TA-DAAAN! Di nuovo io! Ebbene sì…altra serie, altra fanfiction. Stavolta mi occuperò di Gals!, manga stupendo che spero qualcuno di voi conosca. Visto che mi sono autoproclamata scrittrice shounen-ai del sito, avrete capito che anche qui non può che trattarsi della storia d’amore tra due ragazzi. Purtroppo i personaggi non sono miei ma di Mihona Fujii, anche se ammetto che mi dispiace: Yuya, Tatsuki e Otohata sono veramente kawaii!
Beh, divertitevi a leggere!
Selphie ‘88

P.S= In questa fic ho inserito due strofe della sigla di “Lamù”, anche se una l’ho un pelino modificata per adattarla!!! ^///^’’’


Il pazzo weekend di Otohata

di Selphie



Tatsuki distolse lo sguardo dalla rivista che stava distrattamente sfogliando, e gettò un’occhiata all’orologio: le tre! Si alzò di scatto dal divano sul quale era placidamente seduto e, dopo essersi infilato le scarpe, uscì di casa. Aveva un appuntamento con Otohata e Yuya, e non voleva assolutamente far tardi.
Arrivò di fronte al Mc Donalds, il luogo stabilito, e adocchiò subito dove stavano i suoi amici.
-Hello brothers!- li salutò.
-Ciao Tatsuki. Sei in ritardo.- gli fece notare Otohata.
-Ehm, lo so. È che mi ero perso a leggere un giornale.- si giustificò il biondino.
-Andiamo?!?- chiese Yuya spazientito.
Il trio si mise in marcia, diretto verso un negozio di dischi. Tatsuki intanto cercava di trovare una scusa per riuscire a convincere Otohata ad accompagnarlo al mare, quel weekend. Quel morettino lo faceva letteralmente impazzire e voleva dichiararsi, però desiderava farlo lontano da sguardi indiscreti. Non sapeva come l’amico avrebbe reagito, ma non gliene importava. Se lo avesse respinto, l’avrebbe presa con filosofia, come suo solito.
Anche Otohata era immerso nei pensieri. Da quando conosceva Tatsuki, quel ragazzo era diventato un’ossessione, per lui: dormiva e sognava Tatsuki, studiava e pensava a Tatsuki, faceva qualsiasi cosa e il pensiero del volto sorridente di Tatsuki non lo abbandonava un istante. E nonostante quando erano insieme cercasse di mantenere il suo atteggiamento distaccato, più passava il tempo e più gli riusciva difficile mascherare quel sentimento che lo stava assillando. Di quel “macaco biondo”, come lo definiva Yuya, lo avevano subito colpito il modo di fare e l’aspetto fisico, decisamente stravagante: in pratica tutto! Gli piaceva Tatsuki, amava Tatsuki, e voleva dirglielo a tutti i costi, ma si vergognava…e poi c’era sempre Yuya in mezzo, accidenti a lui! Quando però sentì la voce del “suo” macaco biondo che lo chiamava, si riscosse all’istante.
-Ehi, Otohata! Ci sei? E tre ore che tento di interagire con te, fratello!-
-Oh, scusami Tatsuki. Dimmi pure.-
-Beh…Questo weekend, visto che comincia a fare caldo, pensavo di andare al mare. Ti va di venire?-
-Uhm, fa’ pensare…va bene, sabato e domenica non lavoro.-
-Perfect!-
-Siamo arrivati, sempre che la notizia possa interessarvi!- fece loro notare Yuya, visibilmente spazientito.
Entrarono nel negozio di dischi,e si divisero per andare a perlustrare ciascuno il suo reparto preferito. Tatsuki era ultra euforico, visto che Otohata aveva accettato la sua proposta di buon grado…due giorni in sua compagnia, senza che ci fosse di mezzo il suo amichetto. Yuya e Tatsuki, infatti, si detestavano cordialmente. Poco tempo prima il biondino era stato il ragazzo di Ran, di cui Yuya era palesemente innamorato, e quindi si era creata una certa tensione tra quei due, anche se Tatsuki aveva tentato più volte di socializzare.
-Ehi, Monkey! Vieni a vedere…ci sono un mucchio di cd favolosi qui!- lo chiamò Yuya.
-Calma, brother! Wait me a moment!-
Il pomeriggio trascorse piacevolmente anche perché, dopo aver passato al setaccio il negozio di dischi, il trio fece una puntatina da Mc Donalds per uno “spuntino” (sarebbe più corretto dire che dopo il passaggio dei tre ragazzi il locale si vide costretto a chiudere per aver esaurito le riserve di cibo).
Tatsuki rientrò a casa completamente distrutto. Ciononostante prese in mano un depliant turistico, scelse l’hotel più economico e cornetta alla mano, fece la sua prenotazione. Ma non era ancora finita, ora veniva la parte migliore: telefonare ad Otohata. Con la mano che tremava per l’emozione, il nostro amico compose il numero.
-Pronto?- rispose una voce familiare, calda e sensuale.
-Pronto Otohata? Sono Tatsuki! Come va?-
-Bene Tatsuki. E tu?-
-Very well, fratello. Ho appena prenotato in un albergo al mare. Prendiamo il treno sabato mattina alle sette, e saremo là per le otto e mezzo, va bene?-
-Per me è perfetto. E per che ora saremo a casa domenica?-
-Ah, alle nove circa arriveremo a Tokyo. All right?-
-All right!-
-Io adesso vado…ricordati il costume, mi raccomando!-
-Non me ne dimenticherò, tranquillo! A presto.-
-So long, brother!- concluse Tatsuki, prima di riattaccare.
L’indomani sarebbe stato venerdì, il che voleva dire che mancava un solo giorno al tanto atteso fine settimana…sperava solo che Yuya non lo venisse a sapere e decidesse di mettersi in mezzo, come suo solito. Bah, se anche fosse accaduto quel piccolo inconveniente, avrebbe fatto in modo da portare Otohata in un bel posticino isolato e romantico, con uno scenario tipo tramonto…
Improvvisamente si ricordò che il giorno dopo, a causa di uno sciopero, non aveva lezione. Cosa fare? Un’idea gli balenò nella mente: sarebbe andato al Meisho, avrebbe aspettato Otohata e poi lo avrebbe portato a mangiare qualcosa.
Intanto, a casa sua, Otohata si era gettato sul letto. Appena aveva sentito la voce di Tatsuki al telefono il suo cuore aveva mancato un battito. Gli aveva fatto terribilmente piacere sentirlo, anche se per un istante gli era venuto l’improvviso istinto di mollare la cornetta lì dov’era, raggiungere il suo macaco biondo e baciarlo fino allo sfinimento. Ma che gli prendeva? Dove diamine era finito il serioso, composto e distaccato Rei Otohata? Perso…evidentemente l’amore causava questo ed altro. Chiuse gli occhi, nel vago quanto inutile tentativo di scacciare il pensiero di Tatsuki dalla sua testa…per quanto si mettesse d’impegno non gli riusciva. O forse non voleva. Ma non voleva neppure ammettere a se stesso di essere diventato gay (o di esserlo sempre stato). E poi cosa avrebbe pensato Aya? Quella ragazzina era così dolce e sensibile…sicuramente si sarebbe messa a piangere come una fontana. Ma non poteva e non voleva rinunciare a Tatsuki, proprio no! E su quest’ultimo pensiero si addormentò.

