Questa poesia esprime bene l’amore che noi giapponesi
proviamo per la natura, non trovate? O, per lo meno, esprime il mio; i
fiori mi inteneriscono con la loro delicatezza e la loro forza, così ben
mescolate: capaci di crescere anche senza l’aiuto dell’uomo e tuttavia
pronti ad essere spazzati via da un solo soffio di vento ostile. Trovo
affascinante un simile contrasto e ancor di più adesso, con questo
impegno quotidiano che mi sono assunto, di curare personalmente i fiori
del vasto giardino della villa di Lady Saori; i miei compagni di battaglia
si sono stupiti quando le ho chiesto il permesso e Seiya ha borbottato
qualcosa sul fatto che sono un inguaribile romantico, il che forse è
vero, ma in questo caso si sbaglia.
Lo sto facendo per me stesso, perché il contatto con
la natura mi dona serenità, perché me lo chiede il mio cosmo, un cosmo
forse fin troppo sensibile; annaffiare, potare, liberare i petali
dall’ingombro di erbacce che possono sempre spuntare…è rilassante e
niente affatto noioso. E forse, chissà, sto inconsciamente ripagando il
debito che sento verso il cavaliere d’oro della Dodicesima Casa,
Aphrodite di Pisces, che amava tanto le rose. Hyoga non è molto contento
di questo e posso capirlo: lui è IL mio compagno, di vita oltre che di
battaglia e se lo si conosce come ho potuto conoscerlo io si scopre che è
tutt’altro che gelido, ed è, anzi, molto geloso. Ma in questo caso
sbaglia, non c’è nessun trasporto sentimentale da parte mia, verso
l’uomo che ho sconfitto tanti mesi fa…
"Non aveva capito niente dei fiori, se li usava
come strumenti di morte!" aveva ribadito Hyoga, quando ne avevamo
parlato. E questo sicuramente è vero, ma si tratta di un nemico morto con
onore…non è giusto rispettarne la memoria?
E così continuo in questa mia occupazione piacevole e
rilassante, approfittando della bella stagione e di questo periodo di
pace. Ora non ci sono guerre sacre.
Siamo ‘in pausa’, anche se non è una bella
espressione.
Non si sa mai bene quanto durerà una pausa, se un
battito d’ali o un tempo inesorabilmente lungo; ma non importa, perché
finalmente noi Bronze Saint possiamo rilassarci nella grande villa di
Saori.
Tutto è pace, o almeno così pare, anche se non osiamo
dirlo ad alta voce per paura di incrinare questa realtà. Così non ne
parliamo, ma ci limitiamo a viverla e a pensarci bene già questo non è
poco.
È come se in questi momenti potessimo tornare ad
essere noi stessi: non soltanto i Bronze Saint, i fedeli cavalieri di
Athena, ma anche dei ragazzi con delle loro passioni, degli interessi, un
passato che non è legato solo alla Grecia ma va ben oltre. E ora ce ne
stiamo riappropriando, dopo che lasciamo scomparire tanta parte di noi al
momento di indossare i sacri cloth.
"Shun, vieni a fare due passi con me?".
Me lo sta chiedendo Hyoga, con un volto disteso e
un’espressione sorridente che in genere gli vedo sul volto soltanto
quando siamo nell’intimità della nostra camera…o meglio, della sua
camera, ma è un altro discorso…
Noto che i suoi occhi azzurri seguono i movimenti con
cui le mie mani si prendono cura dei fiori.
Io gli sorrido a mia volta: "E questi passi hanno
una destinazione precisa?".
"Non ti posso nascondere proprio niente, eh? Mi
conosci così bene o tuo fratello ti ha insegnato a leggere nelle menti
altrui?".
Dev’essere proprio di buon umore, il mio Hyoga, per
lasciarsi andare a fare battute… "La prima che hai detto…certo
che ti accompagno…" mi affretto a rispondergli, allontanandomi dal
cespuglio e avvicinandomi a lui.
"Volevo andare alla International Library…sai,
per comprarmi qualche libro in russo: voglio essere ottimista e credere
che questi momenti di pace saranno abbastanza lunghi da permettermi di
leggere Dostoevsky e Tolstoj" mi spiega.
