Parte prima.- Siamo proprio noi?
Non avevo fatto in tempo a spiegare alla palla di pelo
fra le mie mani quanto fosse stato fortunato a trovare il tensai sulla sua
strada, che altri miagolii attirano la nostra attenzione, facendo spostare
automaticamente i nostri passi nella loro direzione, fino a giungere
presso un altro albero, poco distante.
Io e Kaede ce ne stiamo fermi in mezzo al parco, a
guardare un po’ preoccupati gli altri due gattini, uguali a quello che
abbiamo appena adottato, che si stringono fra loro davanti a noi, un po’
spaventati. Nessun dubbio che siano i suoi fratellini e che siano stati
abbandonati anche loro…
"Kaede, che facciamo?" chiedo, un po’
titubante.
"E’ come pensavo, do’aho: la madre
evidentemente attende una nuova cucciolata e ha abbandonato questa"
mi ricorda lui, scuro in volto mentre fissa i gattini.
"Ma perché?" mi sembra così crudele…
"Non lo so, ma lo fanno. Del resto, anche gli
uomini abbandonano i figli, no?" è la sua amara considerazione. E so
anche a cosa stia pensando, che ci sono molte forme di abbandono e che lui
ne ha sperimentata almeno una…
"Kaede, che facciamo?- ripeto di nuovo io- Non
possiamo tenere sette gatti, sono davvero troppi, ma non possiamo neanche
lasciarli qui" e attendo la sua risposta, sperando che lui non dica
che sette non sono affatto troppi e che nel suo giardino di spazio ce n’è
in abbondanza…sarebbe capace di farlo! Però è vero anche che non
possiamo lasciarli qui da soli, non ci riuscirei proprio, non dopo averli
visti così piccoli e indifesi.
"Conosci qualcuno a cui farebbe piacere avere un
gattino, Hana?" mi chiede la volpe, a bassa voce.
Ah, giusto!!! Avrei dovuto pensarci io!!! È davvero la
soluzione migliore…
Mi chino e prendo in braccio questi due batuffoli, poi
sorrido alla mia kitsune: "Mi sa che abbiamo risolto il
problema…dai, Kaede, intanto andiamo a casa, depositiamo lì il nostro
nuovo gattino e poi usciamo per sistemare questi altri due!! Ho
un’idea…" e, per una volta, incredibile a dirsi, la volpe è
subito d’accordo con me!!!
Per strada, camminiamo molto velocemente, con
impazienza quasi; devo essere sincero: queste due palle di pelo mi fanno
una tenerezza incredibile!!! Forse perché, tenendoli in braccio, avverto
ancora di più la fragilità di un cucciolo, di una creatura che ha
davvero bisogno di te, non per un luogo comune o per debolezza, ma perché
non ha ancora forza a sufficienza…qualcuno che si affida a te per stare
bene nei suoi più elementari bisogni…Uno dei due micetti miagola e io
sorrido e vorrei tanto sapere cosa stia pensando, se gli faccio paura o se
si sente al sicuro nella mia mano…Mi accorgo che Kaede mi osserva con la
coda dell’occhio e con un piccolo sorriso, di quelli quasi
impercettibili ma che gli illuminano il viso. Ops…non so perché ma mi
viene da stare sulla difensiva!!!!
"Che c’è, kitsune?" la miglior difesa è
l’attacco, no?
"Hn".
"Insomma, che c’è??" insisto io; sta
pensando qualcosa di me, ne sono certo!!!
"Hai un cuore d’oro, do’aho, anche se ti
atteggi a duro&puro…" dice lui in un soffio.
"Non è vero!!!" è la mia prima reazione,
istintiva.
"Guarda che era un complimento, cretino!"
sbuffa la kitsune, mentre il suo sorriso diventa però più visibile.
Ah… ok, diciamo che è stata la mia abitudine a
reagire…
Questa schermaglia continua per un po’ fino al nostro
arrivo a casa e anche oltre; sistemiamo il gattino in camera nostra, per
adesso, e poi riusciamo subito per trovare un alloggio agli altri due.
È passata circa un’ora e siamo di fronte alla casa
della famiglia Miyagi e io sto suonando il campanello. Non ero mai stato a
casa di Ryota prima d’ora e non conosco nessuno della sua famiglia, ma
soltanto adesso mi sembra un po’ strano che non ce ne sia stato modo in
questi due anni…ma del resto lui non è mai stato a casa mia…
È un edificio normale, come tanti qui a Kanagawa: due
piani, poco spazio fra la porta e il cancello perché vi sia un
giardino…io lo osservo incuriosito, ma Kaede smette dopo una rapida
occhiata, del tutto indifferente a simili particolari. Come mai non viene
nessuno ad aprirci? Però mi sembra di sentire della musica ad alto volume
provenire dalla casa…forse soffoca il suono del campanello… premo di
nuovo il pulsante, guardando la kitsune che dev’essere disturbato da
questa attesa, e poco dopo la porta si apre e davanti a noi compare un
ragazzo alto, anche se non quanto noi, e bruno, con una strana pettinatura
arruffata…un primo indizio di parentela con Ryota sono gli orecchini,
solo che il tipo qui presente ne ha di più, almeno tre per orecchio…e
poi gli occhi mi danno una sensazione familiare…
"Buonasera…desiderate?" ci chiede con tono
cortese.
Ah, già!!! Ero impegnato a osservare le borchie della
sua cintura e dei suoi bracciali neri, senza contare i jeans strappati…e
sia mai che Kaede parli lui per primo, ovviamente!!!
"Ehm…siamo compagni di squadra di Ryota…è in
casa, per favore?" dico.
Lui guarda rapidamente il gattino che Kaede tiene in
braccio e poi ci fa cenno di sì: "Sì, ora ve lo chiamo…intanto
entrate…- e si scansa per farci passare- Io sono suo fratello Arashi"
si presenta, sorridendo.
"Io sono Hanamichi Sakuragi e lui è…".
"Kaede Rukawa" dice il volpacchiotto, che per
fortuna ci tiene ancora a presentarsi da solo!!!
"Aha…ho sentito parlare molte volte di voi
due!!! RYOTAAAAAAAAA!!!!" grida all’improvviso, facendoci prendere
un colpo!!! Oddio, che voce…
"Sto già arrivando…" ci raggiunge il tono
inconfondibile del nostro ex-playmaker e infatti lo vediamo scendere le
scale e raggiungerci. Sembra contento della nostra visita: "Ciao. Che
sorpresa!! Credo che mio fratello si sia già presentato, vero?".
Arashi Miyagi risponde subito al posto nostro: "Esatto…scusate, ma
io ora torno al piano di sopra: devo riprovare alcuni accordi per
stasera…a dopo!" , senza neanche aspettare il nostro saluto, sale i
gradini a due a due, scomparendo alla nostra vista.
"Accordi?" ripeto, spaesato, fissando
Ryo-chan.
Lui sorride con fierezza: "Mio fratello e la sua
band suonano in un locale e lui è il chitarrista…sono davvero molto
forti, una sera vi porto tutti a sentirli, ok? Intanto andiamo
nell’altra stanza, però…" e noi lo seguiamo fino ad una camera
arredata all’occidentale, come un salotto. E che salotto!!! Voglio
dire…è pieno di cose strane…soprammobili di legno intagliato dalle
varie fogge, cuscini ricamati con motivi particolari e anche i quadri
sono…boh? Non lo so cosa sono…
Mi accorgo che Kaede osserva tutto con molta curiosità
e anch’io devo dire…
Ryota si butta sul divano: "Allora? La vostra
visita ha a che fare con quel gattino?".
Io non bado alla sua domanda e gliene faccio
un’altra: "Oi che arredamento strano!!! Lo hanno scelto i
tuoi?".