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Il mattino seguente un raggio di sole destò Tatsuki, che stramaledisse tutto quello che gli capitò a tiro. Dannato raggio di sole, aveva interrotto un sogno meraviglioso proprio sul più bello. Al povero ragazzo non rimase altro da fare se non alzarsi dal letto, stropicciandosi gli occhi nel tentativo di svegliarsi del tutto. Visto che questo sistema pareva non volesse sortire effetti, si ficcò sotto una bella doccia rinfrescante, che funzionò meglio del trillo monotono e assordante della sveglia. Poi, una volta tornato in camera, scelse con cura il suo abbigliamento: bermuda neri, di quelli che arrivano a metà polpaccio, t-shirt candida, calzini bianchi e scarpe da ginnastica nere. Per completare l’opera mise al collo una collanina di perline di legno, e infilò una mezza dozzina di fedine d’argento di varie grandezze, distribuendole sulle dita di entrambe le mani. Constatato che così faceva proprio il suo bel figurino, Tatsuki fece ritorno in bagno, dove si impomatò per benino i capelli, in modo da ottenere l’effetto “istrice”.
Quando fu pronto, scese e consumò una velocissima colazione, prima di dirigersi a Shibuya. Era mezzogiorno, quindi mancava un’ora prima che Otohata uscisse da scuola…cosa diamine poteva fare in un’ora? Optò per uno spuntino in un bar.
Quando anche l’ultimo boccone del panino che aveva ordinato sparì tra le sue fauci, il nostro amico pagò il conto e si avviò verso il liceo maschile Meisho, arrivando giusto in tempo per il suono della campanella che dichiarava la fine delle lezioni. E non dovette neppure aspettare molto per veder comparire Yuya e Otohata, entrambi fasciati da un’uniforme scolastica nera che non lasciava praticamente nulla all’immaginazione.
-Ehi, Monkey! Che ci fai da queste parti?- chiese Yuya.
-Passavo di qua…- gli rispose Tatsuki.
Maledizione! Si era completamente dimenticato della sue esistenza. E adesso come poteva fare per rimanere un po’ da solo con Rei? Accidenti!
-Tatsuki, perché non andiamo a mangiare qualcosina, io e te?- propose Otohata.
-Perché no, fratello!- acconsentì il nostro biondino.
-Ehi, Otohata! E io?- si lagnò Yuya.
-E tu va a casa!- disse Tatsuki, mostrandogli la lingua.
-Antipatico!-
-Senti chi parla!-
-Stop! Time out! Calmatevi. Andiamo tutti insieme.- affermò Otohata per evitare una rissa.
Detto fatto, il trio partì alla volta di un fast food poco distante da lì. Mentre mangiavano tranquillamente i loro cheeseburger, Tatsuki continuava a lanciare occhiatine furtive a Otohata, che da parte sua aveva come la strana sensazione di essere osservato. Finito che ebbero di ingozzarsi, Yuya estrasse dalla sua borsa un paio di quaderni e qualche libro.
-Che devi fare, fratello?- gli chiese Tatsuki.
-I compiti, no?- lo rimbeccò l’interessato.
-E tu, Otohata?-
-Io li faccio stasera, adesso non ho proprio voglia…anzi, alzo le tende, ragazzi! Mi è venuto un attacco di sonno, vado a casa.- dichiarò quello.
-Allora ti accompagno!- si offrì Tatsuki.
-Va bene. Ci si vede Yuya!-
-Ciao ragazzi!- li salutò.
Otohata e Tatsuki si avviarono verso l’uscita del locale, incuranti del fatto che non avevano pagato e che quindi lo sgradito obbligo sarebbe toccato proprio a Yuya. Tra i due regnava il silenzio più totale. Per fortuna il nostro “macaco biondo” intervenne per rompere il ghiaccio.
-Sai, mi hanno detto che vicino all’hotel dove ho prenotato c’è un negozio che noleggia moto. Potremmo approfittarne!-
-Mi sembra una buona idea, la tua!-
-Allora è deciso!-
-Perfect! Ah, io sono arrivato! Ci vediamo domani. A che ora hai detto che parte il treno?-
-Alle sette! Spero che non sia troppo presto!-
-No, no! Allora ci troviamo alla stazione alle sette meno un quarto. So long!-
-So long, brother!- lo salutò Tatsuki, prima di allontanarsi.