L’idea mi piace, potrei comprare qualcosa anche io…
Mentre ci avviamo verso il grande cancello per uscire
dalla residenza dei Kido, notiamo sempre nel giardino Shiryu e Seiya che
stanno chiacchierando e che sembrano molto presi dalla
conversazione…soprattutto Seiya, devo dire…
Magari io e Hyoga siamo un po’ egoisti, ma non
pensiamo affatto di chiedere loro se vogliano unirsi a noi; tacitamente,
abbiamo deciso di stare il più tempo possibile da soli. Nessuno di noi
due è estroverso, ma la nostra introversione è differente: in Hyoga si
sentono una rigidezza e una diffidenza di fondo sempre presenti, seppur
smorzate rispetto ai primi tempi; io…be’ semplicemente, sono il più
giovane, a parte Seiya, e non ho mai avuto molta voce in capitolo sulle
decisioni che riguardavano la mia vita…ascolto, più che parlare, perché
mi sembra di capire meglio gli altri in questo modo. Hyoga, che non ha
affatto la stessa condiscendenza verso il prossimo, rimane stupito da
questo lato del mio carattere, dalla mia propensione ad obbedire fino al
sacrificio. Ricordo cosa gli avevo detto, quando me lo aveva fatto notare:
"Sono il cavaliere di Andromeda…le stelle non mi avranno scelto
senza motivo!" e avevo riso di questo, perché io sono abituato a
conviverci, mentre lui trova preoccupante questa mia peculiarità. È uno
dei pochi argomenti su cui discutiamo, per il resto l’intesa tra noi è
profonda, oserei dire…uno dei particolari da cui me ne accorgo è che
fra di noi il silenzio non è mai imbarazzante, non cerchiamo di colmarlo
con frasi inutili e vuote, sappiamo che non è dato dalla noia o dalla
mancanza di dialogo, ma da un bisogno di raccoglimento che proviamo
entrambi.
Però chiacchieriamo mentre camminiamo fino alla
libreria! Quando entriamo, lui si dirige subito verso il settore russo,
scorre i titoli quasi con emozione; io invece, prima di raggiungerlo,
vengo attirato dal reparto dei classici occidentali…ci sono anche dei
libri in greco antico…pochi ma ci sono…e nella mia mente ritorna il
suono ora dolce ora aspro di una lingua morta per tutti, anche per i greci
moderni, tranne che per noi…di un idioma considerato un reperto
archeologico, ma che per noi cavalieri è stato ed è pane
quotidiano…Quando ero all’Isola di Andromeda, comunicavamo in greco
antico: l’ho parlato e pensato per così tanti anni, che al mio ritorno
faticavo a parlare in giapponese! E ora, far vagare il mio sguardo per
questi volumi mi suscita il desiderio di comprarne uno…
"Hai scelto qualcosa?".
Mi volto per scoprire che Hyoga ha già una pila di
libri in mano: segno del suo ottimismo (ne ha presi veramente tanti!) e
della sua decisione. Ah, proprio il contrario di me, che sono
l’indecisione fatta persona! Soltanto una volta non ebbi esitazione
alcuna: quando si trattò di salvare lui…
"Non so…forse i lirici…o Eschilo…o
Esopo?" la verità è che mi interessano tutti! Hyoga capisce la mia
esitazione, mi sorride leggermente: "E se dessi anche tu prova di
ottimismo?" mi suggerisce. Ma sì…li compro tutti!!!
Mentre siamo in fila alla cassa, mi diverto a
confrontare i caratteri del greco antico con quelli cirillici dei volumi
che regge il mio compagno: si somigliano molto…
"Non impiegheresti molto ad imparare il russo, se
te lo insegnassi…anzi, credo che sapresti leggerlo nel giro di pochi
giorni!" esordisce lui, al mio fianco, e io annuisco. Una delle
caratteristiche più peculiari del cavaliere del Cigno è che è quello di
noi più legato alla madre patria; è nato in Siberia, è cresciuto lì e
lì ha trascorso i severi anni di preparazione per diventare
cavaliere…ha pensato e parlato in russo per la maggior parte della sua
vita…è in Siberia che torna, non appena ne ha l’occasione…
Rammento tutto questo, mentre torniamo alla villa dei
Kido, soddisfatti per i nostri acquisti; e rammento anche che io non ho un
simile legame con il Giappone: quando ne sono partito, ero così piccolo
che i miei ricordi più vividi sono quelli di una sperduta ed arcaica
isola dell’Oceano Indiano…la lingua che ha fatto da sottofondo alle
mie giornate era il greco antico, qualche volta l’hindi, in cui riesco
ad esprimermi anche se un po’ stentatamente…volevo tornare in
Giappone, questo sì, ma solo per Ikki, non per la mia terra: non amavo
lei, ma le persone che ospitava.
Per Hyoga è diverso, so che amerebbe e tornerebbe in
Siberia anche se la madre non fosse sepolta lì.