Lui sembra un po’ sorpreso, forse perché essendoci
abituato non gli sembra strano, poi ci spiega: "Ma certo! Sapete loro
da giovani erano un po’… alternativi…e ancora adesso amano molto ciò
che è etnico, esotico…alcuni di questi oggetti provengono dal Sud
America, altri dall’Europa…".
Io rido: "Ah, tuo fratello ha preso da
loro!!!" osservo, ripensando ad Arashi.
"Uhm…sì, effettivamente…ma loro sono contenti
che faccia parte di una band…ad esempio so che a lui piacerebbe andare a
Londra o a New York a studiare musica e i nostri genitori lo hanno sempre
sostenuto!" mi colpisce l’affetto con cui Ryota parla della sua
famiglia, è qualcosa che non si direbbe mai di lui, e mi piace il quadro
che ne sta venendo fuori. Insomma, sembrano tutti così…vivaci,
anticonformisti…mi danno l’idea di essere persone che crescendo non
hanno dimenticato l’entusiasmo della loro giovinezza e che vogliono
vedere i figli realizzare i loro veri sogni, non quelli che hanno sognato
loro…Voglio dire, non è che io sia un intenditore di musica, ma lo so
che il Giappone è pieno di band giovanili, per non parlare dell’America
e della Gran Bretagna, giusto? Ehm…questo me lo ha detto Kaede, quindi
deve essere giusto… Ma il punto è che, nonostante questo, i Miyagi
hanno deciso di assecondare l’estro artistico del figlio, non hanno
cercato di ‘inquadrarlo’!!!!!
La cosa mi colpisce, sarà che secondo me non sono in
moltissimi a comportarsi così… ad esempio: anche se forse non si
direbbe, Yohei non è affatto il tipo adatto a finire a lavorare in
azienda o comunque ad avere un impiego ‘normale’…oddio, io lo vedrei
anche a gestire una sala giochi clandestina, ma insomma…comunque, quello
che volevo dire è che avrebbe delle resistenze in famiglia se decidesse
di seguire un suo estro, uno qualsiasi…
Ryota continua a parlare, nel frattempo: "Gli ho
chiesto di musicarmi una canzone che ho scritto per Ayako…anche il rock
può essere molto romantico, no? Però devo tornare alla domanda
principale…e quel gattino?" chiede, incuriosito.
Io lancio un’occhiata al micetto, che si è
addormentato in braccio a Kaede, e poi io e la volpe ci sediamo su un
divano ad angolo con quello su cui è seduto Miyagi; gli raccontiamo tutto
e la prima cosa che domanda è a chi abbiamo affidato l’altro gatto.
"A Mitsui e Kogure, loro…" rispondo, ma lui scoppia a ridere.
"Ahahahahahah…ma dai, Mitsui alle prese con un
gattino di un mese e mezzo!!!! Sai le risate? Ah, stasera gli
telefono!!!!" sembra davvero divertito, il tappetto.
E la cosa diverte anche me: "Lo sai, Ryo-chan, non
l’avrei mai detto che tu e Mitsui sareste diventati così amici"
gli faccio notare. Era da un po’ che volevo dirglielo, ma poi mi
scordavo sempre nella concitazione delle nostre chiacchierate.
Lui mi sorride come se avessi fatto un’osservazione
inutile: "Eh…ormai ci eravamo già mandati reciprocamente
all’ospedale, quindi non avevamo che due alternative: ammazzarci una
volta per tutte o provare a diventare amici! Dopotutto…il vero problema
era che ci eravamo conosciuti al momento sbagliato".
Be’, credo che abbiano fatto la scelta giusta!!!
"Puoi tenere il gattino?" interviene Kaede,
per cui in questo momento è primaria la sistemazione del micio. Poi fissa
in silenzio il nostro ex-capitano, attendendo la risposta.
"Sì, sì…- dice Miyagi, senza starci a pensare
troppo-…anzi…la settimana prossima è il compleanno di Ayako…anche a
lei piacciono i gatti e ha un bel giardino…potrei unire questo micio al
regalo che le ho già preparato" ci spiega, pensieroso come se stesse
ricapitolando il tutto anche per se stesso.
Ma Kaede si acciglia: "Non è un po’ inutile per
te comprare il necessario per accudirlo per così poco tempo?" in
effetti ha ragione, ma vediamo che Ryota scuote leggermente la testa:
"Quando andavo alle medie avevo anche io un gatto e nel ripostiglio
sono rimaste la cesta e tutte le altre cose… e comunque poi le avrei
date ad Ayako…senti, Rukawa, era da un po’ che volevo chiedertelo:
com’era Ayako alle medie? Lei mi ha fatto vedere delle foto di quegli
anni, ma io vorrei sentirlo raccontare da qualcuno che la conosceva"
e gli occhi curiosi del nostro ex-playmaker osservano interrogativi la mia
volpe.
Neanche a dirlo, lui si stringe nelle spalle, forse è
anche un po’ stupito, come se non lo ricordasse: "Non lo so…non
è che abbia prestato attenzione a questo…era vivace come è anche
adesso…forse però ha passato un brutto momento" conclude dopo una
pausa.
"Quando?" si informa subito Ryota.
"Lei era al secondo anno e io al primo: mi raccontò
che i suoi genitori avevano divorziato. Agli allenamenti era un po’
triste" ricorda Kaede.
"Lo è anche ora se viene fuori
l’argomento…" mormora Ryota.
Be’, è comprensibile, vero? E poi questa notizia è
anche illuminante per certi versi!!! "Sai, Ryo-chan, forse è per
questo che Ayako ti ha fatto aspettare tanto!! Magari aveva perso fiducia
nei rapporti sentimentali!" gli faccio notare, colpito, ma lui mi
fissa come se avessi scoperto l’acqua calda.
"Ci avevo pensato…ma io gliel’ho fatta
tornare!" e sorride, ma senza vantarsi, anzi lo dice con un tono
quasi stupito verso se stesso.
Ora parla di lei in modo diverso, non posso fare a meno
di accorgermene: "Ryo-chan, com’è che non ti si sente più
cinguettare ‘Aya-chaaaan’ come facevi un tempo…oddio, è meglio così
perché prima sembravi un po’ un cretino, ma…".
Il nostro ex-playmaker mi fulmina con lo sguardo:
"Vogliamo parlare di ‘Harukina cara’?" mi ringhia, per
rendermi la presa in giro.
Ma questo è sleale!!!
"Che c’entra…era una scemenza…" annaspo
io; insomma, dovrò scontare tutta la vita la mia fesseria di…di quanto?
Tre giorni? Una settimana?
"Do’aho!!" mi sibila Kaede, rivolgendomi
uno sguardo di ghiaccio che mi paralizza.
"Ma kitsune…" il mio tentativo di
ammorbidimento della volpe viene però interrotto proprio da Ryota, che
torna inaspettatamente serio nel dare la sua spiegazione.
"Ora non ho più motivo per chiamarla in quel
modo…lo so che era ridicolo e che a lei non piaceva che le parlassi così…".
"E allora perché lo facevi?" voglio
dire…quando si ama qualcuno si cerca sempre di non irritarlo, no? Ne so
qualcosa io con la kitsune…
"Perché ne avevamo anche parlato seriamente, di
noi due intendo, e lo vedevo che non voleva saperne…non ne ha voluto
sapere per un bel pezzo…ci sono stato da cani, giuro, ma non volevo che
se ne accorgesse. Perché se se ne fosse accorta, si sarebbe sentita in
colpa…lei è fatta così…Ho pensato soltanto che comportandomi in quel
modo lei sarebbe stata più leggera e io avrei mimetizzato il mio
dispiacere senza farglielo pesare…non so se sia stata una gran trovata,
ma mi sembrava la cosa giusta…" Miyagi parla con una pacatezza che
gli ho sentito raramente e che mi meraviglia moltissimo. Questo aspetto di
lui davvero non lo conoscevo.
