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Per
amore mio
parte IV
di Nuel
Nevicava. Doveva aver
nevicato tutta la notte perché il parco e le cime degli alberi della Foresta
Proibita erano imbiancati. Anche il lago era coperto da un leggero velo di
ghiaccio.
Harry fissava la distesa immacolata dalla finestra della sua camera. Tutto
quel bianco accecante lo faceva star male.
Era uno spettacolo incantevole, ma bianco era il mondo del “suo” Draco, di
quel bellissimo ragazzo che miagolava nella sua testa.
La neve era fredda e lui non voleva che Draco fosse nudo nel freddo.
Improvvisamente realizzò che il candore di cui lo circondava nelle sue
fantasie doveva essere caldo, morbido, avvolgente.
Una pelliccia.
Una meravigliosa pelliccia bianca, di orso od ermellino.... di animali
morti.
Sangue lavato via.
Si allontanò dalla finestra con un peso sul cuore. Sangue lavato via come
“quel” Draco era reso innocente dalla totale mancanza di personalità o di
coscienza.
Harry lo aveva trasformato in un giocattolo, un animaletto capace solo di
gemere e fare le fusa e godere perché non poteva tollerare che quello reale
si fosse macchiato di colpe così grandi.
Falso in un mondo falso.
Una menzogna che gli permetteva di adorare l’idea e disprezzare la realtà.
Scese a fare colazione dietro a Seamus che fischiettava allegro, forse
immaginando già di correre a fare a palle di neve con i suoi amici.
Avrebbero sporcato la distesa bianca.
Harry sentì che era profondamente giusto perché tanta purezza non poteva
esistere nel mondo.
In Sala Grande si sedette al suo solito posto e vide Malfoy che sorrideva
alle battute della Parkinson, mentre Nott lo sfiorava con falsa casualità
per fargli sentire la sua presenza.
Malfoy sorrideva e gli occhi limpidi come due acque marine brillavano
innocenti.
“Come fosse nato senza peccato” pensò Harry, irritandosi e desiderando di
nuovo di ferirlo.
Come osava quel piccolo, lurido Mangiamorte brillare di luce propria?
Come osava, quando Sirius e Silente erano morti?!
Harry addentò il suo toast ed uscì con passo rapido, urtando un ragazzino
del terzo anno e facendolo finire a terra.
Uscì e si mise al riparo contro una sporgenza delle mura esterne del
castello.
Poco dopo alcuni Serpeverde uscirono ridendo e tra loro c’era Malfoy.
La Parkinson lo trascinava per un braccio e Zabini lo spingeva, Tiger, Goyle,
la Bulstrode e Nott li circondavano, chiacchierando animatamente.
Mentre la Parkinson saltellava e batteva le mani guantate i quattro che li
avevano circondati cominciarono a lanciarsi palle di neve.
Anche altri ragazzi cominciarono ad uscire e la Parkinson afferrò Zabini e
Malfoy per trarli in disparte.
Zabini la abbracciò e Malfoy cominciò ad allontanarsi per lasciarli un po’
soli.
Aveva le gote lievemente arrossate e si stringeva il mantello addosso.
Harry perse qualche battito mentre lo osservava isolato in quel candore.
Nott lo raggiunse e gli disse qualcosa all’orecchio, prima di abbracciarlo.
-Malfoy!- Harry non riuscì a trattenersi dal chiamarlo.
I due Serpeverde e Zabini, a pochi metri di distanza, lo fissarono.
-Sparisci dalla mia vista!- Gli sibilò contro.
-Il parco non è solo tuo, Potter!- Intervenne Nott.
Un paio di Grifondoro del sesto anno si avvicinarono ad Harry, pronti a
dargli man forte.
-Lascia perdere, Theo. E’ meglio entrare- cercò di essere condiscendente
Draco.
-No, Draco! Non puoi dargliele sempre vinte!- Protestò il suo ragazzo, ma
Malfoy, a testa bassa, già lo spingeva verso il portone.
I Grifondoro ridacchiavano, mentre altri studenti si erano interessati alla
scena.
Zabini si avvicinò a Draco, fissando con ira Potter, mettendosi tra lui ed
il suo migliore amico, quasi a volergli fare da scudo.
La Parkinson prese Draco sotto braccio e rientrò con lui.
