Le lezioni di psicologia mi fanno male, lo ho detto io :P
Infatti per vostro dispiacere e sommo terrore (gnè gnè gnè <-- risata sadica
e cattiva ^^''')
questo pomeriggio ho scritto una fic che mi ha fatto venire in mente il mio
prof di Psico.
Ode al mio profe che è un grande *_*
Vi assicuro che è una persona meravigliosa!
Ha, tutto quello che è scritto qua è nato dalla mia fantasia, ma non è molto
lontano da quello che accadeva veramente. Anzi, forse sotto certi aspetti ne
è troppo lontano.
Vi auguro buona lettura e sappiate che è forte, se avete paura delle cose
che possono sconvolgere ( ^^; non esageriamo va^^') non leggete!!!!
CMQ io declino ogni responsabilità per svenimenti eccetera ^_-
Lara aka Laele

 


Pazzia

parte II

di Lara


(Salmo tratto dalle fonti francescane <-- Branduardi - L'infinitamente
Piccolo)





Sono qui inerme al mondo e solo la disperata invocazione di Dio mi aiuta a
non perdere quel barlume di ragione che spero mi sia rimasta.
Lo chiamo e invoco senza cessare per il tempo di un solo respiro in questo
posto tanto simile al sudario della morte; anche durante il sonno la mia
anima brama la sua salvezza, un suo segno di pietà.
Almeno se impazzissi veramente non sarei così cosciente di ciò che mi
accade, forse.
Ma ho terrore di lasciar scivolare tra le dita questa lieve fiammella di
pensiero sano che alberga ancora in me.
Le parole di quando ero bambino, il salmo che la mia anziana nonna mi
recitava tutte le sere mi vengono alla mente come un raggio di sole che
attraversa le plumbee nubi.


"Giorno e notte ho gridato,
giorno e notte ti ho cercato,
ora guardami soccorrimi,
che nessuno più mi aiuta."


Nessuno mi aiuta, nessuno sente il mio grido.
Neppure tu mio Dio. Tu sopra tutti mi hai lasciato solo. Non posso credere
diversamente visto ciò a cui devo chinare il capo.
Mi ha i abbandonato...Veramente?
Mi hai lasciato solo durate il lungo inverno della mia anima?


"Nella mia umiliazione,
nella mia immensa confusione,
chi con me si rattristasse
invano io cercai,
senza trovare..."


Nessuno, nessuno qua mi può sentire o raggiungere sono solo com me stesso.
E con Lui.
Quando arriva, quando mi tocca quando mi umilia.
La mia mente è una cacofonia di suoni senza capo ne coda, disperati,
assoluti, insensati.
Un'orchestra che fa del delirio la sua sinfonia.




"Io, straniero ai miei fratelli,
pellegrino per mia madre,
ho guardato
ma non c'era chi potesse
consolarmi..."


Nessuno si ricorda di me.
Nessuno sa che sono qua a marcire in un buco buio dove la vera pazzia
rischia di invadermi.
Perchè non trovo il coraggio di annullare queste catene con la mia morte?
Un modo di togliermi la vita e più d'uno si può trovare tra queste mura
d'ombra e di invisibilità.


"Tu conosci i miei sentieri,
ora veglia in mia difesa,
sono stato calpestato,
che il tuo aiuto
non mi manchi..."


Il tuo aiuto?
Ma se lasci che io sia piegato e spezzato, che la mia voce resti inudita e
la mia preghiera inaccolta?
Che aiuto mi puoi mai dare tu?
Dio dei disperati, dei poveri, dei reietti....
Dio di tutti ma non mio visto che mi hai abbandonato.


"La mia voce ha gridato
la mia voce ha supplicato,
nella polvere giacevo
ma tu hai preso la mia mano
mio Signore!"


Arrivato a quel punto della recitazione la mia voce fragile e insicura si
spezza nel buio come un'onda bianca contro rocce nere e aguzze.
Nessuno ha preso liberandola la mia mano imbrigliata da questa tortura che
chiamano camicia di forza.
Nessuno!
Mi rendo conto che ho iniziato a gridare con tutta la voce che posseggo, con
tutta la potenza dei miei polmoni.
Un grido inumano, simile a quello di un animale ferito e morente.
Il tempo riprende a scorrere con la lentezza di un pomeriggio estivo
assolato e io sento passi avvicinarsi e lo spioncino aprirsi.
Il viso di Lui.
Un viso severo e pervaso da quello che alcuni chiamerebbero la forza della
parola di Dio.
Ma non è così; è un viso spiritato, pieno di nefandezze e di peccati senza
fondo e occhi neri come l'inferno dove ha dimora la sua anima.
L'abito nero dei servi di Dio che indossa si può solo definire paradossale.
La porta si apre ed entra con un vassoio di cibo e dietro di lui un
secondino appoggia uno sgabello e lascia una candela. Si siede e mi guarda
in silenzio. Io guardo il vassoio del cibo.
Il mio stomaco protesta vivacemente ma non vi bado.
Non so quanto tempo sia passato dacchè sono qua ma sono sicuro che ho
mangiato molto meno regolarmente del solito.
So già cosa vuole da me e piango in silenzio. Possibile che nulla mi possa
essere concesso senza che mi debba umiliare davanti a questo immondo profeta
infernale?