"Ryo-chan, non credevo che potessi essere così
sensibile!!!" esclamo.
"Perché no, scusa?" si picca lui, ma senza
alterarsi troppo.
"E sei anche meno permaloso di un tempo!!!"
continuo io. Ma non sono prese in giro…ossia, sì, lo sono, ma di quelle
che si fanno con gli amici, che si sa quello che si può dire e per quanto
lo si può dire e magari ci si dicono le cose peggiori proprio perché si
è amici e in realtà ci si ride sopra…
"Sono di buon umore, ok? Ma devo darne atto ad
Ayako…insomma, le seccava che fossi così rapido ad attaccare briga.
Magari aveva ragione…comunque ora riesco a controllarmi abbastanza bene:
conto fino a venti e guardo dall’alto in basso il provocatore di
turno" spiega fieramente Ryota. Sembra molto soddisfatto di sé, ma
ci penso subito io a smontarlo.
"Che tu possa guardare qualcuno dall’alto in
basso è difficile…" ridacchio di gusto. "Do’aho!!!"
uhm…vedo che a quest’ora il vocabolario della kitsune si riduce a
quest’unica parola.
"Davvero idiota!!! Rukawa, come fai a sopportarlo
tutto il giorno e a non finire schiacciato dalla sua stupidità?" va
bene, ora è il turno di Miyagi di farmela pagare.
"Ci si fa l’abitudine…" è l’atona
risposta della volpe indisponente.
"Kaede!!!! Ma come…" protesto io, ma lui
non mi ascolta e si rivolge direttamente a Miyagi: "Come va con la
squadra universitaria?".
"Direi bene!- sorride compiaciuto, si stringe
nelle spalle- Del resto, ero il miglior playmaker delle superiori…mi
trovo bene: sto facendo proprio quello che volevo…continuare a
giocare".
"E poi?".
Ryota fissa Kaede con serietà: "E poi non lo
so…non è che qui il professionismo offra chissà che…ma io non posso
sperare di giocare all’estero. Non posso avere i vostri sogni…sapete,
dev’essere bello poter volare alto…".
"Ryota…" le sue parole mi hanno un po’
intristito; il suo problema è l’altezza, lo sappiamo tutti: non arriva
al metro e settanta e se una simile misura può anche andar bene qui in
Giappone, tuttavia gli rende impensabile il tentare la sorte partendo. Ma
so anche che Ryota Miyagi non è tipo da buttarsi giù e me lo dimostra
ancora una volta.
"Ma non importa!!! Otterrò la gloria in patria!!!
Mi piacerebbe moltissimo che in Giappone il basket passasse da una
dimensione dilettantistica e legata ai club delle superiori ad una fase più
matura e professionale…sicuramente contribuirò a questa rinascita,
portando al trionfo la squadra in cui giocherò!!! Ho la stoffa per farlo
e l’altezza non mi preoccupa più di tanto: è tutta la vita che convivo
con i deficienti che ci scherzano sopra e poi se ne pentono, ma questo non
mi ha impedito di vincere il campionato nazionale!! Prima la vivevo male
questa cosa, ma alla fin fine aveva ragione il signor Anzai: sono io ad
avere un vantaggio su di loro, perché è sempre in vantaggio chi viene
sottovalutato e io doppiamente, perché sono svelto e agile molto più di
un bestione alto un metro e ottanta!!!" e sorride con la faccia
sicura di sé.
"Ehi, ehi…anche noi due siamo alti! Stai dicendo
che siamo due bestioni?!" lo rimprovero, fingendo di prendermela.
"Naaaaa…soltanto tu!!! Rukawa è troppo bello
per essere considerato così!" ridacchia; la volpe artica rimane
impassibile, ma non io!!!
"Oi, cerchi rogne?" e lo fisso con la mia
temuta faccia feroce.
Miyagi ride apertamente adesso, mette le mani avanti:
"Hanamichi, non fare il geloso pure con me…io sono davvero al di
sopra di ogni sospetto!!!".
"Ok, ok…te lo concedo" dico con
sufficienza, spostando lo sguardo su Kaede, che mi osserva con occhi
brillanti e divertiti per un attimo, prima di chiedere al nostro
ex-capitano: "Allora regalerai il gattino ad Ayako?".
"Uh? Sì sì…".
"E che altro?" intervengo io; lo so che
dovrei farmi i fatti miei, ma sono troppo curioso!!! Eheheheh…
"Un anello".
EEEEEEEEEEEEEHHHHHHHHHHHHHH?!
Io e Kaede quasi cadiamo giù dal divano ascoltando la
pacifica risposta di Ryo-chan.
"Un anello?" ripete Kaede.
"Come…come, un anello?! Non è un po’
presto?" mi agito.
Lui ci squadra come se avessimo dei problemi di
comprensione: "Be’, che è? Fosse stato per me, glielo avrei
regalato molto tempo fa…comunque non è un semplice anello, non mi sarei
accontentato di un regalo banale! Ma mia madre e una sua amica hanno una
specie di laboratorio di abbigliamento e accessori e quindi…".
"Non ho capito! Un laboratorio non riguarda la
chimica?" lo interrompo.
"Neanche io ho capito" interviene Kaede,
sospettoso.
Ryota sbuffa: "Due testoni!!! Allora…mia madre
ha molto estro, sarebbe stata una brava stilista, ma non ha potuto
studiare in un istituto adatto…però adesso, con una sua amica, realizza
abiti fatti a mano e piccoli accessori…sono un po’ strani, sapete,
alternativi anche…lei dice che per un abito basta la fantasia e che
bastano perline per realizzare un anello. È così che li fa e dà loro
forme strane…lei e la sua amica hanno un negozietto e gli affari le
vanno abbastanza bene, perché sono cose originali…le ho chiesto di
farmi un anello da regalare ad Ayako e lei ha accettato: sarà composto da
perline e avrà la forma di un fiore…certo, non sarà un gioiello, ma ce
la vedete voi Ayako con dei gioielli? Invece questo sarà un pezzo unico,
oltretutto! L’avrà solo lei in tutto il Giappone!".
Io e Kaede siamo un po’ sorpresi, lo ammetto. Questa
vena di romanticismo nel tappetto proprio non ce l’aspettavamo, ma mi
piace il pensiero che ha avuto, di regalarle qualcosa non di prezioso, ma
che avesse veramente solo lei. E poi un anello è un pegno…penso ai due
bracciali al polso di Kaede e al mio e non mi sembra più strana come
decisione…
Sto per parlare, ma dei rumori dalle scale mi
interrompono; di fronte a noi compare nuovamente Arashi Miyagi,
preannunciato dal suono delle catene che decorano la sua giacca di pelle
nera e la sua cinta; i pantaloni e la maglietta sono strappati ad arte e
porta sulle spalle il suo strumento ben chiuso nella custodia.
"Allora io vado, Ryota…poi mi raggiungi?"
chiede al fratello.
Lui lo guarda con simpatia, credo che vadano molto
d’accordo: "Aha…dammi il tempo di telefonare a Mitsui e di
passare a prendere Ayako".
"Ok, a dopo…arrivederci, ragazzi- si rivolge a
noi due- Poi un giorno dovrete venire anche voi al locale!!" e ci
strizza l’occhio in modo complice.
"Sì…arrivederci…".
"Arrivederci".
Boh? Io e Kaede siamo un po’ spiazzati.