Varchiamo nuovamente il grande cancello di villa Kido e
ci incamminiamo fino a raggiungere l’imponente costruzione; notiamo che
non c’è più traccia di Seiya (se ci fosse, saremmo stati accolti dalla
sua voce, anche in lontananza!) e che Shiryu, nell’angolo più riposto
del giardino, sta meditando, raccolto nella posizione del loto. È da un
po’ che ho un sospetto…
"Hyoga, non ti sembra che Seiya si intristisca
molto quando Shiryu accenna a voler tornare in Cina?" lo dico a bassa
voce, mentre saliamo le scale per raggiungere le nostre stanze.
Lui mi lancia un’occhiata sorpreso: "Ah, sì?!
Non ci ho fatto caso…".
Sorrido in silenzio; effettivamente, capire i
sentimenti degli altri non è il forte del mio compagno!!! Già ha
impiegato molto per capire i suoi…
"Che intendi dire? Che…" indaga, dopo
qualche istante di silenzio. Devo averlo incuriosito!
"Ho questa sensazione" annuisco; specie
quando li osservo vicini: Seiya si illumina quando parla con Shiryu,
quando lo ascolta…allora dimostra in pieno di essere il più giovane di
noi e sembra affidarsi alle parole dell’amico con un entusiasmo quasi
infantile.
"Ma…e Lamia? E Shaina?" obietta Hyoga,
perplesso.
Io scuoto il capo, anche se lo so che per lui è tutto
o bianco o nero! Il mio compagno non è molto in grado di scorgere le
sfumature…
"Non credo che Seiya ne sia cosciente…io sto
parlando delle emozioni che esprime con il suo volto, ma potrebbe anche
non rendersene conto".
Hyoga apre la porta della sua stanza e mi fa entrare
con lui: "Quanto a questo, Seiya è capacissimo di non rendersi conto
di nulla al di fuori di una battaglia! Posa pure i libri sulla scrivania,
Shun…questi li sistemerò dopo…possiamo dormire in camera tua,
stanotte?" mi chiede, appoggiando i suoi volumi su di un ripiano.
Temevo che me lo avrebbe domandato…
"Uhm…veramente…" inizio, imbarazzato.
Lui si volta a fissarmi con quei suoi occhi di
ghiaccio: "Shun! Non dirmi che…".
"E’ ancora tutto per aria, sì!!! Lo
ammetto…praticamente non si riesce più a intravedere il letto, tanta è
la roba che vi ho ammonticchiato sopra!- gli sorrido per addolcirlo,
notando la sua disapprovazione- Sarebbe scomodo dormire lì, non ti
pare?" e nel dirlo mi accosto alla scrivania.
"Spiegami come è possibile che tu riesca a
controllare il cosmo della nebulosa di Andromeda, ma poi non sia capace di
tenere in ordine una stanza neanche tanto grande!!!" il suo tono è
secco, ma non mi ferisce, perché so intravedere fin troppo bene il velato
divertimento che vuole celare; siamo simili, ma anche un po’ diversi per
certe cose e questo gli piace, CI piace, impedisce che fra noi cada la
monotonia. "Chissà…- io gli sorrido in modo insinuante-…magari
inconsciamente lo faccio apposta, perché preferisco dormire in camera
tua…" e scorgo una luce più intensa nei suoi occhi.
Il mio sguardo abbraccia velocemente la camera e poi
aggiungo, senza più malizia: "E, in fondo, preferisco davvero la tua
stanza".
È molto spoglia, ma ogni singolo oggetto mi parla di
lui e della sua patria: alle pareti bianche sono affissi acquerelli e
fotografie di candide distese di neve e ghiaccio o di steppa…si è
ritagliato un piccolo pezzo di Siberia in una villa di Nuova Luxor…sulla
scrivania e sul comodino sono disposte diverse icone russe, simbolo della
fede sua e di sua madre. Hyoga ha ben presente quale sia la sua identità,
non c’è dubbio, e non avrebbe potuto essere altrimenti e io, che sono
alla ricerca della mia, della mia al di là di Ikki e dell’Isola di
Andromeda e di Nuova Luxor, lo ammiro per questo. E forse, chissà, vorrei
far parte anche io della sua identità…
Sussulto quando mi rendo conto che il cosmo di Hyoga
sta comunicando col mio, che le nostre due energie si stanno intrecciando
come successe per la prima volta nella Settima Casa di Libra. Da allora e
ancora adesso, senza interruzione.
Lui mi si avvicina e io rispondo alla sua silenziosa
domanda: "Dev’essere bellissimo provare un simile senso di
appartenenza".
Hyoga si ferma di fronte a me, mi posa le mani sulle
spalle e sembra molto serio: "Dovrei offendermi, sai? Perché questa
tua osservazione non tiene conto di una cosa, che tu appartieni a
me!" e sorride disteso.
