I personaggi non sono miei e non ci guadagno nulla… Dato che, avevo scritto qualcosa per il compleanno di Kaede per la par condicio non potevo esimermi dal festeggiare anche quello del mio tensai preferito no?? ^^ Note: piccola nota sul titolo, come al solito le mie idee a riguardo erano pari a zero però durante la copiatura mi è venuta in mente una famosa canzone dei Bee Gees (I’ve gotta get a message to you) che è stata tradotta in italiano da Mal il cui titolo è appunto quello da me adottato, mi sembrava appropriato. Preciso comunque che con la canzone non ha nulla a che fare -la fic era già bella che finita quando mi sono ricordata di questo- e rispetto ad essa la mia fic finisce bene ^^ (e vorrei ben vedere ndHana) Buona lettura a tutti Ichigo
Pensiero d'amore
di Ichigo
“Stasera voglio farti un regalo che ti faccia ricordar chi scordarti non sa ho sentito questo disco suonare l’ho comprato per te perché pensi un poco a me” (Pensiero d’amore)
“Hanamichi!” “Oh Haruko, ciao!” Sakuragi smise di palleggiare raggiungendo la ragazza che era appena entrata in palestra con le sue inseparabili amiche. “Volevi qualcosa?” le chiese senza occhi a cuore, senza l’espressione idiota dei primi tempo, quando cominciava a sbavare ogni volta che se la trovava di fronte. Adesso invece la osservava con un sorriso vero e dolce con la palla posata su un fianco ed il braccio a sorreggerla, in una posa da vero basketman. Lei si torturava le dita e lo guardava da sotto in su con le gote un po’ arrossate. “Ecco…io…ho saputo che tra qualche giorno sarò il tuo compleanno ed ecco, volevo sapere se avevi qualche preferenza su cosa ti piacerebbe ricevere” terminò. Non se ne capacitava neanche lei, ma da quando Hanamichi aveva smesso di fare il ‘buffone’ aveva attorno a sé un’aura più adulta e matura, era migliorato nel basket impegnandosi sempre di più e lei aveva colto lati del suo carattere che prima non aveva notato e nonostante potesse dire di avere accanto a sé un amico come lui, ora quando si trovava a rivolgergli la parola, si sentiva imbarazzata quasi quanto lo era quando si trovava di fronte Rukawa. Poi la voce allegra del ragazzo la riscosse facendole alzare il viso per guardarlo: “ma non ti devi preoccupare Haruko, non ho bisogno di regali…” fece modesto. “Ma Hana-chan ci tengo a farti qualcosa, dai dammi un indizio” insistette facendolo arrossire, ma non per il motivo che lei credeva, bensì, perché lo stava mettendo in difficoltà. Sakuragi sentiva su di sé gli sguardi divertiti dell’intera squadra e quelli inceneritori del fratello della Akagi. “Ehm…ecco, se ci tieni, qualunque cosa che mi darai andrai bene, pe…perché sarà fatto da te” si odiava per quanto aveva appena detto, perché non era a lei che avrebbe voluto dire quelle parole, non era il suo il regalo che aspettava. Comunque quella risposta parve soddisfarla perché vide il suo viso felice mentre tutta contenta lo salutava ed usciva saltellante dalla palestra. Il rosso lanciò uno sguardo al suo migliore amico che come sempre era lì a fare da spettatore, trasmettendogli la sua insofferenza. Yohei ed il Guntai erano gli unici a sapere come stavano realmente le cose ed il perché il loro capo fosse cambiato in quel modo e soprattutto per chi l’avesse fatto. Immancabilmente come fece per entrare in campo venne assalito da quei due impiccioni del playmaker della squadra e dalla guardia che cominciarono a fare battutine maliziose sul regalo che Haruko gli avrebbe fatto, il tutto liquidato da Hanamichi con un’alzata di spalle, non aveva voglia di alimentare le loro sciocche condizioni e così evitare ritorsioni da parte del gorilla che già gli rivolgeva occhiate infuocate, voleva fare a meno dei suoi pugni. Inutile dire che per il resto dell’allenamento il rossino non ebbe pace, non era servita a nulla la tecnica dell’indifferenza, perché i due amici se possibile