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Il giorno dopo, alle sette meno un quarto precise i due amici si trovarono alla stazione e alle sette in punto presero il treno. Otohata era assonnatissimo, perché per l’agitazione quella notte non aveva chiuso occhio, infatti dopo neanche mezz’ora prese sonno sulla spalla di Tatsuki.
Il viaggio fu piacevole, e non ci furono inconvenienti di sorta così, alle nove circa, i ragazzi arrivarono davanti all’albergo che li avrebbe ospitati durante quei due giorni. Non era un brutto posto, era circondato da un bel giardino con palme e altri alberi e c’era anche una piscina all’aperto.
Entrarono e si diressero verso la reception, dove un’impiegata stava battendo qualcosa al computer.
-Buongiorno ragazzi. Avete bisogno di qualcosa?- chiese con voce mielosa la ragazza.
-Certamente, bella fanciulla. Deve assolutamente esserci una prenotazione a mio nome!- affermò Tatsuki, convinto.
-E ti dispiacerebbe dirmi come ti chiami, ragazzo?-
-Oh, semplice, mia dolce fata! Sono Tatsuki Kuroi.-
-Uhm…Kuroi…Kuroi…ah sì, ecco qui! Stanza numero 201!- disse l’impiegata, consegnando al biondino le chiavi della stanza.
-Si trova al dodicesimo piano!- aggiunse poi, mielosa.
Mentre si dirigevano verso l’ascensore Otohata si rese conto di essere terribilmente irritato per come il suo amico aveva trattato la ragazza…dolce fata di qua, bella fanciulla di là…in pratica si era reso conto di essere geloso marcio. Del resto, però, non poteva pretendere più di tanto, visto che non si era dichiarato e Tatsuki non sapeva nulla dei suoi sentimenti. Decise di mettersela via, finchè non avesse trovato il coraggio di confessare al suo macaco biondo quello che provava per lui.
-Ehi, fratello! Questo ascensore è lento un casino! Facevamo prima a usare le scale.- osservò il biondino.
-Certo, come no! E tu ci arrivavi, al dodicesimo piano, facendo le scale?-
-Beh, può darsi…ah, siamo arrivati, che gioia!-
I due uscirono da quel gabbiotto di ferro e si precipitarono verso la porta della stanza, che aprirono di corsa. Ma non erano preparati a quello che vi trovarono dentro. Addossato ad una parete, infatti, se ne stava un letto matrimoniale!
-Scusami, genio! Ma si può sapere che razza di stanza hai prenotato?!?- sbraitò Otohata.
-Beh…io ho fermato una doppia…-
-Mi sa che questi, per doppia, intendono matrimoniale! Fantastico! E io che ero contento di passare un weekend in tua compagnia! Prima fai lo svenevole con le ragazze e poi mi trascini in questa camera! Meglio di così non poteva proprio andare! Mi chiedo perché non me ne sono rimasto a casa a guardare la tele!-
Silenzio. Robe che perfino in Siberia c’è più rumore. Tatsuki si sentì veramente ferito da quelle parole, che Otohata gli aveva vomitato in faccia con astio. Ma perché quell’idiota se l’era presa tanto??? E quel che era peggio, adesso lo stava fissando così gelidamente che gli pareva quasi di sentir freddo. Non riuscendo a sostenere il peso di quello sguardo, Tatsuki mormorò appena qualche parola di scusa e corse fuori dalla stanza. Uscì dall’albergo senza una meta precisa, così si ritrovò a vagabondare in paese.
“Sei uno stupido, Tatsuki. Ti sei illuso che LUI potesse essere anche solo minimamente interessato a te, e invece adesso ti ritrovi qui a girare come un cane randagio, senza una meta precisa, con la sola consapevolezza che ti odia e che non vuole aver niente a che fare con te…ma sarai ben stupido! Ti innamori sempre delle persona sbagliate…se questo non è essere scemi…beh, adesso vedi di trovarti qualcosa da fare, stasera poi vatti a prendere le tue cose e trovati un altro posto dove passare la notte…e vedi di non pensarci più.”
Nel frattempo anche Otohata si era riscosso dalla sua trance. Non appena il suo biondino era uscito dalla porta, si era reso immediatamente conto di tutte le cattiverie che gli aveva detto. Beh, complimenti! Era riuscito a far soffrire l’unica persona importante per lui, la persona che più amava, la persona che rispettava. Grandioso! Inutile mettersi a cercarlo, non aveva idea di dove potesse essersi cacciato il suo Tatsuki. Per lo meno sarebbe dovuto tornare a prendersi la sua roba, e a quel punto si sarebbe scusato, gli avrebbe confessato il suo amore, l’avrebbe pregato di non andarsene, l’avrebbe supplicato in ginocchio, se fosse stato necessario. Già, perché proprio non riusciva a darsi pace per quell’espressione ferita che aveva visto dipingersi sul volto del suo “orsetto”, per il dolore di sapere che era stato lui a ferirlo.

