DISCLAMER:
Tutti i personaggi di questa fic appartengono agli aventi diritto
Per
amore mio
parte I
di Nuel
Servizi sociali.
Harry non aveva mai immaginato che persino nel mondo dei maghi esistessero.
Eppure quella era la prova: guardò la testa bionda di Malfoy al tavolo di
Serpeverde. Mangiava a testa bassa, senza parlare con nessuno.
Da quando era stato trovato ed arrestato era passato poco più di un mese.
Essendo minorenne* erano intervenuti i servizi sociale ed invece di
sbatterlo ad Azkaban con suo padre lo avevano rispedito ad Hogwarts, a
finire la scuola.
Harry aveva scoperto allora che il compleanno del suo eterno rivale era
appena un paio di mesi prima del suo. Malfoy avrebbe terminato la scuola e
dato gli esami, poi avrebbe subito un processo regolare per la sua
partecipazione all’omicidio di Silente.
Al pensiero del vecchio preside gli si strinse il cuore. Gettò lo sguardo al
tavolo dei professori. La McGranitt aveva un’espressione inacidita e
fulminava con lo sguardo il delegato del ministero che sostituiva Silente
fino alla nuova nomina.
Una risata lo distolse dai suoi cupi pensieri.
Ginny ed Hermione stavano confabulando e Ron le ascoltava, rosso fino alla
punta delle orecchie.
La piccola di casa Weasley si accorse del suo sguardo e lo fulminò,
mettendogli il muso. Hermione si girò verso di lui, guardandolo malissimo e
rigirandosi subito, ruotando il busto per dargli le spalle.
Ron, a testa china, fingeva che lui non esistesse.
Era da quando Hermione aveva beccato, quell’estate, il suo ragazzo ed il
loro migliore amico che si rotolavano tra le lenzuola, alla Tana, che il
loro rapporto aveva preso quella piega.
Ron aveva scaricato tutta la colpa su Harry, tranne poi chiedergli scusa e
giustificarsi che non poteva perdere la ragazza e guadagnarsi l’odio della
sorella e forse della madre, tutte in una volta.
Ginny l’aveva lasciato seduta stante, appena Hermione le aveva detto che i
loro ragazzi se la spassavano un po’ troppo per i fatti propri.
Ed ora, Harry aveva bisogno di una valvola di sfogo.
In fondo lui e Ron no si erano mai giurati eterno amore, avevano le loro
ragazze e Ron era innamorato di Hermione, si limitavano a qualche “innocente
evasione” insieme, ma il concetto sembrava incredibilmente ostico per la
strega più brillante della loro età.
Harry tornò a fissare Malfoy, che in quel momento si vedeva sottrarre dalla
mano una lettera appena giunta via gufo da un Auror. L’uomo controllò la
lettera e solo dopo la consegnò al ragazzo.
Malfoy era palesemente offeso ed umiliato e la cosa fece provare una strana
eccitazione ad Harry.
Hogwards era discretamente sorvegliata dagli Auror da quando Malfoy era
stato ritrovato. Pattugliavano i corridoi mentre i ragazzi erano a lezione e
perlustravano la Foresta Proibita con regolarità. Pranzavano e cenavano in
Sala Grande con loro, ma non davano un reale disturbo. L’unico che risentiva
della loro presenza era Malfoy, che non poteva neppure ricevere una lettera
senza che uno di loro piombasse su di lui come un falco.
Malfoy lasciò la Sala con la sua lettera stretta in pugno ed Harry seguì i
suoi passi finché scomparve oltre la porta.
La sera in cui era arrivato aveva un occhio pesto e zoppicava. Non dovevano
esserci andai leggeri con lui. Madama Chips lo aveva riassestato in un paio
di giorni, ma aveva sempre quell’aria un po’ spaventata, e le spalle curve,
la testa bassa... nulla pareva rimasto di quell’atteggiamento sfrontato che
Harry aveva sempre conosciuto e che identificava un po’ come un marchio di
famiglia.
