Per scrivere questa fic e la
precedente ho usato il finale di Yugi oh! del manga (spero riusciremo
a vederlo in Italia >.<) e non dell’anime, ovvero spoiler:
Seto non va nel passato a combattere
con gli altri, ma semplicemente vede Yugi & Co. fuori dalle macerie
della parete di roccia crollata, quando già il Faraone se n’è
andato fine spoiler. Il motivo?
Si adatta meglio allo svolgimento della mia trama ^^;;;;;
Un’ultima cosa. Non ho alcuna esperienza di psicofarmaci, sonniferi e medicinali simili, quindi perdonate se scrivo scemenze.
Paradiso del cuore di
Hymeko
”Fratello?”
Mokuba lo afferrò per l’orlo del soprabito, trattenendolo con
delicatezza.
”Dimmi”
Transitarono fra la servitù inchinata come se non esistesse,
salendo l’imponente scalone che portava al piano superiore, alle loro
camere da letto. Avevano dato i cappotti bagnati al primo cameriere,
del resto non si curavano.
”Scenderai a cena, stasera?”
Kaiba si morse l’interno di un labbro, indeciso su come rispondergli.
Non aveva molta fame, a dir la verità, né desiderava
la compagna di nessuno. Ma non gli andava di far impensierire ancora
Mokuba, aveva già abbastanza preoccupazioni per causa sua.
”Magari dopo una doccia”
rispose diplomaticamente, sperando di aver messo fine alla discussione.
”…va bene”
borbottò il fratellino, benché entrambi sapessero che
non andava bene per niente.
Erano passate quasi quattro settimane dal loro ritorno dall’Egitto,
e Kaiba era sempre più solo e chiuso, dedito unicamente agli
affari. Sebbene Mokuba sapesse che quando era con lui si sforzava
di non darlo a vedere, aveva il sospetto che ci fosse qualcosa di
profondamente sbagliato, fuori posto in suo fratello. Non riusciva
ancora a capire da cosa derivasse quella sensazione, ma ogni giorno
che passava era sempre peggio. Suo fratello era come…attaccato a qualcosa
d’altro. Non lui, non le carte, non il Faraone…cosa gli stava accadendo?
”Ci vediamo dopo allora?”
gli domandò, dirigendosi verso la sua camera, mentre i lampi
attraversavano il cielo.
”Hn? Ah…sì”
rispose distrattamente Kaiba, osservandolo sparire in camera sua,
scuotendo le spalle. Doveva stare più attento, Mokuba era sveglio,
presto avrebbe iniziato a fare domande, e a lui non andava di dovergli
mentire. Sospirò profondamente, ripromettendosi di mangiare
qualcosa con lui, quella sera. Aprì la porta, entrò
e la richiuse senza accendere la luce, sarebbe bastata quella dei
fulmini…era più adatta al suo umore.
E allora lo vide, in piedi accanto alla finestra, nella penombra di
una sera sferzata dalla pioggia. Vesti che aveva visto solo sulla
stele reale al museo, pesanti orecchini ai lobi e una fascia
d’oro sulla fronte, con l’occhio di Ra nel mezzo.
Immobili entrambi, si fissarono un attimo, il silenzio non spezzato
nemmeno da un tuono. Poi Kaiba scosse la testa, arrivò sino
al comodino e prese tutti i flaconi delle medicine che assumeva. Quindi
entrò in bagno, accese la luce e si avvicinò al lavandino.
Fissò i contenitori per qualche secondo, riflettendo un’ultima
volta sul da farsi, poi li svuotò completamente, gocce e pillole
assieme, lasciando andare l’acqua perché portasse via tutto.
La chiuse, gettò con un sospiro i contenitori nel cestino vicino
e spense la luce, andandosi a sedere sul letto.
Lui era ancora lì, in silenzio, a fissarlo, mentre fuori l’acqua
scrosciava.
”Quanto ci metterai a sparire?”
gli chiese infine, domandandolo in realtà a se stesso, chiedendosi
come avesse potuto esser tanto stupido da appoggiarsi a delle medicine.
’Chissà quando mi passerà’
si domandò, mentre un lampo illuminava le sue iridi di glicine, l’anello
all’anulare sinistro, e le labbra leggermente corrucciate, quasi incapaci
di rispondere. Ma tremendamente belle, proprio come le ricordava...e tremendamente mute.
Incapace di sopportare ancora il silenzio e quegli occhi, Kaiba si alzò e
aprì un’anta dell’armadio, iniziando a cambiarsi, fuori dalla
vista di quel miraggio.
”N-Non sono un’allucinazione”
sentì infine.
”Però…ho delle visioni piuttosto realistiche. C’è anche
il sonoro”
commentò, facendo il sarcastico con se stesso,
allacciando la vestaglia di seta blu, la sua preferita.
”Non sono un’allucinazione”
ripeté la sua voce, più convinta.
”Ah no? Cosa sei allora, la materializzazione del dolore del mio cuore
infranto?”
Qualsiasi cosa fosse vicino alla finestra, sussultò vistosamente,
e rimase in silenzio.
Kaiba scrollò le spalle e si avvicinò al letto, tornando
a sedersi. Non poteva raggiungere Mokuba in quelle condizioni, se
si fosse messo a parlare del suo Faraone in camera il fratellino avrebbe
chiamato di corsa un’ambulanza…no, era meglio aspettare una decina
di minuti.
”Davvero, non sono un’allucinazione”
L’altro sbadigliò, senza dargli retta, decidendo che era quello
il modo migliore di farlo sparire.
”Io…sono davvero qui”
In silenzio si avvicinò al letto, si chinò e lo baciò
dolcemente. Un bacio reale.