Accidenti, credevo davvero che si fosse arrabbiato!!!
Ma ha ragione, io appartengo a lui e non ho bisogno di nient’altro: lo
penso una volta di più mentre gli getto le braccia al collo ridendo,
stringendomi a lui, scaldandomi alla sua stretta possessiva.
"Comunque, sarà meglio ribadire il concetto!" afferma Hyoga,
spingendomi verso il letto e facendovi cadere entrambi…
…Sono stati dolci il piacere e l’amore e adesso lo
è anche il riposo; accarezzo i capelli del Cigno, di un freddo biondo
chiarissimo, mentre lui si rilassa, con il capo appoggiato al mio petto.
È uno dei momenti che preferisco, stare così abbracciati dopo essermi
abbandonato al suo atto di possesso.
"Ti amo, lo sai Shun?" mormora Hyoga,
sollevandosi e puntandosi su un gomito, per guardarmi in volto. Vorrei
dirgli che lo so, perché è vero e perché me lo ha sempre dimostrato,
anche con quel suo distaccato comportamento nordico, ma non lo faccio,
perché in realtà non si dovrebbe mai dare l’amore per scontato. Così
gli sorrido dicendogli: "Anche io ti amo".
Ormai siamo a metà pomeriggio, di nuovo vestiti (un
po’ a malincuore) e a dire il vero anche desiderosi di mangiare
qualcosa; decidiamo di non ricorrere al cuoco, di fare da noi e ci avviamo
verso la grande e super- attrezzata cucina. Nel corridoio incontriamo
Shiryu.
"Anche voi avete fame?" ci chiede, divertito.
"Tanto alla fine ci prepareremo un tè…"
precisa Hyoga.
"Anche la mia idea era quella" ne conviene il
cavaliere del Dragone.
"Shiryu, dov’è andato Seiya? Prima stavate
parlando…" lo ammetto, non ho saputo trattenermi!!! Secondo me da
parte di Seiya c’è qualcosa, anche se forse Shiryu non se ne rende
conto…no, non credo, decisamente non se ne rende conto o non
risponderebbe con tanta tranquillità…
"Sì, ma poi è andato all’orfanotrofio.
Probabilmente spera di trovare una delle crostate fresche di forno di
Lamia!" e ride, facendo ridere anche noi.
Be’, ora ci sarebbe altro per cui ridere; immaginate
la scena di tre cavalieri di Athena che entrano in una cucina, si
avvicinano agli scaffali, li aprono e ne tirano fuori TRE teiere, anzi due
teiere e un samovar e tre diverse miscele di tè!!! Tè giapponese
per me, una miscela russa per Hyoga e cinese dei Cinque Picchi per Shiryu,
ovviamente!!! E ognuno di noi inizia a prepararsi la sua…Io non mi ci
sono ancora abituato, non posso fare a meno di trattenere una risata. Ma
Hyoga se ne accorge.
"Cosa c’è di divertente?" mi chiede,
stupito.
E allora io posso ridere apertamente: "Tutto,
direi! Ragazzi, ma vi pare possibile che in più di una occasione siamo
riusciti a unire i nostri cosmi, a creare una perfetta armonia fra le
nostre costellazioni e poi non siamo riusciti ad accordarci sul tipo di tè
da bere?!".
Hyoga alza un sopracciglio: "In effetti ha
dell’incredibile…".
"Veramente, Cygnus, tu sei stato il più
irremovibile sul fatto che non avresti mai bevuto un tè che non fosse
russo!" gli ricorda Shiryu, divertito quanto me. Ricordo quella
discussione…
"Se è per questo, lo ribadisco!" puntualizza
il mio compagno.
Scherziamo su questa cosa per qualche altro minuto, in
attesa che il tè sia pronto, poi ci sediamo intorno al tavolo per
assaporarlo. È un momento tranquillo e allegro allo stesso tempo, che mi
ricorda i giorni della scuola e credo sia lo stesso anche per loro.
All’inizio beviamo in silenzio, magari guardandoci ironicamente, come a
chiederci l’un l’altro come facciamo a bere ‘quella roba’; il
cavaliere del Dragone lancia un’occhiata allo sportello del mobile
rimasto aperto e mormora: "Il mio tè sta finendo…dovrò portarne
una bella scorta quando tornerò dai Cinque Picchi…".
"Non faresti prima a fartelo spedire da Fiore di
Luna?" è il pratico consiglio di Hyoga. Ma Shiryu sorride: "Non
mi va di chiederglielo: non hai idea di quanti chilometri dovrebbe fare
per arrivare al più vicino paese dotato di un ufficio postale!!! E non
voglio che il vecchio maestro rimanga da solo".