Chissà se erano stati solo gli Auror a malmenarlo o se ci aveva pensato
anche il suo Signore? Harry sentì un certo formicolio alle parti basse
pensando a Malfoy usato come bambola gonfiabile da Voldemort... Non era male
come pensiero da tenere da parte e consumare più tardi, per farsi una sega.
Ma per quanto lo ritenesse adeguato per le ore notturne, il pensiero molesto
gli propose rapidamente una serie di immagini piuttosto chiare e
dettagliate, che richiesero, da parte sua, la ricerca del bagno più vicino,
ove poter, “dare una mano” alla sua mente per liberarsi della nitida visione
di un bellissimo Draco Malfoy nudo e sconvolto dal piacere.
Un Draco Malfoy nudo e, possibilmente, lobotomizzato, che sapeva solo gemere
ed usare quella bella bocca per cose oltremodo stimolanti.... Harry grugnì
schizzando poderosamente e maledicendo il nome di Malfoy per essere così
dannatamente eccitante e così poco disponibile.
Draco osservava il cielo da una finestra del piano terra. Gli erano state
tolte la bacchetta e la scopa, partecipava solo alle lezioni teoriche e mai
a quelle pratiche, non poteva giocare a quidditch e nemmeno volare perché
temevano che scappasse. Non poteva allontanarsi dal dormitorio se non per i
pasti, le lezioni e lo studio in biblioteca e non poteva aggirarsi per i
corridoi dove non ci fossero aule dei corsi che frequentava ed ora non
poteva neppure ricevere una lettera da sua madre.
Blaise gli arrivò alle spalle, spaventandolo, ma lo abbracciò subito
cullandolo per confortarlo.
-Non rischiare di farti vedere con me, Blaise-
-Sei il mio migliore amico, Draco. Non posso lasciarti solo quando ti vedo
stare così male!-
Draco gli sorrise, ma lo allontanò un po’. -Non rovinarti la reputazione
facendoti vedere con me-
Zabini sospirò. -Ci vediamo dopo in Comune?-
Draco annuì, accarezzandogli una guancia ed allungando un po’ il collo per
dargli un bacio leggero esattamente sull’angolo della bocca. Un po’ più a
destra e sarebbe stato un bacio sulla guancia. Un po’ più a sinistra e gli
avrebbe baciato le labbra.
Spettava a Blaise decidere da che parte inclinare il viso, ma lui non lo
faceva mai.
Draco sospirò mentre l’unico vero amico che aveva si allontanava. Avrebbe
voluto che diventasse più di un amico, ma Zabini non mostrava particolare
interesse per quel genere di relazioni umane.
Draco sentì un discreto desiderio di essere toccato in un modo un po’
diverso che un abbraccio da quel bel ragazzo che popolava i suoi sogni da
tempo. Forse era colpa del recente contatto fisico, del buon profumo di
mandorle e caramello di Zabini.
Sorrise mestamente alla sua immagine vagamente riflessa dal vetro: era
abbastanza pietosi pensare che sbavava sul suo migliore amico da tempo e non
riusciva neppure a dirglielo.
Draco liberò la mente e cercò di racimolare qualche pensiero nell’aria. Era
un buon legillimans e nessuno ne era al corrente, quindi poteva concedersi
quell’unica libertà.
Avrebbe voluto conoscere i pensieri di Blaise, ma non aveva il coraggio di
frugare nella sua mente, per scoprire, magari, che aveva pena di lui, così
scrutava in alto, senza cercare di identificare i pensatori che spiava e
percepì un distinto gemito di piacere.
Non era un gemito “sonoro”, proveniva da un pensiero dotato di un
incredibile audio e si mosse in quella direzione. Scovò il pensiero e vi si
addentrò. Non c’erano camere, letti, era tutto bianco e, sospeso come nel
nulla... lui.
Draco trasalì. Qualcuno stava facendo pensieri erotici su di lui.