Mi inginocchio davanti a lui e mi accingo a pagare il prezzo del mio pasto.
Parole non ci sono per descrivere quello che la mia anima urla nel momento
in cui mi abbasso a far entrare nella mia bocca la sua carne grossa e
pulsante, lucida di perlacee gocce.
Chiudo gli occhi e cerco di allontanare la mente ma i suoni che escono
dall'empia bocca del mio carceriere non mi permettono di dimenticare
completamente cosa sto facendo.
Lacrime grandi e salate scorrono libere ed enormi sul mio viso lasciando
tracce bianche nello sporco che mi ricopre la pelle e alla fine quando
l'osceno rito è concluso e la mia bocca insozzata di lui ride e mi concede
il mio pasto. Tanta è la nausea che vi rinuncerei ma so che senza cibo non
resisterei.
E forse in fondo al mio cuore voglio ancora vivere.
Mi guarda e alla fine parla con la sua solita voce pacata.
-Mio dolce passero, sono qui anche per darti una lieta notizia. Finalmente i
miei superiori si sono accorti del mio pregevole operato e mi trasferiranno
in un luogo dove il mio genio sarà più apprezzato che qui tra gli scarti
dell'umanità. Ma la cosa bella è che entro poco tu mi raggiungerai. Solo
qualche mese ci separerà l'uno dall'altro.-
L'abbozzo di gioia che aveva posto le sue radici in me avvizzisce come se un
grande sole infuocato avesse deciso di splendere d'improvviso sul delicato
germoglio della mia speranza.
Il deserto si fa nella mia anima.
-No..NO!! Non puoi ti prego non farlo, lasciami qua ti prego!-
Tutto ma essere sempre e completamente alla sua mercé no... Dio se esisti
NO! Non questo!
Ma Lui si limita a ridere e se ne va.
Mi dibatto selvaggiamente in questi legami che mi impediscono qualunque cosa
e grido furioso, disperato, rabbioso e pazzo di troppi sentimenti da poter
descrivere.
Ma nulla accade e alla fine mi abbandono ad una incoscienza he alcuni
chiamano sonno.


La porta che si spalanca mi sveglia con il cuore in gola e il terrore
dipinto sul volto. Ma vedo quello che alcuni potrebbero definire angelo.
Un uomo biondo come il grano sotto il sole mi sorride e per la prima volta
in un anno vedo un sorriso vero, umano.
-Sei un angelo che mi porta a Dio, Mi porti via da qui vero?- Non posso
infatti credere che sia davvero un uomo. Un uomo simile non ha ragione di
venire in luoghi posti al limbo del mondo come questo.
Un suono meraviglioso e argentino che stento a riconoscere, una risata come
non ne ho mai sentite. Non qui.
Piena, libera, dolce.
Piango come se vedessi il volto del mio Dio che mi sorride, di pura gioia.
-Non sono un angelo, sono il nuovo direttore, perchè sei qua dentro?- Lo
guardo come se un masso mi avesse colpito senza credere alle mie orecchie.
Il mio nuovo carceriere...
-Perchè sono pazzo no? Quale altro motivo ci potrebbe essere?- Ride di nuovo
ma lo guardo sospettoso. Ho paura di chi ha potere su di me. Ne ho il giusto
timore visto quello che hanno il potere di farmi.
-Alzati.- Lentamente lo faccio, strisciando la schiena contro la parete per
puntellarmi.
Lo guardo attraverso le ciglia, il capo abbassato e i capelli sudici che mi
ricadono sul volto.
Sento le sue mani su di me e una lacrima scorre sul mio viso, ma non le ho
ancora esaurite? Sto per gridare allontanarmi, qualunque cosa ma non anche
lui!
Poi mi blocco, sento le cinghie sciogliersi e la camicia mi viene levata.
Le braccia mi fanno male, come se mille aghi di fuoco entrassero a incidere
la mia carne e non riesco a muoverle. Ma so che entro pochi giorni passerà,
ma la felicità inibisce il dolore, ora sono libero finalmente!
Lo guardo con una domanda negli occhi, perchè mi ha liberato dalla mia
gabbia di stoffa?
Ma il suo volto mi guarda senza che io riesca a capire i sentimenti che si
muovono sotto quei pezzi di assolato cielo che sono i suoi occhi.
Lentamente percorre il mio viso e il mio corpo illuminandomi alla luce della
candela e mi fa cenno di seguirlo nel corridoio e poi fuori, nel cortile. Il
cielo, il sole....
Quasi non credo ai miei occhi.
-Ora mi vuoi dire perchè ti hanno messo in isolamento? Il vecchio direttore
mi ha solo detto che eri un essere immondo e osceno ma a me non pare.-
La sua voce entra in me come un balsamo e facendo un altro faticoso passo mi
volto poi verso di lui.
Tanto valeva dire la verità, non credendomi sarei rimasto il pazzo che sono,
al contrario avrei avuto una possibilità di liberarmi di Lui.
-Perchè ho difeso la vecchia Hanna. Era in preda ad uno dei suoi attacchi e
la volevano picchiare ma è vecchia e finiscono sempre per romperle un osso.
E allora sono finito in isolamento.- Faticano le parole ad uscire dalle mie
labbra e lo vedo osservarmi, studiare il mio sguardo che credo essere tra i
più folli.
-Capisco. Un'altra persona mi ha detto una cosa simile quindi ti credo.-
Mi chiedo chi in questo posto possa aver parlato a mio favore, chi può avere
ancora un'anima compassionevole qui? Penso si aspetti che chieda chi ha
parlato per me ma non lo faccio e alla fine si decide a parlare ancora lui.
-Ho notato che fatichi a camminare e che sei pieno di lividi, cosa ti hanno
fatto?- Studia le mie reazioni, lo so, ma non posso fare a meno di tremare e
impallidire anche sotto questo sole caldo che per me dopo tutti questi
giorni di buio è doloroso e accecante, anche se stupendo.
Si rende conto che le sue parole mi hanno sconvolto, che non ho certo
intenzione di parlargli di quello che mi è accaduto e che probabilmente si
ripeterà.
Ma pare capire lo stesso e il suo volto si riempie di angoscia.
E' triste per me.
Si arrabbia per me.
Poi si volta verso uno dei nostri aguzzini poco lontano e lo chiama con un
cenno.
-Porta questo disgraziato ai bagni e assicurati che l'acqua sia calda e
pulita e lui ben lavato.-
Non ricordo il tempo in cui l'acqua calda ha toccato la mia pelle e quasi
piango dalla gioia. L'unica acqua che mi ha lavato in tutto qesto tempo era
quella fredda delle abluzioni di punizione che rischiavano di farti morire
annegato.


