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Per amore mio

parte V

di Nuel

 

La neve riverberava il rossore acceso del cielo al tramonto sembrando un’immensa distesa insanguinata.
Harry la fissava dalla finestra della Sala Comune, mentre i suoi compagni di Casa, i perfetti Grifondoro, nobili d’animo e coraggiosi, schiamazzavano ancora infervorati dalla fasulla guerra del mattino.
Lui aveva una guerra vera da combattere e non l’avrebbe vinta con le palle di neve.
Lui era così nobile e coraggioso che si faceva spompinare da Draco Malfoy in un cesso, ricattandolo.
Al solo pensiero della bocca di Malfoy che si chiudeva intorno a lui sentì un brivido di eccitazione e l’immagine tornò propotentemente.
Cercò di scacciarla. Non ne poteva più di essere preda degli ormoni. Passava ore in bagno di giorno e notti insonni a farsi seghe pensando a Malfoy.
Non era salutare.
E quando lo vedeva pensava solo a trascinarlo lontano dagli sguardi per ficcarglielo in bocca.
Non era prudente.
E soprattutto non gli bastava più.
Se con la bocca lo faceva godere a quel modo... chissà cosa faceva in camera con Nott... quel bel sedere fasciato nei pantaloni sempre impeccabili doveva essere una via diretta per il paradiso.
Appena formulò il pensiero, il Draco nella sua testa si rigirò facendo le fusa, mostrandogli le natiche perfette, accarezzandole, torcendo il collo lungo e delicato per guardarlo con gli occhi languidi, piegandosi in avanti, inarcando la schiena ed allargando le gambe.
Harry fissò intensamente lo scroto che occhieggiava tra le gambe e subito quel maledetto si mise ad accarezzarsi i testicoli, gemendo piano, continuando a dargli le spalle.
Harry poteva vedere appena le sue dita che si muovevano con carezze delicate sulla pelle scura e lui gli offriva quel sedere pallido e sodo, spingendolo in dietro, ma, come sempre, Harry non poteva toccarlo. Non poteva neppure avvicinarsi.
Poteva solo desiderarlo.
Harry scosse la testa e sospirò.
Non doveva ricascarci.
Ma ormai era eccitato e Ron era arpionato da Hermione.
Accartocciò il compito di Trasfigurazione che stava cercando di scrivere e si diresse al bagno.

Draco sentì il suo pene contrarsi ed iniziare ad inarcarsi, trattenuto a forza dalla stoffa e forse arrossì.
Il suo “principe azzurro” stava di nuovo fantasticando su di lui e Draco avrebbe voluto poter dare sfogo a quelle sensazioni stupende, ma Blaise, Theo, Pansy e Milly lo circondavano e balbettò un “grazie” con cui cercò di mascherare la sua reazione.
Pansy lo abbracciò e gli baciò una guancia. Credette quindi di essere stato convincente.
Lui e Theo avevano parlato, si erano chiariti ed avevano posto fine alla loro neonata relazione.
Draco si era sentito in imbarazzo, ma Nott aveva dimostrato una forza invidiabile e si era messo a scherzare sulla situazione.
Poi erano intervenuti gli altri. Anche Milly, in qualità di amica di Theo, si era dichiarata disposta a partecipare alla loro “caccia il tesoro”.
-Se escludiamo le ragazze, metà degli studenti di Hogwarts è già cancellata!- Gli aveva strizzato l’occhio Theodor.
-Il che significa circa centoquaranta ragazzi!- Aveva sottolineato Draco con un misto di ironia ed autocompatimento.
-Ma dobbiamo eliminare anche tutti i Serpeverde, giusto, Draco?- Gl aveva chiesto Blaise, ricordando le parole dell’amico di pochi giorni prima.
Draco aveva annuito e Milly conteggiato: -Siamo a centocinque-
Draco sorrise e guardò la Sala con affetto. -A meno che i ragazzini di oggi non crescano molto più in fretta di noi, direi di eliminare anche tutti quelli al di sotto del quinto anno!-
-Ehi! Io mi sono preso una cotta per te al quarto!- Protestò Nott, facendoli ridere e ridendo lui stesso.
-Razza di maniaco! Non dirmi cosa facevi già a quell’età nelle tue fantasie perverse!- Gli tenne testa Draco e le risa si alzarono di nuovo.
-Restiamo solo con quarantacinque studenti, allora!- Annotò Milly, molto precisa.
-Allora non ci resta che stilare una lista dei candidati- si intromise Pansy, prendendo pergamena e piuma. -Cominciamo da quelli del settimo anno per ogni casa. A Grifondoro ci sono: Potter, Weasley, Paciok, Thomas, Finnigan, poi, a Corvonero...-
Pansy non si era accorta, scrivendo, che Draco aveva cambiato espressione appena aveva nominato Potter, ma a Blaise non era sfuggito ed aveva stretto la mano del suo amico.
Draco gli aveva sorriso brevemente, mentre Pansy cominciava a stilare la lista dei ragazzi del sesto anno.
Quella notte Draco andò a dormire molto più rilassato, chiedendosi ancora una volta chi fosse il suo sognatore e se si toccasse mentre fantasticava di lui... sentì le guance ardere mentre faceva scivolare la mano dentro l’elastico del pigiama e si accarezzava pigramente.
L’unico vantaggio di non dormire più con i suoi amici era non dover chiudere le tende del letto per potersi dare piacere da solo. L’aria restava più fresca e gli permetteva di mantenere la mente più lucida, godendo appieno delle sensazioni.
Si addormentò con la sensazione degli slip bagnati... l’indomani li avrebbe buttati nel sacco della biancheria destinata alla lavanderia. Non si era mai vergognato degli elfi domestici.

