodino e lo prese con un movimento brusco.
Draco si sistemò meglio sul letto mentre Harry si cospargeva il sesso della sostanza trasparente.
Il Grifondoro gattonò fino a lui e, in ginocchio tra le sua gambe lo afferrò per le ginocchia e lo trascinò un po’ più verso di sé, sollevandogli una natica ed infilando due dita ancora impiastricciate nel suo ano.
Draco mugolò un po’, abituandosi gradualmente all’intrusione.
Quando Harry lo penetrò con una spinta decisa, Draco lo abbracciò, stringendogli le braccia al collo, gli occhi puntati sul ciondolo che ondeggiava al suo collo, che illuminava la pelle lievemente scurita dal sole del suo petto.
Harry spinse sentendo aumentare il piacere ogni istante di più, in precario equilibrio riprese il pene di Malfoy tra le dita, carezzandogli la punta gonfia con i polpastrelli, facendolo presto venire con un grido.
Harry, sollecitato dalle contrazioni dell’orgasmo del suo amante, venne a sua volta, cadendogli addosso, ansimante.
Draco lo avvolse più strettamente nel suo abbraccio. Respirava un po’ a fatica e si sentiva il volto in fiamme. Il profumo di Harry e del loro amplesso gli invadeva le narici ed era incredibilmente buono ed eccitante. Spostò una mano tra i capelli di Harry, massaggiandogli la nuca, pigramente, forse incoscentemente.
Dopo qualche minuto, Potter allungò un braccio verso la bacchetta, richiamandola dal cumolo di abiti con un incantesimo di appello e si sollevò dal corpo sotto il suo il tanto che bastava a dirigere l’incantesimo di pulitura.
Il pasticcio di sperma sui loro ventri divenne istantaneamente freddo e poi scomparve.
Harry mollò la bacchetta come se non avesse importanza e mugulò di piacere ondeggiando la testa, dove le dita di Malfoy erano ancora appoggiate.
-Continua- ordinò con voce roca e Draco non attendeva altro per riprendere a passare le dita tra i capelli aggrovigliati del moro.
Harry si accartocciò un po’, riprendendo a leccare voluttuosamente il petto glabro, mentre con una mano descriveva piccoli cerchi intorno all’ombelico.
Draco gemette e sospirò forte. Era la cosa più bella della sua vita.
Quando Harry smise di dedicargli quelle attenzioni, Draco capì che si era addormentato. Continuò ad accarezzargli la nuca finché non si addormentò a sua volta.
Quando Harry si svegliò, l’ora di pranzo doveva essere passata da un pezzo. Di Malfoy non c’era traccia nella stanza, ma Harry trovò, sotto la sua bacchetta, appoggiata sul comodino, una pergamena.
“Ho immaginato che ti saresti sentito in imbarazzo, se al risveglio mi avessi trovato ancora accanto a te, così sono andato via.
E’ stato un Natale bellissimo. Grazie.
Draco”
Harry sospirò, guardandosi intorno e rigirandosi il foglietto tra le mani. Si sarebbe sentito in imbarazzo? Probabilmente si.
Però sentiva che neppure così andava del tutto bene.
Svegliandosi aveva immaginato di trovare il corpo caldo di Malfoy accanto al suo e di poterlo stringere ed accarezzare ancora, prima di alzarsi.
Sbuffò arrabbiato con se stesso: Malfoy non era il suo ragazzo e neppure un vero amante, era... un giocattolo, una fantasia e lui era un coglione che si era lasciato trasportare oltre e non aveva idea di come uscire da quella situazione.
Il ciondolo a quadrifoglio dondolò sul suo petto ed Harry lo osservò. Era indubbiamente un bel oggetto. Decise di tenerlo al collo, almeno per un po’.
Si rivestì e lasciò la stanza, ma non riuscì a lasciarsi indietro i suoi pensieri e tanto meno il desiderio di avere accanto un compagno con gli occhi chiari.

Continua