Zabini e Potter si fissarono per qualche altro minuto, poi Hermione si
avvicinò chiedendo cosa stesse succedendo.
Zabini adocchiò un paio di Auror che dovevano aver assistito a tutta la
scena senza intervenire e preferì lasciar perdere.
Fece un gesto stizzito con la mano e seguì i suoi compagni di casa nel
castello.
Quello di Potter era un sopruso da qualunque prospettiva lo si guardasse, ma
ai maledetti Auror non importava se San Potter maltrattava un ragazzo che
per loro era colpevole prima di essere processato.
La neve prese a scendere molto più fitta e gli studenti vennero richiamati
all’interno.
Nei sotterranei il fuoco scoppiettava allegro ed i ragazzi più piccoli si
rincorrevano con i vestiti ancora umidi di neve.
Qualcuno si era già messo a studiare, approfittando del sabato per portarsi
avanti con i compiti, qualcun altro parlava dell’uscita dell’indomani ad
Hogsmeade.
Sul divano al centro della stanza Draco si era rannicchiato in silenzio, con
le ginocchia strette al petto.
Nott lo abbracciava e la Parkinson gli accarezzava ora una mano, ora gli
baciava una guancia. Zabini aveva preso una sedia e gli si era seduto di
fronte. Goyle e Tiger si erano allontanati alla chetichella su consiglio
della Bulstrode, che si era messa poco distante per poter intervenire in
caso di necessità, ma anche alla dovuta distanza: lei non era ammessa alla
corte del principe.
Neppure Nott lo era fino ad una decina di giorni prima, ma ora lui era il
favorito, o almeno avrebbe dovuto esserlo.
Draco si riscosse dopo infiniti minuti di silenzio. -Scusatemi, è colpa mia.
Vi ho guastato la giornata- si alzò in piedi e fece per andarsene, ma Pansy
lo trattenne.
-Stai scherzando, Draco?! La colpa è di Potter! Non tua!-
-Grazie, piccola- le baciò la guancia e si avviò alla sua stanza.
Theodor lo seguì, ma Draco lo fermò sulla porta, dicendogli che voleva
restare solo.
Millicent osservò la scena e chiamò il suo amico. Nott la raggiunse e lei lo
abbracciò.
Anche Pansy aveva trovato conforto tra le braccia di Blaise.
La sorte di Draco preoccupava tutti e la sua tristezza li contagiava come un
tempo si erano fatti trasportare dal suo carisma e dalla sua dolcezza.
Draco sprofondò in una sedia. La stanza era piuttosto fredda e si avvolse in
una coperta sottratta al letto.
Aveva perseguitato Potter per sei anni e ora lui si prendeva la rivincita,
doveva farsene una ragione.
Liberò la mente da ogni pensiero e cercò in alto.
Si era quasi assopito quando trovò quel che cercava e la sensazione di
calore lo avvolse meravigliosamente.
La sensazione di essere avvolto in una pelliccia calda.
Era tutto immerso nel bianco, come di consueto, ma quel bianco era soffice,
con un leggero odore che non avrebbe saputo riconoscere, vagamente
selvatico. Doveva essere l’odore delle pelli e della concia.
“Lui” era lì, strofinava il viso sul pelo morbido e sorrideva. Affondava le
dita nella pelliccia e la sentiva su tutto il corpo. Lo solleticava
deliziosamente.
Draco arrossì dolcemente: gli piaceva quel pensiero insolito. Era quasi come
essere coccolato.
Si stiracchiò ed uscì in Sala Comune per cercare Theo.
Il sorriso gli morì sulle labbra quando lo vide impegnato a conversare con
la Bulstrode. Le immagini continuavano a danzargli davanti agli occhi e Theo
faceva conversazione. Non poteva essere lui l’artefice di quei pensieri.
Pansy lo vide e fece per chiamarlo, ma lui le fece segno di tacere
portandosi l’indice alle labbra.
Blaise lo fissò interrogativo e Draco gli sorrise, chiedendogli di avere
fiducia in lui.
Uscì dalla Sala Comune e si mise a camminare per i corridoi.
-Dove vai, Malfoy?!- La voce di un Auror lo fece sobbalzare.
-Ho bisogno di sgranchirmi le gambe...-
-Attento a dove vai!- Lo ammonì l’uomo, per nulla amichevole.