Arashi se ne va, sentiamo il rumore della porta che si
chiude e riportiamo gli occhi su Ryota, che sogghigna: "Guardate che
non è mica una bisca il posto in cui suona mio fratello!!! Dai, c’è
venuto perfino Kogure…" ridacchia.
"Megane-kun?!" mi stupisco io.
"Sì, eravamo io, Ayako, Mitsui e Kogure…all’inizio
era perplesso, ma poi si è divertito, anche perché Mitsui era
completamente a suo agio".
"Immaginiamo" è il commento di Kaede, che
sta sicuramente riferendosi ai trascorsi del nostro ex-teppista.
"E’ davvero emozionante suonare dal vivo, c’è
una bella atmosfera in questi posti…spero tanto che prima o poi lo noti
qualche produttore discografico…".
Io sorrido, per l’orgoglio con cui parla del
fratello: "D’accordo, la prossima volta verremo con voi! Vero,
kitsune?".
"Hn" Kaede annuisce, soffocando però uno
sbadiglio. Per lui si stanno avvicinando le ore critiche della sera…eheheheheh…povero
il mio volpacchiotto insonnolito!!!
"Possiamo sistemare il gattino in una cesta?"
chiede d’improvviso.
Miyagi fa una faccia come se se ne fosse dimenticato:
"Ah, certo! Guarda, Rukawa, sotto la scala c’è una porta, è una
specie di ripostiglio…avevo sistemato là le scatole con il necessario
per accudire un gatto. Puoi iniziare a sistemarle da solo?".
"Dove?".
"Mah…le ciotole in cucina, il resto proprio
nell’ angolino sotto la scala…quello era il posto preferito dal mio
precedente gatto".
In silenzio, e credo intimamente contento di poter
preparare tutto da solo, Kaede si alza con il gattino in braccio ed esce
dalla stanza; sentiamo il rumore di una porta che questa volta si apre e
poi di lui che sposta degli oggetti.
Guardo Ryota e vedo che sorride con quella sua faccia
un po’ tagliente, orgogliosa e attaccabrighe, ma anche amichevole quando
vuole.
"Volevo dirti che ti trovo proprio bene" mi
dice e capisco che non voleva dirlo davanti a Rukawa, perché con lui ha
meno confidenza.
"Anche tu…sei un po’ cambiato" e lo è
davvero e forse lo sono in parte anche io. Forse perché ora abbiamo uno
scopo da perseguire e i nostri sogni si stanno concretizzando davanti a
noi e noi siamo sempre dei cercaguai permalosi, ma non abbiamo più
bisogno delle risse e dei litigi per colmare quel vuoto doloroso…
Io mi schiarisco la voce: "E’ strano pensare che
siamo sempre noi, vero? Voglio dire…che siamo sempre noi quei due
ragazzi che appena due anni fa si dondolavano su quelle altalene
piangendosi addosso! Sono cambiate un sacco di cose!!" per fortuna,
aggiungo mentalmente…
"Ma altre no…ad esempio, noi siamo sempre amici
e parliamo, proprio come allora anche se adesso abbiamo sostituito le
altalene con i divani di casa mia…" considera Ryota e la sua
osservazione mi rende allegro: "Sono decisamente più comodi!"
rido. "Comunque era inevitabile che le cose cambiassero: l’ho
sempre saputo che prima o poi Ayako si sarebbe accorta di quale
meraviglioso uomo io sia!" ed è in questo momento che si fa più
visibile il vecchio Ryo-chan, un’eco di come era quando l’ho
conosciuto.
"Già di te sarebbe stato difficile pensare che
alla fine saresti stato con uno come Rukawa…" sogghigna,
guardandomi in modo provocatorio, ma io non ci casco, lo so che questa è
una specie di rievocazione delle battutacce che ci facevamo quando ci
siamo conosciuti e ora è il mio turno per ribattere.
"Uhm…in effetti in una cosa sei sempre uguale:
nella definizione che avevo dato di te!" dico, come se ci stessi
meditando sopra.
"Ossia?".
"Arrogante ma simpatico!" gli rispondo,
ricordando come l’avevo apostrofato nel corso di quella lontana serata
passata a dondolarci su due altalene, lui a parlarmi di Ayako e io a
pensare che dicevo che mi piaceva Haruko ma poi non sentivo neanche un
decimo di quel trasporto verso di lei…
Ci sorridiamo tranquilli, quando si affaccia alla porta
di questo salotto il mio Kaede; regge in mano delle scatole con su scritto
‘Pet shop’, evidentemente quelle di cui parlava Ryota, e chiede:
"Dov’è la cucina?" con voce un po’ assonnata.
"Oh scusa, Rukawa…ora ti ci porto: dai,
sistemiamo il gatto tutti insieme…".
E facciamo così alla fine, divertendoci un mondo;
quando finiamo Miyagi si accorge che si è fatto tardi, che rischia di
arrivare in ritardo al concerto-live di suo fratello e decide che
telefonerà a Mitsui al suo ritorno.
"Non sarà un po’ tardi?" gli fa notare il
mio volpacchiotto.
"Non conosci gli orari di Mitsui!!" ride il
nostro ex-playmaker.
Usciamo tutti insieme dalla casa, lui per andare a
prendere Ayako e noi per dirigerci nel nostro rifugio; rimaniamo
d’accordo che ci vedremo la settimana prossima, lui ci svela in
anteprima che la nostra ex-manager vuole invitarci alla sua festa di
compleanno. Ci salutiamo in mezzo alla strada.
Mentre io e Kaede ci dirigiamo alla stazione gli lancio
qualche occhiata: mi sembra un po’ stanco oltre che assonnato. Ma certo!
Sta dando l’anima in palestra e secondo me non mangia abbastanza per
quello che consuma!!! Stasera lo ingozzo a forza…ma è meglio non fargli
capire niente dei miei piani, così gli dico invece: "Oi, stupida
volpe, abbiamo accasato tutti e due i gatti! Sei contento?".
Lui annuisce in silenzio, poi mi chiede a voce bassa:
"Cos’è questa cosa delle altalene? Non me ne hai mai
parlato…".
Accidenti, che udito fino!!!!
E io glielo racconto, gli parlo di quella sera, di come
Ryota parlasse di Ayako, di me che stavo zitto perché mi accorgevo di
quanto fosse inconsistente Haruko a confronto, di come per la prima volta
fosse balenata nella mia mente la sua bella testa mora e il mio cuore
avesse perso un colpo; gli racconto della mia confusione, di come può
nascere un’amicizia, anche in modo imprevedibile…
E lui mi ascolta attento, nuovamente sveglio,
interessato e divertito.
"Ti ci devo fare una foto,
sull’altalena…" scherza, con il suo musetto da volpe
indisponente. Io mi fingo piccato.
"Be’ perché no?! Ho un animo candido,
io!!!" replico.
E Kaede mi sorride: "Lo so…".
Come io so che ce l’ha anche lui, e anche i nostri
amici pure se ognuno in modo diverso. Il mio amore alza gli occhi verso il
cielo stellato, mentre aspettiamo il treno e approfittando del buio io gli
bacio una guancia.
"Mi ami?" gli chiedo all’orecchio.
"Do’aho!!!" mormora lui e io rido. Lo so
che mi ha detto di sì.