facevano anche di peggio. Esausto, quando l’allenatore mise fine alla sessione d’allenamento per quel giorno, Hanamichi ringraziò chiunque ci fosse lassù più potente di lui per averlo graziato. Si lavò velocemente e dopo essersi cambiato raggiunse Mito che lo attendeva al cancello come sempre. Ripresero a camminare fianco a fianco quando Yohei parlò: “mi spiace…” Hanamichi lo fissò con un sorriso, l’amico si era accorto che non era in forma. “Ma dai Yohei, non è colpa tua, almeno posso sperare che abbia sentito che è il mio compleanno anche se dubito che possa interessargli” sospirò. Il moro gli diede una pacca sulla spalla come incoraggiamento, neanche lui poteva fare nulla, sapeva che quella che stavolta aveva imboccato il rosso era una strada poco battuta, e neanche le sue parole sagge potevano aiutarlo, doveva impegnarsi con le sue sole forze per conquistare la propria felicità. Il mattino seguente Yohei era in ritardo, ed era arrivato a scuola in sella al suo bolide. Si stava accingendo a parcheggiare, quando venne affiancato da un moretto conosciuto. E poiché Mito è un ragazzo educato, prima di andarsene salutò: “buongiorno Rukawa” “Nh!” rispose solo l’altro come suo solito e Yohei rise dirigendosi verso la scuola quando: “aspetta”. Era stato poco più di un sussurro che però giunse alle sue orecchie: “dici a me?” domandò voltandosi, le mani in tasca e la cartella sottobraccio. “Ti devo parlare, in terrazza a pranzo” “Ci sarò” si limitò a rispondere il ragazzo non badando al fatto che l’altro avesse ordinato invece di chiedere, ma era troppo curioso, era raro che il giocatore parlasse e se addirittura gli ‘doveva parlare’ di certo non si sarebbe perso lo spettacolo. Arrivò in aula giusto in tempo per l’arrivo del professore, salutò velocemente Hanamichi ed il resto della banda, che se la rideva sotto i baffi e la lezione cominciò. DIN DON Hanamichi si stiracchiò sul banco, finalmente la pausa pranzo era arrivata, rivolto al compagno disse: “Yo andiamo in mensa oggi?” L’altro lo fissò; “ehm…si però comincia ad andare, io devo andare a fare una cosa prima, ti raggiungo” Sakuragi scrollò le spalle con un semplice “va bene” ed alzandosi lo precedette fuori dall’aula. Quando fu sicuro che il compagno fosse lontano, Mito salì sul terrazzo. Là trovò ad attenderlo Rukawa. ‘Però, se è già arrivato qui vuol dire che è una cosa importante’ “Ehi” salutò attirando la sua attenzione, poi per non farsi vedere troppo curioso aggiunse: “i ragazzi mi aspettano a pranzo, di cosa dovevi parlarmi?” Rukawa lo fissò negli occhi e chiese: “si tratta di Sakuragi. È vero quello che hanno detto ieri in palestra?” “Ah sì…il compleanno…è il primo aprile perché?” era sempre più curioso adesso “La cosa resterà tra me e te, mi serve il tuo aiuto” “Wow! Questa sì che è bella, il grande Kaede Rukawa ha bisogno del mio aiuto!” “Mito…” lo gelò con lo sguardo e con il tono di voce. Yohei annuì facendogli cenno di continuare. “Mi servi per cercare un regalo al do’hao…da parte mia. Non conosco i suoi gusti e mi serve qualcuno che lo conosca abbastanza bene da consigliarmi” Yohei sorrise: “e bravo Rukawa” fece una pausa “va bene, ti aiuterò, ma ad una condizione, dovrai rispondere ad una domanda e voglio la verità” Rukawa attese in silenzio. Si guardarono negli occhi nessuno dei due avrebbe ceduto. “Non lo fai tanto per fare vero? Hai intenzioni serie…con lui? perché se no io…” “Non ti devi preoccupare, IO non faccio mai le cose tanto per fare. Non spreco energie inutilmente in cose che per me non hanno valore” terminò. Non aveva mai parlato così tanto ed il ragazzo più basso lo sapeva, ed anche solo questo semplice dettaglio gli era sufficiente. “Dopo gli allenamenti andremo alla ricerca del regalo, passo a prenderti” stavolta era stato Yohei ad ‘ordinare’. Rukawa aveva assentito con il capo. Era tornato quello di sempre.