Seguo il secondino e mi immergo nell'acqua calda e sfrego la pelle fino a
che non si vede il suo colore normale.
Talmente pallida e lattea che non mi pare la mia.
Quando per la prima volta varcai l'entrata di questo limbo dove sono
prigioniero la mia pelle era dorata dal sole gentile dell'estate mentre ora
è del pallore della luna, compagna delle mie notti di veglia.
L'acqua viene cambiata varie volte tanto è il sudiciume che scende da me.
Mi vengono cercate pulci ma non ne trovano e così mi viene risparmiata la
tonsura totale del capo. Finalmente mi sento un uomo e non più un animale,
come posso pensare che quell'uomo non sia un angelo?
Che Dio abbia accolto a quel modo le mie parole? Farei di tutto per lui.
Qualunque cosa per quei sorrisi e per essere ancora trattato come un essere
umano e non come un animale.
Venderei il mio corpo e la mia anima pur di stare qua e non tra le mani di
Lui.


Il tempo passa e per giorni non ho più visto il mio angelo, fino ad ora.
Lui crede che oggi io non lo abbia visto ma ho visto una luce nel suo
sguardo che mi fa correre un brivido lungo la schiena.
Ho capito come salvarmi da Lui.
Ma è davvero questo il modo che Dio mi ha dato per salvarmi?
O forse è il demonio che mi tenta con la salvezza del corpo?
Non mi interessa più se è uomo, dio o demone che mi da l'ancora a cui
aggrapparmi per evitare che io vada ancora in balia delle onde dell'oceano
della follia di cui Lui mi circonda.
Il suo passo misurato e tranquillo si avvicina a me mentre guardo fuori
dalle sbarre della finestra le cime degli alberi verdi e rigogliosi.
Sono seduto sul pavimento polveroso di questo posto, in un corridoio che non
è percorso se non raramente.
Mi si avvicina sempre più e il mio corpo trema, ma la mia decisione è stata
fatta. Tutto ma in mano a Lui mai più; anche se la mia anima grida davanti
al peccato che volontariamente vado a compiere.
Mi appoggia la mano sulla spalla e la sento calda, grande e sicura.
Non so come, non lo so davvero, ma le nostre labbra si trovano e un bacio
lungo e intenso passa tra noi.
La mia intensità è data dalla disperazione e dalla paura di finire nelle
mani di Lui ma quella del mio angelo?
Non lo so, per ora mi basta sapere che il mio angelo, o diavolo tentatore,
mi vuole per se e quindi non mi cederà a Lui. Lui...

Continua...


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