”………”
Si staccarono, rimanendo a pochi centimetri l’uno dall’altro, ma Kaiba
non si mosse, limitandosi a fissargli il viso immerso nelle tenebre.
Il suo respiro sulla pelle era caldo, il profumo del suo corpo più
dolce di come ricordava, la rotondità delle spalle perfetta
come sempre…
…non poteva essere lui…
…lui era morto, l’aveva lasciato…
…no, non poteva essere lui…
…però era lì, a fissarlo con quegli occhi grandi e profondi…
…non poteva essere lui…
…per favore non poteva essere lui…
…ma era lì, con tutto il suo calore…
…era tornato a torturarlo?
…non gli aveva già fatto abbastanza male?
Kaiba sussultò e schizzò via, allontanandosi. Senza
sapere il motivo, si ritrovò ad avere il fiatone, lo stomaco
che gli doleva. Non poteva essere vero…se lo fosse stato…appartenevano
a due mondi diversi…se lo fosse stato, avrebbe dovuto perderlo di
nuovo…
”…sono qui…per te”
”No…no”
Barcollando si appoggiò a un angolo della stanza, afflosciandosi
contro la parete, scivolando a terra. Il suo ragazzo…il fantasma del
suo ragazzo era lì…solo che era anche solido…
”Kaiba…per favore…”
”No! Tu mi hai lasciato, adesso non puoi venirmi a chiedere qualcosa!”
Il Faraone, o quello che era, prese lentamente il suo posto sul bordo del
letto, fissando il pavimento. Non aveva tutti i torti a essere infuriato
con lui, anzi…era strano che non l’avesse ancora buttato fuori di
casa.
La pioggia fu l’unico rumore che ci fu, per parecchi minuti…nessuno
parlava, nessuno guardava l’altro…la sveglia ticchettava pianissimo,
non si sentiva neppure…c’erano due persone nella stanza, ma sembrava
fosse vuota…era come se fossero rinchiusi in due campane di vetro,
ben distinte l’una dall’altra.
”Kaiba…”
disse infine il Faraone, conscio che lo scorrere del tempo era contro
di lui.
”Cosa sei?”
gli chiese questi bruscamente, stringendo forte le dita.
”I-Io…sono il vero me stesso”
”Tu sei morto da tre millenni”
ribatté l’altro, senza nascondere la propria sconfinata amarezza.
”Hai ragione…ma sono tornato qui. Per te”
Uno sbuffo fu l’unica risposta che ottenne.
”…so che sei deluso, arrabbiato e abbattuto, ma io…sono davvero tornato
qui per te, ti prego di credermi”
Un lampo rese le iridi blu di un pericoloso color elettrico:
”Come ti dovevo credere quando mi dicevi che mi avresti amato per
sempre e non avresti mai lasciato il mio fianco?”
Il Faraone assorbì tutto il rancore che quella voce portava,
accettandolo come una naturale conseguenza del suo atteggiamento…dopo
quello che gli aveva fatto, era comprensibile che reagisse così.
Ma questo non diminuiva i sentimenti che provava per lui…
”Non ho mai smesso di amar…”
”Stronzate! Tu mi hai lasciato, maledizione! TU MI HAI LASCIATO SENZA
DIRMI NIENTE!!!”
Nonostante fosse seduto per terra, Kaiba riuscì ad afferrare
un libro su un comò poco distante e a scagliarglielo contro,
prendendolo in pieno contro un braccio, sfogando una briciola della
sua ira.
”Kaiba…”
mormorò il Faraone, senza nemmeno massaggiarsi il livido.
”Io credevo in noi, ho sempre creduto in te! E tu te ne sei andato
come un ladro, senza avere la decenza di darmi un perché, o
di dirmi addio”
”…lo so. Ti chiede perdono…mi sono comportato in maniera orribile”
Ma l’altro sembrava non sentirlo neppure:
”Hai idea di quello che ho passato in questi giorni? Di cosa abbia
provato vedendo quel branco di deficienti uscire nel deserto senza
di te? Hai idea di quel che voglia dire essere certi di non rivedere
più il proprio ragazzo?”
”S-Sì. In un certo senso…”
”Cosa vuoi saperne tu? Sei stati TU a lasciarmi senza una parola!”
”Ma ero senza di te…tu non ci sei dove ero”
Le sue scarpette scivolarono sul tappeto con un suono attutito, e
il ragazzo si portò le ginocchia al petto, abbracciandole.
”Sarebbe bastato rimanere qui”
gli rinfacciò l’altro, il dolore sopraffatto per un momento
dal rancore.
”Credi che se avessi potuto non l’avrei fatto? Io desideravo unicamente
rimanere qui con te! Ma non ho potuto…”
”Ci hai almeno provato?”
ringhiò Kaiba, stringendo i pugni. Cosa stava succedendo? Perché
un morto era lì di fronte a lui? Era realmente vivo, o era
ancora l’effetto dei farmaci?
”…ho duellato con tutte le mie forze, ma…Yugi è stato più
forte di me. Probabilmente ha ristabilito l’ordine delle cose, sconfiggendomi”
”E quindi il tuo stare con me faceva parte dello squilibrio del mondo?
Anch’io ero parte dello sbaglio che ti legava a questo mondo?”
Il Faraone lo guardò…sul suo viso non c’erano solo dolore e
odio, ma anche una grande disperazione.
”Tu sei stata la persona più importante che abbia incontrato
qui, l’unica che non avrei mai voluto abbandonare…avrei dato il mio
antico regno per poter rimanere per sempre fra le tue braccia”
”…peccato che siano solo parole…io vedo solo uno che se n’è
andato senza neppure darmi un perché”
”H-Hai ragione…non ho avuto il coraggio di dirti nulla…”
borbottò l’antico re, stringendosi forte le ginocchia al petto.