“Avanti scansafatiche, muovete quelle gambe più veloci” il capitano incitava la squadra a dare il massimo come sempre e come da copione dopo il riscaldamento, partita d’allenamento ed in seguito ai numerosi errori di Hanamichi gli vennero assegnati esercizi extra oltre l’orario. Al termine, quando uscì, Hanamichi vide Yohei al suo solito posto in attesa, si avvicinò dubbioso: “Cosa ci fai qui, mi avevi detto che non mi avresti aspettato perché dovevi andare a casa?” domandò Mito sussultò nel riconoscere la voce del rosso: “Hana?!” non se l’aspettava, cosa ci faceva ancora lì doveva essere andato via già da un pezzo!! “Infatti, ma sono dovuto tornare a prendere un libro eh eh” Hanamichi era sospettoso, quando mai Yohei tornava a scuola per prendere un libro?? “Ti aspetto??” chiese “No, no vai sarai stanco…” e corse verso l’edificio. Hanamichi stava per avviarsi verso casa quando si ricordò di aver dimenticato lui stesso un quaderno nell’armadietto della palestra, non che la cosa lo preoccupasse più di tanto, ma almeno poteva stare con la coscienza apposto e dare una parvenza di interesse, perciò tornò sui suoi passi ma come fece per spingere la porta dello spogliatoio sentì una chiara voce a lui familiare domandare: “allora volpino sei pronto? Guarda che se non ci muoviamo troviamo chiuso” e vide poi passare davanti alla porta socchiusa il suo migliore amico e riconobbe l’inconfondibile mormorio rispondere: ”hn!” Uscì di corsa nel cortile nascondendosi sul retro dove attese che i due uscissero. Nella sua testa mille pensieri diversi e confusi si agitavano, il suo migliore amico ed il ragazzo che amava, insieme, avevano un appuntamento, questo era chiarissimo, e cosa ancora peggiore era che Yohei sapeva quali erano i suoi sentimenti, e gli faceva dannatamente male, era stato tradito. Yohei gli aveva mentito ed aveva tradito la sua fiducia. Si riscosse solo sentendo la risata di Yohei e li vide uscire insieme da scuola. In quel momento fece l’unica cosa che si sentiva di fare per capirci qualcosa e non uscirne fuori matto…pedinarli a distanza. Era fuori di sé dalla rabbia, e per poco svariate volte non era riuscito a farsi beccare, salvandosi in extremis. Non riusciva a crederci, come aveva potuto Yohei tirargli un colpo così basso. Strinse i pugni quando li vide fermarsi ad un semaforo. “Sai Rukawa mi hai davvero stupito, non ti credevo così romantico?” buttò lì Mito con il suo sorriso di sempre “Nh?” “Eddai se arrivi a chiedere il mio aiuto per comprargli un regalo, vuol dire ce ci tieni tanto a lui, non sei poi un volpino artico come dice qualcuno!” Rukawa sbuffò in risposta alzando leggermente gli angoli della bocca, non gli avrebbe dato quella soddisfazione. Yohei lo guardò di sfuggita e poi chiese come se stesse parlando del tempo: “ti piace tanto eh?” ed incredibilmente Rukawa arrossì, non potendo impedirselo, ma come faceva a fargli certe domande, mica erano amici loro due!!! “Dai, per così poco” lo sfotté “sei uno spettacolo Rukawa” e scoppiò a ridere dandogli una pacca sulla spalla. Rukawa ignorò il tutto e prese a camminare quando il semaforo cambiò colore. Hanamichi da una considerevole distanza osservava i ragazzi, Mito rideva e Rukawa aveva un’espressione rilassata, a suo agio, più di quanto non fosse con lui. Ed adesso, adesso Hanamichi osservando il volpino con occhi da innamorato geloso, vi trovava in quei piccoli gesti nuove espressioni. Una volpe più espressiva, un Rukawa che ci mancava poco che sorridesse e…un Kaede che arrossiva, le sue guance leggermente colorate di rosa mentre Mito rideva e gli dava colpetti gentili sulle palle, attorno a loro un atmosfera di complicità, stavano bene, davvero bene insieme. Purtroppo per lui però non poteva sentire cosa i due si stessero dicendo perché si sarebbe risparmiato una marea di pensieri nefasti. Sconsolato e deluso aveva deciso di tornare a casa, aveva visto anche troppo, non era così scemo da continuare a farsi del male inutilmente. Intanto i due ragazzi proseguivano il loro giro. Yohei lo aveva portato per prima cosa in un negozio di videogiochi, sicuramente un nuovo gioco per consolle gli avrebbe fatto piacere, per uno che si definiva un tensai dei videogame e