Per tutta la settimana successiva, Harry ebbe la sensazione di non riuscire neppure a respirare.
Compiti ed interrogazioni si susseguirono a ritmo serrato perché gli insegnanti dovevano raccattare i voti per la pagella, data l’imminente chiusura del quadrimestre.
Harry sbuffò sapendo che non solo i Dursey non l’avrebbero firmata, ma non si sarebbero neppure predi la briga di guardarla.
Per di più, quella mattina aveva discusso con Ron.
Erano mesi che non si parlavano più, ma il rosso aveva deciso di dare una svolta alla situazione proprio la mattina del compito di Incantesimi.
I loro compagni di stanza si erano già avviati a fare colazione e Ron si mise a parlare in fretta; evidentemente Hermione gli aveva vietato di restare solo con lui.
“Harry, lo sai che non è colpa mia! Se tu ti trovassi una ragazza sarebbe tutto diverso! Hermione e Ginny tornerebbero a fidarsi!”
“Non ho bisogno di una ragazza, Ron! Rivorrei il mio miglior amico!” Gli aveva risposto lui.
“Ma Harry! Se avessi una ragazza con cui fare certe cose... saresti più rilassato...”
“Sono nervoso per la scuola Ron! E per scopare non ho bisogno né di te, né di una ragazza!” Si era arrabbiato. “E comunque, sul fronte sesso, tranquillizza chi vuoi: sono già sistemato!” Gli aveva sibilato prima di sbattere la porta e precederlo.
Hermione aspettava il suo ragazzo in Comune, sotto le scale e si girò appena lo vide, per non salutarlo.
Harry sibilò uno “stronza” in serpentese. Ecco una cosa che lui sapeva fare e “lei” no, si disse con un minimo di orgoglio.
Prima di lasciare la stanza sentì la voce di Ron che si scusava per il ritardo, ma non volle ascoltare le parole della sua ex migliore amica.
Fare colazione non lo aiutò certo a smaltire il nervosismo che Ron aveva saputo fomentare tanto bene, lasciò quindi la mensa piuttosto in fretta.
Adocchiò Malfoy che, con i suoi amici, si dirigeva in Sala Grande e lo chiamò. -Malfoy! Qui! Devo parlarti-
Subito Zabini si mise tra loro, cercando di ribattere, ma Draco lo fermò facendogli un gesto di diniego, dopo avergli appoggiato una mano sulla spalla.
Mentre la Parkinson si lamentava per la maleducazione del Grifondoro, Draco lo seguì fino alla solita porta.
-Credevo che ti fossi già stancato di questo gioco, Potter- gli disse con la sua solita voce strascicata. -E sinceramente la tua compagnia non mi mancava!-
-Sta zitto, Malfoy! Sono stato impegnato con le lezioni, io!-
Draco lo guardò in cagnesco. Non era certo per sua volontà che non partecipava alle prove pratiche.
-Devo ancora fare colazione, Potter e tu non sei di sicuro la mia marmellata preferita!-
Harry ghignò con un improvviso lampo nello sguardo.
-Vorrà dire, Malfoy, che approfondirò la conoscenza con altre parti di te!-
Draco ebbe appena il tempo di chiedere che intenzioni avesse che si ritrovò faccia al muro con Potter che gli strattonava la cintura ed i pantaloni.
-No! Potter! Non farlo!- Gli ordinò con il panico che cresceva di più ad ogni sillaba, ma il Grifondoro lo aveva immobilizzato al muro con un incantesimo e si stava freneticamente aprendo i pantaloni.
-Potter, ti prego!- Gli chiese, ormai con le lacrime agli occhi, fissando i suoi pantaloni e gli slip accartocciati intorno alle caviglie.
Potter gli allargò le gambe spostandogli un piede col proprio, senza troppi convenevoli ed, altrettanto rapidamente, si spinse in lui.
Draco urlò.
Non aveva mai sentito un dolore così acuto.
Le dita di Theo non erano state neppure lontanamente paragonabili.
La fitta si inerpicava per la sua schiena e Potter, indifferente, si muoveva con rabbia.
Draco artigliò il muro, appoggiandoci la fronte e piangendo con gli occhi sbarrati. Nella sua mente l’immagine candida creata dal suo misterioso innamorato si frantumò come un pezzo di vetro, come si sentiva spaccare lui, in migliaia di frammenti doloranti.
Il muro freddo gli diede un minimo di conforto. Non provava piacere, non era neppure vagamente emozionato.
Potter grugnì riversandosi in lui ed uscendo subito, rivestendosi.
Draco scivolò sulle ginocchia, continuando a piangere. -Sei un bastardo, Potter! Sei un bastardo!- Singhiozzò contro di lui.
-Non farla tanto lunga, Malfoy. In fondo non sono né il primo, né l’ultimo! Porta i miei saluti a Nott- Harry lasciò la stanza e si diresse rapidamente in aula. Fisicamente si sentiva molto meglio. La rabbia verso Ron era passata, ma, al suo posto, si era formata una strana inquietudine: Malfoy era maledettamente, divinamente stretto...