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Erano ormai le otto e mezzo di sera. Otohata già dormiva, troppo spossato per riuscire a resistere. Aveva atteso il ritorno di Tatsuki per tutto il giorno, ma niente. Evidentemente si era proprio arrabbiato (e non a torto). Così, stanco e debole, si era coricato sulla poltrona che stava vicino alla porta della stanza, non prima però di avergli scritto una lettera, accuratamente riposta sopra lo zaino che conteneva gli oggetti del “macaco biondo”. Il tutto era stato messo sul letto, in modo che fosse ben visibile.
Ad un tratto l’uscio della camera si aprì con un cigolio sinistro, ed entrò Tatsuki. La luce del sole illuminava ancora la stanza, anche se le tapparelle erano state abbassate quasi del tutto. Il ragazzo si accorse infatti che il suo amico stava già dormendo, scomodamente rannicchiato su una poltrona. Poi vide anche la sua roba sul letto. Ma bene, Otohata non aveva perso tempo, era ansioso di allontanarlo! Prese il suo zaino con uno scatto violento della mano e se lo mise in spalla. Poi però si accorse che qualcosa era caduto a terra: era una busta, e sopra c’era scritto il suo nome. Trepidante la sollevò dal pavimento e la strappò: era di Otohata. Mentre il suo cuore accelerava i battiti, lesse quello che c’era scritto.
<<Ciao Tatsuki. Ti prego di leggere fino in fondo questa missiva, è importante! Voglio che tu sappia che mi sono comportato da idiota, stamattina. Non volevo aggredirti così, non so perché l’ho fatto. Mi dispiace, avrei voluto che fosse un bel fine settimana, invece ho rovinato tutto. Mi dispiace anche di non averti atteso in piedi, ma era tutto il giorno che ti aspettavo, ero preoccupato e alla fine ero veramente stanco. Qui sul letto ho messo la tua roba, così se vuoi andartene puoi farlo (e non avresti torto). Ti prego di non fraintendere il mio gesto, non voglio che tu te ne vada, sarei disposto a pregarti in ginocchio per convincerti a rimanere. Non so che altro dirti, a parte SCUSAMI. Comunque, nel caso tu abbia deciso di restare, ti ho lasciato il letto, così stai comodo. Mi auguro di svegliarmi, domani mattina, e di trovarti qui.
Buonanotte Tatsuki.
Otohata>>
Appena finì di leggere, il ragazzo si sentì straordinariamente felice. Senza pensarci due volte si avvicinò ad Otohata, che dormiva ignaro di tutto, e lo scosse per le spalle.
-Otohata! Otohata! Svegliati!-
-Ehm…uah…yawn…Ta-tatsuki?!? Che ci fai qui?-
-Ero tornato per prendere le mie cose e ho trovato la lettera…-
-Beh, immagino che te ne andrai…-
-No, che non me ne vado. Non potrei mai. Però adesso vieni, che se dormi tutta la notte sulla poltrona domani ti svegli con le ossa a pezzi.- lo ammonì Tatsuki.
-Dove mi stai portando?-
-A letto, no? O vuoi svegliarti tutto ammaccato?-
-Ma non ti infastidisce dormire con me?-
-No, figurati! E perché dovrebbe?-
-Perché oggi sono stato uno scemo.-
-Ma ti ho perdonato. Non mi importa più un accidente.-
I due si coricarono, uno accanto all’altro. Tatsuki stava quasi per prendere sonno quando sentì Otohata rannicchiarsi contro di lui.
-Scusami ancora! Non riesco a darmi pace per stamattina…- bisbigliò.
Per tutta risposta, il biondino intonò una canzoncina che diceva…
-Mi piacerebbe scappare,
finisco poi per restare,
io non me ne andrò!
Tanto già lo so che poi vinci sempre tu!-
-Che canzone è, Tatsuki?-
-Ah, niente di particolare! Mi è venuta in mente oggi, dopo che abbiamo litigato. È un pezzo della sigla di un cartone animato di cui non ricordo il nome. Mi sembrava straordinariamente adatta a me e a descrivere la mia situazione di stamani.-
-Comunque adesso abbiamo fatto pace, vero?-
-Oh yes, brother! Non preoccuparti più.-
Otohata si sentì finalmente liberato da un grande peso. Rimase sveglio ancora per un po’, poi entrambi i giovani caddero tra le braccia di Morfeo.