Se avesse provato a spiegarsi, Kaiba come avrebbe reagito?
’Non lo potrò mai sapere se non provo…’
”…solo che…avevo paura”
”E di cosa? Che ti chiedessi di rimanere con me? In fondo eri solo
il mio ragazzo, che male ci sarebbe stato?”
Scuotendo la testa, il Faraone prese fiato:
”Avevo paura che tu…mi avresti lasciato”
Un silenzio di tomba regnò gelido per parecchi minuti, poi
Kaiba esplose:
”Tu avevi paura? Io ti avrei lasciato? Sei stato tu ad andartene,
sei stato tu a lasciarmi, mi pare”
”Lo so…però…credevo che se te l’avessi detto tu…mi avresti
lasciato per primo…decidendo che per noi non c’era…un futuro per cui
valesse la pena di lottare”
Kaiba tremava:
”È bastato quello che hai fatto per dimostrare che avrei avuto
ragione, che non sei una persona per cui valga la pena combattere…hai
distrutto tutto…mi hai abbandonato qui…da solo”
Il Faraone l’aveva sempre saputo…essere di nuovo lasciato da una persona
amata era quello che avrebbe fatto più male a Kaiba…
’E io non ho esitato a farlo’
constatò, chiedendosi cosa ci facesse lì. Aveva immaginato
che quella sarebbe stata la sua reazione, perché era stato
così sciocco da andarci? Kaiba non l’avrebbe mai perdonato…l’aveva
già fatto una volta, quanto ancora poteva approfittare dei
suoi sentimenti? Se almeno Yugi fosse stato lì a dargli un
consiglio…
’Yugi…’
Lui avrebbe saputo cosa fare…Yugi possedeva una sensibilità
profonda che lui non aveva, una dolcezza e una gentilezza da cui poteva
scaturire una forza immensa…Yugi aveva imparato molto da lui, mentre
non era avvenuto il contrario, o avrebbe saputo come comportarsi col
suo ragazzo.
”…lo so. Lo so. Non finirò mai di chiedere il tuo perdono…non
ho scusanti. Merito il tuo odio e tutto il disprezzo che provi per
me, la mia vigliaccheria è stata…non ci sono parole per descriverla”
Kaiba si mordicchiò le labbra…a cosa serviva tutto quello?
Anche se avessero parlato e l’avesse perdonato, se ne sarebbe dovuto
andare…per cosa era lì? Per dirgli addio? Se ne sarebbe andato
presto, non c’erano dubbi…lui non apparteneva a quel mondo.
”Prima che ti dissolva ancora…toglimi solo una curiosità…da
quanto lo sapevi?”
Anche se in realtà avrebbe voluto chiedergli perché
avesse scelto proprio lui per rubargli il cuore.
”Dalla…mostra di manufatti egizi al museo…quando Isis-san mi ha parlato
del mio destino”
Al presidente si strinse il cuore…da così tanto gli manteneva
il segreto?
”E…non hai mai cercato di dirmi la verità?”
L’altro scrollò il capo:
”Una volta…però sei finito trafitto a causa del terremoto,
e io mi sono reso conto che non potevo rovinare tutto per qualcosa
di cui non ero certo”
Kaiba strinse gli occhi:
”Quindi, se tu fossi rimasto qui…non mi avresti comunque detto nulla?”
”No…non avrei trovato il coraggio di dirti che sarei stato imprigionato
nel Puzzle per altri tremila anni…di nuovo prigioniero”
”…comportamento opportunista”
Il Faraone sussultò, poi si ritrasse:
”Mi detesti così tanto…da non importarti di una mia altra prigionia…là
dentro? L’hai visto anche tu l’interno del Puzzle…so cosa ne pensavi”
concluse amareggiato, distogliendo lo sguardo. La risposta del suo
ragazzo- o ex ragazzo?- gli aveva fatto davvero male.
”Sappi solo che…se fossi rimasto qui, e se l’avessi
saputo, io…sarei venuto con te”
L’altro sussultò:
”Eh?”
”Sarei venuto con te…nel Puzzle...”
Kaiba chiuse gli occhi, e appoggiò il capo alla parete. Non aveva la forza di tenerselo ancora dentro, gliel'avebbre confessato nonostante tutto:
”…per sempre…e se il Puzzle fosse andato in pezzi e le nostre anime
divise, allora…ogni frammento della mia avrebbe stretto uno della
tua, così forte che…non avresti più avuto freddo, mai
più”
concluse a voce così bassa che il Faraone faticò a sentirlo.
”Kaiba…”
bisbigliò, vergognandosi dolorosamente per tutto. Alla fine
era il gelido presidente quello che si preoccupava sempre per lui,
che faceva di tutto per custodire la loro relazione, che pensava al
futuro. Lui era talmente impegnato a preoccuparsi per il suo passato,
e per gli altri, da non vedere al di là del suo naso. Non si
era mai fermato a riflettere su cosa provasse Kaiba, sui bisogni del
suo animo, sulla necessità pressante di averlo accanto a sé.
Dopo aver perso i genitori, anche lui lo aveva lasciato solo…non era
una persona migliore di Gozaburo, entrambi non facevano che far soffrire
quel ragazzo in fondo fragile…
”…non ho parole per scusarmi”
”Questo è poco ma sicuro”
commentò asciutto il presidente, senza aprire gli occhi.
”…Kaiba…quelli che hai buttato prima…erano flaconi di medicine?”
”…ti importa?”
”Naturalmente…”
”…lo erano. Antidepressivi, sonniferi, tranquillanti…sono diventato
un impasticcato”
”Kaiba…”
’Se fossi rimasto qui, tu…’
”Sì, è colpa tua. Nel caso ti stessi domandando se lo
fosse”
”…non avrei mai voluto farti soffrire, lo sai”
”Permettimi di non esserne poi così certo”
gli ringhiò di rimando, e il Faraone gemette.