passava i pomeriggi post-basket al pachinko. Ma Rukawa non sembrava convinto. Allora lo portò in un negozio di musica, ma anche lì niente. “Che ne dici se provassimo in un negozio di articoli sportivi?” propose Mito “Visto che gli servono scarpe ogni due mesi potresti…” ma lo sguardo del volpino non lo fece continuare. “Ok, capito non è un regalo molto…adatto per esprimere i tuoi sentimenti” Girovagarono ancora un po’ per il centro entrando anche in negozi in cui vendevano articoli spiritosi dal quale Rukawa ne uscì a dir poco sconcertato, ma sul serio al do’hao potevano piacere quel genere di articoli? Occhiali con occhi che saltavano di fuori, cappellini con elica e affini. Era quasi ora di cena quando si separarono, Rukawa ringraziò Mito a modo suo, con un leggero inchino ed un mugugno. Yohei era curioso di sapere cosa avrebbe scelto, perché Rukawa gli aveva detto, dopo l’ennesima infruttuosa entrata in un negozio: “stiamo perdendo tempo, penserò io a qualcosa di adatto al do’hao…qualcosa come lui” aveva aggiunto in un sussurro.
Il mattino seguente Hanamichi arrivò a scuola tra i primi, strano ma vero. Si era alzato presto, anzi per dirla tutta non aveva chiuso occhio pensando a quei due. Cosa avevano fatto dopo che li aveva lasciati soli? Cosa si erano detti? Sarebbe impazzito dalla gelosia. Era geloso del suo migliore amico, lo conosceva bene, Yohei non gli aveva mai dato un dispiacere, anzi per lui c’era stato sempre nei momenti difficili, ma il rosso sapeva bene che il mondo era egoista ed in lui con l’animo confuso ed annebbiato dalla gelosia, non vi era posto per buona fede e pensieri positivi. Si sentiva vuoto. Arrivato in classe si era sistemato sul banco intento a far finta di dormire. Così quando Yohei arrivò non ebbero occasione di parlarsi. Arrivò però la pausa pranzo e non ebbe il tempo di ideare un piano geniale per sfuggire al moro che venne preceduto. “Hana andiamo a pranzo?” chiese come al solito, ignaro di tutto. Sakuragi lo guardò per la prima volta in viso e gli comparve l’immagine di lui ed il volpino insieme. Strinse la mascella mordendosi la guancia e si alzò con un “mi spiace, ma non ho fame” ed era uscito dall’aula. Yohei rimasto solo si era stretto nelle spalle e l’aveva lasciato tranquillo, in effetti non aveva una buona cera quella mattina, chissà cosa gli era successo?? Senza pensarci due volte Hanamichi era uscito dall’aula diretto in terrazza, voleva stare da solo, ma non aveva pensato che lì ci avrebbe trovato la causa numero due del suo malumore. Ed infatti giunto all’esterno aveva individuato il suo peggior nemico. Stava coricato con le spalle all’ingresso e dormiva incurante del mondo esterno. E se ne stava lì nel mezzo del terrazzo esattamente nel punto del loro primo incontro. Questo ad Hanamichi fece ribollire il sangue, non sapeva perché…fatto sta che chiuse la porta, sbattendola con forza apposta. Rukawa aveva sobbalzato per lo spavento svegliandosi malamente. Si era alzato di scatto e voltatosi, vide un furioso rossino con le mani lungo i fianchi strette a pugno. Senza neanche rendersene conto lo vide avvicinarsi rapidissimo e sentì solo il primo pugno allo stomaco che lo fece piegare in due. Vide arrivare il calcio e grazie ai suoi riflessi era riuscito a bloccarlo contro il proprio fianco. Rialzandosi aveva puntato il suo sguardo di ghiaccio in quello caldo del ragazzo dai capelli rossi. “Lasciami” sibilò Hanamichi sentendosi pericolosamente sbilanciato, in una posa per lui, per nulla dignitosa. “Do’hao” replicò Rukawa lasciandogli andare la gamba all’improvviso e restituendogli il pugno nello stesso punto. Si mise poi in posizione difensiva pronto alla rissa, ma Hanamichi contro ogni logica gli diede le spalle uscendo dalla terrazza lasciando un moretto allibito e senza parole. Tornato in classe Hanamichi era furioso non ce l’aveva fatta , non ci era riuscito, voleva davvero la rissa con lui per fargliela pagare, ma non era riuscito a comportarsi come al suo solito. Era illogico, ma non aveva voluto fare a botte con lui, non c’era riuscito perché si sentiva tradito, da cosa non lo sapeva bene neanche lui, l volpino non era suo eppure…si sedette e attese che riprendessero le lezioni.