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Il giorno seguente il sole splendeva sulla ridente cittadina in riva al mare. Tatsuki e Otohata, ormai dimentichi del litigio del giorno prima, si alzarono di buon’ora: avevano infatti progettato di andare a noleggiare un paio di moto e farsi un bel giro per le strade di quel paesotto. Il pomeriggio, poi, lo avrebbero trascorso in spiaggia.
Passarono così la mattinata a sfrecciare per le strade in sella a delle potenti moto da strada. Purtroppo, però, verso mezzogiorno il tempo peggiorò di colpo.
-Cosa facciamo, Tatsuki?-
-Andiamo in spiaggia, no? Fa comunque caldo, l’acqua dovrebbe essere ad una temperatura accettabile e poi ci sarà sicuramente meno gente!-
-Se lo dici tu…allora andiamo a metterci i costumi e filiamo!-
-Let’s go!-
La battigia era veramente deserta come aveva predetto il nostro “macaco biondo”. Meglio! Infatti non dovettero litigare per trovare un posticino dove infilare i loro asciugamani: il lido era tutto loro. Stesero i loro teli da mare, scaraventarono a terra le loro cose e, incuranti del fatto di aver appena mangiato, si tuffarono in acqua. Rimasero una buona mezz’ora a fare i deficienti, a schizzarsi e a scherzare, e si fecero anche una nuotatina. Otohata non era mai stato meglio in vita sua, però non aveva ancora trovato l’occasione per confessare i suoi sentimenti all’amico. Improvvisamente gli balenò in testa un’idea; così, con la scusa che aveva freddo, trascinò Tatsuki fuori dall’acqua. Entrambi si cambiarono il costume, anche perché l’aria cominciava a raffreddarsi, e non volevano prendersi un malanno.
-Ehi, Tatsuki! Vedo che sei piuttosto muscoloso! Però anch’io non sono male! Se facessimo la lotta ti batterei!-
-No way, brother!-
-Scommettiamo? Chi perde fa penitenza!-
-Ci sto! Tre…due…uno…VIA!-
I due si lanciarono uno contro l’altro e caddero a terra. Dopo molti rotolamenti sulla sabbia e tentativi di resistenza da parte di Tatsuki, fu chiaro che la vittoria era di Otohata.
-Ti ho battuto! Adesso devi fare penitenza!-
-Va bene! In cosa consiste?!?-
-Dovrai…uhm…trovato! Dovrai baciarmi sulla bocca per dieci secondi!-
-No problem, sir!-
Otohata si affrettò ad alzarsi per rendere il suo orologio ed impostare la sveglia in modo tale che suonasse una volta passati i dieci fatidici secondi. Poi si avvicinò a Tatsuki, che lo baciò castamente sulla bocca. Ma il nostro Otohata non aveva certo intenzione di accontentarsi di così poco, infatti passò delicatamente la lingua sulle labbra dell’amico, chiedendo implicitamente il permesso di spingersi oltre. Proprio in quel mentre l’orologio cominciò a suonare, ma nessuno dei due ragazzi parve curarsene, tanto erano presi da quel bacio così passionale. Ad un tratto, però, Tatsuki si scostò dal compagno…
-Otohata, non ti sei accorto che il tuo orologio ha suonato?-
-Sì che me ne sono accorto, perché?-
-Perché mi chiedevo…come mai mi stai ancora baciando?-
-Perché…io ti amo, Tatsuki!-
-Eh?-
Otohata interpretò la reazione stupita dell’amico come un rifiuto, perché si spostò e si sedette distante da lui, le ginocchia al petto e lo sguardo perso. L’altro però lo raggiunse e gli mise una mano sulla spalla, sedendoglisi poi di fianco.
-Lo sapevo che non avresti mai potuto ricambiare i miei sentimenti.- si limitò a commentare Otohata, con una nota sofferente nella voce.
-Ma chi l’ha detto?-
-Me lo hai fatto capire tu, con la tua reazione!-
-Sai, il mio “eh?” non voleva essere un rifiuto, perché ti amo anch’io…ero semplicemente incredulo, tutto qui!-
-Veramente mi vuoi bene?-