Cos’altro poteva dirgli? Provare forse ad andare subito al nocciolo
della questione? Benché avesse ancora abbastanza tempo, la
sabbia nella clessidra che misurava il suo esistere lì scorreva
inesorabilmente…doveva provarci…
”…io…il motivo per cui sono qui, è…”
”…tormentarmi”
concluse Kaiba per lui.
”Kaiba! Credi che sia facile per me? Che non mi vergogni da morire
per quello che ti ho fatto, che non desideri sparire sottoterra?”
”…ci sei già sepolto”
commentò l’altro con leggerezza.
”No…non è esatto. Io sono qui…e ho la possibilità di
poterci tornare, di poter stare un po’ con te, se tu lo vorrai”
”…un po’?”
Il Faraone annuì. Lui era uno spirito, la sua esistenza su
quella terra avrebbe dovuto terminare tremila anni prima. Era solo
per la grazia degli dei che vi era tornato…solo loro potevano annullare
i suoi limiti.
”Sì…gli dei Inferi hanno riconosciuto il valore delle mie gesta…e
soprattutto il mio dolore, e l’amore per te. E a me, come ad altri
prima di me, hanno concesso una grazia”
Nonostante il viso fosse libero da espressioni, l’antico re sapeva
di aver catturato le attenzioni del presidente…lo conosceva troppo
bene…
”Conosci i Dioscuri?”
gli chiese, adocchiandolo.
Kaiba annuì, sfoderando la propria conoscenza dell’Occidente
antico:
”I gemelli leggendari della mitologia greca? Castore e Polideuce,
il primo figlio di Tindareo, vero marito di Leda, e l’altro di Zeus?
Fratelli di Elena e Clitemnestra?”
”Non sono leggenda…benché romanzata, la loro storia ha un fondo
di verità. E cioè l’immenso amore fraterno che provavano
l’un per l’altro”
”Hn”
rispose Kaiba, chiedendosi cosa potesse aver a che fare con loro quell’evento
mitologico.
”Se conosci il mito, saprai anche che pur di non separarsi dal fratello
Castore, che era morto, l’immortale Polideuce accettò di passare
in sua compagnia un giorno sull’Olimpo, e il giorno dopo nell’Ade.
Il loro amore fraterno era così intenso da meritarsi il più
grande degli onori per gli antichi, cioè essere ricordati fra
le stelle. A loro hanno persino dedicato una costellazione, i Gemelli”
”Lo so benissimo, non c’è bisogno che me lo spieghi. Non penso
che lo faranno anche per noi, comunque. Spiegami, tu…vorresti dirmi
che puoi…”
Nonostante lo scetticismo nella voce, nel cuore di Kaiba erano penetrate
alcune gocce di speranza…
”N-No. Non esattamente”
si affrettò a correggersi il Faraone. Negando con decisione
avrebbe peggiorato la loro fragile situazione…e poi sapeva che ciò
che stava per chiedergli era davvero difficile da accettare, partire
nel modo sbagliato avrebbe portato alla rovina totale.
”E allora?”
lo spronò il presidente, senza nascondere la propria irritazione.
Il Faraone deglutì. Da come avrebbe presentato la questione,
Kaiba poteva essere ben disposto o meno nei suoi confronti…alle scuse
poteva pensare in futuro. In quel momento, doveva trovare il sistema
di fargli accettare la sua presenza.
”Gli dei hanno preso a cuore la nostra storia, e ci hanno concesso
una grazia, sul modello di quella dei Dioscuri”
”E chi ha chiesto qualcosa”
ringhiò Kaiba, sputando quelle parole nel buio.
”…io. Ho pianto infinite lacrime quando…ho attraversato il portale”
Nonostante lo sbuffo sonoro dell’altro, l’antico re continuò
imperterrito:
”E anche tu…so cos’hai chiesto al Puzzle quando l’hai rimontato, e
il mio Millenium Item esaudisce sempre i desideri. E poi ricorda la
Millenium Tauk…noi abbiamo la possibilità di veder esaudito
quel futuro”
”Sempre che lo si voglia…”
Il Faraone gemette, e girò lentamente il viso verso
di lui, le labbra serrate ma gli occhi spalancati.
”Perché te ne stupisci? Dopo esser stato rimbambito a furia
di parole su amicizia, amore eterno e balle simili, uno finisce per
crederci. Ma quando queste certezze vengono platealmente deluse proprio
da chi le ha tanto predicate, è naturale che sorgano rifiuto
e rancore”
Gli occhi viola si socchiusero, spostandosi verso il pavimento:
”Te lo ripeto, non ho scusanti per quello che ho fatto, sono un verme
e hai tutto il diritto di odiarmi. Ma sono qui per rimediare, Kaiba.
Ho implorato per avere una possibilità…anche se ero consapevole,
più o meno, di quella che sarebbe stata la tua reazione”
L’altro inarcò un sopracciglio:
”E sei venuto ugualmente?”
Annuendo, il Faraone continuò:
”Non potevo lasciarti così…senza dirti nulla. Ti dovevo delle
spiegazioni…e soprattutto delle scuse. Mi dispiace…davvero”
”Pensi che basti scusarti una o cento volte per rimettere tutto a
posto?”