Parte seconda.- Voler bene
Inarco la schiena mentre Hanamichi affonda il più
profondamente possibile dentro di me…ogni tanto ci capitano pomeriggi
come questi, soffusi di una atmosfera dolce, in cui c’è la passione ma
soprattutto c’è la tenerezza…pomeriggi in cui, per un tacito
consenso, cerchiamo di tornare a casa presto e il mio unico pensiero è
quello di sdraiarmi sul futon o sul divano o anche per terra e lasciarmi
amare…Hanamichi si muove lentamente, le sue spinte non sono violente, mi
fissa negli occhi e io vedo attraverso le mie palpebre socchiuse che i
suoi sono lucidi…mi mordo il labbro inferiore mentre mi aggrappo a lui,
una mia mano scende fino ai suoi fianchi per attirarlo ancora di più in
me…ancora di più, Hanamichi…non devi lasciare neanche il più piccolo
spazio fra di noi…perché delle tue braccia intorno a me e del tuo corpo
nel mio io non posso più farne a meno…a fatica, riesco ad aprire gli
occhi e a fissare il mio sguardo nel suo, che è ancora lucido…lo è
stato altre volte e quando io poi gliene chiedevo il motivo lui mi
rispondeva sempre che era per l’emozione…Hanamichi aumenta leggermente
il ritmo delle spinte e io gemo più forte…e poi non c’è più niente,
soltanto noi che ci perdiamo l’uno nell’altro…
Meraviglioso…
Rimango a lungo stordito, cosciente solo del tepore del
suo corpo che riposa sul mio, del suo respiro contro il mio collo, delle
sue mani che ancora mi accarezzano e poi del suo mormorio nel mio
orecchio, mentre mi dice una volta ancora che mi ama, che ci sono solo io
nella sua testa, che sono una volpaccia invadente e che ho preso possesso
della sua mente e del suo cuore senza chiedergli il permesso, da
prepotente quale sono…e ride contento mentre mi bisbiglia questo e io lo
abbraccio.
"Ma anche tu hai preso possesso di me…"
sussurro io e questo è vero letteralmente. È appena successo…
Hanamichi si solleva puntandosi sui gomiti per
guardarmi meglio in viso, poi mi sorride e si china…lievemente, sfrega
la punta del suo naso contro la mia, in un gesto tenero e così
tipicamente suo e a me viene da sorridere perché so che ora inizierà il
momento delle ‘coccole del tensai’, come le chiama lui…a volte ci
punzecchiamo su questo, perché io cerco di schermirmi ma oggi non mi va,
voglio lasciarlo fare senza oppormi…sto bene, stiamo bene così…e il
tempo passa anche troppo in fretta, perché ad un certo punto il mio do’aho
lancia un’occhiata all’orologio e scatta a sedere: "Oi kitsune,
è tardissimo!!! Arriveremo in ritardo da Ayako!! Dobbiamo
prepararci…".
Già, oggi è la sera della festa di compleanno di
Ayako e noi siamo stati invitati. Be’ sapete una cosa? Non mi va per
niente di uscire…
"Non mi va di andare, do’aho…restiamo
qui" gli ribatto e per essere convincente mi sollevo anche io per
avvolgerlo meglio nel mio abbraccio.
"Eheheheheh…sei un volpacchiotto
esigente…" ridacchia lui, con un tono maliziosamente allusivo e io
gli mordo il lobo dell’orecchio prima di mormorargli: "E’ perché
tu mi hai abituato molto bene, Hana…".
La sua faccia compiaciuta è uno spettacolo, ma devo
dire che stasera ho proprio voglia di restarmene a casa con lui, anche
restando semplicemente sdraiati uno vicino all’altro. Poi però il mio
do’aho mi prende il viso fra le mani e mi bacia la fronte, il naso, una
guancia, la bocca, il mento, le palpebre…
"Kitsune, lo sai che non c’è niente al mondo
che mi piaccia quanto lo stare così con te, ma questo potremo farlo anche
al nostro ritorno e domani e…be’, insomma, voglio dire che il
compleanno di Ayako invece viene solo OGGI in tutto l’anno…".
Hn.
Ho capito cosa intende e lo so che ha ragione. So che
lei ci rimarrebbe male se disertassimo la sua festa; non dico niente,
rimanendo appoggiato al mio do’aho. "Forza, kitsune! Ogni tanto
bisogna adattarsi, per le persone a cui vogliamo bene…" dice lui,
che è molto più consapevole di me di cosa sia l’amicizia.
"Ok, prepariamoci" decido, con uno sforzo.
Hana sembra tutto allegro per questo: "Su, su,
volpe misantropa!!! Torneremo presto, il tempo di strafogarmi per bene e
poi saremo di nuovo sotto le coperte prima di quanto tu creda!!".
Hn?
"Oi do’aho, non sarai così entusiasta della
festa solo per poter ingurgitare cibo a volontà, vero?!" gli chiedo
e nel farlo lo squadro severamente.
Lui si imbarazza subito tantissimo: "Nooooooooooooo…-
fa per difendersi- Ma figurati…però non guasta!!- ammette, di fronte
alla mia occhiataccia, per poi concludere- Ci divertiremo, kitsune,
vedrai…" e mi sorride.
Un po’ lentamente, ma ci laviamo e ci vestiamo;
dobbiamo anche fermarci a comprare un mazzo di fiori dopo aver scoperto
che ognuno di noi due aveva capito che sarebbe stato l’altro a comprare
un regalo per Ayako: la scoperta che così non è stato ci ha gettati nel
panico…fortunatamente dei fiori e dei dolci risolvono sempre il
problema, anche all’ultimo secondo…
La casa della nostra ex-manager dista tre fermate dalla
nostra e non impieghiamo molto tempo ad arrivarci; ad aprirci il cancello e
ad accoglierci sulla porta è proprio la festeggiata con un gran sorriso.
"Ru, è la prima volta che ti vedo ad una festa!!!
Sono contenta di essere io ad avere questo onore!!" scherza, mentre
noi le facciamo gli auguri e le offriamo i nostri regali.
"Grazie!! Che belli questi fiori, chi li ha
scelti?" ci chiede.
"Naturalmente il tensai!!!" proclama il mio
do’aho.
"Il fiorista ha un ottimo gusto" lo correggo
io, impassibile di fronte al suo volto che diventa paonazzo.
"Kitsune!! Perché mi devi sempre smontare?!"
mi ringhia lui sottovoce, mentre seguiamo Ayako che ci guida verso il
salotto.
"Perché già ti monti da solo…" è la mia
laconica risposta. Mi diverte troppo punzecchiarlo!!!
C’è un motivo ben preciso se, non appena entriamo
nella stanza, non faccio più caso agli improperi del mio do’aho e mi
dirigo direttamente da Mitsui, sedendomi accanto a lui sul divano.
"Come sta il gatto?" gli domando, proprio
quando lui è impegnato a mandare giù una lunga sorsata di birra.
Poi si volta verso di me, con un sorriso scherzoso:
"Ciao, Rukawa! Io bene, grazie, e anche Kimi-kun!!" ironizza.
Sì, vabbe’…lo vedo da me che sta bene, che glielo
chiedo a fare?! Quindi insisto.
"Sta bene il gatto?".
Mitsui fa una smorfia: "Direi di sì…sembra
avere molte energie…" e nel dirlo mi mostra la mano sinistra che
porta i piccoli, inequivocabili segni lasciati dai dentini felini…il
gattino lo ha morso…
Io mi acciglio: "Cosa diavolo hai fatto per farlo
reagire così?!" gli sibilo in tono di accusa.
"IO?! Oi, guarda che sono io la parte offesa!!!
Solo perché ho cercato di farlo mangiare…" si giustifica lui, ora
decisamente sulla difensiva.
"Non cercare di convincere un gatto in maniera
aggressiva o ti si rivolterà contro" lo ammonisco, severo.
"E’ capitato solo una volta, Rukawa, non
preoccuparti" la voce tranquilla del senpai Kogure mi fa alzare gli
occhi verso di lui.
"Hn".
"E’ un cucciolo buono e simpatico e adesso lui e
Hisashi vanno d’accordo" scherza gentilmente il senpai, facendomi
però capire che PRIMA il teppista e il gatto devono aver avuto problemi
di comunicabilità…
"Lo abbiamo chiamato Haru" mi informa Mitsui.