In palestra in due non si rivolsero la parola, o meglio insulto, semplicemente si ignorarono e basta e questo se da un lato giovò alla squadra dal punto di vista tecnico, dall’altro la stessa non aveva la classica grinta e vitalità che caratterizzava i soliti allenamenti. Fortunatamente le ore del pomeriggio volarono ed il rossino poté tornare a casa, ad attenderlo come al solito trovò Yohei al cancello che appena lo vide lo salutò con una mano. Lo affiancò e si diressero a casa, in silenzio, Mito cercò di farlo parlare toccando un argomento che lo faceva sempre sorridere: “allora domani è il gran giorno!” “Nh…” “Ah ah ah, dai non essere scontroso, lo so che non vedi l’ora che arrivi il tuo compleanno, per ricevere gli auguri e poi se anche tu cominci a parlare come Rukawa…” Hanamichi si fermò facendosi sorpassare: “cosa?” “Eh?” non capiva, perché adesso si era fermato? “Che hai detto?” “Ah…dai scherzavo, io…” ma non lo fece terminare che l’amico lo prese per il colletto avvicinandoselo al viso: “cosa ne sai eh? Cosa ne sai TU di Rukawa? Niente, tu non sai niente di lui” gli urlò in faccia. Ma Yohei era stanco del suo atteggiamento, era tutta la mattina che lo trattava a…pesci in faccia. Gli strinse i polsi forte, intimandogli di lasciarlo, lo sfidava con lo sguardo ed Hanamichi come ripresosi da uno stato di trans lo mollò. Cosa stava facendo? “Scu…scusami, io…Yohei, mi…mi dispiace” e correndo verso casa lo lasciò solo.
Chiudendosi la porta alle spalle si accasciò all’ingresso respirando ansante per riprendere fiato. “Che idiota! Ma che mi prende…Yohei non mi tradirebbe mai, se era con Rukawa avrà avuto un buon motivo, ed io come ho fatto a dubitare della sua lealtà” Era rinsavito. La gelosia, è veramente come si dice, una brutta bestia. Non avrebbe mai creduto di reagire, così, non con Yohei, ma questo voleva anche dire che i suoi sentimenti per il volpino era troppo profondi e non permetteva a nessuno di frapporsi tra lui e Kaede…arrossì a quel suo stesso pensiero. Si alzò allora dal pavimento, era ancora all’ingresso e si diresse in cucina dove la mamma gli aveva lasciato pronta la cena, con l’immancabile post-it. Non si vedevano quasi mai a causa dei turni di lavoro di lei, ma gli aveva promesso che almeno per l’indomani avrebbe chiesto di posticipare il turno serale, così da cenare con lui. Contento Hanamichi mangiò e poi dopo una rilassante doccia se ne andò a dormire, doveva riposare per essere in forma per il giorno dopo e ricevere gli auguri di tutti i suoi amici…ah già, si doveva anche scusare con Yohei, “come si deve” si disse.