Draco annuì e riprese il suo peregrinare senza meta per i corridoi. L’uomo
alle sue spalle non faceva nulla per nascondere la sua presenza mentre lo
seguiva e Draco strinse i pugni fino a conficcarsi le unghie nei palmi.
Voleva avere un po’ di libertà.
Gli mancava volare, giocare a quidditch. Gli mancava usare la magia e
potersi muovere a testa alta a scuola....
Potter pareva ipnotizzato dal lento scendere della neve. Stava appoggiato
alla finestra e guardava fuori, perso nei suoi pensieri.
Draco decise di cambiare strada prima che il Grifondoro si accorgesse della
sua presenza.
-Salve Harry!- Salutò gioviale l’Auror e Draco sentì infrangersi la sua sola
possibilità di svignarsela.
-Buongiorno!- Salutò Harry, senza troppo entusiasmo. -Malfoy!-
-Che vuoi, Potter?- Draco fu costretto a rigirarsi e guardarlo in faccia.
Harry fissò l’uomo alle spalle del Serpeverde e poi il ragazzo.
-Era ora che arrivassi. Non ne potevo più di aspettarti! Muoviti!- Si staccò
dalla finestra e prese la direzione da cui Malfoy era arrivato. -Arrivederla!-
Salutò garbatamente l’Auror che gli rivolse un gesto della mano.
Draco si ritrovò a doverlo seguire, ma, se non altro, l’Auror non seguiva
più lui. Pochi minuti dopo riconobbe il corridoio e poi la porta del bagno
dove era avvenuto il loro “piccolo scambio” solo il giorno prima.
-Cosa vuoi, Potter?- Gli chiese con voce stanca, ma combattiva, rifiutandosi
di entrare nella stanza.
-Lo sai cosa voglio, Malfoy. E vedi di spicciarti!-
Draco entrò ed Harry chiuse la porta alle sue spalle.
-Non intendo farlo, Potter-
-Benissimo, allora tutta Hogwarts saprà di te e Nott-
-Da quando ti comporti come un Serpeverde?!-
-Da quando mi dai dei giudizi morali?!- Harry fissò gli occhi troppo limpidi
della sua vittima e non riuscì a sostenere il loro sguardo. -Inginocchiati e
succhiami, Malfoy o il tuo amichetto non avrà vita facile in questa scuola!-
Draco ubbidì.
Si inginocchiò, mantenendo orgogliosamente la testa alta, sbottonando la
divisa di Harry e prendendo in mano il suo sesso congestionato, lo manipolò
brevemente, deciso a non farsi sottomettere come la prima volta.
Sentì un sospiro uscire da Potter ed il suo sguardo su di sé.
Forse si chiedeva perché si stesse comportando in quel modo.
-Non sei tanto diverso da me, Potter- fu appena un sussurro, prima di
prenderlo in bocca.
Harry soffocò un grido con un grugnito ed arpionò i capelli biondi con le
dita.
Quello era l’unico posto in cui voleva stare. Voleva scendergli fino in
gola, possederlo e riempirlo e legarlo a sé in modo insolubile e... fargli
pagare tutti gli sbagli, renderlo di nuovo innocente come quando era venuto
al mondo...
Harry soffocò le lacrime. Non aveva mai sentito nussun desiderio così
struggente. Riversò il suo piacere e la sua rabbia nella bocca del
Serpeverde e gli strinse forte i capelli perché non lo allontanasse di
nuovo, ma stavolta Draco non lo respinse, trattenne lo sperma in bocca ed
appena Harry lo lasciò libero lo sputò nel water. Si alzò e fissò Harry in
faccia.
-Le puttane imparano in fretta- constatò Harry, ansimante.
Malfoy uscì sbattendo la porta. Si sciacquò la bocca al rubinetto ed osservò
Potter uscire dallo specchio.
-Alla prossima, puttana!-
Quando Draco fu di nuovo solo si rese conto di aver perso il contatto con il
suo sognatore. -Maledetto Potter!- Riprese il suo contegno e tornò ai
sotterranei.
-Draco! Mi ero preoccupato!- Nott gli fu sibito vicino.
-Scusami, Theo. Avevo bisogno di fare quattro passi-
Theodor gli sorrise in risposta e gli baciò dolcemente le labbra.