”No…ma se vorrai, io potrò venire qui ogni giorno della tua
vita…e ripetere le mie scuse”
Gli occhi di Kaiba si strinsero:
”Non ho ancora capito bene in cosa consista la grazia concessati dagli
dei”
”…noi non siamo i Dioscuri, apparteniamo a luoghi, tempi e vite diversi,
non ci saremmo dovuti nemmeno incontrare, in realtà”
”Yugi…taglia. Mi stai innervosendo”
L’altro annuì in fretta:
”Loro due potevano stare sempre assieme, in cielo o nell’Ade. Noi…non
avremo questa possibilità, per le ragioni di prima, ma qualcosa
di diverso. Io…posso passare con te metà della tua vita, sotto
forma di…dodici ore al giorno. Dodici ore accanto a te, dodici nel
Regno dei Morti. È questo che mi è stato concesso, perché
sono legato a entrambi i Regni”
Tuonò molte volte prima che Kaiba rispondesse:
”Un ragazzo part-time, in poche parole. Non un vero impegno”
Il Faraone spalancò gli occhi e artigliò il copriletto:
”S-Sì…ma non ho altro da offrirti…per stare con te, io non
ho altro”
”Fammi capire…per le altre dodici ore, io sarei comunque solo, giusto?
Se avessi bisogno di te, tu non ci saresti?”
L’altro fece di no con la testa, accarezzando inconsciamente l’anello
che portava al dito. Kaiba non lo portava...e non sapeva neppure se l'avesse ancora.
”E dimmi…stare accanto all’altro durante il bisogno non è una
condizione fondamentale del rapporto di coppia?”
”…sì…e mi scus…”
”Non ti giustificare, inizio a non sopportare proprio più le
tue scuse…sono tante parole, ma i fatti non le supportano”
”…non ho altro, Kaiba. Non posso darti altro…”
”Non sono felice di ricevere le briciole ora, mentre hai passato tutto
questo tempo con Seth. Essere la seconda scelta non mi si addice”
”Vi amo nello stesso modo, non sarai mai secondo a lui!”
”…però ci hai messo parecchio per venirmi a comunicare di questa grazia...forse te n'eri dimenticato, mentre stavi
con lui”
I suoi occhi lampeggiavano, e il Faraone abbassò lo sguardo.
Non si era reso conto di quanto tempo passava, mentre piangeva sulla
spalla di Seth…semplicemente, lì stava bene, il suo abbraccio
discreto non lo faceva sentire colpevole, non riportava a galla la
sua vergogna.
”N-Non avevo il coraggio di…affrontarti”
bisbigliò alla fine, rannicchiandosi. Stava perdendolo definitivamente?
Non riusciva proprio a capirlo…
’Kaiba…’
”…hai idea di quello che ho passato dopo che…?”
bisbigliò con voce venata di sofferenza.
L’altro scosse la testa, ingoiando le parole che stava per pronunciare.
Se gli avesse chiesto di dirgli cosa fare per farsi perdonare, Kaiba
si sarebbe infuriato, urlandogli in faccia che toccava a lui trovare
il modo di rimediare. No, doveva scegliere con cura le parole:
”Io farò di tutto, pur di cancellare il tuo dolore. Ti prego
solo di darmene la possibilità”
Kaiba sbuffò sonoramente:
”E poi cosa accadrà? Salterà fuori qualche nuovo impedimento,
e mi mollerai di nuovo?”
”No! Non accadrà più! Ora il mio stato è definitivo,
nulla potrà più dividerci, te lo giuro!”
”…spero mi perdonerai se nutro molti dubbi”
ringhiò il presidente, appoggiando la nuca contro la parete.
Iniziava a essere stanco, ad aver fame, a desiderare di dormire…eppure
era nervoso e irritato, non sarebbe riuscito a dormire senza le sue
pasticche, e le aveva buttate tutte…
’È sempre colpa sua’
pensò, girandosi di lato e chiudendo gli occhi. Non aveva fatto
molto caso alla pioggia negli ultimi minuti, ma aveva continuato a
scrosciare incessante, tetro contorno al loro incontro.
Dopo parecchi momenti, il Faraone riprese:
”…io…penso tu faccia bene ad odiarmi…non faccio che far soffrire le
persone che amo. Prima Seth, ora te…non vedo cosa potreste provare
altrimenti. Sono…un essere orribile”
Kaiba lo sbirciò con un occhio:
”Sai, a un certo punto mi è anche passato per la mente che fosse
una tua vendetta…per farmi provare quello che avevi passato quando
ti ho lasciato”
Il Faraone sussultò:
”No! Ti ho lasciato solo perché sono stato costretto, io non
volevo andarmene…volevo stare solo…con te…non mi importava…nulla…dei
miei…ricordi”
La sua voce si spense in un sussurro, coperto da un tuono, poi il
Faraone si alzò in piedi, rimanendo immobile nell’oscurità
tagliata dai lampi, come combattuto fra due opposte tensioni, diviso
da una battaglia cruenta fra…
Kaiba lo guardò avvicinarsi, il viso celato dall’ombra…arrivò
accanto a lui e si inginocchiò, bisbigliando appena:
”Io…sono conscio di averti frantumato il cuore. Per questo il nostro
futuro lo pongo unicamente nelle tue mani. Dopo quello che ti ho fatto,
non ho il diritto di pretendere nulla…decidi tu. Pensa pure che sia
da vigliacchi scaricare su di te tutta la responsabilità, perciò…”
e si morse le labbra, un rivolo di lacrima che scorreva sulle sue
guance, visibile unicamente grazie ai lampi…
”…se vuoi cacciarmi, è un tuo diritto farlo. Non mi vedrai
mai più, te lo giuro. Se invece vuoi tenermi con te…allora
tornerò ogni giorno, non importa se lo farai solo per disprezzarmi…sarò
sempre qui per te”
L’altro socchiuse gli occhi…cosa doveva fare? Voleva davvero rischiare
di nuovo, accanto a lui? Se avesse rifiutato, l’avrebbe perso per
sempre…era davvero quello che voleva? L’aveva rimpianto per settimane,
arrivando a impasticciarsi per guadagnarsi un po’ d’oblio. Aveva sognato,
desiderato, invocato per notti intere il suo nome, la sua presenza…il
suo calore, che lo scaldava più di tutto…la morbidezza del
suo corpo, il sapore della sua bocca…aveva passato le notti a vagheggiare
sul suo fisico sottile ma forte…
Ma accettarlo avrebbe significato ricascarci nuovamente, cadere ancora
fra le sue braccia, essere alla mercè di colui che l’aveva
ferito come nessuno era mai stato in grado…quanto dolore avrebbe rischiato
d’assaggiare ancora? Lui diceva che era tutto finito, stabilito, ma
come poteva credergli, dopo che gli aveva nascosto una così
importante verità? Era di nuovo una questione di fiducia…ma
lui era pronto ad affidarsi a lui?