TI TI TI TI TI L’incessante suono della sveglia fece aprire gli occhi al bell’addormentato che allungando una mano fuori dalle coperte prese il cellulare e con ancora gli occhi chiusi, pigiando i tasti giusti, disattivò l’allarme mettendo poi in funzione l’apparecchio. Sul display, aprendo solo un occhio lesse la data 04/01 ed una scritta lampeggiante citare: ‘AUGURI TENSAI’. Sorrise tra sé e scese dal letto con una marcia in più cominciando a prepararsi. In silenzio, la mamma doveva essere rientrata da poco e non voleva svegliarla. Si diresse in punta di piedi in cucina e contro ogni sua aspettativa, lì la trovò. “Buongiorno Hana e buon compleanno” gli disse sorridendogli e dandogli bacio tra i capelli quando lui si sedette per fare colazione. “Grazie, ma…” voleva chiedere spiegazioni e la donna intendendo, lo precedette: “volevo essere la prima a farti gli auguri, andrò a riposare dopo che faremo colazione insieme, e poi al tuo ritorno troverai una deliziosa cenetta”. Il ragazzo le regalò il suo miglior sorriso e poi fece colazione velocemente, voleva arrivare in orario, almeno il giorno. Uscito di casa al primo incrocio, trovò il suo migliore amico che l’aspettava. Hanamichi rallentò il passo vedendolo da lontano e gli sorrise timidamente. Prima che l’altro potesse parlare si inchinò davanti a lui con le mani giunte sopra la testa chiedendo: “perdonami!! Io…non so cosa mi sia preso, cioè lo so è che io ero geloso e quando hai detto che ecco…tu e lui…” “Hana!” lo interruppe l’amico mettendogli una mano sulla spalla per farlo alzare: “è tutto ok” e gli sorrise togliendolo dall’imbarazzo. Gli sorrise anche lui in risposta. “Auguri!” disse Yohei cambiando argomento, poi fece come per dargli il suo regalo e furbescamente lo tirò indietro lasciando il rosso con le mani protese. “Eh?” domandò. Yohei rispose, mentre si incamminava: “ci ho ripensato, visto come mi hai trattato non te lo meriti” Hanamichi aveva gli occhi di fuori e la mascella a terra, ma si riprese subito andandogli dietro a voci: “ehi! Yo scherzi vero? Quello è il mio regalo, io lo voglio, pretendo il mio regalo, Yoheiiiii!!!!!” *** “Buon compleanno Hanamichi” in coro il trio del Guntai salutò il loro capo, non appena entrò in classe sommergendolo di coriandoli stelle filanti e rompendogli i timpani con lo squillo di trombette. “Eh eh, grazie, grazie a tutti” rise Hanamichi contento e soddisfatto anche perché era riuscito ad ‘estorcere’ il suo regalo a Yohei, l’ultimissimo gioco della sua serie preferita. I tre invece avevano unito i loro risparmi e gli avevano comprato un cd di un gruppo americano molto famoso. Hanamichi era molto contento, non solo per i bei regali, ma perché era circondato dai migliori amici che uno potesse mai desiderare, un gruppo di teppisti dal cuore grande come una casa. I suoi migliori amici. La mattinata trascorse tranquillamente, e anche agli allenamenti fu una festa, anche qui armati di trombette, coriandoli e cappellini colorati avevano festeggiato il suo ingresso degno di un tensai quale era…il tensai degli amici. Alla fine poi dell’allenamento in forma ridotta in via del tutto eccezionale, ed il rosso ricevette il suo regalo. I ragazzi avevano fatto fare una torta gigante che fece la sua entrata su di un carrello sospinto da Haruko che, tutta rossa in volto gli aveva fatto i suoi migliori auguri dandogli anche un bacio sulla guancia (Teme Ichiiiii è_é ndRu). Hanamichi aveva sorriso ringraziando tutti del pensiero e festeggiando insieme a loro. Però mancava qualcuno all’appello, mancava colui che, quel giorno l’avrebbe reso ancor più speciale. L’aveva visto parlare con Ayako e poi si era diretto negli spogliatoi per non far più ritorno in palestra. E non gli aveva rivolto la parola, neanche…neanche un cenno, o mugugno che potesse essere scambiato per un augurio. Con la presenza di tutti i suoi amici comunque riuscì a non pensare molto