-Andiamo in camera, Theo- gli sussurrò all’orecchio con voce roca.
Nott arrossì violentemente ed annuì con un movimento scattoso.
Draco notò che quel brusco cambiamento non era sfuggito a Blaise e gli
sorrise per tranquillizzarlo.
Precedette Theodor in camera e poi chiuse la porta a chiave.
Non appena Nott si girò si ritrovò Malfoy addosso, che reclamava voracemente
le sue labbra. -Dra..... co... cosa...?-
-Voglio fare l’amore, Theo!-
-Co... co...? D... aco...?-
-Ti prego! Adesso, Theo!-
Nott lo baciò voracemente, girandolo e guidandolo al letto. Non gli sembrava
possibile che Draco avesse deciso di farlo così in fretta. Gli baciò e gli
morse il collo, iniziando a spogliarlo.
Draco non riusciva a stare fermo, lo abbracciava, gli strattonava il
maglione, si aggrappava alla camicia, lo baciava.
Theodor riuscì, con qualche sforzo, a sfilargli i pantaloni. L’eccitazione
di Draco non era ancora del tutto risvegliata, e lui si diede da fare per
portarlo velocemente all’erezione completa. Lo masturbò rapidamente e scese
con una scia di baci umidi sul suo petto, gli morse delicatamente l’addome
appena un po’ morbido ed in fine lo prese tra le labbra.
Draco sussultò e gridò.
Theodor succhiò piano la punta tumida, sentendo le cosce nervose cominciare
a tremare sotto le sue mani per la tensione. Lo lasciò e risalì fino al suo
viso per baciarlo di nuovo.
Draco aveva gli occhi serrati ed il respiro pesante.
-Rilassati amore- gli sussurrò dolcemente mentre lo baciava sulle labbra
chiuse.
Draco cercava disperatamente di convincersi che stava facendo la cosa
giusta, che doveva farlo con Theo prima che Potter decidesse che scopargli
la bocca non gli bastava più, ma voleva con tutta l’anima il ragazzo che lo
sognava. Sentiva di essere solo suo. Suo e di nessun altro.
Theodor fece scivolare la punta inumidita di saliva del proprio dito nel suo
ano, ondeggiandola lentamente.
I muscoli di Draco si contraevano debolmente, contrastando appena
l’intrusione, ma quando questa si fece più profonda Draco gemette,
aggrappandosi alle spalle del suo ragazzo ed iniziando a spingersi verso
l’alto per sottrarvisi.
Theodor ritirò il dito guardando addolorato gli occhi chiusi di Draco, ma
quando lui li dischiuse decise di fare un nuovo tentativo.
Premette con forza con due dita e Draco urlò e lo respinse.
-No! No! Non voglio!- Singhiozzò alzandosi a sedere ed afferrando il cuscino
per coprirsi l’inguine. -Scusa Theo.... scusa-
Draco piangeva e tremava, una mano a coprirsi la bocca aperta da cui
uscivano singhiozzi incontrollabili.
-Draco!... Scusami... io...- Nott lo abbracciò, cercando di confortarlo.
-Credevo di essere pronto, Theo... scusa...- ricambiò l’abbraccio e continuò
a piangere.
-Ssh! Non importa Draco. Avrei dovuto capirlo, invece di insistere...
scusami... è che... tu non sai quanto ti desidero!-
Draco smise di piangere e si stese di nuovo.
Theodor lo baciò sulla fronte e lo lasciò da solo.
Quando chiuse la porta, si trovò di fronte gli occhi blu di Zabini.
-Hai ragione, Blaise. Non è me che vuole-
La voce amara di Nott lo rattristò, gli posò una mano sulla spalla e lo
accompagnò dagli altri. -Scusami, Theo, ma dovevo dirtelo. Non sarei stato
un amico, altrimenti!-
-Hai fatto bene! Ci ho sperato fino all’ultimo, ma...- Sorrise e tirò su col
naso. -...ho avuto la mia possibilità e non ha funzionato. Per il bene di
Draco ti aiuterò a trovare questo tizio che lo ossessiona... e sarà bene per
lui che lo tratti con tutti i riguardi, se no lo uccido con le mie mani!-
Zabini gli sorrise apertamente. Per il bene di Draco avrebbero dovuto fare
ben più che trovare il suo principe azzurro.
Continua
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