-Oh yes! Credevi forse di no?- chiese Tatsuki al ragazzo, accarezzandogli una guancia e posandovi poi un bacio.
Ci fu un attimo di silenzio, poi…
-Tatsuki, andiamo in albergo, ok? Così possiamo stare un po’ da soli!-
Il biondino si limitò ad annuire, poi insieme presero la loro roba, si rivestirono e si diressero verso la pensione, situata proprio al di là della strada.
Naturalmente per salire in camera dovevano usare l’ascensore. Lo chiamarono col pulsante e le porte si spalancarono. Otohata fece entrare l’amico e poi, appena le porte si furono chiuse alle loro spalle, lo bloccò contro una delle pareti di metallo.
-Voglio baciarti fino alla nausea, Tatsuki-chan!- gli disse, prima di catturare le sue labbra in un bacio famelico.
Sfortuna volle che al primo piano l’ascensore si fermò per far salire una vecchietta la quale, vedendo le effusioni che i due si stavano scambiando, e rendendosi conto che erano entrambi ragazzi, fu lì lì per svenire. Poi però si riprese, scrollò Otohata per le spalle e lo costrinse a girarsi verso di lei.
-Ehi, giovanotto! Che stai facendo al tuo amico?-
-Niente che lui non voglia, signora!-
E sfortuna volle anche che la suddetta signora fosse un po’ dura d’orecchi, sicché al posto di capire “niente che lui non voglia”, sentì “quello che voglio”.
-Come sarebbe a dire “quello che voglio”?!?- riprese la vecchietta.
-SIGNORA! GUARDI CHE IO HO DETTO “NIENTE CHE LUI NON VOGLIA”! IL MIO AMICO È CONSENZIENTE, NON SI PREOCCUPI!!!- replicò esasperato il ragazzo, urlando per farsi comprendere.
-Dai, Otohata! Vieni qui! Lascia perdere!- lo esortò Tatsuki.
-Eh eh! Lo sapevo che ti mancavano i miei baci! Ma adesso rimedio subito, amore!-
La vecchietta era ormai sull’oro di una crisi isterica: fare certe “oscenità”! E in pubblico per giunta. Fortunatamente scese al quinto piano, lasciando i due compagni da soli. E questi continuarono a scambiarsi baci appassionati e piacevoli carezze finchè non arrivarono in camera loro, su al dodicesimo piano.
-Vado a farmi una doccia!- annunciò Tatsuki.
-Ti aspetto, T-chan!- gli sorrise Otohata, malizioso.
Mezz’ora più tardi Tatsuki aprì la porta del bagno. Era completamente nudo, eccezion fatta per un mini asciugamano (se tale si può definire) che serviva appena a celare le sue parti intime. In compenso non aveva rinunciato a sistemare i capelli a mo’ di istrice. Si appoggiò sensualmente a uno stipite della porta e si portò una spazzola vicino alla bocca, tipo microfono. Poi attaccò…
-Nel mio destino pace non ce n’è, Otohata!
Nessuno al mondo è sexy come te, Otohata!
Tu mi guardi malizioso e io tremo perché so
Che in un letto molto presto finirò!-
Questa esibizione però gli costò una bella cuscinata in faccia da parte dell’amico, che lo guardava a metà tra il divertito e l’estasiato.
-Ehi, stacci attento con quel cuscino!- lo rimproverò Tatsuki.
-Anche perché ho solo questo asciugamano addosso…non vorrai mica farlo cadere, vero?- aggiunse poi in tono provocatorio, avvicinandosi al suo compagno e dandogli un veloce bacio sulla guancia.
-Ehi, non pensare che basti questo a soddisfarmi!- lo ammonì Otohata, circondandogli il collo con le braccia e baciandolo appassionatamente.
-E adesso dove vai?- si informò il biondino, vedendo che il suo amico si allontanava.
-A lavarmi! Aspettami lì e vedi di infilarti qualcosa!-
Ma Tatsuki non aveva voglia di obbedire (non del tutto per lo meno), e appena il partner sparì dietro la porta del bagno, si infilò i boxer, una maglietta e un paio di pantaloncini e corse giù nella hall per farsi dare un paio di candele.