Tace per qualche secondo, prima di girarsi a guardarmi
seriamente: "A proposito, Shun…era già da un paio di giorni che
volevo dirtelo: sono contento di vedere che stai bene, che non ti sei
abbattuto al ritorno dalle battaglie e che stai prendendo bene anche il
fatto che Ikki si faccia vedere per il minimo indispensabile…io e Seiya
eravamo un po’ preoccupati per te…" e me lo dice in tono
discreto, come se temesse di offendermi, ma non ce n’è motivo: so di
averli fatti stare in pensiero.
Non credo sia un mistero per nessuno quanto io odi la
guerra e le battaglie, quanto io detesti uccidere i nemici; conosco i miei
amici: avranno pensato che al mio ritorno sarei crollato psicologicamente,
specie avendo a mia disposizione troppo tempo libero per pensare a quei
terribili momenti.
Ma lo stupisco, scotendo il capo e sorridendogli:
"Preoccupati che mi disperassi, vero? Non succederà più…mi sono
rassegnato all’inevitabile…".
Vedo i loro occhi spalancarsi, sia quelli di Shiryu che
quelli di Hyoga: credo di averli completamente spiazzati, ho appena detto
qualcosa che da me non si sarebbero mai aspettati…
"Be’, ma…sicuro di essere davvero Shun?!"
forse Hyoga vorrebbe scherzare, ma io, che lo conosco meglio di chiunque
altro, percepisco qualcosa che è più dell’incredulità, come se si
sentisse defraudato del ‘suo’ Shun, quello che sembrava incapace di
rassegnarsi di fronte alla cattiveria del mondo.
Anche Shiryu non mi sembra del tutto convinto…
Bevo un altro sorso di tè, poi riprendo a parlare,
perché so che la spiegazione sarà lunga: "Mi sono rassegnato al
fatto che tutto ciò debba capitare…le guerre, gli scontri, il ferimento
o l’uccisione dei nemici…mi sono rassegnato, ma non lo accetterò mai!
Non senza dolore, non senza…non senza rancore per tutta questa
situazione!!! Ragazzi, voi vi ricordate di quando avete acquisito il
vostro cosmo, di quando lo avete sentito fluire in voi ed essere in
comunione con le vostre costellazioni?".
"Sì, ma…".
"Non è una sensazione meravigliosa? Avvertire
l’energia dell’universo, poter quasi toccare il suo divenire, il suo
mutarsi e avere dentro di sé tutta la forza millenaria delle stelle…io
non accetterò mai che qualcosa di tanto bello serva a dare la morte! Ma
sto imparando a convivere con questo pensiero".
Anche Shiryu beve un sorso di tè prima di mormorare:
"A volte, non dipende da noi…".
"E soprattutto non dimentichiamo mai che buona
parte dei nostri nemici hanno segnato il loro cammino con le loro stesse
mani!" osserva, in tono un po’ sferzante, Hyoga.
Io mi volto a fissarlo: so che questo è uno degli
argomenti su cui probabilmente non troveremo mai un pieno accordo.
"Ma se avessimo parlato con loro…No, aspetta,
non scuotere la testa!".
"Ci abbiamo provato! A che è servito? A farci
sprecare fiato durante battaglie fondamentali!" replica lui e ha
ragione, lo so che ha ragione. Ricordo fin troppo bene quanto fosse
rimasto indifferente Aphrodite ai miei appelli di pace, durante il nostro
scontro.
"Se avessimo parlato PRIMA, non mentre eravamo
occupati in un combattimento! Mettiti nei loro panni: è un po’
difficile credere alle parole di qualcuno che ti sta lanciando contro i
suoi colpi più potenti…".
"Non sarebbe cambiato niente!".
"Nessun uomo è cattivo, Hyoga…può essere
cattivo o sbagliato ciò in cui crede, ma non lui, sono due cose diverse.
E ai nostri nemici erano state insegnate cose sbagliate su di noi…"
è il mio ultimo tentativo.
"Ti illudi, Shun" Hyoga lo dice in modo
risolutivo, mentre Shiryu ci osserva in silenzio.