Primavera. È questo il suo significato.
Io annuisco, portando il mio sguardo per la sala,
notando solo ora che ci sono tutti gli ex-giocatori del primo Shohoku,
quello di quando ero matricola…Miyagi che conversa con Yasuda e Shiozaki,
Kakuta che ascolta attentamente ciò che gli sta dicendo Akagi, i nostri
attuali compagni di squadra del terzo anno e ovviamente il mio do’aho
che ha già cominciato a mangiare toast…
"E voi come avete chiamato il vostro?" mi
chiede Mitsui, distogliendomi dalla mia osservazione.
"Yuki" dico semplicemente. Neve. L’ho
scelto io.
"Carino…" sembra approvare il nostro
tiratore da tre punti…
All’improvviso, una voce vicina lo fa sussultare.
"Miiiiiiiiiiiiitchiiiiiiiiiiiiii! Perché stai
parlando tanto con la mia kitsune?" gli ha appena chiesto Hanamichi,
che si è avvicinato, con un sorriso minacciosissimo.
Lui sbuffa forzatamente: "Parlavamo di
gatti…certo, testa rossa, che con te la gelosia si apre a nuovi
orizzonti inesplorati…lascialo respirare, ogni tanto!" e la
risposta di Mitsui naturalmente scatena l’ennesima serie di ripicche fra
loro due. Mi alzo silenziosamente dal divano e mi porto vicino alla
porta-finestra che dà sul giardino. I loro strepiti riesco a sentirli
benissimo anche da qui, ma la cosa mi fa sorridere; è una percezione
strana, ma è come se sapessi che è proprio solo fra amici che ci si può
lanciare simili insulti, perché non cambiano niente…fanno parte di quel
cameratismo che c’è sempre stato fra noi, è come se ci si potesse dire
di tutto perché tutti sappiamo che, oltre le parole, c’è un affetto
vero. Anzi, diciamo che ci si può insultare così proprio quando ci si
vuole bene.
Sotto sotto mi diverto ad assistere alle loro
battutacce, mi viene quasi da sorridere quando vedo che Miyagi cerca di
distrarre Mitsui e Hanamichi inducendoli a mangiare le prelibatezze
preparate da Ayako o quando sento il vocione di Akagi dire loro che
rinverdirà i vecchi tempi prendendoli a pugni, se non si daranno una
calmata…
Mi piace tutto questo, eppure me ne sono allontanato,
perché a volte sento ancora il bisogno di farne parte da lontano, di
guardarli, ma da fuori…
Sono fatto così.
E Hanamichi lo sa…e credo che anche gli altri lo
sappiano e ormai non scambiano più la mia introversione per complesso di
superiorità. Posso essere egocentrico e un po’ lo sono, in effetti, ma
questo non vuol dire che non consideri chi ho intorno…
La porta-finestra è per metà aperta e io la scosto
ulteriormente; in giardino, sull’erba, scorgo il gattino che avevamo
portato a Miyagi e che lui ha regalato ad Ayako, come ci aveva detto.
Mi siedo a terra e lo chiamo, protendendo una mano
verso di lui: non appena si accorge di me il micetto mi si avvicina,
annusa la mia mano e poi mi salta in braccio e io comincio ad accarezzarlo
sotto la gola…
Lo so, state pensando che sono fissato con i gatti
oltre che con il basket ed è vero. Adoro questi animali, li sento vicini
e molto simili a me: mi piace la loro fierezza e la loro indipendenza, mi
piace il modo che hanno di girare per casa come se ne fossero loro i
padroni…Mickey è fenomenale in questo! Ti fa sentire un ospite! Mi
piace che sonnecchino spesso perché mi ricordano me…mi piace che siano
gelosi di ciò che è loro, perché lo sono anche io…Mi piace come
manifestano la loro dignità, che se anche il padrone ha voglia di giocare
con loro, ma a loro non va, non si fanno problemi a voltargli le spalle e
ad andarsi ad acciambellare da qualche parte… Mi piace che, anche se ad
esempio io ho cinque gatti, spesso vogliano starsene da soli e non ‘in
gruppo’… E poi non è vero che sono opportunisti e interessati: certo,
quando vogliono mangiare allora si fanno vicini spontaneamente e magari
miagolano, dopo che ti hanno ignorato per tutta la giornata…ma molte
volte, senza che volesse alcunché, è capitato che uno dei miei gatti mi
si sia seduto in braccio e abbia iniziato a fare le fusa, a cercare le mie
coccole e anche a farle lui, strofinando il musetto e leccandomi le
dita…
Semplicemente, i gatti mi fanno stare bene. Ci capiamo,
io e loro.
Hanamichi, devo dire, li capisce un po’ meno! Non mi
scorderò mai la sua faccia quando gli ho fatto notare che se Mickey si
stava strofinando alla sua gamba, per la prima volta da mesi che lo aveva
intorno, era soltanto per spelarsi!!!!
"A quanti gatti sei arrivato?".
Alzo gli occhi ed è Ayako, che mi osserva sorridente.
"Cinque" rispondo brevemente.
"Credevo di più…" ride lei e,
inaspettatamente, si siede a terra al mio fianco. Io ne sono un po’
sorpreso…lei è la festeggiata, dopotutto, forse dovrebbe stare con i
suoi ospiti. Osservo la sala e vedo Mitsui e Kogure che parlano con Yasuda
e Akagi, Hanamichi e Miyagi che mangiano…no, si ingozzano, è più
veritiera come espressione…il mio do’aho incrocia il mio sguardo e mi
fa un cenno di saluto, sorridendo; poi guardo Ayako in modo interrogativo,
ma lei scuote il capo: "E’ un sacco di tempo che non parliamo un
po’, Ru…".
"Già…ti piace?" le chiedo, indicando il
gattino che si sta addormentando nelle mie mani.
"Moltissimo! Non temere, me ne occuperò per
bene!!! Ryota mi ha raccontato tutto a riguardo, di come lo abbiate
trovato…".
"Non è un problema per te tenerlo, vero?"
insisto, perché comunque si è vista piovere dal cielo un animaletto
senza averlo chiesto.
"Se Ryota avesse sospettato che per me sarebbe
stato un problema, non me lo avrebbe regalato. Lui è molto attento a
queste cose, anche se non sembra. Quindi, tranquillo!!" e sorride.
Mi sembra che abbia voglia di parlare con me; forse
perché ci conosciamo da più tempo degli altri, forse perché non capita
spesso che conversiamo, ma quando succede andiamo d'accordo.
"Ti trovo bene" mi dice, sapendo che comunque
tocca a lei iniziare il discorso, che io non sono affatto bravo in questo.
"Sto bene. Ma anche tu, mi pare…" mi sembra
molto allegra.
Ayako annuisce, mi parla dell’università, di quanto
la entusiasmi, di quanta più libertà abbia ora che è finito il liceo.
"Ho anche più responsabilità, perché adesso
sono la manager di una squadra universitaria, ma lo sai che per me non è
un problema!" mi spiega.
"Come va la squadra?" le chiedo.
"Bene! Il fatto di avere lì anche Akagi, Mitsui,
Kogure e Miyagi fa quasi sembrare che non sia cambiato niente. Quasi.
Perché poi ci sono i volti di quelli che al liceo erano nostri avversari
e soprattutto…non ci siete tu e Hanamichi…" e mi sorride
rapidamente, prima di raccontarmi dell’organizzazione che deve avere una
manager universitaria; io la ascolto, ascolto la descrizione di quanto io
e il mio do’aho non vivremo in prima persona, perché saremo in America.
"Peccato che Sendoh sia andato alla Shintai!"
esclama con rammarico.