’Io…non lo so’
pensò, abbandonandosi contro il muro e sospirando. Aveva bisogno
di tempo, tanto tempo…
………
Erano passate almeno due ore dall’ultima parola che si erano detti,
ma il Faraone era certo che Kaiba fosse sveglio. Aveva sentito spesso
il suo sguardo accarezzarlo, studiarlo, esaminarlo…quasi non fosse
ancora sicuro della sua presenza reale.
Però, da quando aveva pronunciato quella frase, forse una sentenza
di condanna definitiva per il loro amore, l’altro si era zittito.
Non aveva più detto una parola, nemmeno un insulto o un qualsiasi
accenno al rancore che gli doveva portare.
Non gli aveva detto no, ma non aveva neppure pronunciato un sì.
Muto, immobile…impenetrabile. Non riusciva a capirlo…e non sapeva
cosa fare. Muoversi avrebbe provocato una sua reazione, o si sarebbe
semplicemente scontrato ancora contro quel muro di ghiaccio? Se gli
si fosse avvicinato, Kaiba avrebbe fatto qualcosa, qualsiasi cosa?
Sospirò piano…non ce la faceva più. Avevano ancora così
tante cose da dirsi, e il tempo scorreva inesorabile…doveva agire,
Kaiba non avrebbe fatto nulla…
…doveva essere pronto a essere mandato in pezzi, perché era
quello che probabilmente sarebbe accaduto.
Col cuore pesante si accoccolò a terra. La pioggia era terminata,
e i fulmini con essa…solo la tenue luce di alcuni lampioni lontani
illuminava la stanza. Ma era abbastanza per vedere il minuscolo riflesso
nelle iridi blu del presidente, due gemme dure che lo fissavano in
silenzio.
Il Faraone prese una boccata d’ossigeno, poi si spostò, inginocchiandosi
vicino a lui, senza toccarlo.
”…so che non ti piacciono le prediche, pur cui stai certo che non
te ne farò. E che non ripeterò nulla di quello che ti
ho già detto”
Strinse i denti, per ricacciare indietro le lacrime che minacciavano
di cadere…stava finendo tutto…
”Io…non posso pretendere che tu mi rivoglia con te, ti ho fatto troppo
del male. E il fatto che tu non mi dica nulla, nemmeno dopo tutto
questo tempo, ha seccato ogni mia speranza. Desidero solo scusarmi
un’ultima volta per quello che ti ho fatto, e assicurarti che non
ti sarò più di disturbo”
Ancora silenzio…
”Kaiba…un’ultima cosa. Riprendi l’anello che mi hai dato tanto tempo
fa…non ho più il diritto di portarlo”
E, più lentamente di quanto volesse, a causa delle mani che
tremavano, iniziò a far scorrere il cerchio d’oro sul dito
sottile, portandolo via via sempre più lontano dalla base del
suo anulare…
Kaiba sentì qualcosa attraversargli l’anima. Poteva solo intravedere
quello che stava accadendo, ma non gli piaceva. Si stava togliendo
la vera…una volta arrivato alla punta, sarebbe tutto finito…
…tutto quello che c’era stato fra loro sarebbe terminato…
…piacere e dolore sarebbero scomparsi…
…lui sarebbe scomparso…
’…no!’
E prima che la fede terminasse il suo tragitto, la mano del presidente
scattò, bloccando quella più piccola, impedendole di
togliere l’anello. Poi, lentamente, lo prese fra le dita, e lo respinse
indietro, facendo fare il percorso all’inverso, dalla punta fino alla
base.
No, nonostante tutto non poteva rinunciare a lui.
Kaiba cambiò posizione, avvicinandosi di più, fino a
poter quasi avvertire il battito accelerato del suo cuore. Stremato
dalla stanchezza, dal dolore e da tutto quello che gli era precipitato
addosso da quando se n’era andato, appoggiò la fronte sulla
sua spalla, affidandosi di nuovo a lui:
”…frantumami il cuore quanto vuoi, ma…rimani sempre con me. Stai ancora
con me”
bisbigliò, il cuore che gli faceva male sia per il dolore che
per la felicità. Aveva dannatamente bisogno di lui…e avrebbe
sopportato qualsiasi cosa pur di riaverlo. Perché stare con
lui era semplicemente ciò di cui aveva bisogno.
”L-Lo vuoi d-davvero?”
biascicò il Faraone, le parole interrotte dai primi singulti.
”Sì”
rispose con fermezza Kaiba, conscio di non avere altra scelta…o lui,
o il baratro. Spostò le mani sulla sua schiena e lo strinse
piano a sé, rallegrandosi di poter sentire di nuovo il suo
calore attraverso le vesti.
”A-Anche se…p-p-pos-so darti s-solo…d-dodic-i ore…?”
”Non fa niente…anzi…spesso i rapporti migliori ci sono fra persone
che non passano assieme tutto il tempo. Anche prima era così,
in fondo…e certe volte avevamo anche meno tempo. Dodici ore al giorno
è più di quanto abbiano molte altre coppie”
I singhiozzi scoppiarono senza freno, mentre il Faraone nascondeva
il viso contro la sua spalla:
”Mi dispiace…mi dispiace…mi dispiace…”
continuò a ripetere, abbandonandosi contro di lui per la vergogna
e la disperazione.