Forse è vero. Per la prima volta comincio a pensare
che forse sono davvero un illuso e magari anche un po’ visionario, dato
che a quanto pare sono l’unico a pensarla così! "Può darsi…sì,
può darsi che io mi illuda e che la disillusione mi farà star male…-
dico, a voce bassa, più a me stesso che non al mio compagno- Ma non mi
pentirò mai di aver creduto nell’amore" e questo lo penso davvero
e quando dico amore non mi riferisco a qualcosa di smielato e sdolcinato
(se fosse qui anche Seiya mi accuserebbe di leggere romanzi
d’amore!)…no, sto parlando di qualcosa di più profondo e più
sfuggente, che non ha niente a che vedere con l’innamoramento…sto
parlando di quel filo impalpabile di sentimento che dovrebbe unire tutto
ciò che vive e respira e che dovrebbe far riconosce anche negli altri la
bellezza di essere al mondo…
"Rassegnazione senza accettazione…è
doloroso" commenta Shiryu.
Io mi stringo nelle spalle: "Sì, ma è l’unico
modo…così per Ikki: non mi piace saperlo sempre solo e sempre a
vagabondare, ma ho smesso di volergli imporre la mia compagnia o di
proporgli la vostra…semplicemente, lui sa che io ci sarò
sempre…".
"Quanto a questo non preoccuparti troppo: tuo
fratello è sempre stato un solitario".
Io mi volto verso Hyoga: "E’ vero, ma lui è
anche SOLO!".
"E sono due cose diverse, lo so…" conclude
Hyoga al posto mio, con un sorriso di comprensione.
Shiryu posa la sua tazza sul piattino, poi mi dice:
"Non può che essere così, come anche per te non può che essere così".
Io e Hyoga lo guardiamo un po’ confusi, attendendo
una spiegazione che il cavaliere del Dragone non tarda a darci.
"Sapete, quando vivevo ancora ai Cinque Picchi e
si faceva sera, dopo l’addestramento quotidiano, io e Fiore di Luna
mangiavamo in compagnia del Vecchio Maestro e lui parlava con
noi...Eravamo bambini e io ero stanco per le fatiche della giornata, ma il
maestro aveva trovato un bel modo per continuare ad insegnarci qualcosa
anche in quel momento di riposo: ci raccontava storie".
"Storie?" chiediamo all’unisono io e Hyoga.
Vorrei saperne di più: mi affascina la Cina rurale che
viene fuori dai racconti di Shiryu…qualcosa di molto lontano e diverso
da quanto io abbia mai conosciuto, e anche se non ci sono mai stato posso
quasi vedere i Cinque Picchi: l’imponente cascata, lo scrosciare delle
sue acque e l’abitazione arroccata e isolata del Cavaliere d’Oro di
Libra…un mondo in cui lo scorrere del tempo sia quasi sospeso.
Shiryu riprende il suo racconto.
"Sì, favole…specie di quelle che hanno come
protagonisti gli animali…storie della tradizione cinese, ovviamente, ma
anche del mondo classico a cui idealmente apparteniamo. Ce n’è una
particolarmente adatta a voi, è famosissima: la storia della rana e dello
scorpione…Una volta uno scorpione chiese ad una rana di aiutarlo a
guadare un fiume trasportandolo sulla sua schiena, ma la rana era dubbiosa
perché temeva di essere punta. Allora lo scorpione le disse ‘Non
avrebbe senso che ti pungessi, affogheremmo tutti e due e morirei anche
io’ e queste parole convinsero la rana, che si caricò lo scorpione
sulla schiena. Ma, a metà del fiume, avvertì un dolore pungente al
fianco e capì che era stata punta; mentre affogavano entrambi, la rana
chiese ‘Perché lo hai fatto, amico scorpione?! Ora moriremo tutti e
due!’ e lui rispose ‘Non ho potuto farne a meno: è nella mia
natura’".
Shiryu tace e anche noi lo imitiamo per un po’, poi
Hyoga scherza: "Ricordiamoci di raccontarla a Milo di Scorpio, la
prossima volta che andremo ad Atene".
"Vuoi che non la conosca già?!" ride il
cavaliere del Dragone.
"Ma cosa significa, Shiryu?- intervengo io- Perché
dici che è adatta a me e ad Ikki?". "Significa che, alla fine,
ognuno fa ciò che è nella sua natura, anche quando sarebbe meglio che
non avvenisse. Ed è nella tua natura di odiare la violenza e di fidarti
del prossimo, per questo non accetterai mai certe situazioni…ed è nella
natura di tuo fratello essere solitario fino alla misantropia…".
Bevo un altro sorso di tè e distolgo gli occhi dal mio
amico: quello che dice è vero, ma lo trovo anche molto triste.
"Ognuno fa ciò che è nella sua natura- ripete
lentamente Hyoga, poi commenta- Non è un pensiero confortante".
Shiryu scuote il capo: "Probabilmente no, ma poche
cose lo sono".