Subito, istintivamente, la sua mente si ritrasse, ma poi, come attratto
irresistibilmente, si avvicinò di nuovo.
Non poteva essere lui. Quella creatura così bella e perfetta che gemeva e si
contorceva e veniva non poteva essere lui.
Draco interruppe il contatto, sconvolto ed eccitato. Non c’era nessuno nella
visione, solo lui, ma un “lui” diverso: bello, con gli occhi caldi, non il
piccolo meschino, infimo codardo che aveva scoperto di essere.
Cercò di nuovo quel pensiero, ma non lo ritrovò da nessuna parte. Voleva
sapere a chi apparteneva. Chi lo vedeva a quel modo? Chi lo desiderava a
quel modo?
Voleva saperlo.
Le lezioni del pomeriggio lo distrassero da quel pensiero e gli donarono
nuova, gratuita amarezza. Il nuovo insegnante di pozioni non era neppure
lontanamente paragonabile a Piton, ancora latitante ed aveva una particolare
antipatia per Draco.
Il Serpeverde si era ritrovato, da primo della classe, ad essere uno degli
ultimi. Non che il professore gli togliesse punti o gli desse brutti voti,
no, peggio: lo ignorava totalmente. Così Draco si ritrovava a non avere voti
e non poter dimostrare le sue doti di pozionista, emarginato e totalmente
tagliato fuori.
Quel giorno, quando erano stati distribuiti gli ingredienti per la pozione
da preparare, per lui non ce n’erano più. Semplicemente, quando l’insegnante
aveva preparato le dosi, si era dimenticato di contarlo. Draco era uscito
sbattendo la porta ed era incappato in un Auror che l’aveva afferrato
malamente per una spalla e l’aveva risbattuto in classe chiedendo se ci
fossero problemi.
Il professore aveva detto che la presenza di Malfoy non era necessaria in
classe e che l’Auror poteva anche portarlo alla lezione successiva. Solo che
l’aula in cui avrebbe dovuto andare un’ora e mezza dopo era occupata da
petulanti Tassorosso del secondo anno, che erano rabbrividiti al solo
vederlo, così era stato ricondotto al suo dormitorio, col monito di non
uscirne fino alla lezione successiva.
Draco si era chiuso in camera sua. Una specie di sgabuzzino riservatogli per
non farlo dormire con gli altri... come fosse stato un appestato!
Solo Blaise andava a trovarlo in quella stanza e qualche volta Pansy. Tiger
e Goyle solo se erano invitati.
Draco si buttò sul letto e, fregandosene di ogni buon principio “Malfoy”
insegnatogli da suo padre, pianse.
Piangendo era sopraggiunto un torpore pesante e molesto, da cui uscì con una
terribile emicrania. Si guardò allo specchio cercando di capire se fosse il
caso di andare a lezione o no.
Decisamente no.
Aveva gli occhi gonfi e tutto il viso arrossato. I capelli erano arruffati e
decisamente troppo lunghi per i suoi gusti, cielo! Sembrava la versione
slavata di Potter!
Gli occhi erano due acquemarine limpidissime perse nella lava di un vulcano.
Era rosso come un Weasley! Il naso era uno schifo! La bocca era contratta in
una di quelle espressioni ridicole che faceva ogni tanto Lenticchia.
Si sedette sul letto e ricominciò a piangere.
Verso sera qualcuno bussò alla sua porta.
Era Blaise.
Si era riaddormentato ed il mal di testa era insopportabile. Aveva la gola
secca ed il naso arrossato da quante volte l’aveva soffiato.
-Draco!-
Blaise gli sedette accanto e lo abbracciò.
Il conforto di un momento, ma pur sempre conforto. Draco gli si attaccò come
se avesse preso lezioni per tutto il giorno dalla piovra gigante e strusciò
la fronte sulla sua spalla, inalando quel profumo che gli piaceva tanto,
desiderando ardentemente baciarlo.