al volpino, si divertì come suo solito. Infine dopo aver sistemato alla bene e meglio la palestra tornarono tutti a casa. Come promesso, al suo ritorno a casa Hanamichi trovò la tavola imbandita con tutti i suoi piatti preferiti. Al centro del tavolo, un pacco con un bel fiocco rosso sopra. Ringraziò la madre scoccandole un sonoro bacio sulla guancia, scartò il suo regalo: una bellissima tuta da ginnastica firmata. Pantaloni lunghi bianchi con delle strisce rosse lungo le gambe ed una felpa con cappuccio anch’essa bianca con delle strisce rosse, stavolta lungo le maniche (secondo me Hanamichi vestito di bianco è solo super figo >////< ndIchi_sbavante). Hanamichi era felicissimo per quel regalo, era un capo costoso chissà quanto le doveva essere costato. Decise di inaugurarlo subito provandolo e tornando poco dopo in cucina dove lei lo attendeva per cenare. Trascorsero una bella serata, era da molto che non stavano insieme tra loro. Alle dieci però la donna dovette andare a lavoro ed Hanamichi si accomodò sulla sua poltrona preferita, dopo aver inserito il cd che gli avevano regalato i ragazzi optando per una traccia dal ritmo lento e melodico, una canzone romantica che aveva quasi imparato a memoria grazie al singolo sentito spesso alla radio. Poco dopo però quando stava per rilassarsi completamente sentì il campanello di casa suonare. ‘Ma chi…?’ si domandava mentre dalla finestra accanto alla porta notava un gigantesco pacco davanti alla soglia. Incuriosito l’aprì, notando che il pacco non era lì da solo. Accanto ad esso (prima, dalla sua angolazione non l’aveva notato) in piedi in tutta la sua bellezza, Rukawa lo fissava in silenzio. Era meraviglioso nel suo completo di jeans e camicia di seta blu notte. Intravedeva il lungo collo bianco e parte del petto, lasciato scoperto dai bottoni chiusi solo dal quarto. I capelli neri lisci e profumati, l’odore di vaniglia gli arrivava direttamente alle narici inebriandolo piacevolmente. Senza una parola Sakuragi si spostò per farlo passare mentre l’altro entrava spingendo dentro anche l’enorme scatola e portandolo in salotto dove si era diretto Hanamichi. Il rosso si sedette incrociando le braccia al petto con fare indifferente, era ancora arrabbiato con lui per l’uscita con Mito ed il suo comportamento del pomeriggio. “Allora che ci fai qui Rukawa?” Il moretto disse solo: “…ti ho portato un regalo, mi pare oggi sia il tuo compleanno no?!” “Wow, più di tre parole di fila, neanche un insulto e siamo anche retorici, che onore” non doveva comportarsi così, lo sapeva, dentro di sé era felice, il cuore batteva veloce nel petto per quella visita inattesa…ma voleva una piccola vendetta. Rukawa però era andato lì con uno scopo e non si fece scoraggiare: “Do’hao, lo apri o no?” Hanamichi si alzò scuotendo le spalle e scartò il pacco fingendo distacco, ma nel suo sguardo vi era curiosità ed erano stati proprio quegli occhi a convincere Kaede ad insistere, trattenendolo dal saltargli addosso e riempirlo di pugni. Sì, perché se si fosse trattato solo dello saltargli addosso ci poteva anche stare, stava divinamente in quella tuta bianca pareva un angelo, risaltava il colore caldo della sua pelle, gli occhi scuri ed i capelli di fuoco. Quando tolse il nastro che l’avvolgeva, la scatola ‘magicamente’ si scompose facendo cadere a terra i quattro lati, seminando il pavimento di tanti piccoli fiocchi di neve di polistirolo bianco e scoprendo un enorme peluche a grandezza naturale, a forma di volpe. Il pupazzo teneva in una zampa un palloncino con su scritto “buon compleanno”. Hanamichi guardava il suo regalo allibito. Se Rukawa lo voleva vedere morto, con quel gesto c’era riuscito. Possibile che davvero la volpe avesse avuto un pensiero così dolce e così dannatamente romantico, per lui?? Si voltò verso il ragazzo fissandolo in quei suoi oceani blu e vi lesse quello che quel regalo così particolare