”Lo so…lo so”
Il presidente lo strinse a sé, rendendosi conto di quanto freddo
avesse preso, di quanti brividi gli percorressero la pelle. Con delicatezza
lo sollevò, e lo portò fino al letto, infilandosi con
lui sotto le lenzuola, senza nemmeno badare a spogliarsi.
’Finalmente posso dormire di nuovo qui’
pensò, coprendo entrambi con le coperte, abbracciando dolcemente
il suo ragazzo e iniziando ad accarezzarlo…il calore presto aumentò,
facendo diminuire i tremiti, e i vestiti iniziarono a esser gettati
in fondo al letto.
”G-Grazie…graz…”
Kaiba gli posò un bacio sulle labbra:
”Te l'ho già detto. Basta…non parlarne più per stanotte. Non voglio
più sentire scuse…non ora”
”S-Sì…come vuoi”
Il Faraone chiuse gli occhi, accoccolandosi contro di lui. Il suo
calore, quanto gli era mancato…simile eppur diverso da quello di Seth…lo
stesso valeva per il profumo dei loro corpi, che lo confondeva e insieme
inebriava…si strinse a lui con più forza. Voleva marchiarsi
di lui, rinnovare i ricordi che possedeva, per poter andare avanti
mentre si trovava dall’altra parte.
La mano di Kaiba continuava ad accarezzargli la schiena mentre il
tempo passava, la notte scivolava via veloce, eppure i loro respiri
rimanevano costanti e leggeri, senza la pesantezza del sonno.
”Non dormi?”
gli chiese alla fine, alzando una mano ed accarezzandogli il viso,
ricevendo un bacio sul palmo.
”No”
bisbigliò Kaiba, sistemandosi fra le lenzuola. Da un pezzo
avevano addosso solo la biancheria intima, ma non c’era desiderio,
in quella notte. Ne erano successe troppe perché accadesse.
”Dovresti”
Il Faraone lo rimproverò con titubanza, chiedendosi se ne fosse
il caso…aveva ben presente cosa aveva buttato nelle fogne, aveva controllato
quei flaconi appena li aveva visti. E al solo ricordo, si vergognò
di nuovo, sapendo che era solo a causa sua se il suo ragazzo si era
affidato a delle pasticche. Gli aveva fatto così male che…scosse
la testa, lui era tornato, e lo avrebbe aiutato a superare quel brutto
momento. Sarebbe stata solo una breve parentesi presto dimenticata,
lui l’avrebbe protetto da tutto…ora poteva. In quelle dodici ore,
sarebbe stato finalmente, e unicamente, solo suo.
’Per le altre dodici…ho fiducia in te’
”Non riesco a dormire”
borbottò Kaiba, sospirando.
”Ah…”
Non sapeva che dirgli…farsi portare una camomilla? No di certo…che
fosse colpa delle mancanza di sonniferi? Ne era già dipendente?
’Ne so così poco…’
”E poi, ho la testa piena di pensieri”
Su quello poteva forse fare qualcosa…
”Vuoi…parlarne?”
Kaiba sospirò flebilmente…riguardavano lui, lo sapeva…era proprio
tipico che ne volesse discutere.
”…principalmente è una cosa che continua a martellarmi il cervello”
”Prova a sfogarti…farò quel che potrò per alleviare
il tuo dolore”
”Domani mattina tu…non ci sarai”
Il Faraone si gelò un attimo, per poi scuotere semplicemente
la testa.
”Io…come farò a sapere che…non sei stato un sogno?”
”…abbracciami”
Si strinsero con più forza, un amplesso senza rapporto. I loro
cuori battevano forti, riempiendoli. Era tutto così difficile…ogni
mattina sarebbe stato un addio…
”Per questo non dormo…per accertarmi che tu sia sempre qui…e che sei
reale. Per fissarmelo nella mente, per…”
”…quando non ci sarò”
concluse il Faraone per lui, mordendosi un labbro. Come rimanere
con lui, anche quando non poteva? Cosa lasciargli che fosse
solo suo, che gli garantisse che lui era stato davvero lì?
’Non posso certo fargli un succhiotto’
pensò, dandosi subito dello stupido. Che andava a pensare,
in quel momento? Ci voleva qualcosa che non esistesse al mondo, che
solo lui avesse.
’Ho trovato!’
Si liberò della stretta di Kaiba, e si slacciò il pendente
a forma di cartiglio che gli aveva donato Anzu, quello in cui alla
fine era apparso il suo nome.
”Ecco, tieni con te questo”
gli sussurrò, allacciandoglielo al collo nel buio, facendo
un po’ di fatica.
”Cos’è?”
gli domandò l’altro, studiandolo al tatto.
”È un cartiglio d’argento, con scritto il mio nome”
Sotto i suoi polpastrelli, Kaiba avvertì quattro simboli:
”Yugi?”
”No…Atem. Il mo nome è Atem”
”Atem”
Il presidente assaggiò quelle lettere, il nome sconosciuto
del suo ragazzo, come avrebbe dovuto chiamarlo da quel momento…
”Non mi piace molto…posso continuare a chiamarti Yugi”
L’altro rise, per la prima volta in quella notte:
”Puoi chiamarmi come vuoi”
”Bene”
Cambiare nome da usare, per lui avrebbe significato perdere l’intera
storia legata ad esso, e Kaiba non poteva accettarlo. Aveva già
perso tanto, troppo…almeno quello lo desiderava trattenere.