Draco pianse ancora per un po’. Aveva detto no a Theodor per quello? Eppure sapeva, sentiva che sarebbe successo! Cercò di pensare ad Azkaban e che avrebbe dovuto abituarsi, ma invece di calmarlo, il pensiero, lo fece disperare ancora di più.
Chiamò mentalmente il suo uomo dei sogni, gli gridò di aiutarlo, ma non sapeva a chi dirigere i suoi pensieri e non arrivò nessuno.
Si rassettò meglio che poté ed uscì dal gabinetto. Sentiva ancora la schiena dolergli e sentiva un umidore molesto scivolargli lungo le natiche.
-No! Per favore no! Non anche questo...- Scivolò di nuovo sulle ginocchia e rimase a sentire lo sperma di Potter che scivolava fuori dal suo corpo, non trattenuto dai muscoli intorpiditi e doloranti e forse qualche goccia di sangue.
Arrossì e dirottò i suoi pensiei a Blaise. “Aiutami, Blaise! Sono nel bagno in fondo al corridoio est al secondo piano”

Zabini percepì il messaggio di Draco. Non era un legillimans, ma, qualche volta, Draco aveva usato la sua capacità telepatica per comunicare con lui.
-Mi scusi, professore, posso andare in bagno?- Chiese d’improvviso.
-Prego, signor Zabini- Rispose l’insegnante continuando l’interrogazione.
Blaise corse fuori e qualcuno ridacchiò della sua fretta. Scese i gradini a due a due e quasi travolse un Auror. -Mi scusi!- Gli disse di fretta, fermandosi un istante per controllare che stesse bene e raggiunse il bagno in un tempo record.
-Draco!- Spalancò la porta e lo trovò ancora in ginocchio e col viso rigato di lacrime.


Continua