voleva significare per lui, per loro, però…si scostò un po’ squadrando con aria critica il pupazzo davanti a lui, quando diede voce ad un pensiero: “spiegami cosa me ne faccio” ed era riuscito nella migliore espressione di menefreghismo che neanche Rukawa stesso aveva mai usato. Kaede non aveva alcuna intenzione di dargli soddisfazione, era stato ostile tutta la sera ed anche il giorno precedente, cosa pensava di ottenere, aveva voluto rischiare ed aveva fallito, Kaede Rukawa aveva fallito. Non gli avrebbe dato la soddisfazione di vederlo triste, così nascondendo i suoi bellissimi occhi sotto la frangia corvina, si mosse per andarsene. Si sentì però tirare indietro per un polso e si ritrovò subito dopo seduto su una poltrona con Hanamichi seduto sulle sue gambe che lo costringeva a guardarlo negli occhi, le mani ferme sulle spalle: “spiegami…cosa me ne faccio…” e qui fece una pausa “…non ho bisogno di uno stupido pupazzo” e addolcendo il tono “quando…quando posso avere te” e le braccia si chiusero sul collo volpino mentre Hanamichi si stringeva a lui abbracciandolo. Rukawa era allibito, Hanamichi gli sedeva in braccio, lo abbracciava come fosse la cosa più naturale del mondo e gli sorrideva come mai gli aveva visto fare, ed era un sorriso solo per lui. Nei suoi grandi occhi scuri si riflettevano i suoi, e poi, come se il tempo si fosse fermato, si mossero all’unisono sporgendo i visi l’uno verso l’altro finché le loro labbra non si sfiorarono in un primo contatto dolce, che provocò ad entrambi una stretta allo stomaco seguita da un scarica lungo la schiena quando Rukawa lentamente passò la lingua a disegnare il contorno delle labbra di Hanamichi, che con un sospiro le schiuse per lui andando con la sua lingua incontro a quella di Kaede, intrecciandole in una danza infinita. Persi in quel bacio diventato passionale, Rukawa si era rilassato adagiandosi contro lo schienale della poltrona cingendo i fianchi del rosso con un braccio, attirandolo più a sé facendo aderire i loro toraci, mentre con l’altra mano gli aveva afferrato la nuca per impedirgli di allontanarsi. Hanamichi invece si era fatto più stretto a lui e con una mano gli accarezzava il collo, la pelle fresca e gli solleticava la gola sfiorando il pomo d’Adamo facendo rabbrividire il ragazzo sul quale si era accomodato. Purtroppo però dovettero separarsi per respirare. Si allontanarono solo di poco per riprendere fiato e si fissarono ansanti. In sottofondo le note di una dolcissima canzone d’amore. “Perché mi hai trattato così male in questi due giorni se…” Rukawa parlò per primo, ma non poté continuare perché di getto Hanamichi rispose interrompendolo. “Perché ti amo” un velo di rossore ad imporporargli le guance, mentre di riflesso gli abbracciava ancora di più il collo. Vedendo lo sguardo sorpreso del ragazzo continuò: “io…per caso ti ho visto con Yohei e mi sono ingelosito, sembravate così…ed io…” abbassò il viso contro il suo collo perfetto. “Do’hao…” bisbigliò Rukawa facendo si che il rosso alzasse nuovamente il viso e congiungendo le loro fronti stupì Hanamichi quando gli sorrise dolcemente. “Il mio piccolo do’hao…ma ti amo anch’io” confessò, rapendo nuovamente le sue labbra rosse e buone. Dopo che il bacio finì, Hanamichi si sistemò meglio sulle gambe della sua personale volpe accoccolandosi a lui, facendosi stringere e intrecciando dolcemente le loro mani. Avvolto in quell’atmosfera di pace Hanamichi stava veramente bene, tanto che rilassato sul corpo del compagno socchiuse gli occhi voltando il viso e trovando riparo nell’incavo del collo di Kaede, dove poteva sentire forte il suo profumo e posando la mano libera sul suo petto, il battere lento del suo cuore. Rukawa intenerito dal comportamento del suo ragazzo, gli posò un bacio tra i capelli sussurrandogli per non disturbarlo: “buon compleanno Hanamichi”. Fine
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