Eppure riesce a dirlo in perfetta calma, come se LUI
fosse arrivato invece a quella totale accettazione che io sto solo
sfiorando; del resto, i suoi occhi sono limpidi e sgombri da ogni ombra,
sembrano sempre guardare lontano e non credo sia frutto della meditazione
che pure pratica ogni giorno. Questa equidistanza deve venirgli
dall’essere discepolo del cavaliere di Libra, dall’essere nato egli
stesso sotto il segno della Bilancia.
Questo momento di pace riflessiva viene improvvisamente
interrotto dal rumore della porta che viene spalancata e dalla voce alta
di Seiya.
"Ah, siete tutti qui!!! Ma vi rendete conto?! Uno
va fino all’orfanotrofio sperando di rimediare un po’ di crostata e
invece quelle piccole pesti avevano già spazzolato tutto! Ho ancora
fame…Be’, che sono quelle facce serie? Ho interrotto una conversazione
filosofica?".
Il suo fiume di parole ci lascia stupiti per qualche
attimo e non esito a credere che dobbiamo sembrargli proprio buffi, ma poi
ci riprendiamo.
"In un certo senso è così, Pegasus" gli
sorride gentilmente Shiryu.
"Per carità, ragazzi, ma rilassatevi almeno in
questi giorni!!!" ride Seiya, con quella sua espressione allegra che
ci è tanto familiare e che ha sempre il potere di risollevarci l’animo;
sempre ridendo, si avvicina al tavolo e si china sulla spalla di Shiryu,
cingendogliela con un braccio: "Cos’è, il tuo tè? Posso berne
anche io?".
Al suo gesto spontaneo e affettuoso, io e Hyoga ci
scambiamo istintivamente un’eloquente occhiata! C’è qualcosa che è
difficile equivocare, anche se è molto sfumata…forse il fatto che Seiya
cerchi così tanto la compagnia di Shiryu e che sia tanto triste quando
lui non c’è; è in questi momenti che, per lo meno io, mi rendo conto e
mi ricordo di come Seiya sia il più piccolo di noi, perché anche se è
stato lui il prescelto per l’Armatura Sacra di Sagittarius e in un certo
senso è il leader di noi Bronze Saint, una volta tornato ‘in
borghese’ è il più vivace e ha bisogno della presenza del suo amico in
modo quasi commovente. Talvolta, sembra che si appoggi psicologicamente a
Shiryu.
Seiya sorseggia un po’ di tè bevendo direttamente
dalla tazza del Dragone, poi propone: "E se ce la facessimo noi una
bella crostata? Dai, sarà divertente…".
Hyoga lo guarda scettico e io un po’ dubbioso: mai
cucinato in vita mia…
"Dai, dai, dai!!!! So come si deve fare, ricordate
che io vivo da solo e ho dovuto imparare a cucinare e poi ho visto tante
volte Lamia preparare i dolci!" il suo entusiasmo aumenta
visibilmente; dall’espressione di Shiryu, capisco che è d’accordo con
il suo amico.
"Spiegati meglio: sai cucinare i dolci o hai
soltanto visto altri farlo?" ironizza il mio Hyoga. Seiya lo fissa
incrociando le braccia al petto, palesemente seccato.
"Ma lo sai che sei noioso, Cygnus? Sempre lì a
puntualizzare…".
"Lo dico solo perché non ho nessuna intenzione di
dover poi mettere a posto una cucina che sarà peggio di un campo di
battaglia!" prosegue il mio compagno, freddamente.
"Orso russo!!! Tanto mi aiuterà Shiryu,
vero?".
"D’accordo…sembra divertente: sarà un modo
nuovo e simpatico per passare il pomeriggio" sorride lui. Io non ho
niente in contrario, quindi mi pare tutto deciso. Decido di alzarmi per
togliere dalla tavola le nostre tazze e le nostre teiere e fare un po’
di spazio e, mentre sono impegnato in questo, mi si affianca Hyoga, con un
lieve sorriso sul volto. Con lo sguardo, mi fa capire che ha qualcosa da
dirmi, per cui ci avviciniamo alla finestra, in disparte.
"Shun, sei arrabbiato per quello che ti ho detto
prima?" mi chiede, cingendomi la vita. Io sgrano gli occhi.
"Quando mai mi sono arrabbiato in vita mia?! E
dovrei iniziare a farlo proprio con te?" replico, perplesso.