Io non posso fare a meno di alzare un sopracciglio:
"Peccato?".
"Saremmo stati imbattibili!" insiste lei, ma
io scuoto il capo.
"Voleva una squadra in cui essere
l’asso…l’unico asso, senza dover competere con Fujima o Hanagata o
Maki…ha fatto la scelta migliore per se stesso" le dico con molta
sicurezza.
Ayako mi osserva per un attimo in silenzio, come se
capisse perché ho parlato così, poi allunga una mano per accarezzare il
gattino addormentato e io noto su una delle sue dita un anello fatto di
perline, a forma di fiore…
"Il suo regalo" dico con sicurezza e
semplicità, osservandolo. È davvero bello. Lei lo guarda a sua volta,
stranamente è quasi imbarazzata.
"Sì, lo ha fatto sua madre: è una donna molto
estrosa, con un grande senso artistico".
"Come va con Miyagi?" solitamente non farei
mai una domanda simile, ma ora sembrerebbe assurdo non farla, forse perché
stiamo parlando amichevolmente, forse perché lei è una delle poche
persone con cui parlo di Hanamichi.
"Va bene- e i suoi occhi mi dicono che non lo sta
dicendo tanto per dire- Lui…non so come dire, ma mi sento meglio quando
sto con lui…Sai, Ryota è nella vita come lo vedi in campo: agile,
fantasioso, generoso con i compagni e sbruffone con gli avversari. È
cresciuto in una famiglia allegra, molto diversa dalla mia…posso dire di
essere stata adottata anche dai suoi genitori e da suo fratello Arashi. E
da quando sto con lui…mi ha fatto riscoprire il lato più gioioso della
vita, ecco!".
"Ma tu sei sempre stata molto allegra ed
energica" le faccio notare.
"Sì, lo so, ma so essere anche molto rigida…e
pratica…sono una persona a cui piace organizzarsi e magari anche
organizzare gli altri. In effetti, sono tagliatissima per fare la manager,
capito cosa voglio dire? Con lui è diverso, mi fa ricordare che bisogna
vivere anche con fantasia e che non è la fine del mondo se qualcosa non
viene organizzato nei minimi dettagli".
"Ho capito" annuisco; e ho capito davvero,
non ho bisogno di chiedere altro e lei sembra intuirlo.
"Forse dovremmo tornare dagli altri" mi dice
gentilmente.
Mi volto verso la sala e annuisco di nuovo.
"Non è che non stia bene con voi- le dico per
rassicurarla- Ma a volte mi sembra ancora strano partecipare a questi
incontri tutti insieme".
"E’ naturale: in fondo stai imparando adesso a
voler bene".
Hn?
Mi acciglio un po’: "Ayako, non è che prima
fossi proprio senza cuore!" replico, con un tono brusco.
Ma lei ride: "Lo so, Ru, lo so!!! Vediamo se
riesco a spiegarmi…è che tu finora hai sempre provato sentimenti molto
estremi: amore, odio o indifferenza. L’amore per il basket e per
Hanamichi…l’odio per un certo tipo di avversari, per certe
situazioni…e poi l’indifferenza suprema verso tutto il resto! Voler
bene agli amici è più sfumato, più indefinibile…sembra facile, ma io
non credo che lo sia, il voler bene a qualcun altro…E tu stai imparando
ora, perché prima non c’era nessuno per cui dovessi sforzarti…".
Forse ha ragione.
Ci alziamo entrambi in piedi e raggiungiamo di nuovo i
nostri compagni, che nel frattempo hanno spazzolato via quasi tutte le
cibarie.
Ayako si ritrova a fissare la tavola con aria
sbigottita: "Be’, ma…non c’è rimasto quasi più niente, che vi
è preso?! Ru doveva ancora mangiare e poi devono arrivare ancora Arashi e
la sua ragazza!!!".
La visione della tavola praticamente vuota non mi
scompone più di tanto: "Non importa" dico, per prevenire
qualunque problema. Tanto io mangio poco…
"Aha!!! Credevi di scampare, eh, volpacchiotto? Ma
il tensai è stato lungimirante e ti ha preparato un bel piatto con le sue
mani!!! Vieni qui e mangia!" e nel dire questo il mio do’aho mi
mostra un piatto su cui ha effettivamente ammonticchiato un po’ di tutto
ciò che era in tavola. Però ha fatto la porzione pensando a sé, non a
me… Faccio un cenno di diniego con la mano.
"Non importa, Hana, mangia tu" ma non faccio
in tempo a finire la frase che mi ritrovo davanti lo sguardo peggiore di
Ayako: "Ru, perché non vuoi mangiare quello che ho preparato
IO?" e calca su questo concetto.
Hn…
Se davvero non avessi affatto fame, nulla potrebbe
smuovermi, ma non è così e lei è un’amica, davvero un’amica, adesso
posso dirlo, e non voglio offenderla facendo finta di non apprezzare la
sua cucina; senza dire niente, mi siedo al fianco del mio do’aho, prendo
il piatto dalle sue mani e nel farlo mi cade l’occhio sul bracciale in
oro bianco che gli circonda il polso, uguale a quello che circonda il mio.
Ripenso anche all’anello che Miyagi ha dato ad Ayako e sorrido: siamo
quattro pazzi o quattro persone coraggiose? Voglio propendere per la
seconda possibilità…
Inizio a mangiucchiare un toast, che è stato scaldato
proprio al punto giusto; devo anche temere il musetto del gatto lontano
dal cibo, ma questo mi dà comunque l’idea che qualunque cosa io non
riuscirò a finire ci sarà sempre il cucciolo a sgranocchiarla per me!
"Che carino anche quest’altro gatto!"
esclama Kogure, sporgendosi per osservarlo meglio e poi voltandosi verso
dei sorridenti Ryota e Ayako.
"Vero?- si intromette il mio do’aho- Non per
niente l’ho trovato io, se non fosse stato per me questi micetti
sarebbero ancora nel parco!".
L’ha trovato lui? Veramente io ho dei ricordi
diversi…
"Da quanto è qui, Ayako?" chiede Mitsui.
"Ryota me lo ha portato stamattina".
"Ti ha morso?" domanda ancora Mitsui,
insospettito.
"No! Perché avrebbe dovuto?" si stupisce
lei.
"Ti ha graffiato?" insiste l’ex-teppista.
"Nemmeno".
"Allora ti ha soffiato contro!" propone
Hanamichi, con slancio.
"Ma no!! Ma perché avrebbe dovuto fare una
qualsiasi di queste cose?" si spazientisce un po’ la nostra
ex-manager.
"Be’, perché…".
"Per niente, Ayako, appunto: questi due non
vogliono convincersi di essere loro due gli incapaci a trattare con i
gatti, preferiscono credere che tutti siano morsi o graffiati" ride
Miyagi e penso che abbia ragione; poi si volta sogghignante verso il mio
do’aho: "Sai, abbiamo pensato al suo nome…volevamo che ci
ricordasse te…" e non aggiunge altro, stuzzicando la curiosità di
Hanamichi.
"Lo chiamate Tensai?!" scatta subito lui,
entusiasta.
Io continuo a sbocconcellare e penso che il sogghigno
di Miyagi non promette nulla di buono…
"No, non Tensai" risponde, infatti.
"Allora Hanamichi?…Sakuragi?…Redeirimbalzi?…Mitovivente?…"
ma il mio Hana continua a scontrarsi con il diniego di Miyagi ad ogni
proposta. Ora è tra l’abbattuto e l’arrabbiato.
"Insomma, come diavolo volete chiamarlo?! Non
do’aho, spero!!!! Non potreste farlo, ormai la kitsune ha il copyright
di questa parola!!" esclama e se fossimo soli sorriderei, ma non lo
siamo e quindi mi limito a sfiorargli la mano lievemente.