”Quando io sarò sparito, tu…afferralo, e saprai che non sono
stato un sogno”
”…non sparirà anche lui?”
”No. Sarà sempre con te”
e posò un bacio sul metallo caldo.
”E tu? Quando potrò stringere di nuovo te?”
”All’incirca…verso le sette di sera. Più o meno è a
quell’ora che sono arrivato qui”
Kaiba rifletté un attimo:
”Abbiamo dalle sette di sera a quelle della mattina successiva…”
”Già”
”…uhm…immagino non ci sia modo di imbrogliare il tutto grazie al fuso
orario…”
Di nuovo, il Faraone rise piano:
”Kaiba, per favore…non è saggio far arrabbiare degli dei”
”…va bene…va bene”
Il Faraone strofinò il viso contro il suo petto, pensando intensamente
a tutte le cose che aveva ancora da dirgli. Raccomandazioni, scuse,
preghiere…avrebbero passato intere serate a parlare.
Poi un pensiero importante venne alla luce:
”Kaiba…per favore, non dire a nessuno del mio ritorno”
”Hn?”
L’altro si sollevò su un gomito:
”Io…prima, ero stato destinato ad aiutare Yugi a diventare, diciamo,
più forte, fra le altre cose. Era principalmente per lui che
mi trovavo qui”
”…cosa che non mi andava molto”
sottolineò polemico il suo ragazzo.
”Lo so…ma adesso sono qui per te. Unicamente per te”
”E…perché non vuoi che si sappia?”
Non lo capiva bene…certo, dividere con quei perdenti una parte del
suo tempo con lui era un’idea che lo disgustava, però sarebbero
stati pochi minuti (o meglio, avrebbe fatto in modo che fosse così),
e non gli sembrava una cosa tanto tragica.
Il Faraone abbassò lo sguardo:
”Se Yugi sapesse che sono tornato, si sentirebbe…più sicuro,
ecco. Perché sarebbe certo di potersi rivolgere a me per un
consiglio, per avere il mio aiuto in caso di bisogno. Io non potrei
mai negarglielo, questo lo sappiamo tutti”
”…sì”
Era una cosa di Yugi che Kaiba non aveva mai sopportato, quella disponibilità
al limite dell’assurdo…
”E questo non deve accadere. Yugi deve contare solo sulle sue forze, andare
avanti senza sapere di me. Deve pensare da solo, e agire nello stesso
modo. Non deve più nemmeno pensare a me, insomma”
”Questo è assai difficile”
gli fece notare l’altro.
Il suo ragazzo scosse la testa:
”Non in quel senso. Ma non deve più contare su di me. E se
sapesse che sono qui…”
”…lo farebbe, anche inconsciamente”
”O comunque agirebbe pensando che io accorrerei a sistemare ogni suo
eventuale sbaglio, come facevo prima. E lo stesso vale per tutti gli
altri”
Kaiba annuì, grattandosi il mento:
”E confermeresti ancora una volta il titolo di Re delle Balie”
Il Faraone emise un grugno, ma Kaiba scosse la testa:
”Tranquillo, non dirò nulla ai tuoi amici”
”Bene”
”Ma a Mokuba sì”
L’antico Re sgranò gli occhi:
”Kai…”
”No, ascoltami. Sai quanto lo abbia fatto preoccupare in questi giorni?
Quante sere mi abbia chiesto di mangiare qualcosa assieme a lui, compresa
questa, e io ho detto no?”
”…avresti dovuto lo stesso mangiare con lui”
lo rimproverò il Faraone, passando un dito sulle sue clavicole.
Sembrava così dimagrito...
”N-Non ho avuto fame…”
Era stato così male…talmente disperato…
”…ma se tu ora…davvero…”
”Sì. Non me ne andrò…sarò al tuo fianco”
Gli occhi blu si socchiusero:
”L’ho fatto stare male, perché io stavo male. Però…starò
bene, ora. Ma lui si renderà conto del cambiamento, chissà
a cosa lo imputerà…non posso farlo preoccupare ancora. Solo
a lui, Yugi. Non lo dirà a nessuno, se gli dirai quello che
hai detto a me. Ma glielo dobbiamo…entrambi”
”…lo so. Ho causato dolore a troppe persone…eppure voi continuate
ad amarmi…”
”…non stasera, per favore. Non lo reggerei”
Il Faraone annuì:
”D’accordo. E gli diremo la verità…quando vorrai”
”Domani sera. A cena, solo noi tre”
”Va bene”
Nascondendosi fra le sue braccia, il Faraone chiuse gli occhi. Avrebbe
fatto tutto per lui. Glielo doveva.
”E poi andremo a fare shopping”
”…perché?”
”Immagino tu non possa apparire con vestiti più…moderni, diciamo”
”Non lo so…non ne ho idea, perché?”
Kaiba sbuffò:
”Ho intenzione di uscire con te, non resteremo sempre chiusi qui dentro.
E di andare in giro per il mondo. Tutte le cose che non abbiamo fatto
prima”
”D’accordo…mi porterai di nuovo alle Figi?”
”Dipende da quanto farai il bravo”
lo stuzzicò il presidente.
”…e poi…vorrei vedere le cascate Vittoria, nel cuore dell’Africa”
”Si può fare”
”E la mia terra, l’Egitto. Visitarlo ora”
Kaiba si irrigidì:
”No, quello no. Non ti riporterò lì…”
Il Faraone capì: quella terra l’aveva strappato via da lui,
quando ci era andato…
”…allora lo guarderò in rete, va bene?”
”Sì…sì”
Il presidente chiuse gli occhi, sorridendo dentro di sé. Mancava
ancora qualche ora alle sette, quando se ne sarebbe andato…poteva
passare altro tempo abbracciato a lui. Non ne avrebbe sprecato nemmeno
un attimo.
Fine
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