-Se ti do una bella notizia, ti tiri un po’ su?- Gli chiese comprensivo come
sempre il suo migliore amico.
Draco non staccò la testa dalla sua spalla, ma si girò in modo da poterlo
guardare in viso e gli sorrise, annuendo debolmente.
-Sai che sei uno spettacolo?!- Lo prese in giro Zabini, per allentare un po’
la tensione che provava nel dovergli dare la notizia per lui così
importante.
-Non prendermi in giro!- Sorrise più apertamente Draco, passandosi una mano
sugli occhi che bruciavano fastidiosamente.
-No, no! Sei davvero affascinante, così!-
-Piantala!- Finalmente rise.
Blaise si schiarì la voce e si inumidì le labbra, arrossendo vagamente e
sorridendo felice.
Draco seguì attentamente i piccoli movimenti della lingua sulle labbra,
desiderandola nella sua bocca.
-Pansy e io ci siamo messi insieme!-
Draco scatto, allontanandosi da lui come se scottasse.
-Tu e Pansy?-
-Si, Draco! Ci pensi? Non ci avevo mai neppure provato con lei, perché era
la tua ragazza! Anche se sapevo che il vostro era un fidanzamento combinato
e che non eravate innamorati, però...- sorrise raggiante, felice. -Draco,
sono innamorato pazzo di lei!-
-Tu e Pansy- ripeté con un filo di voce, stirando le labbra in un sorriso
forzato e perdendo il fuoco su di lui, gli occhi di nuovo pieni di lacrime.
-Draco? Qualcosa non va?- Gli chiese subito Zabini, preoccupato.
-No! No, che stai dicendo? Cosa ci fai ancora qui? Va da Pansy! Cielo! Io...
Io.. sono felice per voi, Blaise! Sono davvero felice per voi!- Fece appena
in tempo a spingere un Blaise per nulla convinto e preoccupato fuori dalla
porta, prima di scoppiare di nuovo a piangere.
Chiuse la porta a chiave e guardò, tra le lacrime, ogni oggetto di quella
stanza. Possibile che non ci fosse nulla di utile? Possibile che non ci
fosse nulla con cui un uomo potesse decidere di farla finita?
Si trascinò fino al letto e ci si buttò sopra, pregando di poter morire.
E mentre scivolava di nuovo nel sonno, captò di nuovo un pensiero vagante.
Non stava usando il suo potere e pensò che fosse solo la sua fantasia, ma
non lo era. Era un pensiero forte e per un attimo pensò di riuscire ad
individuarne il proprietario.
Era di nuovo lui l’oggetto di quel pensiero, di nuovo nello spazio vuoto e
bianco e... cielo!
-Si!- Gemette Draco, eccitato, desiderando fondersi col se stesso del mondo
onirico.
Chiunque lo stesse pensando, stava pensando di scoparlo e... si, era
decisamente un uomo! Lo masturbava e lo possedeva, ma perché non si vedeva?
Perché il suo sognatore non si immaginava con l’oggetto dei suoi desideri?
-Chi sei?- Chiese all’aria intorno a sé, mentre nella fantasia dell’altro
veniva gemendo, con un’espressione così bella. Vuota, ma soddisfatta.
Draco si slacciò velocemente cintura e pantaloni, infilandoci una mano ed
iniziando a masturbarsi rudemente.
Voleva diventare come quella creatura che si contorceva nella passione.
Voleva riconoscersi in quel viso sereno, in quel corpo che dava e provava
piacere.
C’era qualcuno, ad Hogwards, un ragazzo, che doveva avere almeno una cotta
per lui e, fosse stato anche l’ultimo Tassorosso mezzosangue, lo avrebbe
trovato e gli avrebbe regalato il suo cuore!
Continua...
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* Avendo iniziato questa fic prima di leggere il sesto libro, ignoravo che i
maghi divenissero maggiorenni a 17 anni, quindi tutta la fic è da leggersi
in attesi del diciottesimo anno di età di Draco.
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