Circa un quarto d’ora dopo…
Otohata aprì la porta del bagno e…buio. Solo la tenue luce di due candele, appoggiate sui comò, rischiarava la stanza (le persiane dovevano essere state abbassate). Il suo “macaco biondo” se ne stava sdraiato sul letto, in una posizione veramente molto sexy, e sul suo bel viso abbronzato era dipinto un sorrisetto. Indossava solo un paio di attillatissimi boxer neri, che non lasciavano spazio alla fantasia.
-Sorpresa!- esclamò il biondino.
-Ma cosa…-
-Pensavo che, visto che abbiamo ancora un paio d’ore prima di cominciare a prepararci per la partenza, potremmo dedicarci un po’ a noi.-
-Tu e le tue trovate pazze. Penso che sia questa una delle cose che amo di te!-
-Devo prenderlo come un sì?-
-Vedi tu…-

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Erano quasi le nove e mezzo di sera ed erano ormai arrivati di fronte al cancello della casa di Otohata. Tatsuki ripensò a quel pomeriggio: erano rimasti stesi sul letto un’ora buona solo a baciarsi e coccolarsi, e poi…beh, poi avevano fatto l’amore, ed era veramente stato stupendo. Gli venivano i brividi a ricordare la pelle candida del suo ragazzo, che ancora profumava di bagnoschiuma, così morbida e delicata, a contatto con la sua. Gli sarebbe piaciuto che quell’istante non fosse mai finito, avrebbe dato tutto l’oro del mondo per poter rivivere quei momenti speciali…
Beh, poi si erano anche addormentati, e al loro risveglio avevano dovuto prepararsi in fretta e furia per non rischiare di perdere il treno. Il viaggio era stato un po’ noioso, ma ora erano lì, erano giunti a destinazione. Fu la voce di Otohata a riportare l’amico alla realtà.
-Tatsuki, ci sei?-
-Ah…sì! Scusami, ma mi ero perso nei ricordi di questo pomeriggio.-
-Riscuotiti. Ormai sono a casa! Non mi vuoi nemmeno salutare, prima che me ne vada?-
-Devi proprio andare?-
-Domani c’è scuola! Porta pazienza, è l’ultima settimana, poi ci sono le vacanze estive e potremo vederci quando vogliamo!-
-E domani ci vediamo?-
-Ok, ma ti avverto che c’è anche Yuya!-
-Non me ne importa un fico secco di lui. Mi importa solo di te.-
-Allora a domani!-
-Ehi, e il bacio della buonanotte?-
-Ma se mia madre dovesse scendere e beccarci?-
-Ci nascondiamo per benino, così non potrà mai vederci!-
-Ma…oh, al diavolo!-
Si scambiarono un ultimo bacio infuocato, poi Otohata entrò in casa, salutandolo con la mano.
Tatsuki si avviò così verso la sua abitazione, anima solitaria nella buia notte di Tokyo.