"Sai, ammetto di aver reagito un po’ male, ma
quando hai parlato di rassegnazione mi sono spaventato…perché…perché
sono un egoista probabilmente! Ma vedi, Shun, io sono sempre stato
diffidente e certo non è stato d’aiuto, quando ero bambino, osservare
l’indifferenza con cui gli uomini che mi hanno tratto in salvo dal
naufragio hanno guardato mia madre che affondava…la guardavano senza
voler neanche far finta di provare ad aiutarla…E io quindi sono
diffidente e non mi volto mai indietro, verso un nemico sconfitto…mi è
dispiaciuto solo per Acquarius…e non mi pesa affatto essere così, ma ci
sei sempre stato tu a ricordarmi che esiste un altro modo di guardare ai
nemici e alla vita. So che questo ti ha sempre fatto soffrire, visto il
nostro destino di cavalieri, per questo dico che sono un egoista: perché,
nonostante tutto, non voglio che ti rassegni, non voglio assolutamente
perdere la tua visione del mondo anche se non è la mia…Mi capisci, Shun?".
Hyoga ha parlato a voce bassa, come fa quasi sempre; i
toni alti non gli si addicono. Io assecondo la sua stretta, mi appoggio a
lui, lasciandomi cingere, ringraziandolo tacitamente per le sue bellissime
parole.
"Non credo che ci sia pericolo…- dico in un
soffio-…hai sentito Shiryu: è la mia natura!".
"Una bellissima natura…" mormora Hyoga,
prima di alzarmi il viso e di premere le sue labbra sulle mie.
"Ehi, datevi un contegno!!!".
Sussultiamo entrambi e ci voltiamo verso un
sogghignante Seiya che ci fissa fingendosi indignato; per un attimo temo
che Hyoga userà contro di lui i suoi poteri congelanti…siamo un po’
imbarazzati, ci eravamo estraniati da tutto…
"Ma non avevi una crostata da preparare?! Perché
perdi tempo a spiare noi due?" si limita a chiedere bruscamente,
invece, il cavaliere del Cigno.
"NOI abbiamo un crostata da preparare! Avanti!
Farina, uova…Shiryu, mi passi una ciotola dalla credenza?" e il
nostro amico si mette seriamente all’opera, ignorando ostentatamente gli
sbuffi del mio compagno.
"Penso che servirà anche del latte…" dico
io, aprendo il frigorifero.
"Ah, è vero…sapete, oggi mi è venuto in mente
che è da un sacco di tempo che non venite con me all’orfanotrofio: la
prossima volta dovete assolutamente accompagnarmi, così faremo anche una
partita di calcio!! Vi va? Proprio come ai vecchi tempi…che nostalgia!!!
Io ero il capocannoniere…".
È buffo vedere Seiya mescolare violentemente le uova
nella ciotola che gli ha passato il Dragone.
"Veramente ero io quello che segnava più
gol" sentenzia Hyoga, che si è nuovamente seduto, facendo capire che
non ha voglia di preparare alcunché…
Seiya si blocca di colpo, scrutandolo come se fosse
impazzito: "Ma che diavolo vai dicendo?! Ero io…Shiryu, ho ragione,
no?".
Anche il nostro amico è buffo, tutto impegnato a
studiarsi uno dei libri di cucina che sono sistemati, in perfetto ordine
secondo lo stile della villa, in uno scaffaletto; alza il capo da quelle
pagine e assume un’espressione meravigliata: "Lo sai che non mi
ricordo bene? Io giocavo in difesa…però rammento che segnavi parecchi
gol!".
Alla fine Pegasus si volge anche verso di me:
"Allora, Andromeda, chi era il capocannoniere: io o Hyoga?" mi
chiede, speranzoso.
"Hyoga" mi spiace per lui, ma è così…
Sentita la mia risposta Seiya scrolla teatralmente la
testa e borbotta: "Vabbe’, ma a te che lo chiedo a fare? Figurati
se non prendi le parti del tuo compagno…" e continua così un altro
po’, mentre noi altri tre ci osserviamo sorridendo, perché tanto
sappiamo che il nostro amico non è capace di tenere il muso e che fra
pochi minuti si sarà scordato di questo battibecco e parlerà d’altro
con tutto il suo naturale entusiasmo.
E, infatti, succede proprio così.
Il pomeriggio passa piacevolmente per noi e io rido e
scherzo o semplicemente chiacchiero insieme ai miei amici, ma allo stesso
tempo riesco ad avere una visione ‘esterna’ di questa scena: quattro
ragazzi come tanti, che si conoscono dall’infanzia e che condividono gli
ideali che li sostengono. Eppure non siamo ‘come tanti’ e questa è
soltanto una pausa. Ma sarà dolce finché durerà.
E forse stiamo vivendo così intensamente questo
pomeriggio, questi giorni di libertà, perché sappiamo che finiranno: ci
saranno altre battaglie, potrebbe esserci una nuova guerra sacra…
Ma non ora.
Fine