Finalmente Ayako ci svela l’arcano: "Avevamo
pensato a Saru…" lascia cadere lì, con noncuranza.
"CHECCOSA?!" la prevedibilissima reazione del
mio Hana non tarda ad arrivare e non è delle migliori. Ma non è neanche
delle peggiori, devo dargliene atto.
"PERCHE’?!" ringhia, tutto rosso in volto.
"Così…ci ispirava…" ridacchia
apertamente Miyagi, sotto lo sguardo divertito della sua ragazza.
"E INSISTI!!! Kitsune, ma li senti?!" grida,
voltandosi verso di me con occhi fiammeggianti. Mi piacciono quando sono
così.
"Ho sentito; è che li ispiri, do’aho, che vuoi
farci?" lo prendo in giro, meritandomi un’occhiataccia del tipo
a-casa-faremo-i-conti…anche se poi i conti che facciamo non sono mai
quelli che intende Hanamichi in un primo momento!!!
Comunque, il risultato di tutto è che il mio Hana deve
ingoiare amaro di fronte alla testardaggine con cui Ayako e Miyagi
perseverano nel loro proposito e poi ci si mettono anche Mitsui e Kogure a
dire che sì, è un nome perfetto per il gatto! E alla fine viene fuori
anche il meraviglioso carattere del mio do’aho, che riesce sempre a
ridere con gli amici e ad avere l’ultima parola, specie se scherzosa.
"Però, in fondo ha un nome originale e questo
grazie a me!!! Nessuno potrà scordarselo e tutto per merito del tensai!"
proclama, guardandoli come se li sfidasse a contraddirlo, ma nessuno ne ha
l’intenzione e tutto diventa una risata confusa, uno scambio di battute
e di voci allegre che si sovrappongono.
Io non rido, ma sono disteso e rilassato mentre li
osservo e mi sento bene nel vedere Hana così contento; sbocconcello di
nuovo un po’ di toast e il resto lo do al micetto che mangia dalla mia
mano.
È un miracolo che in questa confusione riusciamo a
sentire il suono del campanello! Ayako va ad aprire la porta e, prima
ancora che entri nel salotto, ci arriva alle orecchie la voce di Arashi
Miyagi.
Quando compare, vediamo che è in compagnia di una
ragazza vestita in modo altrettanto stravagante e con i capelli viola…;
Mitsui e Kogure li salutano con familiarità e io rammento che devono
essersi conosciuti al locale dove il fratello di uno dei nostri
ex-capitani suona con la band.
"Oi che è successo alle cibarie?!" chiede
Arashi, esagerando il panico della voce.
"Ehm…tuo fratello e i nostri amici…Arimi, ti
spiacerebbe aiutarmi a preparare qualcos’altro?" Ayako si rivolge
alla ragazza con un sorriso e lei accetta con entusiasmo, mentre i ragazzi
ne approfittano per suggerire di preparare dolci, salatini e
quant’altro…
Mentre suo fratello si sistema su una delle sedie,
Miyagi si rivolge a Mitsui: "Lo sai che Hanamichi e Rukawa hanno
detto che un giorno verranno anche loro a sentir suonare la band?" e
con questo ci ha incastrati e lo ha fatto apposta!
"Davvero? Be’ potete venire tranquilli, è un
locale a posto, c’è stato pure Kimi-kun, chiedete a lui" commenta
l’ex-teppista, passando un braccio intorno alle spalle del senpai Kogure.
L’interpellato Kogure, di fronte al nostro sguardo
interrogativo, annuisce: "Confermo…ci siamo divertiti…potremmo
andare tutti insieme!".
Io e Hanamichi ci troviamo d’accordo.
"Per dirlo Megane-kun vuol dire che non ci sono
pericoli…" sogghigna Hanamichi, anche se in realtà non è che
avessimo dubbi o problemi a riguardo.
"Sì, insomma, non è un covo…" replica
Mitsui.
"Ma con te lo diventerà, vero?" ora è il
turno del mio do’aho di prenderlo in giro e a questo si uniscono anche
gli altri, come Arashi che dice che in fondo bisogna vivacizzare
l’atmosfera e Mitsui potrebbe suggerire il modo, ma ormai Mitsui si è
davvero gettato alle spalle il suo passato di teppista che frequentava
chissà quali posti e riesce anche a riderci sopra!
In questo momento tornano Ayako e l’altra ragazza con
le nuove cibarie.
La serata trascorre così, scherzosa, e poi bella
quando viene tolta la chitarra dalla sua custodia e Arashi e poi Mitsui
suonano per noi; quando guardo l’orologio, dopo l’ennesimo sbadiglio
soffocato, scopro che si è fatto davvero tardi e lo dico al mio do’aho.
Lo so che siamo i primi ad andarcene e magari lui vorrebbe rimanere, ma io
sto seriamente rischiando di addormentarmi qui!!! Salutiamo tutti e Ayako,
da brava padrona di casa, ci accompagna alla porta.
"Ehm…Ru…- mi dice prima di vederci andare via-
…non so come dirtelo, ma quel gatto è mio, deve restare qui!" ed
è divertita.
Hn?
Oh…è vero, avevo il gatto in braccio da prima e mi
si era addormentato addosso e me lo stavo portando via!!! Glielo
riconsegno, mentre il mio do’aho si sbellica dalle risate e dice che
sono proprio una volpe addormentata!!!
Mentre ci dirigiamo alla stazione per prendere
l’ultimo treno fra di noi c’è quel caldo silenzio che adoro,
riposante dopo tante parole. Sappiamo entrambi che è stata una bella
serata, non abbiamo neanche bisogno di chiedercelo l’un l’altro.
Arriviamo a casa in un tempo relativamente breve, per fortuna, e io sto
per salire subito in camera nostra dopo aver bevuto un po’ d’acqua,
quando Hanamichi mi chiama.
"Kitsune, vieni a vedere!" la sua voce
proviene dal salotto.
Io lo raggiungo e lo osservo con una muta domanda e lui
mi indica sorridendo il divano; quando mi affianco a lui vedo due dei
nostri gatti, quello rosso e quello nero, che si sono acciambellati vicino
ai cuscini: il gatto nero dorme profondamente, mentre quello rosso ogni
tanto solleva il musetto e inizia a leccargli il pelo per poi
riaccoccolarsi al suo fianco.
"Che carini, vero?" mi chiede il mio do’aho,
con una nota quasi affettuosa nei confronti dei miei gatti che raramente
gli ho sentito, anche se so che la sua è tutta scena.
"Hn…sì" sorrido io; fanno tenerezza…
"Anche noi, kitsune!!!" salta su Hanamichi,
tutto contento, guardandomi.
Hn?
"Anche noi, cosa?" gli domando, ricambiando
lo sguardo.
"Niente, così…ora ce ne andiamo a dormire e ce
ne staremo tutti abbracciati e poi, mentre dormirai, ogni tanto, io ti
riempirò di baci!!" esclama, arrossendo leggermente come se fosse
emozionato, fissandomi con occhi brillanti.
"Ma lo hai già fatto, a volte…" mormoro
io, senza distogliere lo sguardo da lui. E lui arrossisce ancora di più,
quasi imbarazzato.
"Oh…ma…come te ne sei accorto?! Ho sempre
cercato di darti baci leggeri per non disturbarti nel sonno…allora eri
sveglio?!" e sembra un po’ contrito nel chiedermelo. E io ripenso a
quelle sensazioni sfumate di calore e di amore avvolgente che mi
raggiungevano comunque…
"Eri sveglio?" domanda di nuovo Hanamichi, di
fronte al mio silenzio.
Io sorrido.
"No".
Ma lo so.
Fine (per ora? ^^)