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-Ehi, Otohata! Sono qui!!!-
-Tatsuki! Ciao amore! Mi sei mancato tanto, stamattina a scuola non ho fatto che pensarti! =3-
-A proposito di scuola…che ci fai con la divisa addosso?-
-Non volevo andare a casa a cambiarmi. Sto male?-
-No, no! Trovo che ti renda ancora più bello, se è possibile!-
-Dolce come sempre.-
-Ehilà! Otohata, dov’eri sparito, è da un secolo che ti cerco! Ah, ci sei anche tu, Monkey!- li salutò Yuya.
-Antipatico! =P-
-Scimmia! =P-
-Piantatela! Tutti e due! Andiamo, che sta per cominciare il film!- ordinò severamente Otohata.
Per quel pomeriggio, infatti, il trio aveva in programma una puntatina al cinema. Purtroppo proiettavano solo uno di quei film d’amore talmente sdolcinati da cariarti i denti solo a leggerne il titolo sul cartellone pubblicitario, ma l’alternativa era una lunga lista di bar e paninoteche, quindi avevano optato per il film, tanto per cambiare un po’. Quindi si diressero allegramente verso la sala cinematografica, acquistarono i biglietti e presero posto. Otohata decise di piazzarsi tra Yuya e Tatsuki per due validissime ragioni: avrebbe evitato che quei due si scannassero, e sarebbe riuscito a stare vicino al suo ragazzo, senza contare che, col favore delle tenebre che avrebbero regnato in sala durante la proiezione, sarebbero anche riusciti a scambiarsi qualche gesto d’affetto. Aveva appena finito di fare tutti i suoi calcoli che le luci si spensero, dando il via alla proiezione.
Ad essere sinceri, soltanto Yuya prestò veramente attenzione alla trama del film, visto che gli altri due erano impegnati a coccolarsi, completamente indifferenti a quello che succedeva intorno a loro, e si degnavano di guardare lo schermo solo quando avevano bisogno di riprendere fiato, anche se devo ammettere che per i primi cinque minuti anche loro avevano seguito la storia (Otohata se ne stava teneramente abbracciato a Tatsuki, con la testa posata sulla sua spalla).

Erano quasi trascorse due ore e il lungometraggio si avviava alla conclusione: i due protagonisti stavano per dichiararsi il loro eterno amore dopo una lunga serie di peripezie e intoppi di varia natura e genere. Il caso volle che, proprio nel momento dello sbaciucchiamento finale, Otohata e Tatsuki non fossero “impegnati”, cosicché poterono gustarsi tutta la scena, e decisero che era il caso di imitare i protagonisti di quella scadente pellicola. Presero a baciarsi anche loro, e lo fecero con tanto trasporto da rischiare di cadere dalle poltroncine.
Yuya, nel frattempo, aveva cominciato a sentire uno strano tramestio provenire dai sedili vicini, ma non sarebbe mai riuscito a immaginarsi quello che da lì a poco i suoi occhi gli avrebbero mostrato.
Infatti nell’aria cominciarono a diffondersi le struggenti note della sigla di chiusura di quel patetico filmetto di terza categoria. Tatsuki e Otohata, però, erano troppo occupati per potersene accorgere, e continuarono tranquillamente a baciarsi. Soltanto che di lì a poco in sala le luci si accesero, facendo sì che accadesse l’inevitabile: il loro amico si girò verso di loro per controllare che si stessero alzando, e non poté fare a meno di urlare, vedendo la scena che gli si parava di fronte.
-Yuya…che c’è?- gli domandò Otohata, separandosi a malincuore dalle labbra di Tatsuki, senza tuttavia rendersi conto di aver dato spettacolo agli occhi dell’amico.
-Otohata, amore…mi sa che ci ha beccati!- affermò il suo compagno, a metà tra il divertito e lo sconvolto.
-Ma…ma c-che c-cavolo…- riuscì a sibilare Yuya, prima di cadere a terra svenuto.
-Ehm…e cosa gli diciamo quando si sveglia, T-chan?- domandò Otohata, preoccupato.
-Semplicemente la